DECENTRAMENTO INDUSTRIALE

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1 DECENTRAMENTO INDUSTRIALE Il problema del decentramento industriale nell'area torinese è stato per anni oggetto di dibattito tra le forze politiche e sociali. Dopo una fase iniziale, corrispondente agli anni '50, caratterizzata da dinamiche spontaneee di sviluppo ed in cui solo gli operatori privati svolgono un ruolo attivo, dalla metà degli anni '60 sino al 1975 si moltiplicano i tentativi di controllo da parte dell'ente locale, di fronte a nette prese di posizione delle organizzazioni di base. Nel quinquennio '75-'80 la Regione Piemonte procede alla definizione di un quadro normativo di riferimento in cui la localizzazione delle attività produttive e di servizio assume un ruolo centrale. Le indicazioni espresse dall'ente Locale nel Piano Regionale di Sviluppo via via si caratterizzano nelle successive bozze di Piano Territoriale ed acquistano sistematicità nella delibera del 19/10/'78 del Consiglio comprensoriale di Torino e soprattutto nelle prime documentazioni presentate nell'agosto 1979 dal Comitato comprensoriale competente. In questi anni ( '76-'77 ) viene sviluppato uno studio sperimentale ed una delle prime applicazioni di Analisi multicriteri in Italia (Ostanello et al., 1978). Obiettivo del lavoro è l'analisi e la valutazione della "vocazione industriale" delle diverse zone dell'area comprensoriale, tenuto conto delle indicazioni di piano sino a quel punto formulate e delle esigenze degli attori coinvolti nel processo localizzativo. Minimi e per nulla strutturati sono gli elementi informativi a disposizione. Il lavoro stesso deve fornire un quadro conoscitivo per l'operatore pubblico, nella fase iniziale della propria attività pianificatoria. Intanto l'unione Industriale di Torino, ricollegandosi alle indicazioni di un suo studio sulla situazione territoriale dell'area torinese, formula nell'aprile 1978 una proposta insediativa nota come "Progetto Torino Nord" e le Organizzazioni Sindacali, con documenti e seminari approfondiscono il dibattito sull'uso del territorio ed il tema della rilocalizzazione industriale. La Regione Piemonte, nei documenti preparatori del Piano socioeconomico e territoriale del Comprensorio, indica aree di possibile insediamento, poi ne esclude alcune, ne prende in considerazione altre ed indica funzioni di solo riordino dell'esistente per le rimanenti. Un secondo studio viene effettuato a questo punto (Merighi e Norese, 1980) per verificare la coerenza delle diverse azioni localizzative rispetto al quadro normativo appena definito e, secondariamente, valutare la "coerenza interna" del quadro normativo elaborato e la coerenza tra il modello normativo dell'ente Pubblico e le politiche rese evidenti dalle azioni dell'unione Industriale e delle Organizzazioni Sindacali. Politecnico di Torino Pagina 1 di 12

2 Modello Multicriteri Gli obiettivi di equilibrio produttivo e territoriale desunti dal Piano Regionale sono stati assunti in (Ostanello et al., 1978) come "veti" per una prima fase di selezione in cui 27 microzone del comprensorio sono state sottratte ad ogni ulteriore analisi poiché "non idonee" relativamente alle indicazioni del Piano. Le 14 microzone selezionate sono state confrontate per valutare la diversa idoneità ad una localizzazione industriale rispetto alle esigenze espresse dall'operatore privato, dall'operatore pubblico e dalle comunità locali. I vari documenti, discussi ed approvati in quegli anni da Regione e Comprensorio, definiscono "un modello normativo per l'assetto futuro dell'area torinese" ed "un quadro di riferimento per la pianificazione". Precise politiche territoriali traspaiono attraverso indicazioni di intervento ed ipotesi di vincoli di salvaguardia. Un'attenta lettura dei documenti permette di individuare "norme generali" per la definizione di aree industriali conformemente alle politiche territoriali espresse ai diversi livelli di pianificazione del territorio. Oggetto dell'esame diventano, poi, alcune delle aree valutate ed analizzate in ( Ostanello et al., 1978), coincidenti con le varie ipotesi formulate da operatori pubblici o privati quali possibili sedi di nuove localizzazioni (vedi Tab. 4). Delle aree in esame non si misura ora la "vocazione" industriale, ma la diversa rispondenza al quadro di riferimento espresso nei vari documenti dall'ente locale. È perciò necessario verificare: a ) in quale misura le microzone oggetto di proposta insediativa soddisfano i requisiti indicati nello Schema di Piano Territoriale del Comitato Comprensoriale (1978 ), b ) se la localizzazione si inquadra nella politica di contenimento dell'area centrale e di sviluppo del sistema dei sub-poli di riequilibrio, elementi base del Piano Regionale di sviluppo del 1976, c ) se i diversi interventi sono coerenti con "l'obiettivo di un equilibrato, da un punto di vista ecologico, inserimento nell'ambiente naturale" (dallo Schema di Piano socio-economico-territoriale del 1979 ). Sulla base delle nuove indicazioni del quadro normativo di riferimento non appare quindi più sufficiente limitarsi a scartare le zone rilevatisi "non accettabili" rispetto al sistema di vincoli, ma è necessario valutare in quest'ottica di controllo e salvaguardia dell'ambiente anche quelle "accettate". Politecnico di Torino Pagina 2 di 12

