LAVORI in QUOTA. Lavoratori autonomi

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1 LAVORI in QUOTA dott. Matteo Bettega - dott. Paolo Ducati Lunedì 27 febbraio 2012 Lavoratori autonomi Decreto Legislativo n. 81/2008; i lavoratori autonomi devono: utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III; munirsi di dispositivi di protezione individuale (DPI) ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di cui al Titolo III; munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le proprie generalità, qualora effettuino la loro prestazione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività in regime di appalto o subappalto. I lavoratori autonomi che esercitano la propria attività nei cantieri si adeguano alle indicazioni fornite dal coordinatore per l esecuzione dei lavori(cse), ai fini della sicurezza. 1

2 Lavoratori autonomi Come si accerta, in cantiere, la presenza del lavoratore autonomo (titolare degli obblighi di cui all articolo 21 del D.Lgs. n.81/2008): l attività professionale della persona fisica contribuisce alla realizzazione dell opera senza vincolo di subordinazione (art. 89 c.1 lett. d), D.Lgs. n.81/2008); il contratto d opera prevede l obbligo a compiere verso un corrispettivo un'opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente(art del c.c.). Lavoratori autonomi L autonomia operativa dell imprenditore individuale può risultare dalla sottoscrizione di un contratto di appalto/subappalto se impresa individuale o contratto d opera se lavoratore autonomo. Dal contratto deve emergere la capacità del prestatore d opera di svolgere i lavori oggetto dell appalto con utilizzo di propria attrezzatura e materiali, e che per lo svolgimento di detta prestazione non vi sia commistione lavorativa con altro personale presente in cantiere. Elementi sintomatici di subordinazione: prestazione svolta secondo un orario di lavoro prestabilito; esecuzione delle proprie prestazioni nei cantieri nei confronti dello stesso soggetto, utilizzo delle attrezzature di altro soggetto senza particolari titoli contrattuali(noleggio a freddo). 2

3 Accordo tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la formazione dei lavoratori ai sensi dell art. 37 c.2 del D.Lgs. n. 81/2008 di data 21 dicembre 2011 Formazione facoltativa dei soggetti di cui all art. 21, c. 1del D.Lgs. n. 81/2008. Totale 16 ore(agg. quinquennale 6 ore). Formazione generale(4 ore) per tutti i settori: concetti di rischio danno prevenzione protezione organizzazione della prevenzione aziendale diritti, doveri e sanzioni per i vari soggetti aziendali organi di vigilanza, controllo e assistenza Formazione specifica(12 ore) per settori della classe rischio alto -edilizia-. RISCHIO di CADUTA dall ALTO D.Lgs. 09 aprile 2008, n.81 Articolo 107 lavoro in quota: attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m. rispetto ad un piano stabile. 2 metri 3

4 Lavoro in quota: Obblighi normativi Lavori di costruzione o ristrutturazione Lavori di manutenzione ordinaria sulle coperture (rischi residui) Misure di protezione collettiva (opere provvisionali, impalcati,ponteggi, parapetti, reti,ecc.) Ancoraggi permanenti sulle coperture (L.P. 9 febbraio 2007, n.3) e Sistemi anticaduta LEGGE PROVINCIALE 9 febbraio 2007, n. 3 Prevenzione delle cadute dall alto e promozione della sicurezza sul lavoro (approvata dal Consiglio provinciale di Trento il 6 febbraio 2007) (Pubblicata sul B.U. 20/02/2007 n. 8 in vigore dal 07/03/2007) Limiti alle concessioni, alle denunce d'inizio di attività e al rilascio del certificato di abitabilità per la mancata osservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, al fine di prevenire gli infortuni da caduta dall alto nei successivi lavori di manutenzione sulle coperture. 4

