Santuari dorici della fine del VII e del VI sec. a.c.

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1 Santuari dorici della fine del VII e del VI sec. a.c. Indice Santuari dorici della fine del VII e del VI sec. a.c... 1 Il Poseidonion (tempio dedicato a Poseidone, come dice il nome), di Isthmia, della fine del sec. VIII a.c... 1 Heraion di Argo, dell'inizio del VII sec... 1 Hera di Olimpia... 1 Apollonion di Thermos, seconda metà del VII sec. a.c... 3 Il tempietto di Prinias... 3 Artemision di Corfù, del 580 circa a.c... 3 Il tempio di Apollo a Corinto... 4 Il tempio di Apollo a Delo... 5 Apollonion di Delfi... 5 Tesoro dei Sicioni a Delfi, 550 a.c... 6 Telesterion di Eleusis... 6 Asclepion di Epidauro... 7 Hekatompedon di Atene, a.c... 7 Tempio di Atena Aphaia di Egina... 7 Tempio di Atena Aphaia di Egina del 500 a.c... 7 Il tempio dorico "C" di Selinunte... 9 La Basilica di Poseidonia 530 a.c... 9 La Basilica di Poseidonia 530 a.c... 9 Il Poseidonion (tempio dedicato a Poseidone, come dice il nome), di Isthmia, della fine del sec. VIII a.c. Il Poseidonion (tempio dedicato a Poseidone, come dice il nome), di Isthmia, della fine del sec. VIII a.c. è uno dei più antichi templi dorici del quale però non possediamo che pochi elementi certi e numerosi interrogativi e ipotesi. Periptero con un numero non preciso di colonne di legno, presenta tracce di una naos con pareti pietra, ampia e a tre navate. Lo spazio interno della cella doveva essere tripartito da due serie di 12 sostegni allineati. Sono presenti tracce di pronao e la trabeazione è certamente composta di un fregio con triglifi di pietra. Probabilmente data l assenza del frontone la copertura doveva essere appiattita con leggera pendenza per le acque piovane oppure a quattro spioventi, con tegole concave. Heraion di Argo, dell'inizio del VII sec. Hera di Olimpia Uno dei più antichi santuari, della metà del VII sec. a.c. è, invece, quello di Hera di Olimpia (Hera, figlia di Crono, il tempo e di Rea, ciò che scorre, è sorella di Zeus. Il suo carattere geloso la spinge a perseguitare le mortali di cui Zeus, che è anche suo marito, si innamora. Il nome latino è Giunone). Esso è periptero dorico, esastilo, con 16 colonne sul lato lungo (metri 50 x 18,75) e con trabeazione in legno ricoperta di terracotta in parte decorata. La cella con pareti di pietra è lunga 100 piedi dorici (circa m. 32), mentre il pronao e l'opistodomo sono di 20 piedi (circa m. 6,40). La cella si presenta ritmata da paraventi di parete alternati a colonne. In questo modo lo spazio interno appare diviso in sacelli rettangolari. ognuno con una colonna centrale. Gli spazi opposti e simmetrici, tra toro comunicanti per mezzo di una navata centrale, terminano con due nicchie rettangolari di lunghezza diversa dalle precedenti.

2 Fig. 1) Tempio di Apollo di Corinto, metà del VI sec. a.c., pianta ; Fig. 2) Tempio di Hera di Olimpia, fine VII sec. a.c., pianta ; Fig. 3) Tempietto di Prinias, fine VII sec. a.c., pianta ed alzato ; Fig. 4) Pianta del recinto sacro di Artemide di Delo, del Vi secolo a.c.

