LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DELL ECUMENISMO

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1 Luciano Bruno LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DELL ECUMENISMO APPELLO ALLE CHIESE

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3 Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola. Facciamo silenzio dopo l'ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola. Facciamo silenzio prima di coricarci, perché l'ultima Parola appartiene a Dio. Facciamo silenzio solo per amore della Parola. Dietrich Bonhoeffer

4 INTRODUZIONE Con questo libro desidero rivolgere un appello e nello stesso tempo formulare una proposta 1, affinché sia presente sempre nei nostri cuori il monito di Cristo: Padre perché siano una cosa sola. Sulla scia dell ultimo documento del consiglio ecumenico delle Chiese: La Chiesa: verso una visione comune, desidero proporre e condividere un modello di chiesa basato sulla ecclesiologia dell annunzio del perdono e della riconciliazione 2. Ritengo che ci sia una priorità ontologica e storica della teologia della predicazione sulle altre teologie che nascono da essa. Partendo dal modello della comunione anglicana, nella quale già convivono da secoli un polmone evangelico e un polmone cattolico, evidenzio la necessità di una rivoluzione ecumenica copernicana. Con tale rivoluzione ciascuna chiesa cercherà di assumere nel mutuo dialogo, come centro del sistema solare, non più e non solo, il proprio pianeta, la propria confessione con tutte le sue esigenze di identità, di proselitismo (o se vogliamo di consenso), ma una comune fede in Gesù Cristo, una comune visione della Eucaristia e del Ministero attraverso le categorie ecclesiologiche del perdono e della riconciliazione che sono alla base della ecclesiologia della predicazione dell Evangelo. Con tale intento, propongo alcune novità per stilare una ecclesiologia che possa essere condivisa da ogni chiesa. Individuo innanzitutto nel sistema della Valorizzazione ed integrazione delle differenze il fondamento da cui partire. Inoltre attraverso l aiuto delle discipline della esegesi biblica, della spiritualità, della storia della chiesa primitiva e della scienza, rifletterò su un nuovo modo di essere Chiesa. Mediante un processo di riconciliazione progressiva, cercherò poi di proporre un cambiamento di mentalità dove si evidenzia la necessità di tornare ad una pastorale di piccole chiese domestiche fondate sulla parola e sul ministero istituzionale, unico e quadruplice (vescovo, sacerdote, il diacono, il lettore) e sul bisogno continuo e costante di tornare ad un linguaggio di risurrezione finale della carne. Non credo che nel prossimo futuro la cellula base possa 1 Sulla base del cap. 8 del documento ecumenico La Chiesa: verso una visione comune desidero proporre un particolare appello ai capi, ai teologi e ai fedeli di tutte le chiese che potrebbe trasformarsi in una proposta al WCC da fare entro il 31/12/ Con 531 citazioni bibliche e 87 documenti ecumenici

5 essere la comunità di cento, mille o addirittura diecimila fedeli. Propongo di ritornare alle chiese domestiche e a istituzionalizzare l unico e quadruplice ministero facendo entrare di diritto il lettore nell attuale triplice ministero del vescovo, del presbitero e del diacono nel ministero ordinato, visto che il triplice ministero dell episcopo, del presbitero e del diacono non è una norma evangelica ma solo una esigenza storica e pastorale. Propongo anche di riflettere su due possibili fondamenti ecumenici per una teologia morale e una teologia sacramentaria condivisa da tutte le confessioni cristiane. Per una teologia morale condivisa, prenderò in prestito dalla scienza la Teoria Biocentrica del professore Lanza secondo cui la morte dell essere umano non può essere l evento terminale che pensiamo che sia. Per una teologia del Battesimo e della Confermazione (vista come secondo grado dell unico sacramento del Battesimo) prenderò a prestito la teoria del professor Piaget secondo cui il passaggio dall intuizione alla logica si compie verso i sette anni, epoca in cui il bambino inizia ad elaborare concetti, classi, relazioni, compie operazioni aritmetiche, geometriche, temporali e così via. Rifletterò anche sulla coesistenza della Sacra Scrittura e della Tradizione Viva considerando entrambe il cuore e il cervello di un unico corpo che è la Rivelazione biblica. Di conseguenza la Tradizione, se conforme alla Scrittura, da elemento discriminante, diventerebbe elemento di unione di chiese diverse, così come oggi già accade per le chiese anglicane nel mondo. La Comunione anglicana, infatti, è unificata per Tradizione, per fede e per accordo. Infine proporrò diverse teorie: a. sulla origine della Chiesa, b. su un nuovo modello di primato collegiale nella Chiesa, c. su un nuovo modello di integrazione tra il Gesù storico e il Cristo della fede, d. su una nuova elaborazione del kerigma secondo le categorie del perdono e della riconciliazione, e. sulla nuova definizione e classificazione dei Sacri Misteri (Sacramenti), f. sulla differenza tra l unica mediazione di Cristo e le intercessioni secondarie e subordinate, g. sulla coesistenza della successione apostolica con la successione della predicazione, h. sulla teoria della integrazione eucaristica come alternativa alla transustanziazione e alla consustanziazione.

6 INDICE CAP 1: LA RIVOLUZIONE ECUMENICA COPERNICANA A. L iniziativa di Dio: perché siano una cosa sola B. La risposta dell uomo: valorizziamo le caratteristiche di ogni chiesa C. La necessità e l urgenza del vero ecumenismo come incontro tra l invito di Gesù e la risposta dell uomo CAP. 2: IL PRIMATO DELLA PREDICAZIONE DELLA PAROLA DI DIO A. La predicazione come iniziativa di Dio B. Lo studio biblico come risposta dell uomo C. La preghiera biblica incessante come integrazione perfetta tra l iniziativa di Dio e la risposta dell uomo CAP 3: L UNICA RIVELAZIONE BIBLICA E LA VITA MORALE A. La rivelazione biblica come iniziativa di Dio B. La tradizione come risposta dell uomo C. La morale biblica come perfetta integrazione tra l iniziativa di Dio e la risposta dell uomo CAP 4: LA CHIESA A. Le chiese domestiche del NT come iniziativa di Dio B. L organizzazione della chiesa come risposta dell uomo C. La perfetta integrazione tra chiese domestiche e chiesa universale CAP 5: L UNICA MEDIAZIONE A. L iniziativa di Dio: Gesù di Nazareth come unico mediatore B. La risposta dell uomo : I santi nel NT e i testimoni della fede C. Maria di Nazareth come modello biblico di vita e come perfetta integrazione tra l iniziativa di Dio e la risposta dell uomo CAP 6: I SACRAMENTI VOLUTI DA CRISTO A. L istituzione biblica dei sacramenti come iniziativa di Dio B. La ricezione dei sacramenti come risposta dell uomo C. Il sacerdozio universale dei credenti come fondamento risolutivo di molte controversie ecumeniche

7 Cap.1 : LA RIVOLUZIONE ECUMENICA COPERNICANA 1A. L iniziativa di Dio: Appello all unità sostanziale delle chiese Sarebbe ormai opportuno, dopo duemila anni, uscire dalle posizioni di potere spirituale, dogmatico e finanziario per mettere in pratica l invito impellente del nostro Maestro. E se fino ad oggi, in questi ultimi cento anni, abbiamo cercato di focalizzare l attenzione su ciò che ci accumuna con alcuni considerevoli risultati 3, io penso che sia giunto finalmente il momento di valorizzare le differenze e le particolarità di ogni chiesa perché non siano più oggetto di divergenze ma di valorizzazioni. E dunque necessaria l attuazione di quella realtà che è stata definita da un teologo italiano rivoluzione ecumenica copernicana 4. Una rivoluzione di mentalità che dovrà essere presa in seria considerazione soprattutto da coloro che sono preposti da Cristo al ruolo di guide. Non possiamo ancora oggi arroccarci su posizioni intransigenti e considerare i fratelli separati da noi come coloro che sbagliano. Il punto di partenza è la comune fede 5 in Dio Padre, in Gesù Cristo Figlio di Dio e in Dio Spirito Santo. Una fede lacerata da numerosissime tradizioni spesso umane, di storie, di interpretazioni e di Chiese (diverse centinaia) che rendono il Cristianesimo una delle fedi più divise al suo interno. Se oggi siamo ancora divisi su molte posizioni dogmatiche e istituzionali, è dovuto essenzialmente al fatto che non abbiamo ancora e realmente accolto l invito all unità di Gesù. Molti credono che l ecumenismo sia solo una utopia. Altri credono che si debba raggiungere un ecumenismo solo spirituale. Non possiamo rimanere indifferenti all appello di Gesù che oggi più che mai invita ad unire le forze per scongiurare ogni conflitto di fondamentalismo religioso. La nostra testimonianza di martirio 6 e di unità dovrà fronteggiare qualsiasi deriva e 3 Gli unici risultati degni di considerazione sono stati realizzati grazie ai lavori del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC Word Council of Churches) e agli accordi bilaterali. 4 «È come una rivoluzione copernicana; ci vuole proprio una rivoluzione copernicana!» In questi termini, il teologo ecumenico italiano, Luigi Sartori, spiegava il cambio di prospettiva assunto dal movimento ecumenico, quando, nello sforzo di trovare un metodo per non mandare in stallo la ricerca dell unità dei cristiani, ciascun soggetto si era sforzato di assumere nel mutuo dialogo, come centro del sistema solare, non più e non solo il proprio pianeta, la propria confessione, con tutte le sue esigenze di identità, di proselitismo (o se vogliamo di consenso), ma la comune fede in Gesù Cristo e il suo annuncio. 5 La Chiesa: verso una visione comune. N La Chiesa: verso una visione comune. N. 65

8 qualsiasi attacco che viene da frange estremiste di altre fedi. Ma, nel cammino ecumenico, dobbiamo altresì constatare che si tratta di lasciare a Dio quello che è unicamente suo e di esplorare con serietà, costanza e dedizione, quello che è nostro compito, tenendo conto che al nostro impegno appartengono i binomi di agire e soffrire, di attività e pazienza, di fatica e gioia 7. 1B. La risposta dell uomo: Integrare le differenze. Per raggiungere l unità nella diversità, già in ambito anglicano 8, dove sussiste un polmone evangelico e un polmone anglo-cattolico, è stato scritto che dobbiamo tutti insieme percorrere la strada media o la strada della "multiformità" 9. Termini teologici che, secondo me, sono parzialmente corretti. Sarebbe più opportuno pensare al termine "integrazione", perché quando si parla di strada media o di multiformità tali termini evidenziano ancora delle differenze. Quando facciamo riferimento alla "integrazione", invece, si intende una vera e propria unità, nel rispetto e nella rivalutazione delle differenze teologiche. Se due persone di due razze diverse si sposano, certamente i loro figli saranno una sola natura proveniente da due razze diverse. Nello stesso modo, come Cristo è l'unione perfetta della natura divina con la natura umana, in modo analogo possiamo ottenere una teologia da due diverse teorie sia pure differenti. Io credo che solo mediante un lavoro di valorizzazione e di integrazione delle differenze possiamo far coesistere nell unità posizioni teologiche diverse. Non dobbiamo solo valorizzare le peculiarità delle altre chiese cristiane diverse dalla nostra. Dobbiamo soprattutto integrare le differenze in una unica realtà. Il termine che esprimerebbe meglio questa unità è proprio la parola proveniente dal mondo laico: Integrazione. Come nelle Trinità, le tre persone divine sono distinte ma 7 Benedetto XVI, Vescovo di Roma, Discorso al Pontificio Consiglio per l Unità dei Cristiani in occasione del cinquantesimo anniversario dell istituzione del dicastero, accesso del ,a: 8 La comunione anglicana è l unica comunione di chiese che al suo interno conta molte comunità di origine evangelica e altre di origine anglo-cattolica. Su molte posizioni teologiche è vicina alla teologia ortodossa. Dunque rappresenta per questo motivo il prototipo di come potrà essere l unica vera Chiesa di Cristo 9 Caroline Miley; The Sydney Morning Herald - Miley, 2003: 15. Per la Miley la via media non è comunque rappresentativa della diversità o della multiformità che esiste nella Tradizione Anglicana. Secondo la Miley la multiformità della Teologia Eucaristica ( e generalmente della Teologia Anglicana) è la caratteristica dell Anglicanesimo per cui la middle way non riflette la vera natura degli anglicani.

9 formano e sono un unico Dio cooperando ciascuna nelle attività delle altre due persone. Come in Gesù, al momento dell annunciazione, la natura divina si è integrata perfettamente nella natura umana formando un unica persona umana e divina. Come nell essere umano, al momento del concepimento, ogni spirito umano, creato dalla mente del Padre prima della creazione dell Universo, si integra perfettamente nel corpo biologico della persona formando sia l embrione, sia l anima 10. Così, allo stesso modo, le differenze teologiche, dogmatiche e liturgiche che oggi ci rendono così diversi, dovrebbero integrarsi a vicenda in una fusione di più elementi che si completano l un l altro, spesso attraverso il coordinamento dei loro mezzi, delle loro risorse, delle loro capacità. Non è utopia. E solo la realizzazione di un sogno che metterà da parte ogni posizione dogmatica di potere e realizzerà finalmente la perfetta unità nella diversità voluta da Dio Padre. 1C. La necessità e l urgenza del vero ecumenismo come incontro tra l invito di Gesù e la risposta dell essere umano. Del resto già oggi nelle chiese anglicane dell Africa centrale, un esempio pratico di unità nella diversità è già realtà ( Efac 11 ). Non è difficile incontrare cristiani africani di estrazione evangelica e pentecostale che frequentino e valorizzino per esempio in una unica realtà liturgica sia l assoluto primato della Parola di Dio, sia l efficacia dei sacramenti e dei ministeri ordinati. Le loro liturgie sono contraddistinte da una libertà liturgica predominata dalla Parola di Dio e dalla consapevolezza di mangiare il vero corpo e bere il vero sangue di Cristo consacrato da un ministro ordinato. Se i nostri fratelli cristiani anglicani non hanno nessun ostacolo, già oggi, a vivere concretamente questa unità, valorizzando il primato della Parola di Dio e allo stesso tempo valorizzando il sacramento della Eucaristia come vero corpo di Cristo, non vedo perché questa integrazione, di fatto già esistente, non possa realizzarsi in tutte le altre chiese del mondo rimaste ancora arroccate solo su posizioni dogmatiche e liturgiche fortemente evangeliche e/o pentecostali o solo su posizioni dogmatiche e liturgiche fortemente cattoliche e/o ortodosse. Lo scopo di questo libro è appunto quello di dimostrare che le caratteristiche che oggi differenziano le liturgie e le dogmatiche di ogni chiesa possano 10 Luciano Bruno, Dal concepimento alla morte: un passaggio nell eternità, Kindle Book,

10 essere riconosciute patrimoni e ricchezze anche dalle altre chiese e non più elementi di divergenza e di discriminazione. Oggi è assolutamente necessario e urgente che si realizzi questa integrazione, direi questa rivoluzione ecumenica copernicana.

