Il Graffio del Viaggiatore (con la V maiuscola perché Ivan vuole così)

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1 Numero 2 - marzo 2015 Il Graffio del Viaggiatore (con la V maiuscola perché Ivan vuole così) Siamo mossi da una forte ambizione... che il "Graffio" possa diventare un appuntamento fisso, in cui chi vuole può scrivere un suo pensiero legato al viaggio ma non solo... sarebbe bello che ognuno potesse contribuire firmando, lasciando il proprio "Graffio" il proprio prezioso contributo... Non siamo ne saggisti ne romanzieri, tanto meno giornalisti. Siamo solo gente a cui piace scrivere quello che passa per la testa, senza prenderci troppo sul serio... la grammatica non è il nostro forte e la scrittura è solo un modo romantico per far viaggiare i pensieri. punto, due punti e punto e virgola! :-) ) Ivan Ale Mic G AY PRIDE Ristorante semi aperto sulla spiaggia di White Beach a Puerto Galera. Incredibile sono "lahat bakla" (tutti gay), certo che uno di loro in Italia farebbe i soldi. Non ero mai stato in un posto gestito da "bakla", almeno hanno cibo vegetariano, è una specie di pizza al pomodoro. Sono in un semplice chiosco sul mare, seduti di fronte a me due omoni grandi e grossi accompagnati da due ragazze locali, una più giovane dell'altra, tra l'altro con il più vecchio. Mi fanno ridere le tipe perché quando una di loro riceve una telefonata si rincorrono tra i tavoli, tra risatine compiacenti e allusive, con i due stranieri senza muovere un dito, non sanno che le due troie litigano per chi l'ha chiamate... almeno forse se lo immaginano, ma fanno finta di niente. Mi stanno sul cazzo queste zoccolette perché fanno le fighe, mentre sono due cesse tremende,ma se ne approfittano finché ci sono questi tipi di turisti. Per non parlare del tizio in resort con due filippine continuamente incollate addosso, una penso non avrà 18 anni, ha l'apparecchio ai denti e ogni volta che ci incrociamo lo sguardo mi sorride e mi segue con gli occhi fino alla fine. Prima erano nell'area wi-fi, con lui tranquillissimo che guardava il suo piccolo notebook e uno uguale lo guardavano le giovani zoccole. E' davvero impressionante vedere certe scene da fuori e poi gli sbirri qui rompono i coglioni se ti fai un cannone d'erba, ma a questi individui nessuno gli dice niente. Figurati che quando sono stato a Daet, senza saperlo sono andato a finire in un hotel ad ore: short time 150 pesos, invece per una notte senza air con 250 pesos equivalente a 4. Ho solo consultato la mia vecchia lonely planet, l'unico libro che si è salvato a casa mia ad Alaminos, visto che erano tre anni che nessuno ci metteva piede e il resto dei libri compresa la Bhagavad-Gita e la mia collezione di Tiziano Terzani sono andati in cenere perché mia suocera ha dovuto bruciarli tutti, dato che erano completamente mangiati dalle termiti. Le stanze erano pulite e spaziose. Mi sono accorto di tutto questo, non solo per il listino prezzi, ma per il via vai di macchine, tutti filippini e anche studenti con la propria ragazza. In un altro tavolo ci sono due coppie filippine, sono ragazzi giovani insieme ad un gruppo rimasto immagino a riposare, li voglio ricordare perché giusto ieri, mentre recitavo la mia japa-yoga, si sono messi a giocare a beach volley e una ragazza, quella qui seduta al tavolo, mi ha fatto molto sorridere perché non riusciva a prendere una palla e quella volta che la respingeva si accasciava gridando "masaket" (ahi che male), ma il bello è che in campo non si muoveva neanche di un centimetro. Ora stanno bevendo gin lemon in una grande caraffa. Il bakla, il quale diventerebbe milionario in Italia, mi guarda incuriosito per quello che sto scrivendo a raffica e un sorriso non si nega neanche a loro. Il cameriere che mi ha servito, dalla curiosità - eh infatti la curiosità è donna - non ha resistito di chiedermi le solite mille domande: " Come ti chiami? Di dove sei?" Cosa ci faccio qui, se sono sposato e perché parlo tagalog e alla fine: "Cosa stai scrivendo il diario?". Sono peggio degli sbirri, ma ormai ho fatto il callo a tutto questo e mi diverto a fargli le stesse domande fino allo sfinimento. Ho chiesto il conto e dov'era il bagno, ovviamente i servizi non c'erano al ristorante, ma in una stradina dopo la piazza di fronte ad 1

