CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO

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1 CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO 1. L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 2. PROTEZIONE ANTINCENDIO E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO D INCENDIO 3. ESERCITAZIONI PRATICHE Stefano Botti 1

2 L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI PRINCIPI FISICI DELLA COMBUSTIONE Stefano Botti 2

3 Prima di parlare dell incendio è necessario definire che cosa è LA COMBUSTIONE Per combustione si intende una reazione chimica OSSIDAZIONE con emissione di energia CALORE E LUCE tra un combustibile SOSTANZA OSSIDABILE e un comburente SOSTANZA OSSIDANTE Stefano Botti 3

4 IL COMBUSTIBILE Il combustibile è una sostanza in grado di bruciare per esempio: CARBONE ALCOOL METANO LEGNO BENZINA IDROGENO CARTA GASOLIO PROPANO Stefano Botti 4

5 IL COMBURENTE Il comburente è la sostanza che consente al combustibile di bruciare. Di solito è l aria o, più precisamente l ossigeno presente nell aria. Composizione dell'aria % 20,9 0,033 0,93 N2 O2 Ar CO2 78,08 Stefano Botti 5

6 Perché si possa avere una combustione occorrono delle condizioni: La temperatura d infiammabilitd infiammabilità La temperatura d infiammabilità è la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tali da formare con l ossigeno (comburente) una miscela incendiabile. Stefano Botti 6

7 Approfondimento Il limite considerato ha importanza soprattutto per i combustibili liquidi: infatti quelli che si trovano allo stato gassoso a temperatura ambiente (quindi con una temperatura d infiammabilità inferiore a quest ultima) sono già in grado di bruciare. Anche per i combustibili solidi si verifica, con l innalzamento della temperatura, la formazione di vapori prima che inizi la combustione e pertanto risulta definibile, anche se comunemente non considerata, una temperatura d infiammabilità. Stefano Botti 7

8 Approfondimento I LIQUIDI INFIAMMABILI La combustione dei liquidi infiammabili presenta le seguenti caratteristiche: l evaporazione avviene soltanto in superficie e non all interno della massa (come l ebollizione) e tanto più alta è la temperatura tanto maggiore è la sua intensità; il punto d infiammabilità riferito ad un liquido è la temperatura minima alla quale esso emette vapori in quantità sufficiente per formare con l aria, vicino alla superficie del liquido o all interno del recipiente, una miscela che può essere accesa. Più semplicemente, il punto d infiammabilità è la temperatura alla quale i vapori formati da un liquido infiammabile possono essere accesi. Stefano Botti 8

9 Approfondimento I LIQUIDI INFIAMMABILI Un liquido infiammabile per partecipare alla reazione chimica della combustione, deve passare dallo stato liquido allo stato di vapore, (piroscissione-demolizione del solido-vapori infiammabili), pertanto si può affermare che l indice della maggiore o minore combustibilità di un liquido è fornito dalla temperatura di infiammabilità. Secondo queste temperature è possibile stabilire la seguente classificazione: Stefano Botti 9

10 Approfondimento I LIQUIDI INFIAMMABILI Cat. A B C Liquidi aventi il punto di infiammabilità inferiore a 21 C Altamente infiammabili Liquidi aventi il punto di infiammabilità compreso tra 21 C e 65 C Infiammabili Liquidi aventi il punto di infiammabilità compreso tra i 65 C e 125 C Combustibili Petrolio greggio, benzolo, etere, petrolio, miscele di carburanti Petrolio raffinato, alcool etilico, alcool metilico, cherosene Gasolio per riscaldamento, olio combustibile, oli minerali, lubrificanti, residui di distillazione, vaselina, paraffine, bitume del petrolio. Stefano Botti 10

11 TABELLA 1 COMBUSTIBILE LIMITI DI INFIAMMABILITA % volume (1) TEMPERATURA C Stato fisico (2) Sostanza Inferiore Superiore Infiammabilità Accensione Teorica di Combustione Solido Carbone Legno 400 / / Liquido Alcool etilico Benzina Benzolo Gasolio 3,3 0,7 1,4 0,6 19 7,6 7,9 6, > > Gas Acetilene GPL Idrogeno Metano 2, , , > / (1) - Volume di vapori combustibili in rapporto percentuale al volume di miscela combustibile aria (2) - A pressione atmosferica e a 20 C Stefano Botti 11

12 Campo e limiti d infiammabilitd infiammabilità Perché la miscela combustibile - comburente allo stato gassoso risulti infiammabile, il combustibile deve essere presente in determinate proporzioni. In particolare esiste per ogni sostanza combustibile un campo di valori, espresso in volumi per cento, per i quali la miscela risulta infiammabile. Questo campo è definito campo d infiammabilità ed i sui limiti limite inferiore o superiore d infiammabilità. Al di sotto e al di sopra di questi limiti la miscela risulta troppo povera rispettivamente di vapori combustibili o di comburente, per cui la combustione non può avvenire. Stefano Botti 12

13 Densità di vapore relativa (aria = 1) Liquidi infiammabili: Benzina 3-4 Gas: Acetilene 0,9 GPL 1,86/2,45 (Idrocarburo gassoso miscela liquefatta: propano/butano) Idrogeno 0,07 Metano 0,6 Stefano Botti 13

14 Approfondimento All interno del campo di infiammabilità esiste un più ristretto campo di valori, definito campo di esplosività per i quali la velocità di propagazione della fiamma è elevatissima. In questa condizione la combustione si sviluppa in modo violento e pressoché istantaneo, degenerando in esplosione. Stefano Botti 14

15 Approfondimento L esplosione: Un esplosione consiste nella rapida espansione di una massa di gas compresso: l energia liberata viene dispersa sotto forma di onda d urto e come energia cinetica dei frammenti proiettati. Un esplosione di origine chimica può essere considerata una combustione molto rapida che porta ad un veloce accumulo di grandi quantità di gas entro un piccolo volume. Stefano Botti 15

16 Approfondimento Se lasciamo che una bottiglia di benzina di 1 lt cada e si rompe, entro un tempo sufficientemente breve il solvente evaporerà. Dall equazione generale dei gas sappiamo che a temperatura e pressione ambiente i vapori di benzina che si sviluppano da un litro occupano circa 260/300 litri. Inoltre quanto più ampio è il campo di esplosività tanto maggiore risulta il pericolo d esplosione. Per la benzina, che è catalogata quale liquido altamente infiammabile, questo limite si situa tra 1,4% - 7,6% in volume d aria. Stefano Botti 16

