Prefazione Gli hobbit di Ives

Transcript

1 Prefazione Gli hobbit di Ives Stavo per scrivere che Ives Coassolo è l uomo più adatto a scrivere qualcosa sugli hobbit, ma per essere più preciso devo scrivere che Ives Coassolo è il mezzo-uomo più adatto a scrivere degli hobbit. Quando l ho conosciuto di persona, Ives era mascherato da Bilbo Baggins, travestimento perfetto. Inoltre Ives ha anche il volto vagamente somigliante a quello dell attore che nel film di Peter Jackson ha interpretato il ruolo di Sam Gamgee (e, cosa ancora più importante, ha il cuore simile a quello del personaggio creato da Tolkien), quindi la miscela- 3

2 hobbit era veramente esplosiva: Bilbo + Sam, che cosa si vuole di più? Il punto essenziale è che sia io che Ives facciamo parte di quella schiera dei lettori di Tolkien particolarmente innamorati degli hobbit. Penso e spero che siano tanti questi lettori, perché gli hobbit in effetti sono il grande dono che Tolkien ha fatto alla letteratura mondiale; tutto il resto che il lettore trova nelle storie della Terra di Mezzo (cavalieri e sortilegi, spade e battaglie, stregoni e talismani, reami meravigliosi e cupe caverne) è infatti qualcosa di già noto, come osserva Ives in questo piccolo quanto opportuno volumetto: una galleria di personaggi, luoghi e temi narrativi proveniente dal mondo delle antiche leggende e mitologie del Nord-Europa. Gli hobbit invece provengono direttamente dalla fantasia di Tolkien, e neanche lui saprebbe spiegare da dove siano nati: li ha ricevuti in dono un giorno d estate di quasi ottant anni fa e il dono è stato rimesso in circolo dallo scrittore inglese per la gioia dei lettori sparsi per il mondo. Diceva Borges che la letteratura è uno dei nomi della felicità, e aveva ragione: tutti i lettori di Tolkien conoscono bene la verità di questa affermazione. E 4

3 gli hobbit rappresentano senz altro il culmine di questa felicità. Tempo fa sono passato da una Hobbiton (le feste annuali che organizza la Società Tolkieniana Italiana) e ho visto tante persone travestite dai mille personaggi inventati da Tolkien, ma pochi o nessuno travestito da Hobbit... ci sono rimasto male, mi è sembrata una Hobbiton priva di senso. Il senso delle opere di Tolkien secondo me risiede in questi piccoli ometti, ed anche per questo è da salutare con gioia questo nuovo lavoro di Coassolo che, come dice in apertura, ha scelto di attingere a quella «miniera di mithril» (bella definizione) che è la corrispondenza epistolare dello scrittore. Perché il senso di queste opere è profondamente umano (altrimenti non ci interesserebbe), come si deduce dall affermazione presa dalla famosa lettera a Milton Waldman in cui si dice che Il Signore degli Anelli è una storia «vista soprattutto attraverso gli occhi degli hobbit: in questo modo, in effetti, diventa antropocentrica». Se noi (lettori) vediamo qualcosa in questa storia, lo vediamo per mezzo degli occhi degli hobbit, perché in fondo noi siamo gli hobbit (con tutti i loro pregi e difetti), sono loro il vero ponte tra la storia e il 5

4 lettore. Non è un caso che Tolkien abbia sparpagliato gli hobbit in giro per tutta la Terra di Mezzo e noi quindi possiamo scoprire tutte le bellezze e i pericoli che si annidano nei meravigliosi territori inventati da Tolkien, dalla Contea a Gran Burrone, da Moria a Lothlorien, da Fangorn all Ithilien, da Rohan a Isengard, da Gondor a Mordor. C è un solo posto dove gli hobbit non ci guidano (e infatti non ne sapremo nulla se non in via indiretta dal racconto di Legolas e Gimli): il Sentiero dei Morti, ma proprio perché gli hobbit sono i vivi, coloro che con il loro umile entusiasmo vivificano tutti i luoghi che visitano. Così anche il luogo del racconto fantastico e dell epica, genere letterario ormai morto da secoli, è stato riportato in vita dall avvento imprevisto e improvviso di questi mezzi-uomini. Niente è più contagioso dell entusiasmo e così il mezzo-uomo Ives Coassolo, metà Bilbo metà Sam, non ha potuto fare a meno di scrivere il suo piccolo omaggio agli hobbit, con la stessa umiltà e semplicità dei personaggi di cui scrive. Di questo gli sono grato e penso lo saranno anche i suoi lettori. Andrea Monda 6

5 Introduzione A Edoardo Raviol (Dudu), che ci ha preceduto troppo presto al di là del grande mare a contemplare le Bianche Sponde. «In un buco sottoterra viveva uno hobbit»: così inizia uno dei più grandi romanzi del secolo scorso: Lo Hobbit o la riconquista del tesoro. Cos è uno hobbit? Come vive? Da cosa l autore ha preso spunto per inventarlo? È Tolkien stesso che ce ne parla in quella grande fonte di informazione, quella miniera di mithril, come l abbiamo definita nel testo precedente sulla figura di Gandalf 1, che sono le Lettere con le quali il nostro autore rispondeva ai suoi lettori e ai personaggi che ruotavano attorno al libro. Provando a scavare ancora, senza la pretesa accademica di svelare 1 I. Coassolo, Gandalf visto da Tolkien, Effatà Editrice, Cantalupa (To)

6 tutto il possibile ma con la speranza divulgativa di far nascere nel cuore del lettore quella sana curiosità che lo avvicini sempre più ai racconti, il presente testo vuole trasmettere o meglio ri-trasmettere quello che Tolkien stesso ha detto a proposito della sua invenzione più peculiare: gli hobbit. Chi erano e quale peso specifico hanno sia nel racconto de Il Signore degli Anelli che nella più ampia mitologia del filologo inglese. Cercheremo anche di approfondire il significato di questo popolo di mezziuomini che vivono nel nascondimento e nella pigrizia, ma sono capaci di slanci di generosità e coraggio impensabili a prima vista. Fino a scoprire che i piccoli, nelle loro scelte, hanno il potere di sconfiggere il male. Anche un male grande. Immergersi nelle Lettere, in Italia pubblicate con il titolo La realtà in trasparenza è davvero fare un tuffo nei meandri più segreti de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, scoprire il dietro le quinte di uno spettacolo a tre dimensioni. Ma ora lasciamo parlare direttamente e il più possibile il nostro autore. Ives Coassolo