COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO - UDINE FORMAZIONE ANTINCENDIO DI BASE

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1 Ministero dell ' Interno COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO - UDINE FORMAZIONE ANTINCENDIO DI BASE CORSO DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE ATTUAZIONE DEL D.LGS. 626/94 LIVELLO B - RISCHIO DI INCENDIO MEDIO LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI ESTINTORI D INCENDIO RETI DI IDRANTI ANTINCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA ( VIE ED USCITE DI EMERGENZA - RESISTENZA AL FUOCO - COMPARTIMENTAZIONE - REAZIONE AL FUOCO - DISTANZE DI SICUREZZA) MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA Dott. Ing. Amedeo Monaco

2 CORSO DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE LIVELLO B - RISCHIO DI INCENDIO MEDIO I N D I C E pag 1 - LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO CORSI DI FORMAZIONE ANTINCENDIO: PERCHÉ? I SOGGETTI DEL DECRETO LEGISLATIVO 626/ OBBLIGHI DEI LAVORATORI PER GLI ASPETTI DELLA SICUREZZA - ARTICOLO 5 DEL D.LGS INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI FORMAZIONE PER IL PERSONALE INCARICATO DI SVOLGERE, NEI LUOGHI DI LAVORO, MANSIONI DI ADDETTO ALLA PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELL EMERGENZA GENERALITÀ CONTENUTI MINIMI DEI CORSI DI FORMAZIONE CLASSIFICAZIONE DEL LIVELLO DI RISCHIO PROGRAMMI DEI CORSI PER I DIVERSI LIVELLI DI RISCHIO ATTIVITÀ DI ACCERTAMENTO ED ATTESTATO DI IDONEITÀ TECNICA ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE GENERALITÀ SULLA COMBUSTIONE DINAMICA DI SVILUPPO DI UN INCENDIO CLASSIFICAZIONE DEI COMBUSTIBILI E DEGLI INCENDI EFFETTI E PRODOTTI DEGLI INCENDI EFFETTI DELL'INCENDIO SULL'ORGANISMO UMANO EFFETTI DELL'INCENDIO SUI MATERIALI DA COSTRUZIONE ALTRI DATI CARATTERISTICI DEGLI INCENDI TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE TEMPERATURE DI FUSIONE SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI L ESTINZIONE DEGLI INCENDI GLI AGENTI ESTINGUENTI ACQUA SCHIUMA POLVERI CHIMICHE ANIDRIDE CARBONICA ( CO 2 ) IDROCARBURI ALOGENATI (HALON) NUOVE SOSTANZE ESTINGUENTI SABBIA

3 5 - ESTINTORI D INCENDIO GENERALITÀ ESTINTORI PORTATILI CARATTERISTICHE GENERALI CRITERI DI SCELTA, POSIZIONAMENTO ED IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI CRITERI DI SCELTA DEGLI ESTINTORI PORTATILI PROTEZIONE AMBIENTE CON ESTINTORI PORTATILI ESTINTORI PREVISTI DA NORMATIVE SPECIFICHE TECNICHE DI IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI TIPI DI ESTINTORI PORTATILI ESTINTORE A POLVERE ESTINTORE AD HALON ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA ( CO 2 ) APPROVAZIONE DI TIPO E CLASSIFICAZIONE DEGLI ESTINTORI PORTATILI CONTRASSEGNI DISTINTIVI PROVE DI EFFICACIA E CLASSIFICAZIONE DELLA CAPACITÀ ESTINGUENTE PER GLI ESTINTORI PORTATILI ESTINTORI CARRELLATI PROVE DI EFFICACIA E CLASSIFICAZIONE DELLA CAPACITÀ ESTINGUENTE PER GLI ESTINTORI CARRELLATI MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D INCENDIO; NORMA UNI SOSTITUZIONE E RICARICA DELL'AGENTE ESTINGUENTE MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI (SORVEGLIANZA - CONTROLLO - REVISIONE - COLLAUDO) RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO GENERALITÀ COSTITUZIONE DI UNA RETE IDRANTI GENERALITÀ ALIMENTAZIONE IDRICA REQUISITI GENERALI DELLA ALIMENTAZIONE IDRICA ALIMENTAZIONE IDRICA AD ALTA AFFIDABILITÀ POMPE DI ALIMENTAZIONE ATTACCO DI MANDATA PER AUTOPOMPA RETE DI TUBAZIONI FISSE TIPOLOGIE DI IDRANTI ANTINCENDIO IDRANTE A MURO IDRANTE A COLONNA SOPRASUOLO IDRANTE SOTTOSUOLO NASPO MANICHETTE LANCE MANICHETTE ANTINCENDIO LANCE IDRICHE DIMENSIONAMENTO DI UNA RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO POSIZIONAMENTO DEGLI IDRANTI PROTEZIONE INTERNA DEGLI EDIFICI CON IDRANTI O NASPI PROTEZIONE ESTERNA DEGLI EDIFICI CON IDRANTI

4 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 1 (RISCHIO DI INCENDIO BASSO) RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 2 (RISCHIO DI INCENDIO MEDIO) RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 3 (RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO) PROSPETTO RIEPILOGATIVO PER IL DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI COLLAUDI E VERIFICHE PERIODICHE COLLAUDO DEGLI IMPIANTI ESERCIZIO E VERIFICA DELL IMPIANTO PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO GENERALITÀ SCOPO ED OBIETTIVI PROCEDURE - PERSONE - AZIONI VALUTAZIONE DEL RISCHIO E PIANIFICAZIONE MODALITÀ PER L EVACUAZIONE DELLE PERSONE (PIANO DI EVACUAZIONE) LE PROCEDURE DI CHIAMATA DEI SERVIZI DI SOCCORSO COLLABORAZIONE CON I VIGILI DEL FUOCO IN CASO DI INTERVENTO ESERCITAZIONI ANTINCENDIO ASSISTENZA ALLE PERSONE DISABILI IN CASO DI INCENDIO ESEMPI APPLICATIVI DI PIANI DI EMERGENZA PER INCENDIO OSPEDALI SCUOLE ALBERGHI NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO I PERICOLI DEL FUMO E DEL PANICO NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI FUMO NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI INCENDIO NORME GENERALI DI PRIMO INTERVENTO IN PRESENZA DI INCENDIO PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE CENNI SULLA RESPIRAZIONE UMANA FILTRI ANTIPOLVERE MASCHERE ANTIGAS A FILTRO GENERALITÀ MODALITÀ D'IMPIEGO DELLA MASCHERA ANTIGAS FILTRI ANTIGAS AUTORESPIRATORI A CICLO APERTO A RISERVA D ARIA AUTORESPIRATORI A CICLO CHIUSO ( AD OSSIGENO) MASCHERE ED AUTORESPIRATORI D'EMERGENZA ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI GENERALITÀ LE MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO GENERALITÀ REALIZZAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI A REGOLA D'ARTE REALIZZAZIONE DI TUTTI GLI IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO SECONDO NORMATIVE SPECIFICHE E/O REGOLE DI BUONA TECNICA (NORME UNI)

5 GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO ACCORGIMENTI, NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI DEPOSITO ED UTILIZZO DI MATERIALI INFIAMMABILI E FACILMENTE COMBUSTIBILI MANIPOLAZIONE DEI RECIPIENTI DI GAS COMPRESSI, LIQUEFATTI E DISCIOLTI SOTTO PRESSIONE UTILIZZO DI MOLE E SMERIGLIATRICI OPERAZIONI DI SALDATURA OSSIACETILENICA E AD ARCO MISURE DI PREVENZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI DELLE POLVERI UTILIZZO DI FONTI DI CALORE RIFIUTI E SCARTI DI LAVORAZIONE COMBUSTIBILI IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE IL FUMO E L'UTILIZZO DI PORTACENERE AREE NON FREQUENTATE MISURE CONTRO GLI INCENDI DOLOSI VENTILAZIONE DEI LOCALI ADOZIONE DI PAVIMENTI ED ATTREZZI ANTISCINTILLA IMPIEGO DI STRUTTURE E MATERIALI INCOMBUSTIBILI INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDI DEL PERSONALE VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO PIANO DI EMERGENZA ANTINCENDIO SERVIZIO AZIENDALE DI VIGILANZA ANTINCENDIO LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA VIE ED USCITE DI EMERGENZA ( SISTEMI DI VIE DI ESODO) CARATTERISTICHE GENERALI (D.LGS. 626/94 - DM ) CARATTERISTICHE DIMENSIONALI DELLE USCITE LUNGHEZZA DEI PERCORSI DELLE VIE DI ESODO SCALE ANTINCENDIO CARATTERISTICHE GENERALI TIPOLOGIE ( SCALE PROTETTE - SCALE A PROVA DI FUMO - SCALE ESTERNE) ASCENSORI E MONTACARICHI RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI DISTANZE DI SICUREZZA LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA ESTINTORI D INCENDIO RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D INCENDIO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE (EFC)

6 1 - LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO CORSI DI FORMAZIONE ANTINCENDIO: PERCHÉ? Domande ricorrenti all inizio di ogni corso di formazione antincendio sono: perché siamo qui? quali sono i nostri compiti? Per rispondere, sia pure brevemente e semplicisticamente, a tali domande, è necessario partire dal D.Lgs. 626/94. Il D.Lgs.626 prescrive le misure finalizzate alla tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, privati e pubblici, mediante l attuazione di direttive comunitarie; a tal fine si prefigge la valutazione, la riduzione e il controllo dei rischi per la salute e per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, mediante un azione combinata di vari soggetti, per ognuno dei quali prevede obblighi e sanzioni. Il rischio di incendio rappresenta certamente uno dei maggiori rischi per qualsiasi luogo di lavoro, ed una corretta attività di informazione e formazione dei lavoratori costituisce certamente il migliore presupposto per una efficace gestione della sicurezza in ambito aziendale. È infatti accertato che almeno il 50% degli incendi è attribuibile in qualche modo, direttamente o indirettamente, al cosiddetto fattore umano, e cioè al fatto che, per motivazioni dovute ad ignoranza delle situazioni di rischio potenziale, e/o a superficialità nell approccio con i problemi della sicurezza, e/o per sottovalutazione dei pericoli, spesso le persone compiono azioni sbagliate che non avrebbero dovuto compiere se informate, o anche a volte non compiono le azioni corrette che avrebbero potuto evitare o minimizzare situazioni di rischio prevedibili. Inoltre l esperienza operativa degli interventi di soccorso insegna che in molti casi di incendi di grandi dimensioni, con effetti disastrosi per persone, per strutture e per materiali, si è constatato che tali incendi avrebbero potuto essere facilmente controllati e/o spenti nella loro fase iniziale, se solo le persone presenti fossero state in grado di utilizzare efficacemente le attrezzature antincendio esistenti in loco (estintori, naspi, idranti, etc). Per ottenere tali comportamenti corretti è però necessario sensibilizzare tutti i lavoratori sui temi della sicurezza, ed è altresì necessario formarne in modo più approfondito alcuni, ai quali possano poi essere demandati compiti di attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza (D.Lgs.626/94 art. 4 comma 5.a). Per i motivi descritti, il D.Lgs. 626/94, ed i DM e DM emanati in applicazione del decreto legislativo medesimo, dedicano notevole attenzione all attività di informazione e formazione dei lavoratori. Il D.Lgs. 626 stabilisce tra l altro, all'art.22, che il datore di lavoro deve assicurare che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro ed alle proprie mansioni. L art.4 del D.Lgs. 626, intitolato Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto, prevede che il datore di lavoro designa preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza. Si riporta nel seguito il testo degli art. 21 e 22 del D.Lgs. 626 (Titolo 1 - Capo VI: informazione e formazione dei lavoratori): - 6 -

7 D.Lgs Art. 21: Informazione dei lavoratori 1 - Il datore di lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva un'adeguata informazione su: a - i rischi per la sicurezza e la salute connessi all'attività dell'impresa in generale; b - le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate; c - i rischi specifici cui è esposto in relazione all'attività svolta, le normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia; d - i pericoli connessi all'uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla base delle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dalle norme di buona tecnica; e - le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio e l'evacuazione dei lavoratori; f - il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente; g - i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di cui agli artt. 12 e Il datore di lavoro fornisce le informazioni di cui al comma 1, lettera a - b - c anche ai lavoratori di cui all'art.1, comma 3. D.Lgs Art. 22: Formazione dei lavoratori 1 - Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore, ivi compresi i lavoratori di cui all'art. 1, comma 3, ricevano una formazione sufficiente e adeguata in materia di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni. 2 - La formazione deve avvenire in occasione : a - dell'assunzione; b - del trasferimento o cambiamento di mansioni; c - dell'introduzione di nuove attrezzature di lavoro o di nuove tecnologie, di nuove sostanze e preparati pericolosi. 3 - La formazione deve essere periodicamente ripetuta in relazione all'evoluzione dei rischi, ovvero all'insorgenza di nuovi rischi. 4 - Il rappresentante per la sicurezza ha diritto a una formazione particolare in materia di salute e sicurezza, concernente la normativa in materia di sicurezza e salute e i rischi specifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza, tale da assicurargli adeguate nozioni sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi. 5 - I lavoratori incaricati dell'attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque di gestione dell'emergenza devono essere adeguatamente formati. 6 - La formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti di cui al comma 4 deve avvenire, in collaborazione con gli organismi paritetici di cui all'art. 20, durante l'orario di lavoro, e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori. 7 - I Ministri del lavoro e della previdenza sociale e della sanità, sentita la commissione consultiva permanente, possono stabilire i contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro di cui all'art. 10, comma 3, tenendo anche conto delle dimensioni e della tipologia delle imprese. In applicazione dell art. 22 del D.Lgs. 626/94, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministero della sanità hanno congiuntamente emanato il DM (Individuazione dei contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro che possono svolgere direttamente i compiti propri del responsabile del servizio di prevenzione e protezione), mentre il Ministero - 7 -

8 dell'interno, di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ha emanato il DM (Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro), che all art. 7 ed all allegato IX disciplina la formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione del piano di emergenza I SOGGETTI DEL DECRETO LEGISLATIVO 626/94 Il D.Lgs. 626 contiene, all art.2, alcune definizioni che si riportano nel seguito, e che è importante conoscere, per una migliore comprensione dei paragrafi successivi, e delle disposizioni in materia di sicurezza: a - lavoratore: persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari, con rapporto di lavoro subordinato anche speciale. Sono equiparati i soci lavoratori di cooperative o di società, anche di fatto, che prestino la loro attività per conto delle società e degli enti stessi, e gli utenti dei servizi di orientamento o di formazione scolastica, universitaria e professionale avviati presso datori di lavoro per agevolare o per perfezionare le loro scelte professionali. Sono altresì equiparati gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari, e i partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi ed attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici. I soggetti di cui al precedente periodo non vengono computati ai fini della determinazione del numero di lavoratori dal quale il presente decreto fa discendere particolari obblighi; b - datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'organizzazione dell'impresa, ha la responsabilità dell'impresa stessa ovvero dell'unità produttiva, quale definita ai sensi della lettera i), in quanto titolare dei poteri decisionali e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest'ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale; c - servizio di prevenzione e protezione dai rischi: insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all azienda finalizzati all attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell azienda, ovvero unità produttiva; d - medico competente: medico in possesso di uno dei seguenti titoli: 1 - specializzazione in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologia ed igiene del lavoro o in clinica del lavoro ed altre specializzazioni individuate, ove necessario, con decreto del Ministro della sanità di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica; 2 - docenza o libera docenza in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologia ed igiene del lavoro; 3 - autorizzazione di cui all'art. 55 del decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277; e - responsabile del servizio di prevenzione e protezione: persona designata dal datore di lavoro in possesso di attitudini e capacità adeguate; f - rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona, ovvero persone, elette o designate per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e sicurezza durante il lavoro

9 1.3 - OBBLIGHI DEI LAVORATORI PER GLI ASPETTI DELLA SICUREZZA - ARTICOLO 5 DEL D.LGS. 626 Il D.Lgs. 626 è innovativo per molti aspetti, ed individua livelli differenziati di responsabilità per gli aspetti della sicurezza. Pone termine, ad esempio, al concetto che debba essere sempre qualcun altro ad occuparsi in toto della sicurezza dei lavoratori; infatti il D.Lgs. 626, all art. 5, responsabilizza ogni singolo lavoratore, imponendo che ciascuno debba interessarsi attivamente sia della propria sicurezza, sia della sicurezza delle altre persone presenti sul luogo di lavoro. Riportiamo il testo dell art. 5 del D.Lgs. 626: 1 - Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. 2 - In particolare i lavoratori: a - osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; b - utilizzano correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli utensili, le sostanze i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e le altre attrezzature di lavoro nonché i dispositivi di sicurezza; c - utilizzano in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione; d - segnalano immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dispositivi di cui alle lettere b) e c), nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; e - non rimuovono o modificano senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo; f - non compiono di propria iniziativa operazioni manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; g - si sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loro confronti; h - contribuiscono, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all adempimento di tutti gli obblighi imposti dall autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI Come già detto, in applicazione degli art. 21 e 22 del D.Lgs. 626/94, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministero della sanità hanno congiuntamente emanato il DM (Individuazione dei contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro che possono svolgere direttamente i compiti propri del responsabile del servizio di prevenzione e protezione), mentre il Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ha emanato li DM (Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro). L attestazione dell avvenuta formazione deve essere conservata in azienda a cura del datore di lavoro. Per quanto riguarda l informazione e la formazione di tutti i lavoratori, il DM , all art. 3 (misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio), prescrive che - 9 -

10 all'esito della valutazione dei rischi di incendio, il datore di lavoro adotta le misure finalizzate a... fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui rischi di incendio secondo i criteri di cui all'allegato VII. I contenuti dell allegato VII del DM , intitolato informazione e formazione antincendio, sono i seguenti: È obbligo del datore di lavoro fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui principi di base della prevenzione incendi e sulle azioni da attuare in presenza di un incendio. Il datore di lavoro deve provvedere affinché ogni lavoratore riceva una adeguata informazione su: a - rischi di incendio legati all'attività svolta; b - rischi di incendio legati alle specifiche mansioni svolte; c - misure di prevenzione e di protezione incendi adottate nel luogo di lavoro con particolare riferimento a: - osservanza delle misure di prevenzione degli incendi e relativo corretto comportamento negli ambienti di lavoro; - divieto di utilizzo degli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio; - importanza di tenere chiuse le porte resistenti al fuoco; - modalità di apertura delle porte delle uscite; d - ubicazione delle vie di uscita; e - procedure da adottare in caso di incendio, ed in particolare: - azioni da attuare in caso di incendio; - azionamento dell'allarme; - procedure da attuare all'attivazione dell'allarme e di evacuazione fino al punto di raccolta in luogo sicuro; - modalità di chiamata dei vigili del fuoco. f - i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze e pronto soccorso; g - il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'azienda. L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi, essere fornita al lavoratore all'atto dell assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento della situazione del luogo di lavoro che comporti una variazione della valutazione stessa. L'informazione deve essere fornita in maniera tale che il personale possa apprendere facilmente. Adeguate informazioni devono essere fornite agli addetti alla manutenzione e agli appaltatori per garantire che essi siano a conoscenza delle misure generali di sicurezza antincendio nel luogo di lavoro, delle azioni da adottare in caso di incendio e delle procedure di evacuazione. Nei piccoli luoghi di lavoro l'informazione può limitarsi ad avvertimenti antincendio riportati tramite apposita cartellonistica. Tutti i lavoratori esposti a particolari rischi di incendio correlati al posto di lavoro, quali per esempio gli addetti all'utilizzo di sostanze infiammabili o di attrezzature a fiamma libera, devono ricevere una specifica formazione antincendio

11 Tutti i lavoratori che svolgono incarichi relativi alla prevenzione incendi, lotta antincendio o gestione delle emergenze, devono ricevere una specifica formazione antincendio i cui contenuti minimi sono riportati in allegato IX. L'informazione e le istruzioni antincendio possono essere fornite ai lavoratori predisponendo avvisi scritti che riportino le azioni essenziali che devono essere attuate in caso di allarme o di incendio. Tali istruzioni, cui possono essere aggiunte delle semplici planimetrie indicanti le vie di uscita, devono essere installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili; qualora ritenuto necessario, gli avvisi debbono essere riportati anche in lingue straniere. Il DM prevede inoltre che i contenuti della formazione dei lavoratori devono essere commisurati alle risultanze della valutazione dei rischi, e devono riguardare almeno: a - i rischi riferiti al posto di lavoro ed alle mansioni nonché i possibili danni e le conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione; b - nozioni relative ai diritti e doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sul posto di lavoro; c - cenni di tecnica della comunicazione interpersonale in relazione al ruolo partecipativo FORMAZIONE PER IL PERSONALE INCARICATO DI SVOLGERE, NEI LUOGHI DI LAVORO, MANSIONI DI ADDETTO ALLA PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELL EMERGENZA GENERALITÀ Si è già visto in precedenza che il D.Lgs. 626, all art.4 intitolato Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto, prevede che il datore di lavoro designa preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza. Lo stesso D.Lgs. 626, all art.12, prevede anche, in maniera totalmente innovativa, che i lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Essi devono essere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature, tenendo conto delle dimensioni ovvero dei rischi specifici dell'azienda ovvero dell'unità produttiva. Rientra pertanto tra gli adempimenti del datore di lavoro, che ha la responsabilità della organizzazione e della gestione della sicurezza della propria azienda, individuare quanti e quali lavoratori incaricare per attuare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendio, evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato e gestione delle emergenze (ai sensi dell art. 12). Il comma 5 dell art.22 del D.Lgs. 626 stabilisce poi che tali lavoratori devono essere adeguatamente formati, secondo criteri definiti in un decreto da emanare a cura del Ministero dell'interno e del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, in attuazione di quanto previsto dall'art. 13, comma 1-b dello stesso decreto legislativo. A tal fine è stato emanato il DM che, agli articoli 6 e 7, dispone quanto segue: DM ART. 6: DESIGNAZIONE DEGLI ADDETTI AL SERVIZIO ANTINCENDIO 1 - All'esito della valutazione dei rischi d'incendio e sulla base del piano di emergenza, il datore di lavoro designa uno o più lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione del piano di emergenza, ai sensi dell articolo 4, comma 5, lettera a), del decreto legislativo n. 626/1994, o se stesso nei casi previsti dall'articolo 10 del decreto suddetto. 2 - I lavoratori designati devono frequentare il corso di formazione di cui al successivo articolo

