Piano di di gestione dei rifiuti

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1 PROVINCIA DI DI AREZZO Assessorato Ecologia e e Ambiente AREA AREA URBANISTICA E AMBIENTE Piano di di gestione dei rifiuti 1 STRALCIO - RIFIUTI URBANI E ASSIMILATI 1 VOLUME - ANALISI

2 La presente proposta di Piano operativo di gestione dei rifiuti è stata redatta da: - P.I. Paola Scartoni - P.A. Marcello Germani Ing. Giovanni Cardinali - Coordinatore dal gennaio 1996 al 14/11/1997. Dott. Amedeo Bigazzi Dirigente Area Urbanistica e Ambiente dal 14/11/1997. Dott. Patrizio Lucci Dirigente Servizio Urbanistica e Ambiente dal 06/07/1998. Dott. ssa Roberta Bertocci - Consulente esterno periodo gennaio/febbraio

3 Proposta di Piano operativo di gestione dei rifiuti Sommario - 1 VOLUME - ANALISI PREMESSA...pag Aspetti generali...pag Inquadramento normativo... pag ANALISI DEI DATI...pag Produzione di rifiuti...pag Raccolta dati...pag Previsioni...pag Analisi della distribuzione della produzione di rifiuti nel pag Apporti di rifiuti...pag Distribuzione territoriale della produzione di rifiuti...pag Confronto con i dati del Piano regionale del pag Comparazione con i dati regionali e nazionali...pag Verifica al 1996 e 1997 della previsione di produzione RSU...pag Caratteristiche del rifiuto...pag Composizione merceologica del rifiuto...pag Variazione del peso specifico dei rifiuti...pag ANALISI DEI SERVIZI...pag Servizi di raccolta e trasporto...pag Analisi dei servizi di raccolta e trasporto esistenti...pag Raccolta differenziata...pag Analisi sulla raccolta differenziata del territorio provinciale...pag Aspetti tecnici ed obiettivi della raccolta differenziata...pag Valutazioni generali...pag Riferimenti legislativi...pag La realtà provinciale...pag Gli obiettivi...pag La progettazione...pag Tecniche di raccolta...pag Aspetti specifici della raccolta differenziata...pag Il compostaggio...pag. 50 2

4 - Rifiuti inerti...pag Servizi di smaltimento...pag Ubicazione impianti di smaltimento...pag Schede di rilevamento impianto...pag Analisi territoriale ed impiantistica dei sistemi di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti...pag Aspetti generali...pag Ex Bacino VIII A (Valdarno aretino)...pag Valutazioni generali...pag Impianti dismessi...pag Impianti di smaltimento previsti dal P.O.S.S.R.F. del pag Ex Bacino IX (Casentino)...pag Valutazioni generali...pag Impianti dismessi...pag Impianti di smaltimento previsti dal P.O.S.S.R.F. del pag Ex Bacino X (Valtiberina)...pag Valutazioni generali...pag Impianti dismessi...pag Impianti di smaltimento previsti dal P.O.S.S.R.F. del pag Ex Bacino XI (Area Aretina e Valdichiana)...pag Valutazioni generali...pag Impianti dismessi...pag Impianti di smaltimento previsti dal P.O.S.S.R.F. del pag Analisi dei costi dei servizi di raccolta, trasporto e smaltimento...pag ANALISI DELL IMPIANTO INTEGRATO DI S. ZENO...pag Dati di progetto...pag Caratteristiche RSU da conferire all impianto...pag Conferimento previsto...pag Linea di selezione e compostaggio...pag Linea di incenerimento...pag Fosse di accumulo...pag Impianto di selezione e compostaggio...pag Impianto di incenerimento...pag Esame aspetti generali dell impianto integrato di S. Zeno in relazione alle produzioni attuali dell ex bacino XI...pag Conferimento previsto...pag Linea di selezione e compostaggio...pag Linea di incenerimento...pag Fosse di accumulo...pag Fosse di accumulo (periodo di punta)...pag Impianto di selezione e compostaggio...pag Esame dell impianto integrato di S. Zeno in relazione alla proposta di aggregazione dell intera Provincia...pag Conferimento previsto...pag Linea di selezione e compostaggio...pag

5 - Linea di incenerimento...pag Fosse di accumulo (periodo di punta)...pag Impianto di selezione e compostaggio...pag TABELLA DI SINTESI ANALISI...pag

6 SIGLE E ABBREVIAZIONI ATO CFC F FORSU MUD NU PCI POSSRF PTC RD ROT RS RSAU RSU RUP TN Ambito territoriale ottimale Cloro fluoro carburi Infiammabile Frazione organica da rifiuti solidi urbani Modello unico di dichiarazione in materia ambientale Nettezza urbana Potere calorifico inferiore Piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei fanghi Piano territoriale di coordinamento Raccolta differenziata Rifiuti ospedalieri trattati Rifiuti speciali Rifiuti solidi urbani assimilabili Rifiuti solidi urbani Rifiuti urbani pericolosi Tossico-Nocivo 5

