Cromatismi dei Sibillini: Lago di Pilato e Fiorita di Castelluccio Cromatismi dei Sibillini: Lago di Pilato e Fiorita di Castelluccio

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1 Cromatismi dei Sibillini: Lago di Pilato e Fiorita di Castelluccio Cromatismi dei Sibillini: Lago di Pilato e Fiorita di Castelluccio Ammirare la natura in tutte le sue forme camminando lungo sentieri montani e attraversando vallate magnifiche. Le emozioni sono uniche, la fatica c è, la compagnia è giovane e simpatica. Fa molto caldo ma non ci spaventiamo. Giada è una giovane guida naturalistica molto competente, è lei che ci accompagna in questo meraviglioso viaggio nella natura. 1 giorno, 2 Luglio 2016

2 L appuntamento è a Forca di Presta, un valico appenninico a quota metri che divide il territorio della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche da quello della provincia di Perugia in Umbria. Alla partenza siamo in 24, 6 uomini e 18 donne: una maggioranza bulgara! E tardi, sono le dieci e un quarto, dobbiamo arrivare al Lago di Pilato percorrendo un sentiero di circa 5 chilometri. Nessun albero, tutto alla luce del sole. Salendo si apre alla nostra sinistra la piana di Castelluccio, ne approfittiamo per la prima sosta e per lo scatto di qualche foto. Il sentiero è pulito, regolare, in costante ascesa, la segnaletica è ben visibile, difficile perdersi. Dopo un tratto ripido molto scivoloso a causa della ghiaia arriviamo al rifugio Tito Zilioli, quota metri. Qui c è una lunga sosta. Ci giriamo verso destra e la croce del Monte Vettore, la vetta più alta dei Sibillini, è lì a portata di mano.

3 La salita (fuoriprogramma) al Monte Vettore Purtroppo non è previsto nell itinerario di oggi ma alcuni di noi vorrebbero provare a salire. Parliamo con la Giada, la nostra guida, che ci dà l ok e l appuntamento al Lago di Pilato. Andiamo in quattro, siamo responsabili di noi stessi. In circa mezz ora dal rifugio dopo una bella salita (abbastanza ripida ma non difficile) arriviamo ai metri del Monte Vettore (dal latino Victor, vincitore). La vista dalla vetta è magnifica: ad est c è il litorale marchigiano un po offuscato dalla forte umidità, a sud-est si notano le vette della Laga e dietro, un po coperto dalle nuvole, anche il Corno Grande, mentre a sud-ovest il Terminillo e verso nord le altre vette dei Sibillini. Mangiamo un panino e, velocemente, raggiungiamo il gruppo al Lago di Pilato. La discesa è molto ripida ma la affrontiamo bene. All improvviso il paesaggio cambia: da una ricca

4 vegetazione si passa alle rocce e il sentiero, poco prima di arrivare al lago, è ripido e stretto. Eccoci ai metri del Lago di Pilato, un lago di origine glaciale di grande interesse per naturalisti e biologi. Le sue acque ospitano un endemismo peculiare, una specie autoctona di gambero, il Chirocefalo del Marchesoni. Questo gamberetto, dal colore rossastro, raggiunge una lunghezza di 9-12 mm e si muove nuotando all indietro con il ventre rivolto verso l alto. Depone le uova sulle rocce, per cui bisogna stare molto attenti e non avvicinarsi troppo alla riva. Qui facciamo una lunga sosta con caffè e foto di gruppo. Intorno alle ripartiamo, è lo stesso percorso dell andata. Risaliamo al rifugio per poi scendere di nuovo a Forca di Presta dove sono le nostre auto. Oggi abbiamo percorso circa 10 chilometri (per chi è andato sul Vettore due in più) e un dislivello di circa metri. Concludiamo la giornata con un bell aperitivo al Bar-Rifugio degli Alpini Giovanni Giacomini. Da qui ci spostiamo con le auto verso Norcia dov è l agriturismo: cena e poi a letto.

5 2 giorno, 3 Luglio 2016 Colazione alle 8 e partenza alle 9 verso la piana di Castelluccio di Norcia. Oggi il percorso è di sola andata (circa 8 chilometri, dislivello basso, 200 metri), per cui sarà necessario organizzarsi con le macchine. In cinquanta minuti, causa traffico, siamo al parcheggio sulla piana dove lasceremo tre auto, con le altre ci spostiamo verso Pian Perduto. Da qui inizia un comodo sentiero tra sterrate e fioriture (meravigliose!) che ci conduce al borgo di Castelluccio. C è la sosta per visitare il borgo e ne approfittiamo per pranzare. Prima di andare via è d obbligo comprare i prodotti tipici come le lenticchie e i salumi. La discesa verso la piana è ripida, il panorama è fantastico. Scendiamo un attimo per ammirare da vicino la fioritura, quest anno un po scarsa a causa del clima ma comunque suggestiva. Alle 15 circa siamo al parcheggio: dietro di noi la fioritura, Castelluccio sullo sfondo e dietro i monti

6 Sibillini: un quadro! Le tre auto che avevamo lasciato qui riportano gli autisti a prendere le altre macchine e noi attendiamo prendendo un po di sole che va e viene. La giornata, però, non è finita qui: è previsto il rafting al fiume Corno, in alternativa il bagno nel fiume. di Luca Venanzi Vita sotto-sopra: i segreti dei pipistrelli delle Marche!

7 Vita sotto-sopra: i segreti dei pipistrelli delle Marche! Nell immaginario collettivo occidentale questi piccoli volatori notturni hanno sempre avuto una nomea certamente poco invidiabile. Spesso infatti il diavolo viene rappresentato con ali che ricordano quelle di un pipistrello così come i demoni che si nutrono di sangue sono sempre a loro associati. Nei paesi orientali la percezione di questi animali assume ulteriori sfumature: a volte diventa piatto irrinunciabile dei banchetti nuziali (Filippine, Malesya e Vietnam), altre simbolo di fortuna da disegnare sulle porte all inizio del nuovo anno (Cina). Per concludere con le stranezze, nelle antiche culture indios dell America Latina i pipistrelli erano considerati intermediari tra l uomo e il divino, quindi venerati come esseri detentori di speciali capacità. Miniottero PH. Giada Giacomini

8 Ma al di là delle tante leggende, stravaganti miti e credenze popolari (tra cui l idea che si tuffino e si impiglino inesorabilmente tra i capelli), i pipistrelli sono un gruppo di mammiferi che riservano innumerevoli sorprese e suscitano la curiosità di chiunque sia in grado di andare al di là dell ordinario. L unico mammifero capace di volo attivo Sono l unico mammifero capace di volo attivo (lo scoiattolo volante è infatti un planatore) e non tutti siamo consapevoli che nel Mondo esistono più di 1100 specie di Chirotteri (ossia pipistrelli) che si distribuiscono su tutte le terre emerse (esclusi i poli) e vantano rappresentanti di tutti i regimi alimentari mangiando, a seconda delle specie, nettare, frutta, carne (di altri pipistrelli, piccoli mammiferi o uccelli), sangue e infine insetti. Contro ogni aspettativa creata dai luoghi comuni, che li vedono portatori di aguzzi canini atti a succhiare il sangue, solo 3 specie sono ematofaghe nutrendosi di sangue di animali al pascolo. Tutte e 3 sono di origine latino-americana e, detto fra noi, non sono i canini ad essere affilati (come nel famoso Dracula di Bram Stoker) ma gli incisivi molto più comodi per fare dei sottili taglietti essendo posizionati più avanti rispetto ai canini.

