SPORT OUTDOOR IN ABRUZZO Tra Divieti a Opportunità

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1 SPORT OUTDOOR IN ABRUZZO Tra Divieti a Opportunità In questo breve intervento colgo l occasione per riassumere l attività svolta dalla associazione Abruzzo Freeride Freedom che rappresento in tema di divieti alla pratica degli sport outdoor invernali in Abruzzo. Affinché i divieti si trasformino in opportunità di sviluppo turistico. Cinque anni fa, stufi di essere multati ed inseguiti dalle forze dell ordine per praticare il freeride, con un gruppo di amici abbiamo costituito la associazione AFF. Con lo scopo di affrontare insieme alla istituzioni questa situazione esistente solo in Abruzzo. I DIVIETI Vi erano, cinque anni fa, tre tipi di Divieti alla pratica del freeride alias sci fuoripista: (1) La legge regionale Abruzzese nr.24 art. 99 comma 1, che imponeva ai gestori degli impianti, al fine di non essere responsabili per chi scia fuoripista (che evidentemente non era proibito in assoluto), di affiggere dei cartelli di divieto o pericolo frane e valanghe. Ed ecco il proliferare dei cartelli Divieto di sci fuoripista. LEGGE: Il concessionario ed il gestore dell area sciabile attrezzata, o di parte di essa, non sono responsabili di incidenti che possano verificarsi nei percorsi fuoripista anche se accessibili dagli impianti di propria competenza, purché sugli stessi sia apposta idonea segnaletica di divieto di accesso o di pericolo di frane o valanghe. (2) La stessa legge regionale Abruzzese nr.24 art.99 comma 2, che indicava di non sciare fuoripista sui pendii ripidi sovrastanti le piste o impianti quando c è pericolo valanghe. Con una dizione però difficilmente interpretabile in maniera univoca. In particolare lo sci fuoripista non era vietato in assoluto ma solo in certi pendii. Ma nessuno sapeva quali. LEGGE:. E sempre vietato lo sci fuoripista lungo pendii interessati attivamente o passivamente da rischio di eventi valanghivi potenzialmente connessi con l area sciabile attrezzata. (3) Le Ordinanze di divieto dei Sindaci, che venivano emesse ogni anno in concomitanza della prima nevicata importante e poi restavano li in vigore per tutta la stagione. Ordinanze nate inizialmente per lo sci fuoripista nei comprensori sciistici e poi dilagate anche al di fuori dei comprensori proibendo anche lo sci alpinismo, escursioni, ciaspole, alpinismo etc. LA BATTAGLIA LEGALE La nostra associazione dunque ha messo in piedi una battaglia legale su questi tre punti. Forte del fatto che questi tre divieti non esistono in nessuna altra regione italiana, né dell arco alpino né dell Appennino. Nè esistono nei paesi d oltralpe Francia, Svizzera ed Austria. E soprattutto contrari alla legge nazionale che succintamente regola queste attività outdoor invernali all articolo 17. Senza introdurre nessun tipo di limite al suo svolgimento. Giusto imponendo l utilizzo dell Arva per lo sci alpinismo. LEGGE: Art. 17 (Sci fuori pista e sci-alpinismo) 1. Il concessionario e il gestore degli impianti di risalita non sono responsabili degli incidenti che possono verificarsi nei percorsi fuori pista serviti dagli impianti medesimi. 2. I soggetti che praticano lo sci-alpinismo devono munirsi, laddove, per le condizioni climatiche e della neve, sussistano evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso. La battaglia si è indirizzata dunque su due fronti separati : la modifica della legge regionale e le ordinanze dei Sindaci 1 di 5

2 LA LEGGE REGIONALE Abbiamo iniziato a contattare dapprima le stazioni locali di polizia, carabinieri, forestale, guardia di finanza di Roccaraso per esporre la questione. Poi, su loro indicazione la Questura dell Aquila. Poi su indicazione della Questura, siamo arrivati in Prefettura. La Prefettura ha recepito con attenzione il nostro esposto. Dopo un incontro in Prefettura per dei chiarimenti, ha svolto una indagine presso le forze dell ordine sul territorio che hanno confermato le cose che segnalavamo. Di conseguenza ha emesso una nota di alcune pagine indirizzata al Presidente della Regione Abruzzo per la modifica del