KARL MARX, FRIEDRICH ENGELS Manifesto del partito comunista 1848

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1 Politica KARL MARX, FRIEDRICH ENGELS Manifesto del partito comunista 1848 PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO Il Manifesto del partito comunista uscì a Londra nel 1848, appena qualche giorno prima che a Parigi scoppiasse la rivoluzione. Era stato commissionato dalla Lega dei comunisti per esporre il loro programma politico, e può essere considerato una summa del pensiero marxista: vi si trova la concezione della storia come lotta di classe, l interpretazione del ruolo della borghesia e del proletariato, la critica alle altre forme di socialismo, la preconizzazione di una società senza classi, senza oppressione e senza più stato. Si tratta di una delle opere più importanti, non tanto nella filosofia politica, quanto nella storia umana degli ultimi due secoli. Il comunismo è, irrimediabilmente, intrecciato alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra società: conoscerne i fondamenti è necessario per poter capire la contemporaneità.

2 PUNTI CHIAVE 2 La storia altro non è che la storia della lotta di classe, cioè dello scontro fra oppressi e oppressori Tale dinamica di lotta fra classi ha termine solo col pervenire a una società senza classi e senza oppressione La società feudale è stata sostituita dalla società borghese, la quale sarà sostituita dalla società proletaria La società borghese ha portato un nuovo enorme progresso materiale, economico, produttivo, tecnologico L urbanizzazione e l industrializzazione portano alla creazione di una crescente massa di lavoratori salariati Tale classe proletaria è inevitabilmente antagonista a quella borghese dei padroni capitalisti Quando il proletariato si organizza politicamente, essendo maggioranza, diventa la nuova classe dominante Con la vittoria del proletariato unito si avvia una rivoluzione che porta alla società comunista senza classi

3 RIASSUNTO 3 La storia come lotta di classe Uno spettro vaga per l Europa e turba il sonno della borghesia minacciando una guerra di classe: il comunismo. La dinamica della lotta di classe fra oppressi e oppressori, infatti, si ritrova in ogni società. In passato è sempre stato così, nell antica Roma, come in epoca feudale, ed anche al giorno d oggi tale lotta fra classi è ancora in atto. L avvento della società borghese, che ha sostituito l estinta società feudale, non ha cambiato questo fatto. Tuttavia nell epoca borghese i conflitti di classe si fanno più semplici ed evidenti: l intera società si divide in borghesia e proletariato, due grandi classi contrapposte. Dalle industrie organizzate in modo feudale o corporativo si passò alla manifattura e dalla manifattura alla grande industria moderna. Il mercato si allargò fino a diventare un mercato mondiale. Produzione e domanda di merci crebbero insieme all aprirsi di nuovi mercati. Il ceto medio soppiantò gli artigiani, e fu soppiantato a sua volta dai grandi industriali, e dai moderni borghesi. I mezzi di comunicazione e di trasporto seguirono e sostennero lo sviluppo in atto. I commerci, le industrie, la navigazione e le ferrovie si svilupparono insieme. Col progredire dello sviluppo tecnico ed economico è avvenuto anche un mutamento politico che ha visto la borghesia liberarsi dell oppressione cui era sottoposta in epoca feudale, fino a diventare la classe dominante. Nel moderno Stato rappresentativo la borghesia ha il dominio politico esclusivo. Il ruolo rivoluzionario della borghesia In questo processo di liberazione dalla oppressiva società feudale la borghesia ha svolto un ruolo rivoluzionario. Giungendo al potere ha distrutto i precedenti rapporti feudali e

