Il casco di protezione per gli utenti delle due ruote

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1 ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ DIPARTIMENTO AMBIENTE E CONNESSA PREVENZIONE PRIMARIA REPARTO AMBIENTE E TRAUMI OSSERVATORIO NAZIONALE AMBIENTE E TRAUMI (ONAT) Giordano Biserni con Franco Taggi Il casco di protezione per gli utenti delle due ruote [2005] Pubblicato in Sicurezza stradale: verso il 2010, a cura di Franco Taggi, Istituto Superiore di Sanità, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Roma 2005, pp Il contenuto di questa pubblicazione può essere utilizzato citando la fonte nel modo seguente: Giordano Biserni con Franco Taggi, "Il casco di protezione per gli utenti delle due ruote", in Sicurezza stradale: verso il 2010, a cura di Franco Taggi, Istituto Superiore di Sanità, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Roma 2005, pp

2 26. LIBRO ( ) JO :45 Pagina 198 Il casco di protezione per gli utenti delle due ruote * Il dr. Giordano Biserni, presidente ASAPS e direttore de Il Centauro, intervista Franco Taggi sull utilità del casco. D. L Osservatorio Nazionale Ambiente e Traumi del reparto da lei diretto ha recentemente pubblicato un rapporto sull uso del casco e delle cinture di sicurezza in Italia: come responsabile di questa ricerca, che ne pensa dei risultati relativi all uso del casco? Le cose vanno bene o male? R. Non male, direi; ma possono andare ancora meglio: si può e si deve. Dico questo con cognizione di causa: oggi abbiamo, infatti, la possibilità di seguire nel tempo l andamento dell uso del casco grazie al sistema Ulisse, il sistema di sorveglianza nazionale sull uso dei dispositivi di sicurezza, gestito dal reparto che dirigo, che è stato realizzato dall Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la collaborazione di numerose AASSLL, Opere Pubbliche e alcune ONLUS. I dati del sistema parlano chiaro: l uso del casco è ben consolidato al Nord e al Centro, meno al Sud. La stima di quanti lo indossano durante la guida di motociclette o ciclomotori non è semplice, dato che il sistema è di tipo volontario: tuttavia, indicativamente, possiamo dire almeno per quel che riguarda i dati acquisiti dal sistema (850 territori monitorati, per un totale di circa osservazioni) -, che al Nord e al Centro siamo mediamente su proporzioni superiori al 90%; nel Sud la stima è più difficile, in quanto l uso è marcatamente a macchia di leopardo, talora all interno dello stessa città. In altre parole, in certi territori del meridione l uso è a livelli analoghi a quelli che si rilevano nel resto del paese; in altri territori, invece, l uso è prossimo a zero. Va segnalato, peraltro, che questo fenomeno del tutto o nulla si verifica pur se in forma minore - anche al Nord e al Centro. Da quello che abbiamo avuto modo di vedere (e di approfondire) queste variazioni parossistiche sembrano legate ad aspetti amministrativi di territorio: cambia comune, o addirittura cambia quartiere, e cambia tutto. In questo senso, credo che un preciso impegno su questo problema da parte dell Associazione Nazionale dei Comuni d Italia (ANCI) possa essere la chiave * La presente intervista è stata rilasciata nell ambito delle attività di Comunicazione ed Educazione previste rispettivamente dalla Linea 8 e dalla Linea 10 del progetto DATIS2, coordinato dall Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Intervista pubblicata su Il Centauro. 198

