Il Progetto PRISCA. Progetto pilota di riutilizzo su scala a partire dal flusso dei rifiuti solidi urbani ENV11/IT/ Scuola Superiore Sant Anna
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1 Il Progetto PRISCA Progetto pilota di riutilizzo su scala a partire dal flusso dei rifiuti solidi urbani ENV11/IT/ Scuola Superiore Sant Anna Prisca Pilot Project 1 Seminario Regionale Chieti, 29 Aprile 2013
2 Durata e Finanziamento Durata del Progetto: 1 Settembre Giugno 2015 Finanziato dalla Commissione Europea attraverso i l Programma LIFE Budget totale: euro Contributo UE richiesto: euro (46.23%)
3 I partner di progetto Project leader Partner tecnici Partner sperimentazione locale Vicenza Partner sperimentazione locale San Benedetto del Tronto Partner disseminazione
4 Gli obiettivi del Progetto Il Progetto si propone di sperimentare due Centri del Riuso a Vicenza e a San Benedetto del Tronto, anche per raggiungere obiettivi quantitativi di incremento di beni e dei rifiuti sottoposti, rispettivamente, ad operazioni di riutilizzo e di preparazione al riutilizzo, a seconda della rispettiva provenienza, per essere reimmessi nel circuito commerciale come beni usati.
5 La Struttura del Progetto
6 La Struttura del Progetto Glielementichiavediprogetto: Preparazione e Realizzazione dei Centri di Riuso Sperimentazione delle operazioni nei centri di Riuso secondo l applicazione del modello PRISCA Monitoraggio delle performance economiche, ambientali e sociali del modello Valutazione sulla replicabilità del modello e benchmarking con altre esperienze Disseminazione dei risultati del progetto e sensibilizzazione sulle tematiche del Riuso e della Prevenzione
7 La Struttura del Progetto Preparazione e Realizzazione dei Centri del Riuso I Centri di Riuso sono strutture presso cui si svolgono attività di Riutilizzo e di Preparazione al Riutilizzo, rispettivamente su beni riusabili intercettati mediante specifici canali e su rifiuti di prodotti provenienti dai flussi di rifiuti urbani intercettati dai Centri di Raccolta comunali.
8 La Struttura del Progetto Preparazione e Realizzazione dei Centri del Riuso In questa fase si effettua uno studio preliminare su: flussi dei rifiuti riusabili intercettabili nel Centro di Raccolta locale spazio e allestimento logistico del Centro di Riuso aspetti autorizzativi Nelle due località di sperimentazione l approccio è diverso: a Vicenza, la Coop Insieme ha una esperienza consolidata nel settore della preparazione per il riutilizzo a San Benedetto del Tronto, il Comune porterà sperimentazione greenfield avanti una
9 La Struttura del Progetto Sperimentazione delle operazioni nei Centri di Riuso secondo l applicazione del modello PRISCA La sperimentazione vera e propria dei Centri di Riuso dura 12 mesi durante i quali si sperimentano le modalità gestionali, si consolidano le opportunità di mercato, estendendo il network degli operatori dell usato in particolare agli operatori dell ingrosso per raggiungere la sostenibilità economica del modello e l obiettivo effettivo di incremento dei beni e dei rifiuti avviati al riuso.
10 La Struttura del Progetto Monitoraggio delle performance economiche e ambientali del modello Nel corso della sperimentazione vengono monitorati e registrati parametri di carattere economico, ambientale e sociale, per creare database utili a consolidare valutazioni su specifici aspetti del modello.