4 4 patriarcali e ha fatto saltare le gerarchie precedentemente consolidate. L epoca della borghesia è un epoca di disvelamento e semplificazione. Tutti i rapporti vengono ridotti a un rapporto di denaro. Non solo gli ambiti più chiaramente economici e lavorativi, ma anche quelli legati a religione, famiglia, arte, sono spogliati e ricondotti a rapporti di forza basati sul denaro. Così facendo ha compiuto mirabili imprese e raggiunto grandi avanzamenti, traguardi scientifici, esplorazioni e scoperte. La borghesia rivoluziona continuamente i mezzi di produzione e quindi i rapporti sociali, in questo senso il suo tempo è una rivoluzione permanente, opposta alla stabilità e alla conservazione dei tempi precedenti. Il movimento perpetuo e l insicurezza sono le sua caratteristiche peculiari. Tale rivoluzione investe anche la cultura, le concezioni, le abitudini, i modi di vedere: quelli precedenti vengono messi in discussione, criticati, rifiutati. È l epoca del disincanto. La dimensione nazionale è ormai perduta, con il dispiacere di nazionalisti e reazionari vari. Il mercato è globale. Le industrie lavorano materie prime provenienti da paesi lontani. Le innovazioni che prendono piede in un luogo si impongono ovunque senza possibilità di rifiutarle. I consumatori ai abituano a nuovi prodotti esotici, li apprezzano e li chiedono sempre più. Il commercio universale scioglie ogni isolamento, ogni sacca di autarchia, ogni localismo. Si crea una interdipendenza universale fra tutti i paesi e le regioni del globo. E ciò che vale per la produzione materiale vale anche per quella spirituale: arte, letteratura e scienza raggiugono una nuova dimensione mondiale. Tale processo implica il coinvolgimento di tutti i paesi. Anche coloro che vorrebbero isolarsi, rifiutare il cambiamento e restare legati ai precedenti modi di produzione non possono farlo, sono forzati per stare al passo con gli avanzamenti altrui a riorganizzarsi secondo le linee della nuova società borghese. Altrimenti finirebbero in breve per accumulare un divario insopportabile in termini di peso economico, militare e politico. Il luogo per eccellenza della borghesia è la città, in cui la popolazione, lasciando le campagne, si concentra in modi prima inusitati. La campagna e i contadini diventano così

5 5 appendice della città e dei borghesi, così come i paesi più barbari diventano appendici di quelli più civili, l Oriente dell Occidente. La borghesia promuove l ammassamento della popolazione, la centralizzazione dei mezzi di produzione, la concentrazione della proprietà. Ne segue come logica conseguenza anche la centralizzazione politica. Una spinta ad unirsi in una sola nazione sotto un solo governo e una sola legge, all insegna di un solo interesse, e dentro un solo confine. Questo passaggio dall epoca feudale a quella borghese non poteva non avvenire. Ad un certo momento lo sviluppo dei mezzi di produzione e di scambio ha superato le possibilità offerte dall organizzazione feudale. Tale organizzazione non corrispondeva più alle forze produttive sviluppate e anziché promuoverle le ostacolava. Queste forze non potevano che finire per spezzare le catene che il feudalesimo imponeva loro. L avvento del proletariato Allo stesso modo sarà travolta la società borghese moderna. Quando non riuscirà più a controllare le forze produttive che ha scatenato, quando i rapporti di produzione e di proprietà correnti non saranno più adeguati, anche la società borghese collasserà, cedendo il passo all epoca del proletariato. Tale passaggio è già cominciato, ed è denunciato chiaramente dalle crisi di sovrapproduzione, periodiche e sempre più frequenti, che si manifestano in seno alla società borghese. Quando vi è un eccesso di civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio, le forze produttive superano le capacità dell organizzazione della società borghese, e finiscono per gettarvi scompiglio. Anche i rapporti di produzione e di proprietà borghesi sono diventati inadeguati come già quelli feudali. Le crisi vengono momentaneamente risolte con la conquista di nuovi mercati o con la guerra che distrugge una gran quantità di forze produttive.

