La popolazione straniera residente in Italia
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1 Approfondimenti di Laboratorio Roma La popolazione straniera residente in Italia di Sergio Natalizia Dicembre 2007 Intervento pubblicato nella rivista N 3 ottobre 2006 Numero monografico TO ITALY L immigrazione straniera nel nostro Paese
2 premessa I flussi migratori diretti verso il nostro paese costituiscono uno degli eventi socio-demografici di maggior rilievo degli ultimi decenni del Novecento. Dagli anni settanta e con maggiore intensità negli anni ottanta, l'italia si è andata infatti caratterizzando quale terra di attrazione per i flussi migratori, divenendo gradualmente da tradizionale Paese di emigrazione, area di immigrazione. Nonostante la rilevanza del fenomeno e la portata delle sue conseguenze, non si può affermare che esistano esaurienti elementi di conoscenza circa la reale entità e le caratteristiche strutturali della presenza straniera in Italia. Secondo la documentazione ufficiale, si possono seguire tre direttrici che corrispondono alle fonti disponibili: i dati sulla popolazione residente forniti dai censimenti e dalle anagrafi comunali; i permessi di soggiorno rilasciati a qualunque titolo dal Ministero degli interni; le regolarizzazioni di pregresse situazioni lavorative irregolari. E poi da sottolineare come in tale contesto la presenza straniera comprenda al suo interno anche una ulteriore realtà non semplice da analizzare, caratterizzata spesso da situazioni di clandestinità e precarietà sempre difficilmente quantificabili. L analisi delle fonti citate ha mostrato come l'immigrazione straniera in Italia sia stata particolarmente consistente a partire dal 1980: in soli dieci anni si è più che raddoppiata la consistenza numerica tanto dei residenti ( ) quanto dei soggiornanti (divenuti circa ). I regolarizzati ai sensi delle due sanatorie sono risultati, rispettivamente, e oltre La composizione etnica della corrente migratoria ha visto aumentare, a scapito degli immigrati tradizionali nel nostro paese (europei e latinoamericani) e in maniera sempre più consistente col passare del tempo, gli stranieri provenienti dai paesi del terzo mondo, costretti ad abbandonare la propria terra per il grave e persistente squilibrio tra crescita demografica e sviluppo economico. Nel contempo, hanno preso consistenza tipologie di immigrazione diverse da quella dei lavoratori stranieri con regolare permesso di soggiorno e dagli immigrati clandestini: quella di coloro che chiedono l'ammissione per ricongiungimento famigliare e quello dei rifugiati che chiedevano asilo politico. Complessivamente si tratta di una presenza assai variegata e frazionata, un intreccio di culture, di religioni e costumi diversi: circa l 8% proviene da un paese comunitario (per cui sarebbe improprio il termine di immigrazione), gli africani sono circa il 20% (due terzi dal Nord Africa), gli asiatici circa il 17%, i latino-americani il 9%; quasi il 39% proviene dai paesi dell'est e da quelli balcanici. L'accoglimento delle masse di profughi provenienti da questi paesi dopo il crollo del muro di Berlino e in seguito alla guerra civile nella ex Iugoslavia, ha posto numerosi problemi di convivenza e di inserimento nel tessuto sociale italiano, e se da un lato è sottostato a considerazioni di opportunità politica e solidarietà internazionale, dall'altro ha risposto anche a criteri prevalentemente economici, in quanto la manodopera straniera ha supplito ad una carenza endemica di lavoratori in attività particolarmente faticose e poco remunerative. In questa sede come fonte per l analisi, abbiamo utilizzato i dati sulla popolazione residente forniti dalle anagrafi comunali e comunicate dall ISTAT, in quanto hanno permesso di analizzare, con omogeneità quantitativa e qualitativa di informazione, lo spazio temporale dal 2002 al La popolazione straniera residente in Italia Il dato ISTAT sulla popolazione residente in Italia ha evidenziato anche nel 2005 un incremento: ci stiamo avvicinando a quota 59 milioni di individui. Ma non ci troviamo di fronte ad un boom della natalità, l aumento dipende quasi totalmente dagli immigrati, la cui presenza ha fatto pendere l ago della bilancia demografica sul segno positivo. Nel complesso, le dinamiche migratorie contribuiscono per oltre il 92 per cento alla crescita della popolazione residente, passata da a unità nel corso del 2005, per cui l incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva ha raggiunto, alla fine dell anno passato, il 4,5 rispetto al 4,1 per cento di fine L ISTAT ha rilevato infatti a fine stranieri residenti in Italia; rispetto all anno precedente gli iscritti all anagrafe aumentano di unità (+11,2%). L incremento è inferiore a quello registrato nei due anni precedenti, quando l aumento dei residenti stranieri era stato determinato in larga misura dagli ultimi provvedimenti di regolarizzazione (Legge n. 189 del 30 luglio 2002, art. 33, e Legge n. 222 del 9 ottobre 2002), grazie ai quali numerosi immigrati, già irregolarmente presenti in Italia, avevano potuto sanare la propria posizione e iscriversi successivamente all anagrafe.