11 Cap. 2 IL PRIMATO DELLA PREDICAZIONE DELLA PAROLA DI DIO 2A. L iniziativa di Dio: La Predicazione dell Evangelo E necessario che tutte le chiese recuperino il primato dell annuncio del Vangelo 12, e in particolare la predicazione del perdono e della riconciliazione. Dovrà diventare un patrimonio acquisito da tutti il primato assoluto della Parola di Dio. Con la Parola, Dio ha creato il mondo, con la Parola lo ricrea di continuo. La predicazione della Parola di Dio nel suo significato autentico indica l attività dell annuncio (dal latino prae [innanzi] dicare [manifestare a parole]). In 1 Corinzi 1,21 leggiamo: Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. (ἐπειδὴ γὰρ ἐν τῇ σοφίᾳ τοῦ θεοῦ οὐκ ἔγνω ὁ κόσμος διὰ τῆς σοφίας τὸν θεόν, εὐδόκησεν ὁ θεὸς διὰ τῆς μωρίας τοῦ κηρύγματος σῶσαι τοὺς πιστεύοντας). Il mondo (κόσμος-kòsmos) indica, in questo contesto, l insieme degli esseri umani, che a partire dalla realtà creata in cui risplende la sapienza di Dio, sono in grado di riconoscerlo. Di fatto, però, non l hanno riconosciuto né accolto come presenza e azione benefica (Rm 1,19-20; Sap 13,1-9). L espressione mondo indica anche il complesso di tutte le potenze umane ed angeliche ostili a Cristo e alla sua croce. Per questo il mondo con la sua sophia ha fallito in ciò di cui voleva vantarsi: la presunzione di conoscere Dio. Tale conoscenza invece è stata affidata da Dio al mistero della croce, alla Parola della croce, cioè alla stoltezza della predicazione del vangelo. Tuttavia il versetto 21 della 1 lettera ai Corinzi va più in profondità. Paolo sembra affermare che Dio abbia voluto offrire agli uomini una via di sapienza per giungere alla conoscenza di Lui. Ma questa via, non è risultata subito vincente: di fatti è stata un fallimento. Qui si allude a tutto ciò che Dio aveva offerto agli uomini per poterlo conoscere: per i gentili la rivelazione naturale (lo sviluppo di questo pensiero in Rom 1,21+), per i Giudei il dono delle Scritture, le alleanze, il privilegio di elezione ( Rom 2,1; 3,19). Per questo è piaciuto a Dio di salvare ora coloro che credono con la stoltezza della predicazione dell Evangelo. Tuttavia allora, come oggi, il mondo è pieno di sapienti. E Paolo elenca tre categorie di sapienti : c è colui che indaga sui misteri del sapere, il filosofo (sophós); c è colui che conosce e studia i testi della Scrittura, la sa interpretare e forse anche strumentalizzare (grammateús); c è chi 12 La Chiesa: verso una visione comune. N. 14

12 usa con maestria la parola e con essa riesce a svelare i misteri di questo mondo (syzetetès). Essi pretendono di conoscere il disegno di Dio, ma Dio stesso, con il suo modo di agire paradossale e illogico per l uomo, ha squalificato la loro sapienza, l ha neutralizzata, anzi l ha trasformata in stoltezza. Dio è capace di cambiare i connotati essenziali della logica dell uomo, del suo modo di ragionare e di pensare. Ed è proprio l evento della croce che opera questo radicale capovolgimento. Tale paradosso sottolineato con forza da Paolo, è una libera scelta divina: è piaciuto a Dio. Ma sta qui l apertura straordinaria del Padre nei confronti di questa umanità impazzita nella sua pretesa di conoscerlo e che di fatto ha smarrito le vie che portano all incontro con Dio. Questo capovolgimento di logica non è per la condanna, ma per la salvezza. E coloro che accolgono la parola della croce 13 attraverso un annuncio che sembra votato alla stoltezza (i credenti, i veri sapienti che riconoscono la croce come rivelazione dell agire di Dio) possono realmente camminare verso la salvezza, cioè conoscere Dio ed entrare in comunione con Lui. La predicazione, avendo come oggetto la croce e la risurrezione di Cristo, urta violentemente contro le speranze degli Ebrei e le esigenze della filosofia greca. I giudei infatti domandavano segni, prodigi, trionfalismi di potenza umana. I greci invece cercano una sapienza illuministica di tipo gnostico. A queste pretese Dio rispondeva esattamente al contrario: il Salvatore predicato da Paolo non è né un re vittorioso (aspettativa giudaica), né un mediatore di sapienza gnostica (aspettativa greca): è Cristo crocifisso e risorto! Inaccettabile dunque per gli Ebrei ed è un non senso per la sapienza gnostica. La predicazione dell Apostolo, incentrata su un Messia crocifisso-risorto, provocava un completo rifiuto per gran parte di ebrei e di pagani, sia pure con motivazioni diverse: scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. Scandalo era una parola forte: non indicava un ostacolo qualsiasi, ma un ostacolo insormontabile. Un Dio crocifisso, morto anche se risorto era qualcosa di incomprensibile, di ripugnante per gli ebrei. Non soltanto perché chi pendeva dalla croce era un maledetto (Deuteronomio 21,23), ma perché il mondo ebraico aspettava un Messia glorioso e dominatore che non doveva morire né tanto meno essere condannato ad una morte vergognosa. La croce invece contraddiceva la natura stessa di Dio, che coerentemente non può che manifestarsi nei segni della potenza, con gesti visibili, risolutori e definitivi. 13 Quando Paolo vuole definire la sua predicazione la chiama: parola della croce ovvero logos tou staurou. Cfr 1Cor 1,18: La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio.

13 Tutto l opposto della debolezza della croce. Ma la croce cozzava anche contro la visione culturale del mondo greco e pagano. Amanti del bello e del razionale, i greci si ribellavano al pensiero raccapricciante che una qualsiasi divinità si lasciasse crocifiggere dagli uomini e che volesse addirittura legare a tale gesto insipiente la salvezza. E insipienza era, per i greci, anche l incarnazione: che un Dio diventasse uomo assumendone il divenire, i bisogni e i limiti era totale stoltezza. Ma una stoltezza ancora più vistosa era credere in un Dio che finiva sconfitto sul patibolo vergognoso di una croce. Per loro questo bastava per sbarazzarsi della predicazione dei primi cristiani. Eppure Paolo è profondamente convinto dell agire paradossalmente salvifico di Dio e dichiara con fierezza: Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1, 22-25). Il luogo in cui si rivelano la potenza e la sapienza di Dio è proprio l evento del Calvario, dove il Cristo, sacrificatosi sulla croce per la salvezza dell umanità, è la manifestazione più alta e convincente della totale gratuità dell amore divino. Per cui il criterio della predicazione non è dato dall efficienza organizzativa, dalla forza persuasiva e dalla sapienza intellettiva del messaggio evangelico, ma precisamente dalla sua «stoltezza», dalla sua «debolezza» dalla sua «nullità» secondo la logica del mondo. Questo è il preciso volere di Dio: la scelta (Paolo sottolinea con l aoristo, la determinazione storica della scelta: exelexato o theos) è caduta sulla fragilità e sulla debolezza «perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio». La predicazione della croce di Cristo è tuttavia integrata alla predicazione della risurrezione. Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede... e voi siete ancora nei vostri peccati (1 Cor 15,14.17). Con queste forti parole della prima Lettera ai Corinzi, Paolo fa capire quale decisiva importanza egli attribuisse alla risurrezione di Gesù. In tale evento infatti sta la soluzione del problema posto precedentemente dal dramma assurdo della croce. Da sola la croce non potrebbe spiegare la fede cristiana, anzi rimarrebbe una tragedia, indicazione dell assurdità dell essere 14. La soluzione alla morte che viene presentata nel pensiero biblico è la speranza della risurrezione che permea l intero NT, ma appare come appena accennata nell AT. L aspetto della risurrezione è connesso con la speranza umana di fronte alla morte, che nella 14 J.Ratzingher, Udienza generale a San Pietro del 05 novembre 2008

14 Bibbia è fondata sulla fedeltà del Dio vivente. La persona nell AT è destinata a cadere in potere della morte e l essere umano completo entra nel regno dei morti. In questo regno dei morti vi è un idea della sopravvivenza che non induce a pensare né alla risurrezione e né all immortalità, anzi secondo l antropologia unitaria d Israele, secondo la quale corpo, anima e spirito sono parti non separabili dell uomo, portava a concepire la morte come negazione della sua vitalità, l uomo non veniva spezzettato ma era senza vita. Tuttavia l Antico Testamento trova piena luce nella comprensione più profonda in rapporto al Nuovo Testamento e in particolare alle lettere di Paolo. E proprio nelle lettere di Paolo, in particolare nella 1 lettera ai Corinti, il capitolo della predicazione sulla risurrezione dei morti non è così isolato [ ] esso costituisce non soltanto la conclusione e il vertice dell intera lettera, ma anche il suo momento chiave [ ] questo tema, se da un punto di vista esterno costituisce indubbiamente un tema tra gli altri, contemporaneamente però dovrebbe essere riconosciuto come il tema della lettera 15. La Predicazione della risurrezione è la dimostrazione della iniziativa, del potere e del primato dello Spirito Santo. Attraverso di essa, ogni credente riceve la Fede, si converte e giunge alla consapevolezza della speranza riservata in cielo. Il credente diventa permeato dall'amore di Dio per vivere la sua Parola. La predicazione pertanto non può esaurirsi nella sola interpretazione della Scrittura. Ma deve essere interpretazione della vita illuminata dalla luce che deriva dall ascolto della Scrittura; l attenzione non va alla Parola in sé, scritta sul Libro, ma, attraverso la Parola, al predicatore, in dialogo qui e ora con la porzione del popolo che Dio gli ha affidato in quel momento. L omelia non può ridursi alla spiegazione di una verità di fede o trasformarsi in un insegnamento 16, senza occuparsi di quanto sta avvenendo qui e ora, e senza chiedersi che cosa tutto ciò possa significare per l esistenza concreta dei partecipanti alla celebrazione 17. Gesù stesso, nella sua vita terrena, ha dedicato gran parte del suo ministero alla predicazione, e la sua Parola ha un forte impatto al quale nessuno rimane 15 G. Barbaglio, La prima lettera ai Corinzi, Centro Editoriale Domenicano p Il ministro del Vangelo e della riconciliazione non potrà confondere la predicazione con l insegnamento biblico o la catechesi che dovrebbero essere svolti in altri sedi e con durate decisamente superiori di tempo. 17 Secondo lo psicologo Argyle et al. (1970), solo il 7% del significato di un messaggio viene dedotto dalle parole usate, il 38% viene dedotto dalle qualità vocali, mentre il 55% osservando la fisiologia di una persona. Per questo motivo io ritengo che possa essere utile annunciare nella predicazione le parole chiavi o i punti del proprio intervento, così i fedeli potranno seguire più facilmente la predicazione.

15 indifferente, dimostrando la potenza e l'autorità di Dio stesso. Egli invia i suoi discepoli a predicare in suo nome: Andando, predicate e dite: "Il regno dei cieli è vicino" (Matteo 10:7) e promette che la loro parola avrebbe avuto la stessa potenza ed autorità della sua: "Chi ascolta voi ascolta me; chi respinge voi respinge me, e chi rifiuta me rifiuta Colui che mi ha mandato" (Luca 10:16). La predicazione, per Gesù, avrebbe causato la diffusione del Regno di Dio fino agli estremi confini del mondo: "Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine" (Matteo 24:14). In tutto il percorso della vita e della predicazione del Gesù terreno, era prefisso lo scopo di realizzare un grande movimento di perdono e di riconciliazione a Dio Padre a partire dagli ultimi e dai diseredati, dagli emarginati e dai peccatori 18. Anche nel momento della sua morte, egli porta a compimento questo suo progetto, perdonando coloro che lo crocifiggevano e accogliendo in paradiso il malfattore pentito. Con la predicazione della sua Parola, Gesù perdona, riconcilia e divinizza le persone a cui si dona, le eleva al Padre per l infusione dello Spirito Santo. Attraverso la predicazione della Parola, lo Spirito raggiunge e rende partecipi della vita divina i santi, ovvero i credenti, coloro che vivono la Parola di Dio (Rm 12,13; 15,26-31; 1 Cor 1,2; Fil 1,1; Col 1,2; Ef 4,12; At 9,13; Ap 13,7). Dopo la risurrezione, gli apostoli trovavano come Gesù stesso continuasse il suo ministero attraverso la loro predicazione (di fatto il ministero di Gesù era considerato solo un inizio cfr. Atti 1:1). Essi credevano che fosse Dio stesso, attraverso la loro predicazione a rivolgere il suo appello all'umanità ed a guarire. Essi non avevano esitazione alcuna ad affermare che stessero predicando la stessa Parola di Dio ( 1 Tessalonicesi 2:13 "Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete"; 1 Pietro 1:23"...perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio"). E tutta la comunità cristiana primitiva si presentava come un gruppo ben strutturato che aveva le proprie guide perfettamente identificate: gli apostoli e i loro inviati. Essi, in quanto custodi dell'integrità della dottrina, intervengono nella vita della comunità stessa e nelle idee riguardo a Cristo, approfondendo ma anche correggendo. Quanto ad essa 18 La Chiesa: verso una visione comune. N. 1

16 viene trasmesso risale dunque agli apostoli quali testimoni diretti della vita di Gesù. Questi ultimi, già riuniti in gruppo prima della Pasqua, sono stati formati direttamente da Gesù e sono stati testimoni della sua vita e della sua risurrezione. «Noi, dice Pietro, siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme» (Atti 10,39) 19. Per alcuni discepoli, dopo la morte di Gesù, la diffusione del Vangelo avveniva attraverso la viva voce dei testimoni diretti. Dopo i primi momenti di smarrimento per la tragica morte del Maestro, gli Apostoli, testimoni qualificati e guide spirituali della comunità, chiamati alla sequela fin dall inizio del ministero pubblico di Gesù, rievocavano gli insegnamenti e le sue opere interpretandole alla luce del compimento delle Scritture: la Risurrezione di Cristo 20. E gli apostoli sin dall inizio della chiesa non solo testimoniavano la Risurrezione di Cristo ma essi stessi insegnavano al popolo la risurrezione dai morti 21 riflettendo in questo modo l insegnamento principale di Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. I cristiani della chiesa delle origini erano realmente convinti che, seguendo gli insegnamenti di Gesù, venivano completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, e lo erano anche con la sua risurrezione (Romani 6,5). In un altra lettera l apostolo dei gentili va oltre questo assunto dicendo espressamente: Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? (1 Corinzi 15,12). Allo steso modo egli riferendosi ai giudei che hanno rifiutato Gesù scrive espressamente nella lettera ai Romani cap.11: Se, infatti, il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?. I primi annunciatori del Vangelo non erano persone colte provenienti da scuole rabbiniche, com era in uso nel giudaismo ufficiale. Il Maestro Gesù di Nazareth, infatti, durante il suo ministero non si preoccupava di promuovere un movimento scolasticamente organizzato per diffondere il suo messaggio. I primi evangelizzatori, infatti, erano semplici popolani. Erano pescatori che probabilmente, a causa del loro duro lavoro spesso notturno, non conoscevano il mondo e la sua cultura. Erano persone semplici il cui intento principale era quello di suscitare l adesione alla fede in Gesù Cristo e Signore, nato, vissuto, morto e risorto per la salvezza degli uomini. La loro testimonianza non era quindi una testimonianza 19 Gian Mauro Barone, Gesù, personaggio storico, Narcissus.me 20 Charles Harold Dodd, "La predicazione apostolica ed il suo sviluppo", Paideia, Atti degli Apostoli 4,2: irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.

