L EMERGENZA ETNA

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1 CAPITOLO 1 L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Giovanni Spampinato e Antonio Torrisi 1.1 Introduzione Con l espressione Emergenza Etna ci si riferisce ad una serie di eventi calamitosi verificatisi nel periodo che va dall ottobre 2002 al gennaio 2003 che hanno interessato i comuni etnei mettendone a dura prova la popolazione. L Emergenza è iniziata la notte tra il 26 e il 27 ottobre 2002 con un importante eruzione del vulcano caratterizzata da un intensa e spettacolare attività esplosiva, di tipo prevalentemente stromboliano, accompagnata dall emissione di ingenti quantitativi di cenere vulcanica, unita a flussi lavici ben alimentati che si sono riversati sia sul fianco nord orientale, sia su quello meridionale, fino a minacciare gli abitati di Linguaglossa e di Ragalna. Dopo appena tre giorni, il 29 ottobre, una sequenza sismica - con una scossa massima di Magnitudo ha interessato i comuni del versante orientale dell Etna danneggiando gravemente alcuni quartieri degli abitati di Santa Venerina, Milo e Acireale. I flussi lavici e le sequenze sismiche hanno provocato molti danni, in alcuni casi anche distruzione e crolli interessando in particolare: le strutture alberghiere e turistiche presenti a Piano Provenzana (Linguaglossa) e le strutture sciistiche di Nicolosi; le abitazioni e le reti viarie principali e secondarie dei comuni colpiti; i boschi e le colture interessati da incendi e dalla ricaduta di cenere vulcanica. La prolungata e abbondante emissione di ceneri ha causato, inoltre, forti disagi al traffico aereo (per la chiusura dell aeroporto di Catania) e al traffico veicolare su tutta l area circostante il vulcano. La gestione dell emergenza ha comportato un intervento complesso del Sistema Nazionale di Protezione Civile e ha visto il coinvolgimento di tutti gli enti, le amministrazioni (comunali, provinciali e regionale) e le strutture operative (Vigili del Fuoco, Forze dell Ordine e Volontariato) che concorrono alle attività e ai compiti di protezione civile. La gestione e il superamento di questa emergenza ha rappresentato un decisivo test e un occasione di crescita per la struttura organizzativa della Protezione Civile siciliana reduce dalle gravi situazioni di crisi che avevano interessato la Sicilia nel mese precedente (il terremoto di Palermo - 6 settembre - e la violenta grandinata che ha investito ampi settori della Sicilia sud - orientale, dalla Provincia di Catania a quella di Ragusa fino a Modica -15 settembre). 15

2 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO 1.2 Cronologia dei principali eventi sismici e vulcanici EVENTI SISMICI E VULCANICI - VERSANTE NE. A partire dalle ore 22:25 del 26 ottobre (Patanè, 2002) uno sciame sismico di moderata intensità ha accompagnato la formazione di bocche eruttive sul fianco meridionale dell Etna, a quota m s.l.m. circa, e di una frattura eruttiva, con lunghezza di circa 1 km, sul fianco nord - orientale tra le quote e m s.l.m. dalla quale è fuoriuscito magma che si è diretto verso NE. Nelle prime ore del 27 ottobre si sono registrati due terremoti di forte intensità: il primo alle ore 2:58 (M = 4.0) e il secondo alle 3:50 (M = 4.2), localizzato nell alto versante NE ad una profondità di 3,4 km sotto l.m., seguiti da diverse scosse sismiche con magnitudo superiore a 3. Lo sciame sismico - che al 30 ottobre avrebbe contato un numero complessivo di circa 450 terremoti (Patanè, 2002) - ha segnato l avvio della fase eruttiva del vulcano, anticipando e accompagnando l attività parossistica nell area sommitale. Questi fenomeni sismici sono da associare all attivazione della Faglia della Pernicana nel suo tratto più occidentale, lungo la quale sono localizzati gli epicentri dei terremoti più energetici. Movimenti decimetrici con rigetti verticali di cm ed orizzontali di oltre 10 cm (Azzaro, 2002), sono stati accertati lungo il segmento centrale ed orientale della Faglia, con la conseguente variazione del campo degli sforzi agenti alla scala del vulcano che hanno determinato, durante i giorni successivi, l attivazione di numerose sorgenti sismogenetiche. L area epicentrale interessata dalla crisi sismica dei giorni 26 e 27 ottobre è stata localizzata ad E e a NE dei crateri centrali ad una profondità compresa tra 1 e 6 km s.l.m. Tali fenomeni sismici hanno causato i seguenti effetti: l interruzione della strada provinciale Mareneve (Linguaglossa - Piano Provenzana) per una frattura con rigetti centimetrici in alcuni tratti (Figura 1); gravissimi danni e crolli agli alberghi, ai ristoranti e alle strutture sciistiche e insediative di Piano Pro- Figura 1. Linguaglossa Piano Provenzana: Frattura lungo la SP Mareneve Foto DRPC del 27/10/2002 (G. Basile). 16

3 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA venzana (stazione sciistica del versante settentrionale) (Figure 2 e 3); lievi danni agli edifici di Linguaglossa e Piedimonte Etneo (soprattutto nelle Frazioni di Vena e Presa); danni al Santuario di Maria Santissima e all acquedotto siti nella Frazione di Presa. L attività esplosiva ed eruttiva è stata accompagnata dall emissione di ceneri in quantità significative (Figure 4 e 5) che hanno creato notevoli disagi alla popolazione e alla viabilità, costringendo le autorità a disporre la chiusura dell aeroporto Fontanarossa di Catania e il divieto di circolazione dei mezzi a due ruote nella città. Figura 2. Linguaglossa - Piano Provenzana: crollo parziale delle strutture del ristorante La Provenzana a seguito degli eventi sismici - Foto DRPC del 27/10/2002 (P. Marano). Figura 3. Linguaglossa - Piano Provenzana: crollo delle strutture del ristorante Le Betulle a seguito degli eventi sismici - Foto DRPC del 27/10/2002 (P. Marano). 17

4 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 4. Monte Etna, Emissione di cenere vulcanica. Foto DRPC del 3/11/2002 (D. Barnabà). Figura 5. Monte Etna (crateri centrali) - NASA. Earth Sciences and Image Analysis - J.S.C. - 4/11/2002. Il prosieguo dell attività vulcanica ha prodotto un altra frattura eruttiva, apertasi sul versante di NE a quota m s.l.m., dalla quale si sono formate due colate laviche che hanno interessato il territorio di Linguaglossa (Figura 6). Figura 6. Mappa delle colate laviche del versante NE. 18