7 0 - PREMESSA 6

8 0.1 - ASPETTI GENERALI Il vigente Piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei fanghi della Provincia di Arezzo fu approvato, ai sensi della L.R. 65/1984, con deliberazione del Consiglio Regionale Toscano in data 22/03/1988, n Al Piano originario furono successivamente apportate una serie di varianti che si concretizzano in: - Deliberazione C.R.T. in data 13/03/1990, n Su proposta del C.P. di Arezzo in data 02/11/1989, n concernente: a - la nuova localizzazione in Loc. La Fornacina del Comune di Montevarchi dell impianto di selezione e compostaggio precedentemente previsto in prossimità dell abitato di Levanella; b - l individuazione della discarica in località Calgaglia come autonoma soluzione per il Comune di Sestino; c - la localizzazione dell impianto integrato di termodistruzione in prossimità dell area industriale di S. Zeno. - Deliberazione C.R.T. in data 21/06/1994, n. 229, modificata con Deliberazione C.R.T. in data 27/09/1994, n Su proposte del C.P. di Arezzo in data 23/11/1993, n. 195, e in data 04/08/1994, n. 116, concernenti: a - l individuazione della nuova discarica in località Il Pero in Comune di Castiglion Fibocchi come soluzione transitoria per l area aretina; b - l individuazione della discarica in località Barattino del Comune di Cortona quale impianto comprensoriale transitorio per tutti i comuni della Valdichiana. - Deliberazione C.R.T. in data 25/07/1994, n. 369, integrata dalla Deliberazione C.R.T. in data 14/12/1994, n Su proposta del C.P. di Firenze in data 21/12/1992, n. 265, con il quale viene modificato il Piano di smaltimento rifiuti della Provincia di Firenze e viene aggregato funzionalmente il Bacino VIII all area fiorentina. L Amministrazione provinciale, già da tempo intenzionata a dotarsi di un razionale Piano per lo smaltimento dei rifiuti redatto in conseguenza di un accurata analisi ed in considerazione delle nuove problematiche ed esigenze intervenute conseguentemente alla redazione del primigenio Piano, ha provveduto: - alla redazione dello Studio per la valutazione della suscettività del territorio alla localizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti nella Provincia di Arezzo redatto, in evasione di apposito incarico, conferito alla Soc. HEUREIN - Ingegneria e Territorio - Studio Professionisti Associati - di Bologna - con Deliberazione della Giunta Provinciale in data 16/07/1991, n. 2100; - con Deliberazione del Consiglio Provinciale in data 30/04/1994, n. 57, all approvazione delle linee guida per la proposta di revisione del Piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei fanghi, appositamente predisposte. 7

9 In data 28/11/1995, con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 2436, è stato conferito incarico di redazione del Piano stesso ad apposito gruppo di lavoro costituito da: - Coordinatore - Ing. Giovanni Cardinali - Redattori - Marcello Germani, Paola Scartoni, Renato Franci Il citato gruppo si avvale, per alcuni aspetti specialistici, della consulenza di: - Dott.ssa R Bertocci - geologo; - Dott. A. Bigazzi, Ing. L. Radicchi e Dott. M. Frosini per gli aspetti connessi alla difesa del suolo e salvaguardia risorse idriche e naturali; - Arch. M. Abatucci per gli aspetti urbanistici; - Dott. E. Giaccherini per gli aspetti relativi allo smaltimento dei fanghi; - Ing. A. Monticini del Comune di Arezzo per gli aspetti connessi all impianto integrato di S. Zeno; - Arch. R. Brami della Comunità Montana del Casentino per le problematiche del bacino IX; - Ing. L. Bubbolini della Comunità Montana Valtiberina per le problematiche del bacino X; - Ing. G. Torricelli, in sostituzione dell Arch. G. Barucci, del Comune di Terranuova Bracciolini per le problematiche del bacino VIII A. Lo scenario relativo alla pianificazione dello smaltimento dei rifiuti, è stato recentemente investito e radicalmente modificato dall emanazione del D. Lgs 05/02/1997, n. 22, Attuazione delle direttive 91/1567/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio., modificato ed integrato dal D. Lgs 08/11/1997, n. 389, dall approvazione del 1 stralcio relativo ai rifiuti urbani ed assimilati del Piano Regionale di gestione dei rifiuti (Del C.R.T. 07/04/1998, n.88) e della L.R. 18/05/1998, n. 25, Norme per la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati, che abroga la L.R. 12/01/1995, n. 4. La nuova normativa nazionale prevede, al primo comma, lettera a), dell art. 19, che sono di competenza delle Regioni la predisposizione, l adozione e l aggiornamento, sentiti le Province e i Comuni, dei piani regionali di gestione dei rifiuti. Il Piano regionale di gestione dei rifiuti - 1 stralcio relativo ai rifiuti urbani ed assimilati è stato approvato ai sensi dell art. 5 della L.R. 4/1995. La L.R. 25/1998, abroga la L.R. 4/1995 ma dispone anche, all art. 31, comma 1., modificato dalla L.R. 18/06/1998, n.34, che Fino all approvazione di un nuovo piano regionale, ai sensi dell art. 10, resta valido il piano regionale approvato con deliberazione del Consiglio regionale 8 Aprile 1998n n. 88. Tale piano produce gli effetti di cui all art. 13. La L.R. 25/1998, stabilisce: - all art. 6, primo comma, lettera a), che sono di competenza delle provincie l approvazione dei piani provinciali di gestione dei rifiuti di cui all art. 11; - all art. 11, i contenuti dei piani provinciali; - al punto 1. dell art. 12, che i piani provinciali di gestione dei rifiuti sono approvati, anche per stralci funzionali e tematici in correlazione a quelli nei quali si articola il piano regionale, entro centottanta giorni dall esecutività del piano regionale. 8

10 Il presente Piano operativo di gestione dei rifiuti coglie gli indirizzi contenuti nella nuova legislazione in materia di smaltimento dei rifiuti oltre agli indirizzi generali dell Amministrazione. 9

11 0.2 - INQUADRAMENTO NORMATIVO Legislazione nazionale La legislazione nazionale in materia di smaltimento dei rifiuti è stata di recente radicalmente modificata con l emanazione del Decreto Ronchi, D.Lvo 05/02/1997, n. 22, Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio modificato ed integrato dal D.Lvo 08/11/1997, n Questo prevede: - All art. 5 che dal 1 gennaio 1999 possano essere autorizzate gestioni di impianti di incenerimento rifiuti solo se dotati di sistemi di recupero energetico. Dalla stessa data è vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle di produzione salvo motivate deroghe giustificate da opportunità tecnico-economiche. Dal 1 gennaio 2000 è consentito smaltire in discarica solo i rifiuti inerti, i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche e quelli che residuano dalle operazioni di riciclaggio, recupero e smaltimento. - All art. 7 viene effettuata la seguente classificazione dei rifiuti: URBANI domestici assimilati da spazzamento strade giacenti su aree pubbliche rifiuti vegetali da manutenzione aree verdi rifiuti da esumazioni ed estumulazioni SPECIALI da attività agricole ed agro-industriali da attività di demolizione, costruzione e scavo rifiuti pericolosi da attività di scavo da lavorazioni industriali da lavorazioni artigianali da attività commerciali da attività di servizio da attività di recupero e smaltimento rifiuti fanghi di potabilizzazione e depurazione da attività sanitarie macchinari e apparecchiature deteriorati o obsoleti veicoli a motore, rimorchi e simili 10 PERICOLOSI Sono pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell allegato D sulla base degli allegati G, H, I. NON PERICOLOSI Tutti gli altri