17 documentaria da maestri di scuola. Nel rievocare i detti e le azioni di Gesù, essi non intendevano dare un resoconto esatto degli eventi con tutti i dettagli di cronaca e di topografia. La loro predicazione mirava semplicemente a suscitare nei loro uditori lo stupore della fede in Cristo, morto e risorto per noi. Nella chiesa primitiva la predicazione normalmente consisteva nella spiegazione e nel commento di un solo passo della Scrittura 22. La forma più antica di predicazione cristiana era quella di un'omelia semplice, dialogata, pratica e pastorale, basata sull unico testo biblico che era stato letto, e spesso elaborando la varietà di temi che il testo suggeriva, nell'ordine in cui compaiono in esso, senza occuparsi molto della struttura retorica del discorso. Il sermone iniziava dove terminava il testo biblico. Era presentato in modo estemporaneo, sebbene sorgesse da un'attenta preparazione. Era considerato dovere primario del vescovo quello di predicare, e spesso lo faceva seduto su una sorta di trono prospiciente la comunità, mentre l'assemblea stava in piedi. La predicazione veniva svolta con particolare solennità in particolare alla domenica ma non sempre. Tale giorno sostituiva nel tempo il sabato ebraico e coincideva con il giorno del sole adottato dai pagani 23. La predicazione svolta principalmente nelle adunanze cultuali aveva luogo originariamente in case private. Alla mattina della domenica si leggevano le Sacre Scritture, le si predicavano, si pregava e si cantava. Alla sera si effettuava il pasto comune dei fedeli al termine del quale si iniziava la eucaristia o cena del Signore Crocifisso e Risorto 24. Ma è nel periodo di Carlo Magno, però, che veniva stabilita l'usanza istituzionale della predicazione in ogni culto domenicale. Per aiutare i presbiteri nella predicazione, Alcuino 25 preparava il primo lezionario per ogni giorno festivo e domenica dell'anno con sussidi per i sermoni. Questo sistema non produceva molta predicazione ispirata, ma almeno la migliorava. La vita eterna, quale dono promesso da Cristo, è donata, prima di tutto, con la predicazione per convertire e riconciliare gli uomini a Dio e la possibilità di 22 Robert Louis Wilken, Alla ricerca del volto di Dio: la nascita del pensiero cristiano, Vita e Pensiero Edizioni, Giustino, I apologia, Piero Martinetti, Gesù Cristo e il Cristianesimo,Castelvecchi editore, Alcuino di York (Alhwin, Alchoin o, in lingua latina, Albinus o Flaccus; Regno di Northumbria, 735 Tours, 19 maggio 804) è stato un filosofo, teologo e beato anglosassone. Alcuino fu uno dei principali artefici del Rinascimento carolingio: insegnò soprattutto grammatica e arti liberali, improntando il suo magistero a una pedagogia di tipo dialettico. La Chiesa d'inghilterra lo venera come santo mentre la Chiesa cattolica romana lo venera come beato.

18 entrare ufficialmente nella chiesa con il battesimo e poi nella vita senza fine. Essa è voluta da Cristo per custodire il deposito della fede e farla rimanere intatta fino ad oggi. Ma la predicazione è un dono che Dio fa a tutti. Pastori e laici. Non è un patrimonio dei soli pastori di chiese riformate e pentecostali o dei ministri ordinati delle chiese cattoliche, anglicane e ortodosse. Predicare il vangelo dovrebbe essere il compito di tutti i battezzati che sono anche sacerdoti dell unico sacerdozio di Cristo. Nelle chiese dei primi secoli infatti non era difficile trovare laici che predicavano nelle case (chiese domestiche) o nelle assemblee eucaristiche. All inizio della storia della chiesa tutti predicavano 26. Nella chiesa primitiva si seguivano le pratiche ebraiche secondo le quali non era necessario essere un sacerdote per commentare la parola di Dio. 27 Ai laici spettava la funzione di collaboratori di Dio. Essi, coscienti di appartenere alla Chiesa, basavano sul comando di Gesù l impegno di predicare il suo messaggio in tutto il mondo: tutti i cristiani erano chiamati potenzialmente a questo apostolato, il cui obiettivo è di arrivare agli ultimi confini della terra. Secondo il comune sentire della chiesa dei primi secoli, Dio chiamava tutti ad essere portatori di Cristo e la gerarchia confermava l ora dei laici. Il laicato davvero non aveva limitazioni e non subiva nessuna esclusione; anzi era chiamato al suo dovere di attività e responsabilità nella predicazione. 28 Nei primi tempi della chiesa infatti la preoccupazione dei primi credenti era quella di predicare la buona notizia e non di organizzare la comunità nascente 29. Inoltre nella Chiesa primitiva, predicazione e testimonianza coincidevano sempre nella stessa esperienza di essere cristiani 30. Ogni credente davvero predicava con le parole e con le opere. Difficilmente un laico che predicava, aveva conseguito un corso di anni di formazione teologica. Tuttavia altrettanto difficilmente si discostava dalla messa in pratica del Vangelo di Cristo. D altronde nei primi due secoli del cristianesimo non esistevano né chierici né laici; solamente dal III secolo in poi prendeva piede la scissione in due 26 Atti degli apostoli 9,26-30; At 21,9; Hilario Diacono, In epistulam B Pauli ad Ephesios Caput IV (ver 11,12) in migne PL 17, Davide Cito, Fernando Puig, Parola di Dio e missione nella chiesa: aspetti giuridici, PUSC, Giuffrè editore. 28 T. SORGI, Introduzione, in I. GIORDANI, Il laico Chiesa, la vocazione dei laici, a cura di T. Sorgi, Città Nuova, Roma 1987, p Juan Maria Laboa, I laici nella vita della chiesa, Jaka Book, Vittorio Morero, L opinione pubblica nella chiesa, Editore Massimo, 1965, p.97

19 dell unico popolo di Dio tra clero e laicato che hai poi caratterizzato tutta la successiva storia del cristianesimo 31. Il concetto di laicità ha le sue radici nel modo di impostare il rapporto tra chiesa e mondo sin dall inizio delle prime comunità cristiane, secondo una logica di distinzione, né di confusione né di separazione 32. In questo senso nei primi due secoli vi era una percezione del primato della Parola e del Battesimo quali caratteristiche principali di una Chiesa che faceva predicare a tutti il perdono e la riconciliazione 33. Venivano sottolineate le caratteristiche comuni di tutti i battezzati e tra queste la predicazione all interno di una chiesa in cui non venivano trascurati sia la struttura gerarchica della comunità sia il ruolo dei ministeri ordinati che hanno avuto una loro necessaria organizzazione precisa solo dal III secolo. Oggi anche noi ci interroghiamo sulla predicazione e sulla evangelizzazione e parliamo di nuova evangelizzazione. Parliamo di vangelo per il Nord opulento del mondo e per il Sud deprivato. Di vangelo per l'estremo Oriente, a contatto con culture lontane e nemiche. Non basta ripetere il vangelo tradizionale. L apostolo Paolo non lo ha fatto. Egli ha cercato invece di ridefinirlo di continuo perché potesse essere 'vangelo' ovvero buona notizia per i suoi interlocutori. Le comunità cristiane rischiano, soprattutto oggi, di apparire «agenzie» come tante altre, né più né meno, come enti benefici che si prendono a cuore i problemi del mondo. La preoccupazione maggiore è quella del «che cosa fare». Se tuttavia non si dovesse ritornare alle radici profonde del Vangelo, della fede e dell essere comunità, resterebbe ben poco da dire. Paolo, infatti, afferma: «E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova» (13,3). Il solo «fare» sarebbe vuoto se non ci fosse l annuncio evangelico del perdono e della riconciliazione che fa scaturire il vero amore divino che è misericordia. L autenticità della predicazione e della testimonianza di vita non risiede nel nostro modo di pensare, ma nel modo in cui Dio stesso ama: è un amore crocifisso che perdona, che rifugge da ogni dimostrazione di potenza e di efficienza. La Chiesa non è Segno nel mondo perché ha delle «agenzie» operative ben organizzate e ricche, ma diventa Segno 34 solo se si rivolge agli uomini con un 31 Alexandre Faivre, I laici alle origini della Chiesa, San Paolo edizioni, Paolo Siniscalco, Laici e laicità: un profilo storico, Ave, Luciano Bruno, Lo scandalo della croce, Kindle Books, La ricezione piuttosto diffusa dell idea che la Chiesa sia un segno è attestata nel rapporto Lo Spirito Santo e la cattolicità della Chiesa della V Assemblea generale del CEC tenuta a Uppsala nel 1968, dove al n. 20 si afferma: «La Chiesa si espone audacemente proclamandosi il segno dell unità futura dell umanità» (EO 5/424).

20 amore crocifisso, che rifugge da ogni dimostrazione di potenza dogmatica o finanziaria. Una Chiesa crocifissa e povera, come è stato povero Gesù, una chiesa unica, martire e misericordiosa 35 come lo è stato Gesù, è un autentico Segno di perdono e riconciliazione 36 per il mondo intero e in particolare per coloro che non sono ancora cristiani. Oggi dobbiamo assolutamente accogliere una ecclesiologia della Parola e in particolare della Parola del perdono e della riconciliazione 37. È impossibile riflettere sulla Trinità e sulla sua Chiesa se non a partire da questo mistero: l annunzio del Perdono e della Riconciliazione. Tutta la Sacra Scrittura è stracolma di questi due temi teologici. Affermare che la Bibbia sia il libro del Perdono di Dio all uomo pentito e riconciliato con Dio non è un eresia. Poiché non c è un libro nella Scrittura dove tale concetto non sia espresso esplicitamente o sottinteso. Un ecclesiologia del perdono e della riconciliazione vuole riflettere sulla chiesa partendo dal disegno unico e misericordioso del Padre 38 che vuole salvare ogni uomo e liberarlo da ogni peccato (fosse anche il più grave che possa commettere ) fino all ultimo respiro della sua vita terrena. Una ecclesiologia che vuol riflettere sulla comunità cristiana partendo da un processo di riconciliazione progressiva con se stessa, con gli altri fratelli, con il creato e con Dio. Il Crocifisso Risorto, nella sua vita terrena, ha cercato con ogni mezzo di farci comprendere la necessità del perdono e della riconciliazione. E assolutamente necessario che i ministri del vangelo di tutte le chiese cristiane possano comprendere maggiormente l importanza teologica e pastorale della predicazione nelle loro rispettive confessioni. Dare più spazio alla formazione biblica nelle università teologiche diventa una esigenza irrimandabile. Formare i ministri della riconciliazione mediante corsi pratici di omiletica è altrettanto un dovere improrogabile. 35 La Chiesa: verso una visione comune. N La Chiesa: verso una visione comune. N Alla luce dell ultimo documento ecumenico : La Chiesa: verso una visione comune si vuole elaborare un modello di ecclesiologia che possa essere condiviso da tutte le confessioni cristiane. La Chiesa: verso una visione comune. N La Chiesa: verso una visione comune. N. 1

21 2B. La risposta dell essere umano: lo studio biblico. Se l iniziativa di Dio si concretizza nella predicazione che viene effettuata oggi in molte chiese dai ministri della riconciliazione e da laici ben preparati, la risposta del fedele che assimila l omelia dovrà essere necessariamente quella di approfondire nei suoi pensieri, nei suoi studi e soprattutto nella sua vita ciò che ha ascoltato. Se la predicazione non riuscisse in questo scopo, essa potrebbe essere stata solo una perdita di tempo. L effetto della predicazione è infatti la risposta di adesione del credente al Vangelo che, dopo aver ascoltato, troverà necessariamente logico e consequenziale poter approfondire e vivere le tematiche del vangelo che è stato annunziato e predicato. Dio ci chiama continuamente a espandere il nostro pensiero, la nostra ragione e la nostra conoscenza per poter penetrare nell oggi che avanza e che porterà probabilmente a mutamenti continui nella fede e nei costumi di questo mondo. Senza una adeguata formazione biblica, gli esseri umani continuano a camminare per conto proprio, guidati solo dall intuito umano che ha fallito ormai in reiterate occasioni da millenni perché essi, spesso, non hanno permesso l assistenza dello Spirito Santo. Conoscere bene la Sacra Scrittura, addentrarsi in essa non suscita ancora l interesse di molti cristiani di tantissime chiese 39. La nostra stessa coscienza se è alimentata e scossa solo da sermoni settimanali e non è tormentata continuamente da uno studio biblico costante rimane offuscata dall egoismo, indipendente ed egocentrico. Le nostre ultime generazioni, per fare un esempio, nella ignoranza dei testi biblici, hanno marchiato se stesse condannando a morte milioni di esseri umani innocenti, mettendoli a morte nel modo più crudele che esista: l aborto. Per decenni le nostre generazioni hanno vissuto e vivono nell ignoranza della Bibbia e di ciò che ci circonda 40. Senza tenere a mente i segni dei tempi che sono stati profetizzati dal Cristo nel Vangelo e che devono essere accuratamente, oggi più che mai, oggetto di studio di tutte le chiese cristiane: "Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno 41. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre 42. Guardate di non 39 Tutta la Scrittura è utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l'uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona ".(2 Timoteo 3,16-17). 40 Matteo 16, 3b 41 Più di 40 falsi Messia sono comparsi nella nostra storia. Tra questi ricordiamo: Sabbatai Zevi, Abramo Abulafia, David Koresh e Sun Myung Moon. Da Tony Alamo, Il messia secondo la profezia Biblica, Christian Ministries Worldwide

22 allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti 43 in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome 44. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e si odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine. Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l'ho predetto. (Matteo 24, 4-25) Dio Padre, l unico ispiratore del testo biblico, fa scrivere nel libro dei salmi: Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca (Salmo 77,1). L ascolto della Parola di Dio e l insegnamento della Sacra Scrittura sono come due gambe di una unica persona. Sono entrambe indispensabili. L una senza l altra provoca la destabilizzazione del corpo. La Bibbia ci esorta in vari passi a non abbandonare mai il suo insegnamento 45, perché esso è paragonato ad una luce che illumina il sentiero della nostra vita 42 Ad oggi (marzo 2015) le guerre sono complessivamente 651 combattute in 65 stati. Da 43 In meno di 100 anni si sono verificati sei terremoti di magnitudo pari o superiore a 9.0. L aumento dell energia degli ultimi 50 anni di sismi è esponenziale [ ] I fenomeni sismici sono ripresi soprattutto dopo il Solo nel 2011 erano già oltre quota Da /domande-e-risposte/ma-i-terremoti-sono-in-aumento-ftmuqelvvpx0wxkdjx3jdk/pagina.html 44 Da sempre le persecuzioni dei cristiani sono un fenomeno oppressivo contro comunità e persone di fede cristiana. Nel corso della storia i cristiani morti per la loro fede sono stimati in circa settanta milioni, di cui quarantacinque milioni solo nel XX secolo [ ] I martiri cristiani sono stati calcolati in all'anno, uno ogni cinque minuti. Da 45 Proverbi 4,2

23 (Proverbi 6,23). Abbandonare lo studio delle scritture significherebbe morire 46 nel proprio spirito pur rimanendo fisiologicamente vivi. Gesù dedicava molto del suo tempo nella sua vita terrena all insegnamento e all approfondimento delle Sacre Scritture. Nel vangelo di Matteo scopriamo infatti che Gesù: Insegnava loro (al popolo) molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento. (Marco 4,2). I suoi uditori rimanevano colpiti 47, ammirati 48 e stupiti 49 dal suo insegnamento perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Ai discepoli di Emmaus, dopo la sua morte e risurrezione, spiegava loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.(luca 24,27). Sull esempio di Gesù, anche i primi cristiani erano soliti riunirsi per imparare sempre di più gli insegnamenti delle Sacre Scritture. Infatti essi erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. (Atti 2,42). A loro veniva chiesta l obbedienza all insegnamento offerto. Infatti Paolo scrive in una delle sue lettere: Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso (Romani 6,17). Ai primi cristiani dei primi due secoli l insegnamento veniva offerto soprattutto nelle case: Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo ( 2 lettera di Giovanni capitolo 10). Le case di alcuni cristiani erano il luogo privilegiato per poter imparare la Sacra Scrittura. Ritornare anche oggi a insegnare nelle case 50 attraverso il ricorso dell insegnamento della Bibbia come 46 Proverbi 7,2 47 Luca 4.32; 48 Marco 11, Marco 1,22 50 Dalla Korea, con il pastore protestante Paul Yonggi Cho, è nata una formula, un metodo di evangelizzazione chiamato "cellule in casa." Un prete cattolico americano, Padre Michael Eivers, ha, in qualche modo, importato con successo nella sua parrocchia, in Florida, tale pratica pastorale accompagnata alla adorazione perpetua 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel 1987 Don Pigi, il parroco di Sant'Eustorgio a Milano (Italia), è andato a visitare la parrocchia su consiglio di un amico ed è tornato entusiasta e radicalmente trasformato. Come risultato di questa visita, ha chiamato quaranta fedeli a condividere l'impegno della sua comunità parrocchiale animata da una fede ardente e dedicata all'evangelizzazione. L'esperienza si è diffusa rapidamente, come per contagio, dapprima nella parrocchia di Sant'Eustorgio a Milano (Italia), poi gradualmente in diverse altre parrocchie in Italia e all'estero. Il Pontificio Consiglio per i Laici cattolica della Chiesa cattolica romana ha notato che questo metodo ha reso fertili le parrocchie in tutti e cinque i continenti, e hanno portato Don Pigi a creare un organismo internazionale per la Chiesa al fine di continuare a vivere questa grazia. (