3 26. LIBRO ( ) JO :45 Pagina 199 IL CASCO DI PROTEZIONE PER GLI UTENTI DELLE DUE RUOTE di volta per modificare in meglio le cose. D. La situazione è quindi migliorabile. Ma, e molti se lo chiedono ancora, il casco è davvero così utile, al punto da renderne obbligatorio l uso? R. Sembra proprio di sì. Dai risultati di numerosissimi studi epidemiologici, svolti sin dagli anni 70, anche da noi in Italia, si evidenzia che l uso del casco dimezza mediamente la probabilità di morte e il quadro di gravità delle lesioni. Anche in banali incidenti addirittura cadendo da fermi dalla moto o dal ciclomotore l uso del casco può fare la differenza, tra la vita e la morte, tra un forte mal di testa e gravi disabilità cognitive. Il fatto è che il nostro cervello è particolarmente vulnerabile: il casco può proteggerlo con efficacia in molte delle situazioni che possono verificarsi. D. Per avere la sicurezza di questa protezione, va bene qualunque casco? R. No. La sicurezza del corretto funzionamento di un casco viene garantita da severe prove biomeccaniche dettagliatamente previste a livello europeo - cui il dispositivo viene sottoposto per la sua omologazione. In Italia queste prove sono effettuate nei laboratori del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che operano presso il Centro Superiore Ricerche e Prove Autoveicoli e Dispositivi di Roma. La protezione indotta dal casco può variare un poco, specie per il maxillo-facciale, in funzione del modello (integrale, jet, ecc.); ma l essenziale è che si tratti di un modello omologato, che ha cioè superato tutte le prove di cui prima si diceva e che garantiscono, se sfortunatamente dovesse accadere qualcosa, che il dispositivo sarà in grado di proteggerci a dovere. D. Se è possibile farlo in termini semplici, può spiegarci come funziona il casco? R. Assorbe energia, che altrimenti si scaricherebbe sulla nostra testa. Avete mai provato a rompere una noce con un martello? Il guscio si spacca, e aprendosi mostra integro il frutto (che in questo caso, tra l altro, somiglia molto come forma al cervello). In sostanza, l energia del colpo viene assorbita dal guscio, che per questo si rompe. Ovviamente, se date una martellata direttamente al frutto, lo spiaccicate; come pure, se la martellata è troppo forte non solo il guscio si rompe, ma anche il frutto si rovina. Ma fino ad una certa energia, il guscio si spacca assorbendo energia, e il frutto resta integro. D. Quali sono i maggiori vantaggi che si hanno portando il casco? R. In primo luogo, la protezione del cranio (e, quindi, del cervello); poi del volto, grazie alla visiera; dell intero maxillo-facciale, se il casco è di tipo integrale. Naturalmente, stiamo sempre parlando di caschi omologati. D. Stando così le cose, allora il casco sembrerebbe utile anche per chi va in bicicletta. R. Senza dubbio. Non è ancora molto usato dai ciclisti, ma sta diffondendosi. Varrebbe la pena che almeno i bambini lo indossassero tutti sistematicamente. D. Molta gente si chiede se l uso del casco non possa favorire i traumi del collo. R. Non è una domanda banale: per nostra fortuna gli studi svolti al proposito hanno dato esito negativo; anzi, prove biomeccaniche e modelli matematici indicano che il casco riduce anche le sollecitazioni sul collo. 199

4 26. LIBRO ( ) JO :45 Pagina 200 SICUREZZA STRADALE: VERSO IL 2010 D. L uso del casco può creare problemi di visibilità, udito, ecc.? R. Anche in questo caso non è banale porsi una domanda del genere. Molti studi sono stati svolti al proposito, anche recentemente. Sono stati messi in evidenza alcuni effetti, sia nella percezione dei suoni, sia per la visibilità laterale, che talora necessita di piccoli aggiustamenti ottenuti ruotando un poco la testa. I risultati di queste ricerche non mostrano alcuna evidenza, sia di laboratorio sia epidemiologica, dell esistenza di specifici rischi. D. Ma il casco non può essere pericoloso anche per il suo peso o per problemi di ventilazione? R. Le caratteristiche definite nella normativa di omologazione dei caschi sono state validate a livello internazionale, e sono di assoluta garanzia per l utente. Inoltre, a livello di studi epidemiologici non c è evidenza che questi due fattori costituiscano di per sé un rischio. Ovviamente, si cerca continuamente di produrre, a parità di sicurezza del dispositivo, caschi sempre più leggeri e ventilati. D. Il casco è utile anche ad alta velocità? R. E il problema della martellata troppo forte. Il casco è utile, per l energia che può scaricare : oltre, tocca alla nostra testa assorbirla. Quindi, meglio moderare sempre la propria velocità. Comunque ed epocali cadute di campioni motociclistici, fortunatamente senza conseguenze, lo hanno a tutti dimostrato è sempre meglio averlo in testa, che non averlo. D. Ma perché è necessario l obbligo per gli adulti? Un adulto è più consapevole del rischio, è più prudente di un giovane R. A parte il fatto che gli adulti perdono il controllo della moto e del ciclomotore come i giovani, e forse di più, questa maggiore consapevolezza invocata a suo tempo da molti che erano contrari al fatto che fosse introdotta la legge dell uso obbligatorio per gli adulti non trova riscontro nei fatti. Gli adulti hanno meno incidenti dei giovani, è vero, ma non troppo meno. E quando l incidente avviene è il casco che può risolvere i problemi, non una ipotetica consapevolezza smentita dai fatti. D. Ma allora, la consapevolezza dei rischi della strada serve a poco? R. Non direi. Serve prima, prima che avvenga l incidente; serve per farci scegliere una condotta di guida difensiva e attenta, che dia una ragione di essere al cervello di cui Madre Natura ci ha dotati e che spesso dimentichiamo di avere nella testa. Peraltro, la consapevolezza non è patrimonio dei soli adulti: ci sono molti giovani consapevoli ; e debbono essercene sempre di più. In questo senso trovo che l introduzione del patentino sia stata davvero una decisione molto intelligente: conoscere meglio le cose contribuisce ad indirizzare i comportamenti nel verso giusto. D. L uso del casco può creare nel conducente un senso di sicurezza tale da favorire condotte di guida più aggressive? R. Questa tesi, basata su concetti omeostatici del rischio, non è stata mai dimostrata concretamente da studi epidemiologici (lo stesso vale per l uso delle cinture di sicurezza). Naturalmente il problema che per fortuna non sembra esserci si porrebbe per quei soggetti che indossano il dispositivo solo perché c è l obbligo. Chi indossa spontaneamente il casco, a prescindere da una legge, 200