2 una festa locale piena zeppa di bakla. Solo per entrare ci vuole un'impresa, c'è un salto di cemento con un buco in mezzo pieno di "basura" (spazzatura), una volta dentro, senza tanta sorpresa c'è l'orinatoio out of order. Ci credo sono tutti bakla operati che con solo pesos fanno l'operazione al seno con il silicone, mentre tanti di loro usano solo la forza degli ormoni, invece chi se lo può permettere va in Thailandia perché almeno ci sono chirurghi più qualificati. Sono capitato proprio oggi che c'è una festa, una mega riunione di tutti i bakla per festeggiare il nuovo anno. E' incredibile come i filippini si mischiano e festeggiano con loro senza pregiudizi, senza giudicarli,divertendosi insieme,anzi alla fine qualche bakla pagherà addirittura qualcuno di loro per il proprio piacere di farselo infilare. Quando gli ho chiesto a "Marta",così si è presentato, che in Italia è il contrario, lui mi ha detto che purtroppo loro provano così tanto piacere che dopo un po' sono loro stessi costretti a pagarli. Rispetto a Sabang, la spiaggia qui vicina piena di stranieri,qua la notte a breve durata,sono solo le e già tanti locali hanno chiuso e quelli aperti - giustamente perché oggi è la loro festa - sono pieni di bakla. Cazzo quanti ce ne sono! Comunque il posto rimane di una bellezza incredibile, a parte il solito karaoke, ora sono seduto ad un tavolo di legno con i piedi sulla spiaggia e in sottofondo le onde del mare che sembrano che respirino come un soffio vitale umano,espirano e inspirano. C'è una straniera in un tavolo con tre pinoy (filippini). E' la prima volta che mi capita di vedere una situazione del genere, sì lei è leggermente ubriaca, ma a suo agio, anche se ha dovuto far finta di andare al bancone ad ordinare perché infastidita da un sordomuto, il quale se ne va in giro con due uccelli bianchi, non ho ancora capito di che razza sono, hanno gli occhi come il gufo con il corpo da pulcini giganti. E' una ragazza giovane, non avrà più di trent'anni, non ho idea con chi sia, ma sicuramente avrà un resort qui vicino dietro la spiaggia. Ora è vicino alla cassa che spara musica a manetta, balla sulle note di un rap americano,ovviamente il pinoy con gli uccelli gli si avvicina disturbandola e a quel punto gli altri due pinoy del suo tavolo, si alzano a ballare con lei con l'uomo-uccello sempre più rincoglionito. Ho notato che se ti siedi a scrivere nessuno ti infastidisce più di tanto, anzi sono loro che si sentono osservati per la prima volta perché sono incuriositi da quello che scrivi. infatti una matta grassa si è avvicinata incuriosita chiedendomi se poteva guardare la mia moleskine. Ho iniziato a tempestarla di domande che alla fine è fuggita. E' proprio fuori di testa ora si è invaghita del cameriere, è lì che gli tira i capelli continuandogli a dire che è "quiapo" (bello), poi si siede sulla sabbia a cantare e a ballare,di colpo si alza e vuole fare la lap dance con la corda che tiene l'ombrellone, prendendosi i rimproveri del povero cameriere. Il sordomuto si è avvicinato a me perché il locale stava per chiudere ed eravamo rimasti fuori soli con i camerieri. Dopo le classiche domande con le mie risposte in tagalog, lui rimane sorpreso e contento di sentire il proprio linguaggio da uno straniero, così gli chiedo di dov'era la ragazza e mi risponde:"inglese" e mi fa il gesto del dito sbattendolo sulla mano che significa che sta andando a scopare con i due poliziotti filippini. Mi sono alzato salutandolo con la scusa che il chiosco stava per chiudere, ma prima di andarmene gli ho chiesto di che razza fossero i suoi uccelli e mi ha confermato che erano due baby gufi, di cui li aveva presi dalla tribù che vive qui nel Mindoro, i Mangyan. Prima mi aveva detto che faceva il bagnino,poi orgoglioso del mio tagalog mi ha confessato che anche lui fa parte della tribù. Quando prima avevo ordinato un'altra San Miguel al barista bakla, naturalmente in tagalog, lui si è volto ai suoi colleghi domandandogli se avessi un proprio conto e io l'ho subito interrotto dicendogli che gliela avrei pagata subito perché non avevo nessun conto aperto. I due baristi mi hanno fatto i complimenti perché so capire e parlare fluido il tagalog. Alla fine siamo arrivati ai saluti finali completamente nella loro lingua nazionale e al bancone era rimasto uno straniero, il quale mi ha chiesto dove stessi andando e in automatico gli ho risposto: "tulog",lui non capendo si è girato vicino alla sua "amica" chiedendogli che cosa significasse e gli ha spiegato:" a dormire". Subito lo straniero mi dice che secondo lui avevo ancora bisogno di un altro paio di birre prima di addormentarmi. Infatti ha ragione, rimango anche dopo che lui se ne va con il suo bakla. Secondo me non se n'è ancora accorto che è un uomo, ma poi parlando con i baristi mi confidano che non solo oggi che è la festa dei gay, ma quasi sempre gli stranieri vanno con i bakla. ore 1.50 martedì 10 gennaio Ivan Ske (questa riga l ha voluta Ivan a lui piace senpre distinguersi è un viziato!! ) 2

3 di Vincenzo Tarantino. Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti. Antonio Gramsci, su L'Ordine Nuovo, I briganti difendevano, senza ragione e senza speranza, la libertà e la vita dei contadini, contro lo Stato, contro tutti gli Stati. Per loro sventura si trovarono ad essere inconsapevoli strumenti di quella Storia che si svolgeva fuori di loro, contro di loro; a difendere la causa cattiva, e furono sterminati. Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Oggi voglio parlare dei Briganti Calabresi, chi erano, cosa facevano, erano banditi o rivoluzionari? Erano ladri e malfattori comuni, oppure dietro questo loro modo di fare c era un motivo di ribellione ai tanti soprusi che contadini, braccianti, servi subivano dai baronetti del tempo? Se si fa una ricerca su internet. Si hanno diverse interpretazioni cosi come quando si parla di un movimento di un periodo storico, le motivazioni che si danno sono diverse da chi li racconta, questo dipende dalla provenienza politica, ceto sociale ecc, ma proviamo ad analizzare questo fenomeno con più obbiettività spogliandoci per un attimo della nostra fede politica e del nostro status e analizziamolo in modo trasparente questo fenomeno storico che ha vissuto tutta l Italia ma in particolar modo il sud e nello specifico la Calabria. Facciamo una prova: (Io l ho fatta questa mattina) chiediamo alla prima persona che noi incontriamo e facciamo questa domanda: chi erano i Briganti? Sicuramente al 99% la risposta sarà: erano dei delinquenti, altri erano dei ladri, dei malfattori, assassini. Bene come dicevo io l ho fatto in un primo momento su 5 persone (un campione piccolo) tutte d origine meridionale; la risposta con grande sorpresa è stata questa 5 su 5 mi hanno risposto che : erano persone che si ribellavano al potere a questo punto ho pensato cosa scrivo a fare adesso? non mi sono arreso, non che io cercassi a tutti i costi una risposta negativa ma volevo capire meglio. Mi sono rivolto a 5 colleghi d origine settentrionale, bene! 3 persone mi hanno detto che erano ladri di bestiame e persone violente, una mi ha risposto che non aveva la minima idea, la quinta mi ha risposto che erano rivoluzionari. Sono contento, pensavo peggio. La mia curiosità mi porterebbe adesso di fare la stessa domanda a persone con differenti gradi di cultura e scuola, ma non mi è possibile adesso, ma forse lo farò. Quindi si può affermare che i Briganti era gente comune, come operai, contadini, artigiani che si ribellavano alla prepotenza ed ai soprusi dello straniero, alle ingiustizie sociali, agli sfruttamenti degli onesti lavoratori, alle corruzioni alle dure leggi e alla persecuzione degli innocenti. Tutte queste oppressioni portarono il popolo Calabrese (Non solo) alla fame. Le dure tasse da pagare e le leggi sempre più insopportabili, fecero così sorgere "i briganti".nello specifico i contadini Calabresi erano ridotti davvero alla fame, dure leggi contro di loro e campavano tra fatiche e debiti per pagare le tasse, quindi non c'e' da meravigliarsi, se alcuni di questi non negavano il loro aiuto ai cosiddetti briganti, che si erano sacrificati per farsi valere con il coraggio di ribellarsi contro i tiranni. Per questo motivo erano cosi ospitale verso chi si dava alla macchia. Il fenomeno del Brigantaggio nasce quasi subito dopo l unità d Italia (oggi si capiscono molte cose) e investì tutto il meridione d Italia. Le cause erano antiche e profonde, ma la delusione creata con la liberazione e con l accentramento amministrativo la situazione si aggravò. Questo ancora di più dopo la vendita all asta dei beni demaniali ed ecclesiastici. I compratori appartenevano alla nuova borghesia rurale che si rivelava più tiranna, avara e aggressiva dei vecchi padroni. In Calabria si scoprì che un appezzamento demaniale era stato diviso fra 83 Usurpatori tra cui 2 fratelli del sindaco, 17 cugini del sindaco, 2 cognati del sindaco, due nipoti del sindaco, 1 fratello del consigliere comunale, 2 moglie dei consiglieri comunali ecc. Quindi ci fù un aggravarsi delle condizioni dei contadini e questo causò la ripresa dei disordini e in pochi mesi assunsero una vera e propria guerriglia. In Calabria Puglia, Basilicata, Campania, bande armate di briganti iniziarono nel 1861 a rapinare a uccidere, sequestrare e incendiare le proprietà dei nuovi ricchi. Si rifugiavano sulle montagne protetti aiutati e nascosti dai contadini poveri e anche dal clero e dai vecchi proprietari terrieri che speravano di far ritornare i Borboni. Quindi chi erano i Briganti? E per che cosa combattevano? Il grosso era costituito da braccianti contadini salariati esasperati dalla miseria, assieme a questi cerano anche ex garibaldini, sbandati, ex soldati borbonici e numerose donne, combattive e audaci come gli uomini. Cosa e per che 3

