EDIFICI DI CARATTERE MONUMENTALE E DI RILEVANZA STORICO-ARTISTICA

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1 EDIFICI DI CARATTERE MONUMENTALE E DI RILEVANZA STORICO-ARTISTICA PREMESSE "Un estensione di ben diciottomila ettari assolutamente deserta, priva di ogni forma di coltura, con rivi scorrenti in pieno regime anarchico, con oltre cinquanta, tra stagni e paludi adempienti da secoli alla triste funzione di fare di quella zona il regno della malaria". Con queste parole Giulio Dolcetta ( ), ideatore della bonifica di Arborea descrive la regione che si affaccia sul golfo di Oristano dove, con i capitali della Banca Commerciale Italiana, la Società Bonifiche Sarde intende avviare un'intrapresa rivoluzionaria, sostituendo ai pochi pastori indigeni una colonia, stabile e numerosa, di allevatori e mezzadri. I progetti dell'intervento vengono redatti da professionisti di grande valore ed intelligenza e le operazioni di appoderamento partono sul finire degli anni Dieci, non appena la costituzione della Società Bonifiche venne ufficializzata. Infatti, il 23 dicembre del 1918, a Milano, la SBS è costituita legalmente col versamento di lire di capitale da parte della COMIT e con tre quote - da lire ciascuna - dei soci Fernando Adamoli, Giuseppe Menada ed appunto Giulio Dolcetta, che ricoprirà fino al 1933 un ruolo insostituibile nella amministrazione di quella grande avventura. Nel 1919 viene stipulato il primo contratto di cessione in enfiteusi dei terreni in possesso dell'amministrazione comunale di Terralba, con l'accordo che vengano attuate le necessarie opere di bonifica ed il successivo sfruttamento dei terreni resi produttivi. Pochi mesi dopo, lo stagno di Sassu viene acquisito dalla Società alla quale il Ministero dell'agricoltura affida il compito di studiare ed eseguire la sistemazione generale dell'area ceduta. Nascono così i primi insediamenti stabili: Tanca del Marchese, con abitazioni, silos, magazzini ed uffici; S'Ungroni; Pompongias; Linnas; Luri; Torrevecchia e finalmente il "Villaggio Mussolini", cuore amministrativo della tenuta, inaugurato alla fine di ottobre del 1928, alla presenza del re Vittorio Emanuele e del ministro Costanzo Ciano. Lo Stato interviene con le leggi sulla "bonifica integrale" sostenendo l'impresa e valorizzando - anche a scopo propagandistico - le grandi realizzazioni cui concorrono centinaia tra operai, contadini e professionisti: sardi, veneti, emiliani, romagnoli, lombardi, siciliani. Il miraggio di una sistemazione stabile e duratura incoraggia le famiglie continentali a trasferirsi nell'isola. La vita è però durissima e severe le regole imposte. La lunga marcia verso il benessere inizia con fatica in quegli anni. Decine di cantieri, centinaia di chilometri di frangivento, canali grandi e piccoli, una ferrovia industriale, la cava e la blocchiera: la bonifica è un grande cantiere a cielo aperto, mentre nascono le strutture necessarie alla vita pubblica.

2 Mussolinia di Sardegna, questo il nome che viene dato al villaggio principale, è comune autonomo dal 29 dicembre 1930 e per un anno e mezzo lo stesso Dolcetta, da podestà, ne guiderà le sorti. Quattordici anni dopo la città di Mussolinia diventa Arborea: è il 17 febbraio Un decennio più tardi la Riforma agraria spaccherà l'opinione pubblica tra favorevoli e contrari all'assegnazione delle terre ed alla costruzione di un nuovo, più moderno, regime di proprietà. Nel 1954 intanto, la SBS cede i terreni della vecchia tenuta all'etfas, l'istituzione regionale preposta alla trasformazione fondiaria delle campagne dell'isola, da cui nascerà l'ersat, i cui uffici trovano posto nello stabile dove Dolcetta e soci amministravano, or sono ottanta anni, una "magnifica intuizione", frutto di uomini, donne e capitali. DESCRIZIONI ARCHITETTONICHE 1. Le scuole elementari, Progetto di Carlo Avanzini (scheda n. 49) L'edificio delle scuole si affaccia sulla Piazza Maria Ausiliatrice, con un aspetto rigidamente simmetrico, dall'impronta neorinascimentale. Il fabbricato disegnato dall'avanzini ( ) è austero, addirittura severo. Il rivestimento esterno, detto bugnato, di pietra sporgente, caratterizza la facciata. Non mancano però le decorazioni che danno un tocco fantasioso all'insieme.

3 2. Chiesa parrocchiale del Cristo Redentore, 1927 (scheda n. 50) Il più noto fra gli edifici storici di Arborea. Sorge nella piazza principale, di fronte al Municipio. Edificata alla fine degli anni Venti, affidata ufficialmente ai Salesiani nel 1936, la chiesa è costruita in stile neoromanico. Molti elementi dell'architettura padana e delle valli dell'adige la rendono pressoché unica in Sardegna: la facciata sembra quasi staccarsi dal resto dell'edificio, per la vivacità dell'aspetto. Anche la copertura e le decorazioni la caratterizzano: si veda ad esempio l'ampio mosaico soprastante il portale d'ingresso. Il campanile non desta minore curiosità: adibito in origine a deposito d'acqua, pare l'incrocio fra un "broletto" (la torre civica degli antichi Comuni) ed una torre campanaria vera e propria. L'interno è ampio, la copertura, a capriate. Gli archi, a sesto acuto e a tutto sesto, sono decorati vistosamente, con motivi di gusto modernista di sapore celtico-medievale. Caratteristici e pregevolissimi sono i candelabri-portalampada ed il lampadario centrale, in ferro battuto, disegnati, come la chiesa, dall'architetto milanese Bianchi. Di grande interesse la pala d'altare (1933), che rappresenta il Cristo nell'episodio del miracolo dei pani e dei pesci, attorniato da contadini polesani e sardi nei costumi caratteristici. Il dipinto è opera del cagliaritano Filippo Figàri ( ), uno dei massimi artisti sardi del Novecento. A lui la SBS affiderà il compito di disegnare le cedole delle azioni societarie. 3. Dopolavoro, Progetto di Carlo Avanzini (scheda n. 52) Sorge a sinistra della chiesa parrocchiale.

4 La facciata in mattoni dalla caratteristica bicromia, ripresa nel recinto del cimitero comunale, riconduce nuovamente allo stile neomedievale, nella variante "lombarda". 4. Casa degli Impiegati, 1929 (scheda n. 48) Progettata dai tecnici della Società Sarda di Costruzione, la più importante impresa edile creata in seno alla bonifica, era originariamente adibita ad ospitare i dipendenti della SBS. E' ancora una volta il bugnato l'elemento caratteristico più evidente dell'esterno, anche se solo al pianterreno. La parte alta dell'edificio è invece in intonaco liscio. Comincia a intravedersi qualche elemento di semplificazione razionalista 5. Palazzo dell'albergo e dei Negozi, 1929 (scheda n. 53) Anch'esso disegnato e realizzato dalla Società Sarda di Costruzione, comprende la storica locanda "Gallo Bianco", ancora attiva, ed i primi locali ad uso commerciale edificati a Mussolinia di Sardegna. L'aspetto è omogeneo a quello della casa degli Impiegati, collocata sul lato opposto.

5 6. Ospedale "Carlo Avanzini", 1929 (scheda n. 69) In attesa di un urgente e prossimo restauro, l'ospedale è una delle costruzioni più caratteristiche. Se ne osservi ad esempio la torretta neomedievale e la semicircolare veranda, che rendono assai particolare la grande struttura. Ospitava fino a trenta ricoverati per volta, accuditi dalle suore vincenziane (Figlie della carità), quelle dal caratteristico cappello a falde larghissime. Malarici, tisici, infortunati sul lavoro ebbero a centinaia le prime cure, a pochi passi da casa. Oggi è sede del centro sociale e ricreativo per giovani ed anziani voluto dal Comune e della Guardia medica.errore. Il segnalibro non è definito. 7. Villa del Presidente della SBS, (scheda n. 41) Progetto di Carlo Avanzini. E' la prima costruzione di rilievo storico che osserva chi arriva da Oristano, lungo il rettifilo, sul lato destro. Trova posto entro un parco magnifico che la nasconde all'occhio indiscreto. Apparentemente sviluppa in simmetria lo schema delle altre case di abitazione, con un senso monumentale davvero notevole. Può dirsi "eclettica", nel senso che la caratterizzano numerosi elementi neorinascimentali della tradizione romana e veneta. Evidente il sapore "veneziano" nell'elegante elemento centrale della facciata, costituito dalla successione di 5 monofore.

6 8. Villa del Direttore della Società, Progetto di Carlo Avanzini (scheda n. 40) Trova posto tra il Municipio e la Villa del presidente. Avanzini in questa occasione sembra alleggerire il suo disegno rispetto alla monumentalità dell'edificio precedente, con una svelta pianta a "croce greca", inserita all'interno di un quadrato. Il tetto a padiglione, con le falde che sporgono con evidenza, sostenute da robuste mensole in legno. Si osservi quindi il fregio che corre lungo il perimetro, nella parte alta dell'edificio: festoni, nastri, putti ed altri elementi di gusto ancora Liberty. Davvero curioso il prònao, che evidenzia l'ingresso della struttura, con le sue agili colonne - a semicerchio - e con l'intreccio nuovamente eclettico di forme e stili. 9. Palazzo della Società, Progetto di Carlo Avanzini (scheda n. 37) Sorge in Corso Italia, già Corso del Littorio. Alcuni elementi, architettonici e decorativi, riconducono alla villa del Direttore della Società, ma il grande fabbricato della sede societaria nasce dall'unione di tre corpi diversi, secondo il modello a "due ali con loggia", del Cinquecento veneto, e col caratteristico bugnato che si contrappone all'intonaco liscio del piano superiore. Un fregio di gusto modernista corre tutto intorno all'edificio, ed è ancora un gusto "veneziano" a caratterizzare la balaustra che separa i corpi laterali. L'eclettismo domina nella decorazione di tutto il palazzo, con elementi bizantini, medievali, decò, conservati e valorizzati intelligentemente in occasione del recente restauro.

7 10. Municipio, Progetto di Carlo Avanzini (scheda n. 39) E' posto esattamente di fronte alla chiesa parrocchiale. Alle note eclettiche neorinascimentali, già viste altrove, si aggiungono alcune libertà di composizione. Il retro ricorda vagamente lo schema applicato nel cinquecentesco palazzo della Farnesina 11. Ex Mulino, Progetto della Società Sarda di Costruzione (scheda n. 27) In quello che nasce in origine come un villaggio d impresa prima ancora che come città di fondazione, l agglomerato che raggruppa il mulino, il silo e, dalla parte opposta, il caseificio, costituisce storicamente il cuore dell area industriale, lungo l attuale Corso Italia. Il mulino, in particolare, si evidenzia per le forme eleganti e compatte conferite dal progettista - nelle quali sono riscontrabili, ancora oggi, alcuni elementi di quella commistione di forme, stili, ornamenti estetici e cromatici, coevi della stagione nella quale operarono i tecnici legati allo studio cagliaritano degli ingegneri Dionigi e Flavio Scano, artefici primi dello sviluppo architettonico di tutto il comprensorio bonificando. Lo stesso progettista non rinuncia, nel caso della struttura molitoria, alla pietra a vista, posta lungo il perimetro e sino all altezza di circa un metro rispetto al piano di campagna, quindi preferisce l intonaco liscio ed una colorazione tenue, per la parte restante del fabbricato. Questo stesso si eleva, nel corpo più alto destinato al silo granario, per poco meno di venti metri, risultando perciò molto inferiore rispetto all enorme silo prospiciente.

