1. Gli opuscoli teologici di Boezio e la tradizione medievale

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1 TOMMASO D'AOUINO COMMENTI A BOEZIO Testo latino a fronte Introduzione, traduzione, note e apparati di Pasquale Porro " La pubblicazione di questo volume rientra nel Progetto «Soaaetto e statuto della filosofia nel Medioevo. Nuove prospettivedi ricerca nell'edizione critica dei testi e nelle metodologie di indagine storiografica» (MTUR - Programmi per l'incentivazione del processo di internazionalizzazione del sistema universitario, D.M. 5 agosto 2004 n. 262, art. 23; Bando TnlerLink ). n:ja, BOMPTANT ~ TESTT A FRONTE

2 INTRODUZIONE 1. Gli opuscoli teologici di Boezio e la tradizione medievale ISBN R.C.S. Libri S.p.A., Milano I edizione Bompiani Testi a fronte luglio 2007 Prima della graduale introduzione e affermazione del testo aristotelico della Metafisica nell'occidente latino, l'ambito della filosofia speculativa - per un lungo arco di tempo che va dall'età carolingia alla fine del XII secolo - è stato definito principalmente, nel suo assetto problematico e lessicale, da due dei cinque opuscoli teologici attribuiti a Boezio: il De Trinitate e il De ebdomadibus (secondo i titoli più consueti nel Medioevo)!. È infatti nel De Trinitate che viene sollevata, in modo esplicito, la questione dello statuto ontologico e della portata delle categorie: la possibilità di interpretare la Trinità delle persone divine attraverso la categoria della relazione pone infatti la necessità di riconsiderare l'intera estensione del quadro categoriale, verificando il senso che ciascuna categoria assume quando viene predicata delle creature, e quando viene invece predicata del Creatore. Ed è nel De ebdomadibus che vengono formulati _ con una stringatezza che sarà motivo di non pochi problemi interpretativi - alcuni principì generali che devono fungere da guida nella comprensione dell'ente: primo fra tutti, la distinzione tr~ l'essere e «ciò che è» - l'ente preso nella sua dimensione concreta e individuale, come soggetto che possiede l'essere. E ancora nel De ebdomadibus (secondo l'equivoco nome attribuito allo scritto nel corso della sua stessa recezione medievale) si cerca di dare una risposta al grande interrogativo - prima neoplatonico e poi cristiano - sulla positività e consistenza degli enti finiti: in che modo tutti gli enti diversi dal Primo Bene possono essere buoni, anche se la loro essenza non coincide con la bontà? La soluzione offerta da Boezio si basa - com'è noto _ sull'idea di partecipazione: un modello anch'esso destinato a diventare paradigmatico, sia pure in un arco molto ampio di interpretazioni, all'interno della riflessione teologica e filosofica medievale.

3 128 QUESTIONE II - ARTICOLO Ad sextum dicendum, quod Deus honoratur silen quod nichil de ipso dicatur uel inquiratur, set quia quic ipso dicamus uel inquiramus, intelligimus nos ab eius co sione defecisse; unde dicitur Eccli. XLIII "Glorif Dominum quantumcumque potueritis, superualebit adh 7. Ad septimum dicendum, quod cum Deus in [94h tum a creatura distet, nulla creatura mouetur in Deu adequetur uel recipiendo ab ipso uel cognoscendo ips ergo quod in infinitum a creatura distat non est terminu creature. Set quelibet creatura mouetur ad hoc quod I:> miletur plus et plus quantum potest, et sic etiam huma!i. semper debet moueri ad cognoscendum de Deo plus secundum modum suum; unde dicit Hylarius "Qui pie persequitur, etsi non contingat aliquando, tamen semp ciet prodeundo". < Articulus secundus > [Vtrum de diuinis possit esse aliqua scientia] Ad secundum sic proceditur: uidetur quod de diuinis subsunt, scientia esse non possit. Sapientia enim contra s diuiditur. Set sapientia est diuinorum. Non ergo scientia. 2. Preterea. Vt dicitur in I Posteriorum, in qualibet oportet de subiecto presupponere quid est. Set de D modo possumus scire quid est, ut dicit U~lmaS(:erlUS. Deo non potest esse scientia. 3. Preterea. Cuiuslibet scientie est partes et subiecti considerare. Set Deus cum sit forma SllIlpl1ex, habet in quas diuidatur, nec passionibus aliquibus Ergo de Deo non potest esse scientia. 4. Preterea. In qualibet scientia ratio precedit demonstratio enim facit in scientiis scibilibus assentire. que fidei sunt oportet esse e conuerso, scilicet quod sto argomento si deve rispondere che Dio viene ono Usilenzio non nel senso che non si debba. affern:are o nulla intorno a Lui, ma nel senso che dobbiamo ricono: tutto ciò che affermiamo o ricerc~iamo intorno a LU,I rmette affatto una piena comprensione, e per quest~ e Siro 43, 30 [Vulg.: Eccli. 43,32-33]: «Per quanto POSSIaare il Signore, Egli supererà ogni lode»..,. settimo argomento si deve rispondere che, polche ~IO finito dalla creatura, nessuna creatura puo progredire in modo da uguagliarlo in qualche modo, o attraver~~ Lui può ricevere o attraverso la sua c~noscenza: CIO e dista all'infinito dalla creatura non puo rappresentaine del moto della creatura stessa. Ma o~ni cr.e~tura assimilarsi sempre più a Dio per quanto le e possibile, e e la mente umana deve tendere sempr~ più alla ~o~oidio secondo la misura che le è propria, per CUi dice hi ricerca in modo pio ciò che è infinito, anche se non iungerlo, migliorerà comunque nel progredire»97. Articolo secondo vi possa essere una scienza delle cose divine] del secondo punto, si procede in questo modo: e non si possa avere scienza delle cose div~ne sottopoe'de. La sapienza infatti si distingue dalla scienza. Ma la riguarda le cose divine 98 : dunque non può occuparsene itre come si osserva nel I libro degli Analitici secondz99, ien~a occorre presupporre l'essenza [quid, est] del S?~non possiamo in alcun modo conoscere l essenza diviest], come dice Giovanni Damasceno loo Dunque non i scienza di Dio.!tre, è proprio di ogni scienza considerare le parti e l.e del suo soggett0 lol Ma Dio, essendo una forma semphssiede parti in cui possa essere divis~, n~ può s~)tt?stahe affezione. Non può dunque esservi SCienza di DIO.!tre, in ogni scienza la ragione preced~ l'assenso:.è la ione infatti a far assentire a ciò che VIene conosciuto Ma in ciò che appartiene alla fede è necessario c?e lhv<:l"v, e cioè che l'assenso della fede preceda la ragio-