12 - All art. 18 allo Stato vengono affidate le seguenti competenze: indirizzo e coordinamento criteri e metodologie generali norme tecniche di gestione classificazione discariche definizione residui riutilizzabili - All art. 19 alle Regioni vengono affidate le seguenti competenze: Piani regionali criteri di approvazione progetti modifiche impianti contenuti relazioni per comunicazione autosmaltimento e recupero criteri per individuazione aree per impianti incentivazione riduzione rifiuti spedizioni transfrontaliere - All art. 20 alle Province vengono affidate le seguenti competenze: funzioni amministrative individuazione zone idonee e non alla localizzazione impianti controllo periodico iscrizioni autosmaltitori certificazioni bonifiche - All art. 21 ai Comuni vengono affidate le seguenti competenze: gestione RSU gestione servizi raccolte differenziate assimilazione rifiuti speciali non pericolosi agli urbani approvazione progetti di bonifica - All art. 22 viene stabilito che le regioni predispongono piani regionali di gestione dei rifiuti che promuovono la riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti. Ai sensi di tale articolo i piani devono prevedere: le condizioni e i criteri tecnici in base ai quali gli impianti possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi, ad eccezione delle discariche; la tipologia e il complesso di impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani non pericolosi da realizzare per un autosufficienza all interno degli ambiti territoriali ottimali; il complesso e i fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti secondo criteri di efficienza e di economicità; la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento; i criteri per l individuazione, da parte delle Provincie, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti nonché per l individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti; le iniziative dirette a limitare la produzione dei rifiuti ed a favorire il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti; le iniziative dirette a favorire il recupero dai rifiuti di materiali e di energia; 11

13 le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani; i tipi, le quantità e l origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire; la determinazione di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare. - All art 23 viene introdotto il concetto di ambito territoriale ottimale (ATO) per la gestione dei rifiuti che, salvo diversa disposizione stabilita con legge regionale, coincidono con le province. Le province coordinano, sulla base della legge regionale adottata, ai sensi della legge 08/06/1990, n. 142 e successive modificazioni, le forme e i modi della cooperazione tra gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale. - All art. 24 viene disciplinato il contributo per lo smaltimento di rifiuti in discarica e stabilito che, in ogni ambito ottimale, deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari a: 15% entro due anni; 25% entro quattro anni, 35% entro sei anni dalla data di adozione del decreto. Viene stabilito inoltre il coefficiente di correzione di cui all art. 3, comma 29, della L.549/1995 relativo al tributo per il deposito in discarica dei rifiuti, determinato anche in relazione al conseguimento degli obiettivi sopra esposti. - Agli artt. 25 e 26 vengono indicati gli strumenti e i mezzi per l attuazione dei principi e degli obiettivi stabiliti dal decreto stesso. - All art. 27 vengono disciplinate le procedure per l approvazione dei progetti e le autorizzazioni alla realizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti. Normativa regionale Con Deliberazione del Consiglio Regionale in data 07/04/1998, n. 88, è stato approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti - 1 stralcio relativo ai rifiuti urbani ed assimilati redatto ed approvato secondo le modalità e disposizioni di cui all art. 22 del D.Lvo 22/1997 e all art. 5 della L.R. 4/1995. Il Piano regionale al capitolo 1.3, prevede che i Piani provinciali redatti a livello di Ambito Territoriale Ottimale, definiscano nel dettaglio le singole soluzioni tecnologiche necessarie. I Piani operativi redatti dalle province dovranno: essere conformi ai principi generali della pianificazione regionale; garantire che in ciascun ambito territoriale ottimale siano conseguiti gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, di recupero e di trattamento dei rifiuti; garantire che in ciascun ATO sia conseguito il valore minimo dell Indice di valorizzazione delle Risorse; essere conformi alle linee guida e agli indirizzi specifici relativi alla redazione dei piani, ai criteri di selezione delle tecnologie e di definizione dei dimensionamenti ottimali, alle 12