12 3 - I lavoratori designati ai sensi del comma 1, nei luoghi di lavoro ove si svolgono le attività riportate nell allegato X, devono conseguire l'attestato di idoneità tecnica di cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, n Fermo restando l'obbligo di cui al comma precedente, qualora il datore di lavoro ritenga necessario che l'idoneità tecnica del personale di cui al comma 1 sia comprovata da apposita attestazione, la stessa dovrà essere acquisita esclusivamente secondo le procedure di cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, 609. DM ART. 7: FORMAZIONE DEGLI ADDETTI ALLA PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DEL PIANO DI EMERGENZA 1 - I datori di lavoro assicurano la formazione dei lavoratori addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell emergenza secondo quanto previsto nell'allegato IX. Pertanto, l allegato IX del DM contiene i programmi minimi dei corsi di formazione, che devono essere correlati alla tipologia ed al livello di rischio di incendio dell azienda, e l allegato X contiene l elenco delle aziende in cui i lavoratori devono possedere un ulteriore requisito, cioè un attestato di idoneità tecnica. L'art. 8, comma 2, del DM , prevede comunque che sono fatti salvi i corsi di formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ultimati entro la data di entrata in vigore del presente decreto, cioè entro il È però importante evidenziare che tutti i lavoratori incaricati devono comunque poter dimostrare di avere frequentato un corso di formazione, idoneo al livello di rischio della propria azienda, ed a tal riguardo non sono previste esenzioni. Infatti, anche i lavoratori che hanno svolto il servizio di leva nei vigili del fuoco, e quelli eventualmente iscritti nei quadri del personale volontario del C.N.VV.F., devono frequentare il corso di formazione (e sostenere l esame di idoneità, se necessario), in quanto non esiste alcuna specifica deroga al riguardo. L attività di formazione dei lavoratori di cui sopra è, come si è visto, un obbligo del datore di lavoro, che a tal fine si può avvalere delle strutture del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (C.N.VV.F.), o di Enti pubblici o privati, o di liberi professionisti, per i quali attualmente non è prevista alcuna specifica autorizzazione e/o qualificazione CONTENUTI MINIMI DEI CORSI DI FORMAZIONE Indipendentemente dall Ente o istituto che espleta attività di formazione, è comunque necessario che i contenuti minimi dei corsi per il personale designato quale addetto al servizio antincendio devono essere correlati alla tipologia di attività ed al livello di rischio di incendio dell'azienda, e sono descritti nell Allegato IX al DM Si rammenta, tuttavia, che l art.8, comma 2, del DM prevede che sono fatti salvi i corsi di formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ultimati entro la data di entrata in vigore del presente decreto, cioè ultimati entro il Per tutti i corsi successivi a quella data, sono state previste 3 tipologie di corsi di formazione, in relazione al livello di rischio dell azienda (elevato medio basso), i cui contenuti sono da ritenersi i minimi necessari per fornire ai soggetti interessati un primo ed essenziale approccio alle problematiche della sicurezza antincendio e della sua gestione. Questo significa che, fatti salvi quei contenuti minimi previsti, e in relazione a particolari e specifiche situazioni di rischio aziendale, su richiesta degli utenti quei contenuti minimi dei corsi previsti possono anche essere oggetto di una adeguata implementazione. Di seguito si riportano i criteri per l individuazione del livello di rischio di una azienda, ed i programmi delle tre tipologie di corso di formazione per addetti antincendio

13 Classificazione del livello di rischio Come già indicato, sono state previste tre tipologie di corsi di formazione, in relazione al livello di rischio dell azienda (elevato medio basso). Al fine di agevolare l individuazione del livello di rischio di una azienda, si riporta una elencazione, a titolo esemplificativo, di attività inquadrabili nei livelli di rischio elevato, medio e basso. attività a rischio di incendio elevato Tenendo anche conto di quanto stabilito dall'art.8, comma 5, del D.Lgs. 626, rientrano in tale categoria di attività i luoghi di lavoro che presentano un livello di rischio di incendio più elevato a causa del quantitativo e della natura delle sostanze in lavorazione o in deposito che in caso di incendio possono determinare danni gravi alle persone, dell'elevato numero delle persone presenti, della permanenza di persone impedite nella loro mobilità, nonché a causa degli ambienti di lavoro che comportano difficoltà in caso di evacuazione. A titolo esemplificativo e non esaustivo si riporta un elenco di attività da considerare a rischio di incendio elevato : industrie e depositi di cui all'art.4 e 6 del DPR 175/88 e successive modifiche ed integrazioni; fabbriche e depositi di esplosivi; centrali termoelettriche; impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili; impianti e laboratori nucleari; depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a m 2 ; attività commerciali ed espositive con superficie aperta al pubblico superiore a m 2 ; scali aeroportuali, infrastrutture ferroviarie e metropolitane; alberghi con oltre 200 posti letto; ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani; scuole di ogni ordine e grado con oltre persone presenti; uffici con oltre dipendenti; cantieri temporanei e mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m; cantieri temporanei e mobili ove si impiegano esplosivi. La formazione del personale designato, presso le soprariportate attività, per lo svolgimento delle mansioni di addetto alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, deve essere basata sui contenuti minimi e sulla durata riportati nel prospetto relativo al CORSO C. attività a rischio di incendio medio Rientrano in tale categoria di attività: i luoghi di lavoro compresi nell'allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e nelle tabelle A e B annesse al DPR n. 689 del 1959, con esclusione delle attività considerate a rischio elevato; i cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all aperto. La formazione dei lavoratori addetti in tali attività deve essere basata sui contenuti minimi e sulla durata riportati nel prospetto relativo al CORSO B

14 attività a rischio di incendio basso Rientrano in tale categoria di attività quelle non classificabili a medio ed elevato rischio e dove, in generale, sono presenti sostanze scarsamente infiammabili, dove le condizioni di esercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di focolai e ove non sussistono probabilità di propagazione delle fiamme. La formazione dei lavoratori addetti in tali attività deve essere basata sui contenuti minimi e sulla durata riportati nel prospetto relativo al CORSO A Programmi dei corsi per i diversi livelli di rischio PROSPETTO DEL CORSO C - DURATA DEL CORSO: 16 ORE PROGRAMMA DEL CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO IN ATTIVITÀ A RISCHIO DI IN CENDIO ELEVATO ARGOMENTO DURATA 1 - L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 4 ore - principi sulla combustione - le principali cause d incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro - le sostanze estinguenti - i rischi alle persone ed all ambiente - specifiche misure di prevenzione incendi - accorgimenti comportamentali per prevenire gli incendi - l importanza del controllo degli ambienti di lavoro - l importanza delle verifiche e delle manutenzioni sui presidi antincendio 2 - LA PROTEZIONE ANTINCENDIO 4 ore - misure di protezione passiva - vie di esodo, compartimentazioni, distanziamenti - attrezzature ed impianti di estinzione - sistemi di allarme - segnaletica di sicurezza - impianti elettrici di sicurezza - illuminazione di sicurezza 3 - PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO 4 ore - procedure da adottare quando si scopre un incendio - procedure da adottare in caso di allarme - modalità di evacuazione - modalità di chiamata dei servizi di soccorso - collaborazione con i vigili del fuoco in caso di intervento - esemplificazione di una situazione di emergenza e modalità procedurali - operative 4 - ESERCITAZIONI PRATICHE 4 ore - presa visione e chiarimenti sulle principali attrezzature ed impianti di spegnimento - presa visione sulle attrezzature di protezione individuale (maschere, autorespiratore, tute, ecc.) - esercitazioni sull uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale

15 PROSPETTO DEL CORSO B - DURATA DEL CORSO: 8 ORE PROGRAMMA DEL CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO IN ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCENDIO MEDIO ARGOMENTO DURATA 1 - L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 2 ore - principi sulla combustione e l incendio - le sostanze estinguenti - triangolo della combustione - le principali cause di un incendio - rischi alle persone in caso di incendio - principali accorgimenti e misure per prevenire gli incendi 2 - PROTEZIONE ANTINCENDIO E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO - le principali misure di protezione contro gli incendi - vie di esodo - procedure da adottare quando si scopre un incendio o in caso di allarme - procedure per l evacuazione - rapporti con i vigili del fuoco - attrezzature ed impianti di estinzione - sistemi di allarme - segnaletica di sicurezza - illuminazione di emergenza 3 ore 3 - ESERCITAZIONI PRATICHE 3 ore - presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi - esercitazioni sull uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di naspi ed idranti PROSPETTO DEL CORSO A - DURATA DEL CORSO: 4 ORE PROGRAMMA DEL CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO IN ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCENDIO BASSO ARGOMENTO DURATA 1 - L INCENDIO E LA PREVENZIONE 1 ora - principi della combustione - prodotti della combustione - sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio - effetti dell incendio sull uomo - divieti e limitazioni di esercizio - misure comportamentali 2 - PROTEZIONE ANTINCENDIO E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO - principali misure di protezione antincendio - evacuazione in caso di incendio - chiamata dei soccorsi 1 ora 3 - ESERCITAZIONI PRATICHE 2 ore - presa visione e chiarimenti sugli estintori portatili - esercitazioni sull uso degli estintori portatili

16 ATTIVITÀ DI ACCERTAMENTO ED ATTESTATO DI IDONEITÀ TECNICA L'art. 6 del DM prevede che i lavoratori dei luoghi di lavoro indicati nell Allegato X, incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, devono conseguire necessariamente l'attestato di idoneità tecnica previsto dall'articolo 3 della legge 609/96, rilasciato dai Comandi dei vigili del fuoco. Si riporta di seguito l Allegato X al DM , contenente l'elenco dei luoghi di lavoro nei quali è necessario l'attestato di idoneità rilasciato dai Comandi dei vigili del fuoco. DM ALLEGATO X: LUOGHI DI LAVORO OVE SI SVOLGONO ATTIVITÀ PREVISTE DALL'ARTICOLO 6, COMMA 3 Si riporta l'elenco dei luoghi di lavoro ove si svolgono attività per le quali, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, è previsto che i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, conseguano l'attestato di idoneità tecnica di cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, n. 609: a - industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6 del DPR n. 175/1988, e successive modifiche ed integrazioni; b - fabbriche e depositi di esplosivi; c - centrali termoelettriche; d - impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili; e - impianti e laboratori nucleari; f - depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a m 2 ; g - attività commerciali e/o espositive con superficie aperta al pubblico superiore a m 2 ; h - aeroporti, infrastrutture ferroviarie e metropolitane; i - alberghi con oltre 100 posti letto; l - ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani; m - scuole di ogni ordine e grado con oltre 300 persone presenti; n - uffici con oltre 500 dipendenti; o - locali di spettacolo e trattenimento con capienza superiore a 100 posti; p - edifici pregevoli per arte e storia, sottoposti alla vigilanza dello Stato ai sensi del R.D. 7 novembre 1942 n.1564, adibiti a musei, gallerie, collezioni, biblioteche, archivi, con superficie aperta al pubblico superiore a m 2 ; q - cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m; r - cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi. Per quanto riguarda l attività di accertamento e l attestato di idoneità, si aggiungono le seguenti informazioni: La richiesta per il rilascio dell'attestato di idoneità ai lavoratori in argomento va inoltrata dai datori di lavoro (o per essi dalle associazioni di categoria) al Comando provinciale dei vigili del fuoco ove ha sede l'unità produttiva. Al fine di conseguire quanto disposto dall'art. 3 della legge 609/96 e l'obiettivo fissato dal D.Lgs. 626/94, l'accertamento dell'idoneità tecnica è da ritenersi prioritario per gli addetti alla sicurezza antincendio dei luoghi di lavoro indicati nell allegato X del DM Resta naturalmente inteso che, fermo restando l'obbligo per le attività indicate, qualora il datore di lavoro di altre tipologie di attività ritenga comunque opportuno che l'idoneità tecnica del personale sia comprovata da apposita attestazione, la stessa potrà essere richiesta con le stesse procedure ai Comandi dei vigili del fuoco

17 Le disposizioni normative attualmente vigenti prevedono che solo i Comandi Provinciali VV.F. possono rilasciare, previo superamento di una prova tecnica, l attestato di idoneità richiesto dall art. 3 della legge 609/96. A nessun altro Ente, pubblico o privato, può essere riconosciuto alcun tipo di qualificazione connesso all attività di attestazione antincendio. L'accertamento di idoneità tecnica degli addetti antincendio viene effettuato da una Commissione, nominata dall'ispettore Regionale dei Vigili del Fuoco competente per territorio, costituita presso il Comando provinciale, e presieduta dall'ispettore Regionale o, su sua delega, dal Comandante provinciale o da altro dirigente del C.N.VV.F.; la commissione è composta da un funzionario del ruolo tecnico antincendio e da un Capo reparto o Capo squadra, in servizio presso la sede dove ha svolgimento l'esame. In osservanza di recenti indicazioni ministeriali, l attività di accertamento di idoneità tecnica viene effettuata mediante tre fasi di accertamento: 1 a fase - questionario: la prima fase dell accertamento prevede la compilazione da parte del candidato di un questionario propedeutico, del tipo vero/falso ed a risposta multipla, con le seguenti regole: - il numero dei quesiti da sottoporre ai candidati sarà pari a 30 (20 di tipo vero/falso e 10 a risposta multipla): - il tempo disponibile sarà di 15 minuti; - per ottenere la sufficienza (limitatamente a questa prova scritta), i candidati dovranno rispondere giustamente almeno a 16 domande (50% + 1). 2 a fase - prova orale: la prova orale verterà sugli argomenti trattati nel corso, con particolare riferimento agli argomenti sui quali il candidato, nella prova scritta, ha dimostrato una non completa conoscenza. 3 a fase - prova pratica: tutti i candidati dovranno obbligatoriamente sostenere una prova pratica di spegnimento, utilizzando estintori portatili. La Commissione esaminatrice potrà richiederà l effettuazione di altre prove, a sua discrezione (es.: uso idranti o naspi; conoscenza maschera a filtro; etc.). Il materiale tecnico necessario per l espletamento della prova pratica dovrà risultare a carico del richiedente; il candidato dovrà essere coperto da assicurazione per gli eventuali fatti accidentali che potrebbero verificarsi durante l attività di accertamento, e comunque durante la prova dovrà indossare i dispositivi di protezione individuale necessari. Al termine delle prove di accertamento tecnico, la Commissione esprimerà un giudizio complessivo su ciascun candidato (idoneo o non idoneo), che terrà conto della capacità e della tecnica di intervento dimostrata dal candidato durante la prova. I Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco rilasciano un attestato di idoneità tecnica ai lavoratori che abbiano superato l accertamento tecnico con esito positivo; l'attestato di idoneità tecnica viene rilasciato in bollo da

18 2 - ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI È opinione sufficientemente diffusa, ma errata, che l incendio sia un evento abbastanza raro, a bassa probabilità di accadimento, e che comunque difficilmente potrebbe interessare la propria attività. I dati reali, tratti dalle statistiche di intervento dei Vigili del Fuoco, dimostrano l infondatezza di tale convinzione, e l esperienza suggerisce che una falsa ed infondata convinzione di sicurezza antincendio nella propria attività può costituire la premessa per una situazione di rischio di incendio. I dati statistici stimano che in Italia si verificano, ogni anno, poco meno di casi d'incendio, ed in una media provincia italiana i Vigili del Fuoco ricevono mediamente, ogni giorno, circa 5 richieste di intervento per incendio. Il numero degli incendi aumenta in valore assoluto di anno in anno, seppure più lentamente di altre tipologie di emergenze, ed ha ormai raggiunto livelli ragguardevoli e preoccupanti. Naturalmente i numeri citati sono comprensivi di tutte le tipologie di incendi, grandi e piccoli, dall incendio di bosco a quello di sterpaglie, dagli incendi di autovetture a piccoli incendi di limitata estensione con danni trascurabili. Ma certamente ogni anno sono comunque numerosi anche gli incendi di grandi dimensioni, che coinvolgono edifici civili o industriali, provocando spesso danni materiali molto rilevanti, ed a volte, purtroppo, danni a persone (intossicazioni, ustioni, o, nei casi più gravi, la morte). I danni materiali prodotti su scala nazionale sono valutabili a più di miliardi di lire annui, e si stima che, senza l'intervento efficace dei Vigili del Fuoco, tale cifra potrebbe essere almeno cinque volte maggiore, e quindi potrebbe superare i miliardi. Per il settore aziendale l'evento incendio rappresenta molto spesso un grave danno economico, difficilmente valutabile a priori. A volte gli incendi arrecano danni incalcolabili ed irreparabili al patrimonio artistico (es.: teatro Petruzzelli di Bari; teatro La Fenice di Venezia; cappella della Sacra Sindone a Torino). Inoltre dobbiamo ricordare che ogni anno, in Italia, vi sono più di 200 vittime a causa degli incendi, e che, per quanto gravi possano essere i danni materiali di un incendio, l'insidia spesso mortale che l'incendio rappresenta per la vita umana è certamente ancor più grave, e la sicurezza antincendio deve perseguire la sicurezza delle persone come obiettivo primario. Nella grande maggioranza dei casi di incendi disastrosi, con gravi conseguenze per i beni e/o per le persone, gli accertamenti successivi evidenziano che (trascurando naturalmente gli eventi di origine dolosa) le cause dell incendio sono quasi sempre riconducibili a due motivazioni: Impianti a rischio specifico (impianti elettrici, impianti termici, impianti tecnologici con presenza di fluidi o materiali infiammabili in condizioni di temperatura e/o pressione superiori a quelle ordinarie, etc) non realizzati in piena conformità alle specifiche regole tecniche esistenti

19 Fattore umano, cioè comportamenti umani errati, dovuti a negligenza, superficialità, disinformazione, o anche sottovalutazione del pericolo. Spesso tali motivi si sovrappongono, e cioè si verificano comportamenti umani errati in presenza di impianti a rischio specifico privi dei necessari requisiti di sicurezza, e quindi privi di dispositivi di sicurezza capaci di minimizzare le conseguenze degli errori commessi (es.: un eccesso di utenze elettriche può provocare l anomalo riscaldamento dei conduttori di un impianto, e l assenza di dispositivi di protezione di sensibilità adeguata può impedire il tempestivo disinserimento automatico dell impianto, favorendo così l incendio di eventuali materiali combustibili [es.: strutture lignee] contigui ai conduttori surriscaldati). Un elenco sintetico ed esemplificativo di alcune delle più comuni cause e pericoli di incendio può essere il seguente: deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti ; riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate; apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate ; utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili ; ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione; L'intervento di soccorso dei Vigili del Fuoco è spesso efficace, e contribuisce comunque a limitare le conseguenze, ma, nonostante tale incontrovertibile efficacia nell'estinzione degli incendi, i dati citati dimostrano quanto grandi e gravi siano i danni arrecati da un incendio. L esperienza operativa dimostra che un intervento di soccorso è tanto più efficace quanto più è tempestivo e condotto appropriatamente; ma la tempestività e l efficacia dell intervento può essere assicurata solo se in ambito aziendale esistono persone specificamente incaricate della lotta antincendio, adeguatamente formate sulla ed attrezzate, ed è per tale motivo che il D. Lgs.626 del prescrive precisi obblighi in materia di lotta antincendio. Nel seguito di questo testo saranno fornite le informazioni necessarie sul fenomeno della combustione, sulle attrezzature di spegnimento, sul comportamento da tenere in caso di incendio, ed alcune informazioni generali sui principali argomenti di prevenzione incendi