5 Persone referenti: Committente dei lavori: - proprietario dell'immobile - amministratore condominiale oppure in cantiere: - committente dei lavori -CSP-CSE - datore di lavoro dell Impresa Affidataria Documentazione da richiedere/visionare: - fascicolo del fabbricato; - dichiarazione di conformità dell installatore dei dispositivi di ancoraggio; - manuale d uso degli eventuali dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio e/o ganci di sicurezza da tetto installati, con eventuale documentazione fotografica; -documentazione attestante gli interventi di revisione programmata e di manutenzione dei dispositivi di ancoraggio. oppure in cantiere: - Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) - Piano Operativo di Sicurezza (POS) dell impresa affidataria Valutazioni da effettuare: - identificare i possibili percorsi effettuabili; -definirelazonadilavoro; - scegliere i dispositivi a cui si deve agganciare l operatore per raggiungere la zona. Nel caso in cui la zona di accesso al tetto sia distante dal punto di lavoro, il percorso per raggiungere quest ultimo deve essere protetto dai rischi di caduta dall alto (installazione di ponteggi e/o parapetti) o deve avvenire sempre con l utilizzo di DPI. -valutare se vi è la necessità di mettere in opera delle misure di prevenzione collettive (installazione di ponteggi e/o parapetti); - segregazione della zona sottostante l area di lavoro(pericolo caduta materiale ed attrezzature); 5

6 ACCESSO alla COPERTURA I percorsi di accesso alla copertura possono essere interni o esterni e devono consentire il passaggio di operatori, dei loro utensili e di materiali in condizioni di sicurezza. Accesso dall interno: prevede l utilizzo di abbaino o di lucernario tale da garantire un agevole passaggio di persone e di attrezzature. ACCESSO alla COPERTURA I percorsi di accesso alla copertura possono essere interni o esterni e devono consentire il passaggio di operatori, dei loro utensili e di materiali in condizioni di sicurezza. Accesso dall esterno: prevede l utilizzo di un ponteggio metallico fisso allestito in corrispondenza della zona in cui si deve intervenire, oppure si ricorre all uso di specifica attrezzatura(scale, trabattelli,ecc.) Verificare la reale possibilità di posizionare le attrezzature previste in presenza di: rampe inclinate, alberi, pergolati, zona d ingresso all edificio, ecc. 6

7 ACCESSO alla COPERTURA Nella zona di accesso alla copertura deve essere apposta idonea cartellonistica identificativa, da cui risulti l obbligo di utilizzo di sistemi di arresto della caduta, l identificazione e la posizione dei dispositivi fissi a cui ancorarsi e le modalità di ancoraggio. In prossimità dell accesso alla copertura è inoltre opportuno disporre della planimetria della copertura con la dislocazione degli elementi del sistema di ancoraggio. Percorsi per raggiungere la zona di lavoro Valutazione sulle condizioni della copertura verificaeindicazionedeisovraccarichiconsentitisullacopertura; pericolo di sfondamento della copertura (es. tetti con zone non pedonali,lucernari, eternit ecc.); assiti di chiusura dei lucernari e delle aperture presenti nel tetto realizzati con tavole da ponte e, se necessario, sostenuti con traversi di legno. Trasporto e posizionamento del materiale della copertura per facilitare l attività sulle tegole si potranno utilizzare delle pedane di stazionamento realizzate preferibilmente con assi da ponteggio. 7

8 Dispositivo di ancoraggio I requisiti, i metodi di prova e le istruzioni per l uso e la marcatura di dispositivi di ancoraggio progettati esclusivamente per l uso con dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall alto sono specificati nella norma tecnica UNI EN 795. I dispositivi di ancoraggio devono essere utilizzati solo con sistemi anticaduta marcati CE, che non generino forze maggiori di 600 dan in corrispondenza del dispositivo di ancoraggio. Dispositivi di ancoraggio ai sensi della UNI EN 795 -Classificazione- La UNI EN 795classifica i dispositivi di ancoraggioin 5 classi: CLASSI TIPOLOGIA d USO classe A distinta in: A1e A2 classe B (dispositivi provvisori portatili) classe C (linee di ancoraggio flessibili orizzontali) classe D (rotaie di ancoraggio rigide orizzontali) classe E (dispositivi a corpo morto) PROGETTATI IN TAL SENSO DAL FABBRICANTE FISSO PROVVISORIO PORTATILE FISSO FISSO PROVVISORIO PORTATILE 8

