Situazioni tipo di pericolo valanghe

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1 Situazioni tipo di pericolo valanghe La valanga è un evento spesso prevedibile ma assolutamente inaspettato!!! Cosa fare?? 1

2 Rudi Mair e Patrick Nairz Situazioni tipo di pericolo valanghe Le situazioni tipo sono scenari di pericolo valanghivo chiaramente definibili, evidenti e sempre ricorrenti. La definizione delle ST è basata, principalmente, sul confronto tra la struttura attuale del manto nevoso e gli eventi meteorologici successivi. La struttura del manto nevoso rappresenta sempre anche il risultato immediato delle condizioni nivometeorologiche precedenti. Gli autori hanno selezionato 10 ST, che nel loro insieme coprono almeno il 98% di tutte le situazioni di pericolo che si creano durante una stagione invernale. Le situazioni tipo sono caratterizzate dalla loro ripetitività non solo (per la maggior parte) nella stessa stagione, ma anche durante inverni diversi. Le dieci ST più importanti si presentano solitamente entro periodi diversi. Tuttavia, trattandosi di processi naturali, la maggior parte delle ST non presenta delle limitazioni rigide, ma delle transizioni mobili e ogni tanto ci possono essere anche delle eccezioni. Capitano ad esempio quando ad inverno inoltrato o perfino ad inizio inverno, per un breve periodo, si creano delle situazioni simili alla primavera. Ciascuna delle ST si verifica maggiormente in determinate fasce di altitudine, esposizione ed, in parte, anche in specifiche aree / regioni. 2

3 Durante l inverno avviene spesso la sovrapposizione di varie ST diverse, ma di solito una di loro è dominante. L osservazione pluriennale ci dimostra anche che la stessa ST si sovrappone nel tempo e nello spazio. Le valanghe si staccano sempre sotto gli stessi presupposti in orari simili ed in posti simili. 3

4 Giustapposizione spaziale e temporale delle ST verticale Giustapposizione spaziale e temporale delle ST parziale latero / verticale ST 1 La seconda nevicata Strato basale debole d inizio inverno 4

5 Dopo la prima nevicata dell inverno sono in particolare gli scaricamenti di neve, cioè le valanghe a debole coesione che si staccano lungo dei pendii ripidi e lisci, quelle che possono creare problemi. Dopo la seconda nevicata importante si staccano più valanghe di neve a lastroni. Esse sono considerate le tipiche valanghe causate dagli sciatori e sono responsabili per almeno il 95% degli incidenti mortali da valanga. La seconda nevicata è così decisiva, perché ogni tanto si forma uno strato debole importante, tra il primo manto nevoso e la seconda nevicata, che può essere facilmente reso instabile da sciatori. Nel maggior numero dei casi, problemi del genere avvengono sui pendii molto ripidi in ombra, in alta quota (> 2000 m) o zone a quota molto alta (> 3000 m). Se lo strato debole è in prossimità della superficie, a volte, può avere un effetto sulle altre situazioni valanghive anche più avanti durante l'inverno. Le valanghe di neve a lastroni cadono, dopo la seconda nevicata, solo nei luoghi nei quali esiste un manto costituito da neve vecchia, che in seguito è stato ricoperto da neve trasportata dal vento. Questa ST si trova più frequentemente nei terreni in ombra, molto ripidi e vicini alla cresta a quote elevate e molto elevate. Le zone pericolose esistono già in autunno, tipicamente però all inizio dell inverno. Per la loro natura, sono aree di dimensioni limitate e in linea di massima ben localizzabili. Sul luogo aiuta la lettura delle tracce lasciate dal vento sul manto nevoso. Di solito, si riconoscono gli accumuli di neve deposta dal vento sul terreno ripido. L esperienza dimostra però che gli alpinisti, quando fanno escursioni in autunno, non pensano ancora al pericolo valanghe. La nostra raccomandazione: affinare la propria sensibilità per questi punti pericolosi già dalla prima nevicata! 5

6 Con seconda nevicata non si intende sempre esattamente la seconda volta che nevica (che potrebbe già succedere un ora dopo la prima nevicata ), ma la seconda nevicata importante che cade sopra un manto nevoso formatosi dalla prima neve caduta nello stesso inverno. Di solito la distanza temporale tra la prima e la seconda nevicata è di almeno una settimana, e non raramente anche di più settimane. BRINA DI FONDO ASPETTO Grossi cristalli brillanti, angolosi o piramidali (zucchero di canna, sale grosso). Si sgranano e perdono ogni coesione in mano, scricchiolano se masticati. Si può sentire odore di suolo umido (forte diffusione del vapore). FORMAZIONE Gradienti di temperatura medi e forti nel manto nevoso. Presenza di basse temperature sulla superficie del manto. Richiede, generalmente, un manto nevoso poco spesso e giornate di cielo sereno e temperature fortemente negative dell aria. Massimo accrescimento con temperature del manto comprese tra -2 C e -15 C. DISTRIBUZIONE Si forma su tutti i versanti in ombra, specie con manti poco spessi. In climi freddi si sviluppa preferibilmente sui versanti soleggiati 6

7 BRINA DI FONDO PROPRIETA MECCANICHE Debole coesione. Cede facilmente per taglio o compressione. La frattura si propaga facilmente a distanza e spesso dal piede del lastrone o da settori di ridotto spessore del manto (e.g. rocce subaffioranti, cespugli che protrudono) PERSISTENZA Livelli molto persistenti, per parecchi giorni o settimane (funzione dimensione grani e gradienti di temperatura) ASPETTI PREVISIONALI Non sottostimare mai la persistenza di livelli di brina profonda. La presenza di gradienti elevati mantiene l instabilità. La presenza di bassi gradienti tende a ridurre l instabilità ma richiede lunghi periodi per la stabilizzazione La prima nevicata non rappresenta un particolare pericolo di valanghe, perché all interno di una coltre nevosa piuttosto omogenea è difficile che si creino degli strati pronunciati. Dopo la prima nevicata, di solito all inizio dell inverno, in questo manto ancora poco spesso avviene un metamorfismo costruttivo, in particolare nelle zone in ombra, e i cristalli di neve perdono di coesione. Se allora su questo manto debole e instabile arriva una nuova nevicata, i due strati di neve sono normalmente poco legati, il pericolo valanga diventa invece elevato. Il problema principale della seconda nevicata sta sicuramente anche nel fatto che l aumento marcato ed immediato del pericolo di valanghe viene semplicemente sottovalutato a causa dell altezza della neve ancora ridotta. 7