17 Approfondimento Esempio: per un locale delle dimensioni di m 5 x m 5 ed un altezza di m. 3, il cui volume corrisponde a 75 mc, per produrre un esplosione, prodotta da vapori di benzina, necessitano un minimo di circa 2-3 lt di benzina liquida, che in base all equazione generale dei gas sviluppano circa 800/900 litri di vapore. Considerando il limite di esplosività inferiore nell 1,4% volume d aria ed il limite di esplosività superiore al 7,6% del volume, nel nostro caso l esplosione si manifesta alla presenza di un minimo di 3 lt di liquido ad un massimo di 20 lt., sempre premesso che siano a temperatura e pressione ambiente. La temperatura ambiente è calcolata in circa 25 C. Stefano Botti 17

18 Approfondimento Se per il medesimo esempio quale liquido usiamo dell alcool bisognerà tenere in considerazione il diverso limite di esplosività, situato tra 1% e 8%, del volume d aria e la diversa base di evaporazione che risponde a circa 300 lt. di vapore per 1 lt. di liquido. Mentre se quale liquido usiamo del propano il suo limite di esplosività sarà situato tra 2,5 % ed il 9% del volume d aria e la base d evaporazione corrisponde a circa 260 lt. di vapore per 1 lt. di liquido. Stefano Botti 18

19 La temperatura di accensione La temperatura di accensione è la minima temperatura alla quale la miscela infiammabile inizia a bruciare spontaneamente e prosegue la combustione senza apporto di calore. Stefano Botti 19

20 L innesco L innesco è l elemento che, a contatto con la miscela infiammabile, avvia la reazione di combustione. I requisiti della sorgente di calore sono: temperatura superiore a quella di accensione della miscela; durata nel tempo del contatto. Stefano Botti 20

21 Tipi di innesco Le fonti di innesco o ignizione possono agire in modo diretto o indiretto. Inoltre l accensione può verificarsi spontaneamente o come risultato di un azione chimica. Sostanze instabili Sono quelle sostanze che possono decomporsi facilmente (sotto l azione di modesti stimoli) dando luogo a pericoli di incendio o di esplosione. Es: perossidi, clorati, nitrati, ecc. Stefano Botti 21

22 IGNIZIONE DIRETTA L ignizione diretta ha luogo quando una scintilla, una fiamma o un materiale incandescente viene in contatto con un combustibile in presenza di ossigeno ATTRITO L effetto dell attrito è la produzione di calore IGNIZIONE INDIRETTA Nel caso di incendio all interno di un edificio, il calore può essere trasportato per convezione attraverso i vani di intercomunicazione verticale tra i piani (trombe delle scale, vani ascensore e/o montacarichi, condotte dell aria ecc.) Stefano Botti 22

23 RISCALDAMENTO SPONTANEO (autocombustione) Il calore necessario per innescare l incendio può essere fornito dal combustibile stesso. Solitamente questa evenienza è la conseguenza di un lento processo di ossidazione come avviene, ad esempio, nel caso di mucchi di carbone formati in modo improprio Stefano Botti 23

24 TABELLA 2 Dati statistici riguardanti gli incendi avvenuti in Italia e all estero Cause degli incendi nelle attività industriali anno 1974 Cause di incendio Numero Percentuale Cause elettriche:scintille ,83 Mozziconi di sigaretta 257 8,86 Autocombustione 253 8,14 Faville 178 6,14 Guasti a bruciatori e camini 123 4,25 Dolose 107 3,69 Surriscaldamento di macchine 89 3,06 Fulmini 81 2,79 Esplosioni e scoppi 28 0,98 Altre cause ,66 Totale Cause non accertate 3944 Totale incendi 6843 Stefano Botti 24

25 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Direzione Centrale per la Prevenzione e Sicurezza Tecnica Studio degli incendi finalizzato alla individuazione delle cause e degli effetti Stefano Botti 25

26 SCUOLE CENTRI COMMERCIALI Altre cause 10% Accidentali 0% Indeterminate 23% Elettriche 8% Presunte dolose 59% Altre cause 8% Indeterminate 23% Elettriche 12% Accidentali 6% Presunte dolose 51% ALBERGHI Presunte Altre cause Accidentali dolose 14% 1% 14% PUBBLICO SPETTACOLO Indeterminate 53% Elettriche 18% Indeterminate 35% Altre cause 7% Accidentali 0% Presunte dolose 44% Elettriche 14% Stefano Botti 26

27 Analisi condotta dall IMQ (Istituto Italiano del Marchio di Qualità) sugli incendi di origine elettrica ( )! "#$ % & '! () * " +$! % +,!! -! % +.#! ( % Stefano Botti 27

28 Temperatura teorica di combustione La temperatura teorica di combustione (o temperatura massima della fiamma) è il più elevato valore di temperatura che la fiamma, generata dalla combustione di una determinata sostanza, può raggiungere. Il valore effettivo della temperatura di combustione dipende dalle modalità con cui tale fenomeno si sviluppa (all interno di una caldaia, in locale chiuso, all aperto, ecc.). Stefano Botti 28

29 Il processo della combustione Il processo della combustione può avvenire in due differenti modi: la combustione con fiamma, nella quale è compresa anche l esplosione; la combustione senza fiamma, che ha luogo nei combustibili solidi in un primo tempo insieme alla combustione con fiamma e successivamente da sola quando siano eliminate tutte le sostanze volatili ed i prodotti generati dalla piroscissione. La combustione senza fiamma avviene in genere nelle sostanze combustibili incandescenti (brace). Stefano Botti 29

30 Approfondimento Il calore necessario a vaporizzare un liquido, a fondere (es. cera) e/o decomporre un solido (es. legna) e a mantenere la temperatura necessaria per sostenere la reazione è fornito dalla reazione stessa. Il calore prodotto dalla combustione si ripartisce in media: 10% viene assorbito dal materiale che alimenta la combustione; 5% viene irradiato nell ambiente; 85% viene asportato come calore sensibile dai prodotti della combustione. Stefano Botti 30

31 Approfondimento Nella combustione con fiamma, la reazione di ossidazione del combustibile avviene per stadi secondo un meccanismo di reazione nel quale delle specie attive, dette radicali liberi, prodotte in uno stadio, promuovono altri stadi dando così origine ad una: REAZIONE A CATENA Stefano Botti 31

32 TABELLA 3 H 2 + e = 2H* Reazione di combustione idrogeno ossigeno a catena ramificata H* + O 2 = OH* + O* H 2 + O* = H* + OH* H 2 + OH* = H* + H 2 O e così via e H H H * H * O O O * O H * H H H H H * O H H 2 O H * H H H * H * H * O H I simboli rappresentati con l apice * rappresentano i radicali liberi O O H 2 O Stefano Botti 32