9 Dispositivi di ancoraggio ai sensi della UNI EN 795 -Definizioni- dispositivo di ancoraggio: elemento o serie di elementi o componenti contenente uno o più punti di ancoraggio. punto di ancoraggio: elemento a cui il dispositivo di protezione individuale può essere applicato dopo l installazione del dispositivo di ancoraggio; può essere o strutturale (fisso) o mobile. ancoraggio strutturale: elemento o elementi fissati in modo permanente a una struttura, a cui si può applicare un dispositivo di ancoraggio o un dispositivo di protezione individuale. punto di ancoraggio mobile: elemento mobile aggiuntivo montato sulla linea di ancoraggio o sulla rotaia di ancoraggio, a cui si può applicare il dispositivo di protezione individuale. Punti di ancoraggio UNI EN 516 La UNI EN 516 si applica alle installazioni per l accesso al tetto, effettuate permanentemente a parti strutturali di tetti inclinati, per stare in piedi o camminare durante l ispezione, la manutenzione e la riparazione delle attrezzature e/o degli impianti collocati sul tetto. La norma non si applica alle scale permanentemente fissate sui tetti inclinati. 9

10 Punti di ancoraggio UNI EN 516 Le installazioni per l accesso ai tetti sono classificate come segue: Classe 1: installazioniche non devonoessereusate comepunti di ancoraggio ai quali possono essere agganciati DPI contro la cadute dall alto o di trattenuta; Classe 2: installazioni che possono essere usate come punti di ancoraggio ai quali possono essere agganciati DPI contro la cadute dall alto o di trattenuta. Punti di ancoraggio UNI EN 517 La UNI EN 517 si applica ai ganci di sicurezza da tetto, installati permanentemente a parti strutturali di tetti inclinati. Tali ganci sono progettati: perilfissaggiodiscalepertetti; per il supporto di piattaforme di lavoro; e possono essere utilizzati(simultaneamente): come punti di ancoraggio ai qualipossono essere agganciati DPI contro le cadute dall alto o di trattenuta, se certificati in tal senso dal fabbricante. La norma in questione non si applica alle installazioni che vengono usate esclusivamente come punti di ancoraggio per DPI. 10

11 Dispositivi di ancoraggio e punti di ancoraggio Le Norme UNI EN sono Norme Armonizzate ai sensi della Direttiva CPD 89/106/CEE, pertanto il fabbricante deve provvedere alla marcatura CE prima della messa in commercio. diverso è per la UNI EN 795 che è una norma condivisa, armonizzata in parte e non gode di benestare tecnico. La GUCE C126 5/06/2009 dichiara che la compatibilità della UNI EN 795 ai R.E.S. della direttiva DPI 89/686/CEE non riguarda le classi A,C e D, ma interessa unicamente le classi B ed E le quali includono i dispositivi di ancoraggio provvisori portatili e devono essere marcati CE. Classe A, C e D Classe B e E marcatura UNI EN 795 marcatura Dispositivi di ancoraggio e punti di ancoraggio PERMANENTE UN DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO o un punto di ancoraggio SE dichiarato TRASPORTABILE, INSTALLABILE e REMOVIBILE UNI EN 795 Classe A, C e D Direttiva Sic. Gen. Prod. 2001/95/CEE UNI EN 795 UNI EN 516 UNI EN 517 Direttiva CPD 89/106/CEE LA MARCATURA UNI EN 795 Classe B e E Direttiva DPI 89/686/CEE 11

12 NORMATIVA D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 TITOLO III - USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE CAPO II - USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE definizioni obbligo d uso requisiti dei DPI obblighi del datore di lavoro obblighi dei lavoratori criteri per l individuazione e l uso D.Lgs. 4 dicembre 1992, n. 475 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE requisiti essenziali di sicurezza (Allegato II) categorie di DPI procedure di certificazione CE organismi di controllo attestato di certificazione CE / dichiarazione di conformità CE Norme tecniche (osservanza non obbligatoria) D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 Dispositivi di protezione individuale TITOLO III -USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE CAPO II - USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Il dispositivo di protezione individuale, -DPI- è qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo (art.74). Ed es. guanti di protezione, calzature di sicurezza, caschi di protezione, dispositivi contro la caduta dall alto. 12