24 si faceva nei primi secoli è diventato una urgenza e una necessità per tutte le chiese. La famiglia, in quanto icona del perdono e della riconciliazione di Dio, dovrebbe ricevere il mandato ad evangelizzare e a insegnare. La futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica. E un compito necessario e urgente. Un cambio di mentalità necessita in tutte le nostre confessioni cristiane. Del resto la predicazione e l insegnamento nei primi secoli non veniva svolta solo nelle case o solo nel tempio. E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo 51. Considerare la piccola comunità come una famiglia di famiglie è una urgenza inderogabile. In entrambi luoghi, sia nelle case sia nei luoghi di culto, la Sacra Scrittura deve essere predicata e insegnata. Nelle comunità (o nelle parrocchie) per predicare nei giorni più importanti dell anno (Pasqua, Natale, Pentecoste ecc.) e per insegnare a coloro che devono predicare nelle case. Nelle famiglie in modo ordinario per ricevere gli insegnamenti, ascoltare la predicazione, accedere alla Eucaristia consacrata in precedenza da un ministro ordinato. 2C. La preghiera biblica come perfetta integrazione tra l iniziativa di Dio e la risposta dell uomo. L ascolto della Parola di Dio porta inevitabilmente ad un suo approfondimento. Questo aspetto che si identifica soprattutto con l insegnamento biblico renderà il credente consapevole di poter e voler vivere la Sacra Scrittura nel suo contesto familiare e lavorativo. E dalla meditazione ovvero dal confronto della sua vita con il testo sacro, ne scaturirà una attività e una richiesta incessante di perdono, di liberazione, di riconciliazione, di adorazione e di lode infinita a Dio. Un cammino questo di graduale e progressiva conversione che non è frutto della attività umana ma è solo il risultato della iniziativa di Dio. La Trinità rende consapevole il credente di essere una creatura finita e concupiscente. Come un artigiano abile, Dio modella l essere umano secondo il divino volere. Le dona lo Spirito perché possa sempre pregare, lodare, adorare e chiedere infinite volte perdono a Dio. E la terza ipostasi della Trinità, lo Spirito Santo, fa operare nei figli della chiesa 51 Atti degli apostoli 5,42

25 il perdono e la riconciliazione in modo progressivo 52. Il meccanismo di riconciliazione progressiva dello Spirito agisce già prima della venuta di Cristo nel popolo giudaico e nelle altre fedi. Ma è dalla ascensione del Risorto che lo Spirito riconcilia ogni uomo in maniera visibile, graduale e progressiva al Figlio, attraverso il perdono del Padre. C è una sorta di riconciliazione progressiva e dinamica a forma di clessidra il cui centro storico e universale è rappresentato da Cristo e lo scopo è dato dalla pienezza della vita trinitaria con gli uomini. Ogni uomo, quindi, poiché è stato creato a immagine di Cristo (icona di Cristo) è potenzialmente divinizzato. Il peccato originale e il singolo peccato di ogni uomo non è altro che un deturpare quest immagine di Dio, senza perderla nella sua essenza, e un allontanarsi dalla comunione trinitaria. Per recuperare la pace del cuore e trasfigurarsi, attraverso le energie divine 53, l uomo è condotto progressivamente dallo Spirito, grazie al perdono del Padre, alla piena comunione con i fratelli e le sorelle della chiesa, la Trinità e il cosmo. L uomo, infatti, nato nella libertà, è portato con la mano dalla Trinità a fare tale cammino di purificazione, di perdono e di riconciliazione. Perdono e riconciliazione dunque diventano categorie teologiche necessarie poiché sono state donate insieme alla libertà. E una volta reso libero dal macigno del peccato, l uomo deve necessariamente riconoscersi sempre debole davanti a Dio, svuotarsi dei suoi vizi e peccati che gli offuscano la mente, accogliere il Perdono e lasciarsi riconciliare progressivamente con Dio. Solo chiedendo e ottenendo infinite volte il dono della misericordia per se e per gli altri, (vedi la preghiera biblica del pellegrino ortodosso russo: Signore Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore ), il credente si riconcilia progressivamente con Dio ed entra in comunione con i fratelli. Le chiese non possono rimanere indifferenti al richiamo di Gesù di pregare incessantemente. E quale forma di preghiera continua si può usare se non la preghiera esicasta così cara al mondo ortodosso. La pace del cuore o quiete interiore è per i nostri fratelli ortodossi (ma lo dovrebbe essere per tutti) un cammino di svuotamento dell uomo per riempire il cuore della pace di Dio. Esso si attua mediante un invocazione incessante: la preghiera di Gesù (Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di noi, oppure: 52 È molto raro che una persona possa riconciliarsi con Dio in modo immediato. In genere la riconciliazione richiede un periodo di tempo più o meno lungo che dipende dalla volontà del soggetto di desiderare la conversione. 53 Per gli ortodossi noi partecipiamo alle energie divine increate (che sono inseparabili da Dio stesso) conservando però la nostra individualità. In altre parole possiamo parlare di divinizzazione dell'uomo, conseguibile anche in questa vita, lasciandosi plasmare dallo Spirito per imitare Cristo.

26 Gesù, per la tua dolorosa passione, abbi pietà di noi e del mondo intero). Tali formule si ripetono illimitatamente per arrivare aldilà della emotività e del pensiero autonomo. In questo arduo cammino di umiliazione il credente è aiutato da una guida spirituale che gli illumina il cammino e gli fa scoprire i doni e i carismi per crescere nella fede, speranza e carità. Di sicuro non può distaccarsi immediatamente e completamente dal peccato. Egli dovrà essere accompagnato gradualmente e senza imposizioni alla piena conformità a Cristo. Incontrerà ostacoli a causa della sua debolezza ereditata dal peccato originario e a causa del demonio. E sarà proprio quest ultimo ad ingannarlo costringendolo a rimanere legato al peccato. Per evitare gli inganni del demonio, l uomo dovrà pregare incessantemente per non cadere nelle tentazioni di allontanarsi da Dio e cercare necessariamente una guida, un aiuto, un sostegno per raggiungere la Verità. In maniera più esplicita tale accompagnamento è concesso anche a Paolo quando si converte e viene guidato da Anania (At 9,10). Costui, infatti, è mandato da Dio per fargli recuperare la vista e perché sia riempito di Spirito Santo (At 9,17). Sarà poi lo stesso Paolo a specificare meglio che il vero Accompagnatore è solo Cristo (1 Cor 10,4) che si serve degli uomini spirituali per ricondurre i peccatori al Padre (At 9,6). Un meccanismo di perdono e di riconciliazione progressiva che deve riguardare tutti gli uomini, specie coloro che sono indifferenti alle vicende della Chiesa di Cristo. Si dovrà fare in modo che da spettatori passivi tutti diventino responsabili attivi nei pareri e nelle decisioni della chiesa. Solo così si riuscirà ad ottenere una riconciliazione progressiva di tutte le chiese nel loro interno. Diventa una necessità preliminare quella di riconciliare dapprima i singoli gruppi di una comunità, poi le singole comunità tra loro e infine le diverse chiese. Tutto questo grazie ad un processo che richiede almeno tre importanti condizioni: umiltà, perdono e unità nella diversità. Ci si augura poi che al più presto anche la Chiesa Cattolica Romana entri nel consiglio ecumenico delle chiese, senza pregiudicare la sua funzione giurisdizionale e dottrinale del suo patriarcato latino. Tale riconciliazione è già iniziata ma non è ancora terminata. In questo stadio intermedio esiste una riconciliazione effettuata dallo Spirito che sta per unire tutti i cristiani, per ricapitolare il mondo a Dio Padre La Chiesa: verso una visione comune. N. 33

27 Predicazione, insegnamento e preghiera biblica sono, dunque, bibliche realtà che veicolano il dono dello Spirito. L ascolto settimanale delle scritture e l insegnamento porteranno il credente a invocare incessantemente il dono dello Spirito Santo perché nella vita di ogni credente possano crescere fino a completa maturazione tre modi di pregare: a. Preghiera incessante di perdono b. Lectio divina c. Preghiera di adorazione e lode a. Attraverso la preghiera incessante della richiesta di perdono lo Spirito 55 santifica la chiesa. La santità è vita in Cristo secondo lo Spirito e vita dello spirito in noi. Lo Spirito è fonte perenne di santificazione, sorgente che non inaridisce a causa della moltitudine dei partecipanti e che si diffonde nella Chiesa attraverso forme molteplici, ma in particolare mediante la Parola e la richiesta continua di perdono e la riconciliazione con Dio. È lo Spirito che guida la Chiesa verso la Verità. Senza la sua azione il Vangelo rimarrebbe un antico testo letterario e il nostro accostarvisi, un semplice e sterile studio. Per lo Spirito, la preghiera biblica, l insegnamento biblico e la proclamazione della Scrittura diventano parola viva e penetrante nella vita di ogni credente. Partendo infatti dalla consapevolezza della natura umana sempre debole e lontana dalla perfezione di Dio, il credente dovrà, senza stancarsi mai, chiedere continuamente perdono a Dio. L immagine biblica del pubblicano che prega chiedendo il perdono né è la prova schiacciante da parte di Dio. Benché vi possano essere stati dei Farisei nella udienza del discorso di Cristo, è probabile che questa lezione del Maestro di Nazareth fosse destinata anche ad alcuni dei discepoli di Cristo, i quali nutrivano uno spirito di orgoglio e di propria giustizia. Questa parabola ci presenta un Fariseo 56 ed un pubblicano 57 che entrano nel cortile del tempio all'ora 55 La Chiesa: verso una visione comune. N Il fariseo era un professionista del sacro ed era il più osservante della legge. Quindi Gesù ci presenta i due opposti riguardo la legge: l estremo osservante e quello che invece la ignora, o non se ne cura. 57 Pubblicano viene da publicus, che significa cosa pubblica ed erano i dazieri, quelli che vincevano l appalto per l imposta delle tasse del dazio e poi potevano mettere le tariffe che volevano. Erano dei ladri di professione, degli imbroglioni, ed erano talmente impuri che, anche se un domani avessero voluto convertirsi, non si potevano salvare. Perché? Non avrebbero potuto restituire quello che avevano rubato alle tante persone che avevano truffato. Quindi qui l evangelista ci presenta la persona che ha già in tasca

28 della preghiera. Per gli ebrei, dopo che il popolo ritornò in Giudea, il servizio di preghiera viene modificato e incorporato nel culto del tempio. L ora nona (tre del pomeriggio) era l ora in cui si offriva l oblazione affinché Dio esaudisse i desideri e convertisse i cuori. (1 Re 18,36-46) 58. E doveroso fare un'altra premessa circa il propiziatorio. Il propiziatorio era il coperchio dell arca nella quale erano custodite le tavole della legge giudaica. Col passare degli anni il propiziatorio è andato identificandosi con il rito d espiazione che compivano i sommi sacerdoti nel tempio per ottenere la salute e la salvezza di un uomo. Il tempio viene considerato come la casa di Dio: la parte più sacra dell'edificio è il santo dei santi che conteneva l arca. Il santo dei santi era come il coro delle chiese cristiane antiche ed era separato dal resto del tempio grazie ad una tenda. Solo il sommo sacerdote poteva penetrarvi, una volta all'anno alle tre del pomeriggio. Il Fariseo, probabilmente proprio alla stessa ora, alle tre del pomeriggio, si faceva quanto più vicino al Luogo Santo, con le mani alzate al cielo, sotto forma di ringraziamento a Dio. La sua preghiera consisteva in un vanto orgoglioso della sua eccellenza morale e delle sue osservanze religiose, mediante le quali egli credeva sopravanzar di merito e specialmente sul povero pubblicano. Il pubblicano invece se ne stava indietro, come per non esser veduto dagli uomini, e senza ardire alzar gli occhi dalla terra, tanto si sentiva indegno, confessava di essere un peccatore, e implorava misericordia da Dio. L'ora della preghiera, così di sera come di mattina, era quella del sacrificio, che veniva offerto come tipica propiziazione del peccato. I Giudei sapevano molto bene che le loro preghiere erano accette solo in virtù di quel sacrificio; e dalle parole con le quali il pubblicano implorava la grazia ( O Dio, abbi pietà di me peccatore ), è evidente che egli si affidava alla virtù di quel sacrificio fatto alle tre del pomeriggio per ottenere il perdono dei suoi peccati. E con il prendere in questo solo la piena santità, e l altro che, anche se un domani volesse, vive in una condizione che si è cercato, dalla quale non potrà più uscire 58 Molti giudei usano questi passaggi scritturali per aiutare a provare che il termine tra le sere presente in 1 Re 18,36-46 si riferisce ad un tempo prima del tramonto. Dato che queste scritture danno il supporto biblico necessario per provare questo fatto innegabile, anche noi usiamo questi versetti in 1 Re 18, come prova conclusiva che sostiene il fatto biblico di cui stiamo parlando: che tra le sere si riferisce ad un tempo prima del tramonto. Frank Borg, I giorni di Festa di Dio: Pasqua e pane azzimo, fcogl, 2010.

29 senso la preghiera del pubblicano che si scoprirà il vero senso delle parole di Gesù quando egli disse a quelli che l'ascoltavano, che il pubblicano se ne ritornò a casa sua giustificato (cioè con il peccato suo perdonato), mentre così non fu di quell'altro. Dalle condizioni rispettive di quei due uomini, mentre se ne tornavano dal tempio, Gesù deriva una illustrazione di una immutabile legge del suo regno, secondo la quale gli orgogliosi sono abbassati, e gli umili esaltati (Luca 9-14). Ecco la finale sconcertante di questa parabole. Il Dio di Gesù, non guarda i meriti delle persone, ma le loro necessità, non le loro virtù, ma i loro bisogni. Da qui nasce l inevitabile ed incessante richiesta di perdono a Dio alle tre del pomeriggio che dovrà essere l unico tesoro nel cuore dei credenti di ogni chiesa. Tuttavia per comprendere tutto questo, dobbiamo partire dal Giorno del perdono e della riconciliazione, da quel famoso Venerdì Santo nel quale Cristo si è consegnato alla morte. Anzi meglio ancora dobbiamo partire da quell Ora nona (tre del pomeriggio) 59. In quell Ora, destinazione ultima della sua vita terrena, Gesù, sostituendosi al sacrificio del propiziatorio dell Antico Testamento, donava a tutti la possibilità di essere perdonati, nessuno escluso, fosse anche colui che abbia commesso ripetutamente nel suo passato peccati gravissimi e si fosse pentito solo alla fine della sua vita. La parola e le opere di Gesù, se staccate da quell ora nona, non hanno il significato che i redattori del vangelo volevano realmente attribuire. Alle tre del pomeriggio del suo ultimo venerdì terreno, il Crocifisso Risorto, vero Dio e vero Uomo, ha perdonato tutti, compreso i suoi uccisori. Ed è stato per mezzo dell Ora nona che il Cristo è poi risorto con un nuovo corpo facendo in modo che alcune donne iniziassero a comunicare la resurrezione nella sua Bellezza e Trasfigurazione 60. Era lo Spirito che spingeva gli apostoli sia a 59 L ora nona era il tempo in cui si offriva l oblazione affinché Dio esaudisse i desideri e convertisse i cuori.(1 Re 18,36-37) 60 Molto probabilmente il volto del Cristo risorto era diverso dal volto di Gesù terreno che ha vissuto prima della morte. Il volto del Risorto era il volto del Gesù nell episodio della trasfigurazione e nello stesso tempo era anche il volto del Cristo nelle apparizioni dopo la morte. Nella trasfigurazione Luca sostiene che il volto di Gesù, mentre pregava, cambiò di aspetto. Nelle apparizioni di Cristo Risorto le persone che gli erano state vicine gli ultimi anni (la Maddalena, i discepoli di Emmaus, gli apostoli) non lo riconobbero subito proprio perché il suo volto era diverso da quella che aveva in vita. Per associazione, anche noi quando saremo risorti nell ultimo giorno avremo tutti un corpo integro ed eterno la cui bellezza e luminosità sarà in funzione a come abbiamo vissuto la parola di Dio.

