ICF per gli adulti e ICF CY per minori

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1 ICF per gli adulti e ICF CY per minori La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF, dall'inglese International Classification of Functioning, Disability and Health), riconosciuta da 191 Paesi, è stata pubblicata dall'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel maggio 2001 per descrivere e misurare la salute e la disabilità della popolazione. Migliorare la salute di un individuo, o di una popolazione, non consiste solo nella riduzione delle cause che provocano malattie o traumi, ma riguarda soprattutto il funzionamento e la capacità di ognuno di vivere la propria vita pienamente e come membro della società. L'ICF è il risultato di 7 anni di lavoro svoltosi in 65 Paesi, che è partito dalla revisione della vecchia classificazione ICIDH, pubblicata nel I PRINCÌPI DELL'ICF Il modello descritto nell'icf riflette i cambiamenti di prospettiva nella disabilità che sono presenti sin dagli anni Settanta e che sono enunciati in tre principi base: modello bio-psicosociale del funzionamento e della disabilità, approccio integrato e universalismo. Modello bio-psico-sociale del funzionamento e della disabilità L'ICF classifica la salute e gli stati di salute ad essa correlati, attraverso un capovolgimento di prospettiva rispetto alla cultura della salute e della disabilità del passato: mentre gli indicatori tradizionali si basano sui tassi di mortalità, l'icf pone come centrale la qualità della vita delle persone con disabilità e propone il modello «bio-psico-sociale» della disabilità, che è un modello che riesce ad ovviare alla contrapposizione tra il modello puramente "medico" (modello «bio-medico») e quello puramente "sociale" (modello «socio-politico»), integrandoli. Approccio integrato L'ICF rappresenta una rivoluzione nella definizione e nella percezione della salute e della disabilità. Grazie ad un approccio integrato, per la prima volta, vengono presi in considerazione i fattori ambientali, classificandoli in maniera sistematica. Ciò permette la correlazione fra stato di salute e ambiente, arrivando così alla definizione di disabilità come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. L'ambiente viene identificato dall'icf nel senso ampio del termine: contesto familiare, assistenza socio-sanitaria, scuola, politiche sociali e lavoro.

2 L'ambiente in cui la persona vive condiziona inevitabilmente il suo benessere, ponendosi, a seconda dei casi, come una «barriera» o come un elemento «facilitatore». Secondo il modello proposto dall'icf, le «barriere» sono dei «fattori nell'ambiente di una persona che, mediante la loro assenza o presenza, limitano il funzionamento e creano disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico inaccessibile, la mancanza di tecnologia d'assistenza rilevante e gli atteggiamenti negativi delle persone verso la disabilità, e anche servizi, sistemi e politiche inesistenti o che ostacolano il coinvolgimento delle persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita». I «facilitatori», invece, sono «dei fattori che, mediante la loro assenza o presenza, migliorano il funzionamento e riducono la disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico accessibile, la disponibilità di una rilevante tecnologia di assistenza o di ausili e gli atteggiamenti positivi delle persone verso la disabilità, e includono anche servizi, sistemi e politiche che sono rivolti ad incrementare il coinvolgimento di tutte le persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita. L'assenza di un fattore può anche essere facilitante, come ad esempio, l'assenza di stigmatizzazione o di atteggiamenti negativi. I facilitatori possono evitare che una menomazione o una limitazione dell'attività divengano una restrizione della partecipazione, dato che migliorano la performance di un'azione, nonostante il problema di capacità della persona». La descrizione del funzionamento e della disabilità prende in considerazione tre prospettive differenti: corpo, persona e contesto (fisico, sociale, attitudinale ecc.). Ne deriva che ogni persona, in conseguenza delle proprie condizioni di salute, può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o favorire le proprie capacità di partecipazione sociale. Universalismo L'ICF non è una classificazione che riguarda un "gruppo" (le persone con disabilità) ma riguarda "tutti", poiché tutti possono avere una condizione di salute che, in un contesto ambientale sfavorevole, causa disabilità. L'ICF non classifica le persone ma gli stati di salute ad essi correlati e per questo motivo, non utilizza più la parola «handicap», poiché in uno studio in diversi Paesi fatto dall'oms ha connotazione negativa in moltissime lingue. LE APPLICAZIONI DELL'ICF L'ICF permette lo sviluppo di chiare e precise strategie di intervento e di valutazione potenziando le abilità della persona e modificando l'ambiente, così da favorire facilitatori ed eliminare barriere. Ciò produce un rilevante miglioramento nella qualità della vita.