33 BACKDRAFT Il backdraft, o fiammata di ritorno, è un fenomeno della combustione; avviene quando un fuoco è "affamato" di ossigeno, il che lo porta a essere solo apparentemente soffocato, infatti sia il fumo che il gas prodotti rimangono ad alta temperatura e basta che l'ossigeno sia reintrodotto, ad esempio aprendo una porta od una finestra, perché la combustione riprenda, a volte anche con effetto esplosivo. Se si nota ad esempio un risucchio di aria in pertugi che portano ad un locale, o le parti metalliche che vanno da una parte all'altra del locale (come il pomello di una porta) sono calde e non c'è fumo, questo è un segno che il backdraft può scatenarsi. Stefano Botti 33

34 I prodotti della combustione e gli effetti dell incendio sull uomo uomo I prodotti della combustione possono essere suddivisi in quattro categorie: GAS DI COMBUSTIONE LA FIAMMA IL CALORE IL FUMO I principali effetti dell incendio sull uomo sono: ANOSSIA (riduzione della percentuale di ossigeno nell aria) AZIONE TOSSICA DEI FUMI RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ AZIONE TERMICA Stefano Botti 34

35 I gas di combustione Si intendono quei prodotti della combustione che restano allo stato gassoso anche quando vengono raffreddati alla temperatura ambiente (15 C). La maggior parte dei combustibili contengono carbonio ( C ) che brucia ad anidride carbonica (CO 2 ) quando è presente ossigeno (O 2 ) in abbondanza. Quando invece l ossigeno è scarso si forma il pericolosissimo ossido di carbonio (CO). Tra i gas di combustione non è compreso il vapore acqueo (H 2 O) che alla temperatura ambiente è liquido. Stefano Botti 35

36 I gas di combustione Gli altri gas che si formano in un incendio dipendono da molte variabili, ma principalmente dalla: composizione chimica dei combustibili; quantità di ossigeno (O 2 ) disponibile; temperatura che si raggiunge in caso d incendio. PCP: PCP: Policlorofenoli Policlorofenoli LINDAN: Stefano Botti LINDAN: Hexaklorcyclohexan Hexaklorcyclohexan 36

37 I gas di combustione Tra i gas di combustione si possono incontrare oltre l anidride carbonica (CO 2 ) e l ossido di carbonio (CO), l idrogeno solforato, l anidride solforosa, l acido cianidrico, l acido cloridrico, vapori nitrosi ( ossido e perossido di azoto ), fosgene, ammoniaca ecc. Si deve sottolineare subito che la mortalità per l incendio è dovuta nella maggior parte dei casi: all inalazione dell ossido di carbonio (CO); all inalazione di gas di combustione caldi o dell aria calda; a deficienza di ossigeno. I morti a seguito di ustioni costituiscono una percentuale minore. Stefano Botti 37

38 CO L ossido di carbonio E un gas tossico, è spesso presente in grandi quantità negli incendi e costituisce normalmente il pericolo più grave. E sempre presente ed in notevoli quantità quando si tratta di fuochi covanti in ambienti chiusi con scarsa ventilazione ed in tutti i casi ove scarseggia l ossigeno necessario alla combustione. L azione tossica dell ossido di carbonio è dovuta al fatto che esso altera la composizione del sangue, formando con l emoglobina la carbossiemoglobina (COHb) ed impedendo la formazione della ossiemoglobina che è elemento vitale per l ossigenazione dei tessuti del corpo umano. Stefano Botti 38

39 CO L ossido di carbonio Il monossido di carbonio presenta un'affinità per l'emoglobina volte maggiore rispetto a quella per l'ossigeno Stefano Botti 39

40 CO L ossido di carbonio L esposizione in ambiente con l 1,3% di CO produce incoscienza quasi istantaneamente (dopo 2 o 3 inalazioni) e la morte dopo pochi minuti. La percentuale dello 0,4% è fatale in meno di 1 ora La percentuale dello 0,15% per 1 ora o la percentuale dello 0,05% per 3 ore può essere mortale. Stefano Botti 40

41 CO Scheda di sicurezza Stefano Botti 41

42 CO 2 L anidride carbonica Si forma sempre in grandi quantità negli incendi. E un gas asfissiante che in forte concentrazione provoca anche una accelerazione del ritmo respiratorio. L aria che contiene il 3% di anidride carbonica provoca addirittura il raddoppio del ritmo respiratorio, con la conseguenza che se sono presenti gas tossici aumenta la quantità di sostanze tossiche immesse nell organismo. Stefano Botti 42

43 CO 2 Scheda di sicurezza 1 FORMULA CHIMICA CO 2 2 PROPRIETÀ FISICHE 2.1 Caratteristiche generali Gas incolore, inodore, inerte, non infiammabile, poco attivo, chimicamente tossico solo in elevate concentrazioni. 2.2 Densità L'anidride carbonica ha densità a 0 C, riferita all'aria, di 1,527; la sua massa volumica in condizioni normali di pressione e temperatura è di 1,977 kg/m Punto critico L'anidride carbonica si liquefa alla pressione critica di 73,825 bar e alla temperatura critica di C. 2.4 Solubilità L'anidride carbonica è solubile in acqua, che ne scioglie a pressione atmosferica e a temperatura ordinaria una quantità pari al proprio volume. 2.5 Infiammabilità L'anidride carbonica non è infiammabile. Stefano Botti 43

44 CO 2 Scheda di sicurezza 2.6 Tossicità Per concentrazioni in volume dall'aria inferiori al 3% non provoca disturbi; per concentrazioni comprese tra 3% e 5% può provocare mal di testa; per concentrazioni comprese tra 8% e 15% può provocare cefalee, nausee, vomito; oltre tale concentrazione può provocare insufficienza cardiaca con effetti anche letali. La concentrazione massima ammessa raccomandata per esposizioni di 8 ore al giorno e per 5 giorni alla settimana è di ppm in volume nell'aria. 2.7 Corrosione Allo stato anidro l'anidride carbonica è praticamente inerte verso I metalli. Allo stato umido è viceversa corrosiva, e reagisce con quasi tutti i metalli salvo gli acciai inossidabili (tipo 316, 309 e 310) gli hastelloy ed il monel. Stefano Botti 44

45 CO 2 Scheda di sicurezza 3 CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITÀ 3.1 Tossicità Pur non essendo tossico se non a concentrazione molto elevata, l'anidride carbonica può rappresentare un pericolo in quanto, essendo un gas più pesante dell'aria, si può accumulare in zone basse poco ventilate o in serbatoi chiusi, fino a raggiungere concentrazioni pericolose, a causa della diminuzione del tenore di ossigeno nell'aria. 3.2 Effetto ustionante L'anidride carbonica allo stato liquido può provocare ustioni anche gravi alle mucose. 4 PRODUZIONE L'anidride carbonica viene prodotta bruciando carbonio in eccesso di aria, oppure per decomposizione termica del carbonato di calcio. 5 UTILIZZAZIONE L'anidride carbonica viene messa in commercio liquefatta sotto pressione in bombole. Ha numerose utilizzazioni industriali, tra le quali: - preparazione acque gassate e altre bevande - industria del freddo - estintori di incendio - preparazione di carbonato di sodio e bicarbonati alcalini - disidratazione della penicellina - industria dei coloranti - saldatura all'arco elettrico Stefano Botti 45