3 Proposte MICROZONE a 1 04 ( Ciriè ) a 2 05 ( Rivarolo ) a 3 07 ( Susa ) a 4 13 ( Chivasso ) a 5 18 ( Piossasco ) a 6 a 7 a 8 24 (None) 25 (Poirino) 27 ( Carmagnola ) Tabella 4: Possibili sedi di localizzazione. L'insieme di criteri elaborato - dieci criteri in tutto descritti qui di seguito - rispecchia nel suo complesso, gli aspetti fondamentali delle politiche di piano ( a,b,c ) e permette un costante confronto non solo con tutti i documenti che globalmente costituiscono il quadro normativo di riferimento, ma anche con qualunque arricchimento informativo recepito attraverso forme diverse (convegni di studio, interventi in conferenze regionali o sulla stampa cittadina, manifesti elettorali,...). Difficile e poco realistica è la definizione di scale quantitative su criteri dettati da indicazioni programmatiche. Si sono perciò adottate scale qualitative che permettono una valutazione più sintetica, completa e di immediata comprensione, anche in ambiti differenti, e che possono facilmente arricchirsi e modificarsi in presenza di situazioni nuove, senza perdere significatività. Criteri g 1 ) Dotazione ferroviaria: l'obiettivo generale di salvaguardia delle risorse irriproducibili, che permea il Piano Regionale di Sviluppo, trova precisa rispondenza nelle indicazioni formulate dal Comitato comprensoriale per il settore relativo alle comunicazioni e ai trasporti. Il sistema ferroviario, caratterizzato da una forte diffusione sul territorio piemontese e già interessato da consistenti interventi nel piano di sviluppo delle FS, è infatti indicato come il perno per la riorganizzazione dei servizi di trasporto ed, ancora, è ribadita "l'esigenza di assumere le reti di trasporto pubblico, in particolare quelle su ferro, come punto di riferimento fondamentale nella localizzazione delle attività". La rete ferroviaria, intesa come mezzo di trasporto di merci e persone, è indicata in (Ostanello et al., 1978), nel criterio "Dotazione del territorio", tra le infrastrutture primarie che occorrono alle imprese per il loro insediamento. Politecnico di Torino Pagina 3 di 12

4 Nel Masterli, una ricerca sulle condizioni alternative industriali curata dal Centro Studi della Confindustria in collaborazione con la SOMEA/SEMA, è indicata tra le esigenze prioritarie per alcuni settori industriali la presenza di stazioni abilitate al servizio merci. Esiste perciò una precisa corrispondenza fra le indicazioni di intervento espresse dal piano e queste esigenze di tipo imprenditoriale. In particolare poi il Comitato comprensoriale, riferendosi agli interventi proposti dal Piano Regionale dei Trasporti, individua obiettivi e formula proposte (precisando se concordi con il Piano Poliennale delle FS). Molteplici fattori caratterizzanti sono così identificati : - dotazioni delle stazioni merci (abilitate a carro completo, con impianti fissi, con raccordi ferroviari) - percentuale dei treni merci sul totale - numero di linee - binario unico, doppio, con posti di raddoppio intermedio - tipo di trazione - peso assiale - potenzialità teorica - velocità di tracciato e velocità di fiancata. Rifacendosi alle indicazioni di un lavoro della Regione sul trasporto merci in Piemonte, con l'aiuto di tecnici della Direzione compartimentale di Torino delle FS, viene formulata una valutazione qualitativa sulle condizioni attuali e potenziali delle diverse zone in esame, rispetto alle dotazioni ferroviarie. La scala di valutazione adottata è la seguente: buone: condizioni potenziali buone ed attuali più che discrete, sia per il trasporto merci che passeggeri; discrete: condizioni discrete, sia attuali che potenziali; limitate: condizioni attuali decisamente scarse, ma buone possibilità di ulteriori sviluppi anche se limitate da problemi tecnici e rivolte prevalentemente al trasporto di passeggeri; scarse: condizioni attuali e potenziali scarse; nulla: non esiste nessuna struttura ferroviaria nella zone in esame anche se nelle zone limitrofe la situazione è diversa o in forte evoluzione. g 2 ) Dotazione idrica: molto rilevante, nel generale obiettivo di salvaguardia delle risorse naturali, è la dotazione idrica, un'altra infrastruttura primaria richiesta dalle aziende per la loro localizzazione. Il Comitato comprensoriale, definendo vincoli di salvaguardia ambientale, indica "l'uso irrazionale di dotazioni naturali, in un'ottica di sfruttamento delle risorse a fini economici, come la causa di esaurimento dei valori presenti sul territorio". Politecnico di Torino Pagina 4 di 12