9 Rinolofo maggiore PH. Giada Giacomini Ma veniamo alle specie che abitano nel nostro territorio. La nostra piccola penisola italiana vanta ben 33 specie confermate!! Tutte insettivore ma con caratteristiche che li distinguono l una dall altra in base alla forma (dell ala, delle orecchie e del muso), colore del pelo, dimensione, preferenze di ambienti ed emissioni sonore. Sono tante le peculiarità di questo incantevole gruppo di animali ma ora occupiamoci delle curiosità di alcune delle specie più interessanti della Regione Marche. Miniottero schreibersii) (Miniopterus Il Miniottero (Miniopterus schreibersii) è una specie che predilige l ambiente ipogeo, ossia grotte, cave o tunnel, durante tutte le fasi del ciclo biologico. Le femmine si raccolgono in colonie che possono arrivare anche a migliaia di

10 individui e nelle grotte del Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi si trovano colonie tra le più importanti d Europa con individui. Colonia Miniotteri PH. Giada Giacomini Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) La meravigliosa residenza sforzesca del 1500, Villa Imperiale, sita nel Parco Naturale Monte San Bartolo è un esempio di equilibrio tra natura ed architettura ed è forse per questo motivo che un gruppo di Ferro di cavallo maggiore si è qui stanziato. Come gli altri della famiglia dei Rinolofidi, il Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) è dotato di una particolare formazione cutanea sul naso denominata foglia nasale. Questa specie infatti emette gli ultrasuoni non

11 dalla bocca, come gli altri pipistrelli fino ad ora citati, ma dal naso. Questo fa si che la sua precisione e direzionalità sia assoluta. Si nutre di farfalle e coleotteri che aspetta appeso a testa in giù analizzando lo spazio con il suo radar e una volta individuata la preda la insegue e la cattura con gli arti posteriori. Rinolofo maggiore Nottola di leisleri) PH. Leisler Giada Giacomini (Nyctalus Tutte le specie di pipistrello in autunno si spostano dai rifugi estivi a quelli di svernamento (dove passano l inverno in letargo) ma la Nottola di Leisler (Nyctalus leisleri) compie delle vere e proprie migrazioni e può percorrere anche 1200 Km in pochi giorni! In autunno i maschi occupano delle

12 cavità di vecchi e grandi alberi e iniziano a sfoderare il meglio delle loro doti canore. Producendo dei veri e propri canti (sempre nello spettro dell ultrasonoro) attraggono un harem di perfino 10 femmine. Nottola di Leisler PH. Giada Giacomini Orecchione bruno (Plecotus autitus) Già il nome comune dell Orecchione bruno (Plecotus autitus) ci fa intuire che la caratteristica che più colpisce di questa specie sono gli enormi padiglioni auricolari. Le sue orecchie corrispondono ai 2/3 della lunghezza del corpo influenzando la dinamica del volo tramite un effetto vela che frena e rende più difficoltoso lo spostamento. E allora perché avere delle orecchie così grandi? I pipistrelli producono dei suoni per localizzare, tramite gli echi di ritorno, le loro prede e l Orecchione bruno emette dei suoni a intensità molto bassa.

13 I grandi padiglioni sono quindi essenziali per poter raccogliere gli echi dei sussurri che risultano impercettibili per i pipistrelli normodotati in ambito di orecchie. E sono sicura che capirete bene anche il problema del freddo alle orecchie, a chi non è capitato di averle congelate in inverno? Lo sventurato Orecchione è costretto a metterle sotto braccio durante i periodi di letargo per non farle freddare troppo e mantenerle alla stessa temperatura corporea! Ma tutto questo non lo ha fermato, continua a volare. Orecchione PH. Giada Giacomini Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentoni) Il Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentoni) è un piccolo pipistrello dalla pancia bianca che predilige aree umide e boscose. Vola scandagliando la superficie dell acqua a pochi centimetri da essa, si esibisce in un elegante danza che ha lo scopo di catturare le sue prede predilette: insetti acquatici

14 ed occasionalmente avannotti di pesci. Inutile ripetere che i pipistrelli sono animali pieni di segreti che non finiscono di stupirci. Conoscerli è necessario per imparare ad apprezzarne la peculiarità e rispettarne la natura permettendone la conservazione. Quando in estate li vedrete svolazzare intorno ai lampioni ricordate che non solo si nutrono di insetti molesti e dannosi per l agricoltura ma sono anche indicatori di qualità ambientale. Il guano di pipistrelli è un eccellente fertilizzante ed averli come inquilini nel sottotetto d estate o in cantina d inverno è un ottimo esempio di convivenza uomo-animale e, tornando alla cultura cinese, simbolo indiscusso di fortuna. Paura dei serpenti? Curiosità su bisce e vipere delle Marche Paura dei serpenti? Curiosità su bisce e vipere delle Marche I serpenti suscitano da sempre sentimenti contrastanti: si amano oppure si odiano. Nella tradizione cristiana gli animali che strisciano e hanno il ventre vicino alla terra non hanno animo nobile. Non a caso è in forma di serpente che il diavolo tentò con successo la prima donna Eva. D altra parte però ricordiamo che i faraoni egizi portavano un cobra sul suo diadema, simbolo regale per eccellenza, segno di potenza divina e saggezza. Insomma, questi rettili hanno avuto nel corso della storia il significato che le diverse culture hanno

15 assegnato loro. Al giorno d oggi però, dopo secoli di superstizioni e falsi miti e nel momento in cui molte specie di questi rettili sono sempre più rari sarebbe bene che tutti li conoscessimo meglio per imparare a rispettarli! E infatti ecco le specie più curiose e diffuse nelle Marche Natrice dal collare (Natrix natrix) La Natrice dal collare (Natrix natrix) è senza dubbio la specie più comune, diffusa ovunque, dal piano alla montagna. Questa specie è legata alla vicinanza di acqua (è detta non a caso biscia d acqua ) ed è capace di apnee che durano fino a minuti. La Natrice dal collare ha due capacità interessanti: la prima è il potersi fingere morta (tanatosi), cioè se ritiene di essere in pericolo e di non potere tentare la fuga questa biscia si posiziona sul dorso inerme e a bocca aperta in uno stato di morte apparente confidando nella confusione che questo comportamento genera in un eventuale predatore. La seconda capacità è decisamente maleodorante e meno gradita allo studioso di rettili: se tenuta in mano la biscia rilascia il contenuto dell intestino: si tratta di una delle sostanze più fetide e persistenti che possa capitare di incontrare in natura.

16 Natrice dal collare PH. Wilson Santinelli Biacco (Hierophis viridiflavus) Molto diffuso nelle Marche è un serpente veloce ed aggressivo: il Biacco (Hierophis viridiflavus). Nella nostra regione è presente sia nel fenotipo (aspetto esteriore) nero che in abito giallo e nero. Può superare i 150 cm di lunghezza.si tratta di è un cacciatore velocissimo, agilissimo, arrampicatore e lottatore. Lo si può sorprendere quando sfreccia sul terreno inseguendo un Ramarro (Lacerta viridis) col quale ingaggia battaglie epiche, che in genere finiscono col Ramarro in veste di pasto del Biacco. E chiamato frustone perché quando è catturato si divincola moltissimo agitando la coda, mordendo qualunque oggetto gli capiti a tiro e tenendo salda la presa. I suoi denti come quelli di tutti i Colubridi, sono taglienti e rivolti all indietro per trattenere le prede ma così piccoli che il danno maggiore che

17 si ricava da un morso di un Biacco inferocito sono una serie di graffi e qualche goccia di sangue.