3 L'ICF, dunque, è uno strumento per la valutazione dei bisogni della persona in tutte le «aree di vita»: educazione e formazione, cura e riabilitazione, lavoro, tempo libero, e così via. Rappresenta anche uno strumento per la progettazione delle politiche sociali e sanitarie, in quanto consente la realizzazione di piani d'intervento e servizi, e la valutazione dell'impatto che tali interventi e servizi hanno prodotto in termini di cambiamento della qualità di vita dei beneficiari. ICF versione per bambini e adolescenti La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute versione per bambini e adolescenti (ICF-CY, dall'inglese International Classification of Functioning, Disability and Health version for Children e Youth) è una versione derivata della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF, OMS, 2001) utilizzata per gli adulti. L'ICF-CY, invece, consente la registrazione delle caratteristiche del bambino in crescita (da 0 a 18 anni) e della influenza del contesto ambientale che lo circonda. L'ICF-CY per rappresentare il funzionamento, la disabilità e la salute di bambini e adolescenti. L'ambiente in cui il bambino e l'adolescente vivono condiziona inevitabilmente il loro sviluppo e il loro benessere, ponendosi, a seconda dei casi, come una barriera o come un elemento facilitatore. Secondo il modello proposto dalle due Classificazioni dell'oms (ICF e ICF-CY), le «barriere» sono dei «fattori nell'ambiente di una persona che, mediante la loro assenza o presenza, limitano il funzionamento e creano disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico inaccessibile, la mancanza di tecnologia d'assistenza rilevante e gli atteggiamenti negativi delle persone verso la disabilità, e anche servizi, sistemi e politiche inesistenti o che ostacolano il coinvolgimento delle persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita». I «facilitatori», invece, sono «dei fattori che, mediante la loro assenza o presenza, migliorano il funzionamento e riducono la disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico accessibile, la disponibilità di una rilevante tecnologia di assistenza o di ausili e gli atteggiamenti positivi delle persone verso la disabilità, e includono anche servizi, sistemi e politiche che sono rivolti ad incrementare il coinvolgimento di tutte le persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita. L'assenza di un fattore può anche essere facilitante,

4 come ad esempio, l'assenza di stigmatizzazione o di atteggiamenti negativi. I facilitatori possono evitare che una menomazione o una limitazione dell'attività divengano una restrizione della partecipazione, dato che migliorano la performance di un'azione, nonostante il problema di capacità della persona». A tutte le fasi della vita (dal periodo neo-natale, alla prima e seconda infanzia, fino alla adolescenza) si associa uno sviluppo progressivo di competenze, partecipazione sociale e indipendenza, caratterizzato da una rapida crescita e da mutamenti significativi nello sviluppo fisico, sociale e psicologico. L'ambiente, con le sue caratteristiche di barriera o facilitatore, condiziona tale sviluppo, in modo particolare nelle prime due decadi di vita della persona. Lo sviluppo dell'icf-cy è stato condotto, quindi, proprio in risposta ad una richiesta dell'oms per una versione dell'icf da poter usare universalmente per bambini e adolescenti nei settori sanitario, educativo, sociale. Dal 2002 al 2005 un gruppo di lavoro dell'oms (*) ha condotto una serie di convegni e sperimentazioni sul campo che hanno portato ad una revisione di codici esistenti e alla identificazione di nuovi codici in grado di descrivere adeguatamente le caratteristiche di bambini e adolescenti. Il documento redatto dal gruppo di lavoro è poi stato oggetto di revisione da parte della rete globale dei Centri Collaboratori OMS (per l'italia, il DIN), per arrivare alla sua forma finale. L'importanza dell'icf-cy per il riconoscimento dei diritti umani dei bambini e giovani In tutto il mondo, al di là delle differenze geografiche e socio-economiche, i diritti dei bambini e degli adolescenti (specie se con disabilità) spesso sono calpestati: mancanza di cure, abbandono, sfruttamento, discriminazione e mancato accesso ai servizi e all'assistenza. L'ICF-CY fornisce un linguaggio comune per la definizione dei bisogni dei bambini e degli adolescenti e delle barriere ambientali che essi incontrano, consentendo di evidenziare il loro diritto a ricevere protezione, accesso alle cure, istruzione e servizi. Finora ogni Nazione ha applicato parametri diversi anche per classificare le stesse disabilità, offrendo così risposte e soluzioni non omogenee. L'ICF-CY può essere utilizzato, quindi, anche per chiarire gli aspetti funzionali di malattie croniche e delle disabilità in neonati, bambini e adolescenti.

5 L'ICF-CY, perciò, è volto a promuovere la salute, lo sviluppo e il benessere dei bambini e degli adolescenti, attraverso pratiche, politiche e ricerche che si avvarranno di una struttura concettuale e un linguaggio comuni e condivisi. A livello operativo, quindi, può essere utilizzato da operatori sociali e sanitari e educatori; a livello di programmazione di politiche e servizi, dallo Stato, dagli Enti regionali e locali e dalle Aziende Ospedaliere e Sanitarie e da altre agenzie sociali coinvolte. Sotto questo aspetto, i risultati della sperimentazione sul campo e le applicazioni della ricerca sui bambini con disabilità hanno evidenziato la capacità di questa Classificazione di cogliere i molteplici aspetti della loro crescita e sviluppo nelle varie età, nelle più diverse condizioni di salute e nei Paesi più diversi. *Gruppo di Lavoro OMS sullo sviluppo della versione di ICF per bambini e giovani (2006): Rune J. Simeonsson, (USA), Matilde Leonardi, (Italia), Eva Bjorck-Akesson (Svezia), Judith Hollenweger (Svizzera), Donald Lollar (USA), Andrea Martinuzzi (Italia), Huib ten Napel (Olanda). In collaborazione con professionisti, genitori, funzionari governativi e Organizzazioni Non Governative (ONG) di 18 Paesi di tutti i continenti (Australia, Brasile, Cina, Egitto, Germania, Italia, Giappone, Kuwait, Macedonia, Messico, Russia, Sudan, Sud Africa, Svizzera, Svezia, Tailandia, USA e Zambia). Tratto da:

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