La foiba di Basovizza

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1 La foiba di Basovizza (Trieste) In meno di sei lustri, fra guerre e paci: austriaci, italiani, germanici, jugoslavi, neozelandesi, inglesi, americani; e liberali, fascisti, nazisti, comunisti. Sembra che l ago di una bussola impazzita abbia voluto segnare ad una ad una tutte le direzioni della rosa dei venti: Vienna, Roma, Berlino, Belgrado, Washington, e proprio nei momenti più critici per ognuna di queste capitali Quarantotti Gambini a proposito della storia di Trieste nella prima metà del Novecento E sicuramente il simbolo delle atrocità nella Venezia Giulia e nello steso tempo uno dei monumenti nazionali più conosciuti. La storia di Basovizza presenta caratteri paradossali, e non ci riferiamo solamente al numero delle vittime e alle modalità di esecuzione (elementi già assodati dalla ricerca storiografica), quanto alle travagliate vicende successive ai mesi di maggio-giugno 1945 quando su Trieste e altre zone dell Istria calano le tenebre degli infoibamenti (1). Come abbiamo scritto in altre pagine di questo testo, l ex miniera di carbone, scavata e subito abbandonata all inizio del XX secolo, fu utilizzata dai titini per far scomparire rapidamente cadaveri di soldati tedeschi, dopo i cruenti scontri in quella zona della fine dell aprile 45, e soprattutto i cadaveri di tanti triestini durante i famigerati quaranta giorni di occupazione slava (1 maggio 12 giugno 1945). Le prime notizie su Basovizza sono del 24 luglio 1945 da parte dell ufficio I dell esercito italiano, il quale dava notizia dell esumazione di 500 cadaveri. Due giorni dopo due quotidiani romani, Libera stampa e Italia nuova davano ampio risalto alla notizia contemporaneamente ad altra prospezioni compiute questa volta da una missione alleata in una foiba vicina. A questo punto Basovizza diventa una questione nazionale che vede impegnata la stampa, i partiti italiani, il governo Parri accusato dall oppopsizione di fare poco per recuperare le salme. A Trieste le polemiche sono ancora più furiose e sono alimentate dal CLN locale e dai partiti in un ottica antijugoslava e sospettosa nei confronti degli Alleati. Nel corso dell estate del 45 fu usata una benna per il recupero dei cadaveri suscitando le proteste degli ambienti triestini. Le ricerche durarono due mesi e vennero riportati alla luce pochi cadaveri, poi terminarono del tutto. La cavità rimase aperta e fu abbandonata. E qui avvenne l incredibile: la cava, ormai in disuso e colpevolmente dimenticata, venne ancora utilizzata dagli Alleati per rovesciare all interno casse intere di munizioni e rottami bellici. Il primo a tentare una stima del numero degli infoibati fu un giornalista del Giornale della Sera il quale nel novembre 1945 così scrisse: A 190 metri di profondità esiste uno strato di metri di spessore su una superficie di 24 metri quadrati entro il quale sono stati rinvenuti resti umani; tre corpi per metro cubo moltiplicati per i metri cubi di cadaveri danno il risultato di salme (2).

2 Alla fine degli anni quaranta qualche timido tentativo fu compiuto per riportare alla luce i poveri resti, ma non se ne fece nulla. Nel corso degli anni cinquanta il pozzo fu definitivamente abbandonato e si trasformò in discarica del Governo militare alleato. Addirittura una azienda ebbe l autorizzazione all utilizzo della ex miniera per lo spurgo petrolifero (!) a anche la vicina dogana alienava lì i materiali sequestrati ai contrabbandieri. La copertura temporanea della cavità avvenne solo nel 1959 per opera del Commissariato generale per le onoranze in guerra del Ministrero della difesa al fine di evitare il continuo sconcio della tomba divenuta discarica abbandonata. Come si presenta oggi? Il monumento della foiba di Basovizza è molto semplice: consiste in una lastra in pietra grigia, segnata da una grande croce; sullo zoccolo frontale è riportato un passo della preghiera dell infoibato dettata dall arcivescovo Antonio Santin. A sinistra è posto un cippo, opera di Tristano Alberti, rappresentante la sezione della cavità con alcune quote delle probabili stratificazioni, al cui centro è appesa una lampada votiva in bronzo collocata dall Opera mondiale lampade della fraternità. All interno del recinto, sono stati collocati in tempi successivi altri cippi, il pilo porta-bandiera donati dalle associazioni d arma e dalle organizzazioni degli esuli giuliano-dalmati e due targhe: una individuali punto dove è custodito un elenco degli scomparsi in seguito alle deportazioni, l altra ricorