Definizione di bosco
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- Nicola Palmisano
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1 Definizione di bosco
2 Il testo del D.L.vo 227 del 18 maggio 2001, Orientamento e modernizzazione del settore forestale, recita: si considerano bosco i terreni coperti da vegetazione forestale arborea associata o meno a quella arbustiva di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, i castagneti, le sugherete e la macchia mediterranea, ed esclusi i giardini pubblici e privati, le alberature stradali, i castagneti da frutto in attualità di coltura e gli impianti di frutticoltura e d arboricoltura da legno di cui al comma 5. Le suddette formazioni vegetali e i terreni su cui essi sorgono devono avere estensione non inferiore a metri quadrati e larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento, con misurazione effettuata dalla base esterna dei fusti.
3 La stazione e la sua caratterizzazione
4 Il luogo dove cresce un bosco si chiama tecnicamente stazione. Essa è caratterizzata da: una certa posizione geografica (latitudine,longitudine), topografia (quota, esposizione, pendenza, forma rispetto all'intorno, assolazione), caratteristiche del terreno (presenza di rocce, tipo di suolo e suo grado evolutivo), dotazione idrica (acqua che proviene dal cielo, da monte, da sottoterra, concentrata in corsi o diffusa), il clima che insiste in quel luogo (macroclima, o clima regionale, e microclima, o clima stazionale)
5 La sintesi di tutte queste caratteristiche porta a definire la fertilità stazionale, un parametro essenziale per valutare: l'evoluzione di un possibile bosco di un luogo la sua composizione la sua produttività biologica: se la fertilità è elevata il bosco che cresce o crescerà potrà essere molto produttivo e quindi sostenere la vita anche di molti altri esseri viventi, compreso l'uomo
6 Esempio di descrizione stazionale In questo caso ci troviamo nella Pianura padana, quindi con clima temperato, favorevole allo sviluppo di una foresta di latifoglie caducifoglie. La quota varia intorno a poche decine di metri dal livello del mare, quindi le temperature medie non sono influenzate dal tipico abbassamento dovuto alla quota (calo di 0,6 ogni 100 metri di risalita), l'esposizione ad est e sud è favorevole, anche perché i venti freddi da nord sono frenati a monte e la pendenza piuttosto rilevante comporta che i raggi solari incidano con un angolo elevato al suolo, riscaldandolo favorevolmente proprio quando il sole è basso sull'orizzonte, cioè in inverno. Non essendoci rilievi a sud che possono produrre ombreggiamenti, l'assolazione e forte e quindi tutta l'energia solare può essere intercettata dalle piante (tranne in inverno, con le nebbie, ma è proprio il momento che essi sono in buona parte in riposo vegetativo). La roccia madre (lo strato geologico che origina il suolo, sotto l'effetto del clima e dei
7 La roccia madre (lo strato geologico che origina il suolo, sotto l'effetto del clima e dei fattori biologici) è di tipo calcareo, quindi di origine sedimentaria, e capace di liberare nel tempo importanti elementi e nel corso dei milioni di anni ha portato alla formazione di un tipico suolo rosso, formatosi in climi più caldi e piovosi dell'attuale (come si osserva oggi in molte parti della fascia intertropicale), caratterizzato da una importante presenza di argille, ossidi di ferro (colore rosso) ma una certa delicatezza in termini di erosione.
8 I fattori climatici Luce Temperatura Acqua (pioggia e neve) Vento e perturbazioni atmosferiche Fulmini Fuoco
9 La temperatura è il fattore fondamentale che contribuisce a determinare la distribuzione delle specie vegetali e animali sulla terra. Ogni processo fisiologico si svolge in un determinato campo di variazione di valori della temperatura con un andamento ottimale in corrispondenza di un valore o di un intervallo che vengono chiamati optimum. La temperatura condiziona la produttività
10 Limite orientale e settentrionale ridisegnato degli areali di faggio (Fagus sylvatica), quercia (Quercus robur) e abete rosso (Picea abies) (da Walter, modificata). A) isoterma luglio 10 C; B) 4 mesi con temperatura maggiore di 10 C; C) isoterma gennaio -2 C.