8 GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DIURNA ASPETTO FORMAZIONE DISTRIBUZIONE Piccoli-medi cristalli brillanti, angolosi (zucchero di canna, sale fino 0.5/0.2 mm). Si sgranano e perdono ogni coesione in mano, scricchiolano se masticati. Se sepolti sembrano neve fresca a bassa coesione ma più granulosa e brillante. Sibila (per collasso ed espulsione aria) quando caricata Gradienti di temperatura medi e forti nelle porzioni superficiali del manto nevoso (10-15 cm) e con strati superficiali a bassa densità e coesione (neve fresca asciutta), non si formano se nevi sinterizzate a media densità (lastroni da vento, croste). Presenza di basse temperature sulla superficie del manto. Richiede, generalmente, un manto nevoso poco spesso, notti fredde e serene successive a giornate relativamente miti e soleggiate. Massimo accrescimento con temperature del manto comprese tra -2 C e -15 C. I grani sfaccettati possono accrescersi notevolmente se perdurano, per alcuni giorni, le condizioni descritte. Gradiente negativo notturno e positivo diurno (bidirezionale) Si forma su tutti i versanti in ombra o debolmente irraggiati, specie con manti poco spessi. In climi freddi si sviluppa preferibilmente sui versanti soleggiati. Spessori uniformi GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DIURNA PROPRIETA MECCANICHE Debole coesione. Cede facilmente per taglio o compressione. La frattura si propaga facilmente a distanza e spesso dal piede del lastrone o da settori di ridotto spessore del manto (e.g. rocce subaffioranti, cespugli che protrudono) PERSISTENZA Livelli moderatamente persistenti, da una settimana a 90 giorni (funzione dimensione grani e gradienti di temperatura) ASPETTI PREVISIONALI Stimare accuratamente gli spessori prima che venga sepolta da successive nevicate. Il perdurare di gradienti elevati aumenta, gradualmente, l instabilità dello strato 8

9 14 h 24 h BIRKELAND,JOHNSON,SCHMIDT 9

10 Ricristallizzazione diurna ST 2 Valanga per scivolamento di neve 10

11 La neve slitta a valle sopra delle superfici ripide e lisce. Mentre slitta, si creano delle crepe da slittamento a bocca di balena, cioè delle fratture ben visibili, profonde anche alcuni metri, nel manto nevoso. Queste crepe da slittamento sono sempre dei criteri negativi rispetto a un possibile distacco di valanga, indicano la possibilità di una valanga per scivolamento di neve, ma non dicono niente sul se e quando la massa di neve si staccherà veramente. Le valanghe per scivolamento di neve sono le valanghe con il momento del distacco più difficilmente prevedibile, perché possono staccarsi anche con condizioni nivologiche generalmente stabili, ad ogni momento del giorno e della notte, sia il giorno più freddo sia quello più caldo dell inverno. Inoltre, gli slittamenti non si staccano solo per un sovraccarico. 11

12 Nei giorni precedenti l evento si assiste ad un intenso riscaldamento. Si crea il classico clima serra, con temperature calde, elevata umidità, insolazione intensiva (e in parte anche diffusa) e poca influenza del vento. Così il manto nevoso diventa rapidamente umido oppure bagnato e fonde negli strati più bassi. Durante le notti serene si possono formare, in superficie almeno alle quote più elevate, croste da rigelo portanti. Durante la giornata, la crosta diventerà progressivamente più molle e meno portante (si sprofonda sempre di più fino agli strati più bassi della neve, oppure fino al suolo). Perciò, anche il manto nevoso perde la propria resistenza interna. 12

13 Esiste un solo criterio ovvio per il ripetersi di valanghe per scivolamento di neve, vale a dire la progressiva umidificazione del manto nevoso: più è bagnato, più valanghe per scivolamento di neve si osserveranno. Nonostante l imprevedibilità del momento di distacco è facile capire quale sarà il luogo del distacco di una valanga per scivolamento di neve. Di solito si preannunciano per periodi assai lunghi con le bocche di balena ben visibili. Osservando per più inverni successivi si vede poi che gli slittamenti si staccano molto spesso sempre negli stessi punti. Una valanga per scivolamento di neve è il movimento del manto nevoso parallelo al pendio, favorito da terreni a ridotta scabrezza (pendii erbosi ripidi o su placche rocciose). Più è liscio il fondo, più è probabile il distacco di valanghe per scivolamento di neve su un terreno ripido (specie se l interfaccia suolo manto nevoso presenta acqua libera). Anche una copertura nevosa precoce con uno spesso manto favorisce questo effetto, perché il terreno è ancora assai caldo e il film d acqua che si forma è maggiore. Durante la programmazione di una gita conviene evitare le zone al disotto delle bocche di balena, oppure tenere una distanza di sicurezza sufficientemente grande nella zona di arresto di questo tipo di valanga. 13

14 ST 3 Pioggia La pioggia viene considerata un segnale d allarme classico nella nivologia, perché da un lato sovraccarica il manto nevoso e dall altro comporta una rapida perdita di resistenza interna. Le valanghe sono in sostanza inevitabili. La pioggia può cadere in qualsiasi periodo dell inverno. Il grande vantaggio: si tratta della situazione tipo più facilmente identificabile. Se c è pioggia intensa le valanghe spontanee avvengono entro breve tempo. La destabilizzazione avviene, più rapidamente, quanto più fresca e meno coesa è la neve sulla quale cade la pioggia e più improvvisamente aumenta la temperatura. Ci sono perciò i presupposti ideali per un rapido aumento del pericolo: sul terreno molto ripido si staccano valanghe per scivolamento di neve e su quello ripido estremo delle valanghe di neve bagnata a debole coesione. Nel caso di un manto nevoso saturo d acqua non è necessaria una pendenza minima di 30 per il distacco delle valanghe. In tal caso, si avranno distacchi anche su terreno meno ripido (<30 ). 14

15 Bisogna presumere un rapido aumento del pericolo valanghe durante una precipitazione liquida su dei manti nevosi moderatamente freddi (tra 0 e 5 C), causato dalla perdita di resistenza interna. Se il manto nevoso è molto freddo (< -5 C) l acqua piovana viene immediatamente legata perché si congela. La perdita di resistenza interna inizia solo quando il manto viene riscaldato dalla pioggia e la sua temperatura si avvicina al punto di fusione (0 C). L acqua liquida che penetra nel manto nevoso crea un notevole aumento di densità della neve (sovraccarico) e distrugge i legami tra i singoli cristalli di neve, fungendo quasi da lubrificante. Avviene in particolare, quando la pioggia riesce a penetrare negli strati più profondi del manto nevoso e l ulteriore deflusso viene bloccato da strati più duri (croste o strati compatti). In questo caso può formarsi uno strato spesso alcuni centimetri, saturo d acqua. La conseguenza diretta e di solito una forte attività valanghiva spontanea. A medio o lungo termine, la pioggia può anche avere un effetto stabilizzante, specie se le temperature si abbassano dopo la pioggia (eventuale raffreddamento notturno). L acqua libera presente nei pori congela e il manto nevoso si consolida. Si formano secondo l esposizione al freddo delle croste da rigelo talvolta anche molto spesse con i grani da fusione e rigelo ben legati. Spesso si osservano anche colonne e lenti di ghiaccio all interno del manto nevoso. 15