20 3 - LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE GENERALITÀ SULLA COMBUSTIONE Si intende per combustione una reazione chimica, sufficientemente rapida, tra una sostanza combustibile e l ossigeno (comburente), che avviene normalmente con sviluppo di calore, di fiamma, di gas di combustione, di fumo e di luce. L ossigeno che partecipa alla combustione è normalmente quello contenuto nell aria (21% Ossigeno - 79% Azoto), ma possono anche verificarsi incendi in atmosfere arricchite di ossigeno, con sviluppo conseguente molto più vivace, e alcune sostanze possono utilizzare l ossigeno normalmente contenuto nella loro molecola, e pertanto possono bruciare anche in assenza di aria. Le sostanze combustibili sono molto numerose, e possono essere solide, liquide o gassose. È comunque importante evidenziare che : un combustibile partecipa alla combustione generalmente in fase gassosa; la combustione avviene solo alla superficie delle sostanze combustibili; Quindi, mentre le sostanze combustibili gassose non hanno bisogno di alcuna trasformazione per poter bruciare, le sostanze combustibili liquide e solide, per poter bruciare, devono emettere dalla loro superficie vapori in quantità sufficiente a sostenere una combustione, e cioè tale da formare con l aria una miscela aria - combustibile in grado di accendersi a contatto con un innesco (fiamma o scintilla); la quantità di vapori prodotti è ovviamente proporzionale alla temperatura. La temperatura al di sopra della quale l emissione di vapori dalla superficie di una sostanza combustibile solida o liquida diviene sufficiente alla formazione di miscela infiammabile aria - combustibile, in grado di accendersi a contatto con un innesco (fiamma o scintilla), è caratteristica per ogni sostanza combustibile solida o liquida, e viene definita temperatura di infiammabilità ; al di sotto della temperatura di infiammabilità, pertanto, una sostanza combustibile solida o liquida non può bruciare. Per tutte le sostanze combustibili (solide, liquide o gassose) esiste poi una temperatura, caratteristica per ogni sostanza, al di sopra della quale il combustibile inizia spontaneamente a bruciare, anche in assenza di innesco con fiamma o scintilla, se opportunamente miscelato con l aria. Tale temperatura si definisce temperatura di accensione (o anche di autoaccensione), e per i combustibili liquidi e gassosi è una temperatura tabellata e ben determinata. Per le sostanze solide, invece, la temperatura di accensione spesso non è esattamente determinabile, perché può dipendere da numerosi fattori, quali lo stato di suddivisione del materiale o la sua umidità; ad esempio per il legno si può orientativamente indicare il valore di 200 C come sua temperatura di accensione, ma può autoaccendersi anche per contatto prolungato con temperature di poco superiori ai 100 C; sempre a titolo esemplificativo, si può indicare il valore di 230 C come temperatura di accensione per la carta, e 300 C per la gomma. Il fenomeno della accensione (o autoaccensione) non deve essere confuso con il fenomeno della autocombustione, che invece consiste in una combustione spontanea di una sostanza combustibile, senza alcun apporto di energia dall'esterno, a seguito di una reazione di ossidazione inizialmente lenta, con successivo graduale e sensibile accumulo di calore, provocata spesso da fenomeni di fermentazione e di ossidazione; l autocombustione può verificarsi facilmente, ad esempio, nei seguenti materiali: stracci imbevuti di olio o vernice, fieno, cotone grezzo in balle, olio, carbone. Di seguito si riportano, a titolo esemplificativo, i valori delle temperature di infiammabilità e di accensione per alcune sostanze combustibili :

21 CARATTERISTICHE DI INFIAMMABILITÀ SOSTANZE TEMPERATURA DI INFIAMMABILITÀ [ C] TEMPERATURA DI ACCENSIONE [ C] ACETONE ALCOOL ETILICO BENZINA < GASOLIO METANO GAS 540 GPL GAS 400 BUTANO GAS 365 PROPANO GAS 470 IDROGENO GAS 560 ACETILENE GAS 305 LEGNO SOLIDO 200 CARTA SOLIDO 230 In precedenza, descrivendo le caratteristiche di infiammabilità dei combustibili, si è già fatto cenno ad una miscela infiammabile aria - combustibile. È infatti importante notare che un combustibile, pur se in presenza di ossigeno e ad una temperatura superiore a quella di infiammabilità, anche se innescato da fiamma o scintilla, non sempre è in grado di accendersi; infatti un combustibile può bruciare solo se è miscelato con l aria entro limiti percentuali (in volume) ben precisi, compresi in un intervallo di valori determinati e tabellati, caratteristici per ogni sostanza combustibile. L'insieme dei valori percentuali in cui la miscela combustibile - aria può bruciare si chiama "campo di infiammabilità", ed i valori estremi di tale intervallo di valori si chiamano limite inferiore e limite superiore di infiammabilità. CAMPO DI INFIAMMABILITA' ( % in volume d'aria ) ACETONE ALCOOL ETILICO BENZINA ETERE GASOLIO ACETILENE AMMONIACA BUTANO G.P.L. IDROGENO METANO OSSIDO DI CARBONIO OSSIDO DI ETILENE PROPANO Quanto più i valori di miscelazione combustibile - aria sono interni al campo di infiammabilità, tanto più la combustione si sviluppa con violenza e rapidità, assumendo sempre più carattere esplosivo; la velocità massima di combustione si ottiene, generalmente, in corrispondenza del rapporto stechiometrico

22 È quindi possibile definire anche un campo di esplosività, costituito da valori di miscelazione interni al campo di infiammabilità, entro cui la combustione avviene con le caratteristiche dell esplosione. Si potrà quindi parlare di miscela infiammabile o di miscela esplosiva se i valori di miscelazione combustibile - aria sono interni al campo di infiammabilità o al campo di esplosività. È importante evidenziare, dunque, che l esplosione è a tutti gli effetti un processo di combustione, che però avviene con velocità di propagazione del fronte di fiamma molto superiore alla normale velocità della fiamma di un incendio. Una esplosione si propaga nell'ambiente circostante con una geometria approssimativamente sferica, producendo calore, luce (fiamma) ed un rapido aumento di pressione; una esplosione di vapori confinata in ambiente chiuso può generare una pressione fino a 9 bar ( kg/mq.). F I R E COMBUSTIONE REAZIONE CHIMICA, SUFFICIENTEMENTE RAPIDA, TRA UNA SOSTANZA COMBUSTIBILE E L OSSIGENO. LA COMBUSTIONE PUÒ MANIFESTARSI GENERALMENTE NELLE SEGUENTI TIPOLOGIE : INCENDIO ESPLOSIONE COMBUSTIONE CON FIAMMA LIBERA E BASSA VELOCITÀ DEL FRONTE DI FIAMMA, CHE AVVIENE NORMALMENTE CON SVILUPPO DI CALORE, DI FIAMMA, DI GAS DI COMBUSTIONE, DI FUMO E DI LUCE. COMBUSTIONE MOLTO RAPIDA CON ELEVATA VELOCITA DEL FRONTE DI FIAMMA, CHE AVVIENE CON PRODUZIONE DI CALORE, LUCE, ED UN FORTE AUMENTO DI PRESSIONE DEFLAGRAZIONE se il fronte di fiamma si muove a VELOCITA SUBSONICA DETONAZIONE se il fronte di fiamma si muove a VELOCITA SUPERSONICA Gli effetti più comuni di una esplosione sono: distruzione meccanica delle strutture; ustioni generalizzate, di gravità inversamente proporzionale alla distanza; incendio delle sostanze combustibili liquide, e di quelle solide facilmente accendibili (perché il tempo di azione del fenomeno è molto ridotto, e quindi può non risultare sufficiente ad incendiare tutte le sostanze solide combustibili). L esplosione può a sua volta differenziarsi in deflagrazione (se il fronte di fiamma si muove a velocità subsonica) e detonazione (se il fronte di fiamma ha velocità supersonica). La velocità massima di combustione si ottiene, generalmente, in corrispondenza del rapporto stechiometrico della miscela aria - combustibile; le miscele infiammabili aria - idrocarburi danno origine, in genere, ad esplosioni di tipo deflagratorio. Il fenomeno della esplosione non deve essere confuso con il fenomeno dello scoppio, che invece consiste nella rottura improvvisa e violenta di un contenitore per eccesso di pressione interna, dovuta alla dilatazione di fluidi (liquidi o gas); causa frequente di scoppio è l'aumento di temperatura per eventi esterni al contenitore (es: calore di un incendio)

23 Esempio tipico della confusione tra scoppio ed esplosione si ha, in genere, quando avviene una esplosione di gas con presenza di bombole. In tali casi, spesso gli organi di informazione parlano di esplosione della bombola di gas, ma tale evento è in genere impossibile per assenza di miscela esplosiva all interno della bombola; quello che in genere realmente avviene è la fuoriuscita incontrollata di gas dalla bombola, con formazione di miscela esplosiva nell ambiente, che poi viene accidentalmente innescata da una fiamma o scintilla (es.: suona il campanello, entra in azione il compressore del frigorifero, qualcuno accende la luce o una sigaretta, etc.). Potrebbe invece avvenire uno scoppio della bombola, per sovrappressione interna, nel caso in cui questa venisse riscaldata eccessivamente (ad es. se coinvolta in un incendio); in tal caso la fuoriuscita del gas, provocata dallo scoppio, potrebbe poi successivamente causare una esplosione a seguito di innesco della miscela esplosiva eventualmente formatasi. A seguito di quanto descritto, si può pertanto affermare che una combustione può avvenire se, e solo se, sussistono tutte e contemporaneamente le seguenti condizioni minime : 1 - Presenza contemporanea del combustibile e dell ossigeno (aria); 2 - Miscela aria-combustibile infiammabile, e cioè con valori di miscelazione interni al campo di infiammabilità; 3 - Temperatura del combustibile superiore alla temperatura di infiammabilità; 4 - Presenza di un innesco di combustione (fiamma o scintilla); 5 - Oppure (in sostituzione della condizione 4) temperatura del combustibile superiore alla temperatura di accensione, anche in assenza di inneschi. II fuoco (e quindi un incendio) potrà dunque generarsi e permanere unicamente se sussistono insieme e contemporaneamente le condizioni descritte. F I R E condizioni minime necessarie per la COMBUSTIONE sono : Presenza contemporanea di COMBUSTIBILE + OSSIGENO (aria) INNESCO fiamma o scintilla Miscela aria-combustibile infiammabile, e quindi interna al CAMPO DI INFIAMMABILITA Temperatura del combustibile superiore alla TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA Temperatura del combustibile superiore alla TEMPERATURA DI AUTOACCENSIONE Quando anche solo una di tali condizioni viene a mancare, il fuoco si spegne oppure non si genera, e su questo fondamentale ed importantissimo principio sono basate tutte le tecniche di estinzione degli incendi. L'incendio può infatti essere definito generalmente come una combustione accidentale, non voluta e non controllata dall'uomo, a cui partecipano combustibili non a ciò destinati, e che ha origine in luoghi non predisposti a tal fine, per effetto di un apporto di energia occasionale, con conseguenti danni a cose, all'ambiente, e talvolta a persone

24 3.2 - DINAMICA DI SVILUPPO DI UN INCENDIO Lo sviluppo di un incendio reale può essere schematizzato in quattro fasi tipiche, con caratteristiche tra loro diverse, che possiamo individuare come: Fase di sviluppo (o ignizione, o anche di prima propagazione) Flash - over (passaggio dalla fase di prima propagazione a quella di propagazione generalizzata) Fase di combustione attiva (fase centrale dell incendio vero e proprio) Fase di estinzione e di raffreddamento (fase finale dell'incendio) Nella prima fase di sviluppo la temperatura aumenta proporzionalmente al trascorrere del tempo, e l incendio inizia con l emissione di aerosol invisibili, avvertibili all olfatto (puzza di bruciato) o con specifici rivelatori d incendio. Successivamente inizia l emissione di fumo visibile, seguito da emissione di piccole fiamme, che poi divengono sempre più vivaci. Tale prima fase di sviluppo può essere brevissima, ma può anche durare per tempi lunghi (minuti o ore), in dipendenza delle caratteristiche del combustibile e dell ambiente. La velocità dell aumento di temperatura del combustibile, e quindi il tempo di ignizione, può dipendere, a titolo esemplificativo, da : - Dalle condizioni di temperatura e di ventilazione dell ambiente (in un ambiente freddo e/o ben ventilato le quantità di calore prodotte, inizialmente modeste, sono facilmente disperse). - Dalle caratteristiche chimiche della sostanza (velocità di reazione). - Dallo stato di suddivisione del materiale, che influenza la capacità di ossidazione della massa offrendo, a parità di volume ed in dipendenza della maggiore o minore suddivisione, maggiori o minori superfici di ossidazione e quindi di produzione del calore. - Dalla disposizione delle sostanze combustibili e quindi dall'assenza o meno di discontinuità; superfici prive di discontinuità favoriscono la propagazione del fuoco. Nella successiva fase di flash over (punto di passaggio dalla prima fase di ignizione a quella di propagazione generalizzata) si verifica un rapido e notevole aumento della temperatura, tale da provocare una abbondante produzione di gas di distillazione, che formano con l'aria dell'ambiente una miscela infiammabile, che viene innescata per innesco e/o per autoaccensione dalla temperatura raggiunta nella fase iniziale. Tutti i materiali combustibili iniziano a partecipare alla combustione, la quantità di calore sviluppato è notevole, e la temperatura si innalza rapidamente (propagazione generalizzata del fuoco). La fase di flash - over si sviluppa dopo un tempo variabile, dall inizio del processo di ignizione, da qualche minuto (o meno in condizioni particolarmente favorevoli alla combustione) fino a 30 minuti (o più in condizioni particolarmente sfavorevoli alla combustione), e può essere considerato un punto di non ritorno per l incendio, in quanto determina la partecipazione di tutti i materiali presenti alla combustione, e l incendio diventa violento ed incontrollato

25 La fase normalmente considerata come quella dell incendio vero e proprio è la fase centrale di combustione attiva, in cui l incendio manifesta al massimo i suoi elementi caratteristici (fiamme, fumo, calore), e la temperatura aumenta ancora, molto rapidamente ed in modo esponenziale, fino a raggiungere valori anche superiori a 1000 C, per poi stabilizzarsi ed infine decrescere verso la fase finale dell incendio. Tutte le sostanze combustibili presenti nell'ambiente partecipano al processo di combustione, e tale fase centrale dell incendio può essere tanto più duratura e violenta quanto migliori sono le condizioni di ventilazione, e quanto maggiore è la quantità del combustibile ed il suo stato di suddivisione. Le temperature molto elevate che si raggiungono in questa fase possono determinare il rischio di ulteriore espansione dell'incendio per irraggiamento termico, per trasporto di particelle incandescenti o faville, per trasmissione del calore attraverso le strutture, per cedimento delle strutture, per propagazione delle fiamme che escono dalle aperture ed interessano zone sovrastanti, o anche per effetto di gas combustibili prodotti dall incendio che non bruciano all'interno dell edificio per difetto di comburente e, trasportati fuori da moti convettivi, trovano altrove aria sufficiente ed innesco. Infine nella fase finale dell incendio (fase di estinzione e raffreddamento), dopo un tempo variabile in dipendenza della quantità del combustibile, del suo stato di suddivisione e delle condizioni di ventilazione, ed a prescindere da eventuali azioni di spegnimento, la temperatura comincia a diminuire, più o meno rapidamente, per il minor apporto di calore determinato dall'esaurirsi del combustibile CLASSIFICAZIONE DEI COMBUSTIBILI E DEGLI INCENDI Definiamo combustibili tutte le sostanze capaci di bruciare, cioè di dar luogo ad una reazione chimica sufficientemente rapida con l ossigeno, accompagnata normalmente da sviluppo di calore, di fiamma, di gas di combustione, di fumo e di luce. I combustibili possono essere solidi, liquidi o gassosi. I combustibili liquidi possono a loro volta essere classificati, secondo il D.M , sulla base della temperatura di infiammabilità T i, come : Liquidi di categoria A : T i < 21 C liquidi i cui vapori possono dar luogo a scoppio (es : benzina etere greggio) Liquidi di categoria B : 21 C T i 65 C liquidi infiammabili (es: kerosene alcool acqua ragia) Liquidi di categoria C : T i > 65 C liquidi combustibili (es : gasolio olio combustibile) I liquidi combustibili di categoria C possono a loro volta essere classificati in due sottocategorie : Liquidi di categoria C1 : 65 C < T i 125 C - Oli minerali combustibili Liquidi di categoria C2 : T i > 125 C - Oli lubrificanti Anche le diverse tipologie di incendio possono essere classificate, ed infatti la Norma Europea EN2 ha suddiviso e classificato i fuochi in base ai materiali combustibili che li generano; tale classificazione è molto utile perché permette una indicazione efficace e sintetica delle tipologie di incendio, ed anche perché consente di scegliere facilmente le sostanze estinguenti idonee nei diversi casi. La succitata norma europea EN2 ha classificato i fuochi in quattro classi: Fuochi di Classe A : incendi di materiali solidi, la cui combustione avviene normalmente con formazione di brace incandescente (es: legno - carta - tessuti - pellami - gomma - etc.)

26 Fuochi di Classe B : incendi di liquidi o anche di solidi liquefattibili (es: benzine - alcoli - oli minerali - vernici - solventi) Fuochi di Classe C : incendi di gas infiammabili (es: propano - idrogeno - metano - acetilene - etc.) Fuochi di Classe D - incendi di metalli combustibili (es: sodio - potassio), o di sostanze chimiche spontaneamente combustibili in presenza di aria, o di sostanze chimiche reattive in presenza di acqua o schiuma. Sugli estintori d incendio, ed in generale nella trattazione di argomenti di sicurezza antincendio, i fuochi di classe A, B e C vengono usualmente indicati con i pittogrammi riportati in figura EFFETTI E PRODOTTI DEGLI INCENDI I prodotti più comuni della combustione sono il calore, le fiamme, il fumo ed i gas di combustione. Tali prodotti possono provocare gravi conseguenze negative sulle persone e sulle cose con cui vengono a contatto. Di seguito vengono descritti i principali effetti provocati dai prodotti della combustione sulle persone e sulle cose EFFETTI DELL'INCENDIO SULL' ORGANISMO UMANO Tutti i prodotti della combustione (calore, fiamme, fumo, gas di combustione) possono provocare gravi conseguenze negative sulle persone, fino a provocarne la morte, agendo secondo meccanismi diversi che nel seguito verranno descritti. Calore II calore, energia che viene liberata dall'incendio, è non solo la causa di danni arrecati al patrimonio, ma rappresenta un serio pericolo per le persone. L organismo umano, esposto per lungo tempo a temperature elevate, può subire danni quali ustioni, disidratazione, blocco respiratorio ed arresto cardiaco. L'effetto del calore sulla pelle del corpo può dare luogo a ustioni, localizzate o estese, di varia gravità (primo, secondo, terzo e quarto grado) e può produrre la disidratazione dei tessuti; se la superficie corporea ustionata supera il 50% del totale può aversi anche la morte della persona. L'organismo umano è dotato di sistemi termoregolatori, ed una improvvisa e forte alterazione della temperatura ne può compromettere gravemente la funzionalità. L'esposizione prolungata del corpo a temperature superiori a 50 C lede l'apparato respiratorio, e può provocare ipertermia sistematica e collasso circolatorio; una temperatura dell'ordine di 40/50 C è sopportabile da una persona per tempi massimi di esposizione di 3/5 ore; temperature superiori a 100 C hanno per l'uomo effetti mortali in pochi minuti. Fiamme Le fiamme costituiscono un grave pericolo per le persone, e sono il principale veicolo di propagazione dell'incendio; il contatto delle persone con le fiamme produce ustioni più o meno estese e gravi, con gli effetti detti in precedenza. Fumo II fumo è costituito principalmente da una sospensione nell'aria di particelle solide, liquide e gassose, quali residui incombusti (nerofumo, catrami, etc), ceneri, vapore acqueo, gas di combustione, ed è tanto più abbondante e denso quanto più è incompleta ed imperfetta la combustione per carenza d'ossigeno

27 Si diffonde con velocità dell'ordine di qualche metro al secondo, arreca danni al patrimonio ed è pericoloso per le persone. Il fumo rappresenta certamente un grave pericolo per la vita umana, principalmente perché trasporta e diffonde rapidamente i gas di combustione, spesso estremamente tossici e letali. Tuttavia la pericolosità dei fumi è dovuta anche al fatto che determina difficoltà di respirazione (irrita le mucose ed è soffocante), riduce od annulla completamente la visibilità rendendo molto più difficile sia la fuga delle persone presenti sia l'opera dei soccorritori, e provoca una diminuzione spesso pericolosa della concentrazione di Ossigeno. Ricordiamo che l'aria (miscela di Azoto ed Ossigeno) contiene normalmente circa il 21% in volume di Ossigeno, che rappresenta un elemento vitale per la respirazione umana. Questa concentrazione inevitabilmente si abbassa all interno degli edifici durante lo sviluppo di un incendio, sia perché una parte dell ossigeno viene consumato dalla combustione, sia perché la presenza del fumo sostituisce in parte l aria, diminuendo la presenza di ossigeno. La diminuzione di ossigeno nell'ambiente provoca sull'uomo diversi effetti fisiologici negativi, a seconda del grado di concentrazione raggiunto: - Una concentrazioni di ossigeno del 17% provoca un aumento del ritmo respiratorio, che facilita l assorbimento di sostanze tossiche; - Una concentrazione di ossigeno tra il 15% ed il 12% provoca respirazione difficile, vertigini, rapido affaticamento, difficoltà di coordinamento muscolare; - Una concentrazione di ossigeno compresa tra il 10% e l'8 provoca collasso e coma, e concentrazioni minori del 6% provocano la morte in pochi minuti (5/8 minuti) Gas di combustione I gas di combustione sono prodotti della combustione corrosivi e tossici, la cui composizione dipende dal tipo di combustibile che brucia, dalla disponibilità di ossigeno e dalla temperatura alla quale si formano. I principali gas di combustione sono: ossido di carbonio (CO) anidride carbonica (CO 2 ) idrogeno solforato (H 2 S) anidride solforosa (SO 2 ) ammoniaca (NH 3 ) acido cianidrico acido cloridrico (HCN) (HCl) perossido d azoto (NO 2 ) fosgene (COCl 2 ) e le loro caratteristiche essenziali sono descritte di seguito. Ossido di carbonio (CO) L Ossido di Carbonio (CO) è certamente il gas di combustione più pericoloso per l'uomo, perché è un gas insapore, inodore, incolore e inavvertibile, ma è altamente tossico anche in concentrazioni bassissime. Si forma nelle combustioni incomplete, cioè che avvengono in ambienti chiusi in carenza di ossigeno, e viene prodotto in quantità tanto maggiori più incompleta ed imperfetta è la combustione. L'ossido di carbonio assorbito dall'uomo durante la respirazione altera la composizione del sangue, perché si combina con l'emoglobina del sangue formando la carbossiemoglobina, che impedisce la formazione dell'ossiemoglobina e pertanto non consente l'ossigenazione