3 La mancanza di rigore geometrico, il prolungamento della struttura interna sino alla seconda colonna del lato lungo, tipico delle piante arcaiche, denunciano la canonizzazione dell'ordine dorico appena cominciata. Le originali colonne di legno, progressivamente marcite nel tempo, vengono sostituite da quelle di tufo delle quali restano pochi esempi, sufficienti a verificare le scanalature larghe e non profonde, lo spigolo vivo, la leggera rastremazione e l'entasi pronunciata. Lo storico del Il sec. d.c. Pausania (Pausania: greco forse nato in Lidia (Asia Minore) nel II sec. d.c., fu viaggiatore, geografo e storico. Scrisse Periegesi della Grecia avendo viaggiato in Grecia, Macedonia, Italia e in parte dell'asia e dell'africa. Pausania scrisse desumendo informazioni da testi più antichi. Pausania è omonimo di un amministratore di Sparta, nipote di Leonida I nel 480 a.c. che condusse l esercito nella battaglia di Platea (479), poi conquistò Cipro e occupò Bisanzio. Fu accusato dai tradimento al ritorno a Sparta per avere avviato trattative con i persiani. Rifugiatosi nel tempio dedicato ad Atena a Sparta, fu ivi murato vivo e lasciato a morire di fame) descrive l Hera di Olimpia con ancora una colonna di legno nella parte posteriore del Tempio. Ad Olimpia ai piedi della collina del Kronion, sulla destra del fiume Alfeo (Alfeo, figlio di Oceano e di Teti, dopo aver sedotto la ninfa Aretusa, venne trasformato in fiume dalla dea Diana) si stende L'Altis, il Bosco Sacro di Zeus, lì dove si tengono i giochi quadriennali. Soltanto dal 776 a.c. si registrano i nomi dei vincitori, e soltanto in seguito si susseguono in modo regolare ogni quattro anni. I giochi si tengono nel primo plenilunio dopo il solstizio d'estate In questa occasione accorrono spettatori, atleti e uomini politici di tutto il mondo greco. La città era centro di culto sin dall'età neolitica (oltre 3000 a.c.) e nel secolo VIII a.c. vi sono certamente moltitudini di visitatori che si recano dall'oracolo e pensano di farsi predire il futuro cercando di indovinare il significato delle ambigue frasi della sacerdotessa. Le offerte votive dedicatele vengono custodite da tempietti chiamati Tesori, dei quali se ne contano 12 diversi resti, allineati in prossimità del bosco sacro Altis. Il santuario più antico è certamente quello dedicato all Hera, alla quale è dedicato anche un successivo monumento sepolcrale a forma di tempietto (fig. ). In Olimpia, inoltre, vi sono tracce di altri due templi il Metroon e quello di Zeus. (Pianta sul BBG pag. 69). Apollonion di Thermos, seconda metà del VII sec. a.c. Il tempietto di Prinias Il tempietto di Prinias (fig. 3) deve essere anch esso uno dei più antichi, e presenta un plafone di copertura composto di architravi lignei, privo di tetto a spioventi, ma piatto probabilmente con leggera pendenza per lo scolo delle acque piovane. Il frontone con tetto a. due spioventi è successivo, probabilmente della fine del VII sec. a.c. La presenza dei pilastri in numero dispari è segno della estrema arcaicità della costruzione. Infatti successivamente i templi presenteranno quasi sempre un numero pari di colonne in modo che sia facilitato l ingresso nella cella, grazie all assenza della colonna centrale, o come accade nel tempio di Prinias dal pilastro a base rettangolare. Artemision di Corfù, del 580 circa a.c. Artemision di Corfù, del 580 circa a.c., (fig. 5) con il frontone occidentale a bassorilievo al cui centro giganteggia una Gorgone (Gorgone, mostro figlia del dio marino Forco e della sua sposa e anche sorella Ceto. Nella mitologia greca questi mostri, delle quali alcune immortali, avevano il potere di trasformare in pietre gli essere umani che le guardavano. Medusa è una Gorgone mortale e uccisa da Perseo che le taglia la testa. Mentre sta morendo Medusa partorisce Pegaso, il cavallo alato figlio di Poseidone) Medusa che viene uccisa da Perseo. Mentre muore Gorgone partorisce due figli: il cavallo alato Pegaso ed un comune mortale Crisaore.

