La salute della Casa a Torino

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1 La salute della Casa a Torino Dati oggettivi Il Rapporto 2009 dell Osservatorio sulla condizione abitativa offre una approfondita analisi delle condizioni abitative dei torinesi, del mercato della locazione e del patrimonio abitativo cittadino, a partire da un esame dei processi demografici. Il rapporto mette anche in relazione tutte le possibili fonti di dati per costruire un quadro coerente e aggiornato, a fronte di alcune linee di tendenza ormai consolidate: la riduzione dell impegno finanziario dello Stato nelle politiche per la casa; l apertura al mercato privato alla ricerca di risposte non più ottenibili dall edilizia sociale; la diversificazione e la crescita della domanda abitativa; il passaggio di alcuni compiti in questa materia dalle Regioni ai Comuni, che hanno però un estrema carenza di risorse. Crescono ancora i single La popolazione torinese ha subìto un leggero aumento ( al 31 dicembre scorso, con un aumento dello 0,13 percento), una tendenza lenta ma costante degli ultimi sette anni. Il 5 percento dei torinesi ha cambiato indirizzo nel corso dell anno, ma tende a restare nella stessa circoscrizione (il 54% dei traslocanti). In leggera crescita il numero di famiglie (+0,2%), ma sono soprattutto i nuclei monoparentali e i single a crescere (+1,8 e +0,8%), mentre con le stesse percentuali si riducono le coppie con figli e senza figli. Da notare che, in valori assoluti, il numero delle persone sole ( ) supera il numero delle coppie con o senza figli ( ), una tendenza innescata negli ultimi tre anni. Gli stranieri sono il 13,6 percento della popolazione, dei quali il 38% di nazionalità romena. La maggiore concentrazione è nella Circoscrizione 5 (16%). Il patrimonio abitativo in cifre Unità abitative in città: , delle quali sono di tipo economico. Le prime abitazioni sono , le seconde case Abita in alloggio di proprietà il 60 percento delle famiglie (in provincia sono il 74,98%). Gi sfratti nell anno solare sono 3106 (nel mandamento del tribunale di Torino), un impennata rispetto al 2008: +25 percento. L incidenza degli sfratti per morosità è salita al 90 percento del totale, nel 2003 era il 74,7%. Il mercato della locazione Dalle rilevazioni si evince che nel 2009 le locazioni sono aumentate dell 1,87% rispetto al Il costo medio di una camera è di 309 euro al mese, con oscillazioni tra i 198 euro della zona di degrado ai 455 della zona di pregio. Gli euro salgono a 618 per due camere e cucina, ma in periferia si trova anche a 364 euro. Se nelle zone di pregio l affitto al metro quadro è di 15,19 euro (+10,63 percento rispetto al 2008), nel semicentro si scende a 8,5 euro (-8,82%). Affitti in forte crescita anche in centro (12,99 euro al mq, +8 percento). I risultati delle politiche pubbliche A Torino sono 18mila gli alloggi Erp gestiti da Atc, dei quali 5854 di proprietà del Comune. Le famiglie che hanno chiesto un alloggio nell ultimo bando del 2007 sono La Commissione emergenza abitativa ha dovuto affrontare ben 611 casi, risolvendone il 1