13 Nota informativa Istruzioni per l uso Èunasortadi cartad identità deldpinellaqualesonoriportatituttigli elementi necessari per l identificazione e il corretto uso. La nota informativa preparata e rilasciata obbligatoriamente dal fabbricante per i DPI immessi sul mercato deve contenere, oltre al nome e all'indirizzo del fabbricante o del suo mandatario nella Comunità, ogni informazione utile concernente: a) le istruzioni di deposito, di impiego, di pulizia, di manutenzione, di revisione e di disinfezione. I prodotti di pulizia, di manutenzione o di disinfezione consigliati dal fabbricante non devono avere nell'ambito delle loro modalità di uso alcun effetto nocivo per i DPI o per l'utilizzatore; b) le prestazioni ottenute agli esami tecnici effettuati per verificare i livellioleclassidiprotezionedeidpi; c) gli accessori utilizzabili con i DPI e le caratteristiche dei pezzi di ricambio appropriati; Nota informativa Istruzioni per l uso d) le classi di protezione adeguate a diversi livelli di rischio e i corrispondenti limiti di utilizzazione; e) la data o il termine di scadenza dei DPI o di alcuni dei loro componenti; f) il tipo di imballaggio appropriato per il trasporto dei DPI; g) il significato della marcatura h) se del caso, i riferimenti delle direttive applicate; i) nome, indirizzo, numero di identificazione degli organismi notificati che intervengono nella fase di certificazione del DPI. La nota informativa deve essere redatta in modo preciso, comprensibile e almeno nella o nelle lingue ufficiali del paese di destinazione del DPI(Italiano). 13

14 EFFETTO PENDOLO Qualora sia necessario compiere spostamenti di notevole entità dal punto di ancoraggio è fondamentale valutare attentamente i pericoli dovuti ad un probabile effetto pendolo, in quanto nel caso di caduta, la lunghezza del cordino, provoca una caduta della persona secondo una traiettoria circolare che ha come centro di rotazione il punto di ancoraggio, oppure un altro punto di rinvio diverso dal punto di ancoraggio. TIRANTE d ARIA In un sistema di arresto caduta, un elemento importante da valutare è il tirante d aria, definito anche distanza libera di caduta. Tirante d aria : misura l altezza dello spazio libero da ostacoli necessario al di sotto di un lavoratore, per arrestarne la caduta in condizioni di sicurezza tramite un sistema ad assorbimento di energia cinetica. Tale spazio libero dipenderà dal tipo di sistema di arresto caduta impiegato. È opportuno, per avere sempre un corretto T.A., che il punto di ancoraggio venga collocato al di sopra del punto di ancoraggio dell imbracatura. 14

15 Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Connettori I connettori (moschettoni) utilizzati come componenti dei sistemi anticaduta, conformi alla norma tecnica UNI EN 362:2005 (o alla norma EN Q collegamento non apribile). Caratteristiche: resistere adunaprovastatica di15kn(c.a.1500kg); non deve presentare bordi a spigoli vivo o ruvidi che potrebbero tagliare, consumare o danneggiare in altro modo le corde o le cinghie o causare lesioni all utilizzatore. Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Connettori l apertura involontaria dei ganci e dei moschettoni deve essere evitata con chiusura automatica e bloccaggio automatico, o manuale, e si devono aprire solo con almeno due movimenti manuali consecutivi e intenzionali. Connettore girevole applicato su dispositivi retrattili con segnalatore di caduta 15