5 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA La prima si è sviluppata per 2.9 km in direzione NE e ha formato un campo lavico di larghezza variabile da 100 a 300 m che ha raggiunto in poche ore la quota di 1440 m s.l.m. nei pressi della Contrada Pitarrone. La seconda, che a mezzogiorno aveva già invaso Piano Provenzana, si è sviluppata per 6.2 km in direzione E (Andronico et al., 2003) ed ha raggiunto nei giorni in cui è stata attiva (dal 27 ottobre al 4 novembre) la quota di 1125 m s.l.m. in Contrada Mandra del Re. I due campi lavici hanno quasi completamente distrutto le infrastrutture turistiche ed alberghiere di Piano Provenzana; invaso complessivamente circa 300 ettari del patrimonio boschivo della Pineta di Linguaglossa; causato notevoli danni alla rete stradale e alle piste altomontane della Forestale; e sono arrivate a minacciare - da lontano - prima l abitato di Catena (Frazione di Linguaglossa) e successivamente quello di Linguaglossa. L attività vulcanica continuava a svilupparsi, in quelle ore, anche sul versante S dove una frattura eruttiva a quota m s.l.m. produceva una modesta colata lavica indirizzata verso il Rifugio Sapienza. Lo sciame sismico si è protratto, con scosse di magnitudo inferiore a 3.5, per tutto il giorno successivo. IL TERREMOTO DI SANTA VENERINA. Alle ore 11:02 del 29 ottobre una forte scossa di terremoto di magnitudo pari a 4.4 (Azzaro et al., 2002) con epicentro nel Comune di Santa Venerina (versante orientale dell Etna) dava inizio ad un secondo sciame sismico. Il terremoto ha provocato ingenti danni a centinaia di abitazioni in alcuni quartieri di Santa Venerina ed un migliaio di senzatetto; è stato risentito anche nelle Frazioni di Acireale ubicate in prossimità della costa ionica e nel territorio del Comune di Zafferana Etnea, dove ha provocato danni di minore entità. La scossa è stata avvertita fino a Messina. In corrispondenza delle strade e dei terreni agricoli dell area epicentrale sono state accertate numerose fratture al suolo con crolli di muri a secco e conseguenti parziali ostruzioni della viabilità, e lesioni su molti muri in cemento armato (Figure 7, 8 e 9). Figura 7. Zona a confine tra Santa Venerina e Acireale Via Scura: Fratturazione al suolo e lesioni negli edifici lungo la strada - Foto DRPC del novembre 2002 (A. Torrisi). 19

6 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 8. Acireale Via Scura: Fratturazione al suolo osservata nei pressi della Scuola Elementare. Foto DRPC del novembre 2002 (A. Torrisi). Figura 9. Acireale Via Sabaudia (Contrada Lella): Fratturazione al suolo su terreno agricolo. Foto DRPC del novembre 2002 (A. Torrisi). L indagine macrosismica (Azzaro e Mostaccio, 2002), finalizzata a verificare gli effetti di danno sul territorio lungo il versante sud orientale, ha confermato che la maggior parte degli edifici danneggiati gravemente si trovavano in una fascia di circa 4 km compresa tra Santa Venerina e i centri abitati di Guardia e San Giovanni Bosco, Frazioni di Acireale (Figure 10 e 11), che include le Frazioni di Scura, Felicetto, Ardichetto e Bongiardo. 20

7 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 10. Acireale - Via Scura (San Giovanni Bosco): crollo di un edificio in muratura. Foto DRPC del novembre 2002 (A. Torrisi). Figura 11. Acireale - Via Longi (Scillichenti): crollo parziale di un edificio in muratura. Foto DRPC del novembre 2002 (A. Torrisi). Il sisma è stato collocato in un area compresa tra le Faglie di Moscatello e Santa Tecla, lungo una struttura sismogenetica con direzione NO SE che si sviluppa per circa 4 km (Azzaro, 2002). La collocazione dell epicentro è stata definita a seguito dell osservazione degli effetti della fagliazione superficiale e della localizzazione del massimo danneggiamento, elementi che vincolano la determinazione epicentrale trattandosi, nella fattispecie, di sismi a profondità focali superficiali. Il sistema di Faglie di Mo- 21