5 È stata adottata la stessa valutazione della dotazione idrica delle zone in esame adottata in (Ostanello et al., 1978): ad ogni zona è stato assegnato un voto (da 1 a 10) relativamente alla presenza, più o meno rilevante, di fiumi, laghi, rii, torrenti e pozzi di trivellazione. g 3 ) Disponibilità di manodopera: nella delibera del 19/10/1978 ( Comitato Comprensoriale del Piemonte, 1978), relativamente agli aspetti socioeconomici, è indicato tra gli obiettivi generali "il mantenimento degli attuali tassi di attività... ed il blocco dei flussi migratori". Il Comitato Comprensoriale nel 1979, definendo le differenti aree per la localizzazione delle attività produttive, parla di "capacità insediativa relativamente grande" e di "minore capacità insediativa". Per avere indicazioni più precise è stato necessario riferirsi alle precedenti proposte di Piano Territoriale, in particolare ( Regione Piemonte, 1976 ), in cui erano prospettate alternative di localizzazione industriale per nuclei di 5000, 2000, 500 oppure 3000, 2000, 500 posti di lavoro. Questi riferimenti hanno permesso di valutare, per ogni zona, la disponibilità di manodopera per grandi, medi o piccoli insediamenti. Quando il tasso di attività in zona superava il tasso ottimale indicato nei documenti di piano non esiste nessuna disponibilità di manodopera. In questo caso un nuovo intervento genererebbe flussi di pendolarità per lavoro. g 4 ) Possibilità di nuovi insediamenti residenziali: il Comitato comprensoriale, precisando che andava favorito ovunque il recupero di abitazioni obsolete, indicava tre tipi di aree per la localizzazione di attività residenziali ed elencava i centri del comprensorio ai quali le diverse aree dovevano essere riservate. Vi erano distinte : a) aree di capacità insediativa elevata, proporzionale all'incremento dei posti di lavoro, b) aree con capacità contenuta, c) aree con priorità di investimenti in edilizia economica e popolare. La valutazione sul criterio, di natura binaria, evidenzia la diversa indicazione per le aree in cui sono permessi nuovi insediamenti, più o meno contenuti (a, b ), e le aree in cui ogni intervento edilizio deve avvenire sotto stretto controllo ( c ) e non sono quindi permessi insediamenti generalizzati. g 5 ) Dotazione di servizi: con questo criterio si intende verificare non tanto se la microzona garantisce bassi costi di investimento e buone condizioni insediative per la popolazione, ma piuttosto se il centro in esame, quanto a dotazione di servizi, presenti un suo grado di autonomia e sia quindi in grado di svilupparsi autonomamente senza interferire con la politica di contenimento e controllo della dinamica complessiva dell'area centrale. Riferendosi ad una Politecnico di Torino Pagina 5 di 12