4 Fig. 5) Ipotesi ricostruttiva del Fronte del Tempio di Artemide a Corfù, VI sec. a.c. Fig. 6) Fronte dell Artemision di Efeso, III sec. a.c. (ipotesi ricostruttiva) Fig. 7) Pianta del tempio di Asclepio di Epidauro nella sua possibile ricostruzione del 380 a.c. Il tempio di Apollo a Corinto Il tempio di Apollo a Corinto della prima metà del VI secolo (pianta fig. 1) testimonia l importanza commerciale della città, posta sull Istmo tra due mari, l Egeo e l Adriatico, che si arricchisce sui traffici tra oriente e Italia. Il santuario, periptero, esastilo con 15 colonne sul lato lungo (m. 53,30 x 21,36) è dorico con colonne scanalate (alte m. 7,21, col diametro inferiore di m. 1,72, quello superiore m. 1,63) presentano un entasi che evidenzia, insieme all accentuato

5 rigonfiamento del profilo dell echino, il carattere arcaico della costruzione. L eccezione della regola costruttiva dorica, risiede nella presenza di una base a forma di un semplice parallelepipedo a forma quadrata. Pronao e opistodomo, distili in antis, conducono verso due celle (larghezza di circa m. 9) divise in tre navate da due file di colonne. Il tempio di Apollo a Delo Nella città di Delo la dea Latona aveva partorito Apollo. Anche questa città deve la sua fama di centro di culto alla presenza di un oracolo pregreco, ma con la invasione dei Dori, Delo vede già nel sec. VIII a.c. innalzare santuari meravigliosi. Alla festa maggiore, delle "Delia", partecipano molte città greche, ed in particolare Atene vi manda attori e cori per spettacoli e un certo numero di buoi che verranno sacrificati in un'ecatombe. Il tempio di Apollo è esastilo con 13 colonne sul lato lungo, con pronao e opistodomo distili in antis, Il tempio di Latona, di minore dimensioni, è Tetrastilo in antis. A est del recinto di Apollo (il recinto sacro, o tèmenos), delimitato a nord dai Thesauroi, vi è quello di Artemide con due templi, di cui uno tetrastilo prostilo, l'altro prostilo esastilo, con cella a tre navate di 5 colonne per ognuna delle due file di colonne (Fig. 4). Il recinto di Artemide comprende un portico a forma di L con il vertice verso nord-ovest. Un altro portico, quello detto dei Tori del III sec. a.c., in prossimità del tempio forse dedicato a Dioniso, appare perpendicolare al non distante portico di Antigono ( a.c.). Sul lato nord del tempio di Apollo sorgono numerosi Thesauroi, mentre dal fianco opposto, ad una non notevole distanza, il triportico di Filippo V (forse III sec. a.c.) che racchiude il tempio di Afrodite, prostilo esastilo, con pronao composto di due vani (vedi fig. ). Apollonion di Delfi La mitologia greca, riportata da Pausania, vuole che originariamente al dio Apollo venisse dedicato, nella città di Delfi, un tempio a forma di capanna di frasche di alloro, poi un tempio di cera e di piume, ed infine uno di bronzo. Ma il primo vero santuario è del VI sec. è quello che vede artefici gli architetti Trophonios ed Agamedes, i quali per il loro buon lavoro ricevono dal dio (cui è dedicato il tempio) una dolce morte. Dagli scavi effettuati nel secolo scorso emerge un tempio periptero esastilo, con 15 colonne sui lati lunghi (metri 58 x 23), opistodomo e pronao distili in antis. Nel 548 a.c. viene danneggiato da ~ incendio. Gli scavi dimostrano il tipico periptero con fronte esastilo e 15 colonne sul lato lungo. Ricostruito dal 530 al 514 dall'architetto Spinrharav di corinzio, con i contributi della famiglia ateniese degli Alcmeonidi, già espulsi da Atene dai Pisistratidi. Distrutto ancora nel 373 a.c. viene ricostruito nello stesso secolo. I frontoni devono possedere statue ora perse, con Apollo, Artemide e Latona tra le muse in quello orientate, e Dioniso tra le Tiadi ad occidente. Tali opere scultoree sono opera degli ateniesi Praxias ed Androsthenes. Qualche frammento statuario dei frontoni del tempio degli Alcmeonidi dimostra che vi è Apollo su un carro, con ai suoi lati forse la madre, la sorella e le muse, mentre sul lato occidentale una Gigantomachia. La città di Delfi viene ricordata anche perché la leggenda