Terrorismo, fondamentalismo, antiamericanismo, odio contro l'occidente, complicità con l'islam e gli antisemiti: sono le accuse che l'impero

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2 Terrorismo, fondamentalismo, antiamericanismo, odio contro l'occidente, complicità con l'islam e gli antisemiti: sono le accuse che l'impero americano brandisce come armi affilate. In un clima mondiale di mobilitazione totale contro i barbari alle porte, e anzi già insediati nella cittadella occidentale, chiunque non sia con l'america è automaticamente nemico della pace e della civiltà. 2

3 Scansione, Ocr e conversione a cura di Natjus Ladri di Biblioteche 3

4 Sagittari Laterza , Gius. Laterza & Figli Prima edizione

5 Domenico Losurdo Il linguaggio dell impero Lessico dell ideologia americana 5

6 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel febbraio 2007 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN

7 Indice del volume Premessa Ringraziamenti I. Terrorismo 1. Il terrorismo mirato: gruppi anarchici e servizi segreti, p Terrorismo mirato, «esecuzioni extragiudiziarie» e squadre della morte, p Il terrorismo di massa: da Dresda e Hiroshima all 11 settembre, p La popolazione civile come o- staggio, p Embargo, punizioni collettive e terrore, p Il terrorismo semplice deideboli e il terrorismo molteplice dei potenti, p Terroristi e tagliateste, p Le teste mozzate come monito, come trofeo e come souvenir, p Terrorismo e oltraggio ai cadaveri, p Impotenza militare, suicidi e attacchi suicidi, p Lotta disperata dei popoli oppressi e sogno dell invulnerabilità e dell immortalità, p «Culto della morte» o disperazione?, p barbari come terroristi, p. 37 II. Fondamentalismo 1. Da autodesignazione orgogliosa a bando di scomunica: la strana storia della categoria di fondamentalismo, p Lo «zelotismo» ebraico come modello del fondamentalismo?, p Una categoria da declinare al plurale, p Fondamentalismo, modernità e totalitarismo, p Fondamentalismo e incóntroscontro di culture, p Fondamentalismo e risveglio dei popoli coloniali, p Rifiuto dell integrazione e separatismo: sionismo e Nazione dell islam, p Fondamentalismo e movimenti di liberazione nazionale in Occidente, p Fondamentalismo e conflitti tra le grandi potenze, p Rivoluzione modernizzatrice dall alto, flussi migratori e reazione nativista e fondamentalista, p Fondamentalismo nativista e Lega Nord, p Arcaismo e innovazione nel fenomeno fondamentalista, p Scontro di civiltà e di anime contrapposte o «circolazione del pensiero»?, p Lunga durata e peculiarità del fondamentalismo americano, p Come valutare concretamente i diversi fondamentalismi e i loro conflitti, p. 87 III. Antiamericanismo 7

8 1. La malattia mortale dell antiamericanismo, p Il mito dell antiamericanismo di sinistra, p Celebrazione del-l «americanismo» e mitologia imperiale, p Il nazismo e il fascino dello Stato razziale nel Sud degù Stati Uniti, p «Untermenschen» e «soluzione finale» tra Stati Uniti e Germania, p Missione imperiale e fondamentalismo cristiano nella storia degli Stati Uniti, p L illuminismo e la divaricazione tra Stati Uniti e Europa, p «Drapetomania», «et-nopsichiatria» e «movimenti politici di massa patologici», p. 110 IV. Antisemitismo 1. Antiamericanismo e antisemitismo? Ford e Hitler, p Onnipresenza e volatilità dell accusa di antisemitismo, p Intolleranza religiosa e persecuzione razziale, p Pantheon dell Occidente e inferno dell antisemitismo, p Tre tipi radicalmente diversi di atteggiamento critico nei confronti dell ebraismo, p La lunga durata della controversia ebraico-cristiana, p Il piano inclinato della giudeofobia, p Discriminati negativamente rispetto ai cristiani e positivamente rispetto agli islamici: gli ebrei nel Medioevo, p Le origini del primo razzismo biologico: neri, mori e islamici, p L antisemitismo come crisi della «famiglia ariano-semitica» e cristiano-ebraica, p Dalla giudeofobia cristiana all antisemitismo o dal razzismo coloniale al razzismo antiebraico?, p. 146 V. Antisionismo 1. «Il sionismo come una specie di antisemitismo», p La cultura ebraica e la critica del sionismo quale sinonimo di ritorno al «ghetto» e di progetto coloniale, p «L idea sionista» come idea «coloniale»: Herzl e Rhodes, p L antisemitismo dalla Germania nazista al Medio Oriente?, p Asprezza del conflitto e slittamento dalla storia alla «natura», p Ideologia dominante e uso dogmatico delle categorie, p Dal mito fondamentalista delle identità eterne al recupero laico della storia, p Le vittime tra rivendicazione del risarcimento morale e politica della colpa, p. 185 VI. Filo-islamismo 1. Lotta contro l islam, difesa dell Occidente e invenzione della tradizione «grecoromano-ebraico-cristiana», p Erede del tradizionale antisemitismo o bersaglio di un nuovo «antisemitismo»? L islam oggi, p Come gli ebrei sono diventati «bianchi» e gli arabi sono rimasti «negri», p La lunga durata del razzismo coloniale antiarabo e lo spettro della «soluzione finale», p Tre tipi radicalmente diversi di atteggiamento critico nei confronti dell islam, p Arabi e islamici come bersaglio della mitologia ariana. Da Gumplowicz ai giorni nostri, p. 8