18 Biacco Ph. Francesco Grazioli Colubro liscio (Coronella austriaca) / Colubro di Riccioli (Coronella girondica) Vittime frequenti di uccisioni volontarie per mano dell uomo a causa della loro vaga somiglianza con la Vipera comune sone le due specie del genere Coronella. Tra queste, grande predatore di lucertole è il Colubro liscio (Coronella austriaca), aggressivo e mordace se molestato. E un serpente agile ma poco veloce e un cattivo arrampicatore e, analogamente alla Vipera comune, è in grado di salire sugli arbusti solo se trova rami a livello del suolo sui quali arrampicarsi. Il Colubro di Riccioli (Coronella girondica) è invece schivo e mansueto e si nutre di rettili, insetti e mammiferi di piccola taglia. Entrambe le specie possiedono ghiandole velenifere del tutto innocue per l uomo.

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20 Colubro di Riccioli Ph. Francesco Grazioli Saettone (Zamenis longissimus) Un grande arrampicatore è il Saettone detto anche Colubro d Esculapio (Zamenis longissimus). Di colore variabile dal verde grigiastro al verde oliva, più o meno brillante e con testa inconfondibile, è il serpente più famoso d Europa, in quanto è raffigurato nella verga Esculapio, il dio della salute, oggi simbolo della medicina. Grande arrampicatore, si nutre spesso di nidiacei di uccelli sorpresi nei nidi e può raggiungere dimensioni vicine ai 2 m anche se è difficile trovare individui lunghi più di 140 cm. E piuttosto diffuso nelle Marche ma è poco frequente vicino ai centri urbani e nelle campagne fortemente antropizzate. Saettone Ph. Marco Caldari

21 Cervone (Elaphe quatorlineata) L ultimo serpente cui accenniamo della famiglia dei Colubridi è il Cervone (Elaphe quatorlineata) che rivela una distribuzione abbastanza discontinua. E il gigante dei nostri serpenti, infatti, ha corporatura piuttosto robusta e può raggiungere lunghezze record superiori ai 2 m. Nonostante la taglia è mansueto, tanto che sopporta di essere condotto in processione a Cocullo (AQ) sulla statua di S. Domenico per la festa omonima, tenuto in mano da tante persone senza tentare di mordere. Inconfondibile per le quattro linee dorsali scure, la forma della testa e il comportamento, è un grande arrampicatore e si alimenta anche di uova di uccelli. Cervone Ph. Alessandro Galloppa Vipera comune (Vipera aspis) Infine, trattiamo i due viperidi del territorio regionale, la Vipera comune (Vipera aspis) e la Vipera dell Orsini (Vipera ursinii). Sulle vipere si è detto di tutto e quasi sempre le informazioni conosciute sono leggende metropolitane. A fronte

22 di pochi incidenti l anno di persone morse da una Vipera comune, con esiti peraltro quasi mai mortali, si uccidono migliaia di vipere e decine di migliaia di innocue biscie confuse con la Vipera comune. La vipera è un rettile timido e mimetico che non desidera affatto il disturbo nè mordere e che se potesse sfuggirebbe ogni incontro con l essere umano. Il territorio di una vipera è limitato: l universo intero di una bestiolina che solo eccezionalmente raggiunge i 75 cm, è costituito da un nascondiglio, alcuni ripari di emergenza nel raggio di un paio di metri, una zona per termoregolarsi, e uno spazio di caccia di qualche decina di metri quadrati. Il suo nutrimento è costituito da insetti quando è neonata per passare ad una dieta a base di topolini e lucertole allo stato adulto. Vipera comune Ph. Maurizio Saltarelli

23 Vipera dell Orsini (Vipera ursinii) Tra le specie più curiose del Parco Nazionale dei Monti Sibillini annotiamo la Vipera dell Orsini (Vipera ursinii), specie diurna che in Italia vive solo in zone montane, al di sopra della vegetazione ad alto fusto. Predilige aree con rocce calcaree affioranti, pascoli e praterie dei versanti meridionali delle montagne che presentino abbondanti arbusti. Questo nome le deriva dal naturalista ascolano Antonio Orsini ( ) che per primo la descrisse. E dotata di un apparato velenifero funzionante ma assai debole; difficilmente morde e ha carattere non aggressivo. E minacciata dall alterazione dell habitat e per questo è protetta da convenzioni internazionali. Riconoscere una vipera da una biscia è piuttosto facile. La pupilla ellittica non è l elemento più significativo nè il più evidente a distanza. La coda nei Viperidi è molto breve, decisamente più corta che nei Colubridi (bisce) e ciò conferisce all animale una forma piuttosto tozza. Elemento diagnostico è la forma della testa, nettamente distinta dal corpo e che si presenta a forma di anfora. Inoltre, il capo di una vipera presenta squame piccole e disordinate, nei Colubridi le squame del capo sono poche, grandi e disposte in maniera ordinata.

24 Colubro liscio Ph. Francesco Grazioli In conclusione, se si osserva un serpente e non sappiamo di quale specie si tratti, tenersene alla larga rimuove alla radice ogni questione. Ognuno andrà per la sua strada dal momento che nessun serpente italiano aggredisce senza essere stato aggredito (per aggressione una Vipera comune intende l essergli seduti vicini oppure avere infilato una mano nel suo ricovero). Qualora dovesse srotolarsi un qualcosa dalla forma di serpente lasciamo che si allontani tranquillo. Anche se spaventati da animali che non riusciamo ad amare, tentare di rispettarne l esistenza è atto di intelligenza e civiltà.

25 Le 8 Cascate più spettacolari delle Marche! Le 8 Cascate più spettacolari delle Marche! Se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell acqua diceva lo scrittore ed accademico americano Loren Eiseley. Il gorgogliare del torrente, il fragore della cascata, le lussureggianti felci che adornano le rive, il merlo acquaiolo che vola veloce sull acqua sono tra le emozioni più forti che si possano provare durante un escursione nella natura. Nelle stagione più assolate ci attende una fresca doccia o un rigenerante pediluvio ed è sufficiente una giornata di cammino tra torrenti e cascate per donare armonia allo spirito, e infatti proprio l acqua in movimento è componente essenziale dei giardini meditativi zen. Conosciamo insieme le 8 cascate più spettacolari delle Marche! Cascata sul fiume Conca (Villagrande di Montecopiolo (PU) Nella regione storica del Montefeltro, la cui etimologia deriva dall antico nome di San Leo, cioè Mons Feretrius, che a sua volta deriva dal tempio pagano dedicato a Giove Feretrio, troviamo la prima delle cascate marchigiane. Qui, all interno del Parco del Sasso Simone e Simoncello, si origina il fiume Conca che trova la propria sorgente nei valloni del Monte Carpegna per sfociare nel mare Adriatico a poca distanza da Misano Adriatico (RN). In località Ponte Conca, ai piedi del massiccio del Carpegna ed a pochi minuti di cammino dalla strada che conduce a Villagrande di Montecopiolo (PU) il fiume crea alcune deliziose cascate cui è possibile avvicinarsi, con

26 le dovute cautele (il letto del fiume è ricoperto da scivolosa calcarenite), per una rinfrescante doccia.