4 130 QUESTIONE II - ARTICOLO fidei precedat rationem, ut dictum est. Ergo de diuinis que fide capiuntur, non potest esse scientia. ' 5. Preterea. Omnis scientia procedit ex principiis [95a s~ notis, que 'quisque probat audita', aut ex principiis quea fldem habent. Set articuli fidei, qui sunt prima principia in' no.n ~u~t huiusmodi: quia neque sunt per se nota, neq pnnclpla per se nota resolui possunt demonstratione, ut d est. Ergo de diuinis que fide tenentur non potest esse scient 6. Preterea. Fides est de non apparentibus. Set scientia apparentibus, quia per scientiam apparent ea que in scienti duntur. Ergo de diuinis que fide tenentur non potest esse sci 7. Preterea. Cuiuslibet scientie principium est intell quia ex intellectu principiorum uenitur in scientiam con ~u~. Se! in his que sunt fidei intellectus non est principi f1ll1s, qula ut dicitur Ys. VII, "Nisi credideritis non intelli Ergo de diuinis que fidei sunt non potest esse scientia. Set contra est quod Agustinus dicit XII De Trinitate scientie tribuo illud tantum, quo fides saluberrima, q ueram beatitudinem ducit, gignitur, defenditur, robora. Ergo de his que sunt fidei est scientia. 2. Preterea. Hoc idem uidetur per hoc quod diciturs "Dedit illi scientiam sanctorum", quod de alia intelligi noti st nisi de ea qua sancti ab impiis discernuntuf' que est sc' fidei. ' 3 Preterea. Apostolus de cognitione fidelium loquens VIII, dicit "Set non omnium est scientia". Et sic idem quocl Responsio. Dicendum, quod cum ratio'scientie consi hoc quod ex aliquibus notis alia necessario concludantu autem de diuinis contingat, constat de diuinis esse scientia [95b] diuinorum notitia dupliciter potest estimari: uno mo parte nostra, et sic nobis cognoscibilia non sunt nisi per res!as, quarum cognitionem a sensu accipimus; allo modo exn lpsorum, et sic ipsa sunt ex se ipsis maxime cognoscibil me si è detto. Non può dunque esservi scienza delle cose, e in particolare di quelle che si accolgono per fede. Inoltre, ogni scienza procede da principi noti di per sé, che o approva appena li ascolta 102, o dai principi che ricevono da la loro validità. Ma gli articoli di fede, che rappresentano i i primi nell'ambito della fede stessa, non sono di questo tipo, né sono noti di per sé, né possono essere ricondotti per via astrazione, come si è detto, a principi noti di per sé. Non può e esservi scienza delle cose divine che si tengono per fede. Inoltre, la fede riguarda le cose non apparenti. Ma la scienza da invece le cose che appaiono, perché attraverso la scienza reso manifesto ciò che in essa viene trattato. Non può dunervi scienza delle cose divine che si tengono perfede. noltre, principio di qualunque scienza è l'intelletto, perché ~ comprensione [intellettuale] dei principi che si perviene ienza delle conclusioni. Ma in ciò che appartiene alla fede etto non è principio ma fine, perché, come si dice in Is. 7, 9: n crederete, non potrete comprendere»103. Non può dunelvi scienza delle cose divine che appartengono alla fede. in contrario si pone ciò che Agostino dice nel XIV libro rinità: «A questa scienza attribuisco soltanto ciò da cui la iù salutare, che conduce alla vera beatitudine, può essere ta, nutrita, corroborata»104. Si può dunque avere scienza ose che appartengono alla fede. Inoltre, lo stesso risulta evidente in ciò che si dice in Sap. : «[la sapienza] gli diede la scienza dei santi», con la quale r può che intendere quella per cui i santi si distinguono mpi, e cioè la scienza della fede. noltre, l'apostolo, parlando della conoscenza dei fedeli, 1,7, dice: «Ma la scienza non è di tutti». E così vale quanto sposta. Si deve dire che, poiché la ragione essenziale della a consiste nel desumere in modo necessario alcune cose da 'à note, e poiché ciò si verifica a proposito delle cose divievidelt1te che di queste possa esservi scienza. Ma la conodelle cose divine può essere valutata in due modi: rispetto in questo senso esse risultano conoscibili solo a partire create, la cui conoscenza si ricava dai sensi; o rispetto stessa natura, e in questo senso esse sono di per sé mas-

5 132 QUESTIONE II - ARTICOLO quamuis secundum modum suum non cognoscantur a tamen a Deo cognoscuntur et a beatis secundum modum Et secundum hoc de diuinis duplex seientia habetur: una s dum modum nostrum, qui sensibilium principia accipit a ficandum diuina, et sic de diuinis philosophi scientiam tr runt, philosophiam primam scientiam diuinam dicent secundum modum ipsorum diuinorum, ut ipsa diuina secu se ipsa capianttir, que quidem perfecte in statu uie no impossibilis, set fit nobis in statu uie quedam illius cogn' participatio et assimilatio ad cognitionem diuinam, in qll per fidem nobis infusam inheremus ipsi prime ueritati p se ipsam. Et sicut Deus ex hoc quod cognoscit se cognoscit alla suo, id est simplici intuitu, non discurrendo, ita nos ex per fidem capimus prime ueritati adherendo, uenimus in tionem aliorum secundum modum nostrum, discurrert principiis ad conc1usiones, ut sic ipsa que fide tenemus sini quasi principia in hac scientia, et alia quasi conc1usiones. patet quod hec scientia est altior illa seientia diuinli quam sophi tradiderunt, cum ex altioribus procedat principiis. 1. Ad primum ergo dicendum, quod sapientia non di contra scientiam sicut oppositum contra suum oppositl1 quia se habet ex additione ad scientiam: est enim sapie dicit Philosophus in VI Ethicorum, capud omnium [96a} tiarum, regulans omnes alias in quantum de altissimis pri est, propter quod etiam dea scientiarum dicitur in pri Metaphisice, et mtùta magis hec que non solum de altiss' ex altissimis est. Sapientis autem est ordinare; et ideo tia altissima, que omnes alias regulat et ordinat, sa)jie:ntia sicut in artibus mechanicis sapientes dicimus illos lant ut architectores, scientie uero nomen aliis inj:erìor'iblm quitur. Et secundum hoc scientia diuiditur contra sicut proprium contra diffinitionem. ente conoscibili, e per quanto non possano essere conosciu (t noi così come sono in se stesse, vengono tuttavia conosciute, 1ll0do loro appropriato, da Dio e dai beati. E in base a ciò si a duplice scienza delle cose divine: una secondo il modo nostra conoscenza, che trae i propriprincipi dalle cose sensier pervenire a quelle divine, e questa è la maniera in cui i ti hanno tramandato la scienza delle cose divine, chiamando osotia prima scienza divina105; l'altra secondo il modo delle ~ cose divine, in maniera tale cioè che esse vengano comprese ome sono in se stesse. Nel nostro stato di viatori, una conoa pelfetta di questo tipo ristùta per noi impossibile; è possivece solo partecipare in qualche misura di essa e avvicinarci onoscenza divina, in quanto, attraverso la fede infusa in noi, amo penetrare nella verità prima in virtù di essa. così come Dio, conoscendo se stesso, conosce anche tuttele cose, nel modo a Lui proprio (e cioè attraverso il semplice, e non in modo discorsivo), anche noi da ciò che accogliar fede, aderendo alla verità prima, possiamo pervenire alla cenza del resto secondo il modo a noi proprio, e cioè proceper via discorsiva dai principi alle conc1usioni 106, in modo e le cose che teniamo per fede fungano per noi, in questa a, quasi da principi, e il resto quasi da conc1usioni 107 E da evince che questa scienza è più elevata della scienza divina ' hanno tramandato i filosofi, dal momento che procede da pi più elevati. Al primo argomento si deve dunque rispondere che la za non si distingue dalla scienza come un opposto da un ma nel senso che è qualcosa che si aggiunge alla scienza: la za è infatti, come dice il Filosofo nel VI libro dell'etica 108, ice di tutte le scienze, che regola tutte le altre in quanto dei principi supremi, per cui viene anche chiamata, all'inia Metafisica, dea delle scienze 109, e a maggior ragione quee non solo tratta dei principi supremi, ma proviene da essi. tti proprio del sapiente disporre, e perciò questa scienza ma, che regola e dispone tutte le altre, viene chiamata za ll O, così come nelle arti meccaniche chiamiamo sapienti che danno disposizioni agli altri, come gli architetti, menenominazione di "scienze" rimane riservata alle altre arti ri. E in questo modo la scienza si distingue dalla sapienza, proprio dalla definizione 1l1