9 Continuità degli stereotipi: gli islamici subentrano agli ebrei, p Sul banco degli imputati Allah prende il posto di Jahvè, p Alla ricerca dell agente patogeno: dopo l ebreo è la volta dell islamico, p «De-giudaizzazione» e «deislamizzazione»: la «deasiatizzazione» dell Occidente ieri e oggi, p Islamofobia e trasfigurazione dell «anima» occidentale, p L Occidente dalla crociata contro il «filo-semitismo» alla crociata contro il «filoislamismo», p Lotta contro il «filo-islamismo» e indifferenza per il martirio del popolo palestinese, p Lotta contro il «filo-islamismo» e tentazione della guerra totale e di annientamento, p Come trasformare le vittime in una minaccia incombente, p. 241 VII. Odio contro l Occidente 1. Rimozioni storiche e trasfigurazione dell Occidente, p confini incerti e mobili dell Occidente, p L America come autentico Occidente e la condanna dell Europa come Oriente, p Il nazismo come erede del «pathos» esaltato dell Occidente, p Razza bianca, razza ariana e Occidente, p Trionfo politico-militare dell Occidente e offuscamento della sua coscienza critica, p Il «negazionismo» dell Occidente e del suo paese-guida, p Rottura con l antisemitismo o continuità col razzismo coloniale?, p «Negazionismo», riti di purificazione e ideologia della guerra, p Il dogmatismo dell Occidente e la lezione di Tolstoj e Vercors, p. 275 A mo di conclusione. I bandi di scomunica dell aspirante impero planetario Riferimenti bibliografici Indice dei nomi 9

10 10 nel grato ricordo di Alfredo Salsano

11 In questo momento noi facciamo la guerra in una maniera molto più barbara degli stessi arabi. Attualmente è dalle loro parti che si incontra la civiltà. Alexis de Tocqueville Ho visto non senza preoccupazione questo spirito di conquista, e persino di rapina, che da alcuni anni si manifesta tra di voi [americani]. Alexis de Tocqueville 11