27 Cascate del Conca Cascata del Sasso (Sant Angelo in Vado, PU) Il Metauro è il più conosciuto fiume delle Marche e si origina dalla fusione dei due torrenti principali che lo originano: il Meta che proviene dal valico appenninico di Bocca Trabaria in provincia di Pesaro e Urbino e l Auro che ha le sue sorgenti in terra toscana sul Monte Maggiore. Noto per la terribile e sanguinosa battaglia del Metauro del 207 A.C. tra i consoli romani Marco Livio Salinatore e Gaio Claudio Nerone, e l esercito cartaginese di Asdrubale, a pochi km dalla sua sorgente dà origine alla splendida Cascata del Sasso. Si tratta di uno spettacolare salto alto 12 metri e ampio 60 m che si genera grazie ad una sequenza di strati calcarei più resistenti all erosione fluviale e che troviamo in comune di Sant Angelo in Vado (PU) a pochi passi (purtroppo) dalla zona artigianale.

28 Cascata del Sasso Ph. Fabio Marra Cascata del Molino (Apecchio, PU) Muovendoci verso Apecchio (PU), incontriamo il Monte Nerone, splendida montagna calcarea posta nella parte più settentrionale della Dorsale Umbro-Marchigiana. L origine del nome deriva probabilmente delle cupe nubi che sovente ne avvolgono la cima. Il Nerone è conosciuto soprattutto per la ricchezza di fenomeni carsici e stupefacenti grotte tra le quali citiamo la Grotta di Nerone, del Borghetto, delle Tassare, dei Cinque Laghi ma anche per le tante cascate che è qui possibile incontrare. Tra queste è facile raggiungere la cascata del Molino situata in corrispondenza dei ruderi del Mulino della Carda abbarbicati sulla sommità di una forra. Il mulino è stato costruito in corrispondenza di un notevole salto d acqua, suddiviso in una sequenza di cascate e scivoli, intercalati ad alcune suggestive marmitte dei giganti.

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30 Cascata del Molino Cascata della (Matelica, MC) Gola di Jana Spostandoci nella Riserva Naturale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito incontriamo un altra gemma nascosta del patrimonio naturale regionale. Da Braccano (MC), frazione di Matelica nota per i tanti murales che rendono questo piccolo borgo meritevole di una sosta fotografica, proseguiamo lungo l omonimo fosso fino ad incontrare una stretta gola, la Gola di Jana. Via via che proseguiamo, la forra si stringe ed affrontando un paio di passando non proprio agevoli (anche qui è necessario prestare la massima attenzione) è possibile raggiungere una cascata davvero mozzafiato.

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32 Gola di Jana Cascata della Gola dei Tre Santi (Sarnano MC) Nel Parco Nazionale del Monti Sibillini incontriamo la poco nota Valle Tre Santi, che conserva una fragorosa cascata nell omonima gola scavata dal torrente Tennacola. Siamo nel territorio del comune di Sarnano (MC), nei pressi dell Abbazia di Piobbico, antico complesso fondato addirittura intorno all anno Mille. Il sentiero per raggiungere la cascata si sviluppa inizialmente nel bosco per entrare poi nella Gola dei Tre Santi che diviene, a poco a poco, sempre più stretta e angusta. Al termine della gola, nalla parete sinistra della gola si apre un passaggio, una piccola deviazione, attraverso la quale si raggiunge la cascata. Copritevi bene, è un angolo davvero fresco ed ombroso in ogni stagione. Cascata del Rio (Montefortino FM) Per raggiungere la Cascata del Rio, affluente del Tenna, è necessario salire attraverso la Gola dell Infernaccio fino all eremo di San Leonardo, noto per essere stato ricostruito dalle sue macerie da Padre Pietro Lavini, frate di recente scomparso. Dall eremo si prosegue sul sentiero (poco agevole a dire la verità) addentrandoci in un ombrosa faggeta per risalire il torrente alternando passaggi sull esile traccia ad attraversamenti del letto del corso d acqua. Alta e sottile, compare infine come una visione improvvisa la Cascata del Rio nella suggestione selvaggia di alte pareti rocciose, in una delle aree più affascinanti dei Monti Sibillini.

33 Cascata su arenaria Ph. Claudio Bruscoli Cascata della Grotta del Petrienno (Acquasanta Terme AP) Nell Appennino Perduto, così chiamato in quanto si tratta di un area poco conosciuta situata a cavallo tra i più noti parchi nazionali dei Monti Sibillini e dei Monti della Laga, un escursione non impegnativa che parte dal borgo fantasma di Tallacano (AP) ci conduce alla Grotta del Petrienno. Qui incontriamo anche l omonima cascata: l acqua scende nel varco che si è creata nella pietra attraverso un incessante lavorio e il fascino di questo ambiente è accresciuto dalle vicine cavità naturali che ospitano delle caratteristiche casupole in pietra ormai abbandonate. Si trattava di ricoveri di pastori e carbonai, nonché rifugi per la popolazione in tempo di guerra. Cascate della Prata e della Volpara (Acquasanta Terme AP) Arrivando infine al settore meridionale delle Marche raggiungiamo il borgo di Umito (AP), nel versante marchigiano dei Monti della Laga, per iniziare una comoda escursione con dislivello via via crescente tra esemplari secolari di

34 castagno. In primavera ci accolgono fioriture di ciclamini e colorate primule e l abbondante presenza della delicata capelvenere, ed effettuando una deviazione si arriva a quota 900 m per ammirare la Cascata della Prata, in cui il flusso d acqua scende in un ambiente fiabesco su letti di arenaria. Ripreso il sentiero principale il cammino prosegue fino a raggiungere le Cascate della Volpara il cui salto selvaggio e vertiginoso vi lascerà davvero senza fiato.

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36 Torrente Bosso Ph. Fabio Marra I Guardiani del bosco: Picchi delle Marche i I Guardiani del bosco: i Picchi delle Marche I Picchi, Guardiani del bosco. Questi uccelli hanno fatto dell abilità nel muoversi lungo i tronchi, nell utilizzare le cavità del legno per riprodursi e nello scavare nel materiale vegetale per alimentarsi, la chiave del loro successo. Si tratta di veri esperti nell uso del becco e della lunga lingua retrattile, esperti nell estrarre le loro prede dalla corteccia, dal legno o dal terreno. Un alimentazione insettivora non significa una uniformità di gusti dei picchi, che al contrario, mostrano una separazione tra le diverse specie sia per quel che riguarda le preferenze alimentari sia in riferimento alla modalità di ricerca delle prede. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le 5 specie marchigiane più diffuse

37 Picchio verde (Picus viridis) Specie da conoscere assolutamente è l uccello sacro ai marchigiani, il Picchio verde. E presente nello stemma regionale in quanto ricorda l episodio della colonizzazione del Piceno ad opera delle popolazioni Sabine. Infatti, durante il Ver Sacrum, l antica tradizione dell attraversamento dell Appennino, un Picchio verde si sarebbe posato sul vessillo sabino e da allora sarebbe diventato l uccello totemico e sacro dei primi coloni del Piceno. Questa specie ha il più alto livello di selezione alimentare, nutrendosi quasi esclusivamente di formiche che cattura al suolo, invischiandole con la mobile lingua. Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) Al contrario, il Picchio rosso maggiore ha la dieta più varia, comunque dominata dagli insetti (occasionalmente uova e