8 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO scatello e Santa Tecla è relativo al sistema tettonico delle Timpe caratterizzato da ben note evidenze morfologiche con notevoli sviluppi. Da un analisi comparativa effettuata tra tutti i terremoti conosciuti e localizzati nella medesima area, risulta che il terremoto del 29 ottobre presenta caratteristiche macrosismiche simili a quello del 17 giugno 1879, sia per l estensione, sia per l orientazione dell area mesosismica. Anche in quell occasione i massimi effetti furono registrati tra Bongiardo e Guardia e la scossa principale di M = 4.3 fu accompagnata da circa una decina di scosse minori localizzate tra Bongiardo e Santa Venerina e dopo circa un mese la sismicità interessò un area più a NE del versante orientale, con alcuni eventi che provocarono lievi danni nella zona di Macchia (Azzaro, 2002). Nelle ore successive alla prima scossa si sono verificate diverse repliche, alcune delle quali di forte intensità come quelle registrate, rispettivamente, alle ore 12:02 (M = 4), 16:49 (M = 3.8), 17:39 (M = 4) ed alle ore 18:14 (M = 4.1). Quest ultimo terremoto ha danneggiato in modo grave l abitato di Milo (comune confinante con Santa Venerina) aggravando i danni già causati dalle precedenti scosse. Intanto l attività vulcanica continuava a manifestarsi con imponenti esplosioni dalle bocche del versante meridionale e con emissione di magma dalla frattura posta sopra Piano Provenzana; la cenere ricopriva l intero territorio sud - orientale della Sicilia arrivando fino alla Libia. Nei giorni seguenti sono proseguite sia l attività sismica, con scosse di media intensità (M > 3.5), sia l attività vulcanica con l emissione continua di cenere. In quei giorni si sono osservati, inoltre, fenomeni che facevano temere per la possibile riattivazione di una frana innescata nel 1996 a Monte Finocchio nel territorio di Presa (Frazione di Piedimonte Etneo). Si erano riscontrate, infatti, anomalie nel funzionamento della galleria drenante di Via Cavo Nuovo (diminuzione del deflusso idrico) oltre all apertura di vistose fratture al suolo in prossimità della corona di frana e lungo la SP 68. Nel frattempo si appurava in alcune abitazioni l apertura o l accentuazione di lesioni nelle murature. La riattivazione della frana avrebbe minacciato la sicurezza del transito lungo la SP 68 che collega la Frazione di Presa con Piedimonte Etneo, a sud, e con la Frazione di Vena, a nord. Il proseguire dei fenomeni osservati, confermati dai sopralluoghi effettuati dai tecnici della Protezione Civile, della Provincia Regionale e del Genio Civile, hanno portato alla chiusura al transito della SP 68 in via precauzionale. L attività vulcanica sul versante di NE ha continuato incessantemente fino al 3 novembre quando la frattura eruttiva appariva in corso di raffreddamento e l alimentazione iniziava a scarseggiare. EVENTI VULCANICI - VERSANTE S. L attività vulcanica - rallentata per alcuni giorni - è ripresa nel versante S (Nicolosi) il 13 novembre intorno alle ore 16. Dalla base meridionale della bocca posta a quota 2750 m s.l.m. si originava un flusso lavico che si dirigeva verso S - SO (Figura 12). L emissione di lava era accompagnata da una forte attività di tipo stromboliano che provocava ancora ricaduta di ceneri che si spargevano in tutte le direzioni in funzione dei venti in quota, fino a raggiungere Reggio Calabria. Dal 21 al 24 novembre la colata lavica, molto ben alimentata, continuò a svilupparsi fino a minacciare gli impianti di risalita e la stazione della funivia di Nicolosi, il Rifugio Sapienza e il bosco di Ragalna. Con l intervento di mezzi meccanici si è cercato di creare argini di riparo per gli edifici e i manufatti, ma solo una inaspettata diminuzione dell alimentazione alle bocche ha permesso di salvare le strutture turi- 22

9 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 12. Mappa delle colate laviche del versante S. stiche ricettive. Il 24 novembre la colata diretta verso il Rifugio Sapienza si arrestava quasi del tutto mentre procedeva, accompagnata da abbondanti emissioni di cenere, quella indirizzata verso il bosco di Ragalna. Alle ore 7:59 dello stesso giorno si verificava una scossa di terremoto tra Zafferana Etnea e Santa Venerina (M = 3.7, Intensità pari al V della scala EMS-98), avvertita distintamente e con panico dalla popolazione del versante orientale etneo. Tra il 24 e il 26 novembre venivano segnalate gravi lesioni ad edifici di civile abitazione (Figura 13) e in alcuni tratti della condotta idrica ad Aci Catena, nei pressi della parte alta del paese, dove esiste una struttura tettonica conosciuta come Faglia di Aci Catena; tale struttura è nota in modo particolare poiché produce movimenti lenti per creep asismico. Diverse abitazioni venivano dichiarate inagibili con conseguente evacuazione degli abitanti. IL TERREMOTO DI MACCHIA DI GIARRE. Il 2 dicembre, alle ore 13:28, un terremoto di magnitudo M = 3.6 colpiva l abitato di Macchia (Frazione di Giarre) provocando il crollo di parte del torrino scale di una scuola elementare (Figura 14). Il crollo non ha procurato né vittime né feriti in quanto il terremoto era stato preceduto (otto minuti prima) da una scossa di intensità molto minore (M = 2.8) a seguito della quale gli insegnanti avevano fatto evacuare la scuola. L intensità di danno di tale terremoto è stata pari al VI della scala EMS-98. Dall inizio della crisi sismica e vulcanica si sono registrate più di 450 scosse distribuite nell intero versante orientale etneo, di cui 24 con magnitudo compresa tra 3.5 e 4 e 7 con magnitudo M 4. 23

10 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 13. Aci Catena Via Filippo Montesi: Particolare di lesione ad un pilastro. Foto DRPC del dicembre 2002 (A. Torrisi). Figura 14. Macchia di Giarre: Scuola elementare danneggiata dal sisma. Foto DRPC del dicembre Le attivazioni del Sistema di Protezione Civile La sequenza di eventi vulcanici e sismici richiamati nel paragrafo precedente ha dato luogo ad una emergenza di tipo C (L. n. 225/1992, Art. 2, Comma 1), per la gestione della quale sono state coinvolte diverse amministrazioni e strutture: statali (Dipartimento Nazionale della Protezione Civile - DPC, Prefettura di Catania, Corpo dei Vigili del Fuoco - VV.F., Forze dell Ordine, Istituto Nazionale di Geo- 24

11 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA fisica e Vulcanologia - INGV, Croce Rossa Italiana), regionali (Dipartimento Regionale della Protezione Civile - DRPC, Corpo Forestale Regionale, Genio Civile di Catania, Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania, AUSL, Organizzazioni di Volontariato), provinciali e comunali. La gestione dell emergenza è stata condotta attraverso l attivazione di Centri Operativi organizzati ai vari livelli per Funzioni di Supporto. Alla Dichiarazione dello Stato di Emergenza (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29/10/2002) è seguita l attivazione della DI.COMA.C. (Direzione di Comando e Controllo) che rappresenta l organo di coordinamento delle strutture di Protezione Civile a livello nazionale in loco, coordinata dal DPC. Fin dalle prime ore è stato attivato il CCS (Centro Coordinamento Soccorsi) presso la Prefettura di Catania nel quale erano rappresentate tutte le Forze dell Ordine e le strutture statali, coordinato dal Prefetto di Catania. Sono stati attivati i COM (Centro Operativo Misto) di: Linguaglossa (a seguito degli eventi sismici e vulcanici del 27.10) a cui afferivano i COC (Centro Operativo Comunale) di Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Piedimonte Etneo, Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia; Santa Venerina (a seguito dell evento sismico del 29.10) a cui afferivano i COC di Santa Venerina, Sant Alfio, Milo e Zafferana Etnea; Acireale (il 1 novembre a seguito dell evento sismico del 29.10) a cui afferivano i COC di Acireale, Aci Catena e Giarre (a seguito dell evento sismico del 02.12); Ragalna (a seguito degli eventi sismici e vulcanici del 20.11) a cui afferivano i COC di Ragalna, Belpasso, Nicolosi e Mascalucia. Ogni Centro Operativo era organizzato per Funzioni di Supporto; in particolare in ognuno dei COM, coordinati da delegati del Prefetto, erano presenti le seguenti Funzioni di Supporto: F.1 - Tecnico scientifica (INGV - DPC - DRPC) F.2 - Sanità (AUSL CRI - Comune) F.3 - Mass Media e informazione (DPC) F.4 - Volontariato (DRPC) F.5 - Materiali e mezzi (DRPC, Comune, Prefettura) F.6 - Trasporti e circolazione Viabilità (Provincia, ANAS) F.7 - Telecomunicazione (DPC, Ass. Radioamatori) F.8 - Servizi essenziali (Comune, Enel, Snam, ) F.9 - Censimento danni (DRPC, Genio Civile, Soprintendenza, Ordini Professionali) F.10 - Strutture operative (VV.F., Forze Armate, Corpo Forestale Regionale) F.11 - Enti locali (DPC, DRPC, Prefettura) F.12 - Materiali pericolosi (VV.F.) F.13 - Assistenza alla popolazione (DPC, DRPC) F.14 - Coordinamento centri operativi (DPC) 25