46 H 2 S L Idrogeno solforato Si sviluppa in tutti quegli incendi in cui bruciano materiali che contengono zolfo: lana, gomma, pelli, carne e capelli. Ha un odore caratteristico di uova marce, ma tale sensazione, che si ha alle prime inalazioni, sparisce subito dopo. Esposizioni in aria che contiene fra lo 0,04% e lo 0,07% per più di mezz ora possono essere pericolose in quanto producono vertigini e vomito. In percentuali maggiori diventa molto tossico ed attacca il sistema nervoso e può provocare in un primo momento l affanno fino a portare addirittura al blocco della respirazione. Stefano Botti 46

47 SO 2 L Anidride solforosa Si può formare nella combustione di materiali che contengono zolfo, con abbondanza di aria. In genere se ne formano quantità relativamente modeste, salvo che negli incendi di zolfo. Quantità dell ordine dello 0,05% sono da considerare pericolose anche per esposizioni di breve durata. E un gas irritante delle mucose e delle vie respiratorie. Stefano Botti 47

48 HCN L Acido cianidrico E un gas altamente tossico, ma per fortuna, in genere, si forma solo in modeste quantità negli incendi ordinari. Quantità relativamente apprezzabili se ne trovano nelle combustioni incomplete (con scarsità di ossigeno) di: lana; seta; resine acriliche, uretaniche e poliammidiche. Era impiegato come fumigante per distruggere i parassiti. Stefano Botti 48

49 NH 3 L Ammoniaca Si può formare nella combustione di materiali che contengono azoto: lana, seta, materiali acrilici ecc. E impiegata in alcuni impianti di refrigerazione e costituisce un notevole rischio di intossicazione in caso di fuga. Produce sensibile irritazione a: occhi; naso; gola; polmoni. L esposizione per mezz ora ad aria contenente percentuali dello 0,25 0,65 % può causare seri danni all organismo fino alla morte. Stefano Botti 49

50 HCl L Acido cloridrico E un prodotto della combustione di tutti quei materiali che contengono cloro, come la grande maggioranza delle materie plastiche oggi così largamente impiegate. La concentrazione di 1500 p.p.m. (parti per milione) è fatale in pochi minuti. La sua presenza viene facilmente avvertita a causa del suo odore pungente e del suo effetto irritante per le mucose. Corrode i metalli. Stefano Botti 50

51 HCl Scheda di sicurezza Stefano Botti 51

52 NO 2 Il Perossido di azoto E un gas di colore rosso bruno altamente tossico. Esposizioni ad aria con percentuali dallo 0.02 a 0,07% possono essere mortali entro breve tempo. Esso si forma nella combustione della nitrocellulosa. Stefano Botti 52

53 CH 2 - CH CHO - L Aldeide acrilica (Acreolina) E un gas altamente tossico ed irritante e si forma durante l incendio di prodotti derivati: dal petrolio, di oli, grassi ecc. Concentrazioni superiori a 10 p.p.m. (parti per milione) possono essere mortali. Stefano Botti 53

54 La Fiamma Le fiamme sono costituite dall emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio. In particolare nell incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma. La temperatura teorica di combustione (o temperatura massima della fiamma) è il più elevato valore di temperatura che la fiamma, generata dalla combustione di una determinata sostanza, può raggiungere. Stefano Botti 54

55 Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas Colore della fiamma Temperatura ( C) Rosso nascente 525 Rosso scuro 700 Rosso ciliegia 900 Giallo scuro 1100 Giallo chiaro 1200 Bianco 1300 Bianco abbagliante 1500 Stefano Botti 55

56 Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas Stefano Botti 56

57 Il Calore Il calore che si sviluppa durante la combustione è la causa principale della propagazione dell incendio. Il calore, oltre certi limiti, è dannoso per l uomo potendo causare: la disidratazione dei tessuti; difficoltà o blocco della respirazione; scottature. Stefano Botti 57

58 Il Calore Una temperatura dell aria di circa 150 C è da ritenere la massima sopportabile per brevissimo tempo, meno di 5 minuti, e sempre che l aria sia sufficientemente secca. Tale valore si abbassa se l aria è umida. Negli incendi purtroppo però sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo: una temperatura di circa 55 C (± 5 C) è da ritenere la massima temperatura dell aria sopportabile per circa 1 ora. Naturalmente il valore di temperatura dell aria da misurare è quello all altezza della bocca dell uomo ossia a circa 1,70 m. sul pavimento: al soffitto la temperatura è maggiore. Stefano Botti 58

59 Approfondimento 4 L irraggiamento genera ustioni sull organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: ustioni di I grado superficiali facilmente guaribili ustioni di II grado formazione di bolle e vescicole consultazione struttura sanitaria Effetti dell irraggiamento secondo il metodo di Eisemberg ENERGIA EFFETTI SULL UOMO (KW/mq) 40-1% di probabilità di sopravvivenza 26 - innesco incendi di materiale infiammabile 19-50% di probabilità di sopravvivenza danni per operatori con indumenti di protezione esposti per lungo tempo scottature di 2 grado scottature di 1 grado limite di sicurezza per persone vestite esposte per lungo tempo ustioni di III grado profonde urgente ospedalizzazione Stefano Botti 59

60 Il Fumo Stefano Botti 60

61 Il Fumo Il fumo è costituito da piccolissime: Particelle solide (aerosol): Catrami Particelle di carbonio Altre sostanze incombuste Particelle liquide (nebbie): costituite essenzialmente da vapore d acqua Vapori condensati fumi bianchi Stefano Botti 61

62 Approfondimento 5 Il fumo è costituito da piccolissime particelle solide (aerosol) o liquide (nebbie) o vapori condensati. Le particelle solide sono costituite da catrami, particelle di carbonio ed altre sostanze incombuste presenti specie quando la combustione avviene in mancanza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi della combustione e costituiscono il fumo. Salvo casi particolari, quali per esempio la combustione del metano, il fumo accompagna sempre la combustione e spessissimo in quantità tale da impedire la visibilità. Le particelle liquide sono costituite essenzialmente da vapore d acqua che si forma per evaporizzazione dell umidità dei combustibili ma soprattutto dalla combustione dell idrogeno. Tale vapore d acqua quando i fumi si raffreddano al di sotto di 100 C, si condensa e da luogo a dei fumi bianchi. I residui solidi, costituiti da incombusti e ceneri, hanno invece il colore nero. Stefano Botti 62

