Ispirazione catecumenale nell iniziazione cristiana oltre i 6 anni: relazione tra la famiglia e la comunità
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- Berto Nobile
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1 Ispirazione catecumenale nell iniziazione cristiana oltre i 6 anni: relazione tra la famiglia e la comunità Don Michele Roselli, UCD Torino Appunti sparsi intorno alle 4 domande della tavola rotonda ad uso dei partecipanti al convegno 1. Genitori primi educatori nella fede: un affermazione ancora valida, oggi, nel contesto missionario che è il nostro? La linea di partenza e il punto di arrivo Tra famiglia e comunità ci si guarda in cagnesco. La definizione è di un teologo canadese che, riferendosi alla fase di IC dei ragazzi tra i 6 e i 12 anni, afferma che famiglie e comunità sono come due fate chiamate alla culla dello stesso bambino che, anziché prendersene cura, impiegano il loro tempo a guardarsi accigliate. Ciò può dipendere da attese vicendevoli troppo alte in merito all educazione della/nella fede (cosa si aspettano i catechisti dalle famiglie e che cosa le famiglie dai genitori?) e dall impressione di delega alla comunità o a alla famiglia (ci pensino loro, ci diciamo reciprocamente ) che ingenerano un senso di frustrazione e di giudizio. Se questa è la linea di partenza del rapporto famiglia-catechesi, nell icona biblica della Visitazione ritrovo l indicazione per un promettente punto di arrivo. Anche qui le protagoniste sono due donne, ma la qualità del loro sguardo reciproco è decisamente diversa. Maria ed Elisabetta sono capaci di riconoscere e rendere grazie dei doni con cui Dio ha fecondato il proprio grembo e quello dell altra, anche quando i frutti non sono ancora così evidenti. È uno sguardo benevolo L icona ci riconsegna la certezza che nulla è impossibile a Dio che è capace di rendere fecondo il grembo di ogni vita (cfr Maria, vergine e d Elisabetta, sterile)
2 Il decalogo: la catechesi vista da un adulto (da un idea nata con fr Mauro Romano, già pubblicata) 1. Io sono l adulto/a di oggi. Sono così come questo tempo e questo contesto culturale mi presenta.non ti farai altre immagini mentali di come dovrei essere o di come preferiresti che io fossi. Io sono così, che ti piaccia o no e come figlio di Dio mi considererai capace di ricevere l annuncio cristiano. 2. Credi in me, nell uomo, nella singola persona che incontri nel tuo impegno pastorale. Ricòrdati che Dio è già presente in me, va solo riconosciuto ed esplicitato, in modo che anche io possa scegliere di vivere consapevolmente questa presenza. 3. Prepara con cura ogni incontro di catechesi, ma non prevedere tutto, bensì lascia uno spazio perché io possa fare la mia parte e soprattutto perché lo Spirito possa fare la sua in me e in te. 4. Ascolta la mia storia, accogli il mio passato e l esperienza che voglio consegnarti. Rispetta la mia visione di fede, anche se può apparire inadeguata o perfino scorretta: è l unica che possiedo e che mi ha fatto vivere finora. 5. Non annoiarmi con lunghi discorsi. Non spegnere il mio entusiasmo per la fede, magari già provato da esperienze negative nella Chiesa, con una visione moralistica. Non umiliare la mia intelligenza con un impostazione fideistica, astratta e incomprensibile. Annuncia semplicemente un vangelo di gioia e fallo in modo che alla fine io, adulto/a di oggi, possa dire, con o senza parole: I care, mi piace, ci sto. E possa sentire così rinascere la mia vita. 6. Fa in modo che io comprenda l essenziale della fede, cioè la relazione d amore con il Signore Gesù. Fammi distinguere ciò che nella fede è prioritario e fondamentale dal resto. 7. Fa in modo che io capisca come posso introdurmi e appassionarmi alla fede cristiana. Avvicinami a quelle fonti o esperienze che possono aiutarmi a conoscere, giudicare e vivere da cristiano. 8. Nella tua testimonianza sii generoso e convinto, senza essere insistente. Non pretendere la mia adesione, ma rispetta la mia libertà, così come fa Dio stesso. Non ci sono ragionamenti che possano determinare la mia conversione. Ricòrdati: sei credibile, non se riesci a dimostrare Dio con argomentazioni inconfutabili, ma quando lasci che Lui si mostri a me attraverso il tuo stile di vita. E se nonostante i tuoi sforzi, io vorrò mantenere la mia idea, sii coerente: rispettami lo stesso e prova a volermi bene più di prima. 9. Non ergerti con me a maestro, non sono un bambino. Sono io il responsabile della mia vita umana e di fede. Non limitarti ad essere con me un animatore, non sono un adolescente. Scelgo da me i contesti e le relazioni che preferisco. Se vuoi, prova ad essere mio compagno di strada. Percorreremo insieme il cammino, da adulti, da fratelli, affrontando fianco a fianco l entusiasmo della scoperta, così come la fatica del dubbio. 10. Ricòrdati che come adulto apprendo a partire dalla mia esperienza e dalle mie responsabilità. Accoglierò e apprezzerò le tue proposte nella misura in cui riuscirai a farmene percepire l utilità in risposta alle mie domande o alle mie preoccupazioni immediate.