30 pregare nel tempio all ora nona (tre del pomeriggio) per ricordare e riportare nel cuore la morte di Cristo, attualizzandola, sia per dare loro la potenza (dynamis) per compiere i miracoli, risuscitare i morti, predicare la parola, convertire i non cristiani, fondare le nuove comunità cristiane e morire da martiri (At 9,1+ ; At 10,44). È dalle tre del pomeriggio di quel Venerdì santo, giorno della sua morte e causa di Risurrezione, che anche noi oggi comprendiamo il senso della nostra vita attuale di uomini, delle nostre gioie, delle nostre malattie e sofferenze, del nostro lavoro, della nostra speranza. Ma è soprattutto alle tre di ogni pomeriggio della nostra vita che possiamo chiedere e vivere, per noi e per tutti, il perdono di Dio perché ricordiamo e comprendiamo tutte le volte che Gesù, nella sua vita terrena, ha perdonato e provato compassione per gli uomini (ben 142 volte nei quattro vangeli, di cui 41in Matteo, 25 in Marco, 37 in Luca e 39 in Giovanni, si descrive la misericordia di Cristo manifestata in parole e opere). b. La lectio divina. La preghiera incessante di richiesta di perdono per se stesso e per gli altri fratelli non esaurisce il compito del credente. E necessario che egli possa pregare anche sui testi sacri per comprendere la volontà di Dio nella sua vita. Ecco che nasce l esigenza di poter pregare sulla Bibbia. La lectio Divina (lettura divina) è un modo tradizionale di pregare la Bibbia. La lectio divina, ovvero la "lettura della volontà di Dio", è la volontà di porsi all'ascolto di Dio leggendo le Scritture, nella fede che Egli ci voglia parlare della nostra vita proprio attraverso i Testi Sacri. È un modo di pregare che si può attuare anche nel quotidiano, ogni giorno, per fare discernimento sugli eventi della propria vita, domandando a Dio cosa vuole dirci a riguardo. Con questa pratica, la Parola del giorno, cioè il dato versetto o brano evangelico che ogni Chiesa propone giorno per giorno, può essere compresa prima nel senso storico del contesto in cui Gesù predicò, poi per come Dio vuole usarla per dirci la Sua volontà riguardo la nostra vita personale, e infine può essere messa in pratica. Secondo la Chiesa Cattolica, è proprio nella lectio divina che i credenti domandano al Padre, quando dicono: sia fatta la tua

31 volontà, come in Cielo così in terra. Dacci oggi il nostro Pane quotidiano. L'operazione dell'ascolto della voce di Dio attraverso la lectio divina, riassume in sé tutti i comandamenti e tutto il vangelo. Il cuore del messaggio biblico è di amare Dio e amare e perdonare il proprio prossimo. Per amare Dio e amare e perdonare il prossimo, è necessario ascoltare la Parola di Cristo e metterla in pratica: Se uno mi ama, osserverà la mia Parola (Gv 14, 23, cfr. Gv 14, 15.21). La lectio divina, sotto l'azione dello Spirito Santo, aiuta proprio a far questo: comprendere la Parola di Cristo per noi, capire cosa ci voglia dire personalmente, per metterla in pratica concretamente. La messa in pratica della Parola di Dio non è un opera puramente umana. Ma è opera della Grazia di Dio. Essa non può essere realizzata appoggiandosi unicamente sulle forze intellettuali dell essere umano, che siano un'affinata intelligenza o la conoscenza perfetta dell'esegesi biblica. L ascolto è un operazione che parte da Dio: noi non scegliamo quale Parola mettere in pratica, ma è Dio che, nella Sua sapienza di veduta, ci dona la Parola del giorno per quel nostro bisogno di quel dato giorno, attraverso l aiuto delle guide della Chiesa. A sua volta, durante l operazione dell ascolto, la Chiesa ritiene che l'intelligenza umana si scontri con due cose: I) l abisso che esiste tra ciò che noi sappiamo (la nostra intelligenza, i nostri pensieri) e ciò che noi facciamo (i nostri impulsi, le nostre azioni). II) la nostra volontà ammalata, che fa altro dal mettere in pratica la Parola ricevuta. Dunque, né la sola intelligenza né la sola volontà ci aiutano a risolvere il problema. Il lato pratico dell ascolto ci sfugge. È proprio la pratica della lectio divina, a questo punto, che insegnerà come colmare questo abisso di intelletto e volontà 61. La lectio divina nasce in ambiente giudaico già ai tempi della antica alleanza 62. Ma la prima vera lectio divina cristiana della storia di cui si abbia testimonianza sarebbe stata impartita da Gesù stesso ai discepoli di Emmaus. A essi infatti Gesù, dopo la resurrezione, avrebbe spiegato le profezie che si riferivano a Lui e che erano scritte nell'antico Testamento. Seguendo l'esempio di Gesù, i primi cristiani iniziarono a rileggere con cura i libri del popolo di Israele, 61 Enzo Bianchi, Pregare la parola. Introduzione alla «Lectio divina, Milano, 1990². 62 C. Torcivia, Abitare la parola. Aspetti teorici e pratici della lectio divina, Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2005

32 cogliendone le profezie messianiche e le allegorie cristologiche ed ecclesiologiche (cioè i simboli e i temi che potevano spiegare meglio il mistero di Cristo nella Chiesa). Esempi di queste profezie rilette e interpretate dai primi cristiani li troviamo nei vangeli stessi e nelle lettere degli apostoli. I Padri del Deserto e i Padri della Chiesa insegnavano l operazione dell ascolto quando, per esempio, pregavano Dio così: Dammi ciò che ordini, e ordina ciò che vuoi 63. Questa massima, messa in ordine, offre i due tempi della lectio divina 64 : 1. Signore, dimmi cosa vuoi da me. 2. Signore, dammi il Tuo Spirito Santo per incarnare e compiere quanto mi hai chiesto. Nel XII secolo, un monaco certosino di nome Guigo II nell'operetta Scala claustralium, meditando sul passo del vangelo che dice "Chiedete e otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto", a sèguito di quella che descrisse come un'illuminazione, codificò il metodo noto ancor oggi col nome di lectio divina. Guigo II descrisse le tappe più importanti della lettura della volontà divina. Il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettura), si comincia con la lettura di un brano breve della Bibbia lentamente e con attenzione (scrutatio). La scrutatio consiste nella scelta di uno o più passi biblici inerenti a uno specifico argomento e nella lettura di questi. Da questi si procede a leggere i versetti a essa collegati seguendo i "collegamenti" o link (presenti ad esempio nelle varie bibbie specie del mondo riformato) agli altri passi consimili. Ogni scrutatio deve comporsi di brani appartenenti all'antico e al Nuovo Testamento. La pratica della scrutatio viene svolta in maniera diversa da diversi gruppi: con o senza l'ausilio di un ministro per la scelta dei brani dai quali iniziare la lettura, a volte partendo da un versetto scelto a caso. Essa comporta un profondo problema di interpretazione della lettura da parte di chi non conosce le caratteristiche del singolo libro dal quale sta attingendo o da parti di chi ha l'erronea supposizione che la Parola parli alla propria persona subito, senza alcuna riflessione o mediazione. Il secondo gradino è la meditatio (meditazione). Durante questa tappa si riflette sul testo scelto. Il terzo gradino è la oratio (preghiera), cioè il momento di pregare su ispirazione della nostra 63 Agostino di Ippona, Confessioni, X,29, 31, 37: Da quod iubes, et iubes quod vis. 64 Jean Khoury, Respirare la Parola. Lectio divina e vita quotidiana, Ancora, 2003, pp :

33 riflessione sul brano letto. La quarta tappa della Lectio è la contemplatio cioè la contemplazione, in silenzio. A queste tappe i maestri spirituali odierni aggiungo anche l'actio (azione), ossia un proponimento operativo conseguente a quanto si è meditato nella parola, un'azione nel mondo ispirata dalla Scrittura. E sarà Dio, mediante lo Spirito, ad attivare in noi il meccanismo di collaborare ai suoi progetti nella esplicazione della sua volontà. L'esegesi critica contemporanea può rappresentare un aiuto alla lectio divina 65. Riteniamo che il metodo storico-critico della esegesi moderna e la Lectio Divina possano essere in dialogo. Il metodo storico-critico secondo la teoria di Joseph Fitzmyer - parte dall'idea che i testi biblici non siano caduti dal cielo come scritti sacri, ma abbiano una genesi storica. Pertanto, la piena comprensione di un testo presuppone una conoscenza della sua preistoria (la critica delle sorgenti), della sua forma letteraria (la critica delle forme) e del contributo di quelli che hanno raccolto e collezionato le sorgenti, i loro motivi, le loro tendenze e il loro scopo (la critica della redazione). Il metodo è critico proprio perché non si accontenta del testo biblico così come esso appare ad una prima lettura. la Lectio Divina può e deve abbracciare tutto quello che l'approccio storico critico offre e che il "punto di inserimento" del secondo nel primo è rappresentato dalla tappa iniziale, cioè la Lectio, che, secondo le parole di Giurisato 66, è il momento «dell'esposizione obiettiva della pagina sacra, del commento a livello letterario, storico e teologico, come abitualmente si articola l'esegesi biblica». La Lectio Divina riconosce il valore dello studio storico-critico della Bibbia, ma fornisce un contesto che lo delimita mentre, troppo spesso, lo si forza verso scopi che non può avere. In altre parole, l'esegesi critica riveste un ruolo molto importante, quello di far sì che un approccio spirituale alla Scrittura sia radicato nel testo. Questa teoria colloca il metodo storico-critico in un contesto ben preciso e, nel farlo, sottolinea come questo metodo non abbia un fine in se stesso, ma rappresenti piuttosto una preparazione in vista di un approfondimento ulteriore della Bibbia. La Lectio Divina, in quest'ottica, fornisce una struttura 65 Giovanni Dutto e Christopher Hayden, Lectio divina, Effatà Editrice,

34 che permette di incontrare la Parola in modo progressivo, usando pienamente, ma anche trascendendo, il lavoro intellettuale, arido e freddo dell'esegesi critica biblica. La Lectio Divina, fatta bene, invece, implica un'apertura totale alla Scrittura che comunica la Parola di Dio ed è un veicolo per la presenza di Dio stesso. Essa incoraggia, nel lettore e nella persona che prega, un distacco radicale dalle sue aspettative e dai suoi pregiudizi. Anche in questo caso la Lectio Divina può offrire un correttivo ad un'applicazione miope dell'esegesi storico-critica. Essa si avvicina alla Scrittura, infatti, non solo con la convinzione che Dio è entrato nella storia umana nel passato, ma che Egli continui ad entrare nella storia degli uomini: essere aperti alla sua comunicazione nella Scrittura significa essere aperti alla sua presenza ed azione quotidiana 67. Il metodo storico critico, la pratica della preghiera esicasta e la lectio divina dovranno diventare patrimonio spirituale di tutte le chiese comprese quelle evangeliche e pentecostali così vicine al primato della Parola biblica e della iniziativa di Dio. c. Preghiera di lode ed adorazione. L essenza della lode si trova in quello che Dio è ed in ciò che ha fatto. Essa si focalizza sul suo carattere incomparabile e sulle sue opere meravigliose a favore dei suoi figli. Ma la lode non è solo una risposta di gratitudine a ciò che egli dona. Dio è sempre degno della lode soltanto per il suo essere Dio. La lode inizia comunque con la mente concentrata sul Signore. Poi, però, bisogna esternare i pensieri per lodare. La lode non è tale finché non si esprime con le parole, con i canti e con il proprio corpo. Una caratteristica della lode sta appunto nella sua natura esteriore, caratterizzata dal giubilo e dalla fisicità che si esprime cantando, suonando, danzando. Questo però non deve mai farci dimenticare che siamo sempre davanti al Signore e che ogni nostro gesto dovrà esprimere riverenza 68. La lode non dipende dai nostri sentimenti ma è basata sulla grandezza di Dio che è immutabile. Essa non può scaturire solo dalle nostre emozioni ma principalmente dalla nostra volontà. Per lodare Dio dobbiamo 67 Giovanni Dutto e Christopher Hayden, Lectio divina, Effatà Editrice, Salmo 108

35 concentrarci su di Lui e non su ciò che sentiamo o siamo. E la stessa Parola di Dio che ordina noi tutti di lodare Dio (Salmo 150). Solo con le nostre lodi possiamo incoronare Dio (Salmo 22,3) e nello stesso tempo veniamo armati con potenza e vittoria, liberazione e benedizione per il nostro combattimento spirituale. Egli è degno delle nostre lodi (Salmo 48,1) (Apocalisse 5,12) e noi siamo stati creati non solo per conoscerlo e servirlo ma anche per lodarlo. L'adorazione, aggiunge al senso della lode, la considerazione della nostra condizione di creatura (Sal 62,1-9): Dio è oggetto del nostro desiderio più profondo. Prendere coscienza del nostro desiderio significa prendere coscienza della nostra finitudine e della nostra necessità di ricorrere a Dio per trovare la vera vita. Giosafat ed i figli d'israele vinsero la battaglia contro i loro nemici dal mettere i loro occhi sul Signore. Quando iniziarono a cantare e lodare il Signore, Egli fece degli agguati contro i loro nemici ed essi furono sconfitti 69. Paolo e Sila erano in Prigione. Come iniziarono a pregare e cantare inni a Dio, le fondamenta della prigione furono scosse, le porte furono aperte, e le loro catene furono sciolte. E Gesù stesso che per primo lodava continuamente Dio Padre. In un episodio del Vangelo dice espressamente: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Egli era lo strumento attraverso il quale il popolo che lo ascoltava, lodava Dio: Nello stesso momento (il cieco) ricuperò la vista, e lo seguiva glorificando Dio; e tutto il popolo, visto ciò, diede lode a Dio. Per mezzo di lui noi tutti offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome 70. Se crediamo davvero che tutti i battezzati sono sacerdoti del nuovo testamento, allora dobbiamo cominciare ad accettare la giusta responsabilità per il nostro ruolo fondamentale di adoratori in spirito e verità 71. L impegno di lodare e adorare il Signore non è solo del pastore o del presbitero o di un qualsiasi leader di un gruppo ma è responsabilità di ognuno di noi nel trascorrere gran parte del proprio tempo nella adorazione e nella lode Cronache 20: Ebrei Giovanni 4,23: Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.