11 La Struttura del Progetto Valutazione sulla replicabilità del modello e benchmarking I dati raccolti e consolidati durante la sperimentazione ci consentiranno di produrre strumenti utili alla riproducibilità del modello su altri territori Inoltre tali dati saranno utili per il benchmarking con altre esperienze analoghe, conosciute attraverso l attività di networking e stakeholder engagement nel contesto italiano ed europeo
12 La Struttura del Progetto Disseminazione e sensibilizzazione sulle tematiche del Riuso e della Prevenzione La disseminazione dei risultati di progetto è elemento fondamentale per la replicabilità del modello ed è prevista in maniera capillare sul territorio nazionale con: 20 seminari regionali 2 workshop nazionali 3 conferenze nazionali partecipazione alla Green Week a Bruxelles attività di stakeholder engagement (Enti Locali, Operatori del settore dei rifiuti, operatori dell usato, Cooperative Sociali, Associazioni dei consumatori, Associazionismo ecc)
13 La Struttura del Progetto Disseminazione e sensibilizzazione sulle tematiche del Riuso e della Prevenzione E attivo il sito web di progetto È possibile essere informati delle attività di progetto ricevendo la Newsletter Nel corso del progetto è prevista la produzione di materiale informativo (Guide al Riuso, leaflet, video ecc.)
14 Vision del Progetto PRISCA Organizzazione gestionale Compliance normativa Accordi di base Sostenibilità ambientale Politiche Sostenibilità economica Stakeholders engagement
15 Il contesto politico e normativo europeo
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18 Il riutilizzo di beni Il riutilizzo è definito come qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti. Nell ambito del riutilizzo le operazioni a ciò utili vengono fatte su beni. Un bene può essere riutilizzato se nel suo ulteriore (rispetto al primo) ciclo di utilizzo è chiamato a svolgere la propria funzione originaria.
19 La preparazione al riutilizzo dei rifiuti La preparazione al riutilizzo è definita come comprensiva delle operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.
20 La preparazione al riutilizzo dei rifiuti la preparazione al riutilizzo si fa sui rifiuti, o meglio, su rifiuti di prodotti o di componenti di prodotti; essa consiste esclusivamente in operazioni semplici, che vanno dal controllo alla riparazione, in virtù delle quali, essi possono svolgere nuovamente la propria funzione originaria, senza dover essere sottoposti a nessun altro pretrattamento.
21 La gerarchia europea delle opzioni di gestione dei rifiuti Tale gerarchia deve essere realizzata dalla politica e dalla normativa, sia a livello di Unione che di singoli Stati membri: i destinatari sono i policy makers ed i legislatori
22 La preparazione al riutilizzo dei rifiuti E la stessa Commissione europea che osserva come la preparazione al riutilizzo contribuisca al medesimo scopo perseguito dalla prevenzione, avendo a che fare, però, con prodotti di cui gli ultimi proprietari si sono disfatti, e, per questo, risultano formalmente rifiuti, in accordo con la definizione di rifiuto. Preparing a Waste Prevention Programme Guidance document, ottobre Il documento è scaricabile all indirizzo web df/waste%20prevention%20guidelines.pdf Come sottolinea la Commissione europea, questo livello della gerarchia è stato introdotto per rendere gli operatori della gestione dei rifiuti consapevoli rispetto alla distrazione di prodotti dai flussi di rifiuti, in quanto la loro selezione, pulizia e riparazione consente che questi prodotti vengano utilizzati da qualche altro soggetto.
23 La preparazione al riutilizzo dei rifiuti Il guide book dell Unione sulla prevenzione esplicita come la preparazione al riutilizzo sia considerata come un contributo alla prevenzione dei rifiuti, ampiamente intesa. Il legislatore comunitario sancisce che gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le misure di preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare favorendo la costituzione e il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione, l uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure.
24 Reti di riuso e riparazione Per la Commissione Europea, i centri di riuso e riparazione: svolgono un servizio centrale nella estensione della vita utile di un ampio range di prodotti di consumo ed hanno un significativo impatto nel distrarre i rifiuti di consumo dalla discarica; sono gestiti da imprese di integrazione sociale che lavorano con gruppi svantaggiati, come, ad esempio, i disoccupati di lungo periodo, che vengono formati sugli specifici skills utili alla riparazione, svolgendo, contemporaneamente una funzione sociale; rappresentano una parte fondamentale di qualsiasi piano di prevenzione e possono svolgere un ruolo essenziale nei sistemi locali di gestione dei rifiuti, gestiti da attori pubblici, operanti a livello, locale, regionale o nazionale.
