LA RIPETIZIONE DELL INDEBITO

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1 INSEGNAMENTO DI: ISTITUZIONI DI DIRITTO PRIVATO LE OBBLIGAZIONI NASCENTI DALLA LEGGE PROF. BERNARDINO IZZI

2 Indice 1 LA GESTIONE D AFFARI LA RIPETIZIONE DELL INDEBITO IL PAGAMENTO DELL INDEBITO L OBBLIGAZIONE NATURALE E LE PRESTAZIONI CONTRARIE AL BUON COSTUME L ARRICCHIMENTO SENZA CAUSA di 9

3 1 La gestione d affari Tra le figure di obbligazioni nascenti dalla legge v è innanzitutto la gestione d affari (negotiorum gestio) che si ha quando un soggetto, senza esservi obbligato, si intromette scientemente 1 negli affari 2 di un altro che non sia in grado di provvedervi 3. Il gestore, nella sostanza, si comporta al pari di un mandatario senza che però gli sia mai stato conferito un mandato. L assunzione della gestione di un affare altrui da parte del gestione avviene, quindi, in via di mero fatto e sulla base delle più diverse motivazioni. Inoltre, il gestore, al pari del mandatario, può agire spendendo il proprio nome o quello del sogetto nel cui interesse egli agisce e cioè nella stessa posizione del mandatario con o senza rappresentanza. 4. La legge fa derivare dall assunzione della gestione di un affare altrui innanzitutto l obbligo a carico del gestore di continuare la gestione intrapresa fino a quando il dominus non possa intervenire direttamente (art c.c.). A sua volta il dominus, a condizione che la gestione sia stata utilmente iniziata, è obbligato ad adempiere alle obbligazioni che il gestore ha assunto in nome di lui e deve tenere indenne il gestore per quelle che questi abbia assunto in nome proprio, rimborsandogli altresì tutte le spese necessarie o utili effettuate nell interesse del dominus 5. (art. 2031, comma 1, c.c.). Questa disposizione non si applica agli atti di gestione eseguiti contro il divieto dell iteressato (cd. prohibitio domini), eccetto che il divieto così manifestato sia contrario alla legge, all ordine pubblico ed al buon costume (art. 2031, comma 2, c.c.). Va poi considerato che l obbligo del dominus di rimborso in favore del gestore nasce sul semplice presupposto che gestione sia stata utilmente iniziata (c.d. utiliter coeptum). Ciò significa che sono del tutto irrilevanti i risultati conseguiti dal gestore, nei limiti in cui, ovviamente, non sia ravvisabile la sua colpa. 1 L art c.c. precisa che l assunzione della gestione deve essere consapevole e, soprattutto, spontanea. 2 Qualsivoglia affare è suscettibile di essere gestito. Di regola si tratterà di atti di ordinaria amministrazione, meramente cautelativi (ad es. incarico una ditta di riparare il tetto pericolante della casa di un vicino che è all estero), ma si ritiene che, in caso di urgenza, il gestore possa anche compiere atti di straordinaria amministrazione (ad esempio il genitore separato che fa operare il figlio in assenza dell altro genitore a cui carico erano poste le spese mediche). v. F. GAZZONI, op. cit., p Perché possa assumersi la gestione di un affare altrui è necessario che l interessato sia assente o impedito e, quindi, effettivamente impossibilitato ad intervenire di persona. 4 B. INIZIARI, op. cit., p A. TORRENTE, P. SCHESINGER, op. cit., p di 9

4 L art c.c. detta una sorta di norma di chiusura, secondo cui la ratifica dell interessato produce, relativamente alla gestione, gli effetti che sarebbero derivati da un mandato, anche se la gestione è stata compiuta da persona che credeva di gestire un affare proprio. 4 di 9