4 cosa combattevano? Primo per la riforma Agraria che Garibaldi non aveva concesso, poi per impedire l unità d Italia e far ritornare i Borboni, propri quei re che li avevano trattati non proprio bene, e per tantissime altre ragioni come il pagamento delle tasse.quindi i briganti non furono criminali comuni come pensò la maggior parte degli Italiani ma un esercito di ribelli che all infuori della violenza privata, non conoscevano altra forma di lotta. Tenuti per secoli nell ignoranza e nella miseria, i contadini meridionali non avevano ancora maturato una coscienza politica dei loro diritti e non riuscivano a immaginare nessun cambiamento attraverso mezzi legali. Lo stato Italiano rispose con una vera repressione a questa rivolta sociale o questo vero e proprio conflitto che durò 5 anni e furono impegnati per combattere il brigantaggio ben soldati. Questo sta a significare che non si trattava di combattere e d eliminare quattro balordi ma un popolo. Il brigantaggio fu sconfitto ma non le cause che l avevano creato, Dopo la legge marziale, il divario, la frattura tra il sud e il resto dell Italia aumentò e oggi ancora ne paghiamo le conseguenze. Si può affermare che i briganti dopo essere stati massacrati si cercò anche di liquidarne definitivamente la memoria storica.definendoli Banditi da strada Oggi finalmente la figura del brigante è stata riabilitata sia come persone che come movimento se tale si può definire. di Quante volte avete sentito parlare di un paese, di una destinazione, di una nazione benissimo eppure anche piuttosto negativamente? Ormai si possono trovare informazioni su un particolare paese facilmente grazie soprattutto a internet oppure leggendo giornali specializzati, guide turistiche, televisione e altri mezzi di informazione. Forum e discussioni in cui si possono trovare i consigli e le impressioni su un viaggio, una destinazione. Il viaggiare è vedere, avere curiosità e sempre essere positivi con tutti e con se stessi. Quante volte abbiamo capovolto le impressioni e i giudizi ricevuti da amici o semplici informatori. Non si finisce mai di imparare, e di cambiare pelle, non si termina e si determina ma siamo in continua evoluzione capaci di adattarci ad ogni situazione. Il bello di essere unici, diversi e per questo tutti uguali La foto è perché dalle foglioline, apparentemente morte, esiste una vita è la crescita A Yangon ora non ricordo se nel mio ultimo o penultimo giorno di viaggio in Myanmar che sarebbe la Birmania conosciuta così dalla maggior parte della gente. Esco a piedi facendo le strade che ormai conosco abbastanza anche senza bisogno di consultare la mappa della città che tengo sempre in tasca. Nella tasca dei pantaloni dietro e a sinistra, ormai è un'abitudine... E così anche le mie uscite con i soldi e i documenti tutti con me nascosti nel marsupio piatto che tengo alla vita. Esco per mangiare, niente di importante, sono da solo come sempre. C'è confusione per le strade per ogni street un mercato all'aperto con ambulanti che sono sulla strada da stamattina. C'è di tutto, si può mangiare per pochi spiccioli oppure trovare frutta e verdura anche se è già sera. Io non so perché ma entro come uno scemo quando leggo japan restaurant. Entro in un piccolo locale, pochi tavolini uno di questi occupato da un signore locale immagino. Mi accolgono subito con sorrisi: il proprietario giapponese (lo scoprirò dopo) e una giovane cameriera quasi giapponese ma forse è birmana. Il menù è infinito e mentre leggo cercando non so che inizio a bere ciò che il mio vicino mi ha offerto gentilmente. Credo sia rum e soda, buono ma a stomaco vuoto devo stare lucido. E non è facile... Alla fine cedo, mi arrendo e ordino quello che appena seduto mi era stato subito suggerito. Japan Noodles soup, delle grosse tagliatelle in zuppa piuttosto spesse e brodose con un brodo denso forse di funghi. Non male, ho fame e di certo non mi tiro indietro. IL VIAGGIO DELLA VITA QUELLO CHE NON SCORDI MAI! di Alessandro Ranucci Partenza da Roma Fiumicino ore arrivo a San Jose ora locale. Questo 4