25 Per la Commissione Europea: Reti di riuso e riparazione l effettiva promozione del riuso e della riparazione è rafforzata dal consentire l accesso ai flussi di rifiuti agli operatori dei centri di riutilizzo, così come la previsione di condizioni adeguate per la gestione e lo stoccaggio; questi centri possono essere inseriti nell ambito delle strutture adibite alla gestione locale dei rifiuti urbani (impianti) questo, perché i rifiuti che possono essere riusati o riparati dovrebbero essere identificati ad uno stadio precoce e nelle migliori condizioni possibili queste attività fanno parte della preparazione al riutilizzo prevista dalla gerarchia europea e supportano l insieme degli obiettivi della prevenzione.
26 Reti di riuso e riparazione Centri di riuso e di riparazione sono operativi in Europa, a livello locale, regionale o nazionale. La scala dipende dalle specifiche circostanze. Esistono networks di centri del riuso a livello nazionale in Francia (3), in Olanda (1), in Spagna (1), in Austria (1), in Irlanda e nel Regno Unito (7 tra nazionali e regionali). Si rinvengono networks regionali in Belgio (2), Finlandia, Germania, con significativi esempi a livello locale a Stasburgo, Vienna, Francoforte, Bilbao.
27 Il contesto politico e normativo italiano
28 Aspettando il Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti, si segnalano alcune iniziative regionali, come ad es. Umbria
29 Riutilizzo e preparazione al riutilizzo Il Legislatore italiano ha recepito puntualmente la gerarchia e le definizioni di origine comunitaria ed ha previsto disposizioni specifiche sul riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo dei rifiuti (art. 180 bis): le pubbliche amministrazioni promuovono, nell esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti. Si fa riferimento, ad esempio, all uso di strumenti economici; a misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo; all adozione, nell ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici, di idonei criteri e condizioni; alla definizione di obiettivi quantitativi; a misure educative; alla promozione di accordi di programma.
30 Riutilizzo e preparazione al riutilizzo Si rinvia alla adozione di uno o più decreti per la regolamentazione di: delle misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e la preparazione dei rifiuti per il riutilizzo, anche attraverso l introduzione della responsabilità estesa del produttore del prodotto; delle modalità operative per la costituzione e il sostegno di centri e reti accreditati, ivi compresa la definizione di procedure autorizzative semplificate e di un catalogo esemplificativo di prodotti e rifiuti di prodotti che possono essere sottoposti, rispettivamente, a riutilizzo o a preparazione per il riutilizzo.
31 Preparazione al riutilizzo dei rifiuti La mancata adozione di questi decreti di semplificazione e la riconduzione esplicita, da parte del Legislatore nazionale, delle attività di preparazione al riutilizzo tra le attività di recupero, comporta che i soggetti che vogliano intraprendere attività di preparazione al riutilizzo dei rifiuti debbano dotarsi di autorizzazione ordinaria alla gestione dei rifiuti, ai sensi degli articoli 208 e seguenti del d.lgs. n. 152/2006. La mancanza, nell ambito dell elenco non esaustivo delle operazioni di recupero (da R1 a R13) indicato dal legislatore comunitario e recepito da quello nazionale (allegato C), di una previsione espressa di questa attività, comporta che sia la pubblica amministrazione autorizzante ad indicare le sigle più opportune (ad esempio, nell esperienza di Vicenza R13, R3, R4).