16 CROSTE DA PIOGGIA ASPETTO Superficie crostosa lucida e liscia. Piogge intense e prolungate creano una crosta più corrugata e solchi di ruscellamento pronunciati allineati lungo la massima pendenza FORMAZIONE Pioggia sul manto nevoso DISTRIBUZIONE Si forma su tutti i versanti ed è fortemente dipendente dalla quota (e.g. limite nevicata) PERSISTENZA Livelli molto persistenti, per giorni o mesi, anche quando sepolti da successive nevicate ASPETTI PREVISIONALI La crosta era gelata o umida quando è avvenuta la nuova precipitazione / deposito da vento? Se la crosta era umida si crea un buon legame, se era gelata il nuovo strato ha difficoltà ad aderire. L acqua liquida può percolare nel manto aumentandone la densità (destabilizzazione) e creando lenti di ghiaccio (sup. di scorrimento) interne al manto 16

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19 ST 4 Freddo su caldo Caldo su freddo 19

20 Grandi differenze di temperatura tra le particelle di precipitazione (nevicata in atto) ed il manto nevoso preesistente hanno, quasi sempre, degli effetti negativi sulla stabilità, perché favoriscono, nei giorni successivi alla nevicata, il metamorfismo costruttivo all interno del manto nevoso. Di solito si crea così uno strato debole, dappertutto instabile. Questo accade spesso anche sul terreno esposto a sud. Non è facile riconoscere questa situazione tipo, senza aver osservato l andamento meteorologico. Bisogna concentrare l attenzione in particolare sull alternanza di un periodo caldo con uno freddo, oppure viceversa, che provocheranno la sovrapposizione di strati di neve con temperature molto differenti. Questa situazione innescherà gradienti termici su spessori ridotti, avviando il metamorfismo costruttivo e la possibile formazione di uno strato debole critico (vedi ST 5). Se poi tale strato debole sarà abbastanza spesso da diventare un pericolo per gli sciatori, lo si dovrà apprendere dal bollettino valanghe oppure bisognerà verificarlo con specifiche analisi del manto nevoso. La ST 4 si crea più frequentemente in zone esposte al sole, cioè in un area che normalmente ha una struttura del manto nevoso più stabile rispetto ai pendii in ombra e dove statisticamente capitano decisamente meno incidenti da valanga. Spesso, in queste zone, gli sciatori pensano anche di meno al pericolo. I concetti freddo su caldo e caldo su freddo indicano che a causa di cambiamenti di temperatura forti tra due fasi meteorologiche, esiste una netta differenza tra le temperature (più di 5 C) del manto nevoso preesistente e quella della neve fresca che si aggiunge. O una superficie relativamente calda e umida viene coperta da una crosta causata dalle temperature in diminuzione, oppure una superficie viene inumidita a causa delle temperature che iniziano ad aumentare (o dalla caduta di neve bagnata oppure pioggia),esi crea anche in questo caso una crosta, di solito più sottile. 20

21 Nella zona d interfaccia tra neve e crosta si crea spesso un sottile strato debole di cristalli di neve da processi di metamorfismo costruttivo. Se a temperature basse nevica su un manto nevoso vecchio relativamente caldo, questo strato debole solitamente si forma sotto la crosta da rigelo. Quando invece nevica a temperature relativamente calde su un manto nevoso vecchio (più freddo), il metamorfismo costruttivo avviene maggiormente sopra la crosta da rigelo. Responsabile per questo fenomeno è il trasporto del vapore acqueo a causa del gradiente di pressione del vapore. La pressione del vapore nella neve più umida e calda è superiore alla pressione nella neve asciutta e fredda, cosicché avviene un trasporto di vapore dal caldo (umido) al freddo (asciutto). In questo caso si depone della neve legata (neve ventata, neve fresca assestata) sulla crosta da rigelo e il pacco di neve fresca slitta sullo strato debole sottile sopra la crosta da rigelo, oppure la neve fresca insieme alla crosta si staccano dallo strato sottostante composto da cristalli di neve a debole coesione. Questa situazione tipo è anche perfida, perché ne è interessato maggiormente il terreno esposto al sole, un area che di solito rispetto ai pendii in ombra possiede una struttura più stabile del manto nevoso e dove statisticamente succedono meno incidenti da valanga. Spesso, gli sciatori in queste zone pensano anche di meno al pericolo valanghe. 21

22 NEVE APPENA DEPOSTA A BASSA DENSITA ASPETTO Brillante, soffice, asciutta (secca). I cristalli di precipitazione sono ben riconoscibili (dendriti, piastre, aghi) FORMAZIONE Nevicata con basse temperature DISTRIBUZIONE Uniforme su tutti i pendii (variabile se la nevicata avviene con vento) PERSISTENZA Si stabilizza in alcune ore/giorni, in funzione della temperatura dell aria CARATTERISTICHE MECCANICHE Coesione bassa. Può costituire livello di discontinuità meccanica se interposta tra strati a coesione più elevata ASPETTI PREVISIONALI Può essere difficilmente individuabile se la nevicata dura a lungo e se avvengono, durante l episodio, fluttuazioni nella temperatura dell aria. In tal caso il livello meno denso e coeso sarà interposto tra strati più densi ed umidi 22

23 GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DA FUSIONE ASPETTO Piccoli-medi cristalli brillanti, angolosi (zucchero di canna, sale fino 0.5/2 mm). Si sgranano e perdono ogni coesione in mano, scricchiolano se masticati. Se sepolti sembrano neve fresca a bassa coesione ma più granulosa e brillante. Sibila (per collasso ed espulsione aria) quando caricata FORMAZIONE Gradienti di temperatura elevati tra uno strato e/o crosta caldo e umido sepolto da un nuovo strato, sottile, di neve asciutta e fredda, a bassa densità. Gradiente negativo unidirezionale DISTRIBUZIONE Si forma sui versanti esposti al sole o su tutti i versanti in caso di pioggia dopo una notte fredda e serena. PROPRIETA MECCANICHE Debole coesione come per gli altri cristalli sfaccettati. Scivola facilmente su croste fredde e dure (da pioggia o sole). Cede facilmente per taglio o compressione anche su pendenze ridotte GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DA FUSIONE PERSISTENZA Livelli moderatamente persistenti, da alcuni giorni a mesi specie se poggianti su croste da pioggia (funzione dimensione grani e gradienti di temperatura) ASPETTI PREVISIONALI Da monitorare ogni qualvolta neve fresca fredda si depone su superfici calde e umide o se tempo sereno e freddo segue un fronte caldo 23