5 è l operativo del volo Iberia del 7 maggio 2005 che ha cambiato la mia vita. Avevo fatto altri viaggi in centro America, ero stato in Messico, avevo conosciuto bene Cuba, ma quello che quasi 10 anni fa mi apprestavo a compiere, sarebbe stato il viaggio più bello, quello che non scordi mai. Quel 7 maggio avrebbe rappresentato per me uno spartiacque tra ciò che ero e quello che sarei diventato, una persona più consapevole, più sicura di me, ma soprattutto mi rafforzò nella convinzione che viaggiare, per chi ha l umiltà di voler imparare, rappresenti un grande insegnamento di vita, un motivo di crescita e di maturazione interiore, con attenzione e rispetto verso tutti gli esseri viventi e le cose di questo pianeta. Avevo appena inoculato il virus del vagabondo! Quello che stavo per compiere non sarebbe stato un viaggio come tanti, ma Il Viaggio, quello che non avrei mai dimenticato e che avevo sempre sognato di fare. Una mistura perfetta di emozioni, avventura, fatica e passione. Onirica ricerca del mito centroamericano, fatto di personaggi eroici, da Sandino a Ernesto Guevara, di storie sofferte e di grandi contraddizioni. Un viaggio avvincente, un capolavoro personale, un esperienza di vita che non avrei mai dimenticato e della quale sarei andato per sempre fiero. Preparai quel viaggio in maniera minuziosa, atteggiamento questo che avrei poi perso negli anni seguenti. Lessi molto, forse troppo, e mi innamorai di quel viaggio prima ancora di partire. Avevo deciso di partire da solo e fino a tre settimane dalla partenza c ero anche riuscito, finché poi, per una coincidenza fortuita, trovai una persona che volle unirsi a me in quella avventura. Questa persona si rivelò utile alla riuscita del viaggio, fondamentale nei momenti di bisogno ed un grande compagno di viaggio, di quelli che non perdono mai la pazienza, che gestiscono difficoltà e sofferenze con equilibrio e sempre pronti a ripartire. Di quel mese e mezzo passato a vagabondare, percorrendo la panamericana da San Jose fino a Città del Messico, ricordo ogni attimo. Non scrissi mai un diario di quei giorni, malgrado quando tornai ne sentii forte l esigenza. Provai più volte a cimentarmi nella scrittura ma con deludenti risultati. Digitavo sulla tastiera poche righe e puntualmente mi fermavo. Non riuscivo a rendere a parole le emozioni di quei momenti e per il rispetto ed il troppo amore che avevo per quella mia parentesi di vita, desistei. Ora a distanza di tempo tutto diventa ancor più romantico, i contorni appaiono più sfumati, i ricordi si dilatano ma le emozioni coagulano e diventano sempre più intense e presenti dentro di me. Forse è arrivato il tempo di riaprire quel quaderno a quadretti con i miei appunti tremolanti dei viaggi in bus, ed iniziare a scrivere. Non ci vuole molto in realtà mi basta chiudere gli occhi, far andare la mente e il mio intimo romanzo è già scritto. VIAGGIARE DENTRO NOI STESSI di Rudy Quando viaggiamo e visitiamo un qualsiasi luogo di questo pianeta nel ripartire dallo stesso, lasciamo involontariamente o volontariamente sempre qualcosa del nostro passaggio. Se dovessimo tornare in quei luoghi, quel qualcosa lo possiamo ancora trovare, quel qualcosa possono Essere delle sensazioni, delle conoscenze, magari cose insignificanti per gli altri ma profonde per Noi stessi, può essere un dono che verrà indossato al posto nostro,magari per un tempo maggiore Di quello che noi già abbiamo usato ecc Questo è molto altro sono le ragioni che mi spingono a viaggiare, che mi donano la consapevolezza Di esistere, la completezza di non aver vissuto invano, la felicità che qualcuno, oltre me, si ricorderà Del mio passaggio, nel bene o nel male delle mie azioni compiute durante la mia fugace permanenza in ogni luogo che ho visitato e che visiterò ancora. E come il VIAGGIO È INIZIATO DENTRO ME STESSO, ogni viaggio continuerà dentro di me al mio ritorno. Sono consapevole che arriverà un giorno che non sarò più in grado di viaggiare e allora; Da quel giorno il mio piacere Sarà il riuscire a ricordare tutti i miei viaggi passati. E credo e spero tutto questo mi aiuterà ad accettare l'ultimo viaggio che non prevede: ALCUN RITORNO!! RUDY L'INDIA, L'INTOLLERABILE BUROCRAZIA E I BEONI ITALIANI di Andrea Veggetti Di recente mi e arrivata una mail interna alla mia azienda dove si specificava l ennesima lungaggine per l ottenimento dei visti per l india che brevemente allego: - Le procedure per l ottenimento del visto di urgenza sono sospese. 5