vuole che Apollo qui avesse ucciso un mostro femminile Drakania, consolidato nella memoria collettiva col nome di "serpente Pitone", guardiano del santuario di Ghe (terra). Qui inoltre la Sibilla (delfica), ritta su una pietra, avesse cantato i suoi carmi profetici. Per questo motivo a Delfi risale il mito dell'oracolo, al quale si rivolgono privati cittadini e ambasciatori di importanti sovrani. Doni preziosi vengono offerti alla sacerdotessa Pizia, la quale per sua bocca ma su ispirazione divina, svela il futuro. Secondo Eraclito (Filosofo greco nativo di Efeso, la cui datazione è incerta, probabilmente della fine del VI inizio V sec a.c. in contrapposizione alla teoria di Parmenide che sostiene l immobilità dell essere, afferma che panta rei, tutto scorre, e tutto si trasforma nell universo), l'oracolo "non esprime e non nasconde, ma indica" il futuro. Non è un caso che sia proprio il filosofo "oscuro" (ho skoteinos) a chiarire come intendere le affermazioni poco comprensibili di Pitia. Questo perché spesso il significato immediato può risultare ambiguo, in quanto afferma una cosa e immediatamente anche il suo opposto. Nonostante l oscurità' delle frasi del sacerdote divinatore, a Delfi continuano a giungere messi di uomini politici e capi di governo, privati cittadini e comandanti militari. Se da un lato si arricchisce il tesoro dei sacerdoti delfici, dall'altro dobbiamo riconoscere

6 una certa capacità all'oracolo, il quale entra in uno stato che oggi definiremmo precomatoso, o di trance', che viene chiamato dai greci "Enthousiamos", che significa "ha dio dentro di sé". Secondo gli antichi greci, la Pitia riceve nel suo corpo il dio invocato e con questo riesce a ricavarne delle informazioni da rivolgere al richiedente. Questa operazione comporta una grande fatica per l'oracolo, che ne viene fuori stanco e spossato. Per ascoltare le parole di Pitia, è necessario pagare una tassa (un tributo, o pelanos) e sgozzare un capretto. Se sottoposto ad un bagno freddo il capretto sgozzato rabbrividisce, allora è possibile ascoltare da lontano le profezie, perché Apollo è favorevole. Pitia si purifica alla fonte Castalia e entra in una sala aggiuntiva sotterranea, un adyton, luogo interdetto a chicchessia. Il richiedente sulla soglia dell'adyton può ascoltare le parole pronunciate e farne tesoro per il futuro. La fama che raggiunge Delfi ed il suo oracolo è enorme nei secoli VI, V e IV, tanto da incentivare il culto di Apollo. Per la sua origine mitologica, Apollo diventa il dio dell'ordine, delle Misura, della Compostezza, della Saggezza. I motti che fanno riferimento al suo culto sono "Non troppo" e "Conosci te stesso". A partire dal 590 a.c. si hanno notizie dello svolgimento, ogni quattro anni, dei Giochi Pitici (sono simili ai giochi Olimpici; vengono chiamati Pitici in riferimento al vecchio nome della città di Delfi che era Pytho). Per questo motivo la via sacra di Delfi doveva essere costellata di Thesauroi (Tesori) delle varie città che partecipano agli incontri sportivi, Si racconta che nel tempio di Apollo vi fosse la pietra sacra, la quale segnava la tomba del Pitone e l'ombelico del mondo, Tesoro dei Sicioni a Delfi, 550 a.c. Telesterion di Eleusis Eleusis, antica cittadina a nord di Atene, nella regione dell'attica, significa arrivo. Qui, nella mitologia greca, era giunta la dea Demetra stanca di ricercare la figlia Kore. Nella città di Eleusi viene ospitata dal re Keleos, e per questo motivo fa dono a Trittolemo (figlio del re) dei semi di grano, con i quali iniziare la coltivazione. Inoltre la dea riconoscente svela al popolo i segreti dei rituali che assicurano ai partecipanti una fervida speranza nella vita ultraterrena. L'essenza di questo culto ci è sconosciuto, ma sappiamo che qui convergono fedeli dell'area mediterranea, continuatori di una pellegrinazione più antica risalente alla tradizione micenea. Un particolare tipo di santuario sorge ad Eleusi, di nome Telesterion. Questo, come appare dalle tracce pervenuteci, è composto di un'ampia sala, l'anaktoron delle