3 La crescita della popolazione straniera residente nel nostro paese è dovuta anche all aumento dei nati di cittadinanza straniera (figli di genitori entrambi stranieri residenti in Italia) che nel 2005 si è tradotto in un saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) in attivo di unità. Il saldo, pur essendo nettamente inferiore rispetto a quello determinato dai flussi migratori, è particolarmente significativo soprattutto se contrapposto al bilancio naturale della popolazione residente di cittadinanza italiana, che risulta invece negativo per unità. Il numero di nati in Italia da genitori stranieri è complessivamente risultato pari al 9,4% del totale dei nati in Italia Il saldo naturale della popolazione straniera è quindi ampiamente positivo e in aumento rispetto agli anni precedenti. Infatti, l altra componente del bilancio demografico naturale degli stranieri residenti in Italia, quella rappresentata dai decessi, è ancora numericamente molto contenuta grazie alla struttura per età ancora giovane della popolazione straniera. Gli ingressi dall estero sono , inferiori a quelli del 2004 ( ), anno in cui molti stranieri si sono iscritti all anagrafe dopo aver regolarizzato la propria presenza; le cancellazioni per l'estero sono , un numero pressoché costante nel corso degli anni, anche per la scarsa propensione degli stranieri a dichiarare all anagrafe la partenza in caso di rimpatrio. Il saldo migratorio con l estero resta dunque molto elevato ( ). Il basso numero di cancellazioni per l estero è in parte compensato dalle cancellazioni per irreperibilità di cittadini stranieri ( nel 2005), effettuate a seguito degli accertamenti periodici disposti dalle Anagrafi comunali, le quali rendono negativo il saldo degli iscritti e di cancellati per altri motivi, ampiamente positivo del 2002 e del 2003 a causa del reintegro nella popolazione residente di stranieri sfuggiti alle operazioni censuarie. Sono sempre più numerosi gli immigrati che diventano italiani per acquisizione di cittadinanza: si tratta di un fenomeno in crescita ( nuovi cittadini italiani nel 2005, circa il 50% in più rispetto al 2004) anche se ancora relativamente limitato, considerando che dal 1996 esse sono risultate complessivamente Le concessioni di cittadinanza per naturalizzazione, per le quali l attuale legislazione pone come requisito almeno 10 anni di residenza continuativa, sono circa il 15% del totale. Tab. 1 Bilancio demografico della Popolazione Straniera residente Anni movimento della popolazione Popolazione straniera residente al 1 Gennaio Iscritti per nascita Iscritti da altri comuni Iscritti dall'estero Altri iscritti Totale iscritti Cancellati per morte Cancellati per altri comuni Cancellati per l'estero Acquisizioni di cittadinanza italiana Altri cancellati Totale cancellati Saldo demografico Popolazione straniera residenta al 31 Dicembre var % tra inizio e fine anno 14,2 28,4 20,7 11,2 incidenza % della popolazione straniera sulla popolazione totale a fine anno 22,8 20,7 20,9 21,9 L insediamento della popolazione straniera in Italia paese interessa in modo preponderante le regioni del Centro-Nord; il Mezzogiorno accoglie soltanto il 12% della popolazione straniera, la parte restante è suddivisa fra il Nord-Ovest (36,6%), il Nord-Est (27,4%) e il Centro (24%). In Lombardia sono concentrati quasi il 25% degli stranieri, ma l anche il Veneto (12,0%) e l Emilia-Romagna (10,8%) mostrano valori di rilievo cui fa riscontro nel resto del paese solo il valore del Lazio (10,3%).