6 1.34 QUESTIONE II - ARTICOLO Ad secundum dicendum, quod sicut supra UH.LUJLlI quando cause cognoscuntur per suos effectus, effectus supplet locum cognitionis quiditatis cause, que requiritur scientiis que sunt de rebus que per se ipsas cognosci possuri sic non oportet ad hoc quod de diuinis scientiam habea quod presciatur de eo quid est. - Vel potest dici quod ipsum quod scimus de eo quid non est, supplet locum in sci diuina cognitionis quid est, quia sicut per quid est disting res ab aliis, ita per hoc quod scitur quid non est. 3. Ad tertium dicendum, quod partes subiecti in scientia solum sunt intelligende partes subiectiue uel integrales, set tes subiecti dicuntur omnia illa quorum cognitio requiritti cognitionem subiecti, cum omnia huiusmodi non tractent scientia nisi in quantum habent ordinem ad subiec Passiones etiam dicuntur quecumque de aliquo probari pos siue negationes, siue habitudines ad aliquas res; et talia mul Deo probari possunt, et ex principiis naturaliter notis, et ex cipiis fidei. 4. Ad quartum dicendum, quod in qualibet scientia sun qua quasi principia et aliqua quasi conclusiones. Ratio erg inducitur in scientiis precedit assensum conclusionum, set tur assensum principiorum, cum ex eis procedat. [96b] A autem fidei in hac scientia non sunt quasi conclusiones, set principia, que etiam defenduntur ab impugnantibus, Philosophus in IV Metaphisice disputat contra negantes p pia, et manifestantur per aliquas similitudines, sicut pri naturaliter nota per inductionem, non autem ratione demo tiua probantur.. 5. Ad quintum dicendum, quod etiam in scientiis huma traditis sunt quedam principia in quibusdam earum que sunt omnibus nota, set oportet ea supponere a superio scientiis, sicut in scientiis subalternatis supponuntur et cr tur aliqua a scientiis superioribus, et illa non sunt per se not superioribus scientibus. Et hoc modo se habent articuli secondo argomento si deve rispondere che - così come sopra quando le cause vengono conosciute a partire la conoscenza dell'effetto prende il posto della conoella quiddità della causa, che è richiesta in quelle scienze ardano ciò che può essere conosciuto di per sé: e così non ssario che, per avere scienza delle cose divine, venga prima duta la loro essenza [quid est]. - Oppure si può dire che il stesso di non conoscere l'essenza [quid est] prende il posto scienza divina della conoscenza dell'essenza [quid est], poisì come attraverso la quiddità una cosa viene distinta dalle O stesso accade conoscendo ciò che essa non è. Al terzo argomento si deve rispondere che per parti del to di una scienza non devono essere intese solo quelle sogo integrali l13, ma tutte quelle la cui conoscenza è richiesta conoscenza del soggetto stesso, dal momento che ogni i questo tipo viene trattata in una scienza solo nella misura. possiede una relazione con il soggetto. Con affezioni mente si intende tutto ciò che può essere dimostrato di sa, sia che si tratti di negazioni, sia che si tratti di relazioni qualcos'altro: e molte cose di questo tipo possono essere rate a proposito di Dio, sia a partire da principi naturalnoti, sia a partire dai principi della fede. Al quarto argomento si deve rispondere che in ogni scienne cose fungono quasi da principi e altre quasi da conclu- L'impiego della ragione nelle scienze precede 1'assenso nei nti delle conclusioni, ma segue l'assenso nei confronti dei 'pi, dal momento che essa procede da questi ultimi. Gli li di fede, tuttavia, in questa scienza non fungono quasi da sioni, ma quasi da principi, che vengono difesi anche da ' si oppone (come mostra il Filosofo nel IV libro della isica ll 4, discutendo contro coloro che negano i principi) e no resi manifesti da qualche similitudine, così come i prinaturalmente noti vengono approvati per induzione, e non ezzo della ragione dimostrativa. Al quinto argomento si deve rispondere che anche in alcuile scienze tramandate dagli uomini vi sono alcuni principi on sono noti a tutti, ma che occorre desumere dalle scienze 'ori:ad esempio, nelle scienze subalternate vengono preste e tenute per vere alcune cose desunte dalle scienze iori. Tali principi non sono quindi noti di per sé se non a che possiedono le scienze superiori. E questo è anche il