famigerato art.99 della legge regionale 24. Indicando due possibilità: o di indicare su quali pendii fosse proibito sciare fuoripista e quali non, o di eliminare del tutto tale restrizione del comma 2 adeguandosi alla legge nazionale e quelle delle altre regioni. Questo avveniva dopo circa un anno dal nostro esposto. Dopo circa un altro anno (e mille s e telefonate in Regione), la Regione ed in particolare il Presidente della Commissione Territoriale Pierpaolo Pietrucci, ha puntualmente modificato tale art. 99 procedendo alla eliminazione del comma 2. Nonché alla eliminazione dal comma 1 dell obbligo per il gestore di esporre cartelli di divieto di accesso. Dandone successivo riscontro alla Prefettura, che gentilmente ne ha dato notizia a noi. Conseguenza di questa prima battaglia vinta è che lo sci fuoripista alias freeride è finalmente dal 2015 una attività totalmente lecita anche in Abruzzo come nelle altre regioni italiane. Con questo si sono risolti i primi due divieti sopra elencati, ma non il terzo quello delle Ordinanze LE ORDINANZE I SINDACI Fin dall inizio della nostra costituzione come associazione abbiamo incontrato il Sindaco di Roccaraso ed il Comando Forestale per farci spiegare in dettaglio le motivazioni a tali ordinanze. Abbiamo iniziato a scrivere di conseguenza delle s sia al Comune di Roccaraso che alla maggior parte dei Comuni interessati. Chiedendo che tali ordinanze non fossero emesse. Indicando le nostre motivazioni e sottolinenando che nelle Alpi queste ordinanze non esistono, pur avendo gli stessi problemi indicati dai sindaci. Suggerendo a tal proposito di confrontarsi appunto con i Sindaci delle stazioni alpine. Abbiamo peraltro qui trovato una totale non disponibilità dei Sindaci. Spesso con la motivazione noi facciamo bene, è al nord che sbagliano. Ci siamo rivolti quindi anche in questo caso alla Prefettura dell Aquila, che peraltro ci ha risposto che non avevano niente da eccepire a queste ordinanze. LA REGIONE Ci siamo allora rivolti alla Regione e siamo riusciti ad ottenere, grazie al consigliere Pierpaolo Pietrucci, una riunione con tutti i Sindaci interessati presso la regione, nel dicembre In tale riunione, una volta ascoltate le motivazioni dei Sindaci, il Presidente Pietrucci, sottolineò con determinazione che queste ordinanze sono un danno per il turismo abruzzese generato dagli sport outdoor. E, considerato che al nord tali ordinanze non esistevano, invitò i Sindaci a mettersi in contatto con dei Sindaci del nord per trovare una soluzione alternativa. Dando a tutti i presenti appuntamento dopo 10 giorni con la soluzione. Incontro che saltò per altri impegni del presidente Pietrucci e che non fu mai riconvocato, lasciando la questione appesa. Abbiamo poi fatto vari solleciti in Regione per effettuare la seconda riunione prevista, ma senza successo. IL TAR Nel frattempo, nel 2014, avevamo effettuato una colletta tra i nostri 340 soci per fare un ricorso al TAR, predisposto dall avvocato Colagrande, la cui udienza, dopo quattro anni di attesa c è stata lo scorso 7 marzo. E per la quale come sapete siamo in attesa di una decisione che faccia chiarezza sull argomento. 2 di 5

3 LA PREFETTURA La scorsa stagione abbiamo fatto sempre con l avvocato Colagrande due ricorsi alla Prefettura avverso alcune ordinanze, ma non abbiamo avuto mai una risposta nonostante i tanti solleciti. I POTERI/RESPONSABILITÀ DEI SINDACI Quale è esattamente il motivo/i per cui queste ordinanze vengono emesse? E sono leciti questi motivi? Cerchiamo di capire insieme come stanno le cose. Vi sono perlomeno tre chiari riferimenti normativi che danno ai sindaci dei poteri, ma anche la responsabilità, per tutelare la pubblica incolumità (1) La legge nazionale 363 già citata, da poteri ai Sindaci di adottare provvedimenti per la sicurezza di una stazione di sci. LEGGE nazionale nr.363 Art. 18 (Ulteriori prescrizioni per la sicurezza e sanzioni) 1. Le regioni e i comuni possono adottare ulteriori prescrizioni per garantire la sicurezza e il migliore utilizzo delle piste e degli impianti. (2) La legge 267 di Istituzione degli Enti Locali (richiamata nelle ordinanze) da ai Sindaci la facoltà di emettere provvedimenti per la incolumità dei cittadini LEGGE nr.267 del 2000, Art. 54, comma 2 (Attribuzioni del sindaco nei servizi di competenza statale) Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità' dei cittadini; per l'esecuzione dei relativi ordini può richiedere al prefetto, ove occorra, l'assistenza della forza pubblica. (3) La legge 225 sulla Protezione Civile (spesso richiamata nelle ordinanze) impone ai sindaci di proteggere la incolumità dei cittadini in caso di calamità naturali ed emergenza. E impone al servizio Meteomont del Corpo Forestale di avvertire i sindaci di tali eventi. LEGGE nr. 225 del 1992, Art. 15, comma 3 (Competenze del comune ed attribuzioni del sindaco) Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale. Siamo quasi arrivati al punto quindi di capire il perché i Sindaci emettono tali ordinanze: le norme danno loro tali responsabilità che, se vogliono stare veramente tranquilli, le devono quasi emettere per forza. A questo aggiungiamo il tassello finale che pone i Sindaci tra INCUDINE E MARTELLO: le comunicazioni di allerta meteo del servizio Meteomont del Corpo Forestale dello Stato. Anche esso responsabile per la legge vista sopra della protezione civile di avvertire i Sindaci dei pericoli meteo. Il servizio Meteomont manda una lettera (richiamata nelle ordinanze) con l allerta del pericolo valanghe, spesso anche con un invito a proibire le attività in montagna. Ed eccoci qua che abbiamo le ordinanze. LA RATIO UFFICIALE DELLE ORDINANZE Dunque alla luce di quanto detto sopra i Sindaci nel testo delle ordinanze quasi sempre scrivono di voler tutelare la pubblica e privata incolumità. Si preoccupano cioè di due cose: 1) Che in un comprensorio un freerider possa staccare una valanga su una pista e coinvolgere gli sciatori in pista (pubblica incolumità) 2) Che un freerider, o addirittura uno sci alpinista o ciaspolatore possano essere coinvolti in un incidente (privata incolumità) 3 di 5

4 PUBBLICA INCOLUMITA Un freerider stacca una valanga che uccide qualcuno in pista? In effetti potrebbe, detto cosi, accadere. Ma è mai accaduto? Analizzando il sito della AINEVA in cui sono elencati in dettaglio tutti gli incidenti da valanga in Italia degli ultimi dieci anni e più, si può verificare. Ebbene, per fortuna questo non è mai accaduto. Bisogna risalire a più di dieci anni fa allorché ad Artesina in Piemonte morì una ragazza travolta in pista da una valanga. Ma da una valanga spontanea, non provocata da un freerider. Non è mai accaduto perché la normativa nazionale e tutte le normative regionali sono molto severe su questo punto: le piste devono essere esenti da pericolo valanghe. E per ottenere questo innanzitutto non si tracciano nei comprensori delle piste in siti valanghivi. E se per caso un tratto della pista passa in un sito valanghivo deve essere protetta con difese strutturali (paravalanghe, terrazzamenti) o gestionali (bonifica con esplosivi, gasex, daisy bell etc.). O in ultima ratio, se quanto sopra non è possibile, la pista deve essere tenuta chiusa. Quindi la preoccupazione dei Sindaci in tal senso appare eccessiva. Magari potrebbero meglio assicurarsi che le previsioni di legge vengano seguite. PRIVATA INCOLUMITA Un Sindaco si preoccupa che un freerider possa staccare una valanga e venirne travolto ed ucciso? O addirittura uno sci alpinista che sta per i fatti suoi in montagna? Beh qui entriamo in una sfera di diritto privato più delicata. A noi appare inverosimile che si possa proibire uno sport per un potenziale pericolo a chi lo pratica. Andrebbero proibiti allora tutti gli sport pericolosi? Andrebbe proibito il surf da onda, il windsurf, il kite al mare, il downhill con la MTB, il parapendio, il deltaplano, il paracadutismo, l alpinismo, lo sci alpinismo, il freeride? E ci mettiamo tutti a giocare a golf? Magari con pure la motivazione che poi i soccorsi costano? O che si mette in pericolo la vita dei soccorritori? Questo è quello che i media ci raccontano. Questo è quello che la gente sa. Le attività outdoor in montagna sono da