12 Premessa «Siamo in guerra» e «la guerra contro il terrorismo sarà lunga e difficile»: sono le dichiarazioni che oggi risuonano sulla bocca dei governanti, negli editoriali e negli articoli degli organi d informazione, nei libri e libelli in gara nel lanciare l allarme contro il pericolo che incombe sull Occidente. Non si esita a parlare di «terza» ovvero di «quarta guerra mondiale» (se nel calcolo si fa intervenire anche la guerra fredda). Dunque, siamo in presenza di un conflitto lungo e sanguinoso, che già divampa su molteplici fronti e campi di battaglia. Certo, si tratta di colpire i terroristi e coloro che in un modo o nell altro sono sospettati di ospitarli e di aiutarli materialmente. Ma non bisogna perdere di vista neppure i paesi che incoraggiano il terrorismo sul piano ideale o che, a causa del loro regime politico interno, costituiscono un ambiente fertile per il diffondersi di questo flagello. Dato il carattere vago dell accusa e il potere sovrano che si arroga il giudice nel formularla, la lista dei possibili bersagli può di continuo essere aggiornata e allungata: dopo l Afghanistan e l Iraq sarà la volta dell Iran e della Siria? E si fermeranno qui le spedizioni punitive o preventive? Come ogni guerra, anche quella attualmente in corso è accompagnata e stimolata da una peculiare ideologia: si tratta di motivare e caricare coloro che sono chiamati a infliggere su larga scala la morte e talvolta a subirla essi stessi, nonché di mobilitare il fronte interno attorno ai soldati impegnati in prima linea. D altro canto, occorre sì combattere il nemico ma anche neutralizzare quanti sabotano ovvero ostacolano lo sforzo bellico, o più semplicemente esprimono riserve e dubbi sulle guerre già scatenate o su quelle che si profilano all orizzonte. Se ampio e in espansione è il fronte della guerra guerreggiata, che prende di mira i terroristi reali o potenziali e i loro presunti alleati o ispiratori, tendenzialmente smisurato è il fronte della guerra ideologica, che non risparmia neppure gli alleati incerti ed esitanti. Ed ecco che, assieme alle accuse, rivolte in primo luogo in direzione del mondo islamico, di «terrorismo», di «fondamentalismo» (il brodo di coltura della violenza terroristica) ovvero di cieco «odio contro l Occidente», altre accuse risuonano, anzi rimbombano. Mentre mirano a screditare il movimento d opposizione alla guerra, esse incalzano gli stessi governi europei: a spiegare i loro dubbi o il loro scarso zelo è un preconcetto e regressivo «antiamericanismo». O forse sono all opera altri mali oscuri, ancora più inquietanti e inconfessabili; mostrando freddezza o ostilità nei confronti del più potente alleato d Israele, l Europa rivela di non aver fatto sino in fondo i conti col più orribile capitolo di storia alle sue spalle, continua a non essere immune dall «antisemitismo» e dall «antisionismo», che divampano nel mondo arabo e islamico. Cercando di sottrarsi alle sue responsabilità e ai compiti della lotta senza quartiere contro il terrorismo, il Vecchio Mondo conferma altresì la sua senescenza: come spiegare diversamente il suo «filo-islamismo» imbelle e suicida? In questo clima di mobilitazione totale contro i barbari alle porte e anzi già 12

13 insediati nella cittadella dell Occidente, sarebbe ingenuo attendersi equilibrio e rigore nell utilizzazione delle categorie, chiamate in realtà a bollare il nemico e i suoi complici e dunque impugnate e brandite come armi di guerra. Questo libro vuole essere un contributo alla definizione, sul piano storico e filosofico, delle categorie centrali dell odierna ideologia della guerra. Urbino, 11 dicembre 2006 D.L. 13

14 Ringraziamenti Il linguaggio dell'impero ha alle spalle una serie di seminari tenuti, su alcune delle voci di questo «lessico», presso l istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Ringrazio Gerardo Marotta e Antonio Gargano per il consenso alla pubblicazione e per i preziosi suggerimenti. Indicazioni assai utili ho ricavato dallo scambio di opinioni con Carlo Ferdinando Russo, che ha accompagnato la pubblicazione su «Belfagor» di due miei interventi sul terrorismo confluiti in questo lavoro. Nella ricerca di libri e giornali mi sono giovato della generosa disponibilità di Goffredo Marangoni e Giuseppe Ambrogi della biblioteca universitaria di Urbino e di Marcello Di Bella della biblioteca civica Gambalunga di Rimini. Il mio ringraziamento va altresì ai giovani collaboratori che, in questa come in altre occasioni, mi hanno aiutato nella lettura del dattiloscritto e delle bozze: Stefano Azzarà, Fabio Di Clemente, Paolo Ercolani ed Emanuela Susca, che ha inoltre collaborato con impegno e competenza nella ricerca del materiale e che ha curato l indice dei nomi. E grazie, infine e innanzi tutto, a Ute che, in virtù della comunanza di vita e di idee e dell amorevole attenzione che riserva ai miei testi, da sempre svolge un ruolo importante nella mia produzione intellettuale. 14

15 Il linguaggio dell impero 15

16 Avvertenza In tutte le citazioni presenti nel testo il corsivo è stato liberamente mantenuto, soppresso o modificato a seconda delle esigenze dettate dall esposizione. 16