32 Preparazione al riutilizzo dei rifiuti Per quanto attiene alla cessazione della qualifica di rifiuto, trova applicazione l art. 9-bis, lett. a) del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210 (come richiamato dall art. 184 ter, comma 3, del d.lgs. n. 152/2006), alla luce del quale è l autorizzazione che stabilisce le caratteristiche dei prodotti (nel rispetto degli standard ad essi applicabili, come, ad esempio, quelli di igiene e di sicurezza) efficacemente sottoposti alle attività di preparazione al riutilizzo Ciò nel rispetto dei principi normativi e giurisprudenziali di riferimento. Gli impianti che svolgono attività di preparazione al riutilizzo devono, inoltre, garantire la netta e chiara separazione dei rifiuti e dei beni. Ciò anche nei casi in cui tali impianti svolgano contemporaneamente attività di riutilizzo su beni e di preparazione al riutilizzo dei rifiuti.
33 Preparazione al riutilizzo dei rifiuti Gli impianti che svolgono attività di preparazione al riutilizzo sono chiaramente soggetti a tutti gli obblighi vigenti in base alla normativa in materia di gestione dei rifiuti, come ad esempio: formulario di trasporto; tenuta del registro di carico scarico; comunicazione annuale al Catasto dei rifiuti; e, nel caso in cui svolgano attività di trasporto di rifiuti, all obbligo di autorizzazione per tale tipologia di attività. Si tratta di impianti soggetti al SISTRI in caso di sua operatività. Parimenti, devono essere rispettate tutte le prescrizioni autorizzative.
34 Centri di raccolta comunali I centri di raccolta comunali autorizzati ai sensi del DM 8 aprile 2008 possono rappresentare, come accade nell esperienza di Vicenza, il luogo di intercettazione dei rifiuti di prodotti e di componenti di prodotti che possono essere sottoposti ad attività di preparazione al riutilizzo. Il centro di raccolta è definito come area presidiata ed allestita per l'attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti urbani per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento (d.lgs. n. 152/2006). La raccolta è definita come il prelievo dei rifiuti, compresi la cernita preliminare e il deposito preliminare, ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento (d.lgs. n. 152/2006).
35 Centri di raccolta comunali Ai sensi del DM 2008: i rifiuti conferiti al centro di raccolta, a seguito dell'esame visivo effettuato dall'addetto, sono collocati in aree distinte del centro per flussi omogenei; il personale deve essere appositamente qualificato ed adeguatamente addestrato nel gestire queste tipologie di rifiuti; ai rifiuti destinati all impianto di preparazione al riutilizzo, in uscita dal centro di raccolta, viene attribuito il codice CER più specifico, tra quelli presenti nel catalogo europeo e che possono essere gestiti dai centri di raccolta (ad es. per oggettistica in plastica, CER , rifiuti plastici). Tali flussi sono tracciati mediante la tenuta di apposito schedario; i rifiuti in uscita sono trasportati in conformità alla normativa in materia di gestione dei rifiuti. nel rispetto di tutte le prescrizioni derivanti dal DM 2008, dal d.lgs. n. 152/2006 e da altre normative applicabili, anche di livello regionale
36 Preparazione al riutilizzo dei rifiuti l assenza di una chiara politica nazionale in materia di prevenzione dei rifiuti, che come si è visto, nella lettura della Commissione europea, comprende, ove ampiamente intesa, anche la preparazione al riutilizzo dei rifiuti; l assenza di specifici decreti di semplificazione per lo svolgimento di questa attività; la presenza di ambiti cronici di incertezza della normativa in materia di rifiuti comportano la necessità che gli enti locali si facciano promotori attivi di tale tipo di attività, avendo un ruolo significativo e dirimente anche sotto il profilo autorizzativo in stretta collaborazione con le imprese e soggetti interessati e le società di gestione dei rifiuti urbani
37 Accordi di programma Ciò premesso, gli accordi di programma rappresentano utili strumenti per la serena e pacifica conduzione, a livello locale, delle attività di preparazione al riutilizzo dei rifiuti, capaci di definire e guidare, su binari chiari e univoci, nel pieno rispetto della normativa vigente, i soggetti pubblici e privati interessati (e chiamati) ad ottemperare al dettato delle politiche e normative comunitarie in materia di rifiuti. Tali accordi possono prevedere specifiche indicazioni anche per lo svolgimento delle attività di riutilizzo dei beni, di carattere sperimentale. Anche rispetto a ciò, si evidenzia l opportunità di individuare ambiti condivisi per l analisi e l adozione di misure di gestione (e minimizzazione) dei rischi di infrazione di illeciti.