24 Ricristallizzazione da fusione Flusso vapore RISCALDAMENTO DEL MANTO NEVOSO NEVICATA FREDDA LEGA BENE CON IL MANTO SOTTOSTANTE MANTENIMENTO BASSE TEMPERATURE DELL ARIA SVILUPPO METAMORFISMO COSTRUTTIVO 24

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26 Nevicata fredda su neve umida Formazione di grani sfaccettati per ricristallizzazione da fusione CROSTE DA SOLE FIRNSPEIGEL ASPETTO Brillante, specchiata con superficie lievemente irregolare FORMAZIONE Forte insolazione sulla superficie del manto. La presenza della crosta da sole aumenta i gradienti di temperatura all interfaccia con gli altri strati (barriera di permeabilità al vapore) e favorisce la crescita di sottili livelli di brina di profondità subito sotto o sopra alla crosta. DISTRIBUZIONE Si forma unicamente sui versanti soleggiati. Parzialmente dipendente dalla quota PERSISTENZA L instabilità è di breve durata ed è dipendente dall andamento delle temperature nel manto (temperature elevate favoriscono lubrificazione all interfaccia e eventuale indebolimento della crosta) 26

27 CROSTE DA SOLE FIRNSPEIGEL CARATTERISTICHE MECCANICHE Forma una forte discontinuità meccanica nel manto che tende a concentrare, lungo la superficie (sopra o sotto) le deformazioni da taglio. ASPETTI PREVISIONALI La crosta era gelata o umida quando è avvenuta la nuova precipitazione / deposito da vento? Se la crosta era umida si crea un buon legame, se era gelata il nuovo strato ha difficoltà ad aderire CROSTE DA FUSIONE E RIGELO ASPETTO Superficie crostosa e fortemente abrasiva (quando rigelata) formata da grossi aggregati cristallini arrotondati FORMAZIONE Ripetuti cicli di fusione-rigelo DISTRIBUZIONE Si forma unicamente sui versanti soleggiati. Parzialmente dipendente dalla quota PERSISTENZA Livelli molto persistentianche quando sepolti da successive nevicate ASPETTI PREVISIONALI Spesse croste portanti (quando gelate) garantiscono, in genere, una buona stabilità del manto. La forte attività di fusione protratta per alcuni giorni, con percolazione di acqua nel manto e saturazione di livelli fragili, può però dare origine a instabilità anche in presenza di condizioni, temporanee di rigelo 27

28 ST 5 Neve dopo un lungo periodo di freddo 28

29 Un classico tra gli eventi valanghivi: dopo un lungo periodo freddo inizia a nevicare. Soffia anche un forte vento, che provvede al trasporto eolico della neve. Entro brevissimo tempo si crea uno scenario valanghivo molto pericoloso per gli sportivi. Ciò succede, anche se dopo un lungo periodo di freddo soffia solo un vento forte, senza che nevichi. Il problema sta nel fatto che sui pendii sottovento viene accumulata neve da trasporto eolico che si deposita su un manto nevoso vecchio, di solito senza coesione. La neve trasportata dal vento e la neve vecchia sono molto mal legate tra di loro. Il manto nevoso è talmente instabile che basta un sovraccarico per disturbarlo. 29

30 Almeno una volta in ogni inverno accade un periodo di freddo prolungato, di solito è più di uno. Durante i periodi di freddo spesso splende il sole e durante le discese vola la neve farinosa, oppure la neve poco coesa da metamorfismo costruttivo, e verso la fine di questo periodo freddo il pericolo valanghe è spesso basso. Tipico per questa situazione tipo è l aumento improvviso del pericolo, appena inizia a nevicare sotto l influenza del vento, oppure appena il vento rinforza. Il problema: un pendio da discendere durante il periodo di freddo senza pensieri può diventare una trappola mortale entro brevissimo tempo (cioè entro poche ore). Parlando del freddo, in meteorologia si distingue tra giornate di ghiaccio e di gelo. In una giornata di ghiaccio, le temperature rimangono tutto il giorno < 0 C, e in una giornata di gelo solo la temperatura minima dell aria è < 0 C. Lunghi periodi di freddo, con alcuni giorni di ghiaccio o gelo susseguenti, mettono in moto dei processi di trasformazione (metamorfismo costruttivo) all interno del manto nevoso, che nel caso di una successiva nevicata esercitano un influenza negativa sulla situazione valanghiva. 30

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32 GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DA RADIAZIONE ASPETTO FORMAZIONE DISTRIBUZIONE Sottile e debole crosta da sole accompagnata (sopra e sotto) da piccoli grani sfaccettati (0,5-2 mm) spesso scambiati per brina di superficie. A causa del forte irraggiamento solare e della radiazione verso la libera atmosfera, i primi 2-3 cm del manto superficiale sviluppano un fortissimo gradiente termico (negativo unidirezionale) a cavallo della crosta da sole Su tutti i versanti esposti al sole ad alta quota (> 3000 m - specie in climi continentali), non presente sui versanti in ombra PROPRIETA MECCANICHE Debole coesione come per i livelli di brina di superficie. Cede facilmente per taglio o compressione anche su pendenze ridotte GRANI SFACCETTATI RICRISTALLIZZAZIONE DA RADIAZIONE PERSISTENZA Livelli fortemente persistenti, da alcuni giorni ad alcune settimane (funzione condizioni meteo e gradienti di temperatura) ASPETTI PREVISIONALI Da monitorare ogni qualvolta neve fresca fredda o depositi da vento (lastroni da vento) si depongono su queste superfici 32

33 Gradienti termici superficiali per irraggiamento notturno SWout LWout SWin -21 C -1 GT molto forte GT debole Con notti serene e basse temperature la superficie del manto può raggiungere e superare temperature di -21 C. 0 Tº C T 10 T gnd HS/10 = ctg In questo caso la differenza di temperatura arriva a 20 C / cm in superficie. Il gradiente è molto elevato e i grani sfaccettati si accresceranno rapidamente 24 ore 33

