DECISIONI DELLA CORTE COSTITUZIONALE

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1 DECISIONI DELLA CORTE COSTITUZIONALE (da n. 228/2007 a n. 237/2007) CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 228/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Immigrazione Decreto di espulsione Esecuzione da parte del questore Mancata previsione convalida giudiziaria decreto Manifesta infondatezza per analogia con questione già decisa nel senso della manifesta infondatezza. Con due distinte ordinanze il Tribunale di Gorizia, nel corso di procedimenti penali a carico di immigrati, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell art. 14, comma 5-bis, del d. lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), aggiunto dall art. 13, 1 comma, della legge 30 luglio 2002 n. 189, nella parte in cui prevede che il questore possa dare immediata esecuzione al decreto di espulsione, senza che sia preventivamente richiesta al Giudice di Pace la convalida del provvedimento, ovvero senza che sia prevista analoga tutela giurisdizionale, per contrasto con gli artt. 2,3,10,13 e 24 Cost. La Corte, riuniti i giudizi, rilevando che il rimettente ripropone negli stessi termini la questione di legittimità costituzionale già oggetto di scrutinio con l ordinanza n. 280 del 2006, e dichiarata manifestamente infondata, stante l immutato quadro normativo, dichiara la questione manifestamente infondata. CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 229/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via principale Regioni Fondazioni ed enti morali Comitati regionali per le comunicazioni Aziende sanitarie locali ed aziende ospedaliere Urbanistica Cessazione della materia del contendere. Con ricorso notificato il 5 febbraio 2007, il Commissario dello Stato per la Regione Siciliana ha promosso questione di legittimità costituzionale degli artt. 22, 23, 2 comma, 24, 26 comma, secondo periodo, 28 e 47 della delibera legislativa della Regione Siciliana, approvata dall Assemblea regionale nella seduta del 28 gennaio 2007 (disegno di legge n. 389), recante «Disposizioni programmatiche e finanziarie per l anno 2007», in riferimento agli artt. 3, 9, 51, 81, 4 comma, 97, 114 e 117, 2 e 3 comma, della Costituzione. La Corte, preso atto del fatto che, successivamente all impugnazione, la predetta delibera legislativa è stata pubblicata come legge della Regione Siciliana 8 febbraio 2007, n. 2, con omissione di tutte le disposizioni oggetto di censura, e che tale intervento preclude che le parti omesse esplichino una qualche efficacia, dichiara cessata la materia del contendere.

2 CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 230/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Conflitto di attribuzione tra enti Regioni Referendum popolare per il distacco di un comune da una Regione e sua aggregazione ad altra regione Estinzione del processo per rinuncia al ricorso. Con ricorso notificato il 20 febbraio 2007 al solo Presidente del Consiglio dei ministri e depositato in cancelleria il successivo 28 febbraio, la Regione Valle d Aosta ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato, in relazione: all ordinanza dell Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, emessa il 28 settembre 2006, dichiarativa della legittimità della richiesta di referendum per il distacco del Comune di Carema dalla Regione Piemonte e per la relativa aggregazione alla Regione Valle d Aosta; alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2006, con la quale è stato approvato il decreto di indizione del referendum stesso, nonché del decreto del Presidente della Repubblica con cui è stato indetto detto referendum, per violazione degli artt. 6, 57, 3 comma, 116, 1 comma, Cost., nonché di disposizioni dello statuto speciale della Valle d Aosta. La Corte, preso atto della rinuncia al ricorso da parte della Regione interessata, e della mancata costituzione della parte resistente, dichiara, ai sensi dell art. 27, ultimo comma, delle norme integrative, estinto il processo. CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 231/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Lavoro Rapporto di lavoro irregolare Sanzioni amministrative Restituzione degli atti al giudice a quo per ius superveniens. Con ordinanza del 22 giugno 2006, la Commissione tributaria provinciale di Teramo, nel corso di un giudizio instaurato a seguito di ricorso avverso una sanzione comminata dalla competente Agenzia delle entrate, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell art. 3, 3 comma, del decreto legge 22 febbraio 2002, n. 12 (Disposizioni urgenti per il completamento delle operazioni di emersione di attività detenute all estero e di lavoro irregolare), convertito con modificazioni dall art. 1 della legge 23 aprile 2002, n. 73, e, in via subordinata, dell art. 7 del d. lgs. 31 dicembre 1992, n. 546 (Disposizioni sul processo tributario in attuazione della delega al Governo contenuta nell art. 30 della legge 30 dicembre 1991, n. 413), in riferimento agli artt. 3 e 24 della Costituzione. La Corte, preso atto della intervenuta modifica legislativa attuata con il decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge, con modificazioni, dall art. 1 della legge 4 agosto 2006, n. 248, che ha avuto ad oggetto anche le disposizioni impugnate, restituisce gli atti al giudice a quo per una nuova valutazione in merito alla rilevanza delle questioni sollevate. CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 232/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Telecomunicazioni Procedimento di autorizzazione alla installazione di impianti di telecomunicazioni Mancata previsione di forme di pubblicità per installazione impianti inferiori ad una certa potenza Manifesta infondatezza. Il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte, con ordinanza del 20 luglio 2006, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell art. 87, 4 comma, del d. lgs. 1 agosto 2003, n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche), per violazione degli artt. 3

3 e 97 Cost., nella parte in cui non prevede che anche le denunce di inizio attività per l installazione o la modifica di impianti di telecomunicazione di potenza inferiore ai 20 Watt siano soggette alle stesse forme di pubblicità previste per le autorizzazioni relative ad impianti di potenza superiore. La Corte, ricordando come l art 87 del d. lgs. n. 259 del 2003, in attuazione di delega legislativa, stabilisca «moduli di definizione del procedimento informati alle regole della semplificazione amministrativa e della celerità, espressivi, in quanto tali, di un principio fondamentale di diretta derivazione comunitaria», rigetta le censure del giudice a quo, dichiarando la questione manifestamente infondata, sul presupposto del fatto che la scelta compiuta dal legislatore non appaia irragionevole, e «tenga conto della tutela degli eventuali interessi coinvolti». CORTE COSTITUZIONALE; ordinanza n. 233/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 25 del 27 giugno 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Terrorismo Benefici a favore delle vittime Termine di decadenza di sei mesi per la instaurazione del procedimento civile Manifesta inammissibilità per richiesta da parte del giudice a quo di una pronuncia additiva a contenuto non costituzionalmente obbligato. Il Tribunale di Napoli, con ordinanza del 31 gennaio 2006, ha sollevato, in riferimento agli articoli 3 e 24 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale, dell art. 11 della legge 3 agosto 2004, n. 206 (Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice), nella parte in cui prevede il termine di decadenza di sei mesi dall entrata in vigore della legge per l instaurazione del procedimento civile volto al riconoscimento dei nuovi benefici attribuiti alle vittime del terrorismo. Il giudice a quo dubita dunque della congruità di detto termine di decadenza a cui è subordinata la concessione dei benefici, ritenendolo «irragionevolmente breve», ma la Corte, nell esaminare la questione, evidenzia come lo stesso ometta «di indicare una soluzione costituzionalmente obbligata per l individuazione del termine congruo che dovrebbe sostituire quello di sei mesi, eventualmente dichiarato costituzionalmente illegittimo», e come pertanto, la questione vada dichiarata manifestamente inammissibile in quanto il giudice richiede una pronuncia additiva a contenuto non costituzionalmente obbligato. CORTE COSTITUZIONALE; sentenza n. 234/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 26 del 4 luglio 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Impiego pubblico Trasferimento del personale degli enti locali nei ruoli del personale amministrativo Trattamento economico Norme retroattive Principio di ragionevolezza, di eguaglianza Principi del diritto comune del lavoro Non fondatezza. Con differenti ordinanze diversi Tribunali hanno sollevato questione di legittimità costituzionale dell art. 1, 218 comma, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato legge finanziaria 2006), prospettando diverse censure. La disposizione impugnata si pone come norma interpretativa del 2 comma dell articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, relativa al trattamento economico del personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, e le censure sollevate riguardano soprattutto la stessa natura interpretativa della norma, in quanto, secondo i giudici a quibus, la disposizione avrebbe in realtà carattere innovativo con efficacia retroattiva; di qui, la

4 violazione dei canoni di uguaglianza e di ragionevolezza di cui all art. 3 Cost. Ulteriori censure riguardano la presunta violazione del principio di tutela del legittimo affidamento e di certezza delle situazioni giuridiche, nonché dei principi del diritto comune del lavoro e della disciplina generale dei rapporti di lavoro, degli artt. 36, 42 e 97 Cost., oltre che la presunta invasione della sfera riservata al potere giudiziario. La Corte, riuniti i giudizi, preliminarmente dichiara la inammissibilità della costituzione di una delle parti del giudizio a quo, in quanto costituita oltre il termine stabilito dalle norme integrative, nonché dell intervento di un soggetto che non riveste la qualità di parte nel giudizio a quo, per poi passare al merito della questione. Con riferimento alla natura interpretativa della disposizione, e sulla ragionevolezza della sua efficacia retroattiva, evidenzia come «il divieto di retroattività della legge pur costituendo fondamentale valore di civiltà giuridica e principio generale dell ordinamento non è stato elevato a dignità costituzionale, salva per la materia penale..», perciò «il legislatore, nel rispetto di tale previsione, può emanare sia disposizioni di interpretazione autentica sia norme innovative con efficacia retroattiva, purché la retroattività trovi adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non contrasti con altri valori ed interessi costituzionalmente protetti». Nel caso di specie la scelta del legislatore appare ragionevole, e non si rinviene neppure, secondo la Corte, il presunto contrasto con l art. 3 Cost., né sotto il profilo del contrasto tra la norma denunciata ed il tertium comparationis costituito dai principi del diritto comune del lavoro, nonché della disciplina dei rapporti di lavoro, né sotto altri profili. Nemmeno con riferimento ad altri parametri sollevati la Corte riscontra profili di illegittimità costituzionale, pertanto le questioni sollevate dai giudici a quibus vengono dichiarate non fondate. CORTE COSTITUZIONALE; sentenza n. 235/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 26 del 4 luglio 2007) Conflitto di attribuzione tra enti Regioni Consiglio regionale Dichiarazioni rese dai consiglieri nell esercizio delle funzioni Diffamazione di terzi Citazione nel procedimento civile per risarcimento danni Inammissibilità del conflitto per idoneità dell atto impugnato. La Regione Veneto ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato per presunta violazione degli artt. 121, 122, 4 comma, e 123 Cost., in relazione alla pendenza, di fronte al Tribunale ordinario di Padova, di un giudizio civile nel quale il Presidente della Regione Veneto, Dott. Giancarlo Galan, è stato convenuto per essere condannato al risarcimento del danno derivante da talune sue dichiarazioni rese nel corso di una seduta pubblica del Consiglio regionale del Veneto. Secondo la ricorrente la sola pendenza di tale giudizio risulterebbe lesiva della prerogativa di insindacabilità garantita dall art. 122 Cost., nonché, in via mediata, delle attribuzioni regionali in materia di organizzazione e di svolgimento delle funzioni degli organi della Regione, ma la Corte rigetta tali argomentazioni, sia laddove la ricorrente ritiene atto integrante il conflitto la mera citazione sia laddove evidenzia che alla delibera della Giunta regionale che solleva il conflitto conseguirebbe l effetto inibitorio dell attività giurisdizionale che, nel caso in oggetto, non si sarebbe invece verificato. Secondo costante giurisprudenza costituzionale, infatti, atto idoneo ad innescare un conflitto di attribuzione è solamente quello «dotato di efficacia e rilevanza esterna» o che sia comunque in grado di esprimere «in modo chiaro ed inequivoco la pretesa di esercitare una data competenza», elementi assenti nel caso de quo, in quanto non si é svolta alcuna attività a contenuto decisorio, mentre, con riferimento alla seconda argomentazione, alcun effetto inibitorio della attività giurisdizionale può essere attribuito alla delibera del consiglio, poiché ciò equivarrebbe ad una interpretazione di tipo estensivo della legge 20 giugno 2003, n. 140, preclusa dal tenore della stessa. Per tali motivi, dunque, la Corte dichiara il conflitto inammissibile.