6 - I tempi necessari per l ottenimento del visto si sono prolungati: MINIMO giorni lavorativi; ciò nonostante, nessuno garantisce la riuscita del servizio. Dall altra parte meno di sei mesi fa, ad un mio collega indiano che per motivi lavorativi veniva in Italia, era stata ridotta la durata del visto da due mesi ad uno solo. La decisione puramente arbitraria dell ambasciata italiana ha avuto un impatto negativo sulla nostra attività lavorativa in quel periodo, proprio per la brevità del suo soggiorno. Inutile precisare che fino ad un paio di anni fa questi intoppi non esistevano e se qualcosa, nella procedura per l ottenimento del visto, andava storto era motivata da ragioni specifiche e non arbitrarie e assurde come nell ultimo periodo. La mia precisazione riportata sopra vuole essere, oltre che da monito per chi si dovesse recare in India per turismo o lavoro, anche come incipit per una riflessione un pò più ampia. Mi sembra evidente che la ragione dei reciproci sgarbi tra ambasciate, sia figlia di questa stramaledetta faccenda Marò. Non voglio più di tanto entrare nel dibattito in questo momento, dove probabilmente ci sono ragioni e torti da entrambe le parti, infatti, se da una parte i militari hanno sicuramente ucciso due pescatori scambiandoli per pericolosissimi pirati e giocando un pò troppo a fare i rambo, dall altra il governo locale del Kerala prima e poi quello centrale di Delhi hanno usato l incidente anche per fini politici e di elezioni. In più da una parte capisco che l India non voglia un nuovo caso Cermis (ricordo il processo farsa negli Stati Uniti al Top Gun che tranciò i cavi della funivia), dall altra non capisco come l intollerabile burocrazia indiana non dia il via libera a svolgere il processo dove probabilmente è giusto farlo, cioè in Italia, e lo fa a suon di rinvii. Dicevo però non voglio entrare in questo argomento visto che e molto intricato, voglio parlare velocemente della nostra beneamata carta stampata e di quale sia il riflesso indiretto di questa vicenda. Fino a pochi anni fa chi cercava articoli sull India anche di cronaca sui nostri quotidiani non ne trovava neanche mezzo, non trovavi neanche un piccolo accenno alle elezioni, alle difficoltà politiche di Sonia Gandhi, alle tensioni in Kashmir, nulla, niente. L unica speranza era qualche rivista di turismo. punto e basta. Oggi, ogni santo giorno, c e qualche notizia di cronaca nera, stupri, linciaggi, tratta di bambini, magari mezze verità ma comunque notizie che hanno l unico scopo di spalare letame sull India. I commenti agli articoli (on-line) sono firmati da molti BEONI italiani che inveiscono con frasi del tipo riportiamo qui i nostri Marò da quel paese del terzo mondo oppure Bombardiamo quella razza schifosa i soliti proclami insomma deliranti e alquanto ignoranti. In aggiunta a questo nessuno considera che le notizie di cronaca nera erano molto simili a quelle italiane, e di ieri ad esempio la notizia riportata sul corriere di un bambino abusato e poi venduto in provincia di Napoli e allora che facciamo.. bombardiamo Napoli?? Se un indiano leggesse questa notizia cosa direbbe? Bombardiamo l Italia? Al solito la nostra carta stampata è serva dell interesse del momento, e gli italiani beoni gli vanno dietro e abboccano all amo di questo finto nazionalismo e orgoglio patriottico che culturalmente non abbiamo mai avuto, ma che in qualcuno, ogni tanto, si risveglia ciecamente senza usare quel minimo di buon senso che ci aiuta nella mediazione, ma che ci possiamo fare, siamo così. da secoli pronti a farci guerra per il campanile, come una eterna contrapposizione tra guelfi e ghibellini, mai uniti contro nemici comuni ma sempre pronti a fare fronte comune verso il nulla a al limite verso il bieco populismo inteso nella sua variante più banale e becera: la demagogia. ULFISSIMA dal Sahara Occidentale (Repubblica Araba Democratica Sahrawi) reportage fotografico di Ulf Stocchetti Ciao a tutti, non essendo mai stato un fan dei diari di viaggio e della dissertazione giornaliera degli avvenimenti vissuti, vi propongo una breve descrizione che potrebbe comunque risultare utile per chi volesse replicare la mia recente esperienza in uno dei territori meno visitati e conosciuti del pianeta. Dopo un paio di giorni raminghi 6

7 tra le viuzze della medina atlantica di Essaouira, vera perla dell'unesco, malgrado le dicerie allarmistiche della Farnesina, percorrendo con l'amico Carlo la lunghissima linea asfaltata costiera con una semplice Hyundai i10, sono entrato nel Sahara Occidentale (l'ex Sahara Spagnolo), territorio rivendicato dal popolo sahrawi, scacciato negli anni Settanta dai marocchini che l'occuparono con tutte le cortesie del caso. Successivamente è stata eretta una serie di muri, impreziositi da gentili mine, oltre i quali sono stati deportati gli antichi abitanti, i sahrawi appunto, che unicamente grazie agli aiuti dell'onu, di varie organizzazioni umanitarie e di una cinquantina di stati che hanno riconosciuto la loro sovranità su questa terra - la Repubblica Araba Democratica Sahrawi, così desiderano che venga ufficialmente denominata - faticano a gridare la loro voce e a rivendicare le loro istanze di libertà dall'occupante. Il Sahara Occidentale è un vasto territorio desertico, ricchissimo di fosfati - aspetto sconosciuto ai precedenti colonialisti spagnoli - a tal punto che ora il Marocco ne è divenuto il terzo produttore mondiale: pensate che un nastro trasportatore, il più lungo al mondo, unisce i cento chilometri che separano la principale miniera dal porto atlantico di Laayoune; l'altra ricchezza è la pesca: il mare sahariano - apparentemente un ossimoro, una contraddizione di termini - è uno dei tratti più pescosi dell'atlantico e probabilmente del globo. Questi due elementi ovviamente hanno acuito i rapporti burrascosi tra i Sahrawi e la capitale Rabat. In questo mio breve reportage mi preme segnalare che non è assolutamente pericoloso "avventurarsi" nell'ex colonia spagnola, come disinformatamente raccomanda di non fare la Farnesina. Gli unici "intoppi" in cui inevitabilmente incappano i viaggiatori al volante sono gli alt frequenti che la polizia marocchina intima lungo la litoranea atlantica, limitandosi ad accertare che i transitanti non siano giornalisti (potrebbero andare a indagare sui campi profughi sahrawi e sul muro citato) o spagnoli (considerati razzisti): in questi due casi l'espulsione è garantita. Dopo una sessantina di viaggi lungo la ramificata e magnetica ragnatela dei meridiani e dei paralleli del globo terracqueo, mi convinco sempre di più che un bel sorriso cordiale unito ad un passaporto sono spesso più che sufficienti per guadagnarsi il ben volere di tutti i doganieri e le polizie del pianeta. La Farnesina è in errore nel dissuadere continuamente gli italiani dal visitare un territorio che pericoloso non lo è per i turisti, un territorio in cui gli albergatori ed i rappresentanti del turismo nascente (con fuoristrada e sportivo come quello dei surf, wind-surf e kite-surf) legittimamente lamentano il terrorismo mediatico che senza giustificazione ora li tiene da loro lontani; d'altronde, la medesima impressione mi è stata confermata da alcuni cittadini sahrawi con cui ho parlato, anche di etnia tuareg. E' vero che nel 2010 ci furono una rivolta tra le due fazioni ed una conseguente dura repressione ma dopo la situazione relativamente si appianò: la presenza militare marocchina, sempre discreta e cortese con i viaggiatori stranieri, ed il fatto che nei forum on line i viaggiatori italiani confermano le mie parole non sono evidentemente serviti al nostro ministero degli Esteri ad evitare una figura dilettantesca che rimarcherò nel suo sito. Al ritorno dal sud in direzione Marrakech (si pronuncia correttamente in arabo ponendo l'accento sulla seconda "a" e non alla francese sulla "e") ho percorso le magnifiche strade dell'anti Atlante e del Alto Atlante innevato i cui villaggi costituiscono in molti casi autentiche gemme architettoniche a differenza di quelli costieri, frequentemente anonimi, sporchi e degradati. Oltre ad un primo link contenente le mie fotografie di questo viaggio di chilometri "gommati", aggiungo due utili link per comprendere la contesa e le sofferenze dei Sahrawi del Sahara Occidentale. Buona sabbia a tutti! tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore. Grazie mille ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com 7