4 Nel Centro-Nord la popolazione straniera è distribuita piuttosto uniformemente in rapporto alla popolazione complessivamente residente: infatti l incidenza è più elevata nelle regioni settentrionali (mediamente pari al 6,4%), il Centro segue a non molta distanza (5,7%), mentre nel Sud e nelle Isole la quota di stranieri è molto inferiore e pari, mediamente, al 1,6%. La Lombardia (7,1%), l Emilia-Romagna (7,0%) e il Veneto (6,8%) nel Settentrione e l Umbria (6,9%) nel Centro sono le regioni con l incidenza più elevata di popolazione straniera sul totale residenti, mentre tra le regioni del Mezzogiorno solo l Abruzzo (3,4%) segnala un apprezzabile percentuale di stranieri residenti. Tab. 2 Popolazione residente per regione Anno 2005 Regioni Residenti Stranieri Incidenza stranieri Piemonte ,3 Valle D'Aosta ,0 Lombardia ,1 Trentino Alto Adige ,7 Veneto ,8 Friuli Venezia Giulia ,4 Liguria ,7 Emilia Romagna ,0 Toscana ,0 Marche ,0 Umbria ,9 Lazio ,2 Abruzzo ,4 Molise ,3 Campania ,6 Puglia ,2 Basilicata ,1 Calabria ,7 Sicilia ,5 Sardegna ,1 TOTALE ITALIA ,6 Fig. 1 Incidenza Stranieri su totale residenti Le comunità cresciute maggiormente sono quelle provenienti dai paesi europei non aderenti all Unione Europea (per un confronto omogeneo sono stati considerati aderenti all Unione nel periodo considerato anche i paesi entrati nella UE nel 2004), sono più che raddoppiate (+113,5%) rispetto al Alcune cittadinanze mostrano incrementi straordinari: gli ucraini sono passati da meno di unità a , i rumeni da a e gli albanesi da a Aumenti consistenti si registrano anche per i cittadini dell Asia orientale, in particolare per i cinesi, cresciuti da a unità. Più contenuto, ma comunque sostanziale, ancora un volta grazie anche alla regolarizzazione, risulta l aumento degli stranieri originari dell Africa (+49,6% nel complesso), tra cui spicca la crescita dei marocchini, che alla fine del 2005 raggiungono quota 320. Va segnalato, inoltre, l incremento dei cittadini provenienti dall America centro-meridionale (+87%), soprattutto degli ecuadoriani, che sono una delle comunità cresciute di più (dalle unità del 2002 alle del 2005). Nel complesso, l Europa centro orientale rappresenta ormai, con oltre 1 milione di presenze, quasi il 39% della popolazione straniera residente in Italia, a fronte del 26% costituito dall intero continente africano ( ) e del 17% dell Asia ( ). L esame della graduatoria delle cittadinanze più rappresentate evidenzia come comunità più numerosa quella albanese ( unità), seguita da quella marocchina ( ) e da quella rumena ( ); distaccata, con un ampio margine, la comunità cinese ( presenze) e quella ucraina ( ).