28 dei tessuti del corpo umano; se la carbossiemoglobina è presente nel sangue in concentrazioni dell'ordine del 70% si ha la morte entro qualche ora. Alcuni dati di concentrazioni (espresse in parti per milioni o ppm) danno una idea esatta della pericolosità di questo gas: - concentrazioni di 500 ppm provocano allucinazioni in 30' e morte in 2 h; - concentrazioni di ppm provocano la morte in 30'; - concentrazioni di ppm provocano la morte dopo qualche respirazione. Anidride carbonica (CO 2 ) Abbondante in ogni incendio, perché è un prodotto naturale della reazione di combustione. È un gas più pesante dell'aria, irrespirabile ma non velenoso, si sostituisce all ossigeno dell aria e provoca asfissia. Gli effetti principali sono: - una concentrazione del 3% fa raddoppiare il ritmo respiratorio favorendo quindi la respirazione di altri gas tossici presenti; - per una concentrazione dell'8% si può avere la paralisi del sistema respiratorio; - per concentrazione del 10% si ha la morte se respirata per qualche minuto. Anidride solforosa (SO 3 ) Si forma durante la combustione di sostanze contenenti zolfo. Una esposizione a basse concentrazioni (0,5 % - 1 %) causa danni agli occhi ed all'apparato respiratorio. Idrogeno solforato (H 2 S) Si forma durante la combustione di sostanze contenenti zolfo (lana - gomma - pelli - materie plastiche - etc). È un gas incolore, di odore pungente (caratteristico delle uova marce), irritante per le mucose e gli occhi, altamente corrosivo. A basse concentrazioni attacca il sistema nervoso anche per esposizioni brevi. Per esposizioni di lunga durata e per concentrazioni superiori allo 0,1% provoca blocco respiratorio. Concentrazioni dello 0,15% sono mortali in pochi minuti. Ammoniaca (NH 3 ) Si forma nella combustione di sostanze che contengono azoto (lana sete - resine acriliche, fenoliche e melamminiche nylon - schiume di urea formaldeide). Ha odore pungente, ed è fortemente irritante sulle mucose. Acido cianidrico (HCN) Si forma nelle combustioni incomplete di sostanze naturali come la lana e la seta, ma anche nella combustione o decomposizione termica di resine acriliche, poliammidiche, poliuretaniche e del nylon. È un gas incolore dal caratteristico odore di mandorle amare. Viene assorbito sia per via inalatoria che per via cutanea, ed è altamente tossico, inibendo la respirazione a livello cellulare. Altri gas Altri gas pericolosi che possono essere prodotti da una combustione sono : Acido fluoridrico, generato dalla combustione della quasi totalità delle materie plastiche; Acido cloridrico (HCL), dalla combustione di PVC e plastiche; Perossido di azoto (NO 2 ), dalla

29 combustione della nitrocellulosa, di nitrati, di grassi; Toluendisocianato, dalla combustione del poliuretano; Fosgene (COCl 2 ), dalla combustione di plastica contenente cloro EFFETTI DELL'INCENDIO SUI MATERIALI DA COSTRUZIONE I materiali da costruzione (pietra, marmo, laterizi, ferro, legno, etc) esposti al fuoco di un incendio subiscono forti sollecitazioni termiche, tali da comprometterne in molti casi la resistenza meccanica. Se un materiale ha una composizione eterogenea, ed i costituenti hanno coefficienti di dilatazione diversi tra loro, sotto l'azione del fuoco si verificano sollecitazioni termiche differenziate, che possono causare frantumazione o sgretolamento, a prescindere anche dalla resistenza meccanica dello stesso materiale. Di seguito vengono descritti i principali effetti su alcuni materiali. Effetti dell'incendio sul cemento armato II calcestruzzo ha conduttività termica bassa ed il calore all'interno della massa si trasmette lentamente; quindi, in una struttura in cemento armato esposta al fuoco, in genere l'armatura viene protetta abbastanza efficacemente dal rivestimento in calcestruzzo, e tanto maggiore è lo spessore del calcestruzzo che protegge l'armatura, tanto più bassa è la temperatura che raggiunge l'armatura stessa. II calcestruzzo, sotto l'azione del fuoco ed all'aumentare della temperatura, aumenta inizialmente di volume, e successivamente si contrae perché perde l acqua di impasto; se avviene lo sgretolamento del copriferro si perde la solidarietà di lavoro fra ferro e calcestruzzo e l'armatura viene esposta al fuoco, con forti conseguenze negative. Per temperature al di sotto di 300 C, le conseguenze sulla resistenza del calcestruzzo, quasi sempre, non sono significative per la struttura in cemento armato in quanto si ha una resistenza residua del 75%. Aumentando ancora la temperatura invece la resistenza del calcestruzzo diminuisce rapidamente, ed a partire da 300 il calcestruzzo si colora in rosa e resta tale anche dopo che si è raffreddato; la profondità della colorazione rosa nel calcestruzzo permette di conoscere fin dove è arrivata la temperatura superiore a 300, e se è stata interessata l'armatura. Effetti dell'incendio sui laterizi I laterizi hanno un ottimo comportamento al fuoco in quanto durante la loro fabbricazione sono stati sottoposti a temperatura di cottura di 800/1000 C. Pertanto il laterizio in mattoni pieni resiste bene fino a temperature di 1000/1100 C, mentre a temperature superiori inizia a sciogliersi fino a fondere, e manifesta i primi inconvenienti dovuti alla temperatura con lesioni superficiali. Il laterizio in mattoni forati, pur presentando le stesse caratteristiche di quello pieno, sottoposto all'azione del fuoco risulta più fragile, e manifesta i primi inconvenienti con il distacco di parti di materiali. L'effetto del fuoco viene risentito dalle strutture in laterizi dopo un'ora circa, se protette da un intonaco di 2/3 cm di spessore. Effetti dell'incendio sull acciaio L'aumento della temperatura sulle strutture in acciaio provoca dilatazioni rilevanti, e rapide e profonde modifiche delle proprietà meccaniche dell'acciaio. L'acciaio, grazie alla sua grande conduttività e capacità termica, esposto al fuoco può raggiungere temperature di poco superiori a 300 C senza che vengano a determinarsi deformazioni pericolose. Oltre i 300 C la sua resistenza alla rottura diminuisce rapidamente ; a 500 C circa l acciaio perde il 50% della resistenza alla rottura, che quasi si annulla a circa 600 C

30 Pertanto una struttura in acciaio, esposta senza protezioni all'incendio, può raggiungere il collasso anche nel tempo di 10/20 minuti, sia a causa della diminuzione della resistenza meccanica, sia a causa delle spinte determinate sulle strutture di appoggio determinate dalle dilatazioni termiche. Effetti dell'incendio sul cemento armato precompresso Le notevoli caratteristiche di resistenza meccanica delle strutture in cemento armato precompresso sono in gran parte dovute alla pretensione dei ferri di armatura. Pertanto, se tali ferri non sono adeguatamente protetti da spessori di cemento o altri materiali coibenti, e per motivi analoghi a quanto detto per le strutture metalliche, l aumento della temperatura provoca anche in tali strutture in cemento armato precompresso l allungamento dei ferri (con conseguente perdita della pretensione), e la diminuzione delle caratteristiche meccaniche (nel cemento armato precompresso l'acciaio, a 400 c circa, presenta una resistenza alla rottura ridotta del 50%). Pertanto anche una struttura in cemento armato precompresso, esposta senza protezioni all'incendio, può raggiungere il collasso in tempi brevi. Effetti dell'incendio sul legno II legno è un materiale combustibile a bassa conduttività termica che alimenta l'incendio in vari modi a seconda della pezzatura. Un elemento di grossa pezzatura brucia rapidamente in superficie formando uno strato carbonizzato il quale agendo come un isolante influisce sulla velocità di combustione rallentandola. Il legno esposto all'azione del fuoco non subisce deformazioni, e la sua resistenza meccanica diminuisce solo con l'aumentare dello strato carbonizzato, e la conseguente riduzione della sezione resistente. Possiamo considerare, con buona approssimazione, che le dimensioni degli elementi strutturali, sotto l'azione del fuoco, si riducono di circa 1 mm/min (velocità di carbonizzazione superficiale del legno), e questa caratteristica conferisce ad un elemento in legno di adeguata sezione un certo grado di resistenza, che può essere calcolato secondo metodi analitici, e può raggiungere anche valori elevati (es: 120 min) ALTRI DATI CARATTERISTICI DEGLI INCENDI Può essere interessante, in molte situazioni, conoscere altri dati caratteristici degli incendi che di seguito si riportano in forma sintetica e tabellare TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE Si è già scritto in precedenza che in un incendio si possono raggiungere temperature anche superiori ai 1000 C, a seconda dei materiali coinvolti e delle condizioni di ventilazione esistenti. La tabella accanto visualizza le temperature massime di combustione per alcune sostanze. TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE COMBUSTIBILE TEMPERATURA MAX [ C] LEGNO 1200 FIAMMA BUNSEN 1500 PETROLIO 1800 CARBON FOSSILE 1900 METANO 2000 BENZOLO 2200 IDROGENO 2200 ACETILENE 2600 ARCO VOLTAICO

31 TEMPERATURE DI FUSIONE Dopo un incendio si può determinare approssimativamente la temperatura raggiunta nei vari punti, ricercando ed esaminando eventuali materiali fusi per il calore, e confrontando le relative temperature di fusione. Nella tabella sottostante sono riportate a titolo esemplificativo le temperature di fusione relative ad alcuni materiali. TEMPERATURE DI FUSIONE SOSTANZE TEMPERATURA [ C ] SOSTANZE TEMPERATURA [ C ] CERA 64 OTTONE STAGNO 231 ARGENTO 960 PIOMBO 327 ORO 1063 ZINCO 419 RAME 1083 ALLUMINIO 658 GHISA GRIGIA 1200 VETRO ACCIAIO BRONZO FERRO SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE Nel corso di un incendio si può determinare approssimativamente la temperatura raggiunta in alcuni punti di particolare interesse, osservando il colore dei materiali che bruciano, e confrontando la scala cromatica delle temperature riportata in tabella, che naturalmente può avere un valore esclusivamente orientativo. SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE COLORE DELLA FIAMMA TEMPERATURA [ C] ROSSO NASCENTE 525 ROSSO SCURO 700 ROSSO CILIEGIA 900 GIALLO SCURO 1100 GIALLO CHIARO 1200 BIANCO 1300 BIANCO ABBAGLIANTE

32 4 - ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI L ESTINZIONE DEGLI INCENDI Descrivendo i principi che regolamentano la combustione si è già visto che una combustione può avvenire se, e solo se, sussistono sempre tutte, insieme e contemporaneamente, le seguenti condizioni minime : - Presenza contemporanea del combustibile e dell ossigeno (aria); - Miscela aria - combustibile infiammabile, e cioè con valori di miscelazione interni al campo di infiammabilità; - Temperatura del combustibile superiore alla temperatura di infiammabilità; - Presenza di un innesco di combustione (fiamma o scintilla); - Oppure (in sostituzione della condizione precedente) temperatura del combustibile superiore alla temperatura di accensione, anche in assenza di inneschi. Quando anche solo una di tali condizioni viene a mancare, il fuoco si spegne oppure non si genera, e su questo fondamentale ed importantissimo principio sono basate tutte le tecniche di estinzione degli incendi. Pertanto, per poter spegnere un incendio, o per non farlo avvenire, si deve agire in modo tale da eliminare almeno una delle condizioni indispensabili al mantenimento della combustione. I meccanismi secondo i quali si può agire per l estinzione degli incendi sono principalmente i seguenti : RAFFREDDAMENTO: abbassamento della temperatura del materiale che brucia, e dei materiali contigui e circostanti, al di sotto della temperatura di accensione del combustibile (per evitare riaccensioni spontanee successive all azione di spegnimento a seguito del contatto di vapori combustibili con corpi caldi a temperatura superiore alla temperatura di accensione) e, se possibile, al di sotto della temperatura di infiammabilità (ed in tal caso si renderebbe impossibile il mantenimento della combustione). SOFFOCAMENTO: separazione tra il materiale che brucia e l aria circostante, impedendo in tal modo che l ossigeno atmosferico, miscelandosi con il combustibile, continui ad alimentare la combustione, e quindi eliminando una delle condizioni indispensabili per il mantenimento della combustione. L azione di soffocamento può anche avvenire per diluizione dell ossigeno, cioè riducendo il tenore di ossigeno presente nell atmosfera circostante l incendio al di sotto della concentrazione necessaria per poter sostenere la combustione. RIMOZIONE DEL COMBUSTIBILE: metodo indiretto di spegnimento, che si attua allontanando materialmente la sostanza combustibile dalla zona dell incendio. Tale metodo si può attuare, ad esempio, mediante intercettazione del flusso di un combustibile liquido o gassoso che fluisce in una condotta (es: chiusura di un rubinetto, strozzatura od occlusione del tubo), o mediante travaso di un combustibile liquido o gassoso dal contenitore (cisterna, serbatoio) interessato dall incendio ad altro contenitore sicuro, o mediante rimozione di materiale combustibile solido non ancora coinvolto nell incendio, o mediante l interposizione di setti incombustibili o di fasce tagliafuoco. AZIONE ANTICATALITICA: è un metodo che sfrutta la capacità d alcune sostanze estinguenti di inibire chimicamente la combustione, in modo tanto efficace da provocarne l arresto. Si è già detto che la combustione è una reazione chimica, che avviene con notevole velocità secondo schemi di reazione di propagazione a catena ramificata, e viene sostenuta ed accelerata da prodotti molto attivi, generati dalla stessa reazione di combustione, chiamati induttori di reazione (atomi e radicali liberi)

33 Esistono alcune sostanze che possiedono la proprietà di interagire chimicamente con gli induttori di reazione, provocando la rottura delle reazioni a catena, e conseguentemente il rallentamento e l arresto della reazione di combustione, e quindi l estinzione dell incendio. Tale azione di inibizione chimica della combustione viene definita azione di catalisi negativa o anche azione anticatalitica L azione di spegnimento di un incendio può ottenersi impiegando uno di tali meccanismi, o anche più meccanismi contemporaneamente, amplificando in tal modo l efficacia dell azione estinguente GLI AGENTI ESTINGUENTI L estinzione degli incendi viene generalmente effettuata utilizzando, mediante attrezzature e/o impianti idonei allo scopo, alcune sostanze che possiedono caratteristiche tali da agire negativamente sulla combustione, sfruttando uno o più dei meccanismi di estinzione descritti, in modo tale da far cessare l incendio in tempi rapidi. Tali sostanze vengono indicate come sostanze estinguenti, e sono essenzialmente quelle di seguito indicate : Acqua Schiuma Polveri chimiche Anidride carbonica Idrocarburi alogenati (e loro sostituti) Gli agenti estinguenti devono possedere, oltre alle peculiari caratteristiche di efficacia estinguente, anche caratteristiche di disponibilità ed economicità, e non devono creare nuovi pericoli e non arrecare ulteriori danni alle persone ed alle cose che si vogliono salvare. Nel seguito vengono descritte le principali caratteristiche degli agenti estinguenti più diffusi ACQUA L'acqua è certamente la sostanza estinguente più conosciuta e più utilizzata, e ciò principalmente per il pregio di essere economica ed ampiamente diffusa in natura, e quindi utilizzabile anche in grandi quantitativi, piuttosto che per le sue effettive caratteristiche estinguenti. L acqua agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione : RAFFREDDAMENTO SOFFOCAMENTO DILUIZIONE L'azione di raffreddamento è dovuta al fatto che l acqua, evaporando, assorbe calore dall ambiente circostante (l evaporazione di 1 kg di acqua produce un assorbimento di calore pari a 595 kcal), e quindi abbassa la temperatura del materiale che brucia. L azione di soffocamento è dovuta alla notevole produzione di vapore acqueo (l evaporazione di 1 litro di acqua produce 1700 litri di vapore) che, essendo più pesante dell aria, tende ad avvolgere il materiale che brucia, impedendo od ostacolando l afflusso di ossigeno atmosferico, e quindi ostacolando il processo di combustione. L azione di diluizione è dovuta anch essa alla cospicua produzione di vapore acqueo, che, diluendo l'ossigeno dell'aria, rende progressivamente la miscela aria-combustibile sempre meno facilmente combustibile. Da quanto detto in precedenza si vede chiaramente che l azione estinguente dell acqua è tanto più efficace quanto maggiore è la produzione di vapore acqueo, e quindi, utilizzando l acqua, bisogna fare in modo che essa evapori il più possibile; poiché l evaporazione

34 dell acqua è tanto maggiore e tanto più rapida quanto maggiore è la superficie d acqua esposta al calore, ne consegue che il massimo effetto estinguente si ottiene con un getto di acqua frazionata, o, ancora meglio, con un getto di acqua nebulizzata. Si può pertanto affermare che la migliore utilizzazione dell acqua come agente estinguente si ottiene utilizzando lance che consentono il frazionamento e/o la nebulizzazione del getto, e con una pressione alla lancia sufficientemente elevata per ottenere un buon livello di nebulizzazione, ottenendo in tal modo i seguenti vantaggi operativi: Minore consumo d acqua e maggiore rendimento Massimo effetto di raffreddamento per evaporazione Massimo effetto di soffocamento per produzione di vapore acqueo Massimo effetto di diluizione Minore conducibilità elettrica Minori danni per impatto violento del getto Minore proiezione di materiali incandescenti Analizziamo ora in quali casi l acqua è utilizzabile vantaggiosamente ed efficacemente: L'acqua è indicata quasi esclusivamente per lo spegnimento di fuochi di classe A, per i quali si rivela l agente estinguente più efficace sia per il forte effetto di raffreddamento, sia per la sua proprietà di spegnere efficacemente anche le braci, che sono prodotte tipicamente nella combustione dei materiali solidi. L acqua è invece controindicata per lo spegnimento di incendi di classe B perché, essendo essa più pesante della maggioranza dei liquidi infiammabili, e non miscibile con essi, affonderebbe provocando il traboccamento di liquido infiammabile incendiato, con grave rischio di propagare ulteriormente l incendio. L acqua viene generalmente utilizzata come agente estinguente mediante impianti fissi di spegnimento, quali idranti antincendio, impianti a pioggia tipo sprinklers, impianti a pioggia a diluvio; essa invece non viene quasi più utilizzata mediante estintori, che si dimostrerebbero poco efficaci a causa del limitato quantitativo d acqua disponibile con tali attrezzature. L acqua può talvolta anche essere utilizzata per spegnere incendi di liquidi infiammabili, ma solo se essi sono più pesanti dell acqua (es: dicloroetano, clorobenzene), o sono miscibili con essa (es: acido acetico, acetone, alcool), o quando sono sparsi sul terreno e non contenuti in recipienti; tuttavia in tali casi l acqua deve essere sempre utilizzata con getto nebulizzato, ed è consigliabile che tali utilizzi particolari siano effettuati sempre e solo da parte di personale esperto e professionalmente preparato. L'acqua può anche essere utilizzata, frequentemente, non come agente estinguente, ma per altri scopi di sicurezza antincendio; ad esempio può essere utilizzata, mediante impianti specifici, per raffreddamento (di serbatoi, silos, apparecchiature, impianti, etc) a scopo di protezione da eventuali incendi circostanti; o può essere utilizzata mediante impianti a pioggia per la diluizione di sostanze pericolose (es: gpl, ammoniaca) in caso di perdite da impianti; o anche può essere utilizzata per la creazione di barriere d acqua, da utilizzare quali elementi di un sistema di compartimentazione. L'uso dell acqua è controindicato in molti casi, potendo a volte determinare anche situazioni di grave pericolo e/o danno; ad esempio l acqua non deve essere utilizzata nei seguenti casi : in presenza di conduttori elettrici e/o apparecchiature elettriche in tensione, in quanto l'acqua è un elemento conduttore di elettricità e può causare la folgorazione dell'operatore;

