L uso delle biomasse per la produzione di energia

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1 Page 1 of 5 n Venerdì 24 Gennaio 2014 L uso delle biomasse per la produzione di energia Esiti del seminario dello scorso 6 dicembre organizzato da Unioncamere Toscana e Camere Commercio di Firenze e Pistoia Nel corso del seminario "Le biomasse per la prosuzione di energia: esperienze,prospettive e sostenibilità ambientale" Rita Montagni della Regione Toscana ha illustrato l andamento e le prospettive del settore delle biomasse in Toscana dal punto di vista delle politiche e delle strategie energetiche regionali. Per raggiungere gli obiettivi condivisi a livello comunitario con il Piano 2007 Una politica energetica per l Europa (entro il 2020: migliorare del 20% l'efficienza energetica, incrementare fino al 20% la percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili, ridurre del 20% le emissioni di gas serra), l'unione europea ha attuato un meccanismo di riparto degli obiettivi tra gli stati membri: si tratta del Burden Sharing ("suddivisione del peso"). La Direttiva 2009/28/CE fissa quindi per ciascuno Stato membro un obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia da raggiungere entro il 2020: per l'italia l'obiettivo è il 17% del consumo finale di energia da fonti rinnovabili. Il D. Lgs. 28/2011 prevede che in Italia le Regioni concorrano al raggiungimento dell obiettivo nazionale del 17% mediante la ripartizione e l individuazione di obiettivi regionali. Con il DM 15/03/2012 è stato quindi assegnato a ciascuna regione un obiettivo al 2020, diverso a seconda delle potenzialità, suddiviso in step di controllo biennali (cfr tabella 10) e fissato sulla base delle elaborazioni effettuate nel Piano di Azione Nazionale. Il Decreto propone inoltre le modalità, fonte per fonte, con cui la Regione Toscana dovrebbe raggiungere il proprio obiettivo del 16.5 %; tali modalità sono indicative ma non obbligatorie: 1. per la produzione di energia elettrica da biomasse l obiettivo al 2020 è di 909 GWh (79 ktep)

2 Page 2 of 5 2. per la produzione di energia termica da biomasse l obiettivo al 2020 è di 446,6 ktep, tra teleriscaldamento, uso diretto in caldaia della biomassa, usi agricoli ed industriali. Il Piano ambientale energetico regionale (PAER), recentemente approvato dalla giunta regionale, intende andare oltre gli obiettivi fissati dal Decreto e realizzare il 20% entro il 2020 (assieme al 50% di consumo di energia elettrica da rinnovabili). Un aspetto importante quando si parla di fonti rinnovabili è quello relativo alle aree non idonee all installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Il PAER contiene tre allegati sulle aree non idonee all installazione di impianti fotovoltaici, eolici e a biomasse. Quelle che riguardano il fotovoltaico sono già oggetto della LR 11/2011, mentre per l'eolico e le biomasse la predisposizione delle aree non idonee è avvenuta in collaborazione con gli uffici degli assessorati all'urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio e quello all'agricoltura oltre che con il Ministero per i beni ambientali e culturali. All interno del suddetto Piano si dà inoltre particolare enfasi alla creazione e al consolidamento in Toscana della così detta filiera del legno, una filiera produttiva cioè che parta dalla raccolta o dalla produzione dedicata, da destinare a cippato ma anche all eco-edilizia e, più in generale, all efficienza energetica. Giampaolo Nardoni, della Borsa Merci Telematica Italiana, nel suo intervento ha parlato della struttura delle filiere delle biomasse in Toscana, affrontando in particolare proprio il caso della filiera legno energia. La disponibilità in Toscana di biomassa ottenibile dagli scarti delle colture erbacee (frumento, avena, orzo, segale, riso etc.) è pari al 4% del totale nazionale. Per quanto riguarda i residui delle colture arboree (ulivi, viti, meli, peri etc.), la Toscana primeggia tra le regioni del Centro Italia, con una disponibilità pari al 7% del totale nazionale. Rispetto ai quantitativi potenzialmente ricavabili, quelli effettivamente accessibili (barriere logistiche ed economiche) sono pari a circa il 45-50% per le colture arboree e al 40% per le colture erbacee La Toscana è la seconda regione in Italia per disponibilità di biomassa di origine forestale: 12% del totale nazionale. Secondo i dati dell Inventario Forestale regionale, la Toscana è la prima regione italiana in termini di superficie boscata: quasi il 50% della superficie regionale è boscato (oltre un milione di ettari).