8 Il 15, 16 e 17 maggio ci sarà il PROSSIMO incontro viaggiatori: Sarà a Ischia. L occasione giusta per conoscere altri amici, persone semplici. L occasione giusta per vivere un po di mare e sole FINALMENTE. Partecipate, iscrivetevi, stiamo organizzandoci bene. Siamo noi, siamo tanti, saremo felici di abbracciarvi >>> ISCRIVETEVI!! Ischia dove tra i turisti ci si mischia dove non c'è bisogno di visti libertà assoluta di bere, di mangiare, di divertirsi dove la gente è la benvenuta dove è impossibile pentirsi di questa ottima scelta di questo incontro meraviglioso peccato sia solo una visita svelta... ma ne sono orgoglioso! Ivan Ske VERSI LIBERI Prologo: Ivan: allora andiamo con una nuova rubrica delle poesie. Dobbiamo trovare il titolo adatto. Pensiamo su! Alessandro: Versi Liberi... Ivan: Perfetto e geniale! sono saltato dalla sedia e subito mi ha colpito al cuore. Solo dopo sono andato a vedere wikipedia e ci sta di brutto! complimenti Ale. Versi Liberi e mi raccomando la V e la L maiuscoli! Lontano Ero lontano come perduto ma ero arrivato e mi sono ritrovato Sabbia, l'aria era blu, verde la vita Senza fretta Voglia di perdermi, di non pensare a nulla, percorrere spazi inconsueti, chiudere gli occhi e respirare leggerezza, riempirmi di nuove suggestioni e vecchie passioni, camminare senza meta ed in ogni direzione, volare in alto, più alto delle nuvole, e planare delicato e senza fretta sulle cose della vita. Alessandro Ranucci Chiunque abbia piacere di condividere i propri Versi Liberi all interno di questa rubrica, può farlo inviando il proprio componimento alla redazione del Graffio del Viaggiatore Un po di pubblicità: ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com sito di Greg: sito di Marco: Backpacker Adventure è un sito che si propone di condividere la passione di Marco nel vivere di Avventura. Diari di viaggio, recensioni di libri e film, presentazione di grandi esploratori, interviste a scrittori e registi del mondo dell avventura, mostre fotografiche virtuali, consigli di viaggio, un blog e collaborazioni sono gli strumenti con i quali Marco racconta la sua passione. Infiniti deserti, spiagge incantevoli, foreste impenetrabili, montagne da scalare e strade da solcare diventano quindi i mezzi che aiutano il viaggiatore a scoprire se stesso. "L avventura per me è una spinta personale che serve a ricucire quel cordone ombelicale che ci unisce a Madre Natura". tml 8

9 CORRERE NON SERVE A NIENTE COME VIAGGIARE Rubrica dedicata a chi ama correre oltre che viaggiare. di Alessandro Ranucci Capita spesso leggendo un libro o sfogliando una rivista di corsa, che compaia la discussione sul perché si corre e su cosa spinge un uomo ad indossare le scarpe da corsa ed uscire ad ogni costo, malgrado la stanchezza, le lune storte o il tempo avverso. Insomma, perché si corre? È una domanda apparentemente stupida ed ovvia ma ricorrente in tutte le discussioni e forum di persone appassionate. Vi riporto qui di seguito un brano tratto dall ultimo capitolo del libro Correre è una filosofia dal titolo molto affascinante: correre non serve a niente. Si corre per dimostrare il proprio valore, come gli dei e gli eroi greci, come i molti che, giorno dopo giorno, ingaggiano la propria battaglia per correggere le storture del destino. Si corre per recuperare la propria infanzia, sempre alla ricerca del tempo perduto, di un oasi di purezza alla quale tendere, senza accontentarsi di guardarla con nostalgia. Si corre per agguantare la propria libertà: oltre i vincoli sociali, culturali, oltre alle sbarre di qualsiasi prigione, mentale o reale, fisica o emotiva. Si corre per dare più senso alla propria vita, o per costruirsene una diversa, fatta a propria immagine e somiglianza. Si corre per provare emozioni, sempre più intense, sempre più vere. Si corre perché si è un po folli e perché si cerca, nel caos contemporaneo, di trovare il proprio scampolo di solitudine. Si corre per migliorare la propria salute, e per prendere lezioni di verità dal proprio corpo. Si corre per provare dolore, e imparare ad accettarlo, in un costante esercizio di determinazione, fino a diventare abbastanza resilienti da far fronte a qualunque ostacolo esistenziale. Si corre, anche, per spogliarsi dai condizionamenti e fare qualcosa solo per se, qualcosa che valga solo nel momento in cui si compie, nel qui e ora del suo svolgimento, e che racchiuda in questo presente di fatica e sudore il senso di tutto il passato e di tutto il futuro. E ancora si corre perché si è competitivi, perché si ama la natura, perché si sente l esigenza di immergersi nel paesaggio, per scappare dalla povertà, per affrontare incubi e paure. E l elenco potrebbe continuare Parole molto belle a mio modo di vedere,,, La mia esperienza personale riguardo la corsa ebbe l apice quasi un anno fa a Madrid, dove per la prima volta in me è avvenuta la sintesi di due grandi passioni. L'amore per il viaggio, che da anni sperimento in maniera molto intima e solitaria ha trovato la sintesi nel correre, come se ci fosse un alchimia a stabilirlo che fino ad allora ignoravo. Quando corro è un pò come quando viaggio, sono solo con le mie aspettative e le mie emozioni che vivo in maniera esclusiva con me stesso. La sofferenza, l'intima emozione, la sfida, la gioia, sono elementi che accomunano in qualche modo il viaggiare ed il correre... forse è anche per questo che mi sto appassionando seppur in maniera molto poco competitiva ma tanto emotiva a questa disciplina. A Madrid conclusi la mia prima mezza maratona non senza emozione e con lo sguardo sempre alto di chi è curioso e mira alla scoperta. L'appassionante chitarra di Neil Young, la voce sgraziata di Bob Dylan, il rock unico di David Bowie e, al sedicesimo km la carica di mia moglie, mia figlia e i miei amici, mi misero le ali fino al traguardo... dove ero solo io con la mia sofferenza, l'intima emozione, la sfida ormai vinta, e la gioia del traguardo. 9