63 Il Fumo E noto l effetto irritante del fumo alle mucose degli occhi ed alle vie respiratorie. Le quantità di fumo che si sviluppano negli incendi sono notevolissime e nella maggior parte dei casi esso invade i locali degli edifici in fiamme in tempi molto brevi, rendendo impossibile la presenza dell uomo, molto prima che si raggiunga la temperatura di 150 C, che come detto è quella massima alla quale si può ancora respirare per poco tempo. E quindi il fumo il primo ostacolo che si deve evitare se si vuole consentire l esodo delle persone e l ingresso delle squadre di soccorso nei locali ove si sviluppa l incendio. Stefano Botti 63

64 Deficienza di Ossigeno A tutti i fenomeni finora esposti si può aggiungere talvolta la deficienza di ossigeno provocata nell aria dall incendio in atto. Se la percentuale di ossigeno in aria, che è di solito del 21%, scende al 15% si possono avere fenomeni di spossatezza e mancanza di volontà per scarsa ossigenazione del sangue. Per percentuali inferiori, 10 15%, le persone pur restando coscienti perdono le facoltà di controllo od addirittura i sensi a percentuali dell ordine del 6 10%. Stefano Botti 64

65 Stefano Botti 65

66 Sostanze estinguenti Prima di trattare degli estinguenti è opportuno chiarire il significato di alcuni termini relativi ai fuochi da estinguere: fuochi bidimensionali, fuochi tridimensionali. Viene chiamato fuoco bidimensionale (pool fire) quello di una superficie orizzontale di liquido. Per esempio: una bacinella piena di benzina. Viene chiamato fuoco tridimensionale l incendio di un liquido che fuoriesce da una perdita da una apparecchiatura o tubazione sopraelevata. Stefano Botti 66

67 Fuoco BIDIMENSIONALE profondità larghezza Stefano Botti 67

68 Fuoco TRIDIMENSIONALE altezza profondità larghezza Stefano Botti 68

69 Estinzione degli incendi Per interrompere la reazione della combustione e quindi per ottenere l estinzione di un incendio, bisogna eliminare uno dei fattori indispensabili alla sua esistenza che sono: COMBUSTIBILE COMBURENTE (ossigeno) CALORE - TEMPERATURA (livello sufficiente di energia termica: una temperatura superiore a quella di accensione del combustibile). AUTOCATALISI (catena di reazione non inibita). Stefano Botti 69

70 Tedraedro del fuoco Il fuoco viene efficacemente rappresentato dal cosiddetto: tedraedro del fuoco, cui ogni faccia costituisce una delle suddette condizioni; CATENA DI REAZIONE Stefano Botti 70

71 Triangolo del fuoco o ancora più semplicemente dal triangolo del fuoco. Combustibile Comburente IL FUOCO Calore La rimozione di una o più delle facce fa sì che la figura geometrica cessi di esistere e con essa il fenomeno che rappresenta : il fuoco. Stefano Botti 71

72 Meccanismo di estinzione Raffreddare Allontanare A B FUOCO C D Rompere la catena Soffocare A = calore B=combustibile C= reazione a catena D = comburente Stefano Botti 72

73 (flash over) Stefano Botti 73

74 A - Raffreddare Da quanto sopra l estinzione si può avere: CALORE sottrazione di energia termica: raffreddamento. Riduzione della temperatura del combustibile al di sotto del valore di accensione COMBUSTIBILE COMBURENTE CALORE Stefano Botti 74

75 Stefano Botti 75

76 B Allontanare COMBUSTIBILE isolamento/eliminazio ne del combustibile: separazione. Per ottenere questa separazione si possono impiegare per esempio forti getti d acqua oppure si può rimuovere con mezzi meccanici, quando possibile, il combustibile non ancora incendiato. Si sottraggono all incendio le materie combustibili che lo alimentano Stefano Botti 76

77 C Rompere la Catena INIBIZIONE CHIMICA Interruzione della catena di reazione Sostanze che bloccano chimicamente la reazione di combustione inibendo lo sviluppo delle reazioni a catena Stefano Botti 77

78 D - Soffocare COMBURENTE riduzione/eliminazione del comburente: diluizione soffocamento. Si possono impiegare mezzi incombustibili (per es. coperte speciali) oppure gas inerti che spostano l ossigeno e si sostituiscono ad esso. (per es. CO 2 ), arrivando a condizioni definite di saturazione dell ambiente. COMBUSTIBILE COMBURENTE CALORE Stefano Botti 78

79 Sostanze estinguenti Nella tabella seguente sono evidenziate le azioni esercitate sul fuoco dalle sostanze estinguenti (una o più azioni) normalmente impiegate e di seguito esaminate. SOSTANZA ESTINGUENTE SEPARAZIONE SOFFOCAMENTO RAFFREDAMENTO INIBIZIONE CHIMICA Acqua Schiuma Anidride carbonica Polvere Sabbia Idrocarburi alogenati AZIONE DI Stefano Botti 79

80 Classificazione dei fuochi I fuochi si differenziano tra loro per la natura chimico fisica del combustibile. Anche le sostanze estinguenti sono diverse tra loro sia per natura che come visto per l azione di spegnimento che esercitano. La conseguenza è che ogni tipo di fuoco necessita, per essere spento, di una sostanza estinguente adeguata. Stefano Botti 80

81 Classificazione dei fuochi secondo il C.E.N. Classe Fuoco Materiali coinvolti Estinguenti ammessi Estinguenti esclusi A B Solidi combustibili comuni (legno, carta, tessuti, pelli, gomma e derivati, rifiuti, ecc.) con formazione di braci Liquidi infiammabili e solidi che fondono prima di bruciare (idrocarburi, oli e grassi, alcoli, eteri, solventi, carburanti, lubrificanti e simili). acqua polvere chimica polivalente anidride carbonica estinguenti alogenati schiuma ad alta espansione per ambienti chiusi schiuma polvere chimica anidride carbonica estinguenti alogenati C Gas infiammabili (idrogeno, metano, propano, butano, etilene, propilene, ecc.) polvere chimica estinguenti alogenati D Sostanze chimiche reattive spontaneamente combustibili con l aria o reattive con l acqua con possibilità di esplosioni (sodio). polveri speciali tutti gli altri E Apparecchiature elettriche sotto tensione anidride carbonica polvere chimica estinguenti alogenati acqua schiuma Stefano Botti 81

82 Classificazione dei fuochi Carta legna segatura trucioli stoffa rifiuti cere infiammabili cartoni libri pece carboni bitumi grassi paglia stracci fuliggine nafta benzina petrolio alcool oli pesanti etere solforico glicerina vernici gomme resine fenoli zolfo trementina solidi liquefabili liquidi infiammabili Metano cloro gas illuminante acetilene propano idrogeno cloruro di metile gas infiammabili Magnesio potassio fosforo sodio electron (Al-Mg) carburi metalli Stefano Botti 82