38 IL MODELLO Occhio del Riciclone ONLUS Prisca Pilot Project Chieti, Sala del Consiglio Provinciale 29 Aprile 2013
39 PREMESSA Il riutilizzo non è una pratica da inventare a tavolino Esiste infatti un settore di riferimento: IL MERCATO DELL USATO Rigattiere al Mercato di Porta Portese (ROMA)
40 Rigattiere al Mercato di Porta Portese (ROMA)
41 IL MODELLO PREMESSA Riutilizzo e usato funzionano in base a regole di mercato osservabili e stabilite che determinano flussi di approvvigionamento e flussi di distribuzione. Lo sforzo globale di chi voglia introdurre serie politiche di Riutilizzo va quindi inteso come impegno nel mettere in ordine e ristrutturare in modo innovativo le filiere e le attività esistenti e non come creazione da zero di pratiche nuove e fantasiose. IL MODELLO NASCE DALL OSSERVAZIONE DELLA REALTÀ ESISTENTE
42 IL MODELLO Premessa I MODELLI EUROPEI E L ITALIA Al contrario del Nord Europa, in Italia il riutilizzo ha prezzi finali capaci di sostenere un settore ampio. L appoggio economico diretto delle istituzioni é essenziale solo a favorire le operazioni di intercettazione e raccolta. L esperienza di DE KRINGWINKEL
43 IL MODELLO PREMESSA PERCHÉ UN MODELLO COMMERCIALE E NON UN MODELLO DI GRATUITÀ? La gratuità non copre i costi di operazione di intercettazione, selezione, stoccaggio, ricondizionamento e distribuzione e genera modelli non competitivi con lo smaltimento, se non con largo uso di manodopera volontaria che però ha capacità operativa limitata; I settori deboli ai quali si dirige la gratuità non hanno capacità di assorbimento proporzionata con il flusso di riutilizzabile derivante da un intercettazione diffusa; La gratuità non genera posti di lavoro, sviluppo locale, integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati ed emersione, obiettivi che, invece, Lorem ipsum il modello PRISCA è in grado di produrre. L impostazione commerciale non esclude la gratuità, anzi la può massimizzare perché produce strutturalmente invenduto di buona qualità.