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36 Ricristallizzazione da radiazione Radiazione ad onde corte Radiazione ad onde lunghe Radiazione ad onde corte e lunghe Flusso vapore 2-5 cm Flusso vapore ST 6 Neve fresca fredda a debole coesione e vento 36

37 Il vento è il costruttore delle valanghe. Questo detto classico di Wilhelm Paulcke degli anni trenta del secolo scorso è sempre valido. Il vento influenza sia la neve che cade, sia quella già depositata, ed è uno dei fattori più importanti per la formazione delle valanghe. La neve asciutta a debole coesione è quasi sempre oggetto di trasporto eolico e gli accumuli comportano un aumento del pericolo valanghe! Più fredda è la neve trasportata dal vento, più facilmente reagisce al sovraccarico, perché aumenta la sua fragilità. La presente situazione tipo si distingue dalla ST.5 per il fatto che la neve a debole coesione non si è formata durante un lungo periodo di freddo, ma entro un breve lasso di tempo. O è nevicato poco prima con temperature basse e senza vento e poi ha iniziato a soffiare il vento, oppure inizia a nevicare senza vento e il vento aumenta durante la nevicata. Si tratta di una situazione tipo, di solito, ben riconoscibile. La situazione tipo si riconosce generalmente assai bene, perché riguarda direttamente lo strato di neve superficiale, influenzato dal vento (corretta interpretazione dei segni del vento galaverna, sastrugi e forme di erosione, cornici, forme di accumulo). Capita raramente che questa valutazione diventi più difficile, quando non solo all inizio, ma anche verso la fine della nevicata il vento soffia debolmente o è assente, mentre la neve è stata trasportata dal vento durante la fase principale delle precipitazioni. In tal caso, una superficie di neve a debole coesione potrebbe ricoprire dei punti pericolosi formatisi di recente. Però, di solito si trovano ancora degli indizi dell attività del vento sul terreno. Altrimenti aiutano i grafici delle stazioni meteorologiche, ma anche la semplice prova col bastoncino, con il quale si possono scoprire degli accumuli di neve compatta sotto la neve senza coesione. 37

38 Per questa ST non è necessario che si sia formato uno strato debole. Le valanghe a lastroni possono anche staccarsi su cosiddette superfici limite (interfacce). Queste interfacce si formano sempre nella neve fresca, quando della neve a debole coesione e piuttosto fresca viene coperta da neve consolidata e maggiormente coesa. Questo può accadere durante o immediatamente dopo una nevicata. Nel primo caso, inizialmente c è ancora calma di vento e solo durante la nevicata aumenta il vento. Nel secondo caso, tutta la neve fresca deposta è a debole coesione. Solo più tardi (anche dopo uno o due giorni) inizia il vento e trasporta la neve fresca nella zona sottovento, dove si deposita sulla neve fresca a debole coesione. La possibile superficie di scorrimento della valanga si trova, in questi casi, sempre tra la neve ventata e la neve fresca a debole coesione. Questi strati limite si legano velocemente, se la temperatura dell aria è vicino ai 0 C. A temperature più basse, ci vuole più tempo per il consolidamento. VENTO E FORMAZIONE DEI LASTRONI DI NEVE VENTO SINOTTICO SOTTOVENTO ALLA CRESTA PRINCIPALE 38

39 VENTO E FORMAZIONE DEI LASTRONI DI NEVE SOTTOVENTO A CRESTE SECONDARIE VENTO E FORMAZIONE DEI LASTRONI DI NEVE SOTTOVENTO A CRESTE SECONDARIE 39

40 VENTO E FORMAZIONE DEI LASTRONI DI NEVE SOTTOVENTO A CAMBIO DI PENDENZA VENTO E FORMAZIONE DEI LASTRONI DI NEVE SOPRAVENTO (LASTRONI COMPATTI) 40

41 INCLINAZIONE VERSANTE E FORMA DEL LASTRONE 41

42 DISTRIBUZIONE LASTRONI IN FUNZIONE DIREZIONE VENTO E ORIENTAZIONE DEL VERSANTE FORME DI DEPOSITO 42

43 FORME EROSIVE FORME EROSIVE 43

44 FORME EROSIVE e di DEPOSITO MANTO NEVOSO EROSO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Sastrugi ASPETTO Superficie irregolare, festonata, erosa, sabbiata SENSAZIONE Superficie difficilmente sciabile perché molto irregolare e spesso indurita SIGNIFICATO La neve è stata erosa e rideposta (in depositi più densi) altrove. In loco la neve è stata stabilizzata (compattazione e riduzione del carico). 44

45 MANTO NEVOSO EROSO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Sastrugi ASPETTO Superficie irregolare, festonata, erosa, sabbiata SENSAZIONE Superficie difficilmente sciabile perché molto irregolare e spesso indurita SIGNIFICATO La neve è stata erosa e rideposta (in depositi più densi) altrove. In loco la neve è stata stabilizzata (compattazione e riduzione del carico). MANTO NEVOSO EROSO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Sastrugi ASPETTO Superficie irregolare, festonata, erosa, sabbiata SENSAZIONE Superficie difficilmente sciabile perché molto irregolare e spesso indurita SIGNIFICATO La neve è stata erosa e rideposta (in depositi più densi) altrove. In loco la neve è stata stabilizzata (compattazione e riduzione del carico). 45

46 MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Lastroni, gonfie, cuscini da vento ASPETTO Liscio, uniforme, drappeggiato. La superficie appare vellutata o gessosa. Forme di deposito spesso lentiformi (aspetto a trapunta / cuscini) SENSAZIONE Particolare (superficie dura o alternativamente dura e soffice, con sottostante manto soffice) SUONO Spesso il manto rimbomba come un tamburo o si percepiscono sibili o whoom. Più si sentono questi suoni più il manto è instabile MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Lastroni, gonfie, cuscini da vento ASPETTO Liscio, uniforme, drappeggiato. La superficie appare vellutata o gessosa. Forme di deposito spesso lentiformi (aspetto a trapunta / cuscini) SENSAZIONE Particolare (superficie dura o alternativamente dura e soffice, con sottostante manto soffice) SUONO Spesso il manto rimbomba come un tamburo o si percepiscono sibili o whoom. Più si sentono questi suoni più il manto è instabile 46