6 6 La borghesia ha creato i presupposti per la sua stessa distruzione e ha creato anche gli uomini che ne saranno responsabili: i proletari. Sempre più concentrati e organizzati come soldati nelle fabbriche, pagati sempre meno, impiegati in compiti alienanti perché privi di qualsiasi autonomia, sottoposti a un dispotismo esasperante che ha il guadagno del padrone come solo scopo. Nel proletariato confluiscono tutti coloro che non riescono a diventare grandi capitalisti: i ceti medi, i piccoli industriali, i negozianti, gli artigiani, i coltivatori, mano a mano, soccombono sotto la concorrenza dei grandi capitalisti, e finiscono per proletarizzarsi. Il proletariato è per natura in conflitto con la borghesia. All inizio si tratta del singolo operaio contro il singolo padrone. Ma mano a mano le lotte si fanno comuni, fra gli operai della stessa fabbrica, fra quelli dello stesso settore produttivo, fra tutti quelli di una regione o di un paese, le lotte operaie assumono sempre più i caratteri di una lotta fra classi. Tale esito è inevitabilmente favorito dalla concentrazione degli operai nelle grandi fabbriche. Le lotte operaie possono portare a sconfitte o a piccole vittorie momentanee, ma il loro vero successo è unire gli operai, favorire il formarsi di una coscienza di classe, collegare le lotte di tutti in una sola lotta di classe. L organizzazione degli operai in classe li porta alla lotta politica e quindi ad organizzarsi in un partito. Al crescere di questa organizzazione cresce la sua forza, fino ad essere capace di imporre alla borghesia il riconoscimento legale degli interessi degli operai: è il caso delle leggi sull orario di lavoro, come quelle che ponevano il limite di dieci ore giornaliere in Inghilterra. Il proletariato si rafforza sempre più, parte della borghesia, soccombendo alla concorrenza, finisce per confluire in esso, ingrossandone le forze, ed alla fine anche una parte della classe dominante, comprendendo quale direzione la storia seguirà, si unisce alla lotta proletaria, come già una parte della nobiltà, comprendendo il mutamento in atto, si era unita alla borghesia.

7 7 Il proletariato è una classe autenticamente rivoluzionaria perché al contrario di tutte le classi che hanno preso il potere in precedenza non ha nulla da perdere, nulla di proprio di cui preoccuparsi. Può quindi distruggere completamente l intero sistema dei rapporti di produzione e proprietà precedente, senza remore. Questo è il corso inevitabilmente segnato per la storia dell umanità. Proletari e comunisti I comunisti rappresentano la parte più cosciente del proletariato, la forza propulsiva del movimento. Essi si distinguono dal resto del proletariato, perché più consapevoli degli interessi comuni che appartengono a tutti i proletari. Ma hanno gli stessi interessi e appartengono alla stessa classe di ogni altro proletario. Questo punto da solo potrebbe essere considerato riassuntivo dell intero programma comunista. Il proletario non ha proprietà private. Il lavoro salariato non gli permette di averne, gli basta solo a sopravvivere per continuare ad essere sfruttato. Se la proprietà garantisce al proprietario anche una certa autonomia, indipendenza e libertà, nulla di tutto ciò appartiene all operaio, che è uno schiavo a tutti gli effetti. Abolire la proprietà privata significa invece prendersela con la borghesia, la cui proprietà si fonda sullo sfruttamento e la cui libertà si fonda sulla schiavitù dei proletari. La proprietà nella società borghese si fonda sull antagonismo tra capitale e lavoro salariato. Essa quindi dipende dall assetto sociale nel suo insieme, è il frutto di una organizzazione sociale precisa, non una mera proprietà personale. Nel momento in cui viene trasformata in proprietà comune, non si tratta della socializzazione di una proprietà personale, ma di cambiarne il carattere sociale. I comunisti sono accusati di voler distruggere la cultura, la famiglia, il ruolo della donna, ma in realtà ciò che i comunisti vogliono è trasformare gli attuali rapporti borghesi, l impostazione che essi conferiscono all educazione, la forma che danno alla famiglia, il