38 nidiacei di altri uccelli o parti vegetali) dovuta al suo eclettismo, al becco relativamente corto e massiccio e alle grandi doti di arrampicatore. A dispetto del nome. non aspettatevi un uccello di colore rosso, in verità i colori dominanti sono il bianco e il nero. Questo picchio (e non è l unica specie) assolve un rilevante ruolo ecologico, contribuendo al controllo delle popolazioni di insetti fitofagi che danneggiano le piante ospiti creando cunicoli sotto la corteccia e che minano l integrità strutturale dei tronchi facilitando l attecchimento di parassiti. La rimozione di questi insetto ad opera dei picchi ha un effetto benefico per l albero e l attività di disinfestazione svolta da questi uccelli arboricoli compensa largamente il danno arrecato alla singola pianta dallo scavo della cavitànido. Inoltre, laddove è entrato in azione un picchio e il suo scalpello, altre specie di uccelli come Cinciallegra, Torcicollo e Codirosso possono trovare nuove opportunità alimentari e sfruttare le cavità ottenute come nidi.

39 Picchio rosso maggiore Ph. Claudio Bruscoli Picchio rosso minore (Dendrocopos minor) E arriviamo al Picchio rosso minore, il fratello più schivo e solitario. Sicuramente presente nei boschi più maturi della regione, dalle faggete ai castagneti o nei boschi ripariali più rigogliosi come nella Riserva Naturale Ripa Bianca di Jesi. E difficile da osservare a causa delle minute dimensioni (è più piccolo di un passero) e della livrea poco vistosa. Analogamente al Picchio rosso maggiore e al Picchio verde, presenta un volo ondulato che assomiglia a quello di una delicata farfalla. Il Picchio rosso minore si fa però

40 ascoltare ed è proprio la voce uno degli elementi che permette di rilevarlo con più facilità: il canto è una serie ripetuta di note sonore simile ad una piacevole risata. Ancora meno nota è la presenza del Picchio rosso mezzano la cui presenza nelle Marche appare davvero rara e che comunque meriterebbe ulteriori ricerche. Torcicollo (Jynx torquilla) Nel mese di aprile è facile ascoltare nelle campagne marchigiane il canto del Torcicollo. Si tratta dell unico Piciforme europeo con comportamento migratorio e quartieri di svernamento subsahariani (a sud del grande deserto). Rispetto ad altri picchi, è dotato di un becco corto e conico, da Passeriforme più che da picchio e infatti questa specie è inadatta allo scavo nel legno e concentra la sua attenzione alimentare prevalentemente su formiche, riproducendosi in cavità già disponibili o preparate dai suoi congeneri. Il suo nome deriva dall atteggiamento che questo picchio manifesta a scopo difensivo che imita i movimenti di un serpente: il Torcicollo infatti, se minacciato rotea sinuosamente il capo in direzione dell aggressore.

41 Torcicollo Ph. Romina Angeli

42 Un intruso: il Picchio muratore (Sitta europaea) Infine, a dispetto del nome, incontriamo non un vero picchio, ma un Passeriforme, il Picchio muratore. Questa specie nidifica in cavità (naturali o scavate da veri picchi), il cui ingresso viene ridotto opportunamente modellandone i bordi con fango o argilla e da questa sua abilità ne deriva il nome. E per ultimo ma non meno interessante, un altro falso picchio, il Picchio muraiolo, un piccolo fantasma alato che si arrampica tra gole e pareti alla ricerca di piccoli insetti e da noi osservato di recente alla Gola di Frasassi

43 Picchio muratore Ph. Roberto Ceccucci

44 Nel Regno delle Fate: i 6 Boschi più affascinanti delle Marche Nel Regno delle Fate: i 6 Boschi più affascinanti delle Marche I boschi, da sempre luoghi nei quali perdersi per ritrovare se stessi, fonti d ispirazione per artisti e poeti, teatro di favole che stimolano la fantasia di grandi e piccini. Ma quali sono i boschi più incantevoli delle Marche e dove incontrarli? Macchia mediterranea ovvero l arte di preservare l accqua Il Conero, scenografico promontorio proteso sul Mare Adriatico conserva sul suo fianco meridionale una rigogliosa macchia mediterranea. Leccio, Orniello e splendidi esemplari di Corbezzolo sono l orgoglio di questo versante assolato che cela altre sorprese: come le antichissime incisioni rupestri, e le cave romane il cui materiale estratto è stato utilizzato per la costruzione del duomo della vicina Ancona. Il visitatore fortunato, durante una delle passeggiate sugli splendidi sentieri della Riserva, potrà imbattersi nella Charaxes jasius: una rara e meravigliosa farfalla detta anche Ninfa del Corbezzolo che ha trovato nel Conero un habitat favorevole. Cerreta, fresco e umido bosco di

45 querce E continuiamo il nostro excursus sulle formazioni forestali con la cerreta del Sasso Simone e Simoncello che occupa l area tra il Passo della Cantoniera e questi due suggestivi monumenti di roccia. Il cerro (Quercus cerris) è una quercia che predilige suoli acidi riconoscibile dalla ghianda rivestita da una cupola dotata di riccioli. La cerreta del Sasso Simone e Simoncello pur non presentando molti esemplari vetusti è una delle cerrete più estese d Europa ed è il punto forte del tracciato che ci permette di raggiungere la sommità del Sasso Simone, in cui si trovava la famosa Città del Sole, ambizioso progetto di Cosimo I de Medici della metà del 1500 Castagneto, generoso e pieno di vita Ci troviamo nell Appennino Perduto, un area che deve il suo nome alla posizione, tra i ben più noti Monti della Laga e Monti Sibillini. Sulle splendide formazioni di gradoni di arenaria sorgono arroccati suggestivi borghi oggi quasi o totalmente spopolati in cui la popolazione faceva della coltivazione del castagno una rilevante fonte di reddito. I castagneti dell Appennino Perduto sono gli ultimi sopravvissuti di quel tempo, ancora presenti con imponenti esemplari secolari sui sentieri di queste valli da riscoprire.