5 Tab. 3 Popolazione Straniera residente per area geografica e principali paesi di cittadinanza Anni AREE GEOGRAFICHE E PAESI DI CITTADINANZA var. ass. 02/05 var. % 02/05 EUROPA ,3 Unione Europea ,8 Altri Europei ,8 di cui: Albania ,1 Romania ,1 Ucraina ,5 Serbia e Montenegro ,6 Macedonia ,9 Moldova ,0 Bosnia-Erzegovina ,8 Croazia ,9 Russia Federazione ,6 Bulgaria ,3 AFRICA ,6 Africa settentrionale ,1 di cui: Marocco ,3 Tunisia ,4 Egitto ,7 Algeria ,5 Africa occidentale ,4 di cui: Senegal ,5 Ghana ,4 Nigeria ,7 Costa d'avorio ,2 Africa orientale ,5 di cui: Mauritius ,3 Eritrea ,5 Somalia ,8 Etiopia ,5 Africa centro meridionale ,0 ASIA ,1 Asia occidentale ,3 Asia centro meridionale ,0 di cui: Sri Lanka ,8 Pakistan ,8 Bangladesh ,0 Asia orientale ,9 di cui: Cina Rep. Popolare ,6 Filippine ,1 India ,1 AMERICA ,2 America settentrionale ,9 America centro meridionale ,7 di cui: Equador ,5 Peru' ,3 Brasile ,8 Colombia ,5 Rep. Dominicana ,1 Argentina ,5 Cuba ,7 OCEANIA ,3 Apolidi ,3 TOTALE ,4 Selezionando le 20 comunità più significative a livello nazionale, si possono esaminare alcune particolarità relative alla diversa importanza che in ciascuna regione ricoprono le singole cittadinanze. I venti paesi selezionati rappresentano tranne alcune eccezioni oltre il 70% dei residenti stranieri nelle singole regioni. Albanesi, marocchini e rumeni sono presenti in modo significativo in quasi tutte le aree del paese, seppure con intensità maggiori in alcune regioni. Scendendo nel dettaglio, si può constatare che gli albanesi costituiscono il 39% degli stranieri residenti in Puglia ed oltre il 20% di quelli insediati in Basilicata, Abruzzo, Toscana e Umbria.
6 Proviene, invece, dal Marocco il 32% degli immigrati residenti in Valle d Aosta, oltre il 20% di quelli dimoranti in Piemonte ed oltre un quarto degli stranieri presenti in Calabria. I rumeni, infine, sono una quota consistente dei residenti stranieri nel Lazio (23,8%). Per le restanti cittadinanze si nota, in genere, che esse rivestono un ruolo significativo in più ristrette aree geografiche del paese: gli ecuadoriani sono il 20% dei residenti stranieri in Liguria, mentre i tunisini evidenziano un incidenza di quasi pari entità in Sicilia; gli ucraini sono il 27% ed oltre il 13% degli immigrati residenti in Campania ed in Calabria; presenze importanti (con quote intorno al 10%) appaiono quelle dei cittadini della Serbia-Montenegro in Friuli-Venezia Giulia, dei cinesi in Toscana, dei senegalesi in Sardegna, degli immigrati dello Sri Lanka in Sicilia. Tab. 4 Principali comunità straniere per regione Anno 2005 Cina Rep. Popolare Ucraina Filippine Tunisia Serbia Montenegro Macedonia Equador Regioni Albania Marocco Romania Piemonte 14,6 20,2 22,9 3,8 1,9 1,5 1,9 0,6 2,2 1,4 Valle D'Aosta 11,9 32,3 10,3 1,8 1,2 0,2 7,9 0,3 0,8 0,2 Lombardia 10,5 11,6 7,3 4,6 2,8 5,3 2,6 1,5 0,9 4,2 Trentino