12 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Uomini e mezzi impiegati nell emergenza sismico - vulcanica Tutti gli uomini, i mezzi e le attrezzature disponibili del DRPC sono stati attivati ed utilizzati per fronteggiare l emergenza a cominciare dalla SORIS (Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana). Nella sede di Sant Agata li Battiati è stato attivato un Centro di Coordinamento Regionale per le attività di censimento dei danni, per l attivazione delle associazioni di volontariato e per l assistenza alla popolazione. Funzionari del DRPC erano presenti sul territorio a supporto delle strutture locali di protezione civile e per le attività di censimento dei danni, oltre a partecipare alle attività dei centri operativi comunali, intercomunali e provinciali. Il numero massimo di unità di soccorritori impegnato nell emergenza è stato raggiunto il 3 novembre con oltre 1500 uomini e 500 mezzi. Nella Tabella 1 sono riportate le amministrazioni e le strutture operative che hanno collaborato ed il numero medio di uomini impegnati per ciascuna di esse. Si è provveduto al ricovero della popolazione evacuata dei comuni colpiti - molto provata a causa del protrarsi delle sequenze sismiche, con alcuni episodi di intensità maggiore presso strutture di emergenza (alberghi e tende, quest ultime sostituite dalle roulottes il 7 novembre). Il numero delle persone assistite - fluttuante a causa di nuove scosse e delle nuove lesioni provocate alle abitazioni - ha raggiunto il numero massimo di 1120 unità il 5 novembre. Inoltre sono state predisposte alcune tensostrutture (3 a Santa Venerina e 2 a Guardia Mangano) destinate ad uso religioso e scolastico, oltre a diverse aree attrezzate con container adibiti ad uso commerciale e scolastico in altre località. Tabella 1. Unità di soccorritori impegnati ( Tra le attività proprie della protezione civile si segnala, infine, la redazione dei Piani Speditivi di Emergenza per il Rischio Vulcanico redatti per il Comune di Linguaglossa e per il Comune di Ragalna. La strategia di intervento dei piani prevede l evacuazione preventiva della popolazione nel caso di una colata lavica che dovesse minacciare i centri abitati. I modelli di intervento di tali piani - concordati e condivisi tra tutti gli enti e le strutture componenti i COM - comprendono, per ogni fase operativa (preallerta, attenzione, preallarme e allarme), le procedure per l attuazione progressiva del sistema di risposta di protezione civile, in base alle caratteristiche ed all evoluzione dell evento, in modo da consentire l utilizzazione razionale delle risorse ed il coordinamento degli operatori di protezione civile presenti sul territorio. 26

13 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA 1.4 Rilevamento del danno sismico Come sempre succede nelle emergenze post - terremoto, anche durante l Emergenza Etna è stata condotta una campagna di rilievo del danno e valutazione dell agibilità post sismica delle costruzioni colpite. La tempestività nell effettuare le verifiche di agibilità, riscontrando il grado di danneggiamento e le eventuali compromissioni totali o parziali degli elementi strutturali degli immobili, ha una grande rilevanza nelle prime fasi dell emergenza perché consente di poter assicurare la pubblica e privata incolumità, garantendo un adeguata assistenza e sistemazione delle popolazioni colpite, riducendone il disagio, e facilitando il recupero delle normali condizioni di vita pre-evento. Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso differenti fasi temporali, utilizzando una collaudata metodologia di rilevamento e di valutazione. La gestione tecnica ed il coordinamento della campagna di rilievo del danno e valutazione dell agibilità in tutti i territori colpiti è stata curata dal DRPC attraverso il Centro di Coordinamento Regionale per le attività di censimento dei danni approntato nella sede di Sant Agata li Battiati. Il protrarsi della sequenza sismica, con periodici eventi di intensità maggiore, aventi anche epicentri diversi, ha provocato il susseguirsi di ondate di richieste di sopralluogo, talora anche per edifici già verificati, per il timore che le nuove scosse potessero aver danneggiato gli immobili. Sono stati effettuati complessivamente più di sopralluoghi per verifiche di agibilità nei quattordici Comuni colpiti e oltre edifici sono risultati inagibili per varie cause. Le aree nelle quali sono stati riscontrati i danni maggiori sono: la Frazione di Bongiardo del Comune di Santa Venerina, le Frazioni di Guardia e San Giovanni Bosco del Comune di Acireale e - a seguito della scossa del 2 dicembre - la Frazione di Macchia del Comune di Giarre. In tali località l effetto del sisma si è manifestato con gravi collassi di elementi strutturali e non strutturali degli edifici, che hanno fatto venire meno le condizioni minime per l abitabilità delle unità abitative e/o produttive e con ricorrenti crolli di muri a secco posti ai lati delle strade urbane e delle stradelle interpoderali, che hanno compromesso, in alcuni casi, il transito dei mezzi. I sopralluoghi, condotti su richiesta dei cittadini, sono stati svolti con il supporto della Scheda di I livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell emergenza post-sismica, nella versione AeDES 05/2000 (Figure 15, 16 e 17). La scheda AeDES e il relativo Manuale di istruzioni (Manuale per la compilazione della scheda di 1 livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell emergenza post-sismica - AeDES. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione civile, Servizio Sismico Nazionale, Gruppo Nazionale per la Difesa dei Terremoti. Agosto 2002) sono stati redatti da un gruppo di lavoro misto DPC - GNDT - SSN che ha operato fin dai primi mesi del Una prima versione della scheda (09/97) è stata utilizzata per la schedatura dei danni agli edifici ordinari durante le emergenze post-sismiche nella regione Marche (mentre in Umbria si utilizzava un altra scheda) e nel Pollino. L esperienza condotta ha consentito di elaborare una seconda versione (05/98), ed infine la versione AeDES 05/2000 che è stata pubblicata nel 2000 ed utilizzata nel 2002 a seguito dei terremoti in Sicilia e in Molise. 27