46 Bosco misto. Presso il meraviglioso complesso monastico dell Abbadia di Fiastra si può ammirare la Selva, bosco ben conservato grazie alla cura che ne ebbero prima i monaci cistercensi e la famiglia Bandini nei secoli a seguire. Durante le facile passeggiate sui sentieri della riserva, si potranno ammirare oltre a roverelle e carpini anche splendidi esemplari di cerro: piante alte e maestose. I cerri della Selva erano apprezzati dalla Marina Inglese che nei secoli passati giungeva fin qui per scegliere i prescelti che sarebbero divenuti gli alberi di maestra delle imbarcazioni reali. Abetina, il bosco gotico : oscuro e meditativo Nel comune di Borgo Pace, a pochi passi dal confine tra Marche, Toscana e Umbria si trova l ultima abetina della regione. Ci troviamo nella Massa Trabaria, antico distretto forestale sotto il diretto controllo papale, nota per le

47 trabes di Abete bianco che da qui venivano trasportate fino alle basiliche romane tramite fluitazione sul vicino fiume Tevere. Oggi area floristica protetta, l abetina occupa un estensione di circa 20 ha e rappresenta l ultimo bosco relitto delle abetine che fino all anno ricoprivano larga parte della dorsale spartiacque tra i fiumi Metauro e Tevere. Ph. Paolo Romani Faggeta, nel regno soffice del Faggio ombroso e Cinque ore di cammino sono necessarie per completare l escursione ad anello nella Valle dell Ambro, in cui scorre l omonimo torrente che dà anche il nome al frequentato Santuario nel cuore dei Monti Sibillini. I veri protagonisti di quest area sono gli esemplari centenari di faggio e alcuni

48 splendidi esemplari di tasso (Taxus baccata), e non è raro incontrare tra la vegetazione i ruderi di antichi ripari frequentati dai carbonai. Il faggio (Fagus sylvatica) è il vero principe dei nostri boschi montani, può raggiungere i 40 m di altezza ed è molto comune a partire dagli m di quota. Boschi di faggio molto interessanti si ritrovano nel Parco di Tecchie, in comune di Cantiano, presso la faggeta delle Cupaie del Monte Catria e sul Monte Carpegna, a poco distanza dall Eremo della Madonna del Faggio nella faggeta di Pianacquadio. Esemplari pluricentenari davvero spettacolari si possono incontrare infine, sul Monte Canfaito all interno dell omonima riserva regionale. Ph. Wilson Santinelli

49 I 7 Laghi nelle Marche da non perdere, riflessi tra cielo e terra I 7 Laghi nelle Marche da non perdere, riflessi tra cielo e terra I laghi, meraviglie d acqua che da tempo immemore ispirano poeti ed artisti. Ci offrono riflessi e colori in tutte le stagioni, refrigerio nelle stagioni più assolate, ospitano una ricca biodiversità che spazia dalle scattanti libellule alle vocianti raganelle ai variopinti uccelli acquatici. A parte l oggettiva serenità che trasmette, il lago permette di unire il piacere di camminare tra le colline e montagne che lo circondano agli sport acquatici. Ecco i nostri 7 laghi preferiti nelle Marche! Lago di Gerosa (Comunanza AP) Ai piedi del Monte Vettore e alimentato dal fiume Aso, il Lago di Gerosa è spesso scelto come meta dai turisti domenicali. Si possono apprezzare accoglienti spiaggette sulle sue rive, e una rete di sentieri per passeggiate e giri in mountain bike nei suoi dintorni. Vale la pena fare una sosta per ammirare la Chiesa di S.Giorgio all Isola che offre una vista davvero suggestiva in una verde radura affacciata sulle acque del lago. Lago di Fiastra (Fiastra MC) Il Lago di Fiastra è meta turistica affermata, tanto da essere stata una delle location negli spot promozionali della Regione

50 Marche. Le sue rive sono state attrezzate per piacevoli soste e agevoli passeggiate. A ridosso del Parco Nazionale di Monti Sibillini, è luogo ideale dal quale iniziare escursioni tra le più note della regione come la discesa alle Gole del Fiastrone o l itinerario che raggiunge le celebri Lame Rosse, dette anche la piccola Cappadocia delle Marche. Lago di San Ruffino (Amandola AP) San Ruffino, è lago dalla doppia natura: pieno d acqua nella bella stagione, assume l aspetto di un paesaggio lunare quando viene svuotato per rifornire d acqua le coltivazioni a valle. Un bel sentiero da fare a piedi costeggia le sue rive, dalle quali si possono ammirare le specie che popolano lo specchio d acqua ai piedi dei Monti Sibillini: le aggraziate garzette, aironi bianchi maggiori e cenerini, cormorani, svassi e folaghe. Poco distante dal lago, assolutamente da visitare, la

51 bella abbazia romanica di San Ruffino. Lago di Pilato (Montemonaco AP) Il Lago di Pilato è uno dei rarissimi specchi lacustri naturali delle Marche. Di origine glaciale, è ambiente unico al mondo per la presenza del Chirocefalo del Marchesoni: piccolo crostaceo superstite dell ultima glaciazione. Il lago deve il suo nome alla leggenda che lo vuole custode del corpo di Pilato per questo fu considerato maledetto e fu meta nel Medioevo di maghi e negromanti. Tante le possibilità di trekking per raggiungere questo luogo suggestivo, tra queste la nostra preferita è la salita che inizia da Foce di Montemonaco, piccolo borgo montano incastonato nei Monti Sibillini. Lago del Furlo (Fossombrone PU) Un piccolo lago è celato all interno di uno dei gioielli della nostra regione, la Gola del Furlo. Questa spettacolare

52 formazione geologica è attraversata dal fiume Candigliano che si insinua tra le imponenti pareti rocciose ed il cui corso è sbarrato da una diga che risale agli anni 20 proprio all ingresso a valle della gola. Il Furlo è stato protagonista di tante vicende storiche e leggendarie, di cui restano mirabili tracce ancora ben visibili: la galleria romana di Vespasiano del 76 D.C., l Abbazia di San Vincenzo risalente al IX secolo e la galleria piccola del Furlo, datata al periodo etrusco, uno dei più preziosi lasciti storici e archeologici del territorio regionale. Lago di Mercatale (Sassocorvaro, PU) E ora ci spostiamo verso nord per conoscere il Lago artificiale di Mercatale. Il fiume Foglia da cui il lago prende le acqua collega il mare Adriatico al Montefeltro, unendo molti centri di interesse storico tra Pesaro, Urbino e il confine toscano. Sulle sponde del fiume, fino a pochi decenni fa, esistevano percorsi che portavano dal centro storico di Pesaro fino al lago di Mercatale, in vista della famosa fortezza di Sassocorvaro, punto strategico sulla vallata. E proprio questa splendida opera di ingegneria militare, l elemento di maggior interesse nelle vicinanze del lago. Si tratta della prima fortezza eretta da Francesco di Giorgio Martini nella regione, per conto del Duca di Urbino. ed è conosciuta come la testuggine per la sua forma zoomorfa, è un opera unica al mondo.

53 E infine tra i laghi della nostra regione che vi segnaliamo troviamo il Lago di Cingoli. Creato negli anni 80, si tratta di un invaso artificiale ottenuto dallo sbarramento del fiume Musone che si caratterizza per le sue acque cristalline,che si incunea no tra le colline formando tre lunghe ramificazioni. A dominare il lago, troviamo i Monti di Cingoli col Monte Nero (659 m) su tutti, quasi completamente ricoperti di boschi, ad eccezione di alcune radure adibite a pascolo, concentrate soprattutto nella Valle di San Bonfiglio. L area è ricca di sorgenti e tra queste citiamo la sorgente di San Bonfiglio che emerge poco a valle dei ruderi dell antico eremo benedettino

54 5 hotspot nelle Marche per ammirare un Alba spettacolare 5 hotspot nelle Marche per ammirare un Alba spettacolare Sulla vetta di un monte o in riva al mare, in un prato, in collina o più semplicemente da una finestra della propria casa: chi di noi non ha assistito almeno per una volta ad una splendida alba? Momento magico per la particolare atmosfera

55 che si crea, diviene spettacolo quando il cielo si colora e improvvisamente si accende e si infiamma: assistere ad un alba è un esperienza che lascia dentro emozioni e sensazioni indimenticabili. Di seguito, ecco cinque luoghi della regione Marche dove il momento della nascita di un nuovo giorno riesce a imprimersi in modo indelebile nel cuore e nella mente. Chiesa dell Abbazia di Sant Urbano (Apiro MC) Nella Chiesa dell Abbazia di Sant Urbano di Apiro (Mc), il giorno 25 maggio all alba, si verifica questo particolare fenomeno: un raggio di sole entra da una apertura della facciata e va a colpire e illuminare un cerchio scolpito su una pietra all interno della chiesa. Sono stati gli antichi costruttori a orientare l edificio così che il fenomeno si verificasse proprio il giorno della festa del santo al quale è dedicata la chiesa, Sant Urbano, che cade appunto il 25 di maggio. Ogni anno si rende disponibile l accesso della chiesa per osservare il raggio di sole che intorno alle sette del mattino entra e va a disegnare un cerchio luminoso esattamente sopra il cerchio scolpito. Si direbbe un alba magica, se non fosse il risultato di precisi calcoli astronomici.