Alto Adige 15,2 11,0 7,0 1,5 3,1 0,3 4,0 7,1 6,9 0,8 Veneto 10,4 13,6 13,4 5,1 2,6 1,2 1,6 6,7 4,3 0,3 Friuli Venezia Giulia 15,7 3,8 10,8 2,7 3,5 0,6 1,3 12,0 3,0 0,2 Liguria 17,7 11,5 4,2 3,0 2,0 1,0 2,2 0,6 0,3 20,1 Emilia Romagna 13,8 17,3 6,5 5,2 4,3 2,9 6,2 1,4 2,2 0,9 Toscana 21,9 8,5 11,3 10,7 2,5 3,6 1,7 1,9 1,9 0,5 Marche 18,6 12,1 8,2 5,1 3,5 1,0 4,5 1,5 9,1 0,5 Umbria 21,3 12,3 12,2 1,5 5,0 1,8 2,1 1,4 5,6 4,4 Lazio 6,2 2,7 23,8 2,3 3,5 6,7 1,4 1,4 1,5 2,3 Abruzzo 23,1 7,9 11,6 6,3 5,8 0,7 1,4 3,5 9,4 0,2 Molise 17,4 17,8 12,1 2,9 8,3 0,8 2,4 1,2 2,0 0,1 Campania 6,7 10,0 2,6 6,0 27,2 2,2 3,0 0,8 0,4 0,2 Puglia 39,0 10,1 3,3 4,7 3,5 1,4 3,6 2,0 1,7 0,3 Basilicata 23,8 15,6 8,1 6,8 10,0 0,4 4,4 0,4 0,3 0,2 Calabria 7,6 25,4 4,7 4,2 13,4 5,3 1,3 0,9 0,6 0,2 Sicilia 7,4 10,9 3,5 4,4 1,5 4,7 19,6 1,5 0,8 0,4 Sardegna 2,2 16,8 3,8 9,3 3,9 3,6 2,4 2,3 0,8 0,5 TOTALE ITALIA 13,1 12,0 11,1 4,8 4,0 3,4 3,1 2,4 2,4 2,3 Regioni India Peru' Egitto Senegal Sri Lanka Moldova Pakistan Bangladesh Ghana Nigeria Piemonte 0,7 3,3 1,4 1,9 0,4 1,8 0,2 0,2 0,5 1,4 Valle D'Aosta 1,4 1,0 0,6 0,2 0,0 1,6 0,1 0,0 0,0 0,4 Lombardia 3,7 4,0 6,4 3,3 2,7 1,0 2,7 1,4 1,5 0,9 Trentino Alto Adige 1,3 1,2 0,2 0,7 0,1 2,0 4,9 1,5 0,3 0,2 Veneto 2,7 0,4 0,2 2,2 2,3 4,2 0,5 3,3 3,2 2,7 Friuli Venezia Giulia 1,5 0,3 0,2 1,0 0,1 1,2 0,2 2,1 5,4 1,0 Liguria 0,9 3,8 1,5 1,8 1,5 0,5 0,3 0,7 0,0 0,9 Emilia Romagna 3,0 0,8 0,9 2,4 1,2 2,9 3,3 1,2 2,5 1,9 Toscana 1,3 2,1 0,7 2,6 1,6 0,9 1,2 1,0 0,1 0,9 Marche 2,1 1,7 0,2 1,9 0,6 1,8 2,4 1,7 0,4 2,0 Umbria 1,3 2,3 0,3 0,1 0,3 2,3 0,3 0,2 0,0 1,3 Lazio 2,3 3,3 2,1 0,3 1,5 2,0 0,5 2,5 0,1 0,8 Abruzzo 0,6 0,5 0,3 1,4 0,2 0,9 0,7 0,5 0,0 0,7 Molise 2,9 0,1 0,3 0,7 0,2 0,8 0,1 0,1 0,0 0,1 Campania 1,3 0,7 0,1 1,5 3,7 1,0 0,9 0,8 0,5 2,0 Puglia 1,3 0,2 0,2 2,4 1,0 0,5 0,3 0,6 0,1 0,3 Basilicata 3,8 0,1 0,3 0,2 0,1 1,0 0,4 0,1 0,0 0,4 Calabria 3,7 0,1 0,2 1,4 0,4 1,2 0,8 0,3 0,0 0,4 Sicilia 0,6 0,2 0,2 0,9 10,0 0,1 0,3 3,6 1,0 0,4 Sardegna 0,9 0,7 0,3 10,0 0,1 0,5 2,1 0,8 0,0 1,1 TOTALE ITALIA 2,3 2,2 2,2 2,1 1,9 1,8 1,6 1,6 1,3 1,3 L immigrazione straniera tra politiche di emergenza e politiche di integrazione Periodicamente i media ripropongono all attenzione generale il tema immigrazione presentandolo quasi sempre in termini di "emergenza" soprattutto dopo che le rivolte metropolitane francesi del novembre 2005 hanno mostrato quanto sia fragile l equilibrio costruito negli ultimi decenni. Una indagine Censis di alcuni anni or sono evidenziava come nel giudizio degli italiani il tema immigrazione non fosse vissuto né come un'emergenza, Solo il 26,6% degli italiani, infatti, considerava l'immigrazione extra-comunitaria come uno dei tre problemi principali del paese e la percentuale si abbassava fino al 15,9% quando veniva chiesto se l'immigrazione fosse uno dei tre problemi maggiori della propria zona di residenza.