14 procedure di localizzazione e di verifica dell impatto ambientale nonché alla definizione dei piani economico-finanziari; comprendere, per gli impianti assoggettati a valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell atto di indirizzo e coordinamento DPR 12/04/1996, la definizione dell opera al livello di progetto di pianificazione provinciale la quale confronti le possibili alternative strategiche e le possibili localizzazioni. Si baseranno su: l estensione al massimo livello possibile, compatibilmente con un bilancio costi-benefici e con le potenzialità di recupero utile, delle raccolte differenziate e del riciclo, con i relativi impianti di trattamento a valle (di selezione e valorizzazione, di trattamento aerobico e anaerobico della frazione organica); le raccolte differenziate delle frazioni secche (carta e cartone, plastiche, vetro, metalli, legno) saranno coordinate con il sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi; il sistema di raccolta differenziata prevederà anche alla raccolta del verde, della frazione organica derivante da grandi utenze e da ristorazione e della frazione organica proveniente dalle utenze domestiche; la valorizzazione energetica della frazione combustibile dei rifiuti ottenuta per selezione meccanica (sia in impianti di trattamento termico che in altri impianti industriali come cementifici, altiforni, centrali termoelettriche allo scopo dedicati o dedicabili) o in alternativa il trattamento termico con recupero di energia del rifiuto residuo dopo raccolte differenziate; il trattamento della eventuale frazione umida residua da selezione ai fini della sua stabilizzazione aerobica, eventualmente anche con preliminare recupero energetico attraverso digestione anaerobica; il recupero, nella misura massima possibile, per interventi di ripristino ambientale della frazione organica stabilizzata o del compost non utilizzabile per usi agronomici; la messa a discarica finale di materiale stabilizzato, di frazioni biologicamente inerti (ad es: sovvalli non putrescibili) e di residui inertizzati di trattamento (ad es: scorie). Si dovrà considerare: il prioritario impiego degli impianti esistenti, con le ristrutturazioni necessarie a garantire il conseguimento degli standard ambientali previsti relativamente sia ai sottoprodotti generati (siano essi compost o energia) che alle emissioni e altri impatti ambientali; la necessità di adottare, fin dalla fase di transizione, interventi idonei a minimizzare la quantità di rifiuti destinata a discarica senza preventivi trattamenti biologici (aerobici o anaerobici), termici o chimico-fisici; la necessità di garantire la copertura dei periodi di fermo-impianti per manutenzione ordinaria e straordinaria, sia con opportune e programmate rotazioni tra impianti equivalenti, sia eventualmente prevedendo linee dedicate anche con utenza di livello regionale, tali da minimizzare lo smaltimento finale del rifiuto senza trattamento; la necessità di realizzare impianti di trattamento che corrispondano a dimensionamenti considerati, sulla base dello stato dell arte delle tecnologie, idonei a garantire prestazioni accettabili sotto il profilo della affidabilità, dell impatto ambientale e dei costi economici del servizio. Si dovrà considerare inoltre, ai fini della fattibilità tecnico-economica: il ricorso alle migliori tecnologie disponibili con particolare riferimento alla minimizzazione delle emissioni nell ambiente esterno e negli stessi ambienti di lavoro; 13

15 una localizzazione degli impianti tecnologici - in primo luogo dei trattamenti termici - in aree con i requisiti previsti al capitolo 5; per gli impianti di compostaggio si possono privilegiare anche localizzazioni prossime agli utilizzatori agricoli finali; una localizzazione degli impianti tecnologici e di smaltimento finale che - nel rispetto dei criteri specifici di localizzazione - consenta di minimizzare il carico ambientale aggiuntivo nelle aree prossime all impianto; a tal fine laddove possibile risultano preferenziali localizzazioni idonee a sostituire carichi ambientali ed emissioni già esistenti (ad esempio con la sostituzione di centrali termiche); il ricorso a sistemi di movimentazione dei rifiuti che riducano gli spostamenti su gomma e il numero di veicoli per chilometro. Vengono individuati i seguenti obiettivi ottimali al 2003: una riduzione della procapite di rifiuti fino al 15%; la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio fino al 50% dei rifiuti urbani prodotti; il trattamento integrale di tutto il rifiuto residuo; la messa a discarica tal quale di una quantità virtualmente nulla di rifiuti, sia con una ottimizzazione a livello regionale delle fermate degli impianti (anche prevedendo impianti dedicati alla copertura dei fermo-impianti) che con una combinazione di trattamenti termici e biologici; la messa a discarica di una quantità totale di rifiuto inferiore al 10%, fino ad un minimo teorico del 2% grazie a trattamenti di inertizzazione o vetrificazione idonei a consentire il reimpiego in ripristini ambientali e opere edili dei residui di trattamento. In data 18/05/1998 è stata approvata la L.R. n. 25 Norme per la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati. Tale legge dispone: - art. 5 - competenze della Regione: a) l approvazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti di cui all art. 9; b) l approvazione dei progetti e l autorizzazione degli impianti interessati dalle procedure di cui all art. 21 e dalle attività sperimentali di cui all art. 18; c) l emanazione di atti straordinari per sopperire a situazioni di necessità o di urgenza di cui all art. 21 della presente legge e all art. 13 del Decreto; d) l esercizio dei poteri sostitutivi nei casi previsti dalla presente legge e dal Decreto; e) l adozione di direttive procedurali e tecniche per l esercizio delle funzioni attribuite agli Enti Locali e per l attività di controllo; f) l erogazione di contributi per mandare ad effetto il programma di finanziamenti di cui all art. 9, comma 1, lettera m); g) l erogazione di contributi per mandare ad effetto il programma di finanziamenti di cui all art. 9, comma 2, lettera d); h) la concessione di finanziamento per la redazione di studi, ricerche, piani, progetti, mostre, convegni, programmi, indagini tecniche, iniziative didattiche e di divulgazione. - art. 6 - competenze della Province: a) l approvazione dei piani provinciali di gestione dei rifiuti di cui all art. 11; b) tutte le funzioni amministrative attribuite in materia di gestione dei rifiuti, bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati, di spandimento fanghi in agricoltura, di 14

16 raccolta degli oli usati, e di protezione delle acque sotterranee dall inquinamento proveniente da sostanze pericolose, non espressamente attribuite ai comuni dalle leggi statali e regionali e non riservate dalla presente legge alla competenza della Regione; c) le funzioni di vigilanza e controllo che sono esercitate avvalendosi dell A.R.P.A.T.; d) l emanazione di atti straordinari per sopperire a situazioni di necessità o di urgenza ai sensi dell art. 13 del Decreto secondo le norme di cui al successivo art. 16; e) le funzioni sostitutive di cui all art. 22; f) l effettuazione di adeguati controlli periodici delle attività sottoposte alle procedure semplificate di cui agli artt. 31, 32 e 33 del Decreto, con particolare riguardo ai controlli concernenti il luogo, l origine e la destinazione inerenti la raccolta e il trasporto dei rifiuti pericolosi. - art. 7 - competenze dei Comuni: I Comuni provvedono alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cooperazione disciplinate dalla presente legge. - art. 9 - il piano regionale contiene: a) i tipi, le quantità e l origine dei rifiuti da smaltire; b) l indicazione degli interventi più idonei ai fini della riduzione della quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti ai fini della semplificazione dei flussi di rifiuti da inviare a impianti di smaltimento finale nonché a promuovere la razionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani anche tramite la riorganizzazione dei servizi; c) i criteri per l organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; d) i fabbisogni, la tipologia e il complesso degli impianti e delle attività per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti urbani da realizzare nella regione, tenendo conto dell obiettivo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani all interno degli ATO, nonché dell offerta di smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale e dei relativi processi di commercializzazione; e) i criteri per l individuazione, da parte delle Province, delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti. Le condizioni ed i criteri tecnici in base ai quali, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia, gli impianti di gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi; f) la individuazione della tipologia e del complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti speciali anche pericolosi da realizzare nella regione tali da assicurare lo smaltimento dei medesimi in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione die rifiuti nonché la caratterizzazione dei prodotti recuperati ed i relativi processi di commercializzazione; g) la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento e la definizione di standard tecnici economici; h) la definizione di sistemi di controllo della gestione dei servizio in relazione agli standard; 15