11 Le piante possono essere classificate in relazione al loro adattamento allo stress da temperature troppo elevate o troppo basse: Piante termofile (vivono in ambienti caldi o in microclimi particolarmente favoriti termicamente, foreste tropicali subtropicali, vegetazione mediterranea) Piante mesofile (vivono in condizioni intermedie di temperatura, foreste temperate) Piante microterme (sopportano temperature molto fredde mediante adattamenti di tipo fisiologico e morfologico, foreste di montagna e boreali)
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13 INVERSIONE TERMICA
14 L acqua è l elemento nel quale avvengono tutti i processi biochimici tipici degli organismi viventi (l acqua è un ottimo solvente per le sostanze ioniche). Gli alberi assumono l acqua attraverso le radici e la restituiscono (sotto forma di vapore acqueo) attraverso la traspirazione. La necessità in acqua di una foresta è certamente superiore a quella degli aggruppamenti erbacei ed è più elevata per le foreste di caducifoglie che per quelle di conifere. Per uno stesso tipo di aggruppamento essa può variare a seconda delle condizioni stazionali e dell'età delle piante. Si ricordi che la quantità di acqua utilizzata dalla vegetazione nel nostro clima non rappresenta che una parte della piovosità annuale, poichè la restante parte penetra nel terreno per infiltrazione o scorre su di esso per ruscellamento.
15 Specie: Igrofile: specie adatte a completa o parziale sommersione in acqua e che non possono vivere in suoli troppo asciutti. Mesofile: specie adatte a moderate disponibilità idriche, in genere intolleranti sia della sommersione e sia della siccità. Xerofile: piante dei climi aridi (o di suoli aridi localizzati in ambienti più freschi) e tolleranti l aridità.
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17 Precipitazioni Ecosistema forestale Chiome -> barriera che intercetta una parte della pioggia Ritorno all'atmosfera per un'evaporazione Arrivo al suolo per scorrimento lungo rami e fusto (stemflow) Raccolta sulle foglie -> formazione di gocce più grosse che cadono al suolo.
18 Gocce d'acqua che si formano sulle foglie più grosse -> forza sul terreno > in assenza di lettiera (es. post-incendio) -> distruzione degli aggregati del terreno diminuzione della porosità Precipitazione secondaria Distribuzione irregolare: periferia delle chiome P > (20% conifere- 60% latifoglie) Zone coperte dalle chiome -> q. acqua molto minore Zona a contatto con il tronco -> acqua che scorre su di esso Raggiunta la saturazione delle foglie acqua -> peduncolo -> rami -> tronco -> suolo stem flow
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20 Stem flow -> variabile abbondanza intensità di precipitazioni portamento dell'albero caratteristiche della corteccia Min -> alberi grossi, cortecce scabrose e spesse, coperte da epifite. Max -> faggio (9.6-13%) Valori bassi (<1%) -> abete rosso e pino silvestre Se stem flow elevato -> al suolo vicino al tronco q. acqua 2.5 volte > di quella che cade all'esterno Faggio Abete rosso Pino silvistre
21 Ripartizione delle precipitazioni in due tipi di foreste in relazione all intensità della pioggia
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23 A sinistra bilancio idrico di un bosco: penetrazione lenta delle Precipitazioni nel terreno; immagazzinamento dell acqua nel suolo ed alimentazione continua delle sorgenti; aumento dell umidità atmosferica in seguito all elevata traspirazione. A destra: bilancio idrico dopo il disboscamento: la pioggia batte direttamente sul terreno nudo, compattandolo, e scorre in superficie (forte erosione); l acqua di percolazione dilava le sostanze nutritive del terreno non percorso dalle radici; alimentazione delle sorgenti debole e irregolare.
24 Piante ed esigenze di luce (eliofile e sciafile): 1) piante che vivono solo in presenza di luce forte, corrispondente al massimo di illuminazione solare: piante dei deserti, delle steppe e di alta montagna; 2) piante il cui optimum fisiologico corrisponde all'illuminazione massima (100%), ma che possono vivere con luce più debole (fino al 40%): piante delle rocce, delle praterie e delle macerie. E' questo il caso di numerose specie colonizzatrici di suoli nudi, quali i rovi, l'artemisia, l'epilobium angustifolium che si sviluppano abbondantemente nelle aree derivate dal taglio del bosco
25 3) piante tolleranti dell ombra (sciafile), che vivono con luce pari al 20-40% in media: Anemone nemorosa, Oxalis acetosella; 4) piante sciafile estreme che non possono vivere se non al di sotto di una copertura vegetale densa, e sono obbligatoriamente piante di sotto-bosco denso, come Prenanthes purpurea, il cui optimum e tra il 5 e il 10%, ma che possono ancora vivere, senza fiorire, anche quando l'illuminazione scende al 3%.