anni bersaglio di uno stupido quanto irresponsabile attacco mediatico. Media che spettacolarizzano in tv e sui giornali un incidente da valanga. Raccontandolo nei minimi dettagli. Spaventando le persone e allontanandoli dalla montagna. Con un danno indiretto al turismo invernale. Ma si, restiamo tutti in città nei centri commerciali! In Italia vige ancora il principio di autodeterminazione dell individuo nonché della libertà individuale. Ognuno è libero di andare e fare quello che vuole, anche uno sport cosiddetto pericoloso. Anche di gettarsi da un viadotto se vuole. La preoccupazione dei Sindaci appare fuori luogo. Ma se vogliamo anche eccessiva. Visto che in media in Italia (come in Francia, Svizzera, Austria) ogni anno vi sono circa 20 morti per valanghe, di cui 5 per il fuoripista. Confrontati con i 4500 morti in auto, 1500 in moto, 650 ciclisti, 350 pedoni, 400 affogati, 50 incidenti di caccia non sembra un problema sociale in cui lo stato debba intervenire. E magari anche confrontato con i circa 40 morti sulle piste da sci (tra incidenti e malori). LA RATIO NON UFFICIALE DELLE ORDINANZE Che poi tanto non ufficiale non è più essendo stata spiegata e verbalizzata durante la famosa riunione in Regione con tutti i Sindaci, dal Sindaco di Roccaraso Francesco Di Donato. Che come sappiamo è anche presidente del Collegio Maestri Abruzzo. E che quindi ha sia competenze giuridico-amministrative che tecniche. Il Sindaco ha spiegato che i Sindaci hanno paura, laddove succedesse un incidente da valanga ad un freerider o sci alpinista, di essere INCRIMINATO dal magistrato di turno. Incriminato per non avere ottemperato alle tante norme viste sopra che in un certo senso gli impongono di proteggere i cittadini. E dunque emettono queste ordinanze, senza poi in realtà preoccuparsi più di tanto che vengono rispettate. Perché il vero scopo è proteggersi da tale eventuale responsabilità. Ma anche qui allora la domanda sorge spontanea: quante volte è successo che un sindaco sia stato incriminato per la morte di un freerider o di uno scialpinista? A noi risulta mai. Anche qui dunque la preoccupazione risulta eccessiva. 4 di 5

5 E GLI ALTRI COMUNI DELLE ALPI? Nei comuni del nord delle alpi queste ordinanze non vi sono. Anche se in passato sporadicamente qualcuno ne ha fatte. Per poi trovare dei sistemi diversi di affrontare il problema. E quali sono questi sistemi? Cioè come si fa ad evitare che accadano le cose che i Sindaci indicano nelle loro ordinanze? Per quello che riguarda potenziali incidenti da valanga sulle piste, la cosa più semplice è andarlo a chiedere ai Sindaci del nord che queste ordinanze non fanno. Tutti pazzi, come ha ipotizzato di recente il Sindaco di Ovindoli in una intervista a Montagna TV. Sicuramente no. Andiamoci a parlare e lo scopriremo facilmente senza fare ipotesi azzardate. Di certo bisognerà anche consultare i Responsabili della sicurezza delle stazioni del nord. Che hanno già da anni imparato a gestire questo nuovo sport che è il lfreeride. Che solo 10 anni fa non esisteva in Italia, un pò prima all estero. E ci spiegheranno come fare. Magari ce lo spiegherà meglio di tutti il Responsabile della Sicurezza di Verbier in Svizzera dove ormai il 90% degli sciatori va fuoripista. Nella nuova frontiera del freeride che è lo sci totale. In cui si scia su tutto il territorio di una stazione sciistica e non solo sulle piste. Cosa che richiede una nuova gestione delle stazioni di sci, per 50 anni abituate ed organizzate per gestire solo lo sci in pista. LA SOLUZIONE ALLE ORDINANZE? La decisione del TAR nei prossimi giorni forse ci aiuterà a fare chiarezza sull argomento. Noi di Abruzzo Freeride Freedom proponiamo però anche di fare una bella gita in pullman sulle Alpi Italiane, Francesi, Svizzere, Austriache per visitare un pò di comprensori sciistici. Aumenteremo le nostre conoscenze ed allargheremo i nostri orizzonti pratici e spirituali. Tutti a bordo del Pullman della Consapevolezza! La benzina la paghiamo noi. Giulio Verdecchia - Presidente Abruzzo Freeride Freedom 5 di 5

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