17 i) l indicazione delle fonti per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione degli impianti; l) i criteri per l individuazione degli interventi prioritari da ammettere a finanziamento; m) il programma pluriennale dei finanziamenti per la realizzazione di interventi finalizzati al sistema di gestione dei rifiuti; n) il programma per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggi, coordinato con gli altri piani di competenza regionale previsti dalla normativa vigente; o) la determinazione di disposizioni speciali per rifiuti particolari, nel rispetto delle norme tecniche di cui all art. 18, comma 2, lettera a), del Decreto. - art il piano provinciale contiene: a) la determinazione delle caratteristiche, dei tipi, delle quantità e dell origine dei rifiuti da recuperare e da smaltire; b) il rilevamento e la descrizione dei servizi di raccolta differenziata e degli impianti esistenti di trattamento, di rigenerazione e di recupero, di riciclo di innocuizzazione finalizzata allo smaltimento dei rifiuti non pericolosi; c) la delimitazione degli ATO con le eventuali proposte alla Regione di perimetrazioni di ATO diverse da quelle definite all art. 24; d) l eventuale individuazione, all interno degli ATO e su proposta delle Comunità d Ambito, di aree di raccolta che ottimizzino il sistema delle raccolte in relazione alle tipologie ed alle quantità di rifiuti prodotti, all economia dei trasporti, alle soluzioni tecniche adottate ed alle dimensioni e caratteristiche territoriali degli ATO di riferimento; d1) l eventuale individuazione, su proposta della Comunità d Ambito quando istituite, delle gestioni subprovinciali; e) l individuazione dei metodi e delle tecnologie di smaltimento più idonei, in relazione alle quantità, alle caratteristiche dei rifiuti, agli impianti esistenti ed alle prescrizioni del piano regionale finalizzati ad ottenere l autosufficienza degli ATO per la gestione dei rifiuti urbani; f) l individuazione del sistema integrato dei servizi di raccolta differenziata e relative attività di recupero; g) l individuazione delle frazioni di rifiuto oggetto della raccolta differenziata in relazione agli obiettivi e relative attività di recupero; h) l individuazione di tutte le zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, sulla base del PTC e del piano regionale; i) le modalità per l attuazione del piano; l) i criteri per la localizzazione ed il dimensionamento delle aree da adibire a centri di raccolta di veicoli a motore, rimorchi e simili, nonché alla definizione delle modalità per la loro gestione; m) la valutazione degli oneri finanziari connessi alla realizzazione degli interventi; n) i termini entro i quali devono essere presentati i progetti e realizzati gli interventi; o) la tipologia ed il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti speciali anche pericolosi da realizzare nelle province sulla base delle prescrizioni generali contenute nel piano regionale; p) la previsione e programmazione temporale, in caso di variazioni, dei flussi interni alla provincia e le eventuali intese con altre province per i flussi interprovinciali di rifiuti o residui; 16

18 q) la localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero secondo le procedure previste dall art art i piani provinciali sono approvati secondo le seguenti procedure: 1. I piani provinciali di gestione dei rifiuti sono approvati, anche per stralci funzionali e tematici in correlazione a quelli nei quali si articola il piano regionale, entro centottanta giorni dall esecutività del piano regionale. 2. La provincia adotta il piano previo parere dei comuni, acquisito anche in apposita conferenza. Contemporaneamente all adozione del piano, il presidente della Provincia nomina il garante dell informazione. Con lo stesso atto può essere nominato il comitato per l inchiesta pubblica, composto da non meno di tre esperti, di cui un dirigente della provincia, che lo presiede. 3. Il piano adottato è inviato alla Regione e ai Comuni ed è depositato nella segreteria della Provincia e dei Comuni per sessanta giorni, durante i quali chiunque può prenderne visione e presentare osservazioni, che sono immediatamente comunicate alla provincia e al comitato per l inchiesta pubblica se nominato. 4. Dell adozione del piano, della nomina del garante dell informazione e eventualmente del comitato per l inchiesta pubblica, nonché dell avvenuto deposito, è data notizia con avviso pubblicato nel B.U.R.T. e adeguatamente pubblicizzato sui mezzi di comunicazione di massa maggiormente diffusi nella provincia. 5. La provincia promuove inchieste pubbliche nelle diverse aree del proprio territorio, tramite la convocazione di conferenze pubbliche, cui sono invitati, tramite avvisi pubblici, i cittadini e le formazioni sociali, i quali possono presentare osservazioni e memorie. 6. Oltre che dal garante dell informazione, copia del piano è fornita, a richiesta, da ogni comune. 7. La giunta regionale si pronuncia sulla conformità del piano adottato ai contenuti del piano regionale e alla normativa vigente in materia di rifiuti e tutela ambientale, raccomandando, o prescrivendo ove occorra, le modifiche da apportare a tal fine. 8. Nei trenta giorni successivi alla scadenza dei termini per la presentazione delle osservazioni di cui al comma 3, dopo aver sentito tutti i comuni convocati in apposita conferenza ed acquisito i verbali delle conferenze di cui al quinto comma, le memorie ivi presentate e la relazione per il comitato per l inchiesta pubblica se nominato, la provincia approva il piano, motivando l eventuale difformità rispetto al parere o ai pareri dissenzienti emersi nella Conferenza dei comuni o della Comunità d Ambito quando istituita, dando atto inoltre delle modifiche apportate e motivando in ordine alle osservazioni non accolte. 9. Il piano provinciale è inviato alla Giunta regionale che, verificatane la rispondenza alle prescrizioni di cui al comma 7, ne dispone la pubblicazione per intero nel BURT. Il piano acquista efficacia dalla data di pubblicazione. 17