35 su liquidi infiammabili più leggeri e non miscibili con essa, in quanto affonderebbe provocando il traboccamento di liquido infiammabile incendiato, con grave rischio di propagare ulteriormente l incendio; su sostanze che reagiscono pericolosamente con l'acqua, quali ad esempio l acido solforico o il carburo di calcio, che con l acqua sviluppa acetilene (gas infiammabile); in presenza di sodio e potassio (metalli) che a contatto con l'acqua liberano idrogeno (gas infiammabile); in presenza di carbonio, magnesio, zinco, alluminio ad alte temperature, perché si sviluppano gas infiammabili; su acciaio o sostanze fuse ad alta temperatura che possono, a contatto con l'acqua, proiettare a distanza materiale ad alta temperatura; L uso dell acqua è inoltre sconsigliabile su apparecchiature delicate di qualsiasi genere e su materiale importante e deteriorabile(documenti, libri, quadri, etc), per i possibili e notevoli danneggiamenti che può provocare in tali casi. Nei casi in cui l utilizzo dell'acqua è vietato, devono essere affissi idonei cartelli segnaletici indicativi del divieto stesso SCHIUMA La schiuma antincendio è costituita da una emulsione di acqua ed aria con un agente schiumogeno, generalmente liquido (liquido schiumogeno), che crea un insieme di bollicine molto leggere, e di dimensioni variabili secondo esigenze di utilizzo e caratteristiche di prodotti ed attrezzature utilizzate. La schiuma è particolarmente idonea per fuochi di classe B (incendi di liquidi), per i quali si dimostra l agente estinguente più efficace, ma è un estinguente costoso, difficile da produrre e da usare, e pertanto richiede conoscenze tecniche e professionalità. La produzione della schiuma antincendio avviene in due tempi: in una prima fase avviene la miscelazione dell'acqua con il liquido schiumogeno (3/7 %), per la formazione della soluzione schiumogena; tale prima fase si ottiene generalmente tramite aspirazione diretta con eiettori, o miscelazione con premescolatori, o altri sistemi idonei. successivamente la soluzione schiumogena così ottenuta si miscela con aria, formando la schiuma, con una notevole espansione di volume ( da 6 a volte il volume della soluzione schiumogena); tale seconda fase si ottiene tramite attrezzature (lance, versatori, cannoni) munite di aperture per l aspirazione dell aria, e di dispositivi idonei alla miscelazione necessaria per l ottenimento della schiuma. La schiuma agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione : SOFFOCAMENTO RAFFREDDAMENTO L azione di soffocamento rappresenta in questo caso il principale meccanismo di estinzione, ed è dovuta al fatto che la schiuma, galleggiando sul liquido, provoca un effetto di separazione del combustibile dall aria circostante, impedendo l afflusso di ossigeno atmosferico, e quindi fermando il processo di combustione. L'azione di raffreddamento è dovuta alla produzione di vapore acqueo per la parziale evaporazione di acqua, ed alla produzione di CO 2 per la disgregazione di parte della schiuma per effetto del calore. La schiuma antincendio, contenendo acqua, presenta controindicazioni d uso analoghe a quelle già descritte per quell agente estinguente; in particolare la schiuma è controindicata nei seguenti casi:

36 in presenza di conduttori elettrici e/o apparecchiature elettriche in tensione, per la presenza di acqua, elemento conduttore di elettricità; su sostanze che reagiscono pericolosamente con l'acqua (vedere quanto già descritto in precedenza); su apparecchiature delicate di qualsiasi genere e su materiale importante e deteriorabile(documenti, libri, quadri, etc), per i possibili danneggiamenti. Le caratteristiche più importanti per l individuazione delle proprietà di un liquido schiumogeno sono rappresentate dalla concentrazione della soluzione schiumogena e dal rapporto di espansione della schiuma. La concentrazione di una soluzione schiumogena è data dal rapporto percentuale tra liquido schiumogeno ed acqua, cioè i litri di schiumogeno che vengono miscelati a 100 litri d acqua; generalmente può essere variabile tra il 3% ed il 7%, e dipende dal tipo di schiumogeno utilizzato. Il rapporto di espansione di una schiuma è invece rappresentato dal rapporto tra il volume di schiuma ottenuto, ed il volume iniziale di soluzione schiumogena, cioè i litri di schiuma che si ottengono per ogni litro di soluzione schiumogena impiegata. Il rapporto di espansione (R.E.) dipende dal tipo di schiumogeno utilizzato e dalle attrezzature impiegate per produrre la schiuma; si può avere: Schiuma a bassa espansione (R.E. da 6 a 12): rappresenta l impiego più comune, e si ottiene anche con attrezzature semplici (lancia schiuma manuale, cannone), utilizzando qualsiasi tipo di schiumogeno; si ottengono normalmente tappeti di schiuma alti pochi centimetri. Schiuma a media espansione (R.E. da 15 a 100): si ottiene generalmente con schiumogeni sintetici o fluoro - sintetici, e viene utilizzata per usi più specializzati o per l approntamento di tappeti di schiuma di emergenza; si ottengono tappeti di schiuma alti alcune decine di centimetri. Schiuma ad alta espansione (R.E. da 100 a 1.000): si ottiene generalmente con schiumogeni sintetici, utilizzando versatori di schiuma specializzati ed a corta gittata, e viene utilizzata principalmente per saturazione (riempimento totale) di grandi volumi, a scopo preventivo o di spegnimento. A titolo esemplificativo si può pertanto dire che: impiegando 1 litro di liquido schiumogeno che va miscelato ad una concentrazione del 5%, e che ha un rapporto di espansione pari a 10, occorrono 20 litri di acqua e si ottengono circa 200 litri di schiuma; oppure, utilizzando lo stesso schiumogeno, si può anche dire che 1 m 3 di schiuma è composto da 5 litri di schiumogeno, da 100 litri di acqua, e circa 900 litri di aria; ed ancora, potremmo dire che, se invece avessimo utilizzato uno schiumogeno con uguale percentuale di miscelazione (5%) ma con rapporto di espansione pari a 1.000, 1 m 3 di schiuma sarebbe composto da circa 999 litri di aria, da 1 litro di acqua, e da soli 50 cc. (un bicchierino) di schiumogeno. Alcune caratteristiche sono importanti per definire l efficacia di un liquido schiumogeno; tra le altre citiamo: - scorrevolezza e fluidità, per distendersi rapidamente sul liquido combustibile e richiudersi completamente; - tempo di dimezzamento elevato (resistenza al drenaggio), per mantenersi stabile e plastica il più a lungo possibile; - stabilità durante l incendio agli agenti distruttivi (calore, fumo, inquinamento); - compatibilità con altri estinguenti (es: polveri);

37 - assenza di tossicità e corrosività; - possibilità di lunga conservazione, per consentire lo stoccaggio di adeguati quantitativi; La gamma dei liquidi schiumogeni si distingue nei seguenti tipi: SCHIUMOGENO PROTEINICO : è composto da sostanze proteiniche idrolizzate e combinate con sali metallici stabilizzanti della schiuma. R.E. da 6 a 20. Ha una efficacia limitata ed una azione non rapida. È incompatibile con l intervento misto con polveri estinguenti. SCHIUMOGENO SINTETICO : è composto da sostanze tensioattive sintetiche che conferiscono elevata azione schiumogena. R.E. da 13 a 18 con impiego di lance schiuma o cannoni; R.E. da 18 a 40 per la formazione di tappeti protettivi di emergenza; R.E. da 80 a 900 con versatori di schiuma con ventilatori. Utilizzata a bassa espansione ha una buona efficacia ed una azione rapida. Ha una buona stabilità agli inquinanti ed un ottima resistenza al drenaggio. SCHIUMOGENO FLUOROPROTEINICO : è composto da sostanze proteiniche idrolizzate combinate con tensioattivi fluorurati e con additivi stabilizzanti della schiuma. R.E. da 6 a 15. Consente un impiego rapido ed efficace su grandi incendi di prodotti petroliferi, perché ha una buona stabilità agli inquinanti ed una ottima resistenza alle alte temperature. È compatibile con l intervento misto con polveri estinguenti. SCHIUMOGENO FLUOROSINTETICO (FILM FORMING) : questo schiumogeno a base sintetica è additivato con sostanze tensioattive fluorurate e con sostanze stabilizzanti della schiuma, che conferiscono notevole insensibilità agli inquinanti, ed effetto sigillante. R.E. da 7 a 12. L altissima fluidità della schiuma consente un impiego molto rapido ed efficace, perfezionato dall effetto sigillante. Per lo spegnimento di incendi è sufficiente uno strato di schiuma di pochi millimetri. È compatibile con l intervento misto con polveri estinguenti o altri schiumogeni. È lo schiumogeno di impiego ideale nei casi in cui il fattore tempo è importante (aeroporti, raffinerie, grandi depositi di prodotti infiammabili). Ha un costo elevato. SCHIUMOGENO SPECIFICO PER ALCOLI (Alcohol foam) : è composto in parte da liquido proteinico e in parete da sostanze atte a conferire resistenza all'effetto distruttivo dei solventi polari (alcoli, chetoni, esteri, etc), ed è l unico schiumogeno efficace nell estinzione di incendi di solventi polari. R.E. da 6 a 7. Ha una buona stabilità agli inquinanti ed un ottima resistenza alla temperatura. Ha un costo elevato POLVERI CHIMICHE Le polveri estinguenti sono miscele di particelle solide, finemente suddivise, costituite da sali organici o da sostanze naturali o da sostanze sintetiche, idonee ad essere proiettate, mediante l'uso di gas propellenti in pressione ed attraverso appositi erogatori, sul materiale che brucia. Le polveri agiscono sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione : AZIONE ANTICATALITICA SOFFOCAMENTO (polveri ABC) L'azione estinguente delle polveri è dovuta prevalentemente ad azione anticatalitica, cioè alla proprietà di interagire chimicamente con gli induttori di reazione, provocando la rottura delle reazioni a catena, e conseguentemente il rallentamento e l arresto della reazione di combustione, e quindi l estinzione dell incendio. Alcune polveri (polveri ABC o polivalenti) esercitano anche un effetto di soffocamento, in quanto hanno la proprietà di fondere alla temperatura di circa 200 C, formando un rivestimento di tipo vetroso che, avvolgendo il materiale che brucia, impedisce l ulteriore contatto con l ossigeno atmosferico, soffocando la combustione; tali polveri, riuscendo a spegnere anche le braci, sono idonee anche per fuochi di classe A

38 I tipi di polvere disponibili sono numerosi; di seguito si indicano i più diffusi: BICARBONATO DI SODIO NaHCO 3 Polvere B-C BICARBONATO DI POTASSIO KHCO 3 Polvere B-C CLORURO DI POTASSIO KCl Polvere B-C FOSFATO DI AMMONIO NH 4 H 2 PO 4 Polvere A-B-C-D SOLFATO DI AMMONIO (NH 4 ) 2 SO 4 Polvere A-B-C-D CLORURO DI SODIO NaCl Polvere B-C-D I fosfati e polifosfati di ammonio vengono utilizzati anche come ritardanti per incendi forestali, sotto forma di soluzioni o sospensioni acquose, e vengono prevalentemente erogati da mezzi aerei. Le polveri sono estinguenti di impiego polivalente, perché sono in genere utilizzabili in incendi di classe B (liquidi infiammabili) e C (gas infiammabili), in alcuni casi anche in incendi di classe A (solidi) e D (metalli), e, non essendo conduttrici di elettricità, possono essere impiegate anche su apparecchiature elettriche in tensione. Possono essere considerate come le sostanze aventi la maggiore potenzialità estinguente tra quelle disponibili; sono però particolarmente indicate per incendi localizzati, mentre non sono molto indicate per incendi di grandi dimensioni e per grandi quantità di materiale che brucia. Le polveri estinguenti non sono tossiche per le persone, né specificamente dannose per materiali o attrezzature, tuttavia il loro maggiore limite di impiego consiste proprio nella loro polverosità, che ne rende sconsigliabile l uso su apparecchiature delicate (per la difficoltà di eliminazione dei residui), e nei luoghi chiusi nei quali non si vuole sporcare, e dove può provocare bruciori ed infiammazioni degli occhi e delle vie respiratorie. La polvere viene generalmente utilizzata mediante estintori portatili o carrellati; in situazioni particolari (aeroporti, depositi di infiammabili) può essere utilizzata mediante speciali automezzi antincendio, o anche, in alcuni casi, mediante impianti fissi di spegnimento per la protezione di impianti o attrezzature particolari. Una polvere estinguente deve avere i seguenti requisiti: deve essere sufficientemente scorrevole e con particelle molto fini; non deve essere abrasiva né corrosiva; non deve essere tossica né produrre a caldo gas nocivi; non deve alterarsi chimicamente durante lo stoccaggio; deve avere adeguata resistenza alla pressione ed alla vibrazione, in modo da non costiparsi se negli estintori è sottoposta a pressioni superiori a 15 bar per lunghi periodi; ANIDRIDE CARBONICA (CO 2 ) È un gas inerte, inodoro, incolore, dielettrico, più pesante dell aria (1,5 volte); normalmente è conservato in bombole allo stato liquido ad una pressione di circa 60 bar (a 20 C). È un gas irrespirabile ma non velenoso; diviene molto pericoloso per l uomo a concentrazioni di circa il 10%, e se in locali chiusi raggiunge una concentrazione del 22% riduce l ossigeno al 16%, provocando asfissia. Per l estinzione degli incendi la CO 2 viene scaricata sul materiale che brucia mediante appositi erogatori, producendo un intenso raffreddamento (l erogazione provoca l immediato passaggio dallo stato liquido a quello gassoso, con una espansione di volume di 350 volte, ed un raffreddamento a circa 78 C); la CO 2 può essere utilizzata in

39 qualsiasi tipo di incendio (fuochi di classe A-B-C), ed anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione, e ha il pregio di non lasciare residui sui materiali investiti. L anidride carbonica agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione : SOFFOCAMENTO RAFFREDDAMENTO DILUIZIONE L azione di soffocamento è dovuta al fatto che la CO 2, essendo più pesante dell aria, tende ad avvolgere il materiale che brucia, in particolare in locali chiusi, impedendo od ostacolando l afflusso di ossigeno atmosferico, e quindi ostacolando il processo di combustione. L'azione di raffreddamento è dovuta all intenso e rapido abbassamento di temperatura ( 78 C) prodotto dal passaggio della CO 2 dallo stato liquido allo stato gassoso al momento dell erogazione. L azione di diluizione è dovuta alla diffusione della CO 2 gassosa nell ambiente che, diluendo l'ossigeno dell'aria, rende progressivamente la miscela aria - combustibile sempre meno facilmente combustibile. La CO 2 ha una efficacia maggiore se utilizzata in luoghi chiusi, mentre all aperto la ventilazione può far diminuire l efficacia estinguente; a causa della rapida volatilità del gas, la CO 2 non spegne la brace di un incendio di materiale solido. L'uso dell anidride carbonica è controindicato nei seguenti casi: in presenza di sodio e potassio (metalli), e ad alte temperatura anche in presenza di magnesio, zinco e alluminio, perché a contatto con queste sostanze si libera ossido di carbonio (CO), gas estremamente tossico. in presenza di cianuri alcalini, perché a contatto con queste sostanze si produce acido cianidrico, gas molto tossico. Inoltre, quale buona norma precauzionale, è bene non toccare parti metalliche delle bombole di CO 2 subito dopo la scarica, e non dirigere il getto del gas su persone, per evitare ustioni da congelamento prodotte dal forte raffreddamento ( 78 C) IDROCARBURI ALOGENATI (HALON) Sono definiti idrocarburi alogenati alcune sostanze derivate da idrocarburi saturi, in cui gli atomi di idrogeno sono stati parzialmente o totalmente sostituiti con atomi di cloro, bromo o fluoro. Gli idrocarburi alogenati, conservati per la maggior parte allo stato liquido, sono facilmente vaporizzabili, non lasciano residui, sono dielettrici, non corrosivi, inalterabili, presentano punti di congelamento molto bassi, ed allo stato di vapore sono più pesanti dell'aria. Gli Halon sono caratterizzati da eccellenti proprietà estinguenti, non provocano indesiderati raffreddamenti, sono efficaci su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A-B-C), anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione, e la loro azione estinguente è dovuta esclusivamente ad azione anticatalitica, cioè alla proprietà di interagire chimicamente con la reazione di combustione, bloccandola e quindi provocando l estinzione dell incendio. I tipi di Halon più diffusi sono l Halon 1301 (CBrF 3 ), utilizzato principalmente in impianti fissi, e gli Halon 1211 (CHBrF 2 ), detto anche BCF, e Halon 2402 (CBrF 2 CBrF 2 ), detto anche Fluobrene, utilizzati prevalentemente negli estintori. Gli Halon sono stati, per molti anni, tra le sostanze estinguenti più utilizzate, sia negli estintori portatili, sia in impianti di spegnimento fissi a protezione di impianti, attrezzature o materiali costosi e/o delicati e/o pregiati (CED, quadri elettrici, aerei, pinacoteche, archivi, etc)

40 Tuttavia, per motivi di tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente, la legge n. 549 del ha disciplinato la produzione, il consumo, l'importazione, l'esportazione, la detenzione, la raccolta, il riciclo e la commercializzazione delle sostanze lesive dell'ozono stratosferico e dannose per l'ambiente, tra cui rientrano gli Halon. Per effetto di tale legge 549/93, non può essere più consentito l utilizzo di Halon come agente estinguente, e non possono più essere autorizzati impianti che prevedono l'utilizzo di tale estinguente NUOVE SOSTANZE ESTINGUENTI Per sopperire al divieto d uso degli Halon, e spesso anche per consentire di utilizzare ancora estintori ed impianti fissi già commercializzati per l uso di tali sostanze, sono attualmente in via di commercializzazione nuove sostanze estinguenti, alcune ancora in fase di sperimentazione, che consentano una estinzione degli incendi rapida e pulita, e che, in alcuni casi, presentino requisiti tali da poterne consentire l impiego con le stesse attrezzature o impianti degli Halon. Si riporta nel seguito un prospetto di nuovi agenti estinguenti attualmente commercializzati, tra cui vi sono prodotti inertizzanti e prodotti che agiscono per azione anticatalitica. SIGLA NOME DELLA MOLECOLA FORMULA BRUTA NOME COMMERCIALE FC Perfluorobutano C 4 F 10 CEA-410-3M Diclorotrifluoroetano CHCl 2 CF 3 NAF S-III HCFC-123 (4,75%) NORTH AMERICA Clorodifluorometano CHClF 2 FIRE GUARDIAN HCFC.22 (82%) TECHNOLOGY HCFC Blend A Clorotetrafluoroetano CHClFCF (Safety Hi-tech)/ 3 HCFC-124 (9,5%) Isopropenil-1- metilcicloesene(3,75%) HCFC-124 Clorotetrafluoroetano CHClFCF 3 FE-241 DUPONT HFC-125 Pentafluoroetano CHF 2 CF 3 FE-25 DUPONT FM-200 FIKE HFC-227ea Eptafluoropropano CF 3 CHFCF 3 (Silvani) HFC-23 Trifluorometano CHF 3 Oppure PF-23 Vesta IG-541 F-500 Azoto (52%) Argon (40%) Anidride carbonica (8%) N 2 Ar CO 2 FE-13 DUPONT INERGEN ANSUL (Wormald italiana) F-500 HAZARD CONTROL TECNOLOGIES Attualmente la sostanza estinguente sostitutiva dell Halon più nota è il NAF; è anch esso un idrocarburo alogenato, ma non contiene bromo e quindi risulta meno dannoso per l ozono stratosferico; ha caratteristiche di estinguenza, di utilizzo e di tossicità analoghe a quelle degli Halon, e quindi può essere ad essi sostituito negli stessi estintori o impianti, cambiando solo gli ugelli di erogazione del prodotto. Un altra sostanza estinguente di recente introduzione sul mercato italiano, e dalle caratteristiche molto interessanti, è l F-500; tale sostanza è un tensioattivo, efficace su fuochi di classe A e B, e si utilizza mediante normali attrezzature di erogazione (estintori o lance idriche), diluito in acqua in percentuale di 1%, 3%, 6% (secondo gli utilizzi previsti). Le caratteristiche di questa sostanza sono: rapidità ed elevata capacità di estinzione, anche con fuochi normalmente considerati di difficile spegnimento; efficace azione di raffreddamento; rapida riduzione del fumo e dei vapori; assenza di tossicità; completamente biodegradabile.