44 IL MODELLO SOLUZIONE A: INTERCETTAZIONE DENTRO I CENTRI DI RACCOLTA Lorem ipsum
45 IL MODELLO SOLUZIONE B: INTERCETTAZIONE A MONTE DEI CENTRI DI RACCOLTA Lorem ipsum
46 IL MODELLO STAGIONALITÁ E IMPREVEDIBILITÀ DEI FLUSSI Lorem ipsum
47 IL MODELLO IL FLUSSO DELLE MERCI ATTRAVERSO I MAGAZZINI LOGICI Lorem ipsum
48 IL MODELLO REGISTRARE LE MERCI Esempio registro cartaceo
49 IL MODELLO UTILIZZARE UNITÀ DI CARICO STANDARD Esempio unità di carico adottata
50 IL MODELLO GLI SBOCCHI COMMERCIALI CLIENTI FINALI NEGOZI CONTO TERZI BOTTEGHE DI RIGATTERIA OPERATORI AMBULANTI CONTAINER PER PAESI TERZI
51 IL MODELLO GLI STAKEHOLDER ENTI LOCALI AZIENDE DI IGIENE URBANA SOGGETTO ATTUATORE OPERATORI DELL USATO CITTADINI Lorem ipsum ENTI DI SOLIDARIETA
52 IL MODELLO INTRODURRE IL MODELLO IN UNA REALTÀ LOCALE: I PASSI DA COMPIERE 1 Analisi del flusso di beni riutilizzabili presenti nei rifiuti urbani 2 Analisi del mercato dell usato locale 3 Individuazione linee generali del funzionamento del modello nel contesto locale 4 Condivisione con gli stakeholder e accordi di programma 5 Progettazione tecnica Lorem ipsum 6 Messa in opera, start up e comunicazione 7 Messa a regime del modello
53 La sperimentazione a Vicenza - Coop. sociale Inseme - Prisca Pilot Project Vicenza Aprile 2013
54 La sperimentazione a Vicenza una partenza avvantaggiata Una storia lunga 30 anni Cooperativa Insieme è attiva da più di trent anni sul territorio vicentino nel settore del riuso e del riciclo di materiali. Raccoglie e ridà valore a mobili, indumenti, oggetti e materiali usati consentendo di diminuire gli sprechi e i rifiuti urbani. Riciclare e riusare è per noi rapportarsi alle cose in maniera diversa, è un concreto impegno ecologico utile alla città, è un modo per il cittadino di essere partecipe alle finalità sociali della cooperativa. Il sociale : il valore aggiunto La compagine sociale è composta da circa 120 soci, di cui circa 50 sono in inserimento al lavoro con percorsi educativi. La Cooperativa Insieme è un laboratorio collettivo di sperimentazione, riflessione e proposta sui temi del disagio di giovani e adulti e della cooperazione sociale. E un impresa sociale (Onlus), una presenza consolidata nel territorio vicentino; un modo di far prendere coscienza, nella vita di ogni giorno, di modi diversi di vivere l essere cittadini.
55 La fase organizzativa La partenza del progetto ha visto, in primo luogo, una condivisione interna, in chiave assembleare. Dal 25 settembre 2012 sono stati realizzati incontri interni alla compagine sociale della cooperativa per: presentare il progetto e i suoi obiettivi creare il team di lavoro valutare le prime ripercussioni sull organizzazione interna creare le condizioni per la realizzazione 27/09/2013 momento assembleare
56 La presentazione alla città Il 7 dicembre 2012, con una conferenza stampa promossa dai partner AIM - Valore Ambiente e Insieme, alla quale hanno partecipato l Assessore all Ambiente, allo Sviluppo Economico e al Sociale del Comune di Vicenza, il progetto Prisca è stato presentato ufficialmente alla città di Vicenza. 07/12/2012 conferenza stampa
57 il riscontro della stampa:
58 Il team di lavoro Il team di lavoro, attraverso incontri settimanali ha analizzato e approfondito il modello organizzativo; ha favorito, e sta tutt ora accompagnando, la sua progressiva integrazione nell organizzazione complessiva della cooperativa. Coordina l attuazione delle varie fasi del progetto e la comunicazione con i «partners Prisca». Team work o cabina di regia
59 La fase transitoria In attesa dell individuazione e dell allestimento del nuovo spazio in cui realizzare la sperimentazione vera e propria di Prisca, partendo da una situazione già avviata dalla cooperativa Insieme, è stato messo a punto un sistema di logistica temporaneo legato alla riorganizzazione del magazzino, ancora in fase di perfezionamento, che collega i flussi dai centri di raccolta, alla preparazione al riuso, allo stoccaggio del materiale pronto per la successiva vendita. riorganizzazione logistica del magazzino