19 1 - ANALISI DEI DATI 18

20 1.1 - PRODUZIONE DI RIFIUTI Raccolta dati Nelle tabb. I-VI di cui all ALL. A sono illustrati i dati relativi alla produzione RSU e RSAU nei vari comuni della Provincia. I dati sono stati forniti dai gestori degli impianti di smaltimento presso i quali i vari comuni hanno conferito i propri rifiuti; le informazioni così raccolte sono state organizzate tenendo conto degli attuali bacini di conferimento, individuati dal piano regionale del Il periodo di osservazione non è uguale per tutti i bacini, a causa delle complesse vicende che hanno diversamente interessato i comuni aretini nella necessità di superamento delle emergenze che si sono verificate nel settore dello smaltimento rifiuti nel corso di questi ultimi anni. I quantitativi conferiti sono documentati a partire dal 1989 per l area aretina (ex AI 23 parte), dal 1990 per il Valdarno Aretino, dal 1991 per la Valtiberina, mentre mancano del tutto informazioni relative ai Comuni della Valdichiana ed ai Comuni di Badia Tedalda e Sestino. Detti comuni infatti fino al 1995 effettuavano ancora il conferimento presso piccole discariche locali, nelle quali non era prevista la pesatura del rifiuto. I dati di produzione RSU per questi comuni sono così stati ricavati partendo dalla produzione pro capite delle altre zone della provincia. In particolare, è stato valutato il dato di produzione pro capite dei comuni della Provincia aventi realtà simili a quelle dei comuni oggetto della stima di produzione di rifiuti solidi. Per il calcolo di tale valore di produzione pro capite sono infatti stati scartati: il pro capite del Comune di Arezzo in quanto trattasi di realtà cittadina certamente non analoga a quella di modesti centri abitati aventi attività economiche e sistemi di vita talvolta sostanzialmente diversi: i valori pro capite dei comuni del Casentino in quanto anomali per l influenza turistica caratteristica dei periodi estivi e per la considerevole impennata dello sviluppo industriale avvenuta in tali zone durante gli ultimi anni. Il valore di 416 kg/ab/anno così ottenuto, moltiplicato per il numero di abitanti al 1995, è servito per l ottenimento della stima della produzione complessiva annua di rifiuti solidi dei comuni della Valdichiana oltre a Badia Tedalda e Sestino (tab. VII ALL. A ). 19

21 Nella seguente tabella sono riassunti i dati di produzione di rifiuti e quelli di produzione pro capite. produzione RSU+RSAU (t/anno) pro capite kg/ab/anno VALDARNO ARETINO CASENTINO VALTIBERINA AREA ARETINA VALDICHIANA TOTALE PROVINCIALE Nell allegata fig. 1 di cui all ALL. A è illustrato l andamento della produzione di RSU e RSAU. Nelle tabb. I-VI di cui all ALL. A sono riportati anche i dati relativi alla popolazione, a partire dal Le informazioni sono state ottenute dall Ufficio Statistica della Provincia di Arezzo. Nessuna elaborazione è stata compiuta su di essi. Il dato della popolazione prevista al 2006, pari a abitanti, riportato in fig. 2 di cui all ALL. A, ottenuto applicando il metodo della regressione lineare ai dati degli ultimi 6 anni, concorda con quello di abitanti, tratto dalla pubblicazione effettuata a cura della Cassa di Risparmio di Firenze dal titolo La popolazione della Toscana ieri, oggi e domani da Economia toscana - Note di congiuntura n. 11 del novembre 1991, ed ottenuto da dati forniti dal Centro di Statistica Aziendale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell Università di Firenze. Dall entità dei dati e dall andamento illustrato in fig. 2 di cui all ALL. A si può quindi affermare che la popolazione provinciale si manterrà praticamente costante per i prossimi dieci anni. Nelle tab. VIII-XIII di cui all ALL. A sono riportati i valori della produzione annuale pro capite di RSU nei diversi bacini e nei singoli comuni. Gli stessi dati sono illustrati graficamente in fig. 3 di cui all ALL. A. Come si può osservare, le variazioni all interno di ogni singolo bacino possono anche essere rilevanti, in funzione delle situazioni socioeconomiche locali. Notevoli sono anche le oscillazioni che si rilevano fra bacino e bacino. Fra essi spicca il dato della produzione pro capite del Casentino, con valori del 15-20% superiori a quelli dell area aretina. Tali valori particolarmente elevati, come sopra già accennato, sono sostanzialmente imputabili al flusso turistico, particolarmente diffuso in tali zone, oltre ad un considerevole sviluppo industriale avvenuto negli ultimi anni. 20