7 Se il quadro dell azione pubblica appare ancora debolmente connotato, un analisi fredda della situazione mette tuttavia in luce l esistenza di alcuni fattori che confermano ancora oggi la validità di questo giudizio e che concorrono a caratterizzare positivamente il caso italiano, rendendolo in parte meno esposto a rischi di tenuta della coesione sociale. Una prima peculiarità di segno positivo è il carattere poco concentrato che il fenomeno assume a livello territoriale: grazie ad un sistema articolato di centri grandi, medi e piccoli, i casi di addensamento della presenza straniera nel nostro Paese sono limitati e riguardano soprattutto alcuni capoluoghi medio-piccoli del Centro-Nord a prevalente vocazione industriale (Prato, Brescia, Treviso). Nelle due metropoli del paese, Roma e Milano, anche in relazione alle difficoltà dell accesso all alloggio, la quota di immigrati sulla popolazione ancora non supera il 9%. Mentre ad esempio nel Regno Unito, i due terzi dei nuovi arrivati si insediano nell area londinese, e in Francia il 40% degli stranieri immigrati vive nella regione parigina. C è invece uno squilibrio geografico abbastanza marcato, legato alla maggiore appetibilità dell offerta lavorativa delle regioni del nord che assorbono circa il 60% dei soggiornanti; di contro le regioni del sud (con appena il 14%, pari alla quota del Lazio), assolvono soprattutto al ruolo di territorio di ingresso, tappa iniziale di un percorso migratorio che ha come destinazione finale altre regioni italiane o altri paesi europei. Un secondo elemento che, combinato con il primo, contribuisce ad abbassare il rischio segregazione è dato dalla eterogeneità delle aree di origine: ci misuriamo con una notevole molteplicità di provenienze (quasi 200 cittadinanze), cui corrisponde l assenza di comunità etniche e nazionali nettamente preponderanti. Un terzo fattore di minor rischio per la tenuta della coesione sociale è legato al basso tasso di disoccupazione esistente tra gli stranieri presenti nel paese: anche le ultime rilevazioni hanno segnalato come l incremento di occupazione al nord e al centro sia dovuto in gran parte agli stranieri immigrati. Ancora, in questa direzione è confortante il dato in forte crescita relativo agli stranieri extracomunitari titolari di impresa (circa nel 2005), che concorre a rimettere in discussione l immagine stereotipata dell immigrato confinato in una marginalità economica dalla quale è impossibile uscire. Infine un ulteriore elemento peculiare che può facilitare una buona convivenza è rappresentato dal peso che i lavori di cura hanno all interno dell occupazione straniera presente in Italia. A fronte di una debolezza delle politiche pubbliche legate all assistenza, 500/ immigrati sono occupati nella collaborazione familiare, un lavoro fondamentale che ha contribuito a salvare dal collasso il sistema sanitario e sociale di regioni ad alto tasso di invecchiamento e che ha spesso anche favorito un rapporto molto stretto tra stranieri e famiglie italiane. Il disagio abitativo può essere considerato un fattore indicativo di un rischio precarietà che aumenta considerevolmente quando si considera l area dell irregolarità: la clandestinità comporta spesso, quale diretta conseguenza, situazioni di vera e propria emarginazione sociale, ovvero condizioni di vita che corrispondono a vere e proprie forme di schiavitù (dalle oltre donne straniere che esercitano la prostituzione ai lavoratori in nero in agricoltura o nei tanti grandi e piccoli cantieri edili del paese). Tutti fattori per i quali