BULLETTINO SENESE DI STORIA PATRIA, 117, 2010

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1 BULLETTINO SENESE DI STORIA PATRIA, 117, 2010 PAOLA RENDINI (a cura di), Le vie del sacro. Culti e depositi votivi nella valle dell Albegna, testi di Giuliana Agricoli, Mariagrazia Celuzza, Maria Francesca Colmayer, Fabiana Fabbri, Marco Firmati, Enrico Pellegrini, Simona Rafanelli, Paola Rendini, Antonella Romualdi, Debora Rossi, Carmine Sanchirchio, Paola Spaziani, Andrea Zifferero, catalogo della mostra, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2009, pp Il paese di Scansano torna a far parlare di sé con la pubblicazione del catalogo relativo alla mostra Le vie del sacro. Culti e depositi votivi nella valle dell Albegna. Dopo l intervento di Ciacci e Zifferero dal titolo Archeologia della produzione e dei sapori: nuove proposte di ricerca, pubblicato nella sezione Lavori in corso sul numero CXV del 2008 di questa rivista, esce questo volume presentato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in collaborazione con i Comuni di Scansano e Grosseto, nel quale è illustrato il vasto patrimonio di oggetti votivi esposti nella mostra Le vie del sacro. Il catalogo, quindi, non è altro che una sorta di sunto delle ricerche e degli studi sugli ex voto rinvenuti nella valle dell Albegna durante il secolo passato, ma di cui c è stata consapevolezza solo negli anni Novanta, in seguito ad una ricognizione eseguita per esigenze di ricerca e di aggiornamento da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici. In quell occasione, come scrive Paola Rendini, si capì che il materiale, in gran parte custodito presso il Museo Archeologico di Firenze, non era semplicemente notevole per quantità, ma rappresentava un campionario vasto di soggetti tipologici fino a quel momento non adeguatamente valorizzato; fu così che nacque l idea di mettere in mostra le vecchie e le nuove acquisizioni direttamente nel territorio maremmano. Vengono valorizzati i reperti archeologici a carattere votivo che formano un percorso espositivo compatto e completo, pieno di rimandi, in cui sono ben comprensibili sia le peculiarità proprie dei materiali identitari delle zone di rinvenimento, sia le caratteristiche comuni all area geografica dell alta Maremma Toscana, che dimostrano i notevoli scambi culturali che già c erano in età etrusca e romana. Ciò che lega gli oggetti presi in considerazione è il fatto di essere tutti ex voto: materiali in bronzo o in terracotta che venivano depositati in luoghi sacri al fine di guadagnare il favore delle divinità. Il catalogo offre una dettagliata descrizione dei materiali rinvenuti nelle campagne di scavo e, grazie agli studi condotti sulle relazioni degli etruschi con il mondo agreste e pastorale, fornisce uno