41 SABBIA Terminato il panorama classico delle sostanze estinguenti disponibili, si ritiene opportuno soffermarsi brevemente anche sulla sabbia, cioè su di un materiale che certamente non rientra nella casistica degli estinguenti, ma che comunque può essere vantaggiosamente utilizzato per lo spegnimento o il controllo di piccoli incendi. La sabbia è un materiale di costo nullo, o comunque di basso costo, e può espletare una azione di soffocamento su piccoli incendi, in quanto coprendo con essa il materiale che brucia si separa il combustibile dall'aria circostante, ottenendo lo spegnimento. La sabbia può essere molto utile anche per arginare piccolo sversamenti di liquidi combustibili, contribuendo in tal modo a contenere il combustibile e delimitare l area a rischio, e consentendo un intervento più rapido ed efficace con altre attrezzature (es: estintori o schiuma). La presenza della sabbia è obbligatoriamente prevista dalle norme tecniche per i distributori di carburante, e può rivelarsi utile in molti altri casi. 5 - ESTINTORI D INCENDIO GENERALITÀ Un estintore è, per definizione, un apparecchio contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna. Questa pressione può essere fornita da una compressione preliminare permanente, da una reazione chimica, o dalla liberazione di un gas ausiliario. La normativa tecnica attuale suddivide gli estintori in estintori portatili ed estintori carrellati ; la suddivisione è la seguente: L estintore portatile è un estintore concepito per essere portato e utilizzato a mano e che, pronto all'uso, ha una massa minore o uguale a 20 kg. L estintore carrellato è un estintore trasportato su ruote, di massa totale maggiore di 20 kg e contenuto di estinguente fino a 150 kg. La principale normativa tecnica di riferimento per gli estintori è la seguente: - D.M Norme tecniche e procedurali relative agli estintori portatili di incendio, soggetti all approvazione di tipo da parte del Ministero dell Interno. - D.M Norme tecniche e procedurali per la classificazione della capacità estinguente e per l omologazione degli estintori carrellati di incendio. - UNI 9492 (Aprile 1989) - Estintori carrellati d'incendio - Requisiti di costruzione e tecniche di prova - UNI 9994 (Marzo 1992) Apparecchiature per estinzione incendi Estintori d incendio - Manutenzione ESTINTORI PORTATILI CARATTERISTICHE GENERALI La più nota e diffusa classificazione degli estintori, ai fini dell'utilizzazione pratica, è quella effettuata in base alla sostanza estinguente adoperata; pertanto, in base a questa classificazione, si possono avere i seguenti tipi di estintori portatili: Estintore idrico Estintore a schiuma Estintore a polvere Estintore ad anidride carbonica (CO 2 ) Estintore ad idrocarburi alogenati (Halon)

42 Tuttavia è opportuno evidenziare subito che gli estintori idrici ed a schiuma sono di scarsa efficacia in dimensione portatile e non vengono più praticamente adoperati, e pertanto possono essere trascurati. Gli estintori attualmente più validi e diffusi sono quelli a polvere, a CO 2 e ad halon; tali estintori, pur con i pregi e le limitazioni delle singole sostanze estinguenti utilizzate, sono di impiego quasi universale, e possono essere adoperati anche su apparecchiature sotto tensione elettrica. Gli estintori sono costruttivamente tutti simili tra loro, essendo essenzialmente costituiti da un involucro esterno metallico di forma cilindrica, nel cui interno viene generata una pressione necessaria per l erogazione dell estinguente, e da una valvola di erogazione. La pressione interna, e quindi la robustezza dell'estintore, è diversa in dipendenza dell'estinguente adoperato, ma fondamentalmente il principio di funzionamento è il seguente: La sostanza estinguente contenuta nel recipiente è in pressione (la pressione può essere permanente, oppure può essere generata al momento dell'impiego dell estintore); Azionando il dispositivo di erogazione, la sostanza estinguente viene proiettata energicamente all'esterno, attraverso un ugello calibrato, ad una certa distanza dall'estintore. Un estintore portatile può contenere un quantitativo di sostanza estinguente variabile da 1 a 12 Kg, ha una gittata utile variabile da 5 ad 8 metri, ed un tempo massimo di erogazione (autonomia) variabile da 8 a 15 secondi. Nel prospetto seguente sono riportate alcune importanti caratteristiche di riferimento degli estintori portatili. ESTINTORI PORTATILI SPECIFICHE POLVERE HALON NAF CO 2 SCHIUMA CARICA NOMINALE KG CLASSI DI FUOCO TEMPO DI SCARICA GETTO UTILE ABC 3A 13BC 8A 21BC 21A 144BC 34A 144BC 43A 183BC BC 8A 55BC 5A 21BC 13A 89BC BC BC SEC M PRESSIONE DI ESERCIZIO BAR PRESSIONE DI PROVA BAR PRESSIONE DI SCOPPIO BAR LUNGHEZZA MANICHETTA CM PESO TOTALE 8A 89BC KG 2, , ,5 Gli estintori portatili, se prontamente ed appropriatamente utilizzati, sono mezzi antincendio estremamente versatili ed efficaci, sia perché gli estinguenti adoperati hanno una notevole efficacia di spegnimento, sia anche perché l estintore consente ad una persona addestrata di intervenire in modo rapido e localizzato su un principio di incendio, evitando nella maggioranza dei casi la propagazione dell incendio, e quindi contenendo al minimo i danni conseguenti

43 È bene ricordare che i primi minuti possono essere determinanti nello sviluppo (e quindi nelle conseguenze) di un incendio; l utilizzo di un estintore può essere molto più rapido dell impiego di un impianto fisso di estinzione (es: idranti), ed a volte l'uso massiccio di sostanze estinguenti (es: acqua) può a sua volta provocare danni anche consistenti. Tuttavia è opportuno evidenziare che, in linea generale, gli estintori portatili devono essere considerati come mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quanto consentono di intervenire solo su piccoli focolai o su principi d'incendio, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli CRITERI DI SCELTA, POSIZIONAMENTO ED IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI Nel seguito verranno descritti i criteri di scelta, nonché i criteri per un corretto posizionamento degli estintori al fine di assicurare una adeguata protezione ambiente, ed i criteri per un corretto impiego degli estintori. In un capitolo successivo verranno descritte le norme di manutenzione degli estintori, secondo quanto previsto dalla norma UNI Criteri di scelta degli estintori portatili Un estintore portatile offre la disponibilità di pochi chilogrammi di sostanza estinguente (max 12 Kg), ed una autonomia operativa di pochi secondi (10 sec per l estintore da 6 Kg), e quindi non può assolutamente consentire di affrontare incendi di notevoli dimensioni; in ogni caso l efficacia di un estintore è legata sia all abilità dell operatore nell uso, sia ad oculati criteri di scelta, di posizionamento e di manutenzione. Pertanto, per un uso efficace dell estintore portatile d incendio, è indispensabile sfruttarne appieno le caratteristiche e le potenzialità, rispettando le seguenti regole fondamentali : La scelta del tipo di estintore più adatto deve essere effettuata principalmente in base alla sua efficacia, alla tipologia di incendio prevedibile, ed alla compatibilità della sostanza estinguente impiegata con i materiali ed i luoghi in cui presumibilmente può svilupparsi l'incendio. Il numero di estintori, la loro capacità e la loro ubicazione devono essere adeguati alle dimensioni e caratteristiche dei luoghi, ed alla potenzialità prevedibile dell incendio, al fine di consentire un impiego rapido ed efficace in caso di necessità. Occorre assicurare, per quanto possibile, una elevata affidabilità di funzionamento degli estintori esistenti, attuando adeguate operazioni di sorveglianza, manutenzione e controlli periodici (norme UNI 9994 sulla manutenzione degli estintori d incendio: sorveglianza - controllo - revisione - collaudo). Occorre assicurare, per quanto possibile, un impiego tempestivo e corretto degli estintori, attuando una formazione adeguata degli addetti ed un addestramento pratico ripetuto nel tempo Protezione ambiente con estintori portatili La protezione ambiente con estintori portatili, cioè la dislocazione ed il dimensionamento degli estintori in relazione alle situazioni di rischio esistenti, può essere attuata secondo le seguenti indicazioni: Le aree di pertinenza di ogni attività devono sempre essere protette da estintori portatili d'incendio, di tipo approvato, secondo le indicazioni della specifica norma tecnica vigente (se esistente), ovvero, negli altri casi, secondo i criteri di seguito indicati. Gli estintori devono essere ubicati in posizione visibile, e segnalati con appositi cartelli che devono facilitarne l'individuazione anche a distanza

44 Gli estintori devono essere comunque facilmente e sicuramente raggiungibili, per cui deve essere vietato nei pressi degli estintori il posizionamento di macchinari, di attrezzature, o di materiali ingombranti che possano comunque ostacolare il rapido raggiungimento degli stessi. Gli estintori devono essere protetti da urti accidentali e dagli effetti immediati di un incendio, e collocati preferibilmente su apposita staffa di sostegno, indicativamente ad una altezza dal suolo di 1,5 metri. Gli estintori possono anche essere poggiati a terra, ma a condizione che la loro posizione sia ben segnalata, che non creino intralcio o restringimento dei passaggi, che siano protetti da urti accidentali, e che siano adottati accorgimenti atti ad evitare la corrosione del fondo del recipiente. In assenza di specifica norma tecnica e/o di specifica prescrizione di enti competenti, le aree di pertinenza di ogni attività devono essere protette da estintori portatili d'incendio, di tipo approvato, con capacità estinguente non inferiore a 13A-89B-C, utilizzabili anche su apparecchi sotto tensione elettrica, installati secondo i criteri di seguito descritti. Gli estintori devono essere installati preferibilmente in prossimità degli accessi, e devono essere comunque raggiungibili da ogni posizione con percorsi non superiori a 30 metri. In prossimità di eventuali situazioni a maggior rischio di incendio devono essere collocati estintori supplementari. Per ambienti piccoli e normalmente non presidiati (archivi, piccoli depositi o magazzini, locali tecnici, etc), è opportuno collocare 1 o 2 estintori in prossimità dell ingresso, all esterno del locale. Per ambienti con presenza abituale di persone, e/o di notevoli dimensioni, il numero e la capacità estinguente degli estintori portatili devono essere determinati in relazione al livello di rischio del luogo di lavoro ed alla superficie lorda dei locali, secondo le indicazioni della tabella seguente, con un minimo di 2 estintori per piano e/o compartimento: DIMENSIONAMENTO DELLA PROTEZIONE CON ESTINTORI SUPERFICIE PROTETTA DA UN ESTINTORE TIPO DI ESTINTORE RISCHIO BASSO RISCHIO MEDIO RISCHIO ELEVATO 13 A 89 B 100 m A 113 B 150 m m A 144 B 200 m m m 2 55 A 233 B 250 m m m 2 Eventuali estintori carrellati, se previsti, devono essere considerati integrativi (e non sostitutivi) di quelli portatili, e devono essere conformi alle specifiche della norma UNI Estintori previsti da normative specifiche In alcuni casi le normative tecniche contengono precise indicazioni sul numero e tipo di estintori da installare nelle singole attività; di seguito si riportano alcuni esempi di prescrizioni normative:

45 Locali di pubblico spettacolo (D.M ): un estintore 13A-89B-C ogni 200 m 2, con un minimo di 2 estintori per piano, ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile, distribuiti in modo uniforme, e in prossimità degli accessi e delle aree o impianti a maggior pericolo. Impianti sportivi (D.M ): estintori 13A-89B in numero adeguato, ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile,7 distribuiti in modo uniforme, e in prossimità degli accessi e delle aree o impianti a maggior pericolo. Edifici pregevoli per arte o storia (DPR , n. 418): un estintore 13A ogni 150 m 2, disposti in posizione ben visibile, segnalata e di facile accesso. Scuole (D.M ): un estintore 13A-89B-C ogni 200 m2, con un minimo di 2 estintori per piano. Alberghi (D.M ): un estintore 13A-89B ogni 200 m 2, con un minimo di 1 estintore per piano, ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile, distribuiti in modo uniforme, e in prossimità degli accessi e delle aree o impianti a maggior pericolo. Autorimesse (D.M ): estintori 21A-89B-C, disposti presso gli ingressi o comunque in posizione ben visibile e di facile accesso, in numero di: 1 ogni 5 autoveicoli per i primi 20; per i rimanenti 1 ogni 10 autoveicoli fino a 200, ed 1 ogni 20 autoveicoli oltre 200. Depositi di gpl < 5 m 3 (D.M ): 2 estintori 89B-C in prossimità del serbatoio. Gruppi elettrogeni (Circolare M.I ): estintori di tipo approvato per fuochi di classe B-C da almeno 6 Kg. Distributori stradali di gpl (DPR , n.208): 5 estintori a polvere da Kg TECNICHE DI IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI L estintore portatile d incendio è una attrezzatura estremamente versatile ed efficace per un pronto impiego su un principio di incendio, ed il suo uso è molto semplice ed alla portata di tutti, anche di operatori non professionali, a condizione però che vi sia un preventivo e breve addestramento pratico, e che nell impiego vengano rispettate alcune semplici regole, di seguito riportate: Nel caso in cui non si conosca bene il tipo di estintore che si intende utilizzare, attenersi alle istruzioni d uso descritte sull etichetta (obbligatoria su tutti gli estintori di tipo approvato), e non sprecare inutilmente sostanza estinguente, per non ridurre ulteriormente la già limitata autonomia (max 15 secondi). Dopo ogni uso parziale o accidentale di un estintore, anche se molto breve, non rimettere mai l estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediata ricarica; tale prescrizione è principalmente motivata dalla opportunità di non lasciare operativa una attrezzatura antincendio con un potenziale di spegnimento ancor più ridotto rispetto alla sua già limitata potenzialità iniziale; inoltre, per gli estintori a polvere, tale prescrizione diviene ancora più necessaria perché, con ogni probabilità, il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni di chiusura del dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta della valvola, e ciò potrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempi non lunghi (alcune ore), e la conseguente impossibilità di funzionamento dell estintore per mancanza di pressione interna

46 In caso di intervento su un principio di incendio, occorre procedere verso il focolaio di incendio assumendo la posizione più bassa possibile, per sfuggire all azione nociva dei fumi, ed operare a giusta distanza per colpire il fuoco con un getto efficace, compatibilmente con l intensità del calore emanato dalle fiamme. Il getto di sostanza estinguente deve essere diretto alla base delle fiamme, agendo in progressione ed iniziando dalle fiamme più vicine, senza attraversarle con il getto; durante l erogazione muovere leggermente a ventaglio il getto di estinguente. Il getto di sostanza estinguente non deve essere mai indirizzato contro le persone, a meno che non sia strettamente necessario (es: persona con abiti in fiamme, ed assenza di attrezzature più idonee per l intervento). In caso di incendio in locali chiusi, aerare sempre bene l ambiente dopo l uso. In caso di intervento contemporaneo con due o più estintori, i diversi operatori non devono mai operare da posizioni contrapposte, ma devono operare su uno stesso lato rispetto SI all incendio, da posizioni che formino rispetto al fuoco un angolo non superiore a 90, in modo da non investirsi l un l altro con i getti di sostanza estinguente, che potrebbero proiettare anche materiale infiammato contro gli altri operatori. Dopo l estinzione di qualsiasi incendio, prima di abbandonare il luogo assicurarsi sempre che il focolaio sia effettivamente spento e che sia esclusa la possibilità di una riaccensione (es: presenza di braci). In caso di incendio all aperto in presenza di vento, portarsi sopravvento rispetto al fuoco, evitare di procedere su terreno con presenza di materiale facilmente combustibile, e valutare sempre attentamente i possibili sviluppi dell incendio ed il più probabile percorso di propagazione delle fiamme. In caso di incendio di liquidi infiammabili in recipienti aperti, si deve operare con gli estintori in modo che il getto di sostanza estinguente non causi proiezioni di liquido infiammato al di fuori del recipiente, con pericolo di ulteriore propagazione dell incendio. 90 NO TIPI DI ESTINTORI PORTATILI Come si è già detto in precedenza, gli estintori idrici ed a schiuma non vengono più praticamente adoperati in quanto sono di scarsa efficacia in dimensione portatile, e pertanto possono essere trascurati

47 Gli estintori portatili attualmente più validi e diffusi sono: Estintore a polvere Estintore ad anidride carbonica (CO 2 ) Estintore ad idrocarburi alogenati (Halon o suoi sostituti) Le principali caratteristiche di tali estintori sono le seguenti: Estintore a polvere È certamente il tipo di estintore più diffuso, e di uso più universale. L efficacia estinguente di un estintore portatile a polvere è veramente notevole, specialmente se caricato con polvere ABC (polivalente), e quindi è certamente raccomandabile in tutti i casi in cui l uso della polvere non sia controindicato. L estintore portatile a polvere esiste in tre differenti versioni: Estintore a pressurizzazione permanente Estintore con bombola di propellente ausiliario esterna Estintore con bombola di propellente ausiliario interna (poco diffuso) Il più diffuso, più economico, e di più semplice utilizzo è l estintore a pressurizzazione permanente. Tale estintore è costituito da un solo recipiente, contenente la polvere estinguente tenuta permanentemente in pressione per l immissione, al momento della carica, di un gas inerte (Azoto), compresso a circa 15 bar; l estintore è costruttivamente semplice, ma può divenire facilmente inutilizzabile per perdita della pressione interna a causa di difetti di tenuta della valvola di chiusura, e per tale motivo è generalmente dotato di un indicatore di pressione, che deve indicare un valore compreso all'interno di un campo verde. Per lo stesso motivo dopo ogni uso anche parziale dell estintore non rimettere mai l estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediata ricarica, perché con ogni probabilità il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni di chiusura del dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta della valvola, e ciò potrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempi non lunghi (alcune ore), e la conseguente impossibilità di funzionamento dell estintore per mancanza di pressione interna. Pertanto tale tipo di estintore ha bisogno di una continua ed attenta opera di sorveglianza (vedere capitolo sulla manutenzione degli estintori), in particolare per verificare la pressione segnata dal manometro, e che l'estintore non presenti segni di manomissioni ed anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, etc. Il principio di funzionamento di un estintore portatile a polvere è molto semplice: estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando per aprire la valvola; la polvere, spinta dalla pressione del gas di pressurizzazione, risale attraverso un tubo pescante interno al recipiente, e viene proiettata violentemente all esterno; l operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere a suo piacimento il getto di estinguente per la migliore efficacia; L estintore portatile a polvere viene generalmente prodotto con carica nominale da Kg

48 Un estintore a polvere da Kg 6 ha un getto utile di circa 7 metri, una autonomia di funzionamento di circa 10 secondi, e generalmente una classificazione 21A-113B-C (a volte anche maggiore) Estintore ad halon È un estintore costruttivamente analogo all estintore a polvere a pressurizzazione permanente, e quindi per esso valgono le stesse indicazioni d uso. Anche l estintore ad halon può essere considerati di uso universale, perché è efficace su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A - B - C), ed anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione. Ricordiamo che gli Halon sono caratterizzati da eccellenti proprietà estinguenti (la loro azione estinguente è dovuta ad azione anticatalitica), ed inoltre non sporcano e non provocano indesiderati raffreddamenti, ma non spengono le braci. Gli halon hanno un basso grado di tossicità, ed ad alte temperature possono formare sostanze pericolose, per cui, dopo l uso in ambienti chiusi, è opportuno non sostare a lungo prima di avere aerato efficacemente i locali. L estintore portatile ad halon viene generalmente prodotto con carica nominale da Kg. Un estintore ad halon da Kg 6 ha un getto utile di circa 6 metri, una autonomia di funzionamento di circa 15 secondi, e generalmente una classificazione 8A-55B-C Estintore ad anidride carbonica (CO 2 ) L estintore portatile a CO 2 è costituito da una robusta bombola d acciaio a pareti molto spesse, collaudata a 250 bar, contenente CO 2 allo stato liquido alla pressione di circa 60 bar; è un estintore molto robusto ed affidabile, ma naturalmente molto pesante, ed attualmente non molto diffuso. Il principio di funzionamento di un estintore portatile a CO 2 è molto semplice: estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando per aprire la valvola; la CO 2 fuoriesce spinta dalla propria pressione, e vaporizza rapidamente con forte raffreddamento (T < 70 C); l operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere a suo piacimento il getto di estinguente per la migliore efficacia; Ricordiamo che l erogazione di un getto di CO 2 è di per sé molto freddo, ed inoltre provoca un forte raffreddamento dell estintore; pertanto, durante e subito dopo l erogazione, si deve assolutamente evitare il contatto sia con il getto di gas, sia con l involucro metallico, impugnando l estintore solo per la maniglia di trasporto e per il cono di erogazione (in plastica). Inoltre si ricordi che anche la CO 2 ha una certa tossicità (anche se non molto elevata) per cui, dopo l uso in ambienti chiusi, è opportuno non sostare a lungo prima di avere aerato efficacemente i locali. Anche l estintore a CO 2 può essere considerato di uso universale, perché è utilizzabile su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A - B - C), ed anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione. Si deve però evidenziare che l efficacia estinguente è certamente inferiore a quella della polvere e dell halon, che la CO 2 non spegne le braci prodotte da materiali solidi, e che provoca un intenso raffreddamento che può essere controindicato in alcuni casi (es: apparecchiature sensibili ad un brusco raffreddamento). L estintore portatile a CO 2 viene generalmente prodotto con carica nominale da 2 e 5 Kg