3 Page 3 of 5 Le biomasse agroforestali a destinazione energetica potrebbero apportare al bilancio energetico toscano circa 39 milioni di GJ (gigajoule) annui, di cui quasi il 40% proverrebbe da biomasse forestali. Il modello della filiera corta, caratterizzato da dimensioni territoriali limitate e presenza di impianti di piccola media taglia che possano sfruttare appieno la biomassa locale, appare il modello che, in generale, meglio può adattarsi alla realtà toscana. Sulla base della destinazione della biomassa legnosa si possono avere due tipi di filiere: Mercato dei combustibili legnosi o Autoconsumo. I principali soggetti operanti nel mercato dei combustibili legnosi sono, sul lato dell offerta, le aziende agricole e aziende forestali, le industrie del legno, le aziende boschive e le aziende contoterziste (che dispongono o acquistano materia prima da trasformare). Sul lato della domanda i principali soggetti sono invece le centrali elettriche a biomassa, il settore domestico (caldaie per riscaldamento domestico) e il settore collettivo (edifici pubblici, centri ricreativi, centri industriali, settore turistico). Per il buon funzionamento della filiera appare centrale il ruolo che possono giocare le associazioni di proprietari forestali che possono aggregare l offerta, coordinare la trasformazione e organizzare gli aspetti logistici e amministrativi. I commercianti di legname (sia nazionali che esteri) hanno un ruolo di aggregazione dell offerta e di messa in contatto (ma spesso anche consegna del prodotto) con l acquirente. Perché la filiera legno energia si possa sviluppare si rendono necessari alcuni elementi chiave: dimensionare l impianto in funzione del biocombustibile disponibile facilitare l incontro tra domanda e offerta, affidandosi anche al ruolo dell associazionismo comunicazione e informazione sui vantaggi ambientali ed economici connessi all utilizzo della biomassa Enrico Bonari, Direttore del CRIBE dell Università di Pisa - Centro di ricerca interuniversitario per le biomasse da energia, ha affrontato il tema delle colture dedicate da biomassa nell agricoltura toscana, analizzando il potenziale di queste colture dal punto di vista della sostenibilità, economica ed ambientale. Nel momento infatti in cui il crescente bisogno di energia e la necessità di ridurre le emissioni di CO 2 suggeriscono un più deciso ricorso alle fonti rinnovabili, le colture dedicate per le biomasse da energia possono effettivamente contribuire a diversificare le scelte degli agricoltori ed incrementare la biodiversità funzionale degli agroecosistemi. Le ricerche condotte negli ultimi venti anni hanno permesso di restringere la scelta delle specie a quelle che, per adattabilità, facilità di gestione e produttività, sono più adatte ai nostri ambienti e cioè sorgo, canna comune, discanto, panico, cardo e pioppo (eucalipto, robinia). Il Prof. Bonari si è soffermato su ciascuna di queste colture, analizzandone punti di forza e debolezza. La sostenibilità delle agri-energie dipende da alcuni fattori tra cui:

4 Page 4 of 5 massima decentralizzazione della produzione di energia per meglio valorizzare le biomasse residuali in campo agricolo e forestale (filiere diverse); esaltare le diverse vocazionalità delle aree agricole e agro-industriali; nelle aree più vocate puntare su produzioni di biomasse di qualità valorizzate in loco (biogas, pellets, ecc) e/o destinate alla co-alimentazione di impianti già esistenti. David Chiaramonti, dell Università degli studi di Firenze e Presidente del Consorzio Re-CORD, ha illustrato il caso dei sistemi di piccola scala per la generazione di energia. Il Prof Chiaramonti, dopo aver raccontato l esperienza del Consorzio Re-CORD, un ente di ricerca no-profit che gestisce un laboratorio chimico specialistico per le rinnovabili ed i biocarburanti, ha introdotto i sistemi di conversione energetica per poi approfondire il processo di gassificazione della biomassa. Per gli impianti di gassificazione di piccola scala si rende oggi necessaria una buona qualità della biomassa per garantire prestazioni stabili e la possibilità di fare un pretrattamento per standardizzare la biomassa in ingresso. Per quanto riguarda la biomassa solida oggi c è una buona disponibilità di tecnologie; per le piccole taglie, gli impianti di pirolisi/gassificazione si sono infatti evoluti verso la piena maturità industriale ma si rende ancora necessaria una riduzione di costi sia per la combustione che per la gassificazione. Per quanto riguarda invece il biogas e il biometano, abbiamo raggiunto una maturità dei processi ma si rende necessaria la disponibilità di materia prima. Per quanto riguarda l olio vegetale le tecnologie sono consolidate ma vi è criticità nell approvvigionamento. Tutto il materiale presentato nel corso del seminario è disponibile sul sito di Unioncamere Toscana. Direttore responsabile: Marco Talluri Autorizzazione del tribunale di Firenze: n del 14 febbraio 2005 Redazione: ARPAT, Via N.Porpora, Firenze - tel fax arpatnews@arpat.toscana.it Web: È possibile ricevere regolarmente ARPATNEWS, personalizzandone le modalità (periodicità, temi, ecc.), all'indirizzo:

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