Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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1 Civile Sent. Sez. 6 Num Anno 2014 Presidente: PETITTI STEFANO Relatore: FALASCHI MILENA Data pubblicazione: 08/10/2014 SENTENZA sul ricorso proposto da: DE LORENZO FABRIZIO DLRFRZ45D02H501G, elettivamente domiciliato in ROMA, VIALE ANGELICO 67, presso il proprio studio, rappresentato e difeso da stesso; - ricorrente - contro COMUNE DI VITERBO, in persona del Sindaco pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA I. VIVANTI 157, presso lo studio dell'avvocato PUGGIONI FABRIZIO, rappresentato e difeso dagli avvocati GUERRIERO MICHELE, ANNA PARADISO giusta procura in calce al controricorso;

2 - controricorrente - nonchè contro ESATTORIE SPA, in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA I. VIVANTI 157, presso lo studio dell'avvocato PUGGIONI FABRIZIO, rappresentata e difesa dagli avvocati ANNA PARADISO, CONTICELLI GUIDO giusta procura in calce al controricorso; -controrkorrente - avverso la sentenza n. 357/2011 del TRIBUNALE di VITERBO del 18/03/2011, depositata il 21/03/2011; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 16/05/2014 dal Consigliere Relatore Dott. MILENA FALASCHI; udito l'avvocato Fabrizio De Lorenzo (ricorrente) che ha chiesto l'accoglimento del ricorso; udito l'avvocato Anna Paradiso difensore dei controricorrenti che si riporta ai controricorsi. SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Fabrizio DE LORENZO ha proposto opposizione avverso un'ingiunzione fiscale n emessa per. 118,77 dalla Esattorie s.p.a. per conto del Comune di Viterbo per il pagamento forzato di somme derivanti da violazioni di norme del codice della strada. A tal fine, ha allegato che detta ingiunzione era illegittima, in primo luogo, per avere egli proposto opposizione dinanzi al Giudice di pace di Roma, quanto alla contestazione dell'infrazione stradale, giudizio poi riassunto avanti al Giudice di pace di Viterbo, il quale allo stato pendeva in Cassazione, in secondo luogo, perché la riscossione dei proventi contravvenzionali era ammessa mediante emissione di cartella esattoriale e giammai di ingiunzione fiscale, che peraltro risultava nulla -2-

3 non indicando l'autorità che aveva emesso il provvedimento presupposto, mentre l'ingiunzione risultava emessa da società privata. L'adito Giudice di pace, nella resistenza della sola Esattorie s.p.a., con sentenza n. 54/2009, ha accolto il ricorso ritenendo l'ingiunzione emessa da società privata. In virtù di rituale appello interposto dalla Esattorie s.p.a., con la quale lamentava che il giudice di prime cure non avesse tenuto conto che ella era in possesso dei requisiti di cui all'art. 53 del d.lgs n. 446 del 1997, il Tribunale di Viterbo, nella resistenza del solo appellato DE LORENZO, contumace il Comune di Viterbo, accoglieva l'appello e in totale riforma della sentenza di primo grado, respingeva l'opposizione avverso la ingiunzione fiscale. A sostegno della decisione adottata il giudice del gravame rilevava che la Esattorie s.p.a. aveva spedito al DE LORENZO una ingiunzione fiscale il (ricevuta il ), nonché altra ingiunzione fiscale recante il medesimo numero della prima, ricevuta il , nella quale era espressamente indicato che sostituiva la precedente ingiunzione. L'opposizione proposta dal DE LORENZO atteneva solo alla prima ingiunzione, divenuta priva di effetti per essere stata annullata dalla medesima autorità emittente, per cui non si ravvisava un interesse dell'appellato ad opporsi alla stessa, non proposta alcuna opposizione avverso la seconda ingiunzione fiscale. Aggiungeva che volendo esaminare nel merito le censure, escluse le invalidità sanate dalla notificazione della seconda ingiunzione, quanto alla legittimazione della appellante a riscuotere, nella specie trovava applicazione l'art. 52 del d.lvo n. 446 del 1997, successivamente abrogato, che consentiva agli Enti locali di affidare a terzi la procedura di liquidazione, accertamento e riscossione non solo dei tributi, ma di tutte le altre entrate, per cui il Comune di Viterbo correttamente aveva conferito alla SRT i poteri di riscossione e questa poi alla società creata dalla sua scissione, come previsto dalla legge. -3- Nt