47 MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Lastroni, gonfie, cuscini da vento ASPETTO Liscio, uniforme, drappeggiato. La superficie appare vellutata o gessosa. Forme di deposito spesso lentiformi (aspetto a trapunta / cuscini) SENSAZIONE Particolare (superficie dura o alternativamente dura e soffice, con sottostante manto soffice) SUONO Spesso il manto rimbomba come un tamburo o si percepiscono sibili o whoom. Più si sentono questi suoni più il manto è instabile MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO CONOSCIUTO COME Lastroni, gonfie, cuscini da vento ASPETTO Liscio, uniforme, drappeggiato. La superficie appare vellutata o gessosa. Forme di deposito spesso lentiformi (aspetto a trapunta / cuscini) SENSAZIONE Particolare (superficie dura o alternativamente dura e soffice, con sottostante manto soffice) SUONO Spesso il manto rimbomba come un tamburo o si percepiscono sibili o whoom. Più si sentono questi suoni più il manto è instabile 47

48 MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO Si formano crepe sotto il punto di carico e spesso si propagano in avanti. Più si propagano e più il manto è instabile L eventuale crosta superficiale o porzione più compatta spesso cede consentendo uno sprofondamento significativo nello strato soffice sottostante DA NOTARE La traccia alterna settori in cui si galleggia a settori in cui si sprofonda. L avanzamento può risultare particolarmente difficile La durezza del deposito può essere molto variabile: da molto soffice (grani tipo 2 prevalenti) a molto duro e compatto (grani tipo 3 prevalenti - rampanti necessari) MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO Si formano crepe sotto il punto di carico e spesso si propagano in avanti. Più si propagano e più il manto è instabile L eventuale crosta superficiale o porzione più compatta spesso cede consentendo uno sprofondamento significativo nello strato soffice sottostante DA NOTARE La traccia alterna settori in cui si galleggia a settori in cui si sprofonda. L avanzamento può risultare particolarmente difficile La durezza del deposito può essere molto variabile: da molto soffice (grani tipo 2 prevalenti) a molto duro e compatto (grani tipo 3 prevalenti - rampanti necessari) 48

49 MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO Si formano crepe sotto il punto di carico e spesso si propagano in avanti. Più si propagano e più il manto è instabile L eventuale crosta superficiale o porzione più compatta spesso cede consentendo uno sprofondamento significativo nello strato soffice sottostante DA NOTARE La traccia alterna settori in cui si galleggia a settori in cui si sprofonda. L avanzamento può risultare particolarmente difficile La durezza del deposito può essere molto variabile: da molto soffice (grani tipo 2 prevalenti) a molto duro e compatto (grani tipo 3 prevalenti - rampanti necessari) MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO Si formano crepe sotto il punto di carico e spesso si propagano in avanti. Più si propagano e più il manto è instabile L eventuale crosta superficiale o porzione più compatta spesso cede consentendo uno sprofondamento significativo nello strato soffice sottostante DA NOTARE La traccia alterna settori in cui si galleggia a settori in cui si sprofonda. L avanzamento può risultare particolarmente difficile La durezza del deposito può essere molto variabile: da molto soffice (grani tipo 2 prevalenti) a molto duro e compatto (grani tipo 3 prevalenti - rampanti necessari) 49

50 MANTO NEVOSO DEPOSTO DAL VENTO SIGNIFICATO Il deposito ha rapidamente sovraccaricato il manto nevoso. Se gli ancoraggi sono scarsi ed il pendio è ripido, il manto è potenzialmente instabile Fermarsi immediatamente e non proseguire COSA FARE? Ricercare un tratto di pendio, di piccole dimensioni, con caratteristiche simili e verificare l eventuale presenza di strati fragili ed il tipo di collegamento tra lastrone e substrato (nevoso o suolo) Testare la stabilità del lastrone. Se il distacco avviene con debole sovraccarico la situazione è assolutamente critica ST 7 Zone con poca neve durante inverni ricchi di neve Zone con poca neve in ambiente innevato 50

51 Statisticamente gli inverni ricchi di neve presentano meno incidenti da valanga rispetto a quelli con poca neve, perché la struttura del manto nevoso è solitamente migliore. Ciò nonostante, anche in inverni con tanta neve si osserva regolarmente che, a causa della situazione meteorologica predominante, i pendii esposti al vento sono relativamente poco innevati. Di conseguenza, la struttura del manto nevoso è più sfavorevole, ed è più probabile che sciatori distacchino, esattamente lì, delle valanghe. Tuttavia, anche in inverni con condizioni d innevamento normali è possibile la formazione di aree scarsamente innevate (ad esempio sulle dorsali o lungo i cambi di pendenza). Le zone povere di neve sono di solito facilmente riconoscibili durante gli inverni con molta neve. Spesso si tratta di terreni ripidi vicino alla cresta. Sovente, ci sono anche pendii con poca neve nelle zone particolarmente esposte al vento. Un indizio chiaro per riconoscere le aree povere di neve sono sempre anche pietre o rocce subaffioranti dal manto nevoso con una certa esposizione, mentre le altre esposizioni hanno un aspetto invernale. In inverni ricchi di neve sono critiche soprattutto le zone di passaggio tra aree con tanta e quelle con poca neve. Se fosse presente uno strato debole nel manto nevoso, è più facile renderlo instabile con un sovraccarico nelle zone con poca neve sovrastante. 51

52 La situazione è resa insidiosa dal fatto che sciatori poco esperti tendono a portarsi dai canaloni e dalle conche verso delle aree presumibilmente sicure, cioè nelle zone laterali, verso rocce che sporgono dalla neve, dossi o simili. Spesso però, proprio lì, diminuisce fortemente l altezza del manto nevoso. Gli strati deboli sono più superficiali ed è facile staccare valanghe. Gli inverni ricchi di neve sono solitamente considerati più sicuri da valanghe di quelli poveri di neve. La ragione di questo fatto va ricercata soprattutto nella struttura più stabile del manto nevoso. A grandi spessori del manto nevoso, il gradiente di temperatura all interno del manto è minore, il che rallenta la metamorfosi costruttiva. Inoltre, un accrescimento continuo di neve fresca esercita un duplice effetto positivo sulla stabilità del manto nevoso: da un lato, nelle aree instabili avvengono ripetutamente distacchi spontanei di valanghe, fatto che fa estendere la situazione valanghiva. Dall altro, la neve fresca che cade nelle zone più stabili porta, con il suo peso supplementare, ad un assestamento e con ciò ad un consolidamento del manto nevoso. 52