dee, interdetta ai non iniziati. Per questo motivo vi sono ancora resti di alte mura che impediscono di guardare quello che avviene nel luogo sacro. Inizialmente la sala appare come un Megaron miceneo, con un plafone sostenuto da due sole colonne. Il telesterion, piccolo in età micenea, si presenta ampliato più volte: nel VI sec. a.c. sotto la reggenza ateniese di Pisistrato, poi da Cimone ( a.c.), addirittura raddoppiato in larghezza sotto Pericle ( a.c.) e grazio all'architetto Ictino. Il primo ampliamento alla fine del VI sec. a.c., sotto i Pisistratidi, vede la sala comprendere 4 file di 4 colonne, con una pianta pseudoquadra di m. 27 x 27 circa. La sistemazione dell inizio del V sec. a.c. è basata su un ampliamento ulteriore, di forma a rettangolo allungato, m. 28 circa x 52 circa, composta di 3 file di 7 colonne. I gradini sui quali siedono gli iniziati sono su tre lati e non sono presenti sul lato d'ingresso. Ictino, però, intorno al 430 a.c., trova già un enorme sala cubica di m. 49,44 x 51,56, con i gradini intorno ai quattro lati e ingressi laterali. Il problema da affrontare consiste nella sistemazione del plafone che è sorretto da sette file di sette colonne, che distruggono ogni visione unitaria della sala. Ictino sostituisce le sette file di colonne con due pilastri quadrati allineati su 5 file di 4 colonne, i quali sono la ripetizione della forma dei gradini laterali e permettono la costituzione di un ampio spazio centrale di m. 10,06. Nel recinto vi è l'ingresso della grotta che indica l'ingresso dell'ade, luogo dove è stata reclusa Kore rapita da Plutone. Alla fine del V secolo a.c. il Telesterion si presenta ancora rimaneggiato ed ampliato, ed il progetto di Ictino non viene realizzato, perché non comprende i due portici sui lati e quello anteriore. L'edificio torna ad essere realizzato con 7 file di 6 colonne. Al tempo di Licurgo (330 a.c.) viene munito di un porticato dorico sul lato d'ingresso di metri 55, 91 x 11,50, previsto dal progetto di Ictino. L'architetto di quest'opera è Philon, ma il suo lavoro viene nuovamente rimaneggiato sotto la dominazione romana. In quest'epoca la sala misura metri 54,15 x 51,80.

7 Legenda: Tempio Miceneo Fig.) 8) Telesterion di Eleusi: a) sotto i Pisistratidi VI sec. a.c. - b) inizio V sec. a.c. - O) Progetto di Ictino d) fine V sec. a.c. La copertura architravata lignea è funzionale ad un piano superiore, il cui soffitto, a sua volta, è probabilmente sorretto da colonne lignee. Asclepion di Epidauro Asclepio, dio della scienza medica, figlio di Apollo, viene messo alla luce da Coronide sul monte Titthion. Nella pianura sottostante viene alzato il suo primo santuario, che origina la serie presente nell'area mediterranea sino all'età romana. Anche ad Epidauro, cittadina nella quale si trova il tempio di Asclepio (fig. 7), si tengono ogni quattro anni i giochi agonistici chiamati le Asclepieia, appena nove giorni dopo i giochi istmici. Durante questa occasione, si recitano drammi nelle piazze e davanti ai templi dedicati ad Afrodite, ad Igiea e a Themis. Quello più importante è del dio della medicina, periptero dorico, esastilo, forse con 12 colonne sul lato lungo (metri 24,70 x 13,20) e pronao distilo in antis. In prossimità del santuario, sul lato nord, è presente un porticato, Abaton o Enkoimeterion, sotto il quale la notte riposano i malati in attesa della guarigione ad opera del dio Asclepio. Gli spettatori o i pellegrini hanno a disposizione, per il tempo libero, attività ricreative da svolgere nelle palestre, nel ginnasio, nello stadio e nel teatro. Nella città di Epidauro sono presenti i resti di un tempio Tholos, attribuito ad un certo architetto Policleto del IV sec. a.c. Tutta l'area sacra è disseminata di monumenti votivi e celebrativi, insieme a numerose stele che testimoniano le guarigioni miracolose operate da Asclepio. Il Katagogion (V sec. a.c.?) è un grande albergo non distante dal recinto sacro. La pianta quadrata di 73,30 metri, è a sua volta composta di quattro cortili quadrati con colonnato peristilio, intorno