56 Monte Vettore (Arquata del Tronto AP) Il Monte Vettore con i suoi 2478 mt di altitudine è la vetta più alta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e offre una magnifica visuale a 360 gradi sulle montagne di Umbria, Marche e Abruzzo. Senza dubbio gli sforzi dell ascesa impegnativa saranno ripagati: il silenzio irreale in prossimità della vetta è rotto soltanto dal suono della pietraia che sotto i passi diventa quasi una melodia, in lontananza lo scintillare dei centri abitati, e il chiarore che esplode dall Adriatico andando a illuminare terre, borghi e paesi. Lo sguardo riesce ad abbracciare il fondovalle marchigiano da Ancona all estremo sud sconfinando nell Abruzzo. Verso nord compare il Monte Sibilla con la catena dei Sibillini, e ad ovest il Lago di Pilato si rischiara lentamente assieme alla stupenda parete

57 rocciosa di Pizzo del Diavolo. Insomma, un esperienza davvero unica. Parco Naturale del Bartolo (Pesaro PU) Monte San Raggiungere il punto più elevato della falesia del Parco Naturale del Monte San Bartolo è piuttosto agevole, nella bella stagione il cammino notturno sarà accompagnato dal profumo delle ginestre e dal concerto dei grilli che in gran quantità eseguono tra l erba il loro canto d amore. Un volta sul bordo della falesia non resta che godersi lo spettacolo: gli usignoli si acquietano dando spazio al canto di fringuelli e scriccioli, la falesia pian piano si rischiara con le belle colline del pesarese alle nostre spalle e finalmente il mare e il cielo, con il sole incandescente che sale all orizzonte, mettono in scena un memorabile light show tutto per noi.

58 Parco Naturale del Monte Conero (Sirolo AN) Il promontorio del Parco Naturale del Monte Conero è un balcone naturale d eccezione per ammirare il sorgere del sole sul mare Adriatico. Il top è raggiungere attraverso il sentiero del Passo del Lupo un punto della falesia calcarea estremamente panoramico. Il cammino è accompagnato dagli intensi profumi della macchia mediterranea e una volta arrivati si rimarrà a bocca aperta per lo spettacolo del cielo e del mare. Sotto di noi, la meravigliosa spiaggia delle Due Sorelle che si illumina un po alla volta, e davanti il Mare Adriatico con i suoi colori di una bellezza indescrivibile. Anche la vicina Spiaggia dei Sassi Neri, libera e incontaminata, offre una location ideale per gustare l alba. Vi conquisterà anche di giorno, proprio sicuri di volere andare via? Una volta ammirata l alba, non rimane che stendersi al sole in totale relax. Monte Paganuccio (Fossombrone PU) Si può salire sul Monte Paganuccio, presso la Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo, attraversando faggete o prati da pascolo che al chiaro di luna regalano atmosfere davvero particolari. Una volta raggiunti i prati appena sotto la vetta, a circa m di quota, la volta celeste si aprirà offrendo una vista privilegiata sulle costellazioni e la Via Lattea. Con un po di pazienza non sarà difficile vedere solcare il cielo notturno da qualche stella cadente. Poi l alba si annuncerà con il suo chiarore, fin quando non regalerà una splendida vista che spazia dal mare all Appennino Umbro-Marchigiano.

59 Otto Marzo, Marche in Rosa: 5 figure femminili tra storia e magia Otto Marzo, Marche in Rosa: 5 figure femminili tra storia e magia Tra mito, arte e racconti popolari ecco 5 figure femminili che hanno lasciato traccia nella nostra Terra di Marca. Donne reali o create dalla fantasia popolare, celebrate da artisti e scrittori o il cui racconto è relegato ai borghi di origine. Le loro storie sono diventate l anima stessa dei luoghi ai

60 quali si sono legate, creandovi atmosfere di mistero e di magia. Enigmatiche, nobili ed eroiche sono lì a ricordare che la bellezza delle nostre Marche non può prescindere dalla forza interiore e dal fascino femminile. Un fascino capace di sfidare i secoli per portare fino a noi quella sensazione di sogno e di incanto che incontriamo nei paesaggi della nostra regione. La leggenda di Polisia Nella provincia di Ascoli Piceno è ancora viva la leggenda di Polisia, la figlia del prefetto romano Polimio che ebbe l ardire di convertirsi al cristianesimo. Inseguita dai soldati inviati dal padre, trovò rifugio sul Monte dell Ascensione svanendo per miracolo in una voragine. Tra gli anziani abitanti della zona, la leggenda vuole che percorrendo in silenzio i suggestivi sentieri del monte ascolano si riesca a sentire Polisia che lavora al suo telaio d oro con accanto una chioccia e dei pulcini d oro. Ancora oggi i devoti si recano ogni anno sul monte per venerarla ed esprimendo un desiderio gettano un sasso sul luogo in cui Polisia sparì. (il Monte dell Ascensione. Ph. Alessandro Galloppa)

61 Battista Sforza Battista Sforza, pesarese, è nota come moglie del Duca Federico di Montefeltro ma fu donna che amava la cultura con spiccate doti governative tanto da amministrare con abilità Urbino quando il marito si trovava distante dalla città. E raffigurata e resa immortale nel celebre dittico di Piero della Francesca, uno dei più celebrati capolavori dell arte rinascimentale. Nel quadro il suo portamento solenne si fonde in modo naturale con il paesaggio sullo sfondo, fedele rappresentazione del Montefeltro, terra a sua volta nobile per bellezza paesaggistica e ricchezza storico culturale. La veduta, in cui compaiono pinnacoli, creste rocciose e cime appuntite, decorate di castelli o torri merlate è stata recentemente riconosciuta nel distretto dei Monti Tausano, poco distante da San Leo. La leggenda di Fillide Amandola, splendido borgo ai piedi dei Monti Sibillini, conserva la leggenda di Fillide, figlia di Licurgo Re di

62 Sparta. Questa, non vedendo tornare il suo promesso sposo Demofonte partito per la guerra di Troia, ricevette la falsa notizia che il suo sposo, innamorato di un altra fanciulla, non sarebbe più tornato. Fillide scappò e giunse guidata dal suo dolore presso i Sibillini, e sul colle dove oggi sorge Amandola si tolse la vita. Il suo corpo si tramutò in un mandorlo, grande ma privo di foglie. Solo l abbraccio di Demofonte che la ritrovò trasformata, riuscì a rendere l albero ricco di gemme e di fiori. Da quel mandorlo antico ha preso il nome la città di Amandola. La Regina dei Piceni di Sirolo Tra le molte sepolture di epoca picena nell area del promontorio del Conero, una delle più ricche è senza dubbio quella detta della Regina di Sirolo. Numerosi e pregiati gli oggetti rinvenuti, tutti a confermare l importante ruolo che la donna aveva nella società picena: i resti di due carri (una biga e un calesse), una kline (letto) decorata in avorio ed