4 Altra questione era quella del possesso in capo alla Esattorie s.p.a. dei requisiti di cui al comma 5 dell'art. 52 del citato d.lgs, questione non sollevata dall'opponente, per cui non poteva essere esaminata dal Giudice di pace adito dovendo la sua cognizione essere limitata ai motivi di opposizione. Per la cassazione di detto provvedimento ha proposto ricorso il DE LORENZO, sulla base di quattro motivi, con cui si deduce violazione o falsa applicazione degli artt. 100 e 112 c.p.c., oltre che del R.D n. 639 e degli artt. 3, comma 2, d.lgs n. 39 del 1993 e art. 1, comma 87, della legge n. 549 del 1995, nonché dell'art. 68 D.P.R. n. 287 del 1992, art. 2 quater d.lgs. n. 564 del L'intimato Comune ha svolto attività difensiva in questa sede, al pari della ESATTORIE s.p.a.. MOTIVI DELLA DECISIONE Con il primo motivo il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione degli artt. 100 e 112 c.p.c., per avere il giudice del gravame ritenuto non proposta l'opposizione avverso la seconda ingiunzione, nonostante quest'ultima fosse di mera correzione della prima. Il motivo è inammissibile per carenza di interesse (ex art. 100 c.p.c.). È pacifico, infatti, come ammesso dallo stesso ricorrente, che il giudice del gravame, enunciata l'affermazione di principio, ha poi proceduto all'esame dei motivi di impugnazione che avevano formato oggetto di opposizione; sicchè non avendo egli indicato quale sarebbe stato l'ulteriore pregiudizio derivatogli dalla invocata violazione di omessa pronuncia, non vi è spazio per la dedotta critica, atteso che la veridicità della stessa non determina di per sè un diverso esito del giudizio (cfr. Cass. 28 gennaio 2005, n. 1820; Cass. 8 febbraio 2003, n. 1915; Cass. 14 febbraio 2000, n. 1619). Con il secondo motivo il ricorrente denuncia violazione e falsa applicazione del R.D n. 639 in quanto ad avviso dello stesso -4-

5 per il T.U. la procedura esperibile mediante l'ingiunzione fiscale sarebbe riferibile unicamente alle entrate patrimoniali ed ai proventi del demanio pubblico e dei pubblici servizi, con esclusione espressa di qualsivoglia altro provento degli enti interessati. Alla medesima conclusione condurrebbe l'art. 27 della legge n. 689 del Prosegue il ricorrente che quanto alla notificazione dell'ingiunzione fiscale, l'art. 14 della legge n. 689 del 1981 prevede particolare rigore formale circa i soggetti abilitati a provvedere alla notificazione stessa, oltre a disciplinarne le modalità esecutive, nella specie non rispettate. Il motivo è in parte infondato e in parte inammissibile. Quanto alla prima censura (soggetto abilitato alla procedura), osserva il Collegio che le problematiche poste dal presente giudizio hanno già costituito oggetto di precedenti pronunce in sede di legittimità sostanzialmente conformi fra loro e dalle quali questa Corte non intende discostarsi. Con la sentenza n del 2010 questa Corte ha affermato che ai sensi del D.Lgs. n. 446 del 1997, art. 52, comma 6 cit. (comma peraltro poi abrogato dalla L. 24 dicembre 2007, n. 244, art. 1, comma Legge Finanziaria con decorrenza dal 1 gennaio 2008), "la riscossione coattiva dei tributi e delle altre entrate di spettanza delle province e dei comuni viene effettuata con la procedura di cui al D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602, se affidata ai concessionari del servizio di riscossione di cui al D.P.R. 28 gennaio 1988, n. 43, ovvero con quella indicata dal R.D. 14 aprile 1910, n. 639, se svolta in proprio dall'ente locale o affidata agli altri soggetti menzionati dalla lettera b) del comma 4". La questione che qui si pone è se il rinvio alla procedura di cui al R.D. n. 639 del 1910 debba ritenersi escluso con riguardo alla riscossione di somme dovute a titolo di sanzione amministrativa per violazione del codice della strada. Essa va risolta in senso negativo, data l'ampiezza del riferimento, nel testo -5-