8 8 ruolo che assegnano alle donne. La scomparsa dell antagonismo di classe e dello sfruttamento di un individuo sull altro trasformerà ognuno di questi ambiti, riportandoli al loro assetto giusto e naturale. Il proletariato dovrà innanzitutto conquistare il potere come partito nei sistemi democratici contemporanei, divenuto classe dominante, potrà ribaltare i rapporti e usare lo stato e la legge secondo i suoi interessi, per opprimere la borghesia. I primi provvedimenti potranno essere l espropriazione della proprietà terriera, l introduzione di un imposta fortemente progressiva, la confisca delle proprietà dei ribelli, la creazione di una banca statale nazionale con monopolio esclusivo, l accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello stato, la nazionalizzazione delle fabbriche e degli strumenti di produzione, l obbligo di lavoro per tutti, l unificazione delle attività di industria e agricoltura, l istruzione unica e gratuita per tutti i bambini. Quando il proletariato avrà preso il potere sopprimerà i vecchi rapporti di produzione, con essi sparirà la divisione e la lotta fra classi. Alla fine sparirà anche il dominio della classe proletaria e il potere pubblico perderà il suo carattere politico e oppressivo. Dal socialismo utopistico al socialismo scientifico Al giorno d oggi esistono molti falsi partiti che si dicono socialisti e dalla parte degli operai. Vi sono socialisti reazionari (come Sismondi), che criticano il capitalismo solo perché rimpiangono la perduta società feudale; socialisti piccolo-borghesi, membri di una piccola borghesia a rischio di proletarizzazione che sogna di fermare l evoluzione che la travolge; socialisti borghesi (come Proudhon), che vogliono fare delle concessioni per mantenere la pace sociale e preservare la società borghese; socialisti utopistici (come Saint-Simon, Fourier, Owen) che finiscono per respingere qualsiasi azione politica, e propongono una impossibile via pacifista alla rivoluzione; e molti altri ancora, i quali non si schierano

9 9 apertamente a favore del proletariato e non gli attribuiscono un ruolo storico. Occorre invece passare a un socialismo scientifico, che non si basi su fantasie ma su fatti empirici. I comunisti di fronte ai partiti d opposizione I comunisti devono cercare l unione del movimento e sostenere qualsiasi partito si schieri contro le situazioni politiche e sociali attuali, nell interesse dell avanzamento della causa proletaria. Ma nel fare ciò non devono smarrire la propria consapevolezza e non devono rinunciare a criticare anche quei i partiti d opposizione quando vendono illusioni al proletariato o lo inducono in errore. I comunisti devono ricordare sempre, in particolare, che gli obbiettivi del comunismo possono essere raggiunti solo con una rivoluzione violenta, senza compromessi, e dichiararlo apertamente, senza vergognarsi. Il grido di battaglia è: Proletari di tutto il mondo, unitevi!. CITAZIONI RILEVANTI La Storia come continua lotta di classe «La storia di ogni società sinora esistita è la storia delle lotte di classe. Libero e schiavo, patrizio e plebeo, barone e servo della gleba, mastro artigiano e garzone, in breve oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte latente a volte aperta; una lotta che è sempre finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta.» (pp. 5-6) La rivoluzione borghese consiste nel ridurre tutto al nudo interesse economico «Dove è giunta al potere, la borghesia ha distrutto tutti i rapporti feudali, patriarcali, idilliaci. Essa ha lacerato spietatamente tutti i variopinti legami feudali che stringevano