14 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 15. Scheda AeDES 05/2000 (pag. 1) 28

15 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 16. Scheda AeDES 05/2000 (pag. 2) 29

16 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 17. Scheda AeDES 05/2000 (pag. 3) 30

17 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA La scheda è finalizzata al rilevamento delle caratteristiche tipologiche, del danno e dell agibilità degli edifici ordinari. Va precisato che la verifica di agibilità post sismica, così come oggi viene intesa in ambito di Protezione Civile in fase di emergenza, non è una verifica di idoneità statica, né comporta calcoli ed approfondimenti di alcun tipo, ma è una verifica a carattere speditivo formulata sulla base di indicatori di vulnerabilità e danneggiamento direttamente acquisibili sul posto e finalizzata a distinguere in tempi brevi condizioni di manifesta inagibilità ovvero condizioni di palese ininfluenza dell evento sismico sullo stato dell immobile, potendo sempre il rilevatore chiedere una successiva ispezione di maggiore dettaglio. Infatti l agibilità viene così definita: La valutazione di agibilità in emergenza post-sismica è una valutazione temporanea e speditiva vale a dire formulata sulla base di un giudizio esperto e condotto in tempi limitati, in base alla semplice analisi visiva ed alla raccolta di informazioni facilmente accessibili volta a stabilire se, in presenza di una crisi sismica in atto, gli edifici colpiti dal terremoto possano essere utilizzati restando ragionevolmente protetta la vita umana. Anche se il giudizio finale sulla valutazione dell agibilità resta comunque di stretta pertinenza del rilevatore, la scheda costituisce un valido ausilio, per i seguenti motivi: mantiene traccia dell ispezione effettuata e del relativo esito; fornisce un percorso guidato che dagli elementi rilevati indirizza al giudizio di agibilità; uniforma i possibili esiti del giudizio di agibilità, riconducendo l edificio ad alcuni stati precedentemente identificati; favorisce tra i rilevatori un omogeneità di comportamento; cerca di stabilire un linguaggio comune nella descrizione del danno e della vulnerabilità; consente una migliore informatizzazione dei dati e, quindi, una maggiore efficienza nelle procedure; permette di effettuare una catalogazione del patrimonio edilizio; permette di effettuare una valutazione dei costi di riparazione e/o miglioramento sismico ed una prima allocazione delle risorse. Riguardo le procedure informatiche utilizzate per la raccolta ed il censimento dei dati della suddetta scheda, si rimanda al Capitolo 6. Nella Tabella 2 vengono riportati gli esiti di agibilità (A - Agibili; B - Temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti; C - Parzialmente inagibili; D -Temporaneamente inagibili da rivedere; E - Inagibili; F - Inagibili per rischio esterno), come indicato nella Sezione 8 della scheda AeDES 05/2000, limitatamente ai nove Comuni interessati dalla Microzonazione sismica (aggiornamento dicembre 2002). 31

18 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Tabella 2. Esiti di agibilità aggiornati al dicembre 2002 (dati estratti dalla banca dati S.E.T. del DRPC). Nelle Tavole E1 E9, contenute nell Appendice 5 - Carte tematiche, sono rappresentati gli edifici, ricadenti nell area di studio, oggetto di sopralluogo, classificati secondo la tipologia degli esiti di agibilità di cui alla Tabella 2. La localizzazione geografica degli edifici è stata rilevata dalle squadre di tecnici rilevatori. Tale attività è stata successivamente completata e verificata dal gruppo SIT del DRPC che ha curato la georeferenziazione delle informazioni riportando tutti i dati nel sistema di riferimento Gauss Boaga, Datum Roma 40. I grafici che seguono (Figure 18 26), invece, sintetizzano per ciascun Comune i valori, rispettivamente, assoluti e percentuali degli esiti di agibilità. Figura 18. Esiti di agibilità Comune di Aci Catena 32

19 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 19. Esiti di agibilità Comune di Acireale Figura 20. Esiti di agibilità Comune di Giarre Figura 21. Esiti di agibilità Comune di Linguaglossa 33

20 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Figura 22. Esiti di agibilità Comune di Milo Figura 23. Esiti di agibilità Comune di Piedimonte Etneo Figura 24. Esiti di agibilità Comune di Sant Alfio 34

21 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 25. Esiti di agibilità Comune di Santa Venerina Figura 26. Esiti di agibilità Comune di Zafferana Etnea 1.5 Quadro normativo di riferimento Per far fronte alla situazione di emergenza determinata dal succedersi degli eventi sismici vulcanici etnei dell ottobre 2002 sono stati adottati dallo Stato e dalla Regione Siciliana una serie di provvedimenti normativi che si riportano integralmente nell Appendice 1 - Normativa di riferimento; di seguito si elencano, sintetizzandone i contenuti, quelli che si ritengono più significativi per il presente studio. Per quanto attiene alla dichiarazione dello stato di emergenza, alle relative proroghe e alla individuazione dei Commissari delegati, si richiamano i seguenti disposti normativi. La Giunta Regionale della Regione Siciliana, con Delibera n. 336 del , ha dichiarato lo stato di calamità per i gravi danni causati nel territorio dell areale Etneo interessato da gravi fenomeni eruttivi e sismici connessi all attività vulcanica dell Etna che ha avuto inizio il 26 ottobre 2002, in conformità alle proposte di cui alle note n e n del del Dipartimento Regionale della Protezione Civile e con successiva Delibera n. 337 del ha richiesto ai competenti organi dello Stato la conseguente dichiarazione dello stato di emergenza. 35