ai quali si aprono le stanze che, tra il piano terreno ed il primo piano, si possono stimare nel numero di 160 Hekatompedon di Atene, a.c. Hekatompedon di Atene, a.c., distrutto durante le invasioni persiane. Sul suo basamento, ampliato e rimodellato, si dice sia risorto il Partenone. La sua lunghezza è stimata intorno ai m. 32, ossia 100 piedi dorici. Si pensa che sia stato periptero, esastilo con pronao e opistodomo distili in antis. Tempio di Atena Aphaia di Egina Tempio di Atena Aphaia di Egina del 500 a.c. Tempio di Atena Aphaia di Egina (fig. 9), del 500 a.c. circa. Dorico, periptero, con 6 x 12 colonne scanalate (m. 30 circa x 14 circa sullo stilobate), con pronao pronunciato (circa m. 5) rispetto all'opistodomo, entrambi distili in antis. La cella è a tre navate, con due file di cinque colonne. Una sala aggiuntiva, adyton sopraelevata, possiede l'ingresso sul lato occidentale. Le colonne originariamente sono ricoperte da un intonaco bianco, mentre la sima ed il geison sono di marmo. Di marmo sono anche le statue, in parte colorate e con aggiunte di strumenti di bronzo, le quali si staccano sullo sfondo colorato rosso in alternativa alle decorazioni blu del timpano. Numerosi resti di templi arcaici sono presenti in Italia, dove i coloni greci fondano nuove città. Gli insediamenti presentano un duplice aspetto: militare ed economico. Infatti i coloni inizialmente cercano di acquistare i terreni sui quali insediarsi, oppure pagano una specie di fitto ai popoli autoctoni, Talvolta essi sono costretti a ricorrere alle armi per difendere il proprio

8 territorio, ormai colonizzato, dalle mire di stranieri o da quelle degli indigeni. In altri casi sono loro stessi che compiono azioni militari tese ad interrompere la servitù che li obbliga al pagamento dell originale tributo. Otto santuari sono presenti, per esempio, a Segesta in Sicilia, e altri sette nella bellissima Valle dei Templi ad Agrigento. Anche Selinunte, cittadina siciliana, presenta un particolare esempio di tempio dorico e di teatro greco. Inoltre a Pestum sono presenti altri tre famosi templi dorici arcaici e classici. Fig. 9) Tempio di Atena Aphaia ad Egina 500 circa pianta. Fig. 10) Ricostruzione della pianta del tempio detto la 'Basilica di Paestum VI sec. a.c. Tra le opere italiane e quelle propriamente greche vi sono differenze notevoli: 1) Innanzitutto il concetto di spazio ampio nei templi italiani, dovuti soprattutto all'ampiezza degli intercolunni e dell'ambulacro. Per quanto si restringano nel passaggio dalla concezione arcaica a quella classica del V secolo, restano generalmente più ampi dei modelli del Peloponneso. Anche il pronao è molto profondo e la cella si presenta, conseguentemente, arretrata e più corta. Si può dire, inoltre, che aleggi tra gli architetti che realizzano queste dimore sacre, un certo gigantismo che talvolta contraddice la compostezza tipicamente classica. Questo gigantismo, per esempio presente nell'olympieion di Agrigento, sarebbe il retaggio culturale dell età neolitica, del permanere di stilemi megalitici dell'inizio del millennio. 2) Il materiale utilizzato non è quasi mai marmo, ma calcare poroso che tende a sgretolarsi nel tempo. Per questo motivo viene rivestito di intonaco bianco (fatto consuetudinario anche in molti templi greci), per le colonne, o rosso e azzurro per la trabeazione e per il frontone. La presenza dell'intonaco colorato spinge gli artisti italiani a decorare pittoricamente, talvolta in eccesso, le parti rivestite. Empedocle (Filosofo e poeta greco di Agrigento, vissuto tra il Circa a.c., immagina l'universo costituito di quattro elementi fondamentali: acqua, aria, cielo e terra. Gli elementi scaturirebbero dalla contrapposizione di Filotes, amore, e Neikos, odio. La morte, leggendario suicidio, avviene mediante caduta volontaria nel cratere dell Etna) afferma che gli Agrigentini si comportano in modo alquanto singolare: mangiano molto e bene come se fosse l'ultimo pasto prima di morire, mentre costruiscono templi che sembrano eretti per vivere in eterno.