10 10 l uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro legame che il nudo interesse, il freddo pagamento in contanti. Ha annegato nell acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell esaltazione religiosa, dell entusiasmo cavalleresco, della malinconica ristrettezza provinciale. Ha dissolto la dignità personale nel valore di scambio; e in luogo delle innumerevoli libertà faticosamente conquistate oppure accordate, ha posto come unica libertà quella di un commercio privo di scrupoli. In una parola, in luogo dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche, ha introdotto lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido.» (pp. 8-9) L ascesa della borghesia è irresistibile «Col rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni rese infinitamente più agevoli, la borghesia trascina nella civiltà tutte le nazioni, anche le più barbare. I bassi prezzi delle sue merci sono l artiglieria pesante con cui essa abbatte tutte le muraglie cinesie con cui costringe alla capitolazione la più ostinata xenofobia dei barbari. Essa costringe tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione della borghesia, se non vogliono andare in rovina, le costringe a introdurre nei loro paesi la così detta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola, essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza.» (p.11) Il movimento proletario rappresenta la stragrande maggioranza «Sino ad ora, tutti i movimenti sono stati movimenti di minoranze, o nell interesse di minoranze. Il movimento proletario è il movimento autonomo della stragrande maggioranza nell interesse della stragrande maggioranza. Il proletariato, lo strato più basso della società odierna, non può sollevarsi, non può ergersi in piedi, senza far saltare in aria l intera sovrastruttura degli strati che costituiscono la società ufficiale.» (p.21) Il progetto rivoluzionario «Il proletariato si servirà del suo potere politico per strappare alla borghesia a poco a poco tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, cioè

11 11 del proletariato organizzato come classe dominante, e per accrescere, con la più grande rapidità possibile, la massa delle forze produttive. Naturalmente, ciò può avvenire, in un primo momento, solo con interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione; cioè mediante misure che appaiono di scarsa portata e grande precarietà in termini economici e che, però, nel corso del movimento, spingono al di là di sé stesse e risultano inevitabili come mezzi per rivoluzionare l intero sistema di produzione.» (pp ) La meta finale: una società senza classi «Quando, nel corso dell evoluzione, le differenze di classe saranno scomparse e tutta la produzione sarà concentrata nelle mani degli individui associati, il potere pubblico perderà il suo carattere politico. Il potere politico, nel senso vero e proprio della parola, è il potere organizzato di una classe per opprimere un altra. Allorché il proletariato, nel corso della lotta contro al borghesia, si costituisce necessariamente in classe, grazie a una rivoluzione diviene classe dominante e, come tale, sopprime con la forza i vecchi rapporti di produzione; assieme a quei rapporti di produzione, esso sopprime anche le condizioni d esistenza dell antagonismo di classe e le classi in generale, e quindi anche il suo proprio dominio di classe.» (p. 37)

12 GLI AUTORI 12 Karl Marx (Treviri, 1818 Londra, 1883) è stato un filosofo, economista, storico e sociologo tedesco. È il padre fondatore del comunismo marxista, centrato su una critica materialista della società, dell economia, della politica e della storia. Poté dedicarsi ai suoi studi grazie al supporto economico dell amico-mecenate Friedrich Engels, insieme a cui scrisse diverse opere, fra cui il Manifesto del partito comunista. Il suo lavoro principale è però Il Capitale, opera monumentale, che più di un semplice tratto di economia è una vera e propria critica a tutto tondo della società capitalistica, con al fondo la tesi materialista secondo cui è dai rapporti economici che dipendono le altre caratteristiche di una società. Friedrich Engels (Barmen, 1820 Londra, 1885) è stato un filosofo e un economista tedesco, fortemente influenzato dalla filosofia di Hegel. Amico di Karl Marx e suo mecenate, scisse con lui diverse opere e lo aiutò nella stesura della sua grande opera: Il capitale. Fu Engels a curare l uscita del secondo e del terzo libro, dopo la morte di Marx. Insieme a Marx fu il padre del comunismo marxista. Negli ultimi anni di vita si dedicò in particolare al problema dello Stato e a immaginare come una società potesse farne a meno, il traguardo ideale ultimo del comunismo, già delineato nel Manifesto del partito comunista.

13 NOTA BIBLIOGRAFICA 13 Karl Marx, Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, Laterza, Bari-Roma, 1999, p , traduzione e introduzione di Domenico Losurdo. Titolo originale: Manifest der Kommunistischen Partei

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