7 136 QUESTIONE II - ARTICOLO sunt principia huius scientie, ad cognitionem diuinam: qui que sunt per se nota in scientia quam Deus habet de sei supponuntur in scientia nostra, et creduntur ei nobis heef canti per suos nuntios, sicut medicus credit phisico quatuot elementa. 6. Ad sextum dicendum, quod apparentia scientie pro ex apparentia principiorum; quoniam scientia non facit a. rentia principia, set ex hoc quod apparent principia facit a rere conclusiones; et per hunc modum scientia de qua loqu non facit apparentia ea de quibus est fides, set ex eis facit a rere alia per modum quo de primis certitudo habetur. 7. Ad septimum dicendum, quod cuiuslibet scientie pium est intellectus semper quidem primum, set non proximum; immo aliquando est fides principium proxi scientie, sicut patet in scientiis subalternatis: quia earum co siones sicut ex proximo principio procedunt ex fide eorum supponuntur a superiori scientia, set sicut a principio prim intellectu superioris scientis, qui de his creditis certitudine intellectum habet. Et similiter huius scientie principium p mum est fides, set primum est [97a] intellectus diuinus cui credimus; set finis fidei est nobis ut perueniamus ad intelli dum que credimus, sicut si inferior sciens addiscat super scientis scientiam, et tunc fient ei intellecta uel scita que erant tantummodo credita. < Articulus tertius > [Vtrum in scientia fidei, que est de Deo, liceat rationibus philosophicis et actoritatibus uti] Ad tertium sic proceditur: uidetur quod in his que non liceat philosophicis rationibus. uti. I Coro I "Non Christus baptizare, set euangeiizare: non in sapientia ue Glosa "in doctrina philosophorum"; et super illud "Vbi tor huius secuii?" dicit Glosa "Inquisitor est qui nature il terzo punto si procede in questo modo: sembra che che appart~ngono alla fede non sia lecito servirsi di enti filosofici; 1 Coro 1, 17: «Cristo non mi h~ man~ato pe~ ma per annunciare il Vangelo, e non l? sapl~n,za di e cioè, come spiega la Glossa, «nella dottrma del filosoin cui gli articoli di fede, che rappresentano i principi d~ cl'enza stanno alla conoscenza divina, poiché ciò che è di s, d' noto nella scienza che Dio ha i se stesso, VIene presul?p?: a nostra scienza e viene tenuto per vero sulla bas~ di Cl?,, '115' li ci indica attraverso il di 1 SUOI testlmoni,cosi come,~e - e per vero ciò che gli dice il filosofo naturale, e CIOe che enti sono quattro.,., sesto argomento si deve rispondere che l evlde~za di una li deriva da quella dei principi, perché una sclenz~ nor: evidenti i propri principi, ma, in virtù del fatto ~he,l SU?l pi sono evi~enti, r~nd~ evi~enti anche le con~lusl~ni; e m o senso la SCIenza di CUI parliamo non rende evldentlle cos,e ppartengono alla fede, ma, a partire da queste, rer:de evlle altre nel modo in cui si può avere certezza de~e pnme 1l6 Al settimo argomento si deve rispondere che di qualunque a l'intelletto è sempre il principio primo, ma ~on ~e~p~'e prossimo: anzi talvolta è la fede ad ~ssere 11 principio imo di una scienza, come appare nelle SCIenze subalt~rn,at.e, omento che le loro conclusioni derivano, come pnncipla imo dalla fede in ciò che viene presupposto sulla base della a s~periore e come principio primo, dall'intelletto di chi de la scienz~ superiore, in quanto quest'ultimo è certo, per dell'intelletto delle cose che nelle scienze subalternate no semplicem~nte credute, E analog~mefo1te.n. prin,cipi? imo di questa scienza è la fede, mentre il principio primo e etto divino a cui noi crediamo; ma il fine della fede è per uello di pervenire alla comprensione di ciò che credia~o, ome chi ha una conoscenza meno elevata, quando raggmnscienza di chi possiede un sapere più elevato, arriva a como sapere ciò che prima si limitava soltanto a credere, Articolo terzo [Se sia lecito servirsi nella scienza della fede di argomenti filosofici e di autorità]

8 308 SUPER BOETIUM DE TRlNITATE 309 sint. Entia enim incorruptibilia et immobilia precise ad 111 sicum pertinent, entia uero mobilia et incorruptibilia prop uniformitatem et regwaritatem possunt determinari quartt suos motus per principia mathematica; quod de mobilib ruptibilibus dici non potest. Et ideo secundum genus attribuitur mathematice ratione astrologie, tertium uero r proprium soli naturali. Et sic loquitur Ptolomeus. < Articwus quartus > [Vtrum diuina scientia sit de his que sunt sine materia et motu] Ad quartum sic proceditur: uidetur quod scientia diui sit de rebus a motu et materia separatis. Scientia enim maxime uidetur esse de Dea. Set ad Dei cognitionem pe non possumus nisi per effectus uisibiles, qui sunt in ma motu constituti: Ro. I "Inuisibilia enim ipsius" etc. Ergo diuina non abstrait a materia et motu. 2. Preterea. Illud cui aliquo modo motus conuenit omnino a motu et materia separatum. Set motus aliqu Dea conuenit; unde dicitur Sap. VII de spiritu sapientieq mobilis et mobilior omnibus mobilibus, et Agustinus di Super Genesim, quod Deus [l52a] mouet <se> sine tetil loco, et Plato posuit primum mouens mouere se ipsu scientia diuina, que de Dea determinat, non est omnino separata. 3. Preterea. Scientia diuina non solum habet consid Dea, set etiam de angelis. Set angeli mouentur et secund tionem, quia de bonis facti sunt mali, et secundum lo patet in illis qui mittuntur. Ergo illa de quibus scienti considerat non sunt omnino a motu separata. 4. Preterea. Vt uidetur Commentator dicere Phisicorum, omne quod est, uei est materia pura, uei compositum ex materia et forma. Set ad!!ehis rruttibili e immobili appartengono in modo esclusivo alla fisica; gli enti mobili e incorruttibili, per la loro uniformità e rità, possono essere considerati, nei loro movimenti, attraprincipi matematici - ciò che invece non si può dire dei ili corruttibili. E perciò il secondo genere di enti si deve uire alla matematica per il tramite dell'astrologia, mentre il rimane proprio della sola filosofia naturale. E questo è to intende Tolome0 414 Articolo quarto [Se la scienza divina si occupi di ciò che è privo di materia e di movimento] er il quarto punto si procede in questo modo: sembra che la za divina non si occupi delle cose separate dal movimento e materia. La scienza divina, infatti, sembra vertere soprattut Dio. Ma non possiamo pervenire alla conoscenza di Dio se partire dagli effetti visibili, che sono costituiti nella materia movimento: Rm. 1,20 «[dalla creazione del mondo] le sue ietà invisibili [possono essere contemplate con l'intelletto opere da lui compiute]». Dunque, la scienza divina non dalla materia e dal movimento. Inoltre, ciò a cui conviene in qualche modo il movimento del tutto separato dal movimento e dalla materia. Ma il ento conviene in qualche modo a Dio; per questo si dice spirito di sapienza è mobile (Sap. 7, 22) ed è più mobile di ciò che si muove (Sap. 7,2 4), e Agostino dice, nell'viii Sulla Genesi 415, che Dio si muove senza tempo e senza e lo stesso Platone pose che il primo motore muovesse se 16. Dunque, la scienza divina, che tratta di Dio, non è del parata dal movimento. Inoltre, la scienza divina non deve prendere in considerazioanta Dio, ma anche gli angeli. Gli angeli possono muoversi secondo la libertà di scelta, come prova il fatto che [alcuni] ni divennero malvagi, quanto secondo il luogo, come mostra che alcuni vengono inviati. Dunque, le realtà considerate ienza divina non sono del tutto separate dalla materia. noltre, come sembra affermare il Commentatore all'inizio Fisica 417, tutto ciò che è, o è materia pura, o forma pura, o mposto di materia e forma. Ma l'angelo non è forma pura,