3 2. Comunità in uscita non solo nei modi di fare ma nei anche nei modi di essere. Comunità invitate a riconoscere le competenze delle famiglie che incontrano. Che cosa domandano ma anche che cosa possono offrire alle famiglie? Cosa domandare alle famiglie? Non una catechesi sistematica, perché quella avviene in parrocchia La catechesi in famiglia è una catechesi degli affetti, domestica. È testimonianza di vita È interpretazione cristiana di alcuni avvenimenti (il compleanno, il Natale, la Pasqua.) È ripresa della catechesi sistematica che i bambini ricevono in parrocchia È alfabetizzazione umana del linguaggio della fede. È in famiglia che si impara la comunione ed il perdono, che si impara a vivere come figli e fratelli Cosa offrire alle famiglie? La possibilità, in occasione del cammino di catechesi dei figli, di (ri)scoprire il Vangelo, la loro fede di adulti e da (in modo) adulto A partire da alcune condizioni preliminari, di stile ecclesiale Dando credito, fiducia. Così come il Dio affidabile suscita la fede nel cuore di ogni credente, affidandosi. Cosi come le famiglie la danno alla parrocchia iscrivendo i ragazzi alla catechesi Sospendendo il giudizio, spesso negativo e risentito, di chi vede, più facilmente il mezzo vuoto anziché il mezzo pieno Cercando il bene che le famiglie già vivono: non dicendo ciò che devono fare, ma ciò che possono fare, a partire da ciò che già cercano di fare Ospitando e lasciandosi ospitare, entrando in punta di piedi nella storia degli uomini e delle donne che incontra, scalzandosi come Mosè davanti al roveto ardente, perché l altro è terra sacra. Winnicott, psicanalista e pediatra, afferma che ogni mamma sufficientemente buona vuole che il proprio figlio sia felice e viva bene. Potremmo parafrasare: ogni famiglia sufficientemente buona vuole che i propri figli siano felici. Quello che colpisce sono innanzitutto l avverbio e l aggettivo. Sufficientemente buona non vuol dire perfetta. A parte casi patologici, dunque, Winnicott aiuta a reperire un buon punto di avvio per il dialogo tra famiglie e comunità. Davanti a noi abbiamo famiglie che, con i propri limiti, cercano di dare il meglio ai loro figli. Può essere questo il terreno fecondo in cui fare scivolare un seme del Regno. Partire dalla realtà della vita, valorizzare l humanum facendo risuonare in esso la Buona Notizia mi pare rispettoso delle famiglie, non illusorio, in perfetta sintonia con la teologia dell incarnazione e con lo stile di Gesù. La comunità può imparare dalle famiglie ad essere famiglia. Ciò significa diventare Accogliente e aperta. Accogliere significa prendersi cura delle relazioni, preparando lo spazio per i nuovi arrivati (come capita nell evento naturale della generazione. Molto prima della nascita, i genitori creano lo spazio del cuore e della casa per il nuovo che arriva!). Una comunità aperta onora l intergerenerazionalità, il legame tra le generazioni. Capace di accompagnare le famiglie come adulti e come genitori. Cristiani non si nasce, si diventa, dice
4 va Tertulliano. Ma neppure adulti e genitori si nasce, si diventa. I genitori che incontriamo non cercano chi li sostituisca (si sentirebbero giudicati), ma chiedono di essere accompagnati, aiutati, appoggiati. Fiduciosa e gratuita. Una comunità che dà credito ed è generosa. È consapevole cioè che non tutti faranno la stessa cosa, proprio come nei racconti del vangelo. Gesù chiama alcuni a stare con sé (Mc 3,14) e altri (ad esempio il paralitico) li rimanda a casa dopo averli guariti (Mc 2,11) 3. Quali i passi possibili per coinvolgersi con (e non solo coinvolgere le) le famiglie nella IC dei ragazzi? Il modello di IC che abbiamo presentato e richiamato mette in causa primariamente la comunità, i suoi gesti e le sue parole, lo stile e il tono dell annuncio del vangelo. Non sarà possibile nessun cambiamento pastorale senza una reale conversione delle nostre comunità. In sintesi mi pare che le nostre comunità siano invitate a a. Onorare la diversità. Come in una famiglia con tanti figli, che si sentono tutti ugualmente /diversamente amati. Significa accompagnare la vita, benedirla e raggiungere ognuno dove è, andando oltre il giudizio di consistenza sulle domande che ci pone. b. Riscoprire la missione di Annunciare il Vangelo. Non (solo e prima di tutto) la dimensione morale della fede; è punto di arrivo, non di partenza. non (solo) la dimensione conoscitiva della