5 2 La ripetizione dell indebito 2.1. Il pagamento dell indebito Il pagamento serve ad estinguere un obbligazione: è logico, quindi, che, se è stato effettuato un pagamento senza che preesistesse un debito (perché mai esistito o venuto meno oppure perché fatto ad un soggetto che si crede erroneamente il debitore), chi ha effettuato il pagamento può richiedere la restituzione di ciò che è stato indebitamente pagato (e cioè può ripetere l indebito). Vanno tenute distinte due diverse figure d indebito. La prima è l indebito oggettivo (art c.c.) che si ha quando viene realizzato un pagamento in assenza di un debito. Le ipotesi qui possono essere le più diverse. Il pagamento è stato fatto in assenza di qualsiasi titolo contrattuale o extracontrattuale, oppure il titolo (un contratto, una sentenza, ecc.) è esistito ma è venuto meno perché dichiarato nullo, annullato, rescisso o è stato sciolto per risoluzione, oppure perché l atto amministrativo o la sentenza sono stati annullati, ecc. La disciplina dell indebito oggettivo trova la sua ragion d essere nel nostro sistema nel cd. principio causale secondo il quale, almeno di regola, ogni spostamento patrimoniale deve essere giustificato (da un contratto, dalla legge, ecc.). Deve avere, cioè, la sua causa di giustificazione ritenuta meritevole di tutela. Da ciò consegue che, nel caso d inesistenza originaria del titolo di pagamento (condictio indebiti sine causa) o del suo venir meno (condictio indebiti ob causam finitam), sorge l esigenza di ricondurre i patrimoni nella condizione precedente 6. In tutti questi casi il soggetto che ha eseguito la prestazione non dovuta può ripetere, cioè chiedere, la restituzione di quanto ha pagato, oltre i frutti e gli interessi dal giorno del pagamento, se chi lo ha ricevuto era in mala fede, oppure se questi era in buona fede, dal giorno della domanda. Si ha la diversa figura dell indebito soggettivo (art c.c.) (cd. indebito soggettivo ex latere solventis) quando un soggetto, credendosi debitore in base ad un errore scusabile, adempie una prestazione spettante ad altri. 6 Nell art c.c. (indebito oggettivo) rientra anche un altra ipotesi che si ha quando il debito esiste, ma il debitore adempie la prestazione nei confronti di chi non è creditore (cd. indebito soggettivo ex latere accipientis). 5 di 9

6 Qui, a differenza dell indebito oggettivo, il debito esiste, ma il debitore non è chi ha effettuato il pagamento ma un altro soggetto 7. Egualmente, nell ipotesi che stiamo considerando, chi ha effettuato il pagamento (solvens) può ripetere quanto ha pagato solo se versava in errore (scusabile) al momento del pagamento, perché altrimenti si deve ritenere che abbia voluto pagare un debito altrui (cd. adempimento dell obbligo del terzo regolato dall art c.c. che non dà diritto a ripetere alcunché). Qualora il solvens non versi in errore scusabile colui che ha ricevuto il pagamento (accipiens) ha diritto di trattenere quanto incassato ed il solvens (cioè colui che ha effettuato il pagamento pur non essendo a ciò obbligato) dovrà rivolgersi nei confronti del vero debitore (art c.c.). Analogamente, colui che ha ricevuto il pagamento viene tutelato nei casi in cui in buona fede abbia accettato il pagamento del terzo e si sia privato del titolo e della garanzia, credendo evidentemente che chi pagava era il (vero) debitore. In questo caso colui che ha pagato dovrà rivolgersi direttamente al (vero) debitore (art c.c.) L obbligazione naturale e le prestazioni contrarie al buon costume Le regole della ripetizione dell indebito non si applicano nel caso in cui la prestazione costituisca adempimento di un obbligazione naturale (art c.c.) o sia contraria al buon costume (art c.c.). In entrambi i casi non si ha diritto a pretendere il pagamento né v è il dovere (giuridico) di effettuarlo, ma se comunque il pagamento è stato effettato chi l ha posto in essere non può richiederlo indietro e chi l ha ricevuto ha il diritto di far propria la somma (cd. soluti retentio). Le due fattispecie che danno luogo a tale effetto sono molto diverse fra di loro. Le obbligazioni naturali sono quelle che trovano il loro fondamento nei doveri morali e sociali generalmente sentiti e diffusi. Ne sono esempio il pagamento di un debito prescritto, il pagamento di debiti di gioco, alcuni spostamenti patrimoniali effettuati nel corso di un rapporto di convivenza, ecc. 7 Nel caso di indebito soggettivo ex latere accipientis (assoggettato alla disciplina dell indebito oggettivo ex art c.c.) il vero debitore paga a chi non è il creditore. Al contrario, nell indebito soggettivo ex latere solventis (l indebito 6 di 9