36 CAP: 3 L UNICA RIVELAZIONE DI DIO 2 A. L iniziativa di Dio: la Rivelazione biblica La rivelazione è la modalità con la quale il Dio trinitario, attraverso parole ed opere, ha preso l iniziativa di rivelarsi agli uomini nella storia e rendere nota la sua volontà. La rivelazione che possiamo chiamare pubblica e normativa 72, codificata sostanzialmente nella Bibbia, si inquadra storicamente tra la chiamata di Abramo e la scomparsa dei testimoni qualificati di Cristo. La rivelazione è una iniziativa di Dio, che si esprime teologicamente in termini di dono. In prospettiva biblica, si radica nel dono previo della Legge, soprattutto, nell offerta totalmente gratuita di una relazione privilegiata, intima, dell uomo con Dio (Alleanza). Essa è lo svelamento del progetto di Dio all uomo. La Trinità prende sempre l iniziativa di provocare la ricerca dell uomo. Partendo dalla constatazione che la Parola di Dio è la verità ed è l'unica verità, eterna, incarnata duemila anni fa, la Rivelazione biblica è immutabile, irrevocabile e assoluta. In primo luogo è stata affidata al popolo ebraico e poi alle chiese da trasmettere e conservare. Essa non sarà mai adattata a qualsiasi forma di dialogo ecumenico che non abbia questo principio di verità solo in Gesù Cristo. Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita e non c è salvezza attraverso chiunque altro. Egli è la pienezza di tutta la Rivelazione divina. Secondo tutte le confessioni cristiane, la fede in Cristo è necessaria per la salvezza. Nemmeno i primati individuali o collegiali di tutte le comunioni cristiane possono stravolgere i contenuti biblici su tale tema di fede. Se lo facessero, il loro ministero sarebbe invalido. Il loro ufficio incarica loro di salvaguardare e interpretare doverosamente e autenticamente le dottrine affidate all autentico Magistero della Chiesa per mezzo del nostro divino Redentore (Matteo 16:18, 18:18). E mentre gli insegnamenti delle Chiese sullo sviluppo della dottrina permettono un progresso genuino in articolazione e comprensione della Rivelazione biblica, questo mai sancisce il cambiamento, l abbandono, o il rigetto di qualsiasi dottrina biblica della Chiesa per adattarsi a correnti umanistiche o filosofiche del mondo di oggi 73. La Parola di Dio, per come è 72 La Chiesa: verso una visione comune. N Da: Kelly Bowring. Responsabile del programma di sensibilizzazione spirituale e del programma di Teologia presso la Southern Collegy Catholic.

37 data a noi nella Scrittura, non può essere cambiata nel tempo da nessuno. L intera verità divina della Fede, tramandata a noi nella forma di dottrina sacra, è saggezza sopra tutta la saggezza umana e solo compresa e accettata attraverso un profondo e autentico timore del Signore. E dovere di tutti i leader delle Chiese chiamare i rispettivi fedeli a una obbedienza di fede verso l intera verità della sacra dottrina della Rivelazione biblica con una libertà di coscienza che non è mai libertà dalla verità ma sempre e solo libertà nella verità 74. Dobbiamo tenerci forte a ciò che è stato affidato a noi da Cristo e dai suoi apostoli, che è, l intero deposito di fede che si trova nella dottrina sacra (1 Tim 6:20). Noi siamo chiamati a permettere che la verità soprannaturale di Cristo parli per se stessa, perché ciò che ci fa credere non è il fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intellegibili nella luce della nostra ragione naturale (specialmente da dentro un contesto di società corrotta a livello morale). Noi crediamo per via dell autorità di Dio stesso che si rivela a coloro i quali non è permesso né di ingannare, né di essere ingannati. Ma mentre Dio, per sua essenza, non può mai ingannare, qualsiasi altro leader di una chiesa potrebbe farlo, specialmente con un carattere distintivo di falsa umiltà e falso amore per i propri fedeli che è ostentato e non genuinamente praticato. Nessun primate o consiglio di leader di una chiesa potrebbe cambiare, alterare, o dismettere perfino una sola dottrina, senza smantellare l intero stesso deposito della fede. Per chi mai mantenga l intera legge, ma fallisca in un punto in particolare, egli ne è diventato colpevole rispetto alla sua interezza. (Giacomo 2:10). Perfino se solo la più piccola e la più insignificante dottrina di fede è rigettata, compromessa o cambiata, allora l interezza della verità di Dio è compromessa. Per qualsiasi capo di Chiesa (sia esso collegiale o personale) permettere un sostanziale cambiamento pastorale ad una dottrina sarebbe impossibile perché questo renderebbe necessariamente un tale rivisto accomodamento pastorale come incompatibile con la dottrina biblica, che ancora una volta è simile all eresia e all apostasia. Le Chiese non possono essere fatte per adattarsi al mondo moderno, o neanche può la loro dottrina essere cambiata per diventare inclusiva, al fine di adattarsi ad altre denominazioni, religioni non cristiane e mode. La Bibbia avverte sui i falsi maestri che conducono il popolo di Dio fuori strada con le loro bugie ed incoscienza. Giuda, nella sua lettera, dice che pervertiranno la grazia del nostro Dio in dissolutezza. Nostro Signore troppo spesso ha avvertito circa i falsi 74 Veritatis Splendor del Concilio Vaticano II n. 64.

38 maestri che condurranno molti alla rovina spirituale. Gesù ci racconta la parabola della erbaccia e del grano, per cui i semi della zizzania della falsa dottrina assomigliano così al grano che perfino gli agricoltori (teologi, apologeti, vescovi, pastori e catechisti) hanno difficoltà a distinguerli, perché al diavolo piace mascherare la falsità con la verità, per usare la virtù per giustificare il vizio, e torcere la dottrina per giustificare l eresia così che anche i fedeli siano ingannati. Gesù infatti ha avvertito di diffidare dei falsi profeti, che vengono a noi in veste di pecore ma interiormente sono lupi rapaci. E Paolo di Tarso dichiara in merito a tali furfanti: Ma anche se noi, o un angelo dal cielo, predicasse a voi un vangelo contrario a quello di Cristo, lasciate che egli sia maledetto. Paolo, l apostolo delle genti, avvertì nella prima lettera a Timoteo che negli ultimi tempi alcuni si scosteranno dalla fede dando attenzione a spiriti ingannatori e (false) dottrine di demoni attraverso le pretese di mentitori (1 Timoteo 4:1). Dobbiamo ora più che mai stare in guardia sui segni dei tempi che sono stati profetizzati nelle Scritture, compreso il Libro della Rivelazione e su un falso ecumenismo non fondato sulla Scrittura Sacra che potrebbe stravolgere i contenuti biblici della unica Rivelazione biblica. a. Il primato assoluto della Parola di Dio Padre (Gv 17,17) 17 ἁγίασον αὐτοὺς ἐν τῇ ἀληθείᾳ: ὁ λόγος ὁ σὸς ἀλήθειά ἐστιν. 18 καθὼς ἐμὲ ἀπέστειλας εἰς τὸν κόσμον, κἀγὼ ἀπέστειλα αὐτοὺς εἰς τὸν κόσμον: 19 καὶ ὑπὲρ αὐτῶν ἐγὼ ἁγιάζω ἐμαυτόν, ἵνα ὦσιν καὶ αὐτοὶ ἡγιασμένοι ἐν ἀληθείᾳ. 17 "Consacrali nella verità; la tua parola è verità 18 Come avete fatto a me trasmettere nel mondo, così io li ho mandati nel mondo. 19 E per loro io consacro [santifico] me stesso, perché siano consacrati [santificati] anche in verità. " Dal capitolo 17 del Vangelo di Giovanni. Leggiamo: La tua Parola è verità o più precisamente, La Parola del Padre è la Verità. (Gv 17,17). E se la parola di Dio Padre è Verità, essa è di conseguenza immutabile ed eterna come Lui. Già per gli ebrei che erano stati scelti da Dio, la scrittura era immutabile e irrevocabile. La parola di Dio era al primo posto nella sua trasmissione orale e poi nella sua forma scritta, come parte suprema del deposito della fede degli eletti, essa non poteva essere soggetta a interpretazioni errate. Aveva acquistato un assoluto primato. Non poteva essere legata a qualcosa altro, perché Dio e la sua parola non erano relative a nulla. E se nei secoli divenne scritta, la Parola non cambiava mai. Un concetto abbracciato dalla gente di quel tempo era che se un decreto fosse scritto, esso sarebbe stato di conseguenza

39 immutabile. Nel capitolo 6 versetto 9 del libro di Daniele i governatori hanno detto al re Darius: "Ora, o re, emettiamo il decreto e mettiamolo per iscritto, perché sia immutabile, come sono le leggi dei Medi e dei Persiani, che sono irrevocabili "(Dan 6.9). La parola di Dio nella Antica Alleanza era la verità assoluta e irrevocabile soprattutto se vista come un ordine o un decreto di Dio. Nel libro di Tobia, infatti, si legge: "Ora, quando mi tratti secondo le colpe dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché noi non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, camminando davanti a te nella verità "(Tb3,5). Anche il salmista conferma ciò, scrivendo: "Tu, Signore, sei vicino, tutti i tuoi comandamenti sono verità." (Sal ). Per gli ebrei, i comandi per eccellenza erano rinchiusi prima nella Torah orale e poi in quella scritta. Secondo l esegesi ebraica la Torah era stata rivelata a Mosè e donata al popolo di Israele sul monte Sinai, nell'anno 2448 del calendario ebraico dalla Creazione. La Torah era il documento primario dell'ebraismo ed era la fonte dei 613 mitzvot (comandamenti) e della maggior parte della sua struttura etica. Mosè poteva quindi ricevere profeticamente l intera Torah e, durante la proclamazione dei Dieci Comandamenti, la sintesi di tutta la Torah. Un rabbino ben noto nei suoi 13 principi della fede ha scritto: "La Torah è stata data dal cielo, ma non cambierà in nessun momento, Dio lo proibisce 75. " Il rabbino noto nel mondo ebraico come Akiva 76,esegeta, accentuava fortemente la nota assoluta e trascendente della Torah: "si tratta di un puro riflesso del fuoco divino, e cade giù dal cielo senza perdere il suo splendore che si riflette anche nei più insignificanti particolari della sua scrittura 77. " 75 Moshe ben Maimon, conosciuto anche come Rambam (l'abbreviazione del suo titolo e il nome in ebraico), meglio noto come Mosè Maimonide, (Cordova, Il Cairo, 12 dicembre 1204), è stato un filosofo, rabbino e medico spagnolo. In Pirush Hamishnayot (trattato "Sinedrio", capitolo 10) Maimonides formula i suoi 13 principi della fede ebraica Mauro Perani "Rivista Biblica" (it.) 45 (1997), pp 346

40 b. Il primato assoluto della Parola di Dio trasmessa da Gesù nel Nuovo Testamento (Gv 10,7-9) 7 εἶπεν οὖν πάλιν ὁ Ἰησοῦς, ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν ὅτι ἐγώ εἰμι ἡ θύρα τῶν προβάτων. 8 πάντες ὅσοι ἦλθον [πρὸ ἐμοῦ] κλέπται εἰσὶν καὶ λῃσταί: ἀλλ 'οὐκ ἤκουσαν αὐτῶν τὰ πρόβατα. 9 ἐγώ εἰμι ἡ θύρα: δι 'ἐμοῦ ἐάν τις εἰσέλθῃ σωθήσεται καὶ εἰσελεύσεται καὶ ἐξελεύσεται καὶ νομὴν εὑρήσει. 7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che è venuto prima di me sono ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltato. 9 Io sono la porta; se uno qualsiasi entra attraverso di me, sarà salvato, ed entrerà e uscirà e troverà pascolo. In Palestina, l'ovile (in arabo Marah) era una grande piazza, il cui muro di confine, costruito da pietre grezze senza cemento, era dotato di rami spessi o di altri arbusti spinosi. Era così non solo per evitare la fuga delle pecore, ma ancora di più, per tenere fuori i lupi, le pantere, i leopardi, che, però, quando la loro fame incombeva, riuscivano a superare anche quella barriera. In uno dei lati del quadrato c'era una porta e sul lato opposto c erano altri archi non superiori a tre o quattro piedi, per l'alloggiamento delle pecore nella stagione fredda. Verso sera, il pastore era solito portare le pecore dal pascolo al cortile, si prendeva cura di lasciare tutte le sue pecore al custode e faceva chiudere la porta dal suo assistente che agiva appunto come custode. Le tende, nelle quali il pastore e la sua famiglia risiedevano per la maggior parte dell'anno, erano piantate a breve distanza dal cortile. L'immagine che il Signore ci mostra in questo brano è quello che ancora oggi i viaggiatori vedono nell attuale Siria. Talvolta accade che diversi pastori decidono di fare uso di un cortile comune, lasciando le loro greggi sotto la protezione dello stesso custode che veglia di notte con le pecore. Alla mattina, il custode apre la porta e ciascuno pastore chiama le proprie pecore per nome e le porta via. Nessun pastore si sognerebbe di entrare nell ovile se non per la porta; il ladro, invece, cerca il punto più debole per poter entrare. Questi versetti ci insegnano due cose importanti. i) La prima è che possiamo essere salvati solo attraverso Gesù. Non c'è altro nome in cielo e in terra che ci può salvare. Gesù è l'unico assoluto. Non possiamo entrare in cielo per una finestra ma solo per la porta. O veniamo per Cristo, o non andiamo affatto. ii) Gesù porta questo in un altro affermazione - "Io sono". Questa è la sesta affermazione che è poi in Giovanni 14: Ecco, Gesù dice: "Io sono la via, la verità e

41 la vita; nessuno viene al Padre se non attraverso me. 78 "Qui Gesù cambia l'immagine. Nei primi cinque versetti del capitolo 10 di Giovanni il cortile rappresenta l ebraismo nelle sue diverse correnti, dalla quale Gesù chiama le sue pecore. Ma quando leggiamo il versetto 9 che si riferisce alle pecore che "entrano" e "escono" non si tratta di una caduta continua e fuori del giudaismo. In realtà, l'ultima parola del verso dà un indizio ai due precedenti. Le pecore di Gesù non solo "entrano e escono", sono anche il suo pascolo. In altre parole sono libere e non intrappolate, e di conseguenza serene. Esse godono di una grande libertà di movimento per la quale sono in grado di "entrare" e "uscire". Questa è l'immagine di benessere e protezione per le pecore del Buon Pastore. Detto questo, non possiamo costruire un dialogo con le altre religioni che non hanno questo in mente: l'unicità di Gesù Cristo 79. E ' impensabile un dialogo tra la nostra fede cristiana con le altre religioni. Possiamo pregare insieme per la pace o per un altro nobile motivo umanitario, ma possiamo solo realizzare questo nobile intento. Senza Cristo non c'è la fede e non vi è la rivelazione di Dio. Senza Cristo, la fede diventa religione o peggio ancora un insieme di regole emanate dagli esseri umani. La nostra fede sarà quindi quella di portare tutti i rappresentanti di altre religioni alla conoscenza del Dio incarnato. Se escludessimo questo fondamento del Cristo, correremo il grande rischio di essere una forma di religione sincronistica che non ha nulla a che fare con il Dio della Rivelazione biblica. 78 Circa l'unicità di Gesù Cristo, da leggere: La Chiesa: verso una visione comune. N. 25; Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, Rizzoli; C. Wright, l'unicità di Gesù, Londra: Monarch 2001, pp.98; D.A. Carson, Il pluralismo religioso- GBU. 79 La Chiesa: verso una visione comune. N. 7

42 c. Il primato assoluto della Parola di Dio trasmessa dallo Spirito nella Chiesa (Gal 1,6-9) 6 Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. 7 In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8 Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 9 L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! L'inizio di questa lettera è stato oggetto di molte controverse perché sottolinea (1.1) che il ministero di Paolo è opera di Cristo risorto e non di uomini. Anche la fede è qualcosa di nuovo perché strappa l uomo da questo mondo (1,4). In 1,6-9 si pone immediatamente un problema: i Galati sono andati ad un altro vangelo che non è quello che è stato originariamente predicato da Paolo, e non è quello di Cristo! Per quanto riguarda la terminologia usata da Paolo, essa si presta ad un facile equivoco. Per cui è necessario formulare alcune semplici osservazioni 80 : 1. Non è vero che il Vangelo "cresce" e cambia il corso della storia: è piuttosto vero il contrario e cioè che la storia, confrontandosi con il Vangelo, è modificata da esso. 2. Né il Vangelo deve essere modificato per essere "scontato" e rispondere alle nuove dimensioni della vita e del sentimento umano o al nuovo look delle civiltà in formazione; anche qui, il processo è invertito: è la storia, nella sua variabilità e incertezza, che deve "attualizzarsi" in confronto al Vangelo, mettendosi costantemente in discussione rispetto ad esso. 3. Un discorso simile deve essere fatto per la cosiddetta "inculturazione" predicata in tutte le lingue e incarnata in tutte le nazioni. Il Vangelo non è "straniero" (indifferente o irraggiungibile) ad ogni cultura. Ma rispetto ad ogni cultura esso rimane quello che è sempre stato, parola vera, immutabile ed eterna e, nello stesso tempo, la perenne e giusta novità - come offerta di salvezza eterna = 2 & Itemid = 114