6 legislativo, alle "altre entrate", senza alcuna distinzione. Peraltro, ogni eventuale incertezza esegetica deve essere comunque superata alla luce dell'espresso riferimento alla procedura di ingiunzione fiscale per la riscossione delle predette somme, contenuto nella previsione di "condono" di cui al D.L. 1 luglio 2009, n. 78, art. 15, comma 8 quinquies, conv., con modif., in L. 3 agosto 2009, n. 102, che recita: "Al fine di incrementare l'efficienza del sistema della riscossione dei comuni e di contenerne i costi complessivi, nonché di favorire la riduzione del contenzioso pendente in materia, con riferimento agli importi iscritti a ruolo ovvero per i quali è stata emessa l'ingiunzione di pagamento ai sensi del testo unico di cui al R.D. 14 aprile 1910, n. 639, per sanzioni amministrative derivanti dalle violazioni al codice della strada, di cui al D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, i cui verbali sono stati elevati entro il 31 dicembre 2004, i comuni possono stabilire, con le forme previste dalla legislazione vigente per l'adozione dei propri atti, la possibilità, per i debitori, di estinguere il debito provvedendo al pagamento...". E nella specie è lo stesso ricorrente a riconoscere che il verbale di contravvenzione al Codice della strada del gli è stato notificato il (v. pag. 1 del ricorso). Per ciò che concerne il secondo profilo della censura, relativo alla irregolarità della notificazione dell'atto, esso è inammissibile. Sul punto appare sufficiente rilevare che la critica non si confronta con il decisum del giudice di appello che ha respinto la doglianza ritenendo legittimo l'operato della società Esattorie per avere comunque l'atto raggiunto il suo scopo, ai sensi dell'art. 156 c.p.c., statuizione che non ha formato oggetto di alcuna critica. Con il terzo motivo il ricorrente deduce la violazione e falsa applicazione degli artt. 3, comma 2, d.lgs n. 39 del 1993 e art. 1, comma 87, della legge n. 549 del 1995 avendo la sentenza impugnata ritenuto applicabili dette norme anche ai soggetti privati investiti di una funzione pubblica, in -6-

7 particolare sottolinea la mancanza di sottoscrizione autografa dell'ordinanza ingiunzione. La prima parte della doglianza è infondata alla luce delle considerazioni che precedono (in particolare con riferimento al secondo mezzo); quanto alle critiche che investono la questione della firma osserva il Collegio che tale presupposto è palesemente erroneo, costituendo diritto vivente il principio secondo cui l'autografia della sottoscrizione è elemento essenziale dell'atto amministrativo nei soli casi in cui sia espressamente prevista dalla legge, essendo di regola sufficiente che dai dati contenuti nello stesso documento sia possibile individuare con certezza l'autorità da cui l'atto proviene (Corte Cost. n. 117 del 2000). Con il quarto motivo è dedotta la violazione e falsa applicazione dell'art. 68 D.P.R. n. 287 del 1992, art. 2 quater d.lgs. n. 564 del 1994 per avere la sentenza impugnata erroneamente affermato che solo al giudice dell'opposizione avverso ordinanza ingiunzione spetterebbe di sospendere la sospensione dell'esecuzione. La censura è il frutto di un evidente travisamento della pronuncia impugnata, la quale si è limitata ad una ricostruzione del quadro normativo quanto alla efficacia dell'ingiunzione impugnata con riferimento alla posizione assunta dall'amministrazione, senza che a ciò corrisponda una istanza in tal senso di parte originaria opponente. Anche detto motivo è dunque palesemente infondato. Risultato infondato in ogni sua parte il proposto ricorso deve rigettarsi, con condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese del giudizio, liquidate come in dispositivo. P.Q.M. -7- m

8 La Corte, rigetta il ricorso e condanna il ricorrente alla rifusione delle spese del giudizio di Cassazione, che liquida per ciascun controricorrente in complessivi. 600,00, oltre ad. 100,00 per esborsi, oltre spese forfettarie ed accessori, come per legge. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della VI-2^ Sezione Civile, il 16 maggio 2014.