8 L edificio è stato recentemente restaurato per adibirlo a Museo della Bonifica (MUB), dove trova collocazione anche la collezione archeologica comunale. 12. Ex Silos, Progetto della Società Sarda di Costruzione (scheda n. 25) Il fabbricato, posto tra la Via Baranì e la Via Marconi, prospiciente l ex mulino, rientra nell ambito del patrimonio di archeologia industriale che manifesta nel suo essere, un epoca storica in cui la macchina consentiva con la sua modernità acerba di iniziare un percorso agricolo-industriale capace negli anni avvenire di sviluppare una imprenditorialità cooperativistica determinando la storia economica e sociale del territorio. L edificio raggiunge la massima altezza di circa trentacinque metri, consentita dal ricorso all utilizzo massiccio del cemento armato. 13. Mercato civico, Progetto della Società Sarda di Costruzione (scheda n. 60) L edificio è posto lungo Corso Roma, all angolo con la Via Sardegna. E caratterizzato da una disposizione planimetrica e un gioco di volumi, dettati dalla funzione che l edificio assolve. Interessante l inserimento ritmico delle finestre.

9 14. Enopolio Progetto della Società Sarda di Costruzione (scheda n. 47) L edificio, collocato tra la Via Marconi e la Via Santa Chiara, è stato recentemente oggetto di restauro, per ricavarne un centro commerciale. Emerge anche in questo caso la linea funzionale che risponde alle esigenze pratiche d utilizzo delle strutture, arricchite opportunamente da decorazioni e fregi geometrici, di gusto decó e/o futurista. 15. Casa del Fascio, Progetto di Giovanni Battista Ceas (scheda n. 45) Trova posto sul Corso Italia. Edificata secondo il gusto razionalista, è evidenziata dalla presenza dell'alta torre littoria, posta di lato ed orientata ad ovest. Sobrietà mediterranea, gusto per le simmetrie, pulizia ed equilibrio ne facevano un piccolo gioiello dell'architettura voluta dal regime per la vita di partito. L'intonaco liscio si contrappone al mattone a vista, separando piano terreno da primo piano. La scala esterna, che rompe volutamente l'equilibrio della struttura, risponde all'esigenza di recuperare adattabilità all'interno

10 16. Casa del Balilla, poi G.I.L., Progetto di Giovanni B, Ceas. (scheda n. 26) Ancora in stile schiettamente razionalista, è posta accanto alla Casa del Fascio. Comprendeva palestra, spogliatoi ed uffici; piscina all'aperto; piscina per bambini; attiguo campo sportivo. Una struttura eccezionale per l'epoca, frutto del grande interesse del regime per l'educazione della gioventù. Di grande valore le soluzioni pratiche ideate da Giovanni Battista Ceas ( ): l'uso degli oblò laterali, apribili a compasso; il vetrocemento nella parete occidentale più corta, per dare luminosità all'ambiente della palestra; il pavimento in linoleum di sughero; la tribuna all'interno. All'esterno si noti il rapporto asimmetrico fra piano terra e primo piano, ancora una volta sottolineato rispettivamente dalla diversità di rivestimento. Assai interessante è l'atrio, con un compluvium circolare che corrisponde all'impluvium con vasca della stessa forma 17. Caserma della M.V.S.N.(Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) Progetto di Giovanni Battista Ceas (scheda n. 67) Completa il trittico delle opere "istituzionali" edificate ad uso delle organizzazioni del regime: partito, gioventù del littorio ed appunto Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. I locali della caserma oggi ospitano la Biblioteca Comunale, con i suoi dodicimila volumi in catalogo. Rispetto alle altre due opere del Ceas, la caserma non presenta soluzioni particolarmente originali, compreso l'elemento saliente della sala semicircolare (successivamente rimaneggiata)

11 che ospitava le adunate del corpo militare, posta all'estremità del braccio più corto del fabbricato, il cui ingresso principale si apre nell'attuale via Roma. 18. Casa del Cooperatore, Progetto di Nino Cerlienco (scheda n. 29) E' posta dirimpetto alla sede della Società Bonifiche Sarde, lungo il Corso Italia. La pianta a T, le superfici lisce e l'uso del bugnato nei rivestimenti esterni, tradiscono il tentativo interessante, e non semplice, operato da Nino Cerlienco ( ) di far convivere lo "stile Avanzini" con il razionalismo di G. B. Ceas..