5 26. LIBRO ( ) JO :45 Pagina 201 IL CASCO DI PROTEZIONE PER GLI UTENTI DELLE DUE RUOTE mostra con tale atto una chiara attenzione verso i rischi della strada. Per quanto abbiamo potuto vedere anche nelle nostre esperienze degli anni 80 e 90, coloro che, pur non obbligati, portavano il casco, avevano una condotta di guida più prudente di quella degli altri conducenti che non ne facevano uso. D. Cosa succede se il casco non viene allacciato? R. Al momento dell impatto, il casco vola via e addio protezione. Peraltro, si può sospettare che con il casco slacciato particolari impatti possano favorire rapide rotazioni dello stesso che potrebbero influire negativamente sul collo. Stiamo studiando la biomeccanica di questo problema; ma il tutto è assai complicato e non abbiamo ancora risultati. Allo stato attuale possiamo quindi dire che non allacciare il casco è come non averlo; e forse, comporta anche un rischio aggiuntivo. D. Le prove a favore dell uso del casco sono dunque definitive? R. Direi di sì: mentre le argomentazioni contro l uso del casco o non sono verificate o sono addirittura contraddette dai risultati delle ricerche svolte al riguardo, l efficacia di questo dispositivo nel ridurre consistentemente mortalità, morbosità e gravità delle lesioni alla testa, e di conseguenza il peso dei problemi umani, sociali ed economici a queste associati, è largamente supportata dallo stato attuale delle conoscenze scientifiche. D. In conclusione? R. Andare in moto, in ciclomotore, in bicicletta, è un esperienza molto bella. Tuttavia, questi mezzi sono intrinsecamente pericolosi perché instabili per loro natura e non protettivi, come può essere ad esempio un automobile. E bene, quindi, cautelarsi il più possibile per restare sempre in buona forma, guidando con prudenza e proteggendo al meglio la propria testa con l uso del casco. E questo anche se siamo guidatori esperti e navigati: sulla strada ci sono anche gli altri, e non sempre la loro abilità, le loro condizioni fisiche e la loro attenzione sono quelle desiderabili: se i centauri sono talvolta un po birboni nel traffico cittadino, è esperienza comune che gli automobilisti sono spesso un poco disattenti verso di loro. Comunque, al di là delle utili indicazioni che la ricerca produce, non dovremmo mai dimenticare di fare anche uso del buonsenso per quelle che sono delle scelte importanti per la nostra salute: chiunque di noi fosse costretto con la forza a farsi dare una martellata in testa, credo che preferirebbe senza esitazioni - prenderla con indosso un casco e non direttamente sulla zucca. Tutto qua. 201

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