6 ricerca dell'unione Camere di Commercio (Polis, 1974 ) si sono adottate le gerarchie dei centri proposte, limitandosi a non distinguere tra centri di livello comprensoriale superiori ed inferiori, tutti ugualmente accettabili disponendo di una dotazione pressoché completa di servizi. Si sono valutate quindi le diverse zone secondo la seguente scala: centro di livello comprensoriale, locale superiore, locale inferiore, locale incompleto, vicinale. g 6 ) Ostacoli naturali: tra i centri di possibile insediamento industriale e la conurbazione torinese esistono, in alcuni casi, "ostacoli naturali" che tendono ad isolare una realtà territoriale ben definita e decisamente slegata dal polo centrale. Una valutazione qualitativa della diversa importanza di questi ostacoli è stata data in (Norese e Ostanello, 1979). Qui è stata adottata la stessa valutazione, diminuendo ancora il peso lì attribuito a vaste zone agricole che difficilmente sarebbero riuscite ad ostacolare il processo di sviluppo attivato da nuovi insediamenti industriali. La scala di valutazione è la seguente: "ostacoli naturali" consistenti ( principalmente valli e rilievi montani ), deboli (rilievi collinari, aree stabilmente vincolate a parco, comunicazioni difficili), trascurabili in tutti gli altri casi. g 7 ) Presenza di insediamenti tra microzona e conurbazione: la presenza di insediamenti industriali o commerciali e di zone residenziali in via di espansione nella fascia compresa tra la conurbazione torinese ed il sistema di sub-poli può costituire un ostacolo alla realizzazione degli obiettivi di riequilibrio del Piano Regionale. Trascurando i fattori insediativi di tipo episodico, l'incidenza dei diversi fattori gia' rilevata in ( Norese e Ostanello, 1979 ) è ancora sostanzialmente valida e permette di valutare la presenza di insediamenti secondo la seguente scala: continua, quando insediamenti di diversa natura si succedono con continuità e soprattutto lungo le principali vie di comunicazione che collegano la conurbazione al sistema di sub-poli; discontinua, quando nella fascia in esame esistono numerosi insediamenti anche di proporzioni rilevanti; radi e trascurabili, quando gli insediamenti tendono ad acquistare sempre più le caratteristiche di fatti episodici. g 8,g 9 ) Aree vincolabili e aree agricole: le aree agricole sono state definite "suoli pregiati per la loro scarsità, la loro irriproducibilità, le loro capacità produttive in quanto risorse energetiche" ( Comitato Comprensoriale Torino- Regione Piemonte, "Elementi per la formazione dello schema di piano territoriale del comprensorio di Torino", (1979) ). Vincoli di salvaguardia dell'attività e delle risorse agricole sono stati proposti sia per le aree ad elevata Politecnico di Torino Pagina 6 di 12

7 "capacità d'uso agricolo" sia per quelle meno "ricche", ma adatte a colture specializzate ( aree viticole ed aree boscate). La presenza rilevante di aree vincolabili nelle microzone in esame è stata trasformata in un limite alla capacità insediativa dei centri abitati, alla costruzione di nuove infrastrutture di comunicazione e di conseguenza a nuovi insediamenti industriali. Il rischio di veder modificare la destinazione d'uso di aree agricole era rilevante sia per quelle presenti nelle microzone in esame che per quelle esterne, ma comprese tra la microzona e la conurbazione. Diveniva particolarmente rilevante quando alle aree agricole si affiancavano aree di interesse ambientale già segnalate nel primo Piano Regionale dei Parchi. Due differenti criteri mirano a valutare il rischio legato alle differenti zone. In g8 è misurata la presenza di aree vincolabili, riferendosi allo studio preliminare sulle aree agricole schematizzato nella TAV. 4 allegata ai documenti (Comitato Comprensoriale di Torino, 1979 a e b) in cui sono distinte le aree per la diversa capacità d'uso agricolo. La adottata distingue tra aree a limitato, discreto ed elevato interesse agricolo e ambientale. In g9 è stata riscontrata la presenza o l'assenza di rilevanti aree agricole tra microzona e conurbazione, riferendosi sia alla già citata TAV. 4 che alla distinzione tra aree verdi già compromesse ed aree agricole non compromesse che compare in ( SITECO, 1976). g 10 ) Rischio idrogeologico. Tali condizioni sono particolarmente gravi quando è necessario costruire nuove opere edilizie ed infrastrutturali. Nel caso di nuovi insediamenti industriali anche un potenziale rischio idrogeologico può assumere proporzioni rilevanti e, non essendo possibili divieti generalizzati se non in presenza di dissesti in atto, diventa necessario rilevare condizioni di rischio anche se non particolarmente gravi. Desumendo le valutazioni dallo studio preliminare riportato nelle TAV. 7 allegata ai documenti ( Comitato Comprensoriale, 1979 a e b ) si è adottata la seguente scala di valutazione: rischio nullo per aree stabili e sicure, circoscritto per la presenza in zona di aree circoscritte con limitata propensione al dissesto, medio per la presenza di aree estese con limitata propensione al dissesto, alto per aree dissestate o potenzialmente dissestabili. In tab. 5 sono riassunte le scale valutative dei criteri e in tab. 6 sono indicati i criteri e gli insiemi di accettabilità. Politecnico di Torino Pagina 7 di 12