49 Un estintore a CO 2 da Kg 5 ha un getto utile di circa 4 metri, una autonomia di funzionamento di circa 9 secondi, e generalmente una classificazione 34B-C APPROVAZIONE DI TIPO E CLASSIFICAZIONEDEGLI ESTINTORI PORTATILI Il D.M descrive le norme tecniche per l approvazione da parte del Ministero dell Interno degli estintori portatili d incendio; tali norme tecniche riguardano tutte le caratteristiche richieste per un estintore di tipo approvato ; nel seguito si riporta un elenco non esaustivo delle caratteristiche più importanti: Durata minima di funzionamento in relazione alla quantità di agente estinguente contenuto. Cariche nominali e tolleranze di riempimento per i diversi tipi di estintore. Organi di azionamento e di intercettazione del getto (obbligo di azionamento con manovra unica e senza capovolgimento dell estintore). Dispositivi di scarica (obbligo di un tubo e di una lancia di lunghezza complessiva di almeno 40 cm). Dispositivo di sicurezza contro le sovrappressioni (obbligatorio). Indicatori di pressione. Dispositivo per evitare funzionamenti accidentali (obbligo di sicura con sigillo). Supporti per gli estintori (aggancio affidabile, con facile fuoriuscita). Contrassegni distintivi (vedere in seguito). Accertamenti e prove sui prototipi. Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente (vedere in seguito). Il D.M prescrive inoltre che possono essere costruiti e commercializzati solo estintori i cui prototipi siano stati dichiarati di tipo approvato ai sensi del decreto stesso. Decorsi 16 anni dalla data di emanazione del decreto (e quindi a decorrere dal ), potranno essere utilizzati solo estintori i cui prototipi siano stati dichiarati di tipo approvato, e gli estintori di tipo non approvato dovranno essere ritirati dall esercizio e resi inutilizzabili a cura del proprietario o dell esercente Contrassegni distintivi Il D.M prevede che tutti gli estintori portatili d incendio di tipo approvato devono essere di colore rosso, e che sull estintore deve essere riportata una etichetta, con iscrizioni facilmente leggibili e preferibilmente di colore bianco, che deve comprendere alcune informazioni obbligatorie sulle caratteristiche principali dell estintore, sulle modalità d uso e sulle precauzioni da adottare. Ad esempio: tipo di estintore, sua carica nominale e capacità estinguente; modalità di utilizzazione; classi di fuoco per cui può essere utilizzato; informazioni su eventuali pericoli connessi con l utilizzazione; indicazioni precauzionali e di esercizio). In figura è riportato un facsimile di etichetta tipo per un estintore a polvere da Kg 6. ESTINTORE 6 Kg POLVERE ABC 13 A 89 B C 1) TOGLIERE LA SPINA DI SICUREZZA 2) IMPUGNARE IL TUBO DI SCARICA 3) PREMERE LA LEVA DI COMANDO E DIRIGERE IL GETTO ALLA BASE DELLE FIAMME UTILIZZABILE SU APPARECCHI IN TENSIONE DOPO UTILIZZAZIONE IN LOCALI CHIUSI, AERARE RICARICARE DOPO L USO, ANCHE PARZIALE VERIFICARE PERIODICAMENTE OGNI 6 MESI 6 Kg POLVERE ABC - AZOTO COSTRUTTORE: xxxxxx ; Cod. xxxxxx TEMPERATURE LIMITI DI UTILIZZAZIONE: -20 C +60 C APPROVAZIONE MINISTERO DELL INTERNO N. xxxxxx ANNO DI FABBRICAZIONE: xxxx

50 Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente per gli estintori portatili Il D.M introduce un metodo di classificazione degli estintori portatili in base alla capacità estinguente, determinata da prove di efficacia effettuate su focolari tipo che l estintore è in grado di spegnere. I focolari tipo sono definiti per le classi di fuoco A - B - C. Tale metodo di classificazione degli estintori è certamente il più importante di tutti, perché fornisce una idea immediata e significativa sia delle classi di fuoco estinguibili dall estintore, sia della sua potenzialità estinguente. A titolo esemplificativo (rimandando alle successive descrizioni dei focolari tipo e delle prove di efficacia), se leggiamo che un estintore ha una classificazione 21A- 144B-C ne possiamo subito dedurre che: L estintore è di tipo approvato dal Ministero dell Interno, e quindi è realizzato secondo precisi canoni costruttivi, descritti nel D.M L estintore è adatto all impiego su fuochi di classe A, B e C. L estintore è potenzialmente in grado di estinguere focolari di dimensione 21A e 144B. Le più recenti normative tecniche di prevenzione incendi, nel prescrivere l adozione di estintori portatili d incendio, non ne indicano più la tipologia secondo l agente estinguente e la grandezza (es: estintore a polvere da Kg 6), come avveniva una volta, ma indicano la potenzialità estinguente minima richiesta (es: estintore 21A-113B-C). Di seguito si descrivono sommariamente i focolari tipo e le prove di efficacia previsti dalla normativa (D.M ) ai fini della approvazione di tipo degli estintori portatili. PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE A Caratteristiche del focolare tipo I focolari tipo per fuochi di classe A sono costituiti da una catasta di travi di legno (di Pinus Silvetris o equivalente), aventi una sezione quadrata di 40 mm di lato, e poggiate su zoccolo metallico alto 25 cm. La catasta è formata con 14 strati di travi; quelle disposte secondo la larghezza del focolare (strati 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14) hanno una lunghezza fissa di 50 cm per qualsiasi tipo di focolare, mentre le travi disposte secondo la lunghezza del focolare (strati 1,3,5,7,9,11,13) hanno lunghezza variabile secondo la grandezza del focolare. È prevista una vasta gamma standard di focolari tipo, ed ognuno è designato con un numero seguito dalla lettera A; questo numero caratteristico del focolare rappresenta la lunghezza del focolare in decimetri, cioè la lunghezza delle travi di legno disposte secondo la lunghezza del focolare, ed anche il numero di travi di legno di 50 cm per ogni strato disposto secondo la larghezza del focolare (es: focolare 13A [raffigurato nell illustrazione] = lunghezza del focolare 130 cm, e 13 travi di legno da 50 cm per ogni strato; focolare 21A = lunghezza del focolare 210 cm, e 21 travi di legno da 50 cm per ogni strato) Condizioni di spegnimento Sotto la catasta che forma il focolare A, e sul suo asse, è disposta una vasca di accensione, riempita di acqua per un altezza di 3 cm, e con l aggiunta di uno strato di 0,5 cm di benzina

51 La benzina viene accesa e, dopo 2 minuti di combustione, si ritira la vasca da sotto la catasta di legna; si lascia bruciare il legno ancora per 6 minuti, per un totale quindi di 8 minuti, dopo i quali si può effettuare l estinzione. L operatore, in tenuta da lavoro normale e senza alcuna particolare protezione contro il fuoco, prende l estintore solo in questo momento e dirige il getto sul focolare, spostandosi intorno a sua discrezione per ottenere il miglior risultato; tutto il contenuto dell estintore può essere vuotato in una sola volta o con getti successivi. Per la validità della prova tutte le fiamme devono essere spente e non deve prodursi alcuna ripresa di fiamma durante i tre minuti che seguono lo svuotamento completo dell estintore. Si ritiene che un estintore è capace di spegnere il focolare quando su tre prove effettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni. PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE B Caratteristiche del focolare tipo I focolari tipo per fuochi di classe B vengono realizzati in una serie di recipienti cilindrici di lamiera di acciaio, di dimensioni variabili e tabellate, ed ognuno è designato con un numero seguito dalla lettera B; questo numero rappresenta il volume di liquido, in litri, contenuto nel recipiente (1/3 d acqua e 2/3 di benzina), in modo da avere un strato di circa 2 cm di benzina (es: focolare 89B = 30 litri di acqua + 59 litri di benzina in recipiente di diametro 190 cm e profondità 20 cm; focolare 144B = 48 litri di acqua + 96 litri di benzina in recipiente di diametro 240 cm e profondità 20 cm). Condizioni di spegnimento La prova di estinzione si svolge con le stesse modalità già viste per i focolari di classe A, e la prova può avere inizio dopo che il focolare è stato acceso e lasciato bruciare liberamente per 60 secondi. Si ritiene che un estintore sia capace di spegnere il focolare quando su tre prove effettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni. PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE C I focolari tipo per fuochi di classe C vengono realizzati con bombole di gas propano liquido di 25 kg, unite in parallelo ad un tubo collettore munito di manometro e di valvola a chiusura rapida. Il gas è incendiato all uscita del tubo, dopo aver aperto la valvola a chiusura rapida. Non è richiesto alcun tempo di combustione libera. L attacco del focolare di incendio è effettuato a criterio dell operatore. Nel caso di estintori di carica maggiore di 3 kg, il focolare tipo deve essere estinto almeno due volte con lo stesso estintore ESTINTORI CARRELLATI L estintore carrellato è un estintore contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna (fornita da una compressione preliminare permanente o dalla liberazione di un gas ausiliario), trasportato su ruote, di massa totale maggiore di 20 kg, e contenuto di estinguente fino a 150 kg. Attualmente gli estintori carrellati si suddividono nei seguenti tipi: Estintore a schiuma Estintore a polvere Estintore ad anidride carbonica (CO 2 ) Estintore ad idrocarburi alogenati

52 Il funzionamento degli estintori carrellati è simile a quello degli estintori portatili; essi consentono certamente di fronteggiare incendi di dimensioni maggiori di quelli affrontabili con estintori portatili, ma è bene ricordare che, comunque, devono essere considerati come mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quanto il tempo di scarica di un carrellato a polvere può variare da 30 secondi (per 30 Kg) a 90 secondi (per 100 Kg), e quindi consentono di intervenire solo su piccoli incendi, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli. Nel prospetto seguente sono riportate alcune importanti caratteristiche di riferimento degli estintori carrellati. ESTINTORI CARRELLATI SPECIFICHE POLVERE HALON CO 2 SCHIUMA CARICA NOMINALE KG TEMPO DI SCARICA SEC GETTO UTILE M PRESSIONE DI ESERCIZIO BAR PRESSIONE DI PROVA BAR PRESSIONE DI SCOPPIO BAR BOMBOLA CO 2 -AZOTO LT LUNGHEZZA MANICHETTA PESO TOTALE M 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 KG A causa delle maggiori dimensioni e peso presentano una minore maneggevolezza d uso, connessa allo spostamento del carrello di supporto, e quindi sono generalmente muniti di tubo e di una lancia di erogazione, con dispositivo di intercettazione del getto, di lunghezza variabile da 3 a 6 metri Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente per gli estintori carrellati In analogia a quanto avvenuto per gli estintori portatili, anche per gli estintori carrellati è stato introdotto un metodo di classificazione in base alla capacità estinguente, determinata da prove di efficacia effettuate su focolari tipo che l estintore è in grado di spegnere. I focolari tipo sono definiti per le classi di fuoco A - B - C, ed il metodo di classificazione è descritto dalla norma UNI Il focolare tipo per fuochi di classe A è della stessa dimensione per tutti i tipi e dimensioni di estintori carrellati, ed è costituito da una catasta di travi di legno aventi una sezione quadrata di 40 mm di lato, e poggiate su zoccolo metallico alto 25 cm; la catasta è formata con 14 strati di travi; quelle disposte secondo la larghezza del focolare (strati 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14) hanno una lunghezza fissa di 50 cm, mentre le travi disposte secondo la lunghezza del focolare (strati 1,3,5,7,9,11,13) hanno una lunghezza fissa di 130 cm (corrisponde al focolare 13A degli estintori portatili). Le condizioni di accensione e di spegnimento della catasta sono simili a quelle già descritte per le prove di efficacia degli estintori portatili e l agente estinguente può essere erogato in una sola volta o con getti successivi; per la validità della prova tutte le fiamme

53 devono essere spente utilizzando al massimo 15 Kg di estinguente (indipendentemente dalla grandezza dell estintore) e non deve prodursi alcuna ripresa di fiamma durante i tre minuti che seguono la fine delle operazioni di estinzione; si ritiene che un estintore è capace di spegnere il focolare di classe A quando su tre prove effettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni. I focolari tipo per fuochi di classe B vengono realizzati in una serie di recipienti cilindrici di lamiera di acciaio, di dimensioni variabili e tabellate, ed ognuno è designato con un numero seguito dalla lettera B; questo numero rappresenta il volume di liquido, in litri, contenuto nel recipiente (1/3 d acqua e 2/3 di benzina), in modo da avere un strato di circa 2 cm di benzina (es: focolare 89B = 30 litri di acqua + 59 litri di benzina in recipiente di diametro 190 cm e profondità 20 cm). Le condizioni di accensione e di spegnimento sono simili a quelle già descritte per le prove di efficacia degli estintori portatili, e la prova può avere inizio dopo che il focolare è stato acceso e lasciato bruciare liberamente per 60 secondi; si ritiene che un estintore sia capace di spegnere il focolare quando su tre prove effettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni. In funzione del tipo e della grandezza, l estintore deve essere in grado di estinguere un certo tipo di focolare tipo tabellato (es: estintore carrellato ad halon da 30 Kg α focolare minimo estinguibile 89B); il tempo di estinzione deve essere al massimo uguale al 60% del tempo minimo di funzionamento (tabellato); all estintore viene attribuito un indice, tanto più piccolo quanto minore è il tempo impiegato per l estinzione e quanto maggiore è il focolare tipo estinto, secondo una tabella di riferimento (es: se un estintore carrellato ad halon da 30 Kg è in grado di spegnere il focolare 89B in un tempo di 7 secondi [tempo minore di 12 sec corrispondente al 40% di 30 sec] sarà classificato B7) I focolari tipo per fuochi di classe C vengono realizzati con bombole di gas propano liquido di 25 kg, unite in parallelo ad un tubo collettore munito di manometro e di valvola a chiusura rapida; il gas è incendiato all uscita del tubo, dopo aver aperto la valvola a chiusura rapida; non è richiesto alcun tempo di combustione libera. L attacco del focolare di incendio è effettuato a criterio dell operatore; il focolare tipo deve essere estinto almeno 3 volte con lo stesso estintore, impiegando una quantità di estinguente complessiva pari al massimo al 40% della sua carica nominale. Se un estintore carrellato è in grado di estinguere fuochi di classe A - B - C, la sua completa identificazione agli effetti della capacità estinguente (es: per un carrellato ad halon da 30 Kg) sarà: A - B7 - C MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D INCENDIO; NORMA UNI 9994 Abbiamo già evidenziato che è necessario assicurare, per quanto possibile, una elevata affidabilità di funzionamento degli estintori esistenti, attuando adeguate operazioni di sorveglianza, manutenzione e controlli periodici. Le procedure da seguire per tali operazioni sono dettagliatamente descritte nella norma UNI 9994, di cui nel seguito riportiamo alcuni aspetti più importanti: Sostituzione e ricarica dell'agente estinguente L'agente estinguente utilizzato nella ricarica deve far conservare all'estintore la conformità al prototipo omologato ed essere garantito all'utilizzatore a cura del manutentore. La sua sostituzione va effettuata con intervallo di tempo non maggiore di quello massimo di efficienza dichiarato dal produttore e, in ogni caso, non maggiore degli intervalli di cui al prospetto seguente :

54 NORMA UNI PROSPETTO DELLA FREQUENZA DI REVISIONE tipo di estintore Tempo massimo di revisione con sostituzione della carica (mesi) A POLVERE 36 AD ACQUA O A SCHIUMA 18 A CO 2 60 AD IDROCARBURI ALOGENATI 72 Gli estintori devono essere comunque ricaricati quando siano stati parzialmente o totalmente scaricati ed in occasione delle verifiche periodiche e o straordinarie di solidità e integrità del corpo di estintore. Il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare la ricarica e la revisione. I ricambi devono far conservare all'estintore la conformità al prototipo omologato ed essere garantiti all'utilizzatore dal manutentore. L'estintore può essere rimosso per manutenzione previa sostituzione con altro di prestazioni non inferiori MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI (SORVEGLIANZA - CONTROLLO - REVISIONE - COLLAUDO) La norma UNI 9994 prevede che la manutenzione di un estintore può distinguersi nelle seguenti diverse fasi : SORVEGLIANZA CONTROLLO REVISIONE COLLAUDO La SORVEGLIANZA consiste in una misura di prevenzione atta a controllare, con costante e particolare attenzione, l'estintore nella posizione in cui è collocato, tramite l'effettuazione dei seguenti accertamenti : a - L'estintore sia presente e segnalato con apposito cartello, secondo quanto prescritto dal DPR n. 524/1982 (e successivi aggiornamenti), recante la dicitura estintore e/o estintore n.... ; b - L'estintore sia chiaramente visibile, immediatamente utilizzabile e l'accesso allo stesso sia libero da ostacoli; c - L'estintore non sia stato manomesso, in particolare non risulti manomesso o mancante il dispositivo di sicurezza per evitare azionamenti accidentali ; d - I contrassegni distintivi siano esposti a vista e siano ben leggibili ; e - L'indicatore di pressione, se presente, indichi un valore di pressione compreso all'interno del campo verde ; f - L'estintore non presenti anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, sconnessioni o incrinature dei tubi flessibili, ecc. ; g - L'estintore sia esente da danni alle strutture di supporto e alla maniglia di trasporto, in particolare, se carrellato, abbia ruote perfettamente funzionanti ; h - Il cartellino di manutenzione sia presente sull apparecchio e sia correttamente compilato. le anomalie riscontrate devono essere eliminate

55 Dall esame delle operazioni necessarie, si evidenzia che la sorveglianza è una fase del controllo degli estintori che deve essere attuata necessariamente in sede aziendale, mediante organizzazione e gestione della sicurezza e la conseguente emanazione di disposizioni interne. Il CONTROLLO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con frequenza almeno semestrale, l'efficienza dell'estintore; il produttore deve fornire tutte le indicazioni necessarie per effettuare il controllo, e le anomalie riscontrate devono essere eliminate; devono essere effettuati i seguenti accertamenti : a - Verifiche di cui alla fase di sorveglianza. b.1 - Per gli estintori portatili, i controlli previsti al punto "verifica" della norma UNI EN 3.2. (la norma UNI EN 3.2 prevede che deve esser possibile verificare tramite pesata: a - la carica della bombola di anidride carbonica per la pressurizzazione degli estintori; b - la carica degli estintori ad anidride carbonica; c - la carica degli estintori a pressione permanente e le bombole di gas nei quali una perdita dell 1% della massa totale dell estintore o della bombola di gas produce un perdita di pressione non maggiore del 10% della pressione di esercizio alla temperatura di 20 +/- 2 c ; d - deve esser possibile verificare gli estintori a pressione permanente e le bombole di gas (diversi da quelli di cui ai punti b e c) mediante misura della pressione interna : - a mezzo di una presa che consenta di verificare la pressione con l ausilio di apparecchiatura indipendente con tappo di chiusura; - a mezzo indicatore di pressione fisso sull involucro dell estintore, il cui funzionamento deve poter essere verificato indipendentemente. ] b.2 - Per gli estintori carrellati, i controlli previsti al punto verifica di cui al punto "accertamenti e prove sui prototipi" della UNI 9492 ; c - Controllo della presenza, del tipo e della carica delle bombole di gas ausiliario per gli estintori pressurizzati con tale sistema, secondo le indicazioni del produttore. Si evidenzia che la fase del controllo semestrale è obbligatoriamente prevista dall art. 34 del DPR 547/55, intitolato Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. (art. 34 del DPR 547: Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli specifici di incendio devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili di primo intervento. Detti mezzi devono essere mantenuti in efficienza e controllati almeno una volta ogni sei mesi da personale esperto. ) A seguito di ogni controllo semestrale deve essere aggiornato il cartellino di manutenzione (documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla norma UNI 9994), che può essere strutturato in modo tale da potersi utilizzare per più interventi e per più anni, e che deve riportare obbligatoriamente i seguenti dati: - numero di matricola o altri estremi di identificazione dell'estintore; - ragione sociale e indirizzo completo e altri estremi di identificazione del manutentore; - massa lorda dell'estintore; - carica effettiva; - tipo di operazione effettuata;

56 - data intervento; - firma o punzone del manutentore; La REVISIONE consiste in una misura di prevenzione, di frequenza almeno pari a quella indicata nel prospetto della frequenza della revisione, atta a verificare e rendere perfettamente efficiente l estintore; il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare la revisione; devono essere effettuati i seguenti accertamenti e interventi : a - verifica della conformità al prototipo omologato per quanto attiene alle iscrizioni e all'idoneità degli eventuali ricambi; b - verifiche di cui alle fasi di sorveglianza e controllo; c - esame interno dell'apparecchio per la verifica del buono stato di conservazione; d - esame e controllo funzionale di tutte le parti; e - controllo di tutte le sezioni di passaggio del gas ausiliario e dell'agente estinguente, in particolare il tubo pescante, i tubi flessibili, i raccordi e gli ugelli, per verificare che siano liberi da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni; f - controllo dell'assale e delle ruote, quando esistenti; g - eventuale ripristino delle protezioni superficiali; h - taratura e/o sostituzione dei dispositivi di sicurezza contro le sovrapressioni; i - ricarica e/o sostituzione dell'agente estinguente; j - montaggio dell estintore in perfetto stato di efficienza. Il COLLAUDO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con la frequenza sotto specificata, la stabilità del serbatoio o della bombola dell'estintore, in quanto facenti parte di apparecchi a pressione. Gli estintori devono rispettare le prescrizioni della legislazione vigente in materia di apparecchi a pressione. Gli estintori e le bombole di gas ausiliario che non siano già soggetti a verifiche periodiche secondo la predetta legislazione, devono subire un collaudo periodico ogni 6 anni, consistente in una prova idraulica della durata di 1 minuto a una pressione di 3,5 MPa, ad eccezione degli estintori a CO 2 e delle bombole di gas ausiliario a CO 2 per i quali la pressione di prova deve essere di 25 MPa. Al termine della prova non devono verificarsi perdite, trasudazioni, deformazioni o dilatazioni di sorta. La data di collaudo e la pressione di prova devono essere riportate sull'estintore in modo ben leggibile, indelebile e duraturo; il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare il collaudo