17 I Terrorismo 1. Il terrorismo mirato: gruppi anarchici e servizi segreti La guerra in corso è contro il terrorismo. Ma cosa si deve intendere con tale termine? Non c è alcuno sforzo di fare chiarezza. Quanto più vago è il capo d imputazione, tanto più facilmente esso può essere fatto valere in modo unilaterale e tanto più inappellabile risulta la sentenza pronunciata dal più forte. Almeno per quanto riguarda il terrorismo individuale, la sua definizione dovrebbe essere agevole. Nell ambito di tale categoria rientrano chiaramente gli attentati contro questa o quella personalità politica. Si può parlare di terrorismo solo se l attentato è organizzato dal basso, solo se i suoi responsabili non dispongono di alcun potere? Gli attentati che nel 1858 prendono di mira Napoleone III e che tra il 1881 e il 1901 costano la vita ad Alessandro II di Russia, al presidente del Consiglio spagnolo Antonio Cànovas del Castillo, al presidente della Repubblica francese Sadi Carnot, all imperatrice d Austria Elisabetta, a Umberto I d Italia e al presidente degli Stati Uniti William McKinley avrebbero cessato di essere atti di terrorismo se i responsabili, invece che individui o gruppi di orientamento radicale o anarchico, fossero stati i servizi segreti di questo o quel paese? E' proprio così che sembra argomentare l ideologia dominante. Prendiamo un libro dedicato alla ricostruzione dell attività dei «primi anni della Cia». Il suo autore, un giornalista del settimanale statunitense «Newsweek», riferisce degli innumerevoli tentativi di assassinare Fidel Castro. Vi si sofferma a lungo, concentrandosi soprattutto sui particolari tecnici o sugli aspetti più o meno pittoreschi: gli «agenti tossici» da utilizzare, i «sigari preferiti» dalla vittima designata, il «fazzoletto trattato con batteri», il ruolo affidato alla «mafia», la somma da versare al sicario. Ma in queste pagine invano si cercherebbe un giudizio di condanna morale sul ricorso all arma del terrorismo: è il termine stesso a essere bandito; esso appare chiaramente sconveniente allorché si tratta di definire gli assassini perpetrati o tentati dai servizi segreti statunitensi. Questi, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, elaborano piani ingegnosi per neutralizzare o eliminare fisicamente Stalin in Unione Sovietica, Arbenz in Guatemala, Lumumba nel Congo, Sukarno in Indonesia, e dirigenti politici e militari di altri paesi. I vertici della Cia partono dal presupposto - riferisce il libro senza alcuna distanza critica - che ogni mezzo è lecito allorché si tratta di sbarazzarsi di «cani rabbiosi» 1. Nel corso della guerra fredda entrambe le parti si sono impegnate in operazioni, tentativi e progetti che è difficile non definire terroristici. A distinguersi è stata la 17

18 superpotenza che ama atteggiarsi a coscienza morale dell'umanità: «Il cinese Ciu Enlai avrebbe dovuto saltare in aria sull aereo dell Air India diretto alla conferenza dei Paesi non allineati in programma a Bandung, in Indonesia, ma all ultimo minuto cambiò programma ed il velivolo esplose senza di lui» 2, trascinando comunque nella morte persone che erano innocenti due volte (non erano neppure cittadini del paese nemico). Tale vicenda non è certo terminata con la dissoluzione dell Unione Sovietica. L «International Herald Tribune» del luglio 1996 riporta una notizia ripresa dalla televisione israeliana: «Il presidente Saddam Hussein è sfuggito a stento ad un attentato alla sua vita, mentre lasciava uno dei suoi palazzi a Baghdad, pochi minuti prima che una bomba esplodesse dinanzi all edificio». Circa quattro anni dopo, il medesimo quotidiano annuncia giubilante: la Cia ha stanziato somme enormi «per trovare un generale o un colonnello che conficchi una pallottola nel cervello di Saddam» 3. E ora passiamo alla Jugoslavia. Nei giorni e nelle settimane che precedono le elezioni del 2000, la stampa americana riferisce compiaciuta delle difficoltà che incontra Milosevic nello svolgimento della campagna elettorale: «Timoroso di essere assassinato, il cinquantottenne presidente appare raramente in pubblico e solo per pronunciare dinanzi ai suoi seguaci brevi discorsi sui mali del fascismo» 4. Erano tutt altro che immaginarie quelle preoccupazioni. A partire dalla line dei bombardamenti aerei, si erano verificati nel paese attentati ed esecuzioni misteriose. Al loro significato accenna più tardi un altro giornalista statunitense: non ci sarà pace nei Balcani «sino a quando Milosevic non viene tratto in inganno e colpito o trascinato via dal potere in una bara» 5. Chiaramente, anche per il presidente jugoslavo si era alla ricerca di un terrorista audace e fortunato! E veniamo ora ai giorni nostri. Un noto telepredicatore, Pat Robertson, d incrollabile fede cristiana e americana, si lascia sfuggire un consiglio che poi cerca invano di rimangiarsi: perché i servizi segreti del suo paese non si sbrigano a riportare ordine in Venezuela eliminando fisicamente il suo presidente, democraticamente eletto, Hugo Chàvez? L amministrazione Bush si limita a definire «inappropriato» quest invito: e cioè, all occorrenza certe cose si fanno, ma non si proclamano pubblicamente. Si direbbe che, nel far pesare una minaccia sui dirigenti politici di ogni paese, la Cia sia subentrata ai terroristi anarchici all opera tra Otto e Novecento. C è però almeno una differenza da tener presente. A essere colpiti sono ora non solo i nemici, ma anche gli alleati divenuti ingombranti. Diamo di nuovo la parola all autorevole quotidiano statunitense già precedentemente citato. Siamo nel Vietnam del Sud agli inizi degli anni Sessanta: «Frustrata dal fallimento di Ngo Dinh Diem - il mandarino e nazionalista cattolico che gli Stati Uniti avevano riportato dall esilio americano e installato al potere - l amministrazione Kennedy istigò un colpo di Stato militare e acconsentì al suo assassinio» 6. E' appena il caso di aggiungere che il responsabile di quest operazione, egli stesso vittima di un misterioso attentato, ben lungi dall essere condannato all inferno destinato ai terroristi, fa bella mostra di sé nel pantheon dei campioni della libertà e della democrazia. 18