83 ATTIVA: Estintori Rete idrica antincendio Impianti di rilevazione automatica Impianti di spegnimento automatico Dispositivi d allarme Evacuatori di fumo e calore PASSIVA: Materiali ignifughi Uscite di emergenza (esodo) Porte tagliafuoco (R.E.I.) Muri tagliafuoco (R.E.I.) Stefano Botti 83

84 R. E. I. STABILITA TENUTA ISOLAMENTO Stefano Botti 84

85 I Dispositivi Le attrezzature per lo spegnimento sono: GLI IMPIANTI FISSI GLI IMPIANTI SEMIFISSI I MEZZI MOBILI Le posizioni di tutti i dispositivi antincendio sono richiamate dalla apposita segnaletica di colore rosso. Stefano Botti 85

86 I Dispositivi: IMPIANTI FISSI Sono impianti di erogazione estesi ad un impianto, collegati alla rete idrica antincendio o altre sostanze estinguenti come gas (CO 2 ), schiuma, polvere, ecc.. Possono entrare in funzione automaticamente o debbono essere attivati manualmente in caso di necessità. Alcuni impianti particolari, ad esempio a gas, richiedono l allontanamento preventivo delle persone e pertanto, in caso di azionamento automatico, sono dotati di sistemi di allarme e preavviso automatico opto-acustico temporizzato. IMPIANTO AUTOMATICO IDRICO ANTINCENDIO (SPRINKLER) Stefano Botti 86

87 I Dispositivi: IMPIANTI FISSI Temperatura nominale di apertura C Colore del bulbo 37 arancio 68 rosso 93 giallo 141 blu 182 malva 260 nero Stefano Botti 87

88 I Dispositivi: IMPIANTI FISSI Stefano Botti 88

89 I Dispositivi: IMPIANTI SEMIFISSI Il sistema comprende una rete idrica fissa di alimentazione dedicata, con adeguata portata, pressione e riserva idrica e sistemi costituiti da cassette idranti e manichette con lancia. L impiego di questi mezzi di intervento richiede uno specifico addestramento del personale addetto. Esercitazioni antincendio Rete idrica con cassetta idrante contenente manichetta e lancia Stefano Botti 89

90 I Dispositivi: IDRANTI Stefano Botti 90

91 I Dispositivi: IDRANTI Stefano Botti 91

92 I Dispositivi: IDRANTI L utilizzo degli idranti avviene con le seguenti modalità: 1. prelevare la manichetta dall apposita cassetta; 2. srotolare la manichetta facendola scorrere in terra; Cassetta idrante contenente manichetta e lancia 3. collegare la manichetta all idrante e alla lancia; Stefano Botti 92

93 I Dispositivi: IDRANTI 4. Impugnare saldamente la lancia (la rete idrica è in forte pressione) e aprire la saracinesca in modo graduale per avere l erogazione dell acqua; 5. Impiegare il getto nebulizzato per proteggere l avanzamento; 6. Dirigere il getto pieno alla base delle fiamme, avvicinandosi progressivamente e tenendosi comunque a debita distanza. Stefano Botti 93

94 I Dispositivi: IDRANTI attacco diam ; manichetta, lancia Portata lt/min per getto pieno e frazionato alla pressione di 5 bar lancia da 45 mm bocchello da 9mm(d1) bocchello da 12mm(d2) lancia da 70 mm bocchello da 16mm(d1) bocchello da 22mm(d2) Stefano Botti 94

95 ACQUA Caratteristiche: è la più comune e diffusa sostanza estinguente grazie alla sua larga disponibilità ed al basso costo. Le azioni dell acqua sul fuoco sono: il raffreddamento del combustibile; diluizione dell ossigeno dell aria; separazione (forti getti d acqua). L acqua ha un elevata capacità di assorbimento di calore dovuta alle sue caratteristiche fisiche. Il suo potere raffreddante è usato per proteggere dal calore radiante le strutture, apparecchiature e materiale combustibile attorno al fuoco. Stefano Botti 95

96 ACQUA L applicazione di 1 litro/min. di acqua a 15,5 C che vaporizzi completamente alla pressione standard di (1 atm) assorbe 667 kcal/min. e produce circa litri/min. di vapore d acqua surriscaldato a 260 C. L acqua ha la capacità di creare atmosfere inerti in quanto vaporizzando, assume 1700 volte il suo volume liquido, spostando così aria e vapori infiammabili dalle zone adiacenti all incendio. L acqua è il miglior agente estinguente per i fuochi di classe A (solidi combustibili comuni) Stefano Botti 96

97 ACQUA Per i fuochi di classe B (liquidi infiammabili) può essere usata purché il liquido combustibile risulti essere più pesante o miscibile con essa. L acqua è poco adatta per spengere i fuochi di classe C (gas infiammabili). L acqua non deve mai essere usata per incendi che coinvolgono le apparecchiature elettriche sotto tensione (incendi di Classe E) né per gli incendi di metalli, sodio, potassio, magnesio ecc. e di altri materiali che reagiscono violentemente con essa (incendi di classe D). Getti di acqua frazionata possono servire per diluire e allontanare da fonti di accensione nubi di gas infiammabili più pesanti dell aria. Stefano Botti 97

98 ACQUA AVVERTENZE! Non usare l acqua per l intervento su impianti elettrici sotto tensione! Stefano Botti 98

99 GLI ESTINTORI: Generalità Gli estintori sono apparecchi sono il mezzo di pronto intervento più rapido, per estinguere tempestivamente un principio di incendio. Contengono un agente estinguente che può essere proiettato e diretto sul fuoco sotto l azione di una pressione interna. Essi sono di grande importanza e vengono diffusi, di norma, in ogni luogo di lavoro. E importante che siano ben visibili, raggiungibili e segnalati con appositi cartelli. ESTINTORE PORTATILE AD ANIDRIDE CARBONICA (CO 2 ) Gli estintori devono essere collocati almeno ogni m 2 e distribuiti in modo di essere raggiungibili percorrendo non più di m. Stefano Botti 99

100 Sono caratterizzati da: GLI ESTINTORI: Generalità sostanza estinguente utilizzata capacità Tipi di estintori: schiuma polvere Halon (o sostituti ecologici) CO 2 Elementi costruttivi: bombola valvola di sicurezza manometro (-20 C < T < 60 C) tubo in gomma diffusore Stefano Botti 100