9 Il tempio dorico "C" di Selinunte Il tempio dorico "C" di Selinunte, appartiene ad un gruppo di 5 templi dell acropoli, mentre altri tre sorgono sulla collina orientale. I resti, peraltro in parte rialzati in questo secolo, non permettono il riconoscimento certo degli dei ai quali sono dedicati, perciò seguono una nomenclatura alfabetica. il tempio "C" è probabilmente dedicato ad Apollo, ed è databile intorno al 560 a.c. La pianta è molto lunga, situazione che dimostra lo stile arcaico, periptero di 6 x 17 colonne scanalate e con forte entasi, con pronao tetrastilo. Non possiede ancora il rigore proporzionale e il rispetto ritmico tipico dei templi successivi. La Basilica di Poseidonia 530 a.c. La Basilica di Poseidonia 530 a.c. La Basilica di Poseidonia 530 a.c. 9 (fig. 10) (Pestum è il nome romano della cittadina italiana), è anch'essa una della più antiche opere architettoniche sacre meglio conservate. Il suo carattere arcaico è dimostrato dalla presenza del numero dispari (9) delle colonne sul lato corto. Le colonne sono anch'esse antiche, e questo lo si deduce dalla leggera rastremazione, dal capitello molto grande, dalla curva panciuta del profilo dell'echino, dalla pronunciata entasi e dal numero ridotto di scanalature a spigolo vivo. In compenso il lato lungo mostra una quantità perfettamente doppia. Gli intercolumni (sul lato corto di metri 1,54) o i diametri delle colonne sono certamente diversi nei due lati del rettangolo del crepidoma, come emerge dalla misurazione: metri 40,27 x 13,52. L'ambulacro si presenta ampio (metri 4,05) e la colonna è poco alta, abbastanza larga e severa (metri 6,48 o 6,11) Il processo di trasformazione dell'ordine dorico avviene soprattutto nel V sec. a.c., e maggiormente verso la fine del. secolo stesso. Dal tempio di Zeus ad Olimpia, il più antico, all'ephesteion di Atene, e maggiormente sino al tempio di Atena Mea a Tegea, del secondo quarto del IV sec. a.c., si assiste ad un progressivo snellimento delle colonne, risultante dal rapporto tra il diametro inferiore e l'altezza della colonna (rapporto che va da 4,7 ad Olimpia a 6,35 nel tempio di Tempio di Zeus di Nemea. Maggiore è il numero del rapporto, maggiore è la snellezza del fusto della colonna). Inoltre aumenta il rapporto tra vuoti e pieni nei colonnati del peristilio (rapporto tra il pieno delle colonne e il vuoto degli intercolunni), diminuisce l'altezza della trabeazione (rapporto che passa da 1/3 - l'altezza della trabeazione è 1/3 dell'altezza della colonna - a 1/4). In generale tutto l'edificio diviene progressivamente più sottile, sofisticato ed elegante. L echino, per esempio, cambia curvatura nel profilo e, insieme all'abaco, diventa di dimensioni minori. Il fregio e l'architrave si arricchiscono in alcuni casi di modanature.

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