53 ST 8 Brina di superficie sepolta La brina di superficie è uno dei tipi di neve più belli e non possiede di per sé nessun potenziale di rischio: solo quando viene sepolta da nuovi strati di neve consolidata diventa pericolosa e viene considerata giustamente uno degli strati deboli più critici nella nivo-meteorologia. Non è possibile riconoscere la brina di superficie sepolta, se non si sa della precedente formazione di questo strato debole. Le informazioni necessarie su uno strato del genere si possono raccogliere o con proprie osservazioni prima dell inizio della nevicata, da un analisi specifica del manto nevoso, oppure studiando il bollettino valanghe. Un ulteriore aiuto viene dato dalla situazione meteorologica precedente: la brina di superficie si forma spesso durante i periodi di tempo bello, ma freddo. Un buon indizio sul terreno viene fornito, di solito, dai distacchi spontanei di valanghe con normalmente bassi spessori al distacco. Caratteristiche sono anche le valanghe piccole, ad esempio all interno delle opere paravalanghe, oppure su scarpate ripide. 53

54 BRINA DI SUPERFICIE ASPETTO Grossi cristalli planari, a forma di foglia, felce, piastra spigolosa, brillanti, striati o scalinati. Cedono facilmente per sollecitazioni di taglio. FORMAZIONE Per forte irraggiamento notturno e presenza di basse temperature sulla superficie del manto (di norma cresce su croste). Richiede, generalmente giornate di cielo sereno, assenza di vento o venti deboli (5 km/h) e temperature fortemente negative dell aria. Può anche formarsi in occasione di temporanee schiarite durante un episodio perturbato, specie se si formano inversioni termiche DISTRIBUZIONE Si forma su tutti i versanti aperti o nelle ampie radure del bosco con orizzonti ampi. Oppure nei fondovalle montani in aree ombreggiate e riparate in prossimità di specchi o corsi d acqua. Alla base di sottili livelli di nebbie da irraggiamento (< m) o al top di spessi livelli di nebbie da irraggiamento o di nubi basse (strati). 54

55 BRINA DI SUPERIFICIE PROPRIETA MECCANICHE Debole coesione. Cede facilmente per taglio o per compressione anche su pendenze ridotte. PERSISTENZA Livelli molto persistenti, per una settimana od alcuni mesi (funzione dimensione grani e gradienti di temperatura) ASPETTI PREVISIONALI Non sottostimare mai la persistenza di livelli di brina di superficie sepolta. Mappare accuratamente la distribuzione prima di una nuova nevicata o episodio di erosione e trasposto eolico. Valutarne attentamente il comportamento in occasione di ogni nuovo sovraccarico (nevicate) 55

56 56

57 L effetto Nigg Il cosiddetto effetto Nigg ( così chiamato dal nome di una Guida Alpina svizzera) è una forma particolare della formazione di brina di superficie. In questo caso, aria umida relativamente calda soffia verso una cresta e spira sopra di essa. Se allora sulla parte sottovento della montagna la superficie nevosa è molto più fredda, a causa di ombreggiamento o irraggiamento, l umidità contenuta nell aria sublima inversamente e forma cristalli di brina di superficie. Tal effetto si limita solitamente solo alla zona immediatamente vicina alla cresta, già cento metri di quota più in basso non si trova più. L effetto Nigg è molto difficile da valutare, anche per gli esperti, soprattutto se la brina è già nuovamente coperta da neve. In tal caso rappresenta un pericolo particolarmente insidioso. Serve solo molta esperienza, l esatta osservazione delle condizioni meteo e del terreno e, in caso di dubbio, un mirato profilo stratigrafico del manto nevoso sul terreno ripido vicino alla cresta, piuttosto in ombra, per scoprire lo strato debole instabile. L effetto Nigg si osserva più spesso all inizio dell inverno e in primavera a quote più alte. 57

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59 ST 9 Neve pallottolare coperta da neve fresca La neve pallottolare (graupel): si tratta di una forma sferica di precipitazione che si deposita, preferibilmente, in primavera durante dei rovesci temporaleschi. È facile immaginarsi che la neve trasportata dal vento che la copre è solitamente mal legata con questo strato debole, così il rischio valanghe aumenta. La neve pallottolare è spesso distribuita solo su piccola scala e anche gli esperti hanno difficoltà a riconoscerla senza analizzare il manto nevoso. Si tratta di una situazione generalmente insidiosa, ma fortunatamente di breve durata. Se non si fa un profilo stratigrafico, la neve pallottolare coperta da neve fresca è uno dei fattori più difficilmente riconoscibili tra quelli che provocano il distacco di valanghe. Nozioni di base meteorologiche e l osservazione precisa delle condizioni meteo possono dare indicazioni per un possibile aumento del pericolo. La neve pallottolare si deposita durante le precipitazioni temporalesche (rovesci nevosi). 59

60 60

61 Rispetto all attività valanghiva, si tratta solitamente di un fenomeno su piccola scala. La neve pallottolare si deposita, per lo più, nelle conche e gli avvallamenti, perciò, grandi superfici di slittamento rappresentano un eccezione. La neve pallottolare ha delle similitudini con la brina di superficie: ambedue sono belle da vedere, ma difficili da riconoscere una volta sepolte da neve. La presenza di neve pallottolare sepolta, nel dubbio, può essere rilevata solo dall analisi del manto nevoso, ma è comunque sempre solo un rilievo puntuale. 10 metri più a destra o più in alto, le condizioni possono essere ben diverse. La neve pallottolare si forma nei fronti freddi di pieno inverno e tipicamente in primavera, cioè in un periodo nel quale la radiazione intensa e le temperature elevate comportano velocemente un assestamento e perciò una stabilizzazione degli strati di neve vicini alla superficie. Per questo motivo questa situazione tipo si verifica di solito con condizioni meteorologiche primaverili e solo pochi giorni dopo la caduta di neve fresca. 61

62 NEVE PALLOTTOLARE GRAUPEL ASPETTO Simile a palline di polistirolo FORMAZIONE Precipitazioni a carattere temporalesco. Formazione di cristalli di precipitazione per brinamento DISTRIBUZIONE Rotolano via dai pendii ripidi estremi (45-90 ) e si raccolgono in tasche o livelli su pendii ad inclinazione più bassa (35-45 ) CARATTERISTICHE MECCANICHE Coesione molto bassa PERSISTENZA Si stabilizzano uno o tre giorni dopo la deposizione, in funzione della temperatura dell aria e dei metamorfismi nel manto ASPETTI PREVISIONALI Può essere difficilmente individuabile se la nevicata dura a lungo e se avvengono, durante l episodio, fluttuazioni nella temperatura dell aria. In tal caso il livello meno denso e coeso sarà interposto tra strati più densi ed umidi 62