101 GLI ESTINTORI: Generalità Gli estintori devono riportare, in posizione ben visibile, un etichetta che indichi per quale classe di fuoco devono essere utilizzati nonché le istruzioni per l impiego. Pittogrammi rappresentanti le classi del fuoco Etichetta di un estintore portatile idoneo per spegnere fuochi di Classe A, B e C Stefano Botti 101

102 GLI ESTINTORI: Generalità Stefano Botti 102

103 GLI ESTINTORI: Schiuma AGENTE ESTINGUENTE: SCHIUMA PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO: SCHIUMA CHIMICA (ormai in via di abbandono) è costituito da un recipiente (bombola) nel cui interno sono conservate separate una soluzione acquosa di una sostanza schiumogena e, generalmente, di bicarbonato sodico. Al momento dell impiego capovolgendo l estintore le due soluzioni vengono a contatto formando la schiuma, ed al tempo stesso una certa quantità di gas (anidride carbonica), che agisce come agente estinguente. La quantità di schiuma che si produce è pari a circa 8 volte quella dell acqua contenuta nell estintore. Stefano Botti 103

104 GLI ESTINTORI: Schiuma AGENTE ESTINGUENTE: SCHIUMA PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO: SCHIUMA MECCANICA (più moderni) in cui la pressurizzazione dell interno dell estintore serve a favorire la fuoriuscita e la formazione della schiuma. Infatti all interno del recipiente è già presente una certa quantità di soluzione schiumogena (acqua più liquido schiumogeno) che al momento dell impiego viene espulsa da un gas sotto pressione ed avviata ad una lancia speciale posta all estremità del tubo di erogazione ove si mescola con l aria, formando la schiuma che fuoriesce con una certa velocità dalla lancia stessa con gas inerte contenuto in apposita bombolina esterna nella parte alta dell estintore Stefano Botti 104

105 GLI ESTINTORI: Schiuma AGENTE ESTINGUENTE: SCHIUMA MODALITÀ DI ESTINZIONE: soffocamento (principalmente) raffreddamento Stefano Botti 105

106 GLI ESTINTORI: Schiuma AGENTE ESTINGUENTE: SCHIUMA IMPIEGO: particolarmente indicati per incendi di liquidi infiammabili (classe B) in particolar modo quando questi hanno densità inferiore a quella dell acqua. In questo caso la schiuma dovrà avere caratteristiche di voluminosità e persistenza da ricoprire completamente la superficie del liquido in fiamme. La schiuma deve essere scelta in funzione del tipo di liquido infiammabile che si deve estinguere. Ad esempio gli alcool sciolgono le comuni schiume per cui, in questo caso, è necessario utilizzare schiume apposite non adatti per parti in tensione non adatto per ambienti che raggiungono temperature al di sotto di 0 C a meno che non si faccia uso di anticongelanti Stefano Botti 106

107 GLI ESTINTORI: Polvere AGENTE ESTINGUENTE: POLVERE MODALITÀ DI ESTINZIONE: soffocamento (principalmente) inibizione chimica raffreddamento separazione Stefano Botti 107

108 GLI ESTINTORI: Polvere AGENTE ESTINGUENTE: POLVERE IMPIEGO: hanno un grandissimo campo d impiego che va dai liquidi o gas infiammabili (classi B e C) fino all incendio di fuochi di classe A (solidi) - a seconda del tipo di incendio va comunque scelto un tipo di polvere adeguato. adatti per impiego su parti in tensione (bisogna verificare se tale impiego è indicato sull etichetta dell estintore) presenta lo svantaggio di sporcare il materiale su quale viene utilizzato Stefano Botti 108

109 GLI ESTINTORI: Polvere CLASSI DI FUOCO B - C A - B - C D POLVERI A BASE DI Bicarbonato di sodio o di potassio Fosfato monoammonico Grafite, sabbia secca, cloruro di sodio Dal punto di vista del meccanismo di estinzione degli incendi si può affermare che non da molto si hanno idee definite. Storicamente si pensava che esse agissero sul fuoco con una azione estinguente principale di soffocamento ed una secondaria di raffreddamento, peraltro di modesta entità. Successivamente si considerava, oltre all azione meccanica di abbattimento della fiamma, la decomposizione, per effetto della temperatura, dei componenti principali della polvere con produzione di anidride carbonica e vapore d acqua con conseguente effetto di separazione combustibile - comburente, raffreddamento e diluizione. Attualmente sembra accertato che la polvere per effetto del calore della fiamma subisce una decomposizione termica che dà origine a radicali liberi, gli atomi di sodio (Na) o di potassio (P). Questi atomi hanno la capacità di intercettare gli altri radicali liberi e di interrompere così la combustione. Si sostiene che il calore sottratto per decomporre la polvere e l effetto soffocante dell anidride carbonica e del vapore d acqua prodotti dalla decomposizione dei carbonati sono troppo modesti per contribuire in modo sensibile allo spegnimento. Stefano Botti 109

110 GLI ESTINTORI: Halon AGENTE ESTINGUENTE: IDROCARBURI ALOGENATI OD ALTRE MISCELE DI GAS GENERALMENTE ALLO STATO LIQUIDO PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO: con il liquido contenuto carica di gas direttamente a contatto con l agente estinguente all interno della bombola dotati di valvolina di sicurezza MODALITÀ DI ESTINZIONE: inibizione chimica Stefano Botti 110

111 GLI ESTINTORI: Halon AGENTE ESTINGUENTE: IDROCARBURI ALOGENATI OD ALTRE MISCELE DI GAS GENERALMENTE ALLO STATO LIQUIDO IMPIEGO: la caratteristica fondamentale degli estinguenti alogenati è quella di spegnere più rapidamente degli altri un incendio; infatti il meccanismo di estinzione di natura chimica inibisce la combustione agendo direttamente sui meccanismi che danno luogo alla formazione della fiamma per in fatto che agiscono per inibizione chimica non vanno a danneggiare o a sporcare gli elementi sui quali vengono erogati con il notevole vantaggio di non richiedere la pulizia o il ricondizionamento delle apparecchiature dopo l intervento (eliminare il fermo dell impianto, abbattono i costi dell intervento) una delle precauzioni da prendere nell impiego è quella di provvedere, dopo il loro impiego in locali chiusi alla ventilazione degli stessi, poichè si può avere la formazione di gas tossici e corrosivi Stefano Botti 111

112 GLI ESTINTORI: Anidride Carbonica AGENTE ESTINGUENTE: CO 2 PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO: In questo tipo di estintori, l anidride carbonica è conservata allo stato liquefatto in vere e proprio bombole collaudate per resistere alla pressione di 250 Kg/cmq munite di valvola di sicurezza contro la sovrapressione per evitare che scoppino se sottoposte, ad esempio, ad un aumento della temperatura. Al momento del bisogno, la leva di comando aziona una valvola a spillo che permetterà la fuoriuscita dell anidride carbonica liquefatta attraverso il cono erogatore (tipico di questo tipo di estintori). L anidride carbonica è un gas inerte, non corrosivo, non tossico ma asfissiante. La CO2 presente dentro l estintore è alla pressione di circa 50 atm. Il rapido passaggio della CO2 dallo stato liquido a quello gassoso produce un forte abbassamento della temperatura che fa congelare in parte l umidità atmosferica (circa 80 C). Stefano Botti 112