non si intravede ancora un netto cambiamento di rotta. Ma al di la dei fattori positivi presentati, le migrazioni negli Stati dell Unione Europea sono uno dei fenomeni sociali più difficili da governare. Lo sviluppo economico dei paesi ricchi, legato alla crescita delle nuove tecnologie e all insieme dei fenomeni riconducibili al processo di globalizzazione, pur attraversando una fase di crisi e di incertezza, ha ulteriormente aggravato gli squilibri con i paesi in via di sviluppo: ciò ha creato le premesse per la crescita dei flussi migratori, a volte accentuati anche da conflitti etnici e regionali, da persecuzioni politiche e da condizioni generali che spesso non garantiscono la soglia minima vitale. In tale contesto l immigrazione pone problemi di vario tipo all Europa, ma ancor più all Italia, per lunghi decenni paese di emigrazione, perché, in presenza di tentativi di strumentalizzazione politica del fenomeno, si è portati a fermare l attenzione più su chiusure egoistiche e di paura di fasce della nostra popolazione, che sui dati reali della ricchezza, seppure relativa, del nostro paese, sul necessario apporto di forza lavoro in settori e tipi di lavoro rifiutati, su alcuni aspetti demografici ormai preoccupanti, sull arricchimento che altre culture, in un processo di reciproco riconoscimento e confronto, possono apportare.
8 Da qui il forzato e quasi esclusivo richiamo ai problemi di sicurezza, agli interventi urgenti e pur necessari sui ritardi e squilibri di sviluppo ancora marcati tra le aree del paese, a presunti ma inesistenti privilegi che sarebbero riconosciuti agli immigrati. Ma la giusta battaglia per un Europa aperta e capace di gestire questi problemi con serietà e se necessario con severità, ma anche con rispetto dei diritti e della dignità degli immigrati, sarà continua e destinata al successo, come fanno sperare gli accenni ad un approccio unitario, regolamentato e solidale che da più parti viene richiesto a livello europeo. D altra parte se sono auspicabili interventi massicci di cooperazione allo sviluppo, accordi anche bilaterali sulla sicurezza e sulle quote d ingresso legali, deve essere l Europa stessa a darsi normative più avanzate in tema di diritto di voto, riconoscimenti di cittadinanza, ricongiungimenti familiari, controllo dei clandestini. Gli accordi di Schengen sulla libera circolazione sono la dimostrazione che la scelta di non ridurre tutto a pubblica sicurezza, repressione, giustizia, può essere pagante sotto molti punti di vista. In Italia, dopo la legge 40/98, si era avviata una nuova fase di governo dei flussi migratori, ma, invece di accelerare l attuazione della normativa stessa con i necessari adeguamenti per rafforzare il controllo del fenomeno clandestinità, anche attraverso accordi bilaterali sulla sicurezza delle frontiere e sulla lotta alla criminalità, si è preferito stravolgere l impianto complessivo legando rigidamente permesso di soggiorno a rapporto di lavoro, rendendo confusa, contraddittoria e precaria la condizione dell immigrato. Il rischio, al di là dei ritardi nelle procedure, è quello di favorire l uscita dalla condizione di regolarità di tanti immigrati, da anni presenti nel nostro paese. Le migrazioni sono, innanzitutto, un fatto che richiede cultura adeguata, organizzazione sociale e capacità d intervento lungimirante e non strumentale, e che deve essere affrontato nella sua interezza per il bene di tutta la nostra società, non ultimo anche per motivi di solidarietà. Sergio Natalizia
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