22 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO Considerata la situazione di emergenza determinata dai gravi fenomeni eruttivi connessi all attività sismica e vulcanica dell Etna e ravvisata la necessità di procedere con ogni urgenza sia alla realizzazione sollecita delle iniziative volte a fronteggiare il predetto contesto emergenziale mediante l utilizzo di mezzi e poteri straordinari, che ad una più generale azione di prevenzione e di contrasto riguardo ai predetti fenomeni eruttivi su tutto il territorio della provincia di Catania e agli eventi sismici concernenti la medesima area, il Presidente del Consiglio dei Ministri con Decreto del ai sensi e per gli effetti dell art. 5, comma 1, della Legge n. 225 del ha dichiarato, fino al 31 marzo 2003, lo stato di emergenza nel territorio della Provincia di Catania e ha individuato il Capo del Dipartimento della protezione civile quale Commissario Delegato del Presidente del Consiglio dei Ministri, che provvede al coordinamento degli interventi di competenza delle autorità locali e delle componenti del Servizio nazionale della protezione civile volte al superamento della situazione emergenziale. Il Presidente della Repubblica con Decreto Legge n. 245 del ha disposto all art. 1 che il Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissario delegato, provvedesse al coordinamento di tutti gli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare le situazioni emergenziali. Con l OPCM n del Primi interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti ai gravi fenomeni eruttivi connessi all attività vulcanica dell Etna nel territorio della provincia di Catania ed agli eventi sismici concernenti la medesima area. tra l altro, è stato disposto che il Commissario delegato di cui al DPCM del , esercitasse le proprie competenze, anche con riferimento alle previsioni di cui al Decreto Legge , n. 245, nei territori dei Comuni della Provincia di Catania interessati dalla eruzione del vulcano Etna, ed in quelli in cui, in relazione agli eventi sismici verificatisi nello stesso periodo, siano state segnalate situazioni di danneggiamento con riscontrate compromissioni totali o parziali degli immobili. La Legge n. 286 del Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, recante interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle Regioni Molise e Sicilia, nonché ulteriori disposizioni in materia di protezione civile, prevede, all art. 1, comma 3, che il Presidente della Regione Siciliana subentri al Capo del Dipartimento della protezione civile nel ruolo di Commissario Delegato per provvedere agli ulteriori e diversi interventi correlati al rientro nell ordinario e per le fasi di ricostruzione e ripristino degli immobili colpiti dagli eventi sismici. Lo stato di emergenza in seguito è stato prorogato con: DPCM del al 31 marzo 2004; DPCM del al 31 marzo 2005; DPCM del al 31 dicembre 2006; DPCM del al 31 dicembre 2007; DPCM del al 30 giugno 2008; DPCM del al 31 dicembre L OPCM n del Ulteriori disposizioni di protezione civile per fronteggiare lo stato di criticità conseguente ai gravi fenomeni eruttivi connessi all attività vulcanica dell Etna nel territorio della provincia di Catania ed agli eventi sismici concernenti la medesima area, conferma il Presidente della Regione Siciliana quale Commissario Delegato e dispone che lo stesso provvederà, in regime ordinario ed in termini d urgenza, alla prosecuzione e al completamento, entro il 31 dicembre 2009, di 36

23 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA tutte le iniziative già programmate per il definitivo superamento del contesto critico. Tale termine è stato prorogato con l OPCM n del al 31 dicembre Con le seguenti due OPCM è stata introdotta la nuova normativa tecnica per le costruzioni in zona sismica a livello nazionale ed è stata avviata la microzonazione sismica nei Comuni colpiti dagli eventi tellurici. L OPCM n del Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica., emanata a seguito del crollo della scuola elementare di S. Giuliano di Puglia, introduce la nuova normativa tecnica modificando i criteri di progettazione per le costruzioni in zona sismica. L OPCM dispone all art. 1 Nelle more dell espletamento degli adempimenti di cui all articolo 93 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali di cui all articolo 94 del medesimo decreto legislativo, sono approvati i Criteri per l individuazione delle zone sismiche individuazione, formazione e aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone di cui all allegato 1, nonché le connesse Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l adeguamento sismico degli edifici, Norme tecniche per progetto sismico dei ponti, Norme tecniche per il progetto sismico delle opere di fondazione e sostegno dei terreni di cui, rispettivamente, agli allegati 2, 3 e 4 della presente ordinanza, di cui entrano a far parte integrante e sostanziale. E all art. 2 dispone che le Regioni provvedono all individuazione, formazione ed aggiornamento dell elenco delle zone sismiche. L OPCM n del Ulteriori misure urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare i danni conseguenti ai gravi eventi sismici e vulcanici verificatisi nel territorio della provincia di Catania ed altre disposizioni di protezione civile dispone all art. 1, comma 11 Al fine di assicurare un adeguato supporto tecnico per lo svolgimento delle attività previste dal presente provvedimento, nonché per le esigenze derivanti dalla fase della ricostruzione, il Commissario delegato può avvalersi di un Comitato tecnico - scientifico, composto da cinque tecnici ed esperti di elevata e comprovata professionalità nelle materie di interesse della presente ordinanza, e al successivo comma 12 Il Commissario delegato, per il perseguimento delle finalità di cui alla presente ordinanza, è autorizzato, d intesa con il Dipartimento della protezione civile, ad effettuare rilievi aereofotogrammetrici sui centri storici dei Comuni colpiti dal sisma, ad avviare la microzonazione sismica dei Comuni colpiti dagli eventi tellurici, di cui in premessa, nonché a predisporre uno studio della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, strategici e di culto localizzati nelle medesime aree. Il Comitato tecnico scientifico è stato costituito con DPRS n. 583 del 06/10/2003 al fine di assicurare un adeguato supporto tecnico per lo svolgimento delle attività previste dall OPCM 3278 del 04/04/2003, nonché per le esigenze derivanti dalla fase di ricostruzione e con successivo DPRS n. 178 del sono state fissate le attività di competenza del Comitato stabilendo altresì la durata dello stesso in anni due decorrenti dalla data di costituzione. Il Presidente della Regione Siciliana, nella qualità di Commissario delegato per l emergenza, con le Direttive e i Decreti che si richiamano di seguito, stabilisce le regole tecniche per gli interventi di riparazione, con miglioramento o adeguamento antisismico delle strutture danneggiate, indicando anche le scadenze e le modalità di presentazione delle domande di risarcimento e dei progetti. Definisce inoltre 37