43 3B. La risposta dell uomo: La Tradizione Il termine Tradizione o Sacra Tradizione, nell'ambito delle chiese cattoliche, anglicane e ortodosse, indica la trasmissione di notizie e fatti riguardanti la fede, avvenuta dapprima solo oralmente e poi conservata anche in forma scritta 81. Fa parte delle modalità di trasmissione della Rivelazione o del Depositum fidei, unitamente con le Sacre Scritture. La parola "Tradizione" è tratto dal latino trado, che significa "consegnare" o "lasciare in eredità". Gli insegnamenti di Dio sono scritti e tramandati nella Scrittura. Gli insegnamenti della Tradizione non sono necessariamente messi per iscritto, ma sono vissuti e tramandati oralmente da coloro che hanno vissuto secondo i suoi insegnamenti, seguendo l'esempio della vita di Cristo, degli apostoli e di Paolo di Tarso così come riportati nel Nuovo Testamento. Questo perpetua consegna degli insegnamenti della Sacra Tradizione viene detto "Tradizione vivente" 82 ; essa è la trasmissione degli insegnamenti della Tradizione da una generazione alla successiva. Il termine "Deposito della Fede" si riferisce all'interezza della rivelazione di Gesù Cristo ed è passato alle generazioni successive in due forme, la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione, in una unica realtà, la rivelazione biblica. Nella Catholic Encyclopedia, l'autore Fichtner fa risalire l'origine della Tradizione al momento in cui Dio Padre, nel corso della storia della salvezza, si rivela al suo popolo e la persona di Gesù Cristo si incarna. Successivamente, gli apostoli, per primi, hanno fatto esperienza della rivelazione e hanno portato la loro testimonianza grazie al sostegno dello Spirito Santo. Come anche ricorda il vescovo di Roma Clemente I, «gli apostoli hanno predicato il vangelo ricevuto da Gesù Cristo, e Gesù Cristo era l'ambasciatore di Dio. Cristo, in altre parole, venne con un messaggio da Dio, e gli Apostoli con un messaggio da Cristo. Entrambe queste disposizioni ordinate, quindi, nascono dalla volontà di Dio.» Le Chiese cattoliche, ortodosse e anglicane affiancano la Tradizione alle Scritture, intendendola come dottrina, sentimenti e usanze non desumibili sempre dal testo biblico, che sono state trasmesse oralmente di generazione in 81 La Chiesa: verso una visione comune. N Fede e costituzione, Un tesoro in vasi di argilla. Contributo a una riflessione ecumenica sull ermeneutica, numero 32; EO 7/3192. In precedenza Battesimo, eucaristia, ministero, sezione «Ministero», n. 34, aveva notato: «Tradizione apostolica nella Chiesa significa continuità nelle caratteristiche permanenti della Chiesa degli apostoli: testimonianza alla fede apostolica, proclamazione e interpretazione sempre rinnovata del Vangelo, celebrazione del battesimo e dell eucaristia, trasmissione delle responsabilità ministeriali, comunione nella preghiera, nell amore, nella gioia e nella sofferenza, servizio ai malati e ai bisognosi, unità fra le Chiese locali e condivisione dei beni che il Signore dona a ciascuna» (EO 1/3154).

44 generazione a partire da un'autorità ispirata. Per i padri della Chiesa, la Tradizione viva rappresenta l'ambiente vitale entro il quale leggere le stesse Scritture. Il concetto della tradizione apostolica compare anche nel Nuovo Testamento, nella seconda lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, con le espressioni "insegnamenti trasmessi" e "insegnamento ricevuto", come le istruzioni che gli apostoli hanno avuto da Gesù. Paolo conferisce in questo caso il medesimo valore a ciò che insegna scrivendo e a ciò che ha insegnato a viva voce. Allo stesso modo le Chiese cattoliche, anglicane e ortodosse conferiscono il medesimo valore a ciò che hanno ricevuto da Cristo a viva voce per mezzo degli apostoli e a ciò che hanno ricevuto mediante la Scrittura: «Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera. Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l'insegnamento che avete ricevuto da noi. 83» Ogni chiesa non può mettere a fondamento della verità la «Tradizione» come qualcosa a se stante. E occorre anche distinguere la Tradizione dalle tradizioni umane. Queste ultime vengano attentamente vagliate e controllate dalla Scrittura e dal suo insegnamento fondamentale. Se il fiume della chiesa cristiana ha raccolto nei secoli le acque di molti affluenti, essa deve in ogni tempo controllare alla sorgente (la Bibbia) l autenticità della sua fede. La verità della chiesa sta nel suo essere conforme alla sorgente biblica; la critica dei teologi che si svolge al suo interno ha il compito, necessario in ogni epoca, di riportarla alla sua condizione originaria. In ogni tempo lo Spirito Santo assiste la chiesa, sì che essa possa, con il timore e il tremore di chi si sa sottoposto al giudizio di Dio, riconoscere la via che Dio stesso le traccia davanti e le parole che le suggerisce per dire la sua fede. Sottolineare l importanza della Tradizione, intesa come la trasmissione dell integrità della fede, non vuol dire affermare la duplicità della Rivelazione biblica. Piuttosto significa rendere attiva, concreta, viva, vera, ecclesiale la stessa Parola biblica rivelata da Dio poiché senza la Tradizione sarebbe lettera morta e oggetto a false interpretazioni dagli uomini. La Tradizione vivente costituisce il grembo fecondo della ricezione della Parola, il luogo in cui continuamente si opera il 83 2 Tessalonicesi 2:15; 3:6

45 passaggio dalla lettera allo spirito delle Scritture. Parola e Tradizione sono perciò connesse l una all altra tanto da formare il cuore e il cervello di un unico corpo che è appunto la Rivelazione biblica. La parola scritta è il cuore. La Tradizione è il cervello che serve al cuore per vivere meglio. Il cuore (la parola) potrebbe anche vivere se non dovesse essere attivo il cervello. E non viceversa. Inoltre la Tradizione comunque non può essere considerata superiore o contraria alla Scrittura. La Tradizione differisce dalle tradizioni umane, le quali sono modalità storiche e concrete e mutevoli, stabilite dagli uomini per operare nella chiesa. Esse sono attinenti alle situazioni storiche della chiesa stessa. Pertanto è vero che esiste una Sola Scriptura. Ma essa è un solo corpo che necessita di un cuore (la Bibbia), prima di tutto, e poi di un cervello (Tradizione). La prima ci svela la verità biblica. La seconda ci aiuta a viverla senza essere ingannati da false interpretazioni. La prima è assoluta. La seconda è relativa. Ma un organo ha necessariamente bisogno dell altro ed entrambi portano il proprio corpo alla Verità (Cristo). Se una dottrina della Tradizione non dovesse essere presente nella Bibbia, o addirittura contraria ad essa, non dovrebbe fare parte del cristianesimo, per cui molti insegnamenti che non sono compresi nelle Scritture o sono addirittura contrari alla Bibbia e che a torto sono entrati nella Tradizione, come la infallibilità papale senza il collegio, l esistenza di un limbo come luogo permanente, il celibato dei vescovi o altro, non fanno parte della unica rivelazione biblica e conseguentemente del Cristianesimo voluto dal Maestro. La tradizione, se sempre conforme alla Scrittura, da elemento discriminante, dovrebbe diventare addirittura elemento di unione di chiese diverse così come oggi già accade per le chiese anglicane nel mondo. La Chiesa anglicana, per esempio, è unificata per Tradizione, per fede e per accordo 84. Il coordinamento di tale unità si ottiene attraverso una realtà chiamata Comunione anglicana. In essa esiste un polmone evangelico e un polmone cattolico. Essi convivono insieme da tempo senza troppi grossi problemi. Le divergenze in seno ad essa non sono mai ostacoli insormontabili. Alcune volte sono invece considerate ricchezze. E infatti comune che un laico di provenienza evangelica si arricchisca proprio accettando un presbitero di provenienza anglo-cattolica nella propria comunità e viceversa. Ciò che però conta per tutti è il primato della Parola che viene posta come pietra angolare e che funge da elemento fondante per tutte le decisioni comunitarie di chiesa. 84 La Chiesa Anglicana è anche legata da tre parametri : Bibbia, Tradizione e ragione. (Hooker)

46 3C. La morale biblica come perfetta integrazione tra l iniziativa di Dio e la risposta dell uomo Se Dio si rivela nella Scrittura, l uomo interpreta il suo messaggio nella sua vita e gli risponde. Il modo con cui l uomo risponde nei suoi pensieri e nelle sue azioni è la sua vita morale. Una morale che è soprattutto una vita nella quale il peccato non si riduce solo a una trasgressione della legge, ne costituisce solo una presenza perenne alla quale ci si deve abituare. La morale che l uomo presenterà a Dio nel suo giudizio personale è la sequela della Trinità nei comandamenti di Dio Padre e del Figlio Unigenito. Comandamenti nei quali la grazia e l Alleanza tra Dio e l uomo precedono l imperativo del Signore 85. E una sequela dinamica che si avvale non solo dei dieci comandamenti di Dio Padre ma di un nuovo ordine di valori. Un ordine costituito anche dalle: a. Beatitudini, b. Padre Nostro, c. Comandamenti di Gesu Tutto ciò nell orizzonte della salvezza escatologica 86. La morale è vivere Cristo e identificarsi con Lui, è la ricerca della gioia e della felicità eterna nella consapevolezza di vivere una vita nuova ed eterna con un nuovo corpo immune da malattie, sofferenze e morte. Una vita vissuta secondo le Beatitudini (Matteo 5,3-12), che prepara a sua volta la Beatitudine piena della comunione totale e definitiva con Dio alla quale tutti dobbiamo tendere. Nelle Beatitudini, infatti, sono proposte le esigenze radicali connesse al carattere ultimo del regno. Dunque, non risponderà del solo cammino individuale alla sequela di Gesù. La risposta alla chiamata è personale ma è compiuta e s inserisce nella Chiesa creata da Dio e cammina verso Dio. Si inserisce in una comunione (koinonia 87 ) la quale e partecipazione alla vita trinitaria ed e comunione fraterna nella diversità. Una vita vissuta secondo le disposizioni della preghiera del Padre nostro e dei comandamenti di Gesù: essere umili (Matteo 5,3); amare la giustizia (Matteo 5,6); essere misericordiosi (Matteo 5,7); avere un cuore puro (Matteo 5,8); lavorare per la pace (Matteo 5,9); essere in pace con i fratelli (Matteo 5,23-25); fare il bene senza essere visti dagli altri (Matteo 6,3); chiedere al Padre in suo 85 Edoauard Hamel, Le sens Chretien du Decalogue, Paris, 1964, p La Chiesa: verso una visione comune. N La Chiesa: verso una visione comune. N.1 N.13 N.31 N.49 N.62 N.67

47 nome (Giovanni 14,13); obbedire ai suoi rappresentanti ( Matteo 10,40). C è necessità e urgenza di dialogo ecumenico nella teologia morale in quanto l ecumenismo è un dovere inderogabile di ogni chiesa. Ciò deve avvenire nel rispetto per le persone e le loro coscienze rettamente formate, facendo molta attenzione al linguaggio; nel quadro di un opera di rilettura critica delle vicende storiche in modo da sfatare luoghi comuni e pregiudizi culturali 88. Bisognerebbe avere il senso della storia che continuamente si evolve, per cui unità non significa uniformità, secondo un unico modello culturale; il costituire rapporti di dialogo e non di polemica 89. Per quanto concerne la dinamica morale, l esperienza ecumenica riscontra tra i credenti in Cristo discordanze anche notevoli 90. Da un punto di vista dell etica fondamentale vi sono prospettive generali di convergenza 91. Ciò però non risulta per la etica normativa 92 dove vi sono le maggiori difficoltà in ambito ecumenico, in quanto le divergenze in campo etico costituiranno probabilmente in avvenire forse la maggior difficoltà nel riavvicinamento fra le chiese 93. Se il dialogo ecumenico riuscisse non solo a fare proprio il sentimento di una etica cristica ma anche di una etica cristo-biocentrica, si riuscirebbe a trovare notevoli punti di convergenza. Per trovare i fondamenti teologici per una etica e bioetica ecumenica, c è da partire da ciò che accomuna i cristiani, cioè dalla Parola di Dio, che in altri termini è la visione biblica della vita del cosmo e dell uomo, rivelata da Dio in Cristo. Ma non possiamo nemmeno tralasciare le ultime scoperte scientifiche della fisica quantistica e della psicologia. Nella Sacra Scrittura ci sono orientamenti per la valorizzazione e la difesa della vita in ogni sua fase. In essa il punto focale e di convergenza è Gesù Cristo, e, in modo eccelso, l evento che divide la storia dell umanità e la eleva a storia di 88 G.Chiaretti, Ecumenismo e dialogo interreligioso, Dehoniane, Bologna Loreno Lorenzon, Studia bioethica, vol. 5 da view File/780/ Ibid. 91 Documento ecumenico anglicano-cattolico Vivere in Cristo: la morale, la comunione e la Chiesa in EO/3, Edizioni Dehoniane, Bologna 1995, nn L etica normativa è un tipo di indagine filosofica che si fonda, sostanzialmente, su un analisi a priori: si tratta di accertare a priori le proprietà degli atti da considerare giusti o sbagliati, cosa significano i giudizi morali, come considerare il ruolo del carattere delle persone nelle scelte, quale è la vita da considerarsi virtuosa etc. 93 KEK, «La Vita umana nelle nostre mani Chiese e bioetica», in Notizie evangeliche (NEV), 12 (2003).