8 SCALE DEI CRITERI g 1 : nulla, scarse, limitate, discrete, buone g 2 : votazione da 1 a 10 g 3 : nessuna, piccoli, medi, grandi g 4 : no si g 5 : vicinale, locale incompleto, locale inferiore, locale superiore, comprensoriale g 6 : trascurabili, deboli, consistenti g 7 : continua, discontinua, rada, trascurabile g 8 : elevato, discreto, limitato g 9 : si no g 10 : alto, medio, circoscritto, nullo Tab. 5: Scale valutative dei criteri Politecnico di Torino Pagina 8 di 12

9 g 1) Dotazione ferroviaria, condizioni attuali e potenziali - condizioni almeno limitate I 1 = { limitate, discrete, buone } g 2 ) Dotazione idrica - voto non inferiore a 5 I 2 = { da 5 a 10 } g 3 ) Disponibilità di manodopera - per investimenti medi o grandi I3 = { medi, grandi } g 4 ) Possibilità di nuovi insediamenti residenziali - necessariamente si I 4 = { si } g 5 ) Dotazione di servizi - a livello comprensoriale, eccezionalmente e con riserve, locale sup. I 5 = { locale superiore, comprensoriale } g 6 ) Ostacoli naturali - devono esistere, anche se deboli I 6 = { deboli, consistenti } g 7 ) Aree vincolabili -è necessario che non sia in atto il fenomeno "dell'insediamento continuo" I 7 = { discontinua, radi, trascurabili } g 8 ) Aree agricole - aree di non elevato interesse I 8 = { discreto, limitato } g 9 ) Aree agricole tra microzona e conurbazione - necessariamente no I 9 = { no } g 10 ) Rischio idrogeologico - al massimo circoscritto I 10 = { circoscritto, nullo } Tab. 6: Criteri ed insiemi di accettabilità. Politecnico di Torino Pagina 9 di 12

10 Applicazione del metodo di cernita a profili multipli Per verificare la coerenza delle diverse proposte localizzative con il quadro normativo si è applicato un metodo di analisi multicriteri che confronta, rispetto ad un riferimento definito, le alternative proposte. Le otto microzone sono state valutate in base ai criteri definiti nel paragrafo precedente. Sono stati quindi individuati i parametri decisionali ( pesi sui criteri, soglie ed insiemi di riferimento ). Le valutazioni sui criteri ed i rispettivi pesi sono riportati in tab.7. Si sono individuati due insiemi di riferimento esprimenti, nell'ottica che traspare dai documenti, rispettivamente la "coerenza" ( "buoni" Bh) e "l'incompatibilità" con le indicazioni di piano ( "cattivi" Ck). I singoli elementi Bh e Ck dei due insiemi B e C sono stati espressi attraverso valutazioni sui criteri e sono riportati nelle tab. 8 e 9. Risultati ottenuti Tra tutte le proposte di decentramento una sola (a 3 ) è risultata accettabile, in quanto globalmente coerente con le indicazioni di piano e tale da non presentare elementi di incompatibilità. Tre risultano rifiutabili (a 5, a 6, e a 7 ), poiché non sufficientemente coerenti e con evidenti situazioni di incompatibilità, e quattro incerte (a 1, a 2, a 4 e a 8 ), cioè né accettabili né rifiutabili, poiché non presentano evidenti condizioni di incompatibilità, ma non risultano globalmente coerenti con le indicazioni di piano. a 1, relativa alla microzona 04 ( Ciriè ), non presenta nessun rilevante aspetto positivo e nessuna evidente carenza. a 2, relativa ad una localizzazione industriale nella zona 05 (Rivarolo), non appare coerente con gli obiettivi di salvaguardia ambientale (g8, g9, g10 ), né fornisce garanzie di una crescita autonoma dalle dinamiche dell'area centrale ( g5, g6, g7 ). Presenta invece una discreta dotazione di infrastrutture primarie e non risulta critica per la mancanza di autonomia rilevata nel confronto con il riferimento. a 3 è coerente, soprattutto perché presenta un alto grado di autonomia rispetto alla zona centrale ( g6, g7 ), una soddisfacente dotazione ferroviaria ( g1 ) e non preoccupanti problemi ambientali. La proposta, relativa alla zona 07 ( Susa ), presenta solo alcuni problemi di natura idrogeologica ( g10 ). Un insediamento nella zona 13 ( Chivasso ) - a 4 - potrebbe generare nuovi flussi di manodopera ( g3 ) e modificare l'attuale situazione ambientale creando una maggiore dipendenza economica (riduzione delle aree agricole, g8) e territoriale ( g6, g7 ) nei confronti dell'area centrale. a 5, a 6, e a 7 risultano rifiutabili, presentando carenze relativamente alla maggior parte dei problemi. Trascurabili Politecnico di Torino Pagina 10 di 12