9 forma pura, quia sic esset actus purus, quod solius Dei iterum est materia pura; ergo est compositus ex forma. Et sic scientia diuina non abstrait a materia. 5. Preterea. Scientia diuina, que ponitur tertia pars s tiue philosophie, est idem quod metaphisica, cuius subiect ens, et principaliter ens quod est substantia, ut patet Metaphisice. Set ens et substanua non abstrait a materia nullum ens inueniretur quod haberet materiam. Ergo se diuina non est a materia abstraens. 6. Preterea. Secundum Philosophum in I Posterior scientiam pertinet considerare non solum subiectum, set et passiones subiecti; set ens est subiectum scientie diu' dictum est; ergo ad ipsam pertinet considerare de omnib bus. Set materia et motus sunt [l52b] quedam entia. Erg nent ad considerationem metaphisice, et sic scientia diuil1 non abstrait. 7. Preterea. Sicut dicit Commentator in I Phisicorul11 tia diuina demonstrat per tres causas, scilicet efficientem,' lem et finalem. Set causa efficiens non potest consider consideratione motus, similiter nec finis, ut dicitu Metaphisice; unde in mathematicis propter hoc ql.tcl immobilia, nulla demonstratio per huiusmodi causas datu scientia diuina non abstrait a motu. 8. Preterea. In theologia determinatur de creatione terre et actibus hominum et multa huiusmodi que in se 111 et motum continent. Ergo non uidetur theologia a ma motu abstraere. Set contra est quod Philosophus dicit in VI Meta quod prima philosophia est circa separabilia, scilicet a et immobilia. Prima autem philosophia est scientia diuiml. dem dicitur. Ergo scientia diuina est abstracta a materia et 2. Preterea. Nobilissima scientia est de nobilissimis Set scientia diuina est nobilissima. Cum ergo entia imril et immobilia sint nobilissima, de eis erit scientia diuina. hé in tal caso sarebbe atto puro - ciò che compete soltanto a '>né d'altra parte è materia pura; dunque, è un composto di da e forma. E così la scienza divina non astrae dalla materia. Inoltre, la scienza divina, che viene considerata come la parte della filosofia speculativa, coincide con la metafisica,. soggetto è l'ente, e principalmente l'ente che è sostanza, si mostra nel IV libro della Metafisica 418 Ma l'ente e la nza non astraggono dalla materia, altrimenti non sarebbe bile rinvenire nessun ente provvisto di materia. Dunque, la za divina non fa astrazione dalla materia.. Inoltre, second~ il Filosofo, nel I libro degli Analitici seconogni scienza deve considerare non solo il proprio soggetto, che le parti e le proprietà del soggetto. Ora, l'ente è il sogdella scienza divina, come si è detto: dunque, essa è chiaa considerare tutti gli enti. Ma la materia e il movimento enti. Dunque, appartengono alla considerazione della meta-, e così la scienza divina non può astrarre da essi. Inoltre, come dice il Commentatore nel I libro della 420, la scienza divina procede nelle sue dimostrazioni attratre ordini di cause, e cioè quella formale, quella efficiente e finale. Ma la causa efficiente non può essere considerata considerare il movimento, e così è anche per il fine, come e nel III libro della Metafisica 42 1, tanto è vero che nell'ambigli enti matematici, per il fatto che sono immobili, nessuna strazione è condotta in base a questi due tipi di cause. ue la scienza divina non astrae dal movimento. Inoltre, nella teologia si tratta della creazione del cielo e terra, degli atti degli uomini e di molte altre cose di questo he includono in sé la materia e il movimento. Dunque, la ia non sembra astrarre dalla materia e dal movimento. a in contrario vi è quanto afferma il Filosofo nel VI libro Metafisica 422, e cioè che la filosofia prima riguarda le realtà bili (vale a dire: separabili dalla materia), e immobili. Ma a filosofia è la scienza divina, come si dice nello stesso 23. Dunque, la scienza divina è astratta dalla materia e dal ento. Inoltre, la scienza più nobile deve vertere sugli enti più Ma la scienza divina è massimamente nobile. Poiché dunli enti immateriali e immobili sono quelli più nobili, la a divina verterà su di essi.

10 ~ret~r~a. Philosophus dicit in principio Metaphis SClentla dluina est de primis principiis et causis. H a.ute~.sunt immaterialia et immobilia. Ergo de talibus tla diurna. [l.53~] R~sponsio. Dicendum, quod ad euidentia qu.estiollls s.clr: oportet que scientia diuina scientia dico SClendum slquidem est quod quecumque scientia consi quod.genus subiectum,'oportet quod consideret princi g~nens, cum scientia non perficiatur nisi per cognitione Pl?ru~? ut patet per Philosophum in principio Phisico pr~crpiorum duo sunt genera. Quedam enim sunt que se lpsls quedam nature complete, et sunt nichilominus aliorum, sicut corpora celestia sunt quedam principia in corporum, et corpora simplicia corporum mixtorum' et non salurn considerantur in scientiis ut principia sutit ut sunt in se ipsis l'es quedam. Et propter hoc de eis ti tractatur in scientia que considerat ipsa principiata habent per se scientiam separatam, sicut de corporibu b~s est quedam pa.rs sc~enti: n?turalis preter illam inq?jrnatur de corponbus rnfenonbus, et de elementis pre rn qua tractatur de corporibus mixtis. Quedam autems cii;ia.q,:,e non sunt nature complete in se ipsis, set so pnnclpla naturarum, sicut unitas numeri, et punctus forma et materia corporis phisici; unde huiusmodi princ tract?ntur nisi in scientia in qua de principiatis agitur. Slcut autem uniuscuiusque determinati generis sunt com~un,ia pr~ncipia que se extendunt ad omnia prind genens, l~a etlam [l53b] et omnia entia secundum qua com?julllca?t, habent quedam principia que sunt p omlllum entlum. Que quidem principia possunt dici co dupliciter secundum Auicennam in sua Sufficientia: un per predicationem, sicut hoc quod dico 'forma est comfu o~nes forn:as', qu~a de qualibet predicatur; alio modoim sahtatem, Slcut dlclmus solem unum numero esse princij.j oltre, il Filosofo afferma all'inizio della Metafisi~a424 che a divina riguarda i principi primi e le ~a~se.l?nme. ~.a rincipi e queste cause sono immatenah e lmmoblh.,la scienza divina deve occuparsi di tali cose. sta. Si deve dire che, per rendere più chiara tale queccorre sapere quale scienza debba esse~e chia.mata.sclen~ n a Si deve quindi sapere che nella misura rn CUI oglll 425 '. considera un determinato genere soggetto,e necessano sideri i principi di quel genere, dal momento che un~ raggiunge la sua perfezione,.s~l? nella Co??s;~nza de~ t come mostra il Filosofo allllllzio della Ftstca. Ma VI he generi di principi. Alcuni infatti sono di per sé una inata natura completa, pur essendo allo stesso tempo di altro così come i corpi celesti che fungono da pnnconfron;i dei corpi inferiori, e i corpi semplici che f~ngorincipi nei confronti dei corpi mist~; e pertanto essi n?n o considerati nelle scienze soltanto rn quanto sono pnna anche in quanto sono in se stessi co~e determinat:. E sto di essi non si tratta soltanto nella SCIenza che consldetà principiate, ma anche. in una scie?za ~ parte in cui o considerati per se stessi: ad esempio, VI e una parte inata della scienza naturale che verte sui corpi celesti e diversa da quella in cui si tratta dei corpi inferio~i, e,:n~ occupa degli elementi e che è diversa da quella rn CUI SI ei corpi semplici. Alcuni principi, invece,?o~ ~ono natuplete in se stesse, ma fungono solo ~a pnncl~l per altre così come l'unità rispetto al numero, rl punto nspetto alla 'a forma e la materia rispetto al corpo fisico; e per questo i i di questo tipo vengono considerati unicamente nella in cui si tratta delle realtà principiate. a così come di ogni genere determinato vi sono alcuni pi comuni che si estendono a tutti i principi di quel genere, tutti gli enti, nella misura in cu~ c?~ve?gon? n,ell' e~sere: dono alcuni principi che sono pnnclpl di tuttl gl~ enti. Tah Pi possono essere definiti comuni in un duphce senso, Jt:.. 427' osserva Avicenna nella sua St/jjtctentta : rn pnmo luogo edicazione, come quando si dice «la forma è comune a le forme», perché si predica di qualsivoglia di esse; e in do luogo per causalità, come quando diciamo che lo stesso numericamente identico, è il principio di tutte le realtà