fede. Non si arriva a credere per conclusione logica di un ragionamento, o per dimostrazione del teorema-dio. Imparando a narrare la fede non tanto all imperativo, ma all indicativo (è il modo che dice la realtà, la fa vedere) e al congiuntivo (che è il modo che esprime la possibilità e il desiderio) c. Approfondire l intelligenza della fede e curare il linguaggio della su comunicazione: 4. Concretamente, in che modo immaginare itinerari di IC con i ragazzi e le loro famiglie? N.B. La parte che segue è testualmente tratta da un documento della diocesi di Milano Il coinvolgimento dei genitori nel percorso d iniziazione dei ragazzi consiste sostanzialmente in un percorso complementare e intrecciato a quello dei figli. Va articolata una proposta fatta di tanti ingredienti a partire dallo svolgimento del cammino dei figli: Possiamo distinguere tre livelli diversi di coinvolgimento: - incontri di formazione in quanto adulti cristiani, chiamati a prendere a cuore il loro itinerario credente; - incontri dedicati a temi più espressamente educativi in quanto primi educatori dei loro figli nella e con la comunità cristiana;
5 - incontri, spesso giornate comunitarie, insieme ai figli, per momenti unitari e intergenerazionali, esperienze che favoriscano la condivisione dell itinerario tra genitori e figli. Per la prima tipologia a titolo esemplificativo di coinvolgimento si possono proporre: incontri di Lectio divina: alcuni dei testi biblici che vengono proposti nell itinerario dei figli vengono affrontati periodicamente e in parallelo anche dai genitori con il metodo della Lectio divina. momenti di formazione e di riflessione per i genitori, collegati con i temi del percorso dei figli; Per la seconda tipologia (coinvolgimento dei genitori in quanto educatori dei figli) si possono proporre: momenti celebrativi preparati e vissuti insieme; i genitori saranno chiamati a partecipare a tappe celebrative del cammino dei figli; in particolare saranno coinvolti nell introduzione al Giorno del Signore e alla partecipazione all assemblea domenicale dell eucaristia. momenti di coinvolgimento diretto nel lavoro con i ragazzi (p.es., drammatizzazione di episodi evangelici, racconto-testimonianza, coinvolgimento in impegni a casa ); occasioni e luoghi di confronto con e fra genitori (p.es., per delle verifiche del cammino o per il discernimento); Per terza tipologia (momenti di coinvolgimento genitori e figli) si possono proporre: occasioni di convivenza e di vita fraterna, magari in corrispondenza a momenti significativi del cammino (p.es., festa dei passaggi o d inizio cammino); Uscite e visite guidate, pellegrinaggi, incontri testimonianze significativi per ogni specifica fase del cammino, eventualmente nel quadro anche di giornate comunitarie. momenti di coinvolgimento a iniziative parrocchiali già in atto e opportunamente scelte: iniziative che favoriscano la partecipazione progressiva di tutta la famiglia alla vita della Comunità cristiana (giornate particolari, feste, celebrazioni ) offrendo anche un calendario aggiornato, riferimenti personalizzati ad altri membri e gruppi della comunità. momenti di semplice gioco per piccoli e grandi insieme; Vi sono poi delle occasioni di coinvolgimento dei genitori che non sono riducibili a specifici momenti, ma costituiscono come delle attenzioni costanti, che si realizzano effettivamente come e quando ve né è la possibilità: il contatto spicciolo con i catechisti prima e dopo i momenti d incontro o, al di fuori da essi, per segnalare problemi o per concordare interventi; il contatto in occasione di assenze del ragazzo, specialmente se continuate, per informarsi sulle ragioni e sulla situazione, e per consegnare il materiale corrispondente a quanto il gruppo ha compiuto nel frattempo; la presenza normale alla preghiera del gruppo, all inizio e al termine dell incontro; eventualmente, si può allargare questo secondo momento prevedendo la presentazione da parte dei ragazzi di quanto compiuto nel corso dell incontro stesso.
6 Tutte queste modalità vanno ben armonizzate tra loro nell attuazione dell itinerario in ogni fase del cammino: più il cammino offerto è articolato e diversificato nelle sue proposte, più esso offre momenti cui tutta la famiglia può partecipare. NB. in questo campo è importante partire con gradualità, senza strappi immediati ma neppure restando fermi
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