2 spaccato delle credenze e della religiosità delle popolazioni che abitarono la valle dell Albegna a partire dall età arcaica fino all epoca della romanizzazione. Lo studio archeologico si è unito allo studio delle pratiche religiose antiche ed è stato possibile dimostrare il profondo legame tra i depositi di oggetti votivi e le vie di comunicazione, in una terra di frontiera come quella dell Albegna: luogo di scambio di manufatti che ha sempre risentito dei molteplici influssi culturali provenienti dalle varie zone dell Etruria. In base a ipotesi che propongono una particolare distribuzione dei luoghi di culto sulle zone di confine, i recenti studi hanno permesso di ricostruire gli antichi tracciati degli assi viari. Linee di ricerca archeologica diverse si sono confrontate e hanno portato ai risultati eviodenziati dal catalogo. Nonostante la varietà di documentazione disponibile per le diverse epoche, è stato possibile offrire un quadro cronologico che abbraccia ben mille anni, articolato in quattro sezioni, attraverso i materiali votivi rinvenuti nelle aree dell attuale provincia di Grosseto, per mostrare come i commerci della società etrusca antica non siano stati limitati alle aree confinanti, ma si estendessero fino alla Magna Grecia. La prima sezione tratta la produzione votiva dell età arcaica e classica nella valle dell Albegna, che si compone prevalentemente di bronzetti di piccole dimensioni quali le statuette di offerenti femminili e maschili recuperate nelle aree di Saturnia, Orbetello e Magliano in Toscana, che mostrano i caratteri della grande plastica arcaica etrusca in ambito centro-italico. Alcune pagine sono dedicate anche a oggetti raccolti nei depositi di Montiano o di Ghiaccio Forte. Quest ultima è una collina a ridosso dell Albegna, unica tra le zone di scavo d età arcaica a poter essere considerata come area santuariale attrezzata, e tra i materiali che vi si sono rinvenuti si distinguono un Kouros bronzeo e una testa femminile in terracotta che ben si assimila a modelli classici greci, oltre a conci di nenfro dalle superfici modanate che probabilmente nel VI sec. a.c. facevano parte di altari successivamente riutilizzati come materiali edilizi in un complesso abitativo. Nell area di Selvanera, forse destinata al recupero e al riutilizzo di offerte votive, è stato rinvenuto tra gli oggetti bronzei di età arcaica un Kouros che, per le grandi dimensioni, non trova confronti con la produzione vulcente fino ad oggi nota e si è portati a ipotizzare che non si sia trattato di un dono votivo, ma di una vera e propria statua di culto. Relativa al VI sec. a.c. è anche l area templare di Roselle, individuata in seguito a scavi condotti dall Istituto Archeologico Germanico nel 1958, nella quale il ritrovamento di un iscrizione su un frammento di coppa di ceramica attica, attribuita al pittore di Marlay e databile fra il 440 e il 430 a.c., ha permesso di identificare in Artemide la divinità oggetto di culto. La seconda sezione del catalogo è dedicata agli oggetti risalenti alla prima età ellenistica, compresa tra il IV e il III sec. a.c., periodo nel quale sorsero numerosi santuari nella valle dell Albegna. I

3 soggetti raffigurati negli ex voto, piuttosto comuni in ambito rurale, mostrano legami col culto di divinità protettrici della salute e della fertilità e taluni permettono di riconoscere le singole divinità del Pantheon etrusco, come Demetra, figlia di Core, legata al mito della ciclica rinascita della natura, o Selvans, dio dal carattere tipicamente agreste, custode dei campi e dei confini che aveva la funzione di portare fertilità e benessere. Oltre agli oggetti votivi a soggetto umano, sono ricordati anche altri oggetti che riportano al tema della rigenerazione e della fertilità nella più ampia accezione, ma tutti mostrano caratteri riconducibili alla produzione etrusca laziale-campana di prima età ellenistica. Gli oggetti votivi appartenenti alla sezione relativa al periodo della romanizzazione mostrano come le pratiche religiose etrusche si siano arricchite di usi romani e, sebbene i depositi siano spesso lacunosi, si può notare la progressiva sostituzione degli ex voto bronzei con quelli in terracotta, in cui prevalgono elementi anatomici. Nella stipe di Fonte Buia a Saturnia sono stati riportati alla luce degli ex voto a raffigurazione umana, alcuni fino a poco tempo fa inediti, che mostrano elementi stilistici dell ultima tradizione urbana etrusca, in cui si possono riconoscere caratteri di derivazione romana quali l adozione del rituale velato capite. Diversamente i votivi anatomici e quelli raffiguranti gli animali, mostrano i caratteri tipici delle popolazioni etrusche di estrazione modesta e legate alle attività agricole e all allevamento, le cui preoccupazioni fondamentali erano connesse alla fertilità e alla salute nelle loro varie accezioni. Anche nella stipe di Costa Gherardino presso Marsiliana sono stati rinvenuti reperti votivi databili tra il III e il II sec a.c. che ben si possono assimilare a quelli di Ghiaccio Forte, mentre gli ex voto della stipe di San Sisto hanno caratteri tipici della tradizione plastica posteriore alla romanizzazione e sono messi in relazione con la colonia latina di Cosa, fondata nel 273 a.c. Nella bassa valle dell Albegna ci sono stati solo ritrovamenti sporadici che hanno portato alla luce ex voto costituiti da teste di donne e di fanciulli, testimonianti una religiosità connessa a ceti medi direttamente legati alla piccola proprietà e all agricoltura; fa parte della stessa area di ritrovamento anche una maschera fittile la cui interpretazione è incerta perché potrebbe essere considerata una rappresentazione simbolica dell offerente, oppure potrebbe essere assimilata ai votivi anatomici. La sezione dedicata ai materiali risalenti al periodo della romanizzazione si conclude con una scheda legata all interpretazione preliminare di alcuni oggetti raccolti nello scavo, tutt ora in corso, a Marsiliana d Albegna, in cui è stata dimostrata, oltre alla presenza di un area produttiva, quella di un insediamento etrusco che fu abbandonato durante la prima età del Ferro e successivamente rioccupato al termine della stessa epoca, per essere ingrandito durante l età arcaica e trasformato durante il periodo romano.