22 Previsioni I dati precedentemente illustrati sono stati utilizzati come base per la valutazione dei quantitativi di rifiuti e della loro distribuzione previste per il Sono stati verificati gli scenari derivanti dalle seguenti ipotesi di organizzazione dello smaltimento di RSU+RSAU: - tutto il territorio provinciale - Bacino XI + Bacino IX + Bacino X che sono stati confrontati con il piano di smaltimento regionale del 1988 che prevede l associazione dei comuni dell area aretina e della Val di Chiana costituenti nel complesso il Bacino XI. La produzione dei rifiuti al 2006 è stata calcolata applicando alla serie di dati disponibili il metodo della regressione lineare. Nelle allegate figg. 4-7 di cui all ALL. A è illustrato l andamento della produzione totale di RSU + RSAU nei vari bacini. Il comportamento all interno di questi è stato messo a confronto nella fig. 8 di cui all ALL. A, dalla quale si rileva come l area aretina ed il Valdarno aretino contribuiscano per la massima parte ad alimentare la produzione provinciale. Nella fig. 9 di cui all ALL. A è illustrato l andamento della produzione pro capite nei vari bacini nel corso degli anni di rilevamento, ed il valore previsto per il Il comportamento dei vari bacini di conferimento è stato messo a confronto nella fig. 10 di cui all ALL. A, per mezzo della quale si osserva di nuovo come il Casentino presenti, in questi ultimi anni, un incremento della produzione pro capite decisamente anomalo rispetto al resto della Provincia. I valori di produzione di RSU+RSAU dei singoli bacini previsti per il 2006 e gli analoghi valori di produzione pro capite sono riassunti nella tab. XIV di cui all ALL. A. Il dettaglio dei dati per i singoli bacini è riportato nelle tabb. XV-XX di cui all ALL. A. Per ogni bacino, il dato del totale annuo previsto al 2006 (ottenuto dall andamento dei totali annui) ( tot. annuo previsto ) è stato confrontato con la previsione del totale annuo ottenuta moltiplicando il valore della produzione pro capite prevista al 2006 per il corrispondente valore di popolazione ( tot. annuo derivato ). Confrontando i dati di produzione totale e giornaliera attuali (pari rispettivamente a t/anno ed a 443 t/giorno) con quelli previsti al 2006 si ottiene un tasso di incremento medio, calcolato sul periodo di 10 anni, che varia, a seconda del metodo utilizzato, fra il 20 ed il 40% (pari rispettivamente a circa il 2% ed il 4% medio annuo) a fronte di un incremento medio sul territorio nazionale che oscilla attorno al 30% ( pari a circa il 2.5-3% annuo). Questo è riassunto nella seguente tabella. 21

23 A B t/giorno 443 t/giorno t/giorno 534 t/giorno Incremento 42% 20% A: stima al 2006 ottenuta dall andamento dei dati relativi al totale provinciale. B: stima al 2006 ottenuta dall andamento dei dati relativi alla produzione pro capite e alla previsione del numero degli abitanti. Il tasso di incremento della colonna A concorda con le ipotesi formulate nella redazione delle Linee guida per la proposta di revisione del Piano Regionale di Smaltimento Rifiuti per la Provincia di Arezzo adottato con deliberazione C.P. n.57 del 30/04/1994, riassunte nella seguente tabella. C t/giorno t/giorno Incremento 42% C: ipotesi delle linee guida calcolata su 310 giorni lavorativi. L incremento del 42% ottenuto risulta sicuramente sovrastimato, come già accennato nelle linee guida, per le seguenti motivazioni: l introduzione nei cicli produttivi e, sopratutto, distributivi, delle merci, di materiali a spiccata componente plastico-cartacea, determina una considerevole diminuzione del peso specifico del rifiuto; l incidenza delle azioni legislative volte a penalizzare economicamente la produzione del rifiuto; l incidenza dell azione legislativa tesa all incremento delle frazioni da recuperare attraverso la raccolta differenziata. Per le considerazioni sopra esposte, anche il valore del 20% è senz altro da ritenersi sovradimensionato. Tale valore pur tenendo conto della stazionarietà del dato relativo al numero degli abitanti, considera quella tendenza all aumento della produzione pro capite che è stata osservata negli ultimi anni. Alla luce di quanto sopra, è ragionevole prendere come il limite superiore di produzione ponderale atteso per il 2006 quello riscontrato al 1995, ritenendo costante il peso dei rifiuti prodotti complessivamente ed ipotizzando solo un aumento volumetrico degli stessi. 22

24 Analisi della distribuzione della produzione rifiuti nel 1995 Per il 1995 è stato possibile analizzare la distribuzione della produzione di RSU+RSAU nel corso dell anno grazie ai dettagli mensili forniti dai gestori degli impianti di smaltimento. Per ogni bacino viene riportato mensilmente, nelle tabb.xxi-xxiv e XXV- XXVI di cui all ALL. A il dato relativo alla produzione complessiva mensile ed il valore del conferimento medio giornaliero. Il dato è illustrato negli istogrammi di figg di cui all ALL. A è riassunto nelle figg. 15 e 16. In fig. 15 si evidenziano dei picchi di produzione mensile in corrispondenza dei mesi di aprile o maggio, imputabili senza dubbio alle pulizie primaverili, e dei picchi in corrispondenza dei mesi estivi, particolarmente evidenti in alcuni bacini, imputabili all affluenza turistica di queste aree. Nella fig. 17 di cui all ALL. A è illustrato lo stesso tipo di dato, organizzato secondo le ipotesi di accorpamento dei vari bacini ed è riportato anche il valore medio giornaliero. Si nota come la produzione maggiore avvenga -in tutte le ipotesi previste- nei mesi da aprile a ottobre, mese in cui il valore di produzione giornaliera coincide praticamente con quello medio. Esistono inoltre due punte, corrispondenti ai mesi di aprile ed al mese di settembre, ed un minimo relativo in corrispondenza del mese di agosto. Nei mesi invernali la produzione cala sotto la media. Si possono osservare le seguenti oscillazioni rispetto al valore medio nelle varie ipotesi di accorpamento dei comuni: IPOTESI DI AGGREGAZIONE massimo minimo Tutta la Provincia +7% maggio -11% gennaio Bacini IX, X e XI +10% aprile -11% gennaio Bacino XI +15% aprile -11% dicembre Si nota una variazione in senso negativo rispetto al valore medio che è praticamente costante nelle varie ipotesi proposte, ma che varia nettamente, dal 15% al 7%, al crescere del numero dei comuni coinvolti, diminuendo così le oscillazioni di valore positivo. 23