11 314 SUPER BOETIUM DE TRlNITATE 315 omnia generabilia. Omnium autem entium sunt prin<:lbì munia non solum secundum primum modum, _ Philosophus in XI Metaphisice omnia entia habere eade pia secundum analogiam -, set etiam secundum modu dum, ut sint quedam res eedem numero existentes o rerum principia, prout scilicet principia accidentium red in principia substantie, et principia substantiarum corrup reducuntur in substantias incorruptibiles; et sic quodam ordine in quedam principia omnia entia reducuntur. Et quod est principium essendi omnibus oportet esse max' ut dicitur in II Metaphisice, ideo huiusmodi principia esse completissima; et propter hoc oportet ea esse max' ut nichil uel minimum habeant de potentia, quia actus est potior potentia, ut dicitur in IX Metaphisice; et prop oportet ea esse absque materia, que est in potentia, et motu, qui est actus existentis in potentia. Et huiusmodi diuine, quia "si diuinum alicubi existit, in tali [154a] immateriali scilicet et immobili, maxime "existit", ut dicit Metaphisice. Huiusmodi ergo res diuine, quia suntp omnium entium et sunt nichilominus in se nature co dupl~citer t7actari 1?ossun~: uno modo prout sunt princip muma?mnlum entlum, allo modo prout sunt in se res qu QUla autem huiusmodi prima principia quamuiss maxime nota, tamen intellectus noster se habet ad ea u noctue ad lucem solis, ut dicitur in II Metaphisice, pé naturalis rationis peruenire non possumus in ea nisi se quod per effectus in ea ducimur. Et hoc modo philoso peruenerunt, quod patet Ro. I "Inuisibilia Dei per ea.q sunt intellectu conspiciuntur"; unde et huiusmodi res di tra.ctantur a philosophis nisi prout sunt rerum omniump et 1deo pertractantur in illa doctrina in qua ponuntur ea communia omnibus entibus, que habet subiectum ensi tum est ens. Et hec scientia apud eos scientia diuina diti autem alius <modus> cognoscendi huiusmodi res non se quod per effectus manifestantur, set secundum quod bili. Di tutti gli enti, tuttavia, vi son<;, principi c?muni non el primo modo, - che è quello ~ommato d~ ~l1os?fo, nel ro della Metafisica 428, quando dlce che tutt1 gli entl hanno si principi secondo analogia -, ma ~nche nel. seco~do in modo tale che alcune cose numetlc~ment~ 1de.ntl~~e entino i principi di tutte le cose, nella.m1sura m Cul, cloe~ ipi degli accidenti si ri~u~<;,no a q~ell1 delle sostan~e, e 1 i delle sostanze corruttlbil1 a quelli delle sost~nz~ mc?r: ili e così secondo un certo ordine e grado tuttl.gli ent1.s,l do a determinati principi. E poiché è necessatlo che ClO ge da principio dell'essere per tutto sia a sua volta.e~;; ~ o grado, come si dice nel II l~bro della Metafisl.ca,e ario che tali principi siano massllname~te completl; e per è necessario che siano massimamente m atto, m modo da vere nulla o il minimo possibile di 1?ot.enza, perc~é l'atto è ore e superiore alla potenza, come Sl d1ce nel!~ li.bro de~a ica 430 E per questo è necessario che siano ptlv1,d1 mat~tl.a; in potenza, e di movimento, che rappr~s.enta l atto, d1 Cl? iste in potenza 431 E tali sono le cose d1vme, per~he «se il esiste da qualche parte, esiste»~opratt.utto «m q.ue~ta» cioè nella natura immateriale e 1mmobile, come Sl d1ce Ùbro della Metafisica 432 Le realtà divine di. questo tipo,, sono i principi di tutti gli enti e so~o nond1m~n? nature omplete, possono ess.ere c?ns~der~te 1~ due mod1: m ~uan~ o principi comuni dl tuttl gli entl e m quanto sono In se inate realtà... A iché tuttavia il nostro intelletto si rapporta a tali ptlnc1p1 che pure sono in sé massimamente no~i,.come l'oc~hio ottola rispetto alla luce del sole, c<;,me Sl d1c.e nel ~I libro etafisica 433, non possiamo pervemre.ad ess~ con il lum~ ragione naturale se non a partire da?li effet~l. E q.uesto e to il modo in cui i filosofi si sonomnalzatl a ess1, come da Rm. 1,20 <de proprietà invisibili di. Dio P?ssono ~ssere plate con l'intelletto nelle opere d~ 1m comp~ute»; dl con J:lza tali realtà divine vengono cons1derate dal filosofi solo ant~ sono i principi di tutte le cose, e perciò vengono pres~ /ne in quella dottrina in cui si pone ciò che è comune a tuttl ti e che ha come soggetto l'ente in quanto ente. E questa a' è chiamata da loro scienza divina. Ma vi è anche un altro per conoscere tali realtà, e cioè ~on i~ quanto ven~ono state dagli effetti, ma in quanto Sl mamfestano da se; e a

12 ipsas m~nifestant; et hunc modum ponit Apostolus sunt Del nemo nouit nisi Spiritus Dei, Nos hu~u~ mun,?i accepimus, set Spiritum qui a Deo et IbIdem Nobis autem reuelauit Deus per.)p:lntuj1l per ~unc modum tractantur res diuine secundum quo SUbsl,stunt et non solum prout sunt rerum principia, S~c ergo theologia siue scientia diuina est duple' conslderantur res diuine non tamquam subiectum x, tamquam p~incipia subiecti, et talis est theologia [l?4b]sophl p:-osequntur" q,ue alio nomine metaphi alta, uero qu~ lp~as res dluinas considerat propter SUbl:ctum sclentle, et hec est theologia que in sac tradltur, Vtraque autem est de his que sunt separata motu secundum esse, set diuersimode, secundum qu ter potest esse al~quid a materia et motu separatum esse:,uno modo SIC quod de ratione ipsius rei que se tur slt quod nullo modo in materia et motu esse Deus et an~eli dicu?tur a, materia et motu separati; ~uod no~ slt de ratlone elus quod sit in materia et mc Slt ess,e SIne materia,et motu quamuis quandoque in matena et motu, et SIC ens et substantia et potentia et separata a materia et motu, quia secundum esse a motu n~~?epende?t sicut mathematica dependebant, quan: m~l In ~~tena esse possunt quamuis sine materi POSSInt, IntelhgL Theologia ergo philosophica detel' separatls secu~do modo sicut de subiectis, de separà pnr,no modo Slcut de principiis subiecti; theologia II Scnpt~re, tractat de separatis primo modo sicut de quamuls In ea tractentur aliqua que sunt in materia secundum quod requirit rerum diuinarum manifestati(), 1: A~ pri?:um ergo dicendum, quod illa que non as In scl,entl,a nisi ad alterius manifestationem non pertin ad sclentlam, set quasi per accidens: sic enim in natur primo argomento si deve quindi rispondere che ciò che sunto in una scienza unicamente al fine di rendere manitro non appartiene a quella scienza di per sé, ma in modo ccidentale, così come, nelle questioni naturali, si assumofa riferimento l'apostolo in 1 Cor, 2, 11-12: «Ciò di Dio nessuno lo ha conosciuto, se non lo Spirito noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, 'rito che viene da Dio, per essere messi in condizione di»; e nello stesso luogo (1 Coro 2, 10) «a noi Dio ha rivecose] mediante il suo Spirito», E in questo modo vengoe le realtà divine in quanto sussistono in se stesse e non anto sono principi delle cose, unque la teologia o scienza divina è duplice: una in cui divine vengono considerate non come il soggetto della ma come principi del soggetto, e tale è la teologia che è vanti dai filosofi, e che con altro nome viene chiamata a' l'altra invece che considera le stesse realtà divine per s~ggetto della scienza, e qu,esta è la teol?gia che vie?e ella Sacra Scrittura, Tanto l una quanto l altra, tuttavia, su ciò che è separato dalla materia e dal movimento l'essere ma in modo diverso, in conformità al fatto che, l'essere: qualcosa può dirsi separato dalla materia e dal uto in due sensi: in modo che sia proprio della natura tà stessa che si dice separata il fatto di non poter essere a materia e nel movimento, come nel caso di Dio e degli () in modo che non sia proprio di quella natura il fatto di ella materia e nel movimento, e che pertanto essa abbia la 'tà di essere senza materia e movimento, anche se di fatto si trova in essi 434 E questo è il caso dell'ente, della della potenza e dell'atto, che non dipendono secondo dalla materia e dal movimento come invece accade agli ematici (i quali - per quanto possano essere compresi ateria sensibile - non possono essere se non nella mateteologia filosofica, dunque, considera ciò che è separato ndo modo come il proprio soggetto, e ciò che è separato mo modo come principi del soggetto; la teologia della crittura considera invece come proprio soggetto ciò che è to nel primo modo, quantunque in essa vengano considecune cose che sono nella materia e nel movimento, nella in cui lo richiede la manifestazione delle realtà divine,