4 In passato la straordinaria omogeneità stilistica e iconografica tra gli ex voto della valle, aveva fatto ipotizzare una produzione locale, che adesso, grazie ai risultati dell interpretazione preliminare dello scavo, è finalmente documentata. Nella scheda di catalogo Carmine Sanchirchio e Andrea Zifferero propongono infatti la presenza nel sito di almeno tre aree funzionali legate alla presenza di una fornace e gli oggetti ceramici, votivi e non, ritrovati nei paraggi fanno risalire l attività produttiva dal III sec a.c. al I sec. d.c. Alle tre sezioni che suddividono cronologicamente i materiali raccolti nella valle dell Albegna, segue un quarto capitolo dedicato alle segnalazioni pervenute dai siti collegati alla valle tramite percorsi naturali o fluviali. Meritano di essere ricordati i materiali rinvenuti nella stipe di Cannicci nei pressi di Paganico, al confine tra il territorio di Roselle e di Chiusi, in cui i votivi anatomici, probabilmente dedicati a Minerva protettrice delle nascite, dell infanzia e della sfera familiare, mostrano notevoli somiglianze con la stessa tipologia di oggetti caratteristici della valle dell Albegna e dell Etruria Meridionale, prodotti tra il IV e il III sec. a.c. All interno della cinta di mura di Roselle sono stati recuperati invece alcuni ex voto d ambito culturale etrusco-lazialecampano risalenti all età ellenistica, che testimoniano la presenza di uno o più luoghi di culto dentro l area urbana. Alla stessa epoca sono riferibili anche i reperti relativi alle manifestazioni di culto delle località centrali della valle del Fiora: Pitigliano, Sovana e Poggio Buco. Una recente revisione ha infatti dato la possibilità di riconoscere in queste zone una diffusa rete di santuari rurali, dedicati alle divinità medico-salutari e della fertilità, i cui materiali votivi, rappresentanti teste e figure animali, mostrano somiglianze con quelli prodotti nella valle dell Albegna, mentre i frammenti di panneggi appartenenti a plastiche di grandi dimensioni e di maggiore impegno, fanno proporre la ripresa di modelli che venivano prodotti in ambito centro italico-meridionale. L ultima scheda di catalogo è dedicata al ritrovamento nel territorio vulcente di una testa fittile di bambino in fasce, un usanza molto documentata negli ex voto, oltre che negli amuleti e nelle fibule che venivano poste a chiudere i lembi delle bende in cui si avvolgeva il bambino secondo un usanza locale, per motivi pratici e magico-religiosi. In seguito all analisi accurata degli oggetti pervenuti negli scavi è possibile fare un resoconto sulla fioritura dei santuari rurali e delle relative manifestazioni votive che, come sottolinea Paola Rendini nell introduzione del catalogo, ebbero una battuta d arresto tra il III e il II sec. a.c. I depositi di Poggio Gherardino, della valle del Fiora, di Poggio Buco e di Sovana, mostrano che la produzione di ex voto subì in questo periodo un notevole ridimensionamento, probabilmente legato alla sostituzione della pratica dell offerta simbolica con quella dell obolo monetario, a cui corrisponde anche la trasformazione sociale ed economica delle piccole comunità contadine che, colpite dalla crisi che investì tutta la penisola, subirono lo spopolamento del territorio, la fine della piccola

5 proprietà, la sostituzione dell allevamento itinerante con altri sistemi produttivi e con questi la fine dell attività santuariale legata al mondo agricolo pastorale. IRENE SBRILLI