5 CORTE COSTITUZIONALE; sentenza n. 236/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 26 del 4 luglio 2007) Giudizio per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato Immunità parlamentari Insindacabilità per le opinioni espresse ed i voti dati Dichiarazioni extra moenia Inammissibilità del conflitto per carenza di motivazione del ricorso in merito al contenuto delle dichiarazioni. La Corte d Appello di Milano sezione quinta penale, ha sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti della Camera dei deputati, in relazione alla delibera di insindacabilità adottata dalla stessa in data 18 ottobre 2001, con cui si è dichiarato che i fatti per i quali è in corso il procedimento penale per diffamazione nei confronti dell On. Berlusconi, concernono opinioni insindacabili ex art. 68, 1 comma, Cost. La Corte, nonostante in sede di prima e sommaria delibazione avesse dichiarato il conflitto ammissibile, giunge in tale sede ad una decisione di inammissibilità in quanto riscontra nel ricorso delle carenze in merito alla riproduzione e ricognizione delle dichiarazioni rese dal parlamentare, carenze che «non consentono di cogliere in modo completo l oggetto del contendere», comportando la non autosufficienza dell atto introduttivo che si traduce nell inammissibilità dello stesso. CORTE COSTITUZIONALE; sentenza n. 237/2007 (G.U., 1ª s.s., n. 26 del 4 luglio 2007) Giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale Giurisdizione amministrativa - Protezione civile Provvedimenti da adottarsi in situazioni di emergenza Competenza esclusiva del TAR del Lazio Principio di eguaglianza Articolazione regionale del sistema di giustizia amministrativa Diritto di difesa Statuto della Regione siciliana Principio del giudice naturale Non fondatezza. Con sei diverse ordinanze, emesse da vari Tribunali amministrativi, vengono sollevate questioni di legittimità costituzionale dell art. 3, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, del d. l. 30 novembre 2005, n. 245 (Misure straordinarie per fronteggiare l emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania), commi aggiunti dalla legge di conversione 27 gennaio 2006, n. 21, con riferimento, nel complesso agli artt. 3, 24, 25, 111, 113 e 125 Cost. La Corte, riuniti i giudizi e dichiarata la tardività dell intervento effettuato dall Associazione Legambiente, Comitato Regionale Siciliano, parte di uno dei giudizi a quibus, entra ad esaminare nel merito le questioni, premettendo una breve disamina del riparto della competenza territoriale tra gli organi di primo grado del sistema della giustizia amministrativa, come delineato dagli artt. 2 e 3 della legge n del 1971, nonché dalle altre disposizioni legislative in materia. Venendo poi alle singole censure sollevate dai giudici a quibus, la Corte esamina congiuntamente sia quella relativa alla presunta violazione dell art. 3 Cost., sotto il profilo della introduzione di una illegittima «disparità di trattamento tra i destinatari delle ordinanze adottate dagli organi governativi o dai commissari delegati, nelle situazioni di dichiarata emergenza rispetto ai destinatari dei provvedimenti adottati, in via ordinaria», nonché sotto ulteriori profili, sia quella relativa alla presunta violazione dell art. 125 Cost., ritenendole non fondate. Secondo la Corte, infatti, sia per quanto concerne il parametro di cui all art. 3, sia per quanto concerne il delicato problema di rapporto con l articolazione su base regionale, ex art. 125 Cost., del sistema di giustizia amministrativa «..proprio l avvenuta dichiarazione della situazione di emergenza costituisce l elemento caratterizzante la fattispecie oggetto della censurata disciplina», elemento che impedisce di poterla confrontare con altre ipotesi, e che giustifica ragionevolmente le deroghe introdotte dal legislatore. Altresì infondate appaiono le censure inerenti le violazioni degli artt. 24, 111 e 113 Cost., in quanto la Corte non rileva alcuna sostanziale compressione del diritto di azione, così come infondate sono le censure riguardanti l art. 23 dello Statuto siciliano. Neppure fondata è la questione

6 sollevata con riferimento all applicazione in via transitoria della disciplina recata dai predetti commi 2-bis e 2-ter dell art. 3, in relazione all art. 25, 1 comma, Cost., in quanto la giurisprudenza costituzionale «non reputa necessariamente in contrasto con l art. 25, 1 comma, Cost., gli interventi legislativi modificativi della competenza aventi incidenza anche sui processi in corso», così come parimenti infondate appaiono le ulteriori questioni sollevate dai vari giudici amministrativi.