13 dam mathematica assumuntur; et per hunc modum nic bet in scientia diuina esse quedam que sunt in materia e.2. Ad secundum.dicendum, quod moueri non [15 bultur <Deo> proprie set quasi metaphorice, et hoc Vno modo secundum quod improprie operatio intell uol.untatis motus dicitur, et secundum hoc dicitur aliqji se 1psum quando intelligit uei diligit se; et per hun potest uerificari dictum Platonis quod dixit, quod pro mouet se ipsum, quia scilicet intelligit et diii Commentator dicit in VIII Phisicorum. Alio modo quod ipse effluxus causatorum a suis causis nominari cessio siue motus quidam cause in causatum, in quant eff~ctu relinquitur sim~tudo cause, et.sic causa que p se 1psa, postmodum fit m effectu per suam similitudin modo Deus, qui similitudinem suam omnibus creatur tus est quantum ad aliquid, dicitur per omnia moli omnia procedere. Quo modo loquendi utitur Dionisius. Et secundum hunc etiam modum uidet quod dicitur Sap. VII, quod "omnium mobilium!il. sapientia" et quod "attingit a fine usque ad finem fa autem non est.propr!e moueri; et ideo ratio non sequi 3. Ad tertlum dlcendum, quod scientia diuina insl?irationem diuinam accepta non est de angel sublecto, set solum sicut de his que assumuntur ad nem subiecti: sic enim in sacra Scriptura agitur de an de ceteris.creaturis. Set in scientia diuina quam ph' dunt conslderatur de angelis quos intelligentias uoc ratione qua et de [155b] prima causa, que Deus <est tum ipsi etiam sunt rerum pnncipia secunda, saltem orbium. Quibus quidem nullus motus phisicus acc1 motus autem qui est secundum eiectionem reducit modum quo actus intellectus uei uoluntatis motus di est improprie dictum, motu pro operatione smup,to; quo dicuntur secundum locum moueri non est i princìpi della matematica; e in questo senso nulla proie nella scienza divina vi siano alcune cose che sono nella e nel movimento... secondo argomento si deve rispondere che il movlment~ ne attribuito a Dio in senso proprio, ma in modo quasl ico sotto due diversi aspetti. In primo luogo, in quan!o zio~e dell'intelletto o della volontà viene chi~m~ta - m 'mproprio - movimento, e in questo senso S1 dlce che o muove se stesso quando comprende o ama se stesso. E sto punto di vista si può approvare il?e~to di Platone o cui il primo motore muove se stesso, ClOe cou:prende e stesso come dice il Commentatore nell'viii hbro della ; In s~condo luogo, in quanto il fluire degli effetti dalle ~se può essere chiamato processione o movimento della ciò che è causato, nella misura in cui nello stesso. effetto una similitudine della causa: e così la causa che prima era essa si trova successivamente nell'effetto attraverso una ilit~dine. E in questo senso si dice che l?i<;>.- c?e ~a o sotto un determinato aspetto, una sua slmilltudme m ~reature - si muove attraverso ogni cosa o procede in cose. E di questo modo di esprimersi si avvale.f:equenteionigi 436 E alla stessa man~era s~m~~a dov.ersl ~tende:~ si dice in Sap. 7, 24: «la saplenza e plu mobile dl tutto Cl0 uove», e in Sap. 8, 1: «si estende da un confine all'altro». Ma con ciò non si indica un movimento in senso prorciò l'argomento non è conseguente.... terzo argomento si deve rispondere che l~ sc1enz~ d1vm~ cevuta per ispirazione divina non conslde:a gh angeh proprio soggetto, ma come qualcosa che vle~e as~unto anifestazione del soggetto: è in questo modo, mfattl, che era Scrittura si parla degli angeli co.sì come ~elle altr~. Nella scienza divina sviluppata dal filosofi, mvece, Sl gli angeli (che essi chiamano inte~igenze) l?er.la ste~s? er cui si tratta anche della causa prima, che e DlO, e ClOe to essi rappresentano i principi secondi delle c?s?, alme~ verso il movimento delle sfere. Essi sono tuttavla 1mmUn1 iasi movimento fisico: il movimento che consiste nella rtà di scelta si riduce al modo in cui l'atto dell'intelletto v"lolntii viene chiamato movimento; ma si tratta di un esprimersi improprio, dal momento che si u~a 'movi 'operazione'. E anche il moto locale che Vlene loro