25 Apporti di rifiuti Nell apposito capitolo viene effettuata una accurata analisi della composizione merceologica del rifiuto solido urbano e delle sue caratteristiche con particolare riferimento alla diminuzione del peso specifico dello stesso. Inoltre dai dati del territorio della Provincia di Arezzo relativi al 1995 è possibile valutare i contributi percentuali dei vari bacini e le percentuali relative dei RSAU e dei fanghi. Dal diagramma di fig. 18 di cui all ALL. A è possibile osservare come il 28% sia rappresentato dal conferimento del Bacino di Arezzo, seguito dal Valdarno aretino (26 %), dalla Val di Chiana (19%), dal Casentino (12%) e dalla Valtiberina (8%).Gli RSAU rappresentano il 3% del totale, mentre il contributo dei Comuni di Badia Tedalda e Sestino è contenuto a meno dell 1%. Il contributo dei fanghi di depurazione, che per il 1995 è stato pari a t, risulta pari al 3% del totale. E da tenere conto che nel 1995 solo i comuni elencati in tab. XXVII hanno effettuato la depurazione di acque reflue con conseguente produzione di fanghi. Se si considera l ipotesi di conferimento congiunto di tutta la Provincia, la ripartizione è quella illustrata in fig. 19 di cui all ALL. A. Il dettaglio delle produzioni pro capite di RSU e di RSU+RSAU dei singoli bacini che hanno effettuato pesatura dei rifiuti nel 1995 è riportato nelle tabb. XXVIII- XXX ed illustrato a confronto nella fig. 20 di cui all ALL. A e a confronto all interno di ogni bacino nelle figg Il valore della produzione di RSAU e dei fanghi di depurazione rappresenta un dato di difficile computazione, in quanto dipendente da numerose variabili (sviluppo economico, numero degli impianti di depurazione esistenti e collettori a questi collegati, industrializzazione ecc.) di non facile valutazione. L analisi del dato consiste principalmente nell aver determinato per il 1995 l incidenza di queste tipologie di rifiuto sulla produzione totale nei vari bacini. Per quanto riguarda la produzione di RSAU, la disponibilità di una serie seppure limitata di dati ha permesso di effettuare alcune elaborazioni funzionali alla previsione del valore relativo al Il confronto fra i bacini per i quali sono stati reperiti i dati necessari è illustrato in fig. 24 di cui all ALL. A. E stato anche tentato di correlare la produzione di RSAU al numero degli abitanti, trasformando il dato in abitanti-equivalenti, ottenuto per ogni anno dividendo le tonnellate di RSAU per la produzione pro capite relativa. Il dettaglio dei bacini e la rappresentazione dei risultati sono illustrati all ALL. A nelle tabb. XXXI-XXXIV e negli istogrammi di fig. 25. L analisi della tendenza evolutiva del dato, illustrata nella fig. 26 di cui all ALL. A, non sembra permettere, a causa di andamenti fortemente contrastanti nei vari bacini, ipotesi significative per il prossimo decennio. 24

26 Distribuzione territoriale della produzione di rifiuti Nella fig. 27 di cui all ALL. A è stata visualizzata la distribuzione della produzione di rifiuti solidi urbani sul territorio provinciale. L analisi si è basata sull applicazione del relativo coefficiente di produzione pro capite determinato in ciascun comune della Provincia al numero di abitanti rilevati in ogni sezione censuaria in occasione dell ultimo Censimento della popolazione del Dalla figura si può notare la polverizzazione dei centri di alta produzione di rifiuti della Valdichiana. 25

27 Confronto con i dati del Piano regionale vigente Nella tab. XXXV di cui all ALL. A sono riassunti i dati di produzione degli RSU di cui al presente studio e i dati contenuti nel vigente Piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei fanghi del 1988, sia come quantitativi rilevati (o stimati) al momento della stesura del Piano ( ), sia come quantitativi al tempo previsti come produzione di rifiuti per il Pertanto è stato possibile effettuare un confronto fra le produzioni ipotizzate dal Piano regionale del 1988 e quelle effettivamente riscontrate, determinando la variazione percentuale relativa a ciascun comune della Provincia ed a ciascun bacino. Da queste si può notare che la produzione di rifiuti prevista dal Piano del 1988 complessivamente per l intero territorio provinciale è risultata inferiore del 15% rispetto al dato reale. 26

28 Comparazione con i dati regionali e nazionali Nella seguente tabella è stato effettuato il confronto fra i valori di produzione pro capite riscontrati nell anno 1995 nel territorio provinciale ed i valori regionali e nazionali. I dati regionali e nazionali sono stati tratti dall indagine Produzione di rifiuti solidi urbani in Italia - indagine 1995 condotta dall AMIA di Verona per conto della Federambiente. CONFRONTO PRODUZIONE PRO CAPITE RSU ANNO 1995 abitanti n. RSU t/anno Produzione pro capite kg/ab/anno Provincia di Arezzo Regione Toscana Italia Italia Nord Occidentale Italia Nord Orientale Italia Centrale Italia Meridionale Italia Insulare

29 1.2 - VERIFICA AL 1996 E 1997 DELLA PREVISIONE DI PRODUZIONE RSU Al fine di procedere alla verifica della previsione di produzione dei RSU effettuata per il periodo , sono stati raccolti, presso i gestori degli impianti di smaltimento, i dati di produzione di rifiuti riscontrata negli anni 1996 e 1997, relativi a ciascun comune della Provincia. I dati sono stati organizzati, suddivisi secondo gli attuali bacini di conferimento, nelle tabb.xxxvi - XXXXI di cui all ALL. A, che riportano, per opportuno raffronto, i dati di produzione RSU relativi agli anni precedenti. In tab. XXXXII di cui all ALL. A è stato effettuato, bacino per bacino, il riassunto delle produzioni totali di RSU riscontrate nel corso degli anni esaminati. Da questa è possibile evidenziare come la previsione effettuata di assumere, per il prossimo decennio, come il limite superiore di produzione ponderale quello riscontrato al 1995, sia stata confermata attendibile dalla verifica dei dati relativi agli anni 1996 e In figg di cui all ALL. A è illustrato e messo a confronto con i dati di verifica, l andamento della produzione di RSU relativo a Valdarno aretino, Casentino, Area Aretina e Valtiberina. 28

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