63 ambra, vasi per simposi, strumenti domestici e oggetti personali. Si pensa siano appartenuti ad una importante donna picena, presumibilmente una regina o una sacerdotessa dedita a riti magici e di guarigione. Il nome di questa donna resta perso per sempre nelle nebbie del tempo. La Maga Sibilla E infine, come non ricordate la famosa Maga, fata incantatrice, profetessa, indovina Sibilla? Secondo le tante tradizioni che ne celebrano i poteri divinatori, vive in un mondo magico nelle viscere dei monti che da essa prendono il nome: i Monti Sibillini. Tante e suggestive le storie sulla sua figura e sulle fate sue ancelle: passate di bocca in bocca tra il popolo montano oppure narrate in opere letterarie come il Guerrin Meschino (1430) di Andrea da Barberino, di grande successo e diffuso in tutta Europa o come il Paradiso della Regina Sibilla del provenzale Antoine de La Salle. Ancora oggi, calcando i sentieri che portano verso la grotta della Sibilla e sulla vetta, non si può fare a meno di volgere un pensiero a questa presenza arcana le cui origini affondano nei secoli remoti. (Il Monte Sibilla. Ph. Alessandro Galloppa)

64 7 Wine trekking da fare assolutamente nelle Marche 7 Wine trekking da assolutamente nelle Marche fare Le Marche sono una regione generosa di splendidi paesaggi, bellezze artistiche e tesori enogastronomici. Ecco sette itinerari marchigiani in cui il wine trekking o trekking del gusto se preferite, diventa un esperienza completa in cui si fondono natura, cammino e, naturalmente, vino. Ecco da Nord a Sud, i 7 wine trekking assolutamente tutti da

65 (de)gustare nelle Marche. Sangiovese e Bianchello dei Colli pesaresi 1. Un buon bicchiere di Sangiovese e Bianchello dei Colli pesaresi lo si può senza dubbio assaggiare nelle cantine di Fiorenzuola di Focara, splendido borgo nel territorio del Parco Regionale del Monte San Bartolo. Una passeggiata non troppo impegnativa ci permette di salire fino alle pendici della falesia sul mare, rimanendo piacevolmente in bilico tra l ambiente del mare, della costa e quello delle fertili campagne intorno. Un ambiente unico dove la struttura del terreno si sposa alla brezza marina per creare vini dotati delle caratteristiche di questo territorio: ricchi e armoniosi al tempo stesso.

66 Lacrima di Morro d Alba 2. Se dici Lacrima non puoi che proseguire con Morro d Alba. Le vigne offrono davvero una scelta ampia e suggestiva per delle tranquille camminate tra le colline che circondano il borgo. Vasta la scelta tra enoteche e aziende vitivinicole, dove degustare la Lacrima di Morro d Alba, vino la cui fama si perde nei secoli: infatti, abbiamo la prima citazione riguardo i vini di Morro d Alba addirittura grazie a Federico Barbarossa, che nel 1167, durante l assedio di Ancona, scelse il borgo come quartier generale. Gli abitanti furono perciò costretti a cedere all imperatore i migliori prodotti della loro terra, tra cui il famoso succo d uva di Morro d Alba. Rosso Conero 3. Camerano è famosa per le sue grotte misteriose ed imperdibili, e per la possibilità di degustare il Rosso Conero, vino che nasce da uve coltivate esclusivamente sulle dorsali del vicino Monte Conero. E allora cosa c è di meglio di una giornata passata sugli splendidi sentieri del promontorio affacciato sull Adriatico? Da una parte la falesia e il mare, dall altra il dolce digradare dei vitigni. Camerano con le sue grotte è a poca distanza e, una volta riemersi dal meraviglioso sistema sotterraneo, non resta che farsi versare un bel calice di Rosso Conero. Vernaccia di Serrapetrona 4. La Vernaccia di Serrapetrona è un meraviglioso spumante rosso, sia secco che dolce, coltivato in un area estremamente limitata nei pressi di Serrapetrona, un delizioso borgo medievale della provincia di Macerata. Camminare verso Serrapetrona significa compiere un tuffo indietro nei secoli. Da vedere il suo castello e la Chiesa di San Francesco, contenente un prezioso polittico di Lorenzo D Alessandro. Ma

67 l esperienza deve assolutamente proseguire con l assaggio della Vernaccia presso una delle aziende del territorio dove sarà possibile visitare gli appassimenti : strutture con le quali si realizza la tecnica di produzione della Vernaccia che prevede tra l altro un periodo di appassimento delle uve. Vino cotto 5. Loro Piceno può essere annoverato tra i gioielli delle colline maceratesi. Di fondazione preromana, è caratterizzato da un centro storico ancora intatto nella sua impostazione settecentesca. Dalla sua sommità dove spicca il Castello Brunforte, l occhio è catturato dalle colline e dalle belle campagne nelle quali vengono prodotti ottimi vini. Ma se si visita Loro Piceno l imperativo è uno solo: il vino cotto. La sua tecnica di vinificazione è rimasta pressocché invariata dai tempi in cui Plinio il Vecchio, nel 70 d.c. citava questa bevanda il cui vigore ricorda più un liquore che un vino. Rinvigoriti dall incontro ravvicinato con il vino cotto non

68 resta che godersi zaino in spalla tutta la bellezza delle campagne circostanti. Rosso Piceno 6. Vino relativamente giovane il Rosso Piceno prende il nome dall omonimo territorio marchigiano, contraddistinto da una splendida zona di fondovalle collinare e da borghi ben conservati, veri e propri scrigni di tesori artistici. Tra questi segnaliamo Ripatransone: la camminata verso questo borgo sarà un alternarsi di splendidi vigneti e preziosi residui di macchia mediterranea. Con la linea azzurra del Mare Adriatico sempre ben visibile, si potrà visitare il borgo di Ripatransone contraddistinto da palazzi nobiliari di età medievale, rinascimentale e barocca. Dopo aver assaggiato un buon calice di Rosso Piceno non si può tralasciare di visitare quella che è la chicca del paese: il vicolo più stretto d Italia, di soli 43 cm di larghezza. Passerina e Pecorino 7. Restando sempre nel distretto Piceno è d obbligo la visita di Offida, nella lista dei Borghi più Belli d Italia, splendida nei suoi scorci e nella piazza centrale. Ma il vero tesoro è la meravigliosa Santa Maria della Rocca, maestoso esempio di architettura romanico-gotica: la sua cripta e il ciclo di affreschi all interno vi lasceranno senza fiato. Nella sede dell Enoteca Regionale delle Marche potrete degustare i due bianchi rappresentativi di questo territorio: la Passerina ed il Pecorino. Pronti per una camminata tra vigne e colline? Fuori le mura si offrono dei sentieri davvero suggestivi, i Sibillini in lontananza ed un susseguirsi di aziende vitivinicole lungo il percorso presso le quali proseguire le vostre degustazioni.

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