26 La distribuzione della radiazione nelle comunità vegetali Nelle fitocenosi -> condizioni di luminosità differente Dall'esterno all'interno della comunità la luce incidente è assorbita progressivamente nel passaggio attraverso i vari strati di piante presenti e viene utilizzata per la maggior parte Foreste di latifoglie della zona temperata, al sottobosco: 10-20% nel periodo vegetativo 50-70% nel periodo invernale con alberi spogli Foreste di conifere fitte e foreste tropicali meno dell'1% (limite di sopravvivenza per le piante vascolari)
27 2-3% boschi densi: insufficienti per la rinnovazione specie arboree
28 Risposta della vegetazione alla riduzione della luce nel bosco formazione foglie d'ombra disseccamento rami bassi degli alberi morte degli individui che crescono più lentamente abbondanza del sottobosco di specie sciafile o specie che svolgono la maggior parte del ciclo vegetativo prima della fogliazione (nei boschi di latifoglie decidue) Riduzione % piante superiori Aumento felci, muschi, alghe
29 Risposta della vegetazione alla riduzione della luce nel bosco formazione foglie d'ombra disseccamento rami bassi degli alberi morte degli individui che crescono più lentamente abbondanza del sottobosco di specie sciafile o specie che svolgono la maggior parte del ciclo vegetativo prima della fogliazione (nei boschi di latifoglie decidue) Riduzione % piante superiori Aumento felci, muschi, alghe
30 Quando un organismo vive entro limiti ristretti, ossia non tollera variazioni eccessive di un fattore ambientale, viene chiamato stenoico. Al contrario se i limiti di variazione sono ampi l individuo è detto euroico. Di un individuo stenoico si dice che ha una scarsa valenza ecologica mentre di un euroico che ha una ampia valenza ecologica.
31 CLASSIFICAZIONE FITOCLIMATICA DI PAVARI Pone in stretta relazione il clima di una determinata zona con le tipologie vegetazionali presenti (in particolare quelle forestali). E stata elaborata da Pavari nell anno 1916 ed è stata ulteriormente calibrata per il territorio nazionale da De Philippis (1937). Viene utilizzata per l'inquadramento del clima del nostro paese in relazione alle esigenze della selvicoltura e quindi della gestione forestale. Prevede la definizione di diverse zone diversificate sulla base di limiti termici, all interno delle quali sono previste sottozone sulla base ancora di limiti termici e, nelle zone più calde, di limiti pluviometrici.
32 I parametri climatici considerati sono: temperatura (media annua, media del mese più freddo, media del mese più caldo, media dei valori massimi, media dei valori minimi); precipitazioni (medie annue, medie del periodo estivo). Le diverse zone fitoclimatiche sono state distinte con nomi derivati da cenosi o da specie forestali particolarmente rappresentate nell ambito della zona stessa.
33 Le zone fitoclimatiche della classificazione del Pavari sono: A. LAURETUM T media annua 1 tipo: piogge uniformi sottozona calda tipo con siccità estiva sottozona media tipo con piogge estive sottozona fredda B. CASTANETUM sottozona calda (T m. mese+freddo >0 ) tipo senza siccità estiva 2 tipo con siccità estiva sottozona fredda (T m. mese+freddo > -1 ) tipo piogge > 700 mm/anno 2 tipo piogge < 700 mm/anno
34 C. FAGETUM Sottozona calda 7-12 Sottozona fredda 6-12 D. PICETUM Sottozona calda (T m. mese+freddo > -6 ) 3-6 Sottozona fredda (T m. mese+freddo anche < -6 ) 3-6 E. ALPINETUM (oltre il limite degli alberi) anche < 2
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