10 I sogni e i progetti di chi non vuole smettere di correre Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque Quando diventa chiaro cosa significa la vita Diventa tutto aperto, libero, felice. Quando c'è la luce, quando vedi bene, quando leggi che è tutto splendido non puoi sbagliare, tutto in discesa, sorridendo, il cuore si gonfia... Quando la vita ti entra sei semplicemente tu libero e trasparente, capace di ogni cosa per gli altri, valoroso vicino al mondo... Siamo tutti uguali Siamo tutti un mondo di vita, quella vera Dalla sua profonda conoscenza era nato un immenso amore per tutto gli esseri. Lungo il fiume, fiori dai vivaci colori si aprivano ai primi raggi del sole. Il sole danzava tra le foglie e scintillava sull'acqua. La sofferenza di Siddhartha era svanita e si rivelava la meraviglia della vita. Tutto assumeva un aspetto nuovo. Che meraviglia i cieli azzurri e le nuvole bianche! Gli parve che lui e l'intero universo fossero stati appena creati. Vita di Siddhartha il Buddha 10

11 GREGORY DAVID ROBERTS Shantaram 1. Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell'amore,del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l'essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita L'eroina è una vasca di deprivazione sensoriale per l'anima. Galleggiando sul Mar Morto dello sballo, non si percepiscono dolore, rimorso, vergogna, depressioni e desideri. Un universo ipnotico penetra e avviluppa ogni atomo dell'esistenza. Una quieta, indifferente immobilità dissolve paura e sofferenza. I pensieri fluttuano come alghe sull'oceano e svaniscono in una sonnolenza opaca e distante, senza essere percepiti, indecifrabili. Il corpo soccombe a un sonno criogenico: il cuore apatico batte debolmente, il respiro s'affievolisce e si riduce a un soffio saltuario. Una torpidezza estatica paralizza le membra e a poco a poco si scivola e si sprofonda nell'abisso dell'oblio,verso lo sballo perfetto ed eterno. L'assoluzione chimica viene pagata, come ogni cosa nell'universo, in luce. La prima luce che perde un eroinomane è quella degli occhi... La seconda luce che si perde è quella del desiderio. Un eroinomane uccide il desiderio con la stessa arma che usa per eliminare speranze, sogni e dignità: un randello fatto con le proprie aspirazioni. E quando tutte le luci della vita sono svanite, l'ultima a estinguersi è quella dell'amore. Prima o poi, quando arriva all'ultimo stadio, un eroinomane abbandona la donna che ama, e presto o tardi diventa un demone solitario. Levitavo. Galleggiavo sospeso nel denso liquido dentro al cucchiaio... Per alcuni le lacrime sono peggio delle botte... Le lacrime nascono nel cuore, ma alcuni di noi negano la sua esistenza così spesso e così a lungo che quando il cuore riesce a parlarci è come se fosse trafitto non da una, ma da cento pene strazianti. Sappiamo che piangere è una cosa buona e naturale. Sappiamo che non è un segno di debolezza, ma di forza... La dose rimase nella siringa per quasi un'ora. Appoggiai per cinque volte l'ago sulla vena turgida,forte e sana del mio braccio, ma ogni volta rimettevo a posto la siringa intatta. Per un'ora intera, madido di sudore, fissai il liquido nella siringa. Era lei, la droga della dannazione. La droga "tutto e nulla": ti prende tutto, e non ti lascia nulla. Ma il nulla che ti offre, il vuoto privo di sentimenti che ti elargisce, a volte è tutto ciò che desideri. Ivan Ske Confessioni di un sicario dell'economia di John Perkins Un libro che ho letto un po di anni fa e che aiuta a fare un po di chiarezza, semmai ce ne fosse bisogno, sulla sottomissione della politica nei confronti dei poteri economici e sulla sconfitta della buona politica rispetto al potere che ormai il denaro ha acquisito nel mondo contemporaneo e l influenza che esso ha nella mente di uomini che regolarmente sotterrano i propri ideali nel campo dei miracoli, per veder fiorire l albero degli zecchini d oro Alessandro Ranucci 11