14 cumscriptionem localem, set secundum operationem cent in hoc uel in illo loeo, aut secundum aliquam dinem quam habent ad locum, omnino equiuocam ab ili dine quam habet corpus locatum ad locum. Et ideo pa eis non conuenit motus secundum quod naturalia in 111 dicuntur. 4. Ad quartum dicendum, quod actus et potentia su muniora quam materia et forma, et ideo in angelis etsi 11 niatur compositio forme et materie, potest tamen inue' potentia et actus. Materia enim et forma sunt partes c ex materia et forma, et ideo in illis tantum inuenitur Co materie et forme, quorum una pars se habet ad aliam ut ad actum. Quod autem potest esse, potest et non esse possibile <est> unam partem inueniri cum alia et sin ideo compositio materie et forme non inuenitur se Commentatorem in I Celi et mundi, et in VIII Metaph' in his que sunt per naturam corruptibilia. Nec obstat quod accidens in aliquo subiecto perpetuo conseruetti [156a] figura in celo, cum tamen corpus celeste impo esse sine tali figura; quia figura et omnia accidentia cori substantiam sicut causam, et ideo subiectum se habet dentia non solum ut potentia passiua, set etiam quodani potentia actiua; et ideo aliqua accidentia naturaliter p~ tur in suis subiectis. Materia autem non est hoc mo forme, et ideo omnis materia que subest alicui forni etiam non subesse, nisi fortassis a causa extrinseca co sicut uirtute diuina ponimus aliqua corpora etiam ex composita esse incorruptibilia, ut corpora resur Essentia autem angeli secundum naturam suam est, et ideo non est in ea compositio forme et non habet esse a se ipso angelus, ideo se habet in esse quod accipit a Deo, et sic esse a Deo acceptum ad essentiam eius simplicem ut actus ad po'terltì~lm. quod dicitur quod sunt compositi ex quod est et 't non deve essere inteso come se essi fossero circoscrivii o h.. luogo, ma in base alle operazioni c e. esercitano 1ll.questo elluogo o a un'altra relazione determ~nata c?e possiedono luogo - relazione che è del tutto equlvoca rispetto a quelil corpo localizzato intrattie~e co~ illu~go stesso 437 E perhiaro che a essi non conviene il movimento nello stesso. ccui quest'ultimo viene attribuito alle realtà naturali. IDI quarto argomento si deve,rispondere che l'atto e la sono più comuni della materia e della.f<;rma, ~ perta~to, e negli angeli non si ritrova la composizione di mat.eria e si possono rinvenire in essi pote~za e at~o, La materra e la sono infatti parti del composto di materra e forma, e, dun~ loro composizione si trova soltanto in quelle cose 1ll CUI tte sta all'altra come la potenza all'atto. Ma se ciò che pu~ può anche non essere, è, p?ssib~e tanto,che una par~~ SI con l'altra quanto che SI ritrovi senza l altra: e perclo dice il Commentatore nel I libro Sul ci~l.o e il ~?tondo4~8 e n libro della Metafisica la composizione di mate,ri~ e i ritrova unicamente in ciò che è per natura corruttibile. ~ituisce un inconveniente, a questo proposito, il fatto che e accidente possa conservarsi p~rpetu~men:e,n.el suo ~o.gome ad esempio la figura nel CIelo (giacche e lmposslbil~ corpo celeste rimanga senza tale figura): la figura e tutti 'denti, infatti, dipendono causalmente dal soggetto, e perggetto si rapporta ad essi non soltanto com~ potenza pasa anche in qualche modo come potenza attiva, e per que: uni accidenti possono venire perpetuati naturalmente nel ggetti. La materia non è tuttavia in questo modo causa rma, e perciò ogni materia che è sottoposta a una deterforma potrebbe anche non esserlo, a meno che - forse venga mantenuta da qualche causa estrinseca, a~ modo a? 'o in cui poniamo che per virtù divina ris';lltano lllcorr~tti~ dirittura alcuni corpi composti da contrarr, come q~e.lll del Ma l'essenza degli angeli, secondo la s~~ natu~a, e lll~ore, e perciò in essa non si trova C?mpO~lZlone di materra e tuttavia, poiché l'angelo non riceve rl s~o essere d,a se si trova in potenza rispetto all'essere che riceve da DIO, e e essere ricevuto da Dio si rapporta alla sua essenza semome l'atto alla potenza. E questo è quel che s'intende si dice che essi sono composti dal 'ciò che è' [quod est] e per cui è' [quo est], in modo che con quest'ultimo

15 ipsum esse intelligatur quo est, ipsa uero natura angeli tur quod est. Tamen si ex materia et forma angeli esse?t, non tamen ex materia sensibili, a qua 0portet matlca abstracta esse et metaphisica separata. 5. Ad quintum dicendum, quod ens et substantia separata a materia et motu non per hoc quod de ration sit esse sine materia et motu, sicut de ratione asini est ne esse, set per hoc quod de ratione eorum non est ess ria et motu quamuis quan-[156bjdoque sint in materi sicut animal abstrait a ratione quamuis aliquod anim nale. 6. Ad sextum dicendum, quod metaphisicus consid de singularibus entibus, non secundum proprias ratie> quas sunt t.ale uel tal~ ens,.set ~ecundum quod particip munem ratlonem entls; et SIC etlam pertinet ad eius co nem materia et motus.!. Ad septimum dicendum, quod agere et pati noti entlbus secundum quod sunt in consideratione sets quod sunt in esse, mathematicus autem considerat resi!! ~ecund~m co?siderationem ~a?tum; et ideo ille res pro In ~onslderatlo~emathematlci, non conuenit esse priti finls motus, et Ideo mathematicus non demonstrat efficientem et finalem. Res autem quas considerat separate existentes in rerum natura, tales que PO>SSlltlt cipium et finis motus; unde nichil prohibet cientem et finalem demonstret. 8. Ad octauum dicendum, quod sicut fides, habitus principiorum theologie, habet pro obiecto tem primam et tamen quedam alia ad creaturas articulis fidei continentur in quantum contingunt ueritatem primam, per eundem modum theologia ter de Deo sicut de subiecto, de creaturis autem effectus eius uel quomodolibet habentia habitudinem l'essere stesso, e con il primo la stessa natura dell'angea anche ammettendo che gli angeli fossero composti di a e forma, non si tratterebbe qui della materia sensibile, o alla quale è necessario che le realtà matematiche risultino e quelle metafisiche separate. Al quinto argomento si deve rispondere che l'ente e la za si dicono separati dalla materia e dal movimento non é sia proprio della loro ragione essenziale essere senza 'a e senza movimento, così come è proprio dell'asino il i essere privo di ragione, ma perché non è proprio della.. l Il. l. t 441 glone essenzla e essere ne a matena e ne movlmen o, anto talvolta possano trovarsi in essi, al modo in cui ad io 'animale' astrae dalla ragione, quantunque qualche aniia razionale. AI sesto argomento si deve rispondere che il metafisico era anche gli enti singolari, e però non secondo le loro i essenziali, in virtù delle quali sono questo o quel determinte, ma in quanto partecipano della comune ragione di e in questo senso appartengono alla sua considerazione la materia e il movimento. settimo argomento si deve rispondere che azione e pason convengono agli enti secondo la considerazione, ma o l'essere, mentre il matematico considera le cose astratte secondo la considerazione, Perciò tali cose, nella misura cadono nella considerazione del matematico, non possono principio e fine del movimento, e da ciò dipende il fatto matematico non si serve, nelle dimostrazioni, della causa te e di quella finale. Ciò di cui si occupa il filosofo divino 'nvece separato nella realtà, ed è tale da poter essere prinfine del movimento: per questo nulla proibisce che egli si nelle sue dimostrazioni, della causa efficiente e di quella 'ottavo argomento si deve rispondere che così come la he è quasi l'abito dei principi della teologia, ha come la stessa verità prima, e tuttavia include nei suoi articoli rità relative alle creature, in quanto si rapportano in qualdo alla verità prima, anche la teologia verte principalmenio come proprio soggetto, ma assume molte cose dalle e in quanto queste rappresentano i suoi effetti o possiedorelazione di qualsiasi tipo con Dio stesso.

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