60 La fase transitoria Oggetto di riorganizzazione è stata anche l area del minuto conferimento, ossia di quello spazio dove i cittadini portano oggetti, vestiti, casalinghi, libri che non utilizzano più. E stato creato lo spazio per una prima selezione e registrazione dei beni. area del minuto conferimento
61 I laboratori: l elettrico E stato strutturato un laboratorio per la selezione, le operazioni di testing e di preparazione alla vendita dell apparecchiatura elettrica di piccole dimensioni. Il laboratorio elettrico
62 I laboratori: le biciclette Importante è stato l impulso dato alla riparazione delle biciclette provenienti dai centri di raccolta. Il laboratorio di riparazione biciclette
63 Il nuovo spazio La ricerca del capannone dove implementare la sperimentazione ha richiesto tutta una serie di verifiche sulle condizioni necessarie ai fini dell ottenimento dell autorizzazione per la lavorazione di rifiuti e ai fini dell impiantistica anticendio. A gennaio 2013 è stato individuato nel Comune di Grisignano di Zocco (VI). A febbraio 2013 è stato siglato il contratto di affitto. Il nuovo capannone a Grisignano (VI)
64 L allestimento del nuovo spazio In questo periodo si è proceduto, con Occhio del Riciclone, allo studio del layout del nuovo spazio e all analisi delle attrezzature necessarie. L allestimento del nuovo spazio
65 I prossimi passi: 1) l analisi e la formazione delle competenze in materia ambientale (di lavorazione sui rifiuti), di sicurezza sul luogo di lavoro, di lavorazione e riparazione materiali, di ottimizzazione dei processi, di vendita all ingrosso laboratorio di ricondizionato
66 I prossimi passi: 2) la costruzione di una rete di approvvigionamento in grado di garantire i quantitativi necessari per l offerta all ingrosso. Sono in programma le seguenti azioni: contatti con cooperative che gestiscono Centri di Raccolta nel territorio vicentino contatti con i Comuni della provincia di Vicenza che si sono resi disponibili a lavorare sulla messa a punto di un sistema di raccolta e selezione di materiali provenienti dai propri Centri di Raccolta da indirizzare alla preparazione al riuso, sottraendoli dai rifiuti ingombranti. biciclette lavelli materiale elettrico libri
67 La Ricicleria Ovest Parallelamente è in corso uno studio logistico anche per la Ricicleria Ovest, il Centro di Raccolta a Vicenza che attualmente rifornisce Cooperativa Insieme. Una riorganizzazione si è resa necessaria al fine dell ottimizzazione di spazi, tempi e risorse a fronte di un aumento quantitativo di beni da avviare al riutilizzo. l area per i beni da avviare al riutilizzo
68 La Ricicleria Ovest I primi risultati: In questo primo periodo transitorio, rispetto alla provenienza dalla Ricicleria Ovest di Vicenza: i quantitativi di abbigliamento sono aumentati del 65% i quantitativi di oggettistica, casalinghi e mobili sono raddoppiati casalinghi oggettistica tessile libri
69 I prossimi passi: 3) lo sviluppo e la strutturazione di una rete di clienti per la vendita del materiale di seconda scelta, all ingrosso l ingrosso
70 Gli incontri sul territorio Per favorire la piena realizzazione di Prisca è necessario il coinvolgimento del territorio. Per questo Prisca viene presentato nelle occasioni d incontro tra Cooperativa Insieme e i cittadini. E stato il soggetto anche di una mostra sul massimo riuso, presso gli spazi di Cooperativa Insieme, a marzo mostra sul massimo riuso marzo 2013
71 Grazie per l attenzione
IL MODELLO PRISCA. Occhio del Riciclone ONLUS. 10 Passi verso Rifiuti Zero. Maya Battisti. Capannori, 07 Dicembre 2013
Maya Battisti Occhio del Riciclone ONLUS 10 Passi verso Rifiuti Zero Capannori, 07 Dicembre 2013 PREMESSA Il riutilizzo non è una pratica da inventare a tavolino Esiste infatti un settore di riferimento:
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