12 Il libro parte con una breve introduzione sui motivi che hanno spinto l'autore a scrivere il libro stesso, e sulle vicissitudini che lo hanno accompagnato durante le varie stesure: iniziato nel 1982, interrotto varie volte per pressioni esterne, e poi finito nel Subito dopo inizia il racconto della vita dell'autore. I primi anni passati al college e una prima descrizione della sua crescita psicologica, che si rivelerà fondamentale successivamente con l'ingresso nell'nsa. Poi inizia il vero e proprio racconto della sua vita lavorativa all'interno della società di consulenze. E inizia anche il racconto di ciò che lui inizia a scoprire sul sistema economico americano. Dopo aver lavorato all'nsa egli entra nei Peace Corps, dai quali giunge infine al suo lavoro principale, il sicario dell'economia. Egli viene istruito da un altro agente interno della Main (Claudine) al suo ruolo futuro: «I sicari dell'economia sono professionisti ben retribuiti che sottraggono migliaia di miliardi di dollari a diversi paesi in tutto il mondo. Riversano il denaro della Banca Mondiale, dell'agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e di altre organizzazioni "umanitarie" nelle casse di grandi multinazionali e nelle tasche di un pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso e omicidio. Il loro è un gioco vecchio quanto il potere, ma che in quest'epoca di globalizzazione ha assunto nuove e terrificanti dimensioni.» Per poter lavorare Perkins inizia a girare il mondo, e visitare assieme a dei colleghi paesi come l'indonesia, Panamá, Arabia Saudita, o Iran, nei quali, egli racconta, gli viene chiesto di creare previsioni gonfiate di un imminente boom economico, per giustificare prestiti miliardari da Parte degli organismi internazionali. Molte volte egli dimostra inoltre di essere l'unico sicario disponibile verso la gente del luogo, andando a visitare più volte le zone povere dei paesi ove lavora, e intrattenendosi con amici del posto che gli spiegano il punto di vista della popolazione. Conosce, per motivi di lavoro ma anche per curiosità personale, personalità del calibro di Allende, Torrijos o Roldos, Graham Greene, e altri. In questi incontri inizia ad avere serie crisi di coscienza, che inizialmente elude, ma che alla fine lo spingeranno a scrivere il libro. Egli diventa, col tempo, capace di descrivere il sistema degli investimenti stranieri e dei sicari. Cesso in Uganda Ale dal barbiere di Leon (Nicaragua) Ivan ske dal Barbiere in Rwanda per non sporcare il fondo in acciaio con la tavoletta in legno lucido bisognava cambiare la foglia di banano ogni qualvolta fatti i propri bisogni. Quando il tizio me le aveva mostrate io ero convinto che con Ale : Ma Ivan che caspita di capelli ti sei fatto fare?? a fare quel taglio sono capace anche io!! le foglie mi dovessi pulire il culo, Ivan Ske : Lo sai Ale che io mi taglio i capelli sempre così corti perché ce li ho crespi e impossibili alla fine del malinteso da pettinarli, invece tu cosa ti fai la criniera come i leoni? siamo scoppiati tutti a ridere! Ale : la solita battuta ad effetto Ivan! Leon...Leoni... dai inventatene un'altra!! rimane il fatto che Ivan Ske ti hanno fatto lo scalpo!!! Ivan Ske : Lo scalpo? Ma quale scalpo, qui sono In Africa, qua ci sono i Watussi, mica gli Indiani! 12

13 LA M U S I C A PER CHI VUOLE VEDERE Murder by death: Wilco One wing Steve Earle - The Mountain: AfroCubism - Bensema: andrai a confondere la tua faccia con la faccia dell'altra gente... Ivan Ske HANNA RF Tom Petty La frase HANNA RF è un'espressione arabo ebraica che ha un doppio significato "sapere " e " non sapere", questo è il concetto che sta dietro la band. ANNA RF è nata in un piccolo villaggio del deserto chiamato " Shaharut ". La band crea musica che unisce la bellezza di culture diverse e unisce le persone in una gioiosa celebrazione di unità. Il suono è un mix tra est e ovest, mescolando strumenti antichi e moderni, con un tocco live - electronic. Il messaggio delle canzoni è un messaggio di felicità e di libertà. ANNA RF sono anche arte visiva e diverse collaborazioni. Il gruppo sta viaggiando in tutto il mondo e creano musica e video con gli artisti locali in ambienti autentici utilizzando uno studio portatile. Per me una piacevole scoperta da ascoltare sicuramente più di un brano! 13

14 una grande energia sorridere mangiare il mondo correre all'orizzonte... Il Graffio lascia il segno SPAZIO LIBERO DEDICATO AI COMMENTI ALLE CRITICHE E AI CONSIGLI DEI LETTORI Buongiorno a tutti voi... Volevo farvi i complimenti per questa nuova idea...molto bella ed articoli interessanti!!!! Siete grandi!!! Sempre in movimento..mai fermarsi... Saluti a tutti e Tre..in attesa del prossimo numero. Buona giornata P. Ciao Ragazzi, vi rinnovo i miei complimenti per il vostro nuovo progetto che, mi auguro, sia foriero di successo. Non condivido tuttavia l'espressione sottostante "insulti": opterei per "critiche"; il web è già colmo di relazioni ed espressioni di basso livello, non è il caso di incoraggiarle; i consigli aiutano, gli sconsigli e le critiche pure, gli insulti invece allontanano piuttosto che avvicinare i lettori attuali e quelli futuri. Saluti a tutti e tre. U. Solo una cosa... siete dei grandiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! Que viva el graffio!!! C. 14

15 Ciao Ivan, Figurati...avete creato una bella iniziativa...se mi viene in mente qualcosa di interessante ve lo manderò... Potreste mettere una rubrica con dei consigli sui libri!!! Un abbraccio a presto. Saluti P. Con questo manifesto di emozioni stamattina mi avete proprio sorpreso.. siete mitici! ben fatto davvero.. G. Grande idea Ale, e Ivan! Bravi! I. Innanzitutto complimenti per il titolo e un grazie per il vostro invio mensile di qualcosa che si preannuncia davvero speciale!!! Spero di poter lasciare un "graffio" anch'io con un mio pensiero di vita in quanto la vita in sé è un viaggio... G. M. Ciao ragazzi, complimenti ne avete già avuti quindi ho poco da aggiungere se non che finché c'è la curiosità e l'entusiasmo...questa è vita!!! F. Ciao, bello il vostro graffio! Ma perché non mettere tutto su un blog? ( quelli gratuiti, in 10 minuti hai giá fatto tutto ). Saluti F. Ciao, Bella la vostra iniziativa e bello leggervi!! Saro' una delle vostre lettrici piu' fedeli! Baci M. Come sempre graffiante e sognatore Buon tutto Miguel Y un beso S. Bello il primo numero ed eccellente la scelta del libro da consigliare... sicuramente uno dei miei libri preferiti Ciao M. 15

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