11 appaiono gli aspetti positivi, limitati ad una certa coerenza con gli obiettivi di conservazione ambientale per la zona 18 (Piossasco ) e ad una discreta dotazione ferroviaria per la 24 ( None ). Infine, a 8 non è accettabile soprattutto poiché una localizzazione industriale nella zona di Carmagnola entrerebbe in conflitto con gli obiettivi di salvaguardia ambientale e di contenimento dell'area centrale. Con un "grado di consenso" più basso, adottando cioè la soglia naturale dei 2/3, questa alternativa risulterebbe addirittura "rifiutabile", mentre rimarrebbe immutata la situazione delle altre. La zona 07 ( Susa ) risulta coerente con le indicazioni di piano, ma i risultati ottenuti in (Ostanello et al., 1978) indicavano per Susa ( cosi' come per Ciriè, zona che avrebbe richiesto un approfondimento di analisi prima di un deciso insediamento ) una "vocazione" industriale solo media. Una indicazione in tal senso, pur perfettamente coerente col piano nella sua globalità, appare difficilmente recepibile. I risultati ottenuti in ( Ostanello et al., 1978 ) indicavano una buona "vocazione" industriale per le zone di Rivarolo, Chivasso e Carmagnola dove nuove localizzazione non appaiono ora completamente coerenti con le indicazioni di piano, se non addirittura del tutto incompatibili (vedi Carmagnola). Localizzazioni industriali nella zona di Rivarolo (proposta dall'unione Industriale) esigono un notevole potere di "controllo" sulle aree agricole e di interesse ambientale. La scarsa "vocazione" industriale rilevata per le zone di Piossasco, None e Poirino è accompagnata da una decisa incompatibilità con le indicazioni di piano. Ogni proposta di intervento ed ogni selezione di interventi in corso in queste zone è quindi particolarmente grave. Politecnico di Torino Pagina 11 di 12

12 BIBLIOGRAFIA COMITATO COMPRENSORIALE DI TORINO, "Linee direttrici per la formazione dello schema di piano socio-economico-territoriale (delibera del Consiglio Comprensoriale di Torino in adunanza 19/10/1978 )", COMITATO COMPRENSORIALE DI TORINO, "Elementi per la formazione dello schema di piano territoriale del comprensorio di Torino", 1979a COMITATO COMPRENSORIALE DI TORINO, "Prima proposta di lavoro per la formazione dello schema di piano socio-economico-territoriale", 1979b. D. MERIGHI, "Un modello di valutazione rispetto a insiemi di riferimento assegnati", Ricerca Operativa, No. 13, pp , D.MERIGHI, M.F.NORESE, "Un problema di localizzazione: verifica della coerenza delle scelte rispetto a nuove informazioni acquisite", in "Atti delle Giornate di Lavoro AIRO '80", ed. AIRO, S.Margherita Ligure, pp , A. OSTANELLO, P. SIMONI, P. VERNONI, "Analisi multicriteri di un problema di localizzazione industriale: sperimentazione sul comprensorio di Torino", Atti AIRO 1978, Urbino, POLIS, "Ricerca sull'aspetto dei servizi nella Regione Piemonte", Unione Camere di Commercio del Piemonte, Torino, REGIONE PIEMONTE, "Piano Territoriale di Coordinamento del Comprensorio di Torino. Sintesi della relazione", Torino, SITECO, "La situazione territoriale dell'area torinese", Unione Industriale di Torino, Boringhieri, Torino, Politecnico di Torino Pagina 12 di 12

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