24 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO la composizione ed i compiti del Comitato tecnico - scientifico nell ambito degli studi di microzonazione intrapresi per le aree colpite. La Direttiva del del Presidente della Regione Siciliana, nella qualità di Commissario delegato per l emergenza, Direttiva per gli interventi di riparazione degli edifici gravemente danneggiati dagli eventi sismici del ottobre 2002 e successivi nella provincia di Catania, ha dato l avvio agli interventi di riparazione, con miglioramento o adeguamento antisismico, delle unità immobiliari di proprietà privata ad uso abitativo, produttivo, commerciale dichiarate inagibili per effetto dei danni causati dagli eventi sismici. La Direttiva dispone che sono ammessi ai benefici previsti i comuni della provincia di Catania nei quali, in relazione agli eventi sismici, è stata registrata la maggiore intensità macro sismica (MCS uguale o superiore al quinto grado), cioè i comuni di Zafferana, Milo, Santa Venerina, Acicatena, Sant Alfio, Acireale, Giarre, Piedimonte Etneo, Linguaglossa. Ai fini del presente studio riveste particolare importanza l art. 2 della Direttiva Prevenzione sismica, viabilità e ricostruzione fuori sagoma o fuori sito che dispone Nel caso in cui l unità immobiliare danneggiata ricada in area riconosciuta dall amministrazione comunale inedificabile per ragioni di natura geologica, cioè per documentati effetti di sito e sulla base di evidenze di particolare danneggiamento, di accertate fagliazioni superficiali, nelle more della microzonazione sismica, è consentita la ricostruzione delocalizzata in altro sito, ovvero l acquisto di un alloggio sul libero mercato. L ufficio del dipartimento regionale della protezione civile provvederà alla perimetrazione speditiva delle aree in cui si sono riscontrati evidenti effetti di sito o zone di fagliazione superficiale. In tali aree l edificazione e gli interventi relativi a immobili con danno grave resteranno sospesi fino alla conclusione degli studi di microzonazione. Le modalità ed i termini per gli interventi di tale tipologia saranno definiti con successiva direttiva. In ragione di effettive necessità di miglioramento della viabilità e messa in sicurezza ai fini dell accessibilità dei centri urbani (allargamenti stradali e delle intersezioni in particolare) può essere parimenti autorizzata, d intesa con il dipartimento regionale della protezione civile, la demolizione di edifici danneggiati e ricostruzione fuori sito o con diversa articolazione dei volumi al fine di consentire i necessari allargamenti stradali. L art. 7 della Direttiva fissava un termine di 60 gg. per la presentazione dei progetti esecutivi, successivamente prorogato di ulteriori 60 gg. con la Direttiva Presidenziale del Modifiche alla direttiva presidenziale 11 giugno 2003, relativa agli interventi di riparazione degli edifici gravemente danneggiati dagli eventi sismici del ottobre 2002 e successivi nella provincia di Catania. La Direttiva Presidenziale del Emergenza Etna Modifiche ed integrazioni alla direttiva presidenziale 11 giugno 2003 ed alla direttiva presidenziale 29 ottobre Direttiva relativa ai benefici per gli interventi di riparazione e ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture private e per attività produttive, commerciali e di servizio gravemente danneggiate dagli eventi sismici ed eruttivi del ottobre 2002 e successivi nella provincia di Catania e non ricompresi nella direttiva presidenziale 11 giugno modifica ed integra le precedenti Direttive e, all art. 12 (che di seguito si riporta integralmente), introduce importantissime disposizioni intese ad accelerare le procedure legate alla ricostruzione. 38

25 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Art Le linee guida approvate dal comitato tecnico - scientifico (CTS), di cui all art. 2 della ordinanza P.C.M. n. 3278/2003, nelle more di studi ed indirizzi più dettagliati, rivestono carattere vincolante relativamente agli interventi ricadenti nelle aree perimetrate di cui all art. 2 della direttiva 11 giugno 2003, mentre per gli altri casi rivestono carattere di raccomandazione generale. 2. Nelle more del completamento degli studi di microzonazione sismica, possono essere realizzati interventi locali in aree perimetrate, ai sensi dell art. 2 della direttiva 11 giugno 2003, purché corredati da approfonditi studi specialistici, supportati da apposite e specifiche indagini geologiche e geotecniche, che, in rapporto alle azioni del sito ed ai provvedimenti strutturali adottati, nel rispetto del principio di cautela, possano attestare ed attestino la sicurezza delle opere progettate. Sugli stessi interventi è altresì necessario il parere favorevole del comitato tecnico-scientifico, CTS, di cui all art. 2 della O.P.C.M. n. 3278/ Le perimetrazioni approvate dal CTS sono aggiornate dinamicamente in relazione all avanzamento delle indagini e degli studi. 4. Il CTS si esprime, altresì, ove richiesto dall Ufficio commissariale, dipartimento regionale della protezione civile, sui progetti di nuova costruzione o ricostruzione di opere pubbliche e private relativi agli eventi in questione e per le altre problematiche relative alla ricostruzione dei territori interessati ed alla prevenzione del rischio sismico e vulcanico. Il CTS elabora, altresì, gli indirizzi e le linee guida per gli studi di vulnerabilità e per le verifiche degli edifici pubblici e strategici o di rilevanza per la protezione civile. Il DPRS n del ha successivamente specificato che il Comitato tecnico scientifico svolge la propria attività di supporto tecnico al Commissario delegato ed all Ufficio Commissariale per tutte le attività previste dall OPCM n del e in linea generale per la ricostruzione, la riparazione e la messa in sicurezza delle infrastrutture, per gli studi di microzonazione e di vulnerabilità e per la prevenzione dei rischi dei territori interessati dagli eventi sismico eruttivi in parola ed in particolare: a) b) c) d) Elabora gli indirizzi e le linee guida per gli studi di microzonazione sismica dei comuni colpiti dagli eventi tellurici, secondo quanto contenuto nell Art. 1 del D.P. n. 178 del 03/02/2004; Esprime parere sui predetti studi di microzonazione sismica, e sui risultati intermedi e finali, sui capitolati tecnici degli affidamenti e delle convenzioni e su tutte le problematiche connesse; Esprime parere, ai sensi dell Art. 12 della Direttiva Presidenziale del 20/12/2005, sia obbligatorio sugli interventi locali ricadenti in aree perimetrate ai sensi dell Art. 2 della D.P. 11/06/2003, sia, ove opportuno e richiesto dall Ufficio Commissariale, sui progetti di nuova costruzione o ricostruzione di opere pubbliche e private, relativi agli eventi in questione; Elabora gli indirizzi e le linee guida per gli studi di vulnerabilità, per la progettazione degli interventi e per le verifiche degli edifici pubblici e strategici o di rilevanza per la protezione civile; 39