7 Vengono in rilievo obblighi (morali, sociali, religiosi) non giuridici e quindi non coercibili, di cui però l ordinamento tiene conto impedendo a colui che spontaneamente li ha adempiuti di richiedere indietro quanto ha versato (ad eccezione, naturalmente, dell ipotesi in cui l adempimento sia stato effettuato da un incapace). Si tratta di un istituto molto controverso perché, a seconda della sua interpretazione, viene diversamente inteso il confine tra l obbligazione vera e propria (ex art c.c.) e gli altri obblighi (morali, sociali e religiosi) e la rilevanza di quest ultimi per il diritto. La questione, comunque, è stata già affrontata nel corso quando si è parlato dell obbligazione in generale. E escluso il diritto di ripetere la prestazione anche nel caso di prestazioni contrarie al buon costume 8, in quanto chi ha eseguito una prestazione contraria al buon costume non può invocare il diritto per tutelare il suo interesse alla restituzione della somma pagata 9. Vi rientrano tutte le ipotesi di commercio delle prestazioni sessuali, della propria libertà, della propria integrità fisica e morale, dei patti di corruzione, di claque, di negoziazione di mandati, di cariche sociali, di candidature politiche, ecc. La ragione viene anche rinvenuta nel voler evitare che chi ha effettuato il pagamento possa farsi, per così dire, beffe dell ordinamento, rivolgendo lo scambio riprovato a proprio esclusivo vantaggio. Infatti, ove sia stata di fatto retribuita un attività della quale sia giuridicamente riprovato il commercio, l istanza della giustizia correttiva al ripristino della situazione anteriore è per definizione frustrata dal fatto che al comportamento fuori mercato non potrebbe l ordinamento coerentemente riconnettere alcuna azione restitutoria dell accipiens. 10 soggettivo vero e proprio sottoposto all art c.c.) un soggetto che non è il vero debitore (ma che si crede tale in base ad un errore scusabile) effettua il pagamento nei confronti del vero creditore. 8 G.B. FERRI, Ordine pubblico, buon costume e teoria del contratto, Milano, 1970, p. 81 ss.; ID., Buon costume (diritto civile), in Enc. giur., V, Roma, 1988, p. 1 ss.. 9 Sull insufficienza delle giustificazioni date all istituto dalla dottrina tradizionale (si pensi ai brocardi in pari causa turpitudinis melior est condicio possidentis, nemo auditur turpitudinem sua alligans, quieta non movere, ecc.) v. 10 D. CARUSI,, in Trattato di diritto civile del consiglio nazionale del notariato diretto da P. Perlingieri, Napoli, p. 291 ss., 7 di 9