19 2. Terrorismo mirato, «esecuzioni extra giudiziarie» e squadre della morte Un problema peculiare pongono le cosiddette «esecuzioni extragiudiziarie»: è noto il ricorso sistematico d Israele all eliminazione fisica ovvero all assassinio dei palestinesi accusati o sospettati di compiere azioni terroristiche. Si tratta di una pratica essa stessa terroristica? Tanto più lecita è la demanda se si riflette sul fatto che, «in perfetta identità di vedute con Washington», i servizi segreti israeliani hanno il compito di «eliminare», assieme ai «capi dei gruppi palestinesi ovunque si trovino», anche gli «scienziati iraniani impegnati nel progetto per la Bomba» e persino coloro che in altri paesi sono «sospettati di collaborare con l Iran» 7. Come si vede, la licenza di uccidere è assai ampia: a provocare la condanna a morte basta il sospetto del coinvolgimento anche indiretto nel progetto rimproverato all Iran di... voler rincorrere Israele per quanto riguarda l armamento nucleare! Sono noti gli argomenti con cui vengono giustificate le «esecuzioni extragiudiziarie»: si tratterebbe in ultima analisi di operazioni di polizia che sottopongono alla giustizia i responsabili di crimini orrendi. Per un altro verso, però, questa pratica richiama alla memoria le squadre della morte cui a lungo certi regimi dell America Latina hanno fatto ricorso, al fine di sbarazzarsi rapidamente dei loro oppositori più radicali e più pericolosi. In modo non molto diverso si è comportata l Inghilterra, allorché ha fronteggiato la rivolta nazionalista irlandese: è accertata ormai «la collusione tra servizi inglesi, polizia nordirlandese e unionisti per eliminare fisicamente cattolici separatisti nell Ulster» 8. Come si vede, qui non si parla di «terroristi»; e non ne parla neppure l articolo precedentemente citato che fa riferimento alla liquidazione dei «capi dei gruppi palestinesi». Il bersaglio dei commando ieri britannici e oggi israeliani è costituito solo dai responsabili di atti di terrorismo o anche dai dirigenti e dai militanti più pericolosi del movimento di lotta contro l oppressione nazionale e l occupazione militare? Qualche tempo fa la stampa internazionale ha riferito che Washington ha deciso di far ricorso anche in Iraq all «opzione Salvador», così descritta: «Per sconfiggere i ribelli salvadoregni, il governo Usa finanziò ed addestrò le famigerate squadre della morte' governative, incaricate di terrorizzare e uccidere i leader ribelli e i loro seguaci» 9. Come emerge dal mio corsivo, ad apparire qui quali terroristi sono proprio coloro che amano atteggiarsi a campioni della lotta contro il terrorismo. Ma ora volgiamo pure le spalle alle «squadre della morte», per occuparci delle «esecuzioni extragiudiziarie» chiamate a punire - ci viene assicurato - soltanto i «terroristi». Si può parlare di giustizia solo quando a giudicare è un organo super partes, ed esso giudica a partire non da impressioni o certezze soggettive ma da prove acquisite e convalidate nel corso di un contraddittorio con la difesa, comminando le pene previste dalla legge. Nulla di tutto questo si verifica allorché gli aerei o gli elicotteri israeliani lanciano i loro missili contro le vittime designate. È vero, nella situazione concreta inesistente o vaga è la possibilità di un regolare processo. Ma una giustificazione analoga potrebbero invocare e hanno invocato non pochi terroristi. Si pensi a Gaetano Bresci che il 29 luglio 1900 pone fine alla vita di Umberto I, da lui non a torto considerato corresponsabile dell eccidio verificatosi due anni prima a 19