48 salvezza, l evento della Morte e Risurrezione, che è il centro della bioetica ecumenica. Una volta accettato questo principio da tutte le chiese, che è fuori discussione, è sulla visione antropologica che si situano le diversificate prospettive etiche confessionali. Bisogna ricercare quindi un evento fondatore antropologico che accomuni le riflessioni etiche di tutte le chiese. Ma per diventare eticamente determinante l evento fondatore deve essere precisato nelle sue applicazioni. A questo livello di esigenza, può essere necessario chiarire, a partire dal mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo secondo la confessione di Calcedonia, un impianto trinitario, antropologico 94 e cristo-biocentrico. Nella dinamica trinitaria della pericoresi, della kenosi e dell agape, rileviamo i luoghi privilegiati in senso etico circa il contenuto e il metodo di ricerca per una etica a livello ecumenico 95. Nella critica al relativismo di Kant, Hegel, e Nitzsche e nell accettazione del relativismo cristiano escatologico 96, rileviamo una seconda coordinata per la ricerca etica a livello ecumenico. Bisogna trovare una terza coordinata. Ovvero l autentico significato della biologia e della sua applicazione che sta nell essere a servizio del bene degli uomini, sia presenti sia futuri. In altri termini, non si tratta di usarli, giustificando ciò, con la cosiddetta qualità della vita della specie umana, in quanto la dignità umana non può che riferirsi all uomo, dal suo concepimento alla sua fine biologica. Il diritto alla vita, se sussiste, spetta all uomo per sua natura, in quanto uomo. Non gli viene conferito in un momento stabilito. Solamente così è un diritto umano. Il suo significato è il diritto all esistenza, alla vita e alla sopravvivenza, e precisamente di per sé. Esso non è legato alle condizioni dell utilità, della salute, dell autocoscienza sviluppata. Questo diritto non può essere graduale, non può sussistere solo a metà. O sussiste o non sussiste 97. Da qualche tempo ad interessarsi al fenomeno della morte e della sua possibile funzione come passaggio verso un nuovo stato di vita c è anche la disciplina 94 CATTOLICI-LUTERANI-RIFORMATI, «Scelte etiche e comunione ecclesiale», in EO/4, n SGROI, In cammino verso la comunione morale, Edizioni Youcanprint, Tricase (LE) 2010, Il criterio relativistico escatologico pone a base della sua riflessione leggere tutte le cose in relazione al momento nel quale la storia sarà palesemente giudicata. E allora appariranno le opere degli uomini nel loro vero valore, il Signore sarà giudice dei cuori, ciascuno avrà la sua lode da Dio, non saremo più soltanto in ascolto degli applausi e dei fischi, delle approvazioni o delle disapprovazioni, sarà il Signore a darci il criterio ultimo, definitivo delle realtà di questo mondo. Da C. M. MARTINI, Omelia per il XXV anniversario di episcopato, accesso del , a 97 E.W. BÖCKENFÖRDE, Dignità umana e bioetica, Morcelliana, Brescia 2010, 80-91

49 definita fisica quantistica. Una branca della fisica che studia il comportamento delle particelle a livello atomico e subatomico. Tra i ricercatori piu appassionati della questione vi e il professor Robert Lanza 98, direttore scientifico presso l Advanced Cell Technology e professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine. La sua Teoria del Biocentrismo afferma che la morte non può essere l evento terminale che pensiamo che sia. Il Biocentrismo si attesta come la teoria del tutto e mette la vita e la biologia al centro e all essenza dell attività dell Universo. Premesse di fisica quantistica Gli studi di Lanza partono da concetti già acquisiti dalla fisica quantistica al Cern di Ginevra. I ricercatori di Ginevra hanno, infatti, scoperto che la nuova sostanza primordiale che è base della formazione dell Universo non è la materia ma l Informazione, un campo di coscienza universale, interamente intelligente, un campo energetico unificato. La fisica quantistica ha finito per concordare che non esiste un altrove (relatività), ma un ovunque (assoluto), non un luogo (spazio), ma la non località. La fisica quantistica ha scoperto che l osservatore è determinante nella formazione della realtà. In effetti, la realtà che noi percepiamo con i nostri sensi, e il funzionamento di base dell Universo. Esso potenzialmente può assumere infinite forme, e la presenza dell osservatore, ne determina, con la sua coscienza, la forma. In sostanza, la realtà è come la pensa l osservatore. La Teoria di Robert Lanza Lanza parte da queste premesse e dimostra scientificamente che la vita e la biologia sono il centro dell esistenza. Anzi, e la vita stessa a creare l Universo e non il contrario. Ciò significa che e la coscienza della persona a determinare la forma e la dimensione degli oggetti nell Universo. Lanza pone questo postulato alla base della sua teoria. Tutto ciò che si percepisce del mondo non può esistere senza la coscienza: la nostra coscienza è alla base della realtà. Ponendo questo postulato nell osservazione più generale dell Universo, lo spazio e il tempo non si comportano in maniera dura e veloce come ci 98 Robert Lanza è un esperto di medicina rigenerativa e direttore scientifico della Advanced Cell Technology Company. All'inizio e diventato famoso per la sua vasta ricerca sulle cellule staminali e per diversi esperimenti di successo sulla clonazione di specie animali in via di estinzione.ma non molto tempo fa, lo scienziato si e' lasciato coinvolgere con la fisica, la meccanica quantistica e l astrofisica.

50 sembra di percepire. In sintesi, essi non esistono di per se fuori da noi, ma sono un prodotto della nostra coscienza. Lanza delinea la teoria del Biocentrismo, secondo la quale la morte, come noi la conosciamo, non sarebbe altro che un illusione generata dalla nostra coscienza. Ci hanno insegnato a pensare che la vita sia solo l attività generata dalla combinazione del carbonio e di una miscela di molecole, che vivremo per un certo tempo e che poi finiremo per marcire sottoterra, Lanza scrive sul suo sito web 99 : In effetti, noi crediamo nella morte perché ci è stato insegnato che moriremo, o più specificamente, ci hanno insegnato che la nostra coscienza è un fenomeno associato al nostro organismo e che questa morirà con esso. La fisica quantistica sembra confermare le teorie dei filosofi idealisti, i quali hanno sempre pensato che la realtà fosse un prodotto della mente dell uomo. Una volta che spazio e tempo sono accettati come costrutti della nostra mente, significa che la morte e l idea di mortalità sono anch esse un fenomeno legato all esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono più confini spaziali e temporali: l eternità! Le ricerche internazionali dell università di Oxford Un altro progetto di ricerca internazionale durato tre anni, presso l'università di Oxford, ha dimostrato che gli esseri umani hanno le tendenze naturali a credere nella divinità e/o in una vita ultraterrena. Il progetto ha coinvolto cinquantasette ricercatori che hanno condotto più di quaranta studi separati in venti paesi diversi, rappresentando in questo modo una vasta gamma di culture. Gli studi analitici ed empirici hanno portato alla conclusione che gli esseri umani sono predisposti a credere in una o più divinità e in un aldilà. La teologia e l ateismo sono risposte motivate a quello che e un impulso fondamentale della mente umana. I ricercatori rilevano che il progetto non ha avuto come punto di partenza la prova dell' esistenza di Dio. Essa ha cercato di scoprire se concetti come divinità e aldilà possano essere espressioni di base della natura umana. Questo studio guidato dal dottor Justin Barrett e dal Centro per l'antropologia e la Mente dell Università di Oxford, si e fondato sulla ricerca di una serie di discipline, tra cui l'antropologia, la psicologia, la filosofia e la teologia. I risultati sono stati pubblicati in due volumi separati dallo psicologo Barrett in Cognitive Science, Religion and Theology e Born Believers in: The Science of 99

51 Childhood religion. Il Condirettore del progetto è stato il professor Roger Trigg, dal Ramsey Centro Ian nella Facoltà di Teologia dell' Università di Oxford, che ha anche scritto un libro, applicando le più ampie implicazioni della ricerca per le questioni di libertà di religione in Uguaglianza, Liberta e religione (OUP). I principali risultati del progetto sono: 1. Gli studi di Emily Reed Burdett e Justin Barrett presso l'università di Oxford hanno dimostrato che per i bambini al di sotto dei quattro e più facile credere in alcune proprietà sovrumane che capire i limiti umani simili. 2. Anche un'altra ricerca 100 svolta da due psicologhe sembra suggerire che i bambini più piccoli posseggano un forte senso di una vita precedente al loro concepimento. I ragazzini con nozioni sul concepimento sembrano pensare di aver avuto un qualche tipo di esistenza in una forma eterna, almeno per quanto riguarda i desideri e le emozioni", sostiene Natalie Emmons, psicologa ed autrice dello studio insieme alla collega Deborah Kelemen. Insomma, sembra che i più piccoli provino la profonda sensazione di essere esistiti prima che i corpi si formassero. 3. Gli esperimenti che coinvolgono gli adulti sono stati invece condotti 100 Lo studio è stato realizzato intervistando 238 bambini provenienti da culture molto diverse in Ecuador, quella indigena e quella cattolica, esaminando il loro parere sul tempo prima della nascita, dato che in entrambi i contesti non sono presenti idee sulla pre-vita. I ricercatori hanno pensato che se le influenze culturali fossero fondamentali per la credenza nell immortalità, entrambi i gruppo di bambini, indigeni e cattolici, avrebbero dovuto rifiutare l idea che la vita possa esistere in qualche forma prima della nascita biologica. La Emmons ha mostrato ai bambini una serie di disegni nei quali erano raffigurati un bambino, una giovane donna e la stessa donna durante la gravidanza. Poi ha fatto loro una serie di domande sui pensieri e le emozioni del bambino durante ogni periodo. I risultati sono stati sorprendenti, in quanto entrambi i gruppi hanno dato risposte molto simili. I bambini hanno giustamente sostenuto che il corpo non esisteva prima della nascita e che non avevano la capacità di pensare o di ricordare. Tuttavia, entrambi i gruppi hanno anche detto che le emozioni e i desideri di ogni bambino esistevano prima della propria nascita! Sebbene i bambini generalmente hanno riferito che il nascituro non avendo gli occhi, non poteva vedere le cose prima della nascita, hanno anche detto che questi era felice perche avrebbe presto incontrato la madre o che era triste perche era separato dalla sua famiglia. Anche se i bambini avevano conoscenze biologiche sulla riproduzione, sembravano convinti che l individuo esistesse precedentemente in una forma eterna e che tale forma comprendesse emozioni e desideri, spiega la Emmons. Quindi, secondo il parere dei bimbi, non è tanto la nostra capacita di pensare ad essere eterna, ma i nostri desideri e le nostre emozioni, cioè quello che sentiamo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Child Development, si inserisce in un crescente campo di ricerca teso ad esaminare le radici cognitive della religione. Lo studio dimostra che è possibile per la scienza studiare il credo religioso, ha sottolineato Deborah Kelemen, professoressa associata di Psicologia presso la Boston University e coautrice dello studio. Allo stesso tempo, ci aiuta a comprendere alcuni aspetti universali della cognizione umana e della struttura della mente. (da uno studio-rivela-che- siamo-strutturati-per-pensarciimmortali/)

52 dalla Professoressa Jing Zhu presso la Tsinghua University (Cina) e Jesse Bering dell Universita The Queen University di Belfast. Secondo questi studiosi le persone di molte culture diverse istintivamente ritengono che l essere umano sia composto di mente, anima e spirito e continui a vivere dopo la morte. L'uomo nel pensiero ebraico della Bibbia è un unita di forza vitale integrale di corpo, anima e spirito, ed e considerato un tutt'uno in un contesto psicologico e fisico globale. Non si divide in corpo e anima, o in corpo, anima e spirito. Porre una divisione all'interno dell'essere umano e una visione platonica, mai il pensiero della rivelazione biblica. 101 Secondo il mio modestissimo parere il termine che esprimerebbe meglio quest unità è la parola ottenuta dal mondo laico: Integrazione 102. I tre elementi, corpo, anima e spirito sono integrati tra loro in una perfetta unita o fusione. Pur rimanendo intatti nella loro intrinseca natura e nella loro diversità di funzione, contribuiscono alla completezza l uno dell altro. Come nelle Trinità, le tre persone sono distinte ma formano è sono un unico Dio, e cooperano nelle attività delle altre due persone. Come in Gesù, al momento dell annunciazione, la natura divina si integra perfettamente nella natura formando una unica persona umana e divina, cosi nell uomo al momento del concepimento lo spirito di ogni uomo, creato dalla mente del Padre prima della creazione dell Universo, si integra perfettamente nel corpo biologico della persona formando sia l embrione, sia l anima. Nel progetto originario di Dio sia lo spirito, sia il corpo, sia l anima dovevano risultare incorruttibili ed eterni in un mondo bellissimo creato per vivere eternamente con Lui. Partendo quindi dalla Parola di Dio, prendendo in prestito dalla fisica quantistica la teoria biocentrica di Lanza, dalla psicologia gli studi dell Università di Oxford, possiamo elaborare una teoria teologica perfettamente integrata con gli apporti appena descritti. Possiamo, infatti, parlare di Teoria Cristobiocentrica ovvero della perfetta integrazione tra la teoria cristocentrica (mediante la quale Gesù e al centro dell Universo perche con Dio Padre e il co-creatore, l origine, la ricapitolazione, il mezzo per cui tutto e stato creato), e della teoria del Biocentrismo mediante la quale si può 101 Aubrey Johnson ( ) e stato un professore universitario e pastore battista 102 Cf: Enciclopedia Treccani : Con valore reciproco, l integrarsi a vicenda, unione, fusione di più elementi o soggetti che si completano l un l altro, spesso attraverso il coordinamento dei loro mezzi, delle loro risorse, delle loro capacità.

53 affermare che la biologia con l uomo (e noi aggiungiamo con l uomo-dio) è al centro dell Universo e che la coscienza e la vita creano l Universo stesso e non viceversa 103. Se per gli scienziati vi è un centro e questo è rappresentato dalla biologia (compreso l uomo), per chi vuole riflettere su orizzonti più ampi e trascendenti, trova Gesù, il suo concepimento, la sua morte in croce e la sua risurrezione al centro di tre diversi cerchi concentrici. Infatti, prendendo in prestito dalla scienza economica il modello e il grafico dell evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile 104, possiamo elaborare anche graficamente quanto detto. In tale ottica, l Universo e, dunque, da intendersi non come uno stato immutabile, ma piuttosto come un processo continuo, che richiama la necessita di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili: a. Cristo, b. L uomo e la biologia c. L Universo. Tuttavia, appare fondamentale evidenziare come tali dimensioni (cristologica, biologica e universale) siano strettamente interrelate tra loro da una molteplicità di connessioni e, pertanto, non devono essere considerate come elementi indipendenti, ma devono essere analizzate in una visione sistemica ed unitaria, quali elementi concentrici che insieme contribuiscono al raggiungimento di un fine comune: la ricapitolazione di tutte le cose in Cristo 105. Nelle scienze economiche, per rappresentare la sostenibilità dello sviluppo si utilizzano tre cerchi concentrici, evidenziando come l economia esista all interno di una società ed entrambe sussistono nell ambiente. 103 Oggi, in seguito agli ampliamenti della ricerca teologica alle nuove scoperte scientifiche, la teologia e divenuta la teologia dell'universo, che e in cammino verso il Punto Omega (Gesu Cristo). Essa quindi si deve interessare non solo dei rapporti tra Dio e l'uomo, ma tra Dio e tutti gli esseri viventi animati (angeli, uomini, animali) che vivono nello stesso "οίκος" o casa-ambiente. Da qui sono nati l'ecoteologia e la teologia degli animali. 104 La definizione piu diffusa è quella fornita nel 1987 dalla Commissione Indipendente sull'ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development), presieduta da Gro Harlem Brundtland, secondo la quale: L umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future. 105 Osservando il progresso da forme di vita inferiori e più semplici verso forme superiori, e poi fino all'uomo, il teologo Teilhard De Chardin inquadra l'evoluzione biologica in un'evoluzione fisica di scala cosmica, manifestando un'intuizione che anticiperà di alcuni decenni i risultati della cosmologia contemporanea. Dal sito

54 Figura n. 1 Il modello dei cerchi concentrici preso in prestito dall economia. Allo stesso modo possiamo rappresentare l Universo nel cerchio interno blu scuro, la vita dell uomo e la biologia nel cerchio medio chiaro e Cristo nel cerchio più grande che li racchiude. Attraverso questa rappresentazione grafica, riusciamo a comprendere come l Universo esiste all interno e in vista della biologia degli uomini e delle altre creature. Ed entrambe sussistono (hanno cioè una esistenza effettiva ed attuale) nella Trinità, ovvero in Cristo, in Dio e nello Spirito Santo. Il fatto che il big bang sia avvenuto quindici miliardi di anni fa, mentre la nascita dei primi esseri umani risale a 3,5 milioni di anni fa, non deve indurci in inganno. Sono cose che in un certo senso si giustificano a vicenda. L'uomo può rendersi facilmente conto che il fatto d'essere relativamente "giovane" nell'economia del tempo universale, non gli impedisce di comprendere l'origine dell'universo o che quest ultimo sia stato concepito dopo la sua creazione. Al centro dello stesso Universo non è presente solo l essere umano con le sue leggi biologiche, fisiche e chimiche, ma in un ottica trascendente, al di là dello spazio e del tempo, anche Cristo, o più precisamente la morte di Gesù alle tre del pomeriggio di quel venerdì santo. Il concepimento, la morte e la risurrezione di Cristo sono quindi il centro dell Universo, il centro della vita dell uomo, il centro della storia. Ricapitolando, possiamo affermare che Gesù autodefinitosi Vita, con Dio Padre e lo Spirito Santo, concrea dall eternità nella sua mente le leggi biologiche e in particolare gli uomini come esseri spirituali (tutti gli uomini di tutti i tempi) dando loro intelligenza, volontà, potenza e coscienza. Solo in seguito crea il tempo, lo spazio e l Universo in funzione dell uomo, ponendolo al centro della Vita. Agostino di Ippona poneva l'uomo al centro del mondo in quanto maggiore creazione di Dio. Rifacendosi alla visione aristotelica del cosmo, Agostino giustifica questo asserto sostenendo che l'uomo ha la responsabilità di scegliere tra bene e male,

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