26 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO e) Esprime parere sulle altre problematiche relative alla ricostruzione ed alla prevenzione del rischio sismico e vulcanico dei territori interessati. Lo stesso DPRS fissava la durata del Comitato tecnico scientifico fino al Ulteriori provvedimenti certamente saranno disposti al termine degli studi di microzonazione sismica sia a livello regionale, sia a livello comunale. I Comuni di Santa Venerina e Acireale, ad esempio, hanno già avviato le procedure per una revisione del Piano Regolatore Generale che tenga conto delle perimetrazioni disposte con gli studi in argomento. 1.6 Area oggetto di studio Gli Studi di Microzonazione sismica disposti ai sensi dell art. 1, comma 1, dell OPCM 3278 del , hanno interessato i Comuni di: Aci Catena, Acireale, Giarre, Linguaglossa, Milo, Piedimonte Etneo, Sant Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea (Figure 27 e 28), che ricadono nel territorio della Provincia di Catania, nel versante orientale dell apparato vulcanico Etneo. L area esaminata, estesa complessivamente per Kmq, confina a nord ovest con il Comune di Castiglione di Sicilia, ad est con i Comuni di Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia, Mascali e Riposto, a sud con i Comuni di Aci Castello e Valverde e ad ovest con i Comuni di Aci Sant Antonio, Viagrande, Trecastagni, estendendosi sino ai crateri sommitali dell Etna. La Tabella 3 e la Figura 29 riportano, rispettivamente, l elenco delle sezioni della Carta Tecnica Regionale in scala 1: della Regione Siciliana (Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, Dipartimento dell Urbanistica) nelle quali sono rappresentati i territori comunali oggetto di analisi, ed il Figura 27. Inquadramento regionale dei territori comunali interessati dalla Microzonazione sismica (ex OPCM 3278/2003). 40

27 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA Figura 28. Comuni interessati dalla Microzonazione sismica (ex OPCM 3278/2003). Figura 29. Quadro d unione Sezioni C.T.R. Tabella 3. Sezioni C.T.R. che interessano i territori in studio. 41

28 MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO relativo quadro d unione. Nella Figura 30 sono rappresentati il modello digitale delle quote dell area etnea ed i confini amministrativi comunali dei territori oggetto di questo studio. L area esaminata conta complessivamente residenti (dati ISTAT al 1 gennaio 2001); Aci Catena, Acireale e Giarre sono i Comuni che contano più di abitanti. È interessante notare che la densità abitativa del Comune di Aci Catena consiste in più di unità di Pop. / Kmq (Tabella 4). Le zone maggiormente urbanizzate sono quelle comprese tra gli 800 m s.l.m. ed il mare. Oltre ai cen- Figura 30. Modello digitale delle quote dell area etnea. Tabella 4. Fonte dati: 42

29 CAP. 1 - L EMERGENZA ETNA E GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SISMICA tri urbani si contano numerose Frazioni collegate da una fitta e articolata rete viaria, costituita da strade provinciali e comunali. Il margine orientale del territorio è attraversato dall autostrada A18 Messina Catania e, immediatamente ad Est, dalla SS 114 Orientale Sicula che costituisce la principale arteria di collegamento dei centri abitati costieri. 1.7 Perimetrazione speditiva delle aree di fratturazione al suolo Il Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC), al fine di procedere alla perimetrazione speditiva delle aree in cui si erano riscontrati effetti di sito o zone di fagliazione superficiale, prevista dall art. 2 della DP del , ha affidato a tecnici esperti una serie di studi geologici morfologici di dettaglio, che hanno permesso di rilevare gli effetti lesivi al suolo e gli elementi deformativi a cominciare da quelli che si sono manifestati nelle aree urbanizzate (cfr. Capitolo 5). Tali studi e rilievi hanno contribuito a popolare un apposita banca dati che riporta, per ogni frattura, le caratteristiche geometriche e cinematiche oltre alla documentazione fotografica ed alle informazioni relative alla georeferenziazione sulla Carta Tecnica Regionale (scala 1:10.000). Il confronto tra questa banca dati e quella relativa agli esiti di agibilità di cui al par. 1.4, ha permesso di relazionare le fratture al suolo con i danni alle strutture edilizie ed ai manufatti. Questo censimento ha costituito l elemento basilare per la successiva perimetrazione delle zone fratturate, di cui è stata anche ricostruita l evoluzione in un periodo storico centennale, per la programmazione degli studi di microzonazione sismica e per la redazione delle linee guida finalizzate alla ricostruzione nelle aree interessate Finalità Il Comitato Tecnico - Scientifico - CTS (art. 1, comma 11, OPCM 3278/2003 e DPRS n. 583 del ), sin dalla prima seduta del 13 ottobre 2003, ha affrontato con urgenza le problematiche della riparazione e ricostruzione in zone geologicamente complesse e anche interessate da faglie, approfondendone prioritariamente l esame al fine di valutarne la pericolosità e di proporre i provvedimenti necessari. La ricostruzione nelle aree riconosciute dall amministrazione comunale inedificabili per ragioni di natura geologica, cioè per documentati effetti di sito e sulla base di evidenze di particolare danneggiamento, di accertate fagliazioni superficiali viene regolamentata, nelle more della microzonazione sismica, dall art. 2 della DP che consente la ricostruzione delocalizzata in altro sito, ovvero l acquisto di un alloggio sul libero mercato.. Lo stesso articolo dispone che per le aree in cui si sono riscontrati evidenti effetti di sito o zone di fagliazione superficiale, oggetto della perimetrazione speditiva a cui dovrà provvedere il DRPC, l edi- 43

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