113 GLI ESTINTORI: Anidride Carbonica AGENTE ESTINGUENTE: CO 2 MODALITÀ DI ESTINZIONE: soffocamento (principalmente) raffreddamento Stefano Botti 113

114 IMPIEGO: GLI ESTINTORI: Anidride Carbonica la condizione principale perché si abbia l azione di spegnimento è che il gas possa permanere nella zona dell incendio: è quindi indispensabile che l operazione avvenga in assenza di ventilazione. L efficacia dell azione di spegnimento è notevolmente ridotta all aperto, specie in presenza di vento. Inoltre, l azione di raffreddamento è molto limitata, per cui tali estintori sono poco adatti all impiego su fuochi di classe A (legno, carta). Il pregio fondamentale, è quello di non esercitare alcuna azione corrosiva e di non lasciare alcuna traccia dopo breve tempo; ciò spiega il suo impiego, anche se meno efficace di altri, in moltissimi casi quali impianti elettronici, macchine tipografiche, cucine e simili. Dalle considerazioni precedenti si intuisce che gli estintori ad anidride carbonica sono particolarmente adatti soprattutto negli incendi di gas e liquidi infiammabili; tuttavia per questi ultimi, occorre ricordare che l azione di estinzione può essere compromessa dalla permanenza di punti caldi che possono provocare la riaccensione dei vapori del liquido infiammabile. Non devono essere utilizzati, in presenza di cianuri alcalini (produzione di acido cianidrico), sodio, potassio, magnesio, zinco e alluminio (liberazione di monossido di carbonio). Da segnalare che, se si venisse investiti da un getto di anidride carbonica, si potrebbero riportare lesioni da congelamento. Dopo l uso non si deve sostare nei locali, se prima non vengono aerati. Stefano Botti 114

115 GLI ESTINTORI: Schema di funzionamento - Polvere Tipo a Pressurizzazione esterna (A) Pressurizzazione interna 1) involucro 2)bomboletta di gas compresso 1) manichetta 2) leva di azionamento 3) volantino della bomboletta 4) tappo per ricarica 3) manometro 4) maniglia di presa 5) manichetta a pressione 6) leva di comando pistola 5) gas inerte 6) involucro 7)pistola di erogazione 8) tubo pescante 7) tubo pescante 8) cono diffusore 9) maniglia di presa Stefano Botti 115

116 GLI ESTINTORI: Schema di funzionamento - Polvere Stefano Botti 116

117 GLI ESTINTORI: Schema di funzionamento CO 2 1) bombola per gas compressi collaudata a 250 bar 2) tubo pescante 3) leva di comando della valvola a spillo 4) maniglia per il trasporto dell estintore 5) valvola 6) manichetta ad alta pressione 7) cono diffusore per l erogazione della CO 2 Stefano Botti 117

118 GLI ESTINTORI: Etichetta All esterno del serbatoio, viene applicata un etichetta adesiva recante le seguenti indicazioni: designazione del tipo classi di fuoco carica nominale istruzioni per l uso pericoli di utilizzazione istruzioni successive all uso estremi approvazione ministeriale Generalità commerciali Stefano Botti 118

119 Stefano Botti 119

120 GLI ESTINTORI: Indicazioni per l impiegol 1. Prendere l estintore 2. Togliere il fermo di sicurezza 3. Impugnare con la mano sinistra l estintore, con la mano destra l erogatore (o viceversa per i mancini) Stefano Botti 120

121 GLI ESTINTORI: Indicazioni per l impiegol 4. Azionare la leva di erogazione 5. Dirigere il getto alla base delle fiamme, con direzione quasi parallela al pavimento, sventagliando da destra a sinistra 6. Evitare di colpire la fiamma dall alto in basso o di spandere l incendio con una erogazione troppo violenta 6. Avvicinarsi progressivamente tenendosi comunque a debita distanza Stefano Botti 121

122 Stefano Botti 122

123 GLI ESTINTORI: Indicazioni per l impiegol Riepilogando... CORRETTO NON CORRETTO Stefano Botti 123

124 GLI ESTINTORI: Indicazioni per l impiegol Vediamo ancora qualche altro filmato. Estinzione con estintore a polvere Estinzione con estintore a CO 2 Stefano Botti 124

125 !"# $% &' % ()( $ *(%('(+ "$! "!! #$% &'( -.,, *#% ##$( -. -., $)% #))( % *$$( Stefano Botti 125

126 INCENDI: Prevenzione e protezione gestione delle emergenze LE CAUTELE LA SEGNALETICA IN EMERGENZA COMPORTAMENTI SICURI Stefano Botti 126

127 INCENDI: Prevenzione e protezione gestione delle emergenze La conoscenza del pericolo facilita l adozione delle necessarie cautele. Per mantenere un buon livello di sicurezza è necessario: prevenire riducendo la probabilità di accadimento e: proteggere limitando le conseguenze negative al minimo. Le azioni da assumere debbono essere sempre coordinate e integrate per ottenere i massimi risultati. Stefano Botti 127

128 INCENDI: Interventi di prevenzione MISURE TECNICHE Realizzazione di impianti e depositi sicuri Accurata e continua manutenzione degli impianti Impiego di materiali, di sistemi di lavoro, di impianti elettrici e di messa a terra volti ad evitare la formazione di cariche elettrostatiche e scintille o fonti di innesco Ricambio dell aria e ventilazione naturale Stefano Botti 128

129 INCENDI: Interventi di prevenzione MISURE ORGANIZZATIVE, PROCEDURALI, COMUNICATIVE Ridurre al minimo i quantitativi di sostanze pericolose presenti Rispetto dell ordine e della pulizia Divieto di fumo Procedure di lavoro Gestione e sorveglianza dei lavori in appalto Adozione di regolamenti interni di sicurezza e sorveglianza sulle misure adottate Informazione, formazione e addestramento dei lavoratori Stefano Botti 129

130 INCENDI: Interventi di protezione MISURE TECNICHE Compartimentazione e separazione delle aree a rischio in strutture resistenti al fuoco Porta resistente al fuoco Impiego di rivestimenti e arredi con materiali ignifughi o che non partecipano alla combustione Adozione di sistemi di rivelazione, allarme e spegnimento automatici e manuali, fissi e portatili Impianti di allarme e rivelazione Stefano Botti 130

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