8 3 L arricchimento senza causa L ordinamento non può consentire che un soggetto riceva un vantaggio dal danno arrecato ad altri senza che vi sia una causa che giustifichi lo spostamento patrimoniale da un soggetto ad un altro. Tale principio viene tutelato dall ordinamento attraverso una molteplicità di azioni e strumenti (si pensi alle azioni di annullamento, di rescissione, di risoluzione che possono portare alla ripetizione dell indebito, all azione diretta ad ottenere l adempimento di un contratto a prestazioni corrispettive, ecc.). Potrebbe accadere, però, che, nonostante la previsione delle numerose azioni, il soggetto rimanga sprovvisto di tutela per la peculiarità del suo caso 11. Per tale ragione la legge ha stabilito sì un azione generale di arricchimento (art c.c.), ma l ha resa esperibile solo se il danneggiato non può esercitare nessun altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito (cd. carattere sussidiario dell azione art c.c.). In altri termini, l azione generale d arricchimento è stata concepita come valvola di sicurezza del sistema, capace di intervenire ed eliminare l ingiustificato arricchimento di un soggetto a danno di un altro quando, per il particolare atteggiarsi della fattispecie concreta, al danneggiato non è data nessuna azione per tutelarsi e riequilibrare i due patrimoni. I caratteri dell azione sono: a)- l arricchimento di una persona. b)- la diminuzione patrimoniale di un altra Si pensi ad un professionista che, senza un incarico formale abbia effettuato una prestazione nei confronti della Pubblica Amministrazione (un progetto, abbia difeso l Ente in una controversia, ecc.). In questo caso, per le norme che regolano il settore pubblico, che impongono che gli incarichi vengano attribuiti solo con la forma scritta, al professionista è vietata la possibilità di agire in via contrattuale per il pagamento, in quanto il contratto da esso stipulato viene considerato inesistente per carenza della forma scritta. Nonostante ciò l Ente si è arricchito dell opera del professionista. A quest ultimo, quindi, non rimarrà altro che esercitare l azione generale di ingiustificato arricchimento. Quando detto non vale per gli Enti locali, per i quali si applica una speciale disciplina. 12 E necessario che l arricchimento della persona ed il depauperamento dell altra sia stato generato da un unico fatto. E indispensabile, poi, che vi sia uno stretto nesso di causalità ed immediatezza tra fatto e arricchimento, da un lato, e depauperamento dall altro. Se il depauperamento di un soggetto è solo causa indiretta dell arricchimento dell altro non è data alcuna azione. Ad esempio, se un idraulico si accorda con l inquilino per riparare l impianto di un abitazione non ha azione ai sensi dell art c.c. nei confronti del proprietario dell immobile se l inquilino si rivela insolvente. Infatti, l arricchimento del proprietario è solo indiretto per il tramite dell iniziativa dell inquilino, mentre l idraulico ha azione nei confronti dell inquilino. A nulla rileva che l inquilino, nei fatti, è insolvente, perché - secondo la giurisprudenza maggioritaria il requisito della sussidiarietà va inteso in senso astratto. In altri termini, l azione generale di arricchimento è utilmente esperibile solo quando l ordinamento non dà alcuna azione (nemmeno in astratto) 8 di 9

9 c)- il nesso causale tra diminuzione patrimoniale ed arricchimento d)- la mancanza di causa che giustifichi il pregiudizio subito 13. Se si verificano tutti i predetti presupposti, al soggetto che ha subito il depauperamento spetta un indennità che è commisurata non solo alla diminuzione patrimoniale, ma anche all arricchimento ricevuto dal terzo. L art c.c. non a caso parla di indennità e non di risarcimento, in quanto l obbligazione risarcitoria sorge dall atto illecito, mentre l arricchimento senza causa trae origine da un fatto lecito. La differenza non è di poco conto. Infatti, in caso di risarcimento, l ordinamento tende a neutralizzare completamente gli effetti del fatto illecito, con la conseguenza che l entità dell obbligazione risarcitoria corrisponderà, almeno di massima, non solo alla perdita subita (danno emergente), ma anche al mancato guadagno (lucro cessante). Diversamente, nell ipotesi di arricchimento senza causa l indennità è commisurata non solo all impoverimento subito, ma anche all arricchimento ricevuto dall altro soggetto, con l effetto che se, ad esempio, l impoverimento è molto rilevante, mentre l arricchimento procurato è di scarsa entità, l indennizzo sarà corrisponderà a quest ultimo valore. a chi ha subito una diminuzione patrimoniale e non quando tale azione è sì data ma si rivela in concreto infruttuosa (l idraulico può agire in via contrattuale contro l inquilino per cui l azione è data a nulla rilevando che questa si rivela infruttuosa perché, ottenuta la condanna dell inquilino, non si riesce ad eseguire la sentenza in assenza di un patrimonio aggredibile appartenente all inquilino). 13 Ovviamente se l arricchimento è giustificato dall ordinamento non può trovare applicazione l art c.c. 9 di 9

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