16 Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^categoria) Cordini I cordini utilizzati come elementi di collegamento o come componenti nei sistemi di arresto caduta specificati nella norma tecnica UNI EN 363:2003, conformi alla norma tecnica UNI EN 354:2003 e UNI EN 358:2001, sono gli elementi di collegamento tra l imbracatura per il corpo e un adatto punto di ancoraggio, sia fisso che scorrevole su guide rigide o flessibili. Il cordino può essere costituito da una corda di fibra sintetica, una fune metallica, una cinghia o una catena. Il cordino può essere provvisto di un dispositivo di regolazione per variarne la lunghezza. La lunghezza di un cordino fisso o regolabile che comprende l assorbitore di energia, se applicabile, e i terminali, per esempio connettori o anelli, non deve essere maggiore di 2 m. Un cordino senza un assorbitore di energia non deve essere utilizzato in o come un sistema di arresto caduta. Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Imbracatura anticaduta Le imbracature per il corpo, conformi alla norma tecnica UNI EN 361:2003 sono utilizzate nei sistemi di arresto caduta specificati nella norma tecnica UNI EN 363:2003. L imbracatura per il corpo può comprendere cinghie, accessori, fibbie o altri elementi disposti e montati opportunamente per sostenere tutto il corpo di una persona e tenerla durante la caduta e dopo l arresto della caduta. 16

17 Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Imbracatura anticaduta Costituisce l elemento di presa del corpo dell operatore e ne deve garantire l arresto in condizioni di sicurezza in caso di caduta e il successivo sostegno in sospensione. Deve avere bretelle adeguate ai movimenti che deve fare l operatore e cosciali di adeguate dimensioni e imbottiti, confortevoli, con attacchi anticaduta anteriore sternale e/o posteriore dorsale, in base alla valutazione dei rischi. Deve avere incorporata una cintura di posizionamento comoda, per garantire un adeguato sostegno e trattenuta nelle operazioni di lavoro, con attacchi sia laterali che centrale addominale. Può avere un sedile incorporato nei cosciali, nel caso di uso per lunghe operazioni di sospensione. Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Imbracatura anticaduta Imbracaturaanticaduta(UNIEN361) Imbracatura anticaduta completa di cintura di posizionamento (UNI EN358UNIEN361) Cinturadiposizionamento(UNIEN358) Imbracatura per lavori in sospensione (UNI EN 358,UNI EN 361, UNI EN 813) 17

18 Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Assorbitore di energia L assorbitore di energia è l elemento o componente di un sistema di arresto caduta progettato per disperdere l energia cinetica sviluppatasi nel corso di una caduta dall alto e deve essere progettato secondo la norma tecnica UNI EN 363:2003 e conforme alla norma tecnica UNI EN 355:2003. Esistono assorbitori di energia come componenti di un sistema di arresto caduta o assorbitori di energia incorporati in un cordino, in questo caso il cordino deve essere conforme alla norma tecnica UNI EN 354, oppure assorbitori di energia integrati all imbracatura per il corpo. Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^cat.) Assorbitore di energia La norma EN 355 stabilisce che una persona che cade non deve subire una forza frenante di oltre 600 dan e la norma EN 795 che gli ancoraggi della Linea di Vita devono resistere ad almeno 1000 dan per tre minuti i componenti vengono sottoposti ad una prova di resistenza dinamica. Lunghezza prima di una caduta Lunghezza dopo una caduta 18

19 Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^categoria) Dispositivi anticaduta di tipo retrattile I dispositivi anticaduta di tipo retrattile utilizzati nei sistemi anticaduta previsti dalla norma tecnica UNI EN 363 devono essere conformi alla norma tecnica UNI EN 360. Tale dispositivo anticaduta è dotato di funzione autobloccante e di sistema automatico di tensione e di richiamo del cordino. Il dispositivo di dissipazione d energia può essere incorporato nell involucro stesso oppure incorporato nella parte terminale del cordino retrattile. Dispositivi di Protezione Individuale -DPI- anticaduta (III^categoria) Dispositivi anticaduta di tipo retrattile I dispositivi anticaduta retrattili possiedono alcune caratteristiche che è importante porre in evidenza al fine di poterli utilizzare correttamente: lunghezza del cordino (può variare da 4 m. a 30 m. per i cordini in acciaio, e da 2 m. ai 30 m. per i cordini in fibra tessile); distanza di arresto (altrimenti denominata distanza di frenata) e Tirante d Aria-TA-; forza di arresto (frenante) non può essere superiore a 600 dan(punto 4.5 UNI EN 360:2003); La forza di richiamo esercitata sul cordino permette una velocità di spostamento di 2 m/s (velocità di una persona che cammina normalmente). 19

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