63 0 o 4b 1f u l l 0 o 6a 3a 4b 3a 1f u v l 6a 6c 3a u 6a 63

64 0 1f ST 10 Situazione primaverile 64

65 La primavera rappresenta una sfida particolare per lo sportivo, ma anche per il previsore valanghe e i membri delle commissioni valanghe. Raramente il sicuro e il pericoloso sono così vicini nel tempo, e raramente la gamma dei gradi di pericolo per una giornata è talmente ampia. Da un lato, con condizioni stabili di firn, il pericolo valanghe è veramente facile da valutare, ma dall altro lato, in tutto l inverno si staccano raramente valanghe più grandi che nelle situazioni critiche primaverili. Accanto alla struttura del manto nevoso, il ruolo decisivo spetta all interazione anche complessa di temperatura e umidità dell aria, l irraggiamento e il vento. Chi vuol praticare gli sport invernali, deve alzarsi presto e essere flessibile nella programmazione delle escursioni. L interazione molto complessa tra temperatura e umidità dell aria e radiazioni (e in parte anche il vento) fa sì che la situazione valanghiva possa inasprirsi in primavera nell arco di pochissimo tempo, di solito un ora o due. Il fattore decisivo è sempre l aumento dell umidificazione o saturazione del manto nevoso, determinata da questi parametri, la cui conseguenza è sempre una rapida perdita di stabilità. Mediante l analisi dei grafici delle stazioni meteorologiche e l osservazione delle condizioni meteo e del manto nevoso sul luogo, questa situazione tipo è solitamente facile da riconoscere. Con situazione primaverile tipica s intende generalmente il periodo in cui si sta ritirando gradualmente l inverno e le temperature e l insolazione in aumento creano delle condizioni molto specifiche nelle zone di sci-escursionismo. 65

66 La situazione primaverile ha almeno due sottosituazioni distinte: La prima avviene con l incremento dell intensità delle radiazioni, di solito da metà febbraio. L apporto di calore aumenta i movimenti di scorrimento (vedi ST 2) nel manto nevoso e perciò aumenta la probabilità di distacco di valanghe da parte di sciatori. Il distacco spontaneo di valanghe rimane, di solito, un eccezione. Interessa terreni molto ripidi nel settore nord, < 2200 m di quota, nelle regioni intralpine meno innevate. Negli inverni molto ricchi di neve, quando uno strato debole importante è coperto di molta neve, la situazione tipo si presenta con ritardo. Più avanti, le zone problematiche si spostano alle quote più alte. 66

67 La situazione primaverile ha almeno due sottosituazioni distinte: La seconda avviene nel periodo con tanta attività valanghiva, di solito a partire da metà marzo. Non capita di rado che nell arco di pochi giorni si distacchi la maggior parte delle valanghe di una stagione in forma di valanghe di neve bagnata. Situazioni del genere si riconoscono oramai assai bene per mezzo dei grafici delle stazioni meteorologiche. Di maggior importanza è un elevata temperatura dell aria, l umidità dell aria in aumento con un intensità delle radiazioni generalmente alta e poca influenza del vento, con la temperatura superficiale della neve che s avvicina e raggiunge gli 0 C. Questo, al più tardi, è il momento in cui i distacchi spontanei non si fanno più aspettare. Se il manto nevoso è di struttura poco coesa, saranno delle valanghe bagnate di neve senza coesione. Se invece il manto nevoso è consolidato con almeno uno strato debole incorporato, talvolta possono essere anche grandi valanghe a lastroni bagnate. La primavera è caratterizzata (accanto alle nevicate spesso molto abbondanti) da quattro parametri meteorologici e la loro interazione: temperatura, umidità, radiazione e talvolta vento. Iniziando con i pendii a est e sudest, la temperatura in rapido aumento durante la giornata, in combinazione con la radiazione sempre maggiore, provvede al rammollimento della crosta di rigelo portante, facendo perdere velocemente la resistenza interna al manto nevoso. Questo processo avviene in modo particolarmente veloce, se anche l umidità dell aria è elevata, poiché, non essendoci l evaporazione, si crea un ulteriore umidificazione del manto nevoso. Di colpo inizia un estesa attività valanghiva. Se il manto nevoso è già umidificato fino al substrato (temperatura della neve in tutti gli strati a 0 C), la rottura può arrivare fino al substrato, causando delle valanghe grandi o molto grandi (valanghe per scivolamento di neve). Questa situazione, con un manto nevoso bagnato o umidificato in superficie, è l unica sulla quale il vento può esercitare un influenza positiva (contribuzione all evaporazione, al raffreddamento e di conseguenza a un leggero consolidamento). Spesso si forma in questo caso uno strato molto sottile e lucido, di ghiaccio, il cosiddetto firn speculare. Più secca è l aria, più forte è l evaporazione ed il successivo consolidamento. Così, le condizioni del firn sono migliori dopo una notte chiara con aria secca e durano più a lungo che con umidità dell aria elevata! 67

68 MANTO NEVOSO IN FUSIONE ASPETTO FORMAZIONE DISTRIBUZIONE PROPRIETA MECCANICHE PERSISTENZA ASPETTI PREVISIONALI Grossi aggregati cristallini arrotondati o singoli grossi grani arrotondati, lucidi per la presenza di acqua liquida pellicolare Per processi di fusione e percolazione di acqua liquida nel manto a causa di pioggia, forte irraggiamento solare o elevate temperature dell aria Al di sotto del limite delle nevicate o su pendii soleggiati o su qualsiasi pendio in presenza di temperature elevate dell aria Variabili a seconda dei tenori di acqua liquida presente. Prevalgono le deformazioni plastiche e lente. Un eccesso di acqua liquida lubrifica il manto e favorisce lo scivolamento anche su pendenze ridotte Da uno a due giorni d instabilità. In alcuni casi, sino a ad una due settimane. Se la porosità del manto nevoso è elevata (neve fresca o grani di tipo 3) aumenta la capacità di trattenere l acqua e quindi la possibilità di valanghe di neve umida 68

69 Metamorfismi da fusione e rigelo Daniele Moro 69

70 Daniele Moro 70

71 71

72 72

73 73

74 Nella neve fresca? Neuschnee - auf günstiger Altschneeoberfläche - auf ungünstiger Altschneeoberfläche - tiefer liegende Schwachschicht - großer Temperaturunterschied Neu-/ Altschnee All interfaccia neve vecchia - neve fresca? Triebschnee - während des Schneefalls - nach Neuschnee - verfrachteter Altschnee Nel manto nevoso vecchio? Altschnee - eingeschneite aufgebaute Schwachschicht - eingeschneiter Oberflächenreif? Nell acqua liquida presente? Nassschnee - Frühjahrsituatioon - Tauwetter mit Regen LWZ im LfU / Ze /

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