20 Milano, che aveva visto il generale Bava-Beccaris, insignito dal re di un alta onorificenza, sparare sulla folla e uccidere un centinaio di inermi. E' probabile che non molto diversamente da Bresci si atteggino i membri del commando palestinese che attentano mortalmente al ministro israeliano Rehavam Zeevi, teorico esplicito dell espulsione dei palestinesi dai territori occupati e bollato anche in patria quale fautore di una pulizia etnica che si sarebbe aggiunta alle ingiustizie e umiliazioni connesse al processo di colonizzazione in atto ormai da decenni (infra, cap. V, 5). Almeno in quest ultimo caso, non coglie nel segno la consueta obiezione israeliana. A ragione essa fa notare che non è lecito istituire un equivalenza morale tra un'esecuzione mirata e un attentato terroristico pensato e messo in atto al fine di colpire in modo indiscriminato; ma anche l operazione che costa la vita al ministro Zeevi è un esecuzione ovvero un assassinio mirato. Talvolta, a giustificazione delle «esecuzioni extragiudiziarie» messe in atto da Israele, si afferma che esse, pur di non coinvolgere vittime innocenti, sono spesso rinviate. È quello che gli. storici riferiscono a proposito del terrorista russo che il 17 febbraio 1905 infligge la morte allo zio di Nicola II: qualche tempo prima aveva interrotto l azione allorché nella carrozza, accanto alla vittima predestinata, aveva intravisto la moglie e i due figli 10. Ma sono attendibili i racconti relativi al carattere scrupolosamente mirato delle esecuzioni ovvero degli assassini orchestrati dall esercito israeliano? Non ne è affatto convinto Henry Siegman, già «executive head» del Congresso ebraico americano, il quale scrive: Al generale Dan Halutz, attualmente capo di stato maggiore di Israele, fu chiesto nel 2002, quando dirigeva l aviazione israeliana, cosa avvertì allorché venne a sapere che la bomba di una tonnellata lanciata dal suo aereo su un leader di Hamas aveva ucciso anche nove bambini palestinesi - un esito facilmente prevedibile, dato che la bomba era stata lanciata su un edificio i cui appartamenti erano abitati da civili. Com è noto, egli rispose di aver avvertito nel suo aereo «un leggero urto» nel momento in cui cadeva la bomba. [Era questo l unico turbamento da lui provato.] Egli aggiunse che quella notte, grazie a Dio, dormì molto bene. Il fatto che la sensibilità rivelata dalla dichiarazione di Halutz non abbia ostacolato la sua promozione all attuale carica suggerisce che i danni collaterali causati dalle rappresaglie israeliane sono il risultato non tanto degli errori quanto della indifferenza di Israele. Di per sé eloquente è un dato statistico: «sono stati uccisi più civili dai bombardamenti israeliani che non dalle atrocità palestinesi alle origini di tali bombardamenti» 11. Non sono certo più selettivi i bombardamenti americani, com è dimostrato dalle stragi di civili provocate da un «errore» dopo l altro. Della credibilità di questa spiegazione sembra peraltro dubitare il corrispondente dall Afghanistan di un importante quotidiano italiano: Un alto ufficiale statunitense dichiara ad un settimanale che la morte di undici adulti e cinque bambini, polverizzati nella casa dove gli americani ritenevano [a torto] fosse un capo di Al Qaeda, deve servire di monito a chi ospita gli amici di Bin Laden: non è anche questo, tecnicamente, terrorismo? 12 20

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