57 6 - RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO GENERALITÀ L'art.34 del DPR 547/55 prevede che Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli specifici di incendio devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili di primo intervento. Ricordiamo che gli estintori portatili devono essere considerati mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, che consentono di intervenire solo su piccoli focolai o su principi d'incendio, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli. Anche gli estintori carrellati, sebbene posseggano potenzialità di intervento certamente superiori a quelle degli estintori portatili, devono essere comunque considerati mezzi di estinzione di primo intervento, o utilizzabili tuttalpiù per incendi di dimensioni prevedibilmente limitate. Pertanto, qualora in una attività, in relazione alla valutazione dei rischi (vedi D.Lgs. 626/94), sussistano situazioni di rischio di incendio tali da non potere essere adeguatamente affrontate con il solo impiego di estintori portatili o carrellati, devono essere predisposti ulteriori mezzi di estinzione maggiormente idonei, e ciò significa necessariamente prevedere una ulteriore protezione mediante l installazione di impianti fissi di estinzione. Il DM (Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi) definisce un IMPIANTO FISSO DI ESTINZIONE come un insieme di sistemi di alimentazione, di valvole, di condutture e di erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agente estinguente su una zona d incendio. La sua attivazione ed il suo funzionamento possono essere automatici o manuali. La rete di idranti antincendio è un impianto manuale; è certamente il più importante e fondamentale impianto fisso di estinzione, ed è quello che possiede la maggiore flessibilità di impiego, perché l operatore può consapevolmente decidere in ogni momento dell intervento le modalità e la localizzazione dell erogazione dell estinguente (acqua) in relazione alle reali esigenze operative; per contro, l utilizzazione di idranti antincendio ha necessariamente bisogno, per la loro utilizzazione efficace, dell'opera di uomini, sempre presenti ed appositamente addestrati. Il DM definisce la rete di idranti come un sistema di tubazioni fisse in pressione per alimentazione idrica sulle quali sono derivati uno o più idranti antincendio. Per soddisfare la disposizione del succitato art. 34 del DPR 547/55, le reti di idranti devono essere installate allo scopo di provvedere acqua con caratteristiche di pressione e portata adeguate per combattere l'incendio più severo ragionevolmente prevedibile nell area protetta. L eventuale presenza in un attività di altre tipologie di impianti fissi di spegnimento, manuali e/o automatici (es: sprinkler, impianti a diluvio, impianti a schiuma o ad estinguente gassoso, etc.), non può in nessun caso essere considerata come sostitutiva della rete idranti, che pertanto deve essere comunque installata. Un fabbricato o un'area è considerata protetta da una rete idranti se l impianto è esteso all intero fabbricato o area, e se ogni parte dell'area protetta è raggiungibile con il getto d acqua di almeno un idrante. Possono tuttavia essere prevedibili alcune limitazioni nell estensione dell impianto; infatti gli idranti non devono in generale essere installati nelle aree in cui il contenuto presenti controindicazioni al contatto con l'acqua, o in cui tale contatto possa configurare condizioni di pericolo; in tali casi, comunque, dove non è possibile installare gli idranti devono essere adottate altre misure appropriate per il controllo e l'estinzione dell'incendio

58 Le modalità di progettazione, di installazione e di esercizio di una rete di idranti sono compiutamente descritte nella recente Norma UNI (Settembre 1998), di cui nel seguito si richiamano alcune indicazioni di particolare interesse. Nella progettazione di una rete idranti occorre comunque tenere conto di molti fattori, tra cui: la misura e la natura del carico di incendio; l estensione delle zone da proteggere; la probabile velocità di propagazione e di sviluppo dell'incendio; il tipo e capacità dell'alimentazione idrica disponibile; l eventuale presenza di una rete idrica pubblica predisposta per il servizio antincendio. La natura e la misura degli elementi presi a riferimento dal progettista dovranno essere chiaramente indicati nel progetto dell'impianto. I componenti degli impianti devono essere costruiti, collaudati ed installati in conformità alle norme vigenti; la pressione nominale di tutti i componenti del sistema deve essere non inferiore alla pressione massima che il sistema può raggiungere in ogni circostanza, e comunque non inferiore a 12 bar COSTITUZIONE DI UNA RETE IDRANTI GENERALITÀ In una rete di idranti assumono particolare importanza i seguenti componenti principali: ALIMENTAZIONE IDRICA (comprendente un eventuale reintegro d'acqua); RETE DI TUBAZIONI FISSE, preferibilmente chiuse ad anello, permanentemente in pressione, ad uso esclusivo antincendio; DISPOSITIVI EROGATORI (idranti e/o naspi manichette - lance). Vediamo nel seguito le caratteristiche ed i requisiti che devono possedere tali componenti per una soddisfacente funzionalità del sistema ALIMENTAZIONE IDRICA Requisiti generali della alimentazione idrica L alimentazione idrica deve soddisfare in linea generale i seguenti requisiti: L alimentazione idrica deve essere in grado, come minimo, di garantire la portata e la pressione richiesta dall'impianto, nonché avere la capacità di assicurare i tempi di intervento previsti. L alimentazione idrica deve mantenere permanentemente in pressione la rete di idranti. In assenza di indicazioni specifiche da parte delle autorità competenti e/o da norme specifiche, per la realizzazione delle alimentazioni idriche si deve applicare la norma UNI 9490 (Alimentazioni idriche per impianti automatici antincendio - aprile 1989). Le uniche varianti consentite rispetto alle UNI 9490, quando necessario, possono essere le seguenti: - ubicazione delle pompe: qualora non sia possibile realizzare l'ubicazione in accordo alla UNI 9490, è ammessa l'ubicazione delle pompe antincendio in locali comuni ad altri impianti tecnologici purché caratterizzati da rischio d'incendio molto ridotto (carico d'incendio comunque minore di 5 Kg/m 2 ), ed accessibili dall'esterno. La temperatura nel locale dove sono ubicate le pompe deve essere compatibile con le caratteristiche delle pompe stesse, e comunque tale da garantire condizioni di non gelo (t > 4 C)

59 - avviamento e fermata: le pompe di alimentazione della rete di idranti devono essere ad avviamento automatico e fermata manuale, come previsto dalla UNI Ove ritenuto necessario, per attività non costantemente presidiate, è ammessa la previsione di arresto automatico, sempre che il sistema di pompaggio sia ad esclusivo utilizzo della rete di idranti. In tal caso l'arresto automatico potrà avvenire dopo che la pressione si sia mantenuta costantemente al di sopra della pressione di avviamento della pompa stessa per almeno 30 minuti consecutivi. Ferma restando l applicabilità generale della norma UNI 9490 per le alimentazioni idriche, si richiama l attenzione in particolare sugli aspetti di seguito descritti: Le reti idranti devono avere alimentazioni a loro esclusivo servizio; devono pertanto essere indipendenti da ogni altra rete di acqua, e non dovranno esservi quindi collegamenti destinati ad usare l'acqua di questa rete come acqua di integrazione, di lavorazione, potabile, etc.., ossia per usi diversi da quelli antincendio (ciò perché in ogni momento si possa sicuramente contare sulla sua disponibilità). Si possono ammettere eccezioni a tale requisito di esclusività solo se le alimentazioni idriche sono costituite da acquedotti o da riserve virtualmente inesauribili (laghi, fiumi, specchi d acqua a regime permanente, etc.). Nel caso di vasche o serbatoi di accumulo di capacità maggiori del fabbisogno degli impianti, è ammesso l utilizzo della parte eccedente per altre utenze. L'alimentazione idrica può avvenire tramite acquedotto pubblico, qualora questo sia sufficientemente affidabile e garantisca le prestazioni richieste per l'impianto. L'alimentazione idrica può avvenire anche tramite riserva virtualmente inesauribile (quali specchi o corsi d'acqua, naturali o artificiali, a regime permanente); in tal caso occorre assicurare che: - le pompe di alimentazione devono aspirare l acqua tramite opere di presa realizzate come indicato in UNI 9490; - l'acqua deve essere priva di vegetazione e di materie estranee in sospensione, e non deve contenere sostanze corrosive; - l utilizzo di acqua marina può essere ammesso, a condizione che l'impianto sia permanentemente caricato con acqua dolce, e che venga lavato con acqua dolce dopo ogni immissione d'acqua marina in esso. In alternativa a tali alimentazioni, può essere realizzata una riserva idrica, alimentata dall'acquedotto e/o da altre fonti, di capacità tale da assicurare l autonomia di funzionamento richiesta all'impianto, alle condizioni di portata, pressione, e contemporaneità previste. I pozzi non sono ammessi come alimentazione diretta di un impianto, a meno che sia sempre garantito che il livello della falda è sufficiente al prelievo nelle condizioni previste d'esercizio. Laddove la rete idranti è alimentata in comune con un sistema automatico antincendio (es: impianto di estinzione automatico a pioggia), l'alimentazione deve essere conforme alle norme relative alle alimentazioni dei sistemi automatici antincendio (UNI 9490), e devono inoltre essere soddisfatti i criteri fissati dalle norme per gli impianti automatici a pioggia (UNI 9489) relativamente alla contemporaneità delle alimentazioni Alimentazione idrica ad alta affidabilità Nei casi di attività di rilevanti dimensioni, e/o rilevante complessità, e/o grave rischio d incendio, può essere richiesto che l'alimentazione idrica della rete antincendio sia del tipo ad "alta affidabilità"

60 L'alimentazione idrica del tipo ad "alta affidabilità" è stata completamente definita, per la prima volta, dal DM (regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l esercizio delle attività ricettive turistico-alberghiere); trova un riscontro praticamente equivalente nella norma UNI 9490, con il nome di alimentazione di tipo superiore. In linea generale, una alimentazione ad "alta affidabilità" può essere esplicitamente prescritta dalla norma, oppure può essere prescritta dai vigili del fuoco nei casi in cui sia ritenuta necessaria. A titolo puramente esemplificativo, diciamo che può essere richiesta una alimentazione idrica ad alta affidabilità quando si configuri uno dei seguenti casi: presenza di un compartimento antincendio con affollamento massimo ipotizzabile superiore a 500 persone; presenza di un compartimento antincendio con dimensione massima superiore a mq; presenza di un compartimento con altezza antincendio superiore a 32 metri; Affinché una alimentazione idrica sia considerata ad alta affidabilità, deve essere realizzata secondo i seguenti requisiti : L'alimentazione idrica deve essere assicurata in uno dei seguenti modi: - una riserva idrica virtualmente inesauribile; - (oppure) due serbatoi o vasche di accumulo, la cui capacità singola sia pari a quella minima richiesta dall'impianto, e dotati di rincalzo; - (oppure) due tronchi di acquedotto che non interferiscano tra loro nell'erogazione, e non siano alimentati dalla stessa sorgente, salvo che questa sia virtualmente inesauribile; Tale alimentazione idrica deve essere collegata alla rete antincendio tramite due gruppi di pompaggio, composti da una o più pompe, ciascuno dei quali in grado di assicurare le prestazioni richieste secondo una delle seguenti modalità : - una elettropompa ed una motopompa, una di riserva all'altra; - (oppure) due elettropompe, ciascuna con portata pari alla metà del fabbisogno, ed una motopompa di riserva avente portata pari al fabbisogno totale; - (oppure) due motopompe, una di riserva all'altra; - (oppure) due elettropompe, una di riserva all'altra, con alimentazioni elettriche indipendenti Ciascuna pompa deve avviarsi automaticamente in caso di attivazione dell impianto Pompe di alimentazione Nei casi in cui la rete antincendio abbia necessità di pompe di alimentazione (es: alimentazione da riserva idrica o da specchi d acqua), il gruppo di pompaggio deve essere costituito almeno da una motopompa ad azionamento automatico, o, in alternativa, da una elettropompa. L ubicazione delle pompe deve essere realizzata secondo le seguenti indicazioni: - la stazione pompe deve essere ubicata, preferibilmente, in un apposito locale destinato esclusivamente ad impianti antincendio; detto locale deve essere separato dai restanti tramite elementi verticali e orizzontali resistenti al fuoco come minimo REI 120 ed avere almeno una parete confinante con spazio scoperto;

61 - dove ciò non sia possibile, può essere ammessa l'ubicazione delle pompe antincendio in locali comuni ad altri impianti tecnologici purché caratterizzati da rischio d'incendio molto ridotto (carico d incendio inferiore a 5 Kg/m 2 ); - la temperatura nel locale dove sono ubicate le pompe deve essere compatibile con le caratteristiche delle pompe stesse, e comunque tale da garantire condizioni fuori gelo (t > 4 C); - nel locale dove sono ubicate le pompe deve essere assicurata la ventilazione necessaria per i motori; in presenza di gruppi diesel la ventilazione deve essere tale da evitare che la temperatura ambiente sia maggiore di 40 C quando i motori funzionano a pieno carico; - la stazione pompe deve essere dotata di sistema di illuminazione di emergenza, oltre a quello normale. - l accesso alla stazione pompe deve essere impedito a persone non autorizzate; gli addetti tuttavia devono potervi accedere senza difficoltà in ogni tempo. Nel caso in cui l alimentazione dell impianto avvenga tramite elettropompa, devono essere adottati provvedimenti tecnici tali da assicurare in ogni caso il suo funzionamento, in accordo con quanto descritto in UNI 9490; in particolare devono essere assicurati i seguenti requisiti: - l'alimentazione elettrica deve avvenire tramite una o più linee ad esclusivo servizio dell'impianto (alimentazione elettrica preferenziale), collegate in modo che l'energia sia disponibile anche se tutti gli interruttori della restante rete di distribuzione sono aperti; ogni interruttore su dette linee deve essere protetto contro la possibilità di apertura accidentale o di manomissione, e chiaramente segnalato mediante cartelli o iscrizioni; - l elettropompa deve essere provvista, preferibilmente, anche di alimentazione elettrica di riserva, costituita da gruppo elettrogeno azionato da un motore diesel, ad avviamento automatico, e predisposto in modo tale che l'alimentazione dell'impianto sia prioritaria su ogni altra utenza; - deve essere installato un dispositivo automatico che azioni un segnale di allarme acustico e luminoso in locale permanentemente controllato, in caso di mancanza di tensione di alimentazione e/o di una fase; tale dispositivo deve avere alimentazione indipendente Attacco di mandata per autopompa Il DM definisce l attacco di mandata per autopompa come un dispositivo costituito da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tubazioni flessibili antincendi. Serve come alimentazione idrica sussidiaria. In sostanza l attacco di mandata per autopompa è un'apparecchiatura antincendio, collegata alla rete idranti, per mezzo della quale può essere immessa acqua in una rete di idranti in condizioni di emergenza. L'attacco di mandata per autopompa deve comprendere almeno: una o più bocche di immissione unificate, con diametro non inferiore a DN70, dotati di attacchi a vite con girello (UNI ) protetti contro l'ingresso di corpi estranei nel sistema. valvola di intercettazione che consenta l intervento sui componenti senza vuotare l impianto. valvola di non ritorno o altro dispositivo atto ad evitare fuoriuscita d'acqua dall impianto in pressione valvola di sicurezza tarata a 12 bar, per sfogare l'eventuale sovrapressione dell'autopompa

62 Gli attacchi per autopompa, come tutti i componenti delle reti idranti, devono essere segnalati in modo conforme alle normative vigenti; in particolare essi devono essere contrassegnati in modo da permettere l immediata individuazione dell'impianto che alimentano; essi devono essere segnalati mediante cartelli o iscrizioni recanti la dicitura: ATTACCO PER AUTOPOMPA VV. F. - Pressione massima 12 bar IMPIANTO IDRANTI Il gruppo attacco per autopompa VV.F. deve essere installato in modo tale da assicurare sempre le seguenti caratteristiche: deve essere accessibile alle autopompe dei vigili del fuoco in modo agevole e sicuro in ogni tempo, anche durante l'incendio; in caso di posizionamento sottosuolo, il suo pozzetto deve poter essere sempre apribile senza difficoltà, ed il collegamento deve essere agevole; deve essere adeguatamente protetto da urti o altri danni meccanici, e dal gelo; deve essere opportunamente ancorato al suolo o ai fabbricati. L attacco di mandata per autopompa può essere esplicitamente prescritto dalla norma, oppure può essere prescritto dai vigili del fuoco nei casi in cui sia ritenuto necessario. A titolo esemplificativo, diciamo che può essere richiesta l installazione di un attacco di mandata per autopompa quando si configuri uno dei seguenti casi: gli impianti idrici con più di 4 idranti devono essere muniti di attacchi di mandata per autopompa; in presenza di edifici con più di 3 piani fuori terra, deve essere previsto un attacco autopompa per ogni colonna montante RETE DI TUBAZIONI FISSE Una rete idrica antincendio può essere definita come un sistema di tubazioni, interrate o fuori terra, dimensionate in misura adeguata alle necessità delle utenze, e destinate a fornire acqua in ogni parte di una struttura industriale o civile allo scopo di alimentare le varie utenze antincendio esistenti nell attività (idranti, naspi, erogatori a pioggia, impianti a schiuma, etc.). Le tubazioni devono essere installate tenendo conto delle caratteristiche e dell'affidabilità che il sistema deve possedere; fattori importanti da considerare sono i seguenti: La struttura della rete deve essere razionale, ed i collettori principali devono essere collegati preferibilmente ad anello chiuso (singolo o multiplo) con assenza, per quanto possibile, di lunghi tratti a terminale cieco (in tal senso possono essere consentiti solo tratti di tubazioni orizzontali di breve sviluppo, destinate ad alimentare 1 o al massimo 2 idranti); Il livello di affidabilità del sistema è maggiore se si prevede l'installazione di un adeguato numero di valvole di intercettazione in posizioni opportune, che ne permettano il sezionamento in tronchi in occasione di lavori di manutenzione o di modifiche o di ampliamento; In linea generale è richiesto che nella rete di tubazioni esista permanentemente la pressione di esercizio, ottenibile mediante una pompa di piccola portata che possa andare spesso in moto, o mediante un battente da serbatoio sopraelevato; è

63 sconsigliabile affidare tale compito a grosse pompe di alimentazione, il cui frequente funzionamento può essere causa di guasti o anomalie. La pressione nominale delle tubazioni e di tutti i componenti deve essere non inferiore alla pressione massima che il sistema può raggiungere in ogni circostanza, e comunque non inferiore a 12 bar; Le tubazioni devono essere installate in modo da non risultare esposte a danneggiamenti per urti meccanici, in particolare per il passaggio di automezzi, carrelli elevatori, ecc. Nei luoghi con pericolo di gelo, le tubazioni devono sempre essere installate in ambienti riscaldati o comunque tali che la temperatura ambiente non risulti mai Inferiore a 2 C. Qualora tratti di tubazione dovessero necessariamente attraversare zone a rischio di gelo, dovranno essere previste e adottate le necessarie protezioni, tenendo conto delle particolari condizioni climatiche. Le tubazioni per installazione interrata dovranno essere scelte dal progettista tenendo conto delle caratteristiche di resistenza meccanica (tubazioni ed accessori adeguati alle pressioni nominali del sistema) e delle caratteristiche di resistenza alla corrosione (protezione delle tubazioni contro la corrosione, anche di origine elettrochimica). Le tubazioni interrate devono inoltre essere installate tenendo comunque conto della necessità di protezione dal gelo e da possibili danni meccanici; per tali motivi la profondità di posa, generalmente, non sarà inferiore a 0,8 m; maggiore attenzione deve essere riservata alle tubazioni in materiale non ferroso. Per le tubazioni fuori terra si devono utilizzare esclusivamente tubazioni in acciaio, con caratteristiche di Pressione Nominale di almeno 12 bar, protette contro la corrosione ed il gelo, e installate a vista, o anche in spazi nascosti purché accessibili; TIPOLOGIE DI IDRANTI ANTINCENDIO I dispositivi di erogazione di una rete di idranti sono costituiti da più parti, alcune fisse (idranti naspi), ed alcune semifisse (manichette e lance). Il DM definisce l idrante antincendio come un attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. Un idrante può essere a muro, a colonna soprasuolo oppure sottosuolo. Gli idranti possono classificarsi in base alla loro ubicazione ed al loro diametro nominale (DN). Con riferimento all ubicazione, possiamo distinguere tra idranti a muro, idranti a colonna soprasuolo e idranti sottosuolo. Con riferimento agli attacchi filettati di tipo unificato possiamo distinguere tra i diametri DN 45, DN 70 e, più raramente, DN 100. Una attrezzatura particolare, assimilabile agli idranti, è poi costituta dal naspo. Nel seguito descriviamo le loro caratteristiche principali Idrante a muro L idrante a muro deve essere conforme alle norme UNI-EN 671/2; è costituito da un semplice rubinetto di tipo unificato (DN 45 o DN 70), ed è normalmente ubicato in una cassetta standard, contenente anche una tubazione flessibile (manichetta antincendio) munita di raccordi, ed una lancia. Nella maggioranza dei casi l idrante a muro ha un rubinetto DN 45, e con tale configurazione viene utilizzato prevalentemente per la protezione interna degli edifici

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