2 31 percento. Delle 307 segnalazioni dei servizi Socioassitenziali, il 26 percento ha avuto esito positivo. Assegnati 461 alloggi Erp, il 31% da Bando, il 35% da emergenza abitativa, 31% da casi sociali segnalati. Per il Fondo nazionale per il sostegno alla locazione hanno fatto domanda famiglie; distribuito nel Bando 2007, l ultimo assegnato, un contributo medio di 650 euro. Locare ha accompagnato al contratto d affitto 464 famiglie, portando a 2770 il numero di contratti stipulati dal Casa e politiche dell abitare L analisi che emerge dall Osservatorio della Condizione Abitativa dell anno 2009 mette in evidenza l esigenza di fornire risposte differenziate al problema della casa nella Città di Torino. Il disagio abitativo non riguarda infatti solo le fasce in assoluto più deboli della popolazione. Vi è una vasta area, che potremmo definire grigia, di persone che si trovano a fronteggiare il problema abitativo pur potendo contare su un reddito e su una condizione di relativa stabilità. In questo caso la questione abitativa rappresenta, al contempo: un freno alla definizione dei propri progetti di vita (relativi al lavoro, all autonomia dalla famiglia di origine, alla costruzione di una nuova famiglia); un grave rischio sociale, laddove si venga a rompere il precario equilibrio raggiunto (sfratto, fine di una coabitazione,..). In questa area grigia, si trovano famiglie monoreddito, lavoratori precari, famiglie mono-genitoriali, giovani e anziani. Il Social Housing rappresenta uno degli strumenti tramite il quale sostenere questa area grigia che non rientra nei canoni di povertà economica previsti per accedere all edilizia residenziale pubblica ma che, allo stesso tempo, non è in grado, da sola, di misurarsi con il mercato odierno dell abitare. Il Social Housing rappresenta quindi delle diverse strategie di intervento da mettere in campo per rispondere alle necessità di una platea che è estremamente differenziata in termini di bisogni, di risorse e di aspettative. Si tratta di un area di persone che incontra il problema della casa nella ricerca di un abitazione adeguata a costi accessibili, ma anche, spesso, nella difficoltà/impossibilità di mantenere la casa in cui vive. Nuove fragilità Oltre alle situazioni di difficoltà effettive (di tipo economico o legate al sovraffollamento), va considerato anche l esposizione a situazioni di rischio. Per le famiglie proprietarie, il rischio è legato alla presenza di mutui a tasso variabile che, in caso di rialzi dei tassi di interesse, potrebbero portare la rata del mutuo sopra la soglia di sostenibilità (30% del reddito). La domanda abitativa è collegata non solo alla povertà economica, ma anche ai profondi cambiamenti intervenuti nella composizione delle famiglie, con nuovi nuclei familiari sempre più stretti e l aumento del numero di persone che vivono da sole. Diversi sono i fattori alla base di questo cambiamento nella composizione familiare (denatalità, allungamento della speranza di vita, instabilità nei rapporti di coppia,..). Da ricordare che, accedono oggi al mercato dell affitto in prevalenza le famiglie numerose (che vivono in Italia anche il problema di un accentuata povertà), da un lato, e le persone sole, dall altro. Cresce, inoltre, il numero delle famiglie composte da un solo genitore con figli. 2

3 Una condizione di precarietà abitativa, anche estrema, può, inoltre, essere causata da una separazione familiare, fenomeno costantemente in crescita negli ultimi anni. E significativo, soprattutto tra la popolazione anziana, il numero di persone che vive da sola. La causa è, ovviamente, da ricercarsi nel miglioramento delle aspettative di vita della popolazione e, dall altro lato, ad un minor ricorso alla istituzionalizzazione in casa di riposo a fronte della possibilità di avvalersi di una assistente familiare (le cosiddette badanti ) per vivere autonomamente anche in età molto avanzata. I flussi migratori sono all origine di una nuova e forte domanda sociale di abitazioni. La possibilità di disporre di un abitazione dignitosa rappresenta un passaggio fondamentale per ogni progetto di inclusione delle persone e delle famiglie migranti e, dall altro lato, per chi amministra il territorio, tale possibilità rappresenta una risorsa necessaria per scongiurare fenomeni di degrado urbano, di sfruttamento e di sovraffollamento. La fase di transizione all età adulta dei giovani si è accompagnata nel tempo con la necessità di uscire dalla famiglia di origine per formarne una nuova ed autonoma, con la conseguente necessità di reperire un abitazione indipendente ed adeguata, oggi si direbbe sostenibile per il nuovo nucleo. Nell ultimo decennio invece, ha preso forma un nuovo scenario, caratterizzato dall allungamento del tempo dedicato allo studio ed alla ricerca di un occupazione, dall aumento delle condizioni di precarietà del lavoro e da una sostanziale instabilità sociale ed economica dei giovani i quali sempre più spesso scelgono di rimanere nella famiglia di origine anche oltre il raggiungimento dell età adulta. In questo contesto assumono particolare importanza forme innovative di residenza, nelle quali sia possibile vivere in modo temporaneo il periodo più o meno lungo di transizione da condizioni sociali più fragili a situazioni più consolidate. Una caratteristica specifica di questo target è data dalla ricerca di soluzioni abitative per singoli, e non solo per nuclei famigliari, che cercano un luogo dove vivere con costi bassi, rapportabili alle entrate modeste derivanti dalla precarietà lavorativa, soluzioni però che forniscano anche servizi e supporti alla vita di tutti i giorni, magari condivisi tra più soggetti. Viene meno in fondo in questi casi l equazione una famiglia per un alloggio, che ha connotato la tipologia dell edilizia residenziale negli ultimi 100 anni nel nostro Paese. In questo senso Il Comune di Torino ha individuato diversi filoni di lavoro sui quali è attiva la sperimentazione: a) promozione di forme innovative di co-housing per il giovani nel mercato privato; b) avvio di coabitazioni solidali nei quartieri pubblici; c) realizzazione di alberghi sociali a cura dei operatori privati; d) sostegno a operatori pubblici o privati che vogliano sperimentare forme di residenze collettive; a lato di queste iniziative sono state attivate ulteriori forme di sostegno per i giovani in uscita dalla famiglia che acquistino alloggi stipulando mutui, e la destinazione di alloggi, esclusi dall e.r.p., ma inseriti in quartieri pubblici, a famiglie di giovani individuate a mezzo di avviso pubblico per migliorare il mix sociale del contesto urbano e con finalità di solidarietà di vicinato, come nel caso dell intervento di ricostruzione di una parte degli alloggi demoliti in via Artom, in attuazione del P.R.U, o come previsto nei contratti di quartiere II di via Dina e di via Ghedini. 3

4 Le residenze collettive e gli alberghi sociali, una possibile risposta Nell ambito delle soluzioni abitative temporanee per i giovani le residenze collettive rappresentano in linea teorica un ottima risposta, nel nord Europa ad esempio sono diffuse molte tipologie di queste strutture residenziali. Nella nostra città è di particolare interesse il sistema dei collegi universitari gestiti dall E.di.s.u., che rappresenta un buon esempio tipologico di residenza collettiva per giovani. L ente per il diritto allo studio universitario creato dalla Regione ha come destinatari unici gli studenti iscritti alle università torinesi, di conseguenza non può fornire servizi ad altri giovani. Nel panorama dell edilizia residenziale pubblica non si trovavano riscontri per questo tipo di modalità di abitare, le linee per il social housing approvate dalla Regione Piemonte, in questo senso rappresentano un occasione importante per l avvio di sperimentazioni pratiche su questo tema. Infatti la domanda di residenza temporanea manifestata da giovani lavoratori o neo laureati che per effetto della precarietà del lavoro, anche qualificato, devono spostarsi o vogliono uscire dalla famiglia di origine è molto forte. Sulla base di queste considerazioni Il Comune di Torino ritiene possibile trovare dei partners privati che possano essere interessati ad investire nella realizzazione di residenze collettive sociali destinate a giovani. In particolare soggetti appartenenti al mondo della finanza etica e non speculativa, o più in generale del Terzo Settore. Per parte sua il Comune ha individuato aree e immobili da destinare a questo uso; mettendole a disposizione di soggetti privati attraverso l emissione di un apposito avviso pubblico. In quest ottica è stato previsto, già all interno del Piano Casa 2007/2008 approvato dal Consiglio Comunale della Città, la promozione di progetti di housing sociale per fornire una risposta ad una domanda abitativa che possa rispondere alle esigenze di una fascia di popolazione che, per ragioni diverse, da un alto non è in grado di sostenere per intero il canone di locazione e, dall altro, può improvvisamente passare da una situazione di stabilità economica ad una condizione di fragilità e vulnerabilità sociale Non solo residenza, ma anche servizi alla persona Le strutture destinate alla residenza temporanea, alberghi sociali e residenze collettive, dovranno prevedere la collocazione di servizi alla persona rivolti sia ai clienti delle strutture residenziali stesse, sia al resto dei residenti, aumentando di fatto la qualità e l entità dell offerta di servizi e la possibilità di realizzare una maggiore miscela di funzioni insediate nel quartiere. In ultima analisi strutture di questo genere perseguono l obbiettivo di creare mix sociale e mix funzionale su scala locale. Oltre a locali per la cucina ed il soggiorno comuni, sarà prevista la collocazione di attività quali; lavanderia, medicheria, sala gioco per bambini, sala polivalente, piccola palestra, giardino comune. I progetti che verranno presentati al Comune, in esito alle presente candidatura, saranno selezionati dando priorità alla previsione di servizi alla persona integrati a scala locale e orientati allo sviluppo della capacità ed autonomia degli ospiti 4

5 Le Coabitazioni solidali Da tempo la Città si è posta l obiettivo di favorire una maggior coesione ed integrazione sociale all interno dei quartieri di edilizia residenziale pubblica. Con Deliberazione della Giunta Comunale dell agosto 2004 vengono approvate le Linee Guida per promuovere il mix sociale negli insediamenti di Edilizia residenziale pubblica (erp) per favorire un arricchimento del mix socioculturale nella aree urbane più marginali e caratterizzate da un elevata presenza di edilizia pubblica. Le linee guida tendono ad incidere su una differente composizione socio culturale nei quartieri pubblici e prevedono azioni per sperimentare e realizzare il mix sociale sia negli ambiti nei quali erano in corso o stavano concludendo i programmi complessi di rigenerazione urbana, sia per sostenere l insediamento degli abitanti nei nuovi edifici resisi disponibili a seguito della riconversione dei villaggi olimpici. I Contratti di quartiere II, collocati in ambiti caratterizzati dal degrado delle costruzioni e dell ambiente urbano, con carenze di servizi, da un contesto di scarsa coesione sociale e di marcato disagio abitativo, prevedono interventi innovativi volti a incidere direttamente sul tessuto sociale dei quartieri interessati incentivandone la miscela. Nei nuovi insediamenti di "SPINA 3" e dell'ex mercato ortofrutticolo all'ingrosso (M.O.I.) è stato attuato un progetto di assegnazione, elaborato in accordo con le organizzazioni sindacali dell'inquilinato SUNIA, SICET e UNIAT, di carattere innovativo con l obbiettivo di evitare che un così elevato numero di alloggi di edilizia pubblica, concentrati in due sole aree cittadine, potesse determinare nuove condizioni di disagio sociale, anziché contribuire all'avviata riqualificazione delle aree stesse. Con tale progetto, completato nei primi mesi del 2007, si è inteso garantire un mix sociale e culturale il più possibile ricco e coeso, attraverso una composita ed equilibrata presenza delle diverse componenti sociali e tipologie di fabbisogno abitativo in modo da favorire una buona integrazione. In questa ottica sia il Piano Casa della Città per gli anni , sia il Piano Regolatore Sociale, definito nel giugno 2008, costituiscono strumenti utili al potenziamento della capacità dei cittadini di stare bene, coinvolgendo la salute sociale, che riguarda sia la soddisfazione dei bisogni di base, tra i quali vi è la qualità dell abitare, sia componenti della salute non immediatamente percepibili della coesione sociale come il tempo libero, le reti sociali, la sicurezza e tutto ciò che riguarda il benessere e la qualità della vita. In tale prospettiva, limitatamente al complesso di Spina 3, si è estesa la sperimentazione favorevole intrapresa nel 2007 dall Associazione ACMOS (Aggregazione Coscientizzazione Movimentazione Sociale) nel quartiere popolare di via San Massimo n. 31 e 33, per realizzare un esperienza comunitaria che fornisca opportuni servizi integrativi delle politiche della casa ed in particolare presidi l'evolversi di comportamenti abitativi più evoluti e finalizzati alla crescita delle sensibilità civiche e della cultura della convivenza. L attività dell Associazione è diretta in particolare verso la conoscenza reciproca di tutti gli abitanti del complesso e la gestione degli interventi di animazione socio-culturale e commerciale. Con tale iniziativa la Città intende favorire il mix sociale, prevenire l insorgere di forme di degrado sociale nel complesso immobiliare in oggetto e, attraverso azioni mirate, favorire la realizzazione di una rete di comunità solidale. Il Piano Casa , approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 205 del 29 dicembre 2008, conferma le linee programmatiche per l housing sociale già introdotte nel precedente biennio ed amplia con nuove ipotesi di intervento le politiche per la coabitazione e l abitare sociale. 5

6 L attività che si propone di attuare è rappresentata da una comunità di coabitazione per giovani volontari che accettino un patto di collaborazione con il Comune e l Atc per lo sviluppo delle relazioni tra inquilini, la mediazione dei conflitti tra gli abitanti, l accompagnamento ai servizi sociali o sanitari dei più deboli, il sostegno delle persone fragili e lo sviluppo della comunità insediata in ambiti di edilizia popolare. Il patto prevede da parte del Comune un forte sconto sul costo dell affitto degli alloggi messi a disposizione in cambio della disponibilità di ogni giovane coabitante di offrire dieci ore di lavoro volontario a settimana per l attuazione del progetto realizzato in collaborazione con le istituzioni cittadine. Un gruppo di lavoro misto, composto dai Settori interessati del Comune, della Circoscrizione, dell Agenzia Territoriale per la Casa e dei giovani stessi, progetta, monitora e valuta il progetto di sviluppo di comunità e di tutte le attività svolte nel quartiere pubblico, facilitando allo stesso tempo il rapporto con gli uffici dei diversi Enti. Le esperienze fin qui realizzate hanno messo in luce come l attività della coabitazione solidale sia diretta in particolare verso la conoscenza reciproca di tutti gli abitanti del complesso, la gestione creativa dei conflitti, la realizzazione di interventi di animazione socio-culturale e commerciale, all educazione al consumo critico ed al rispetto dell ambiente,con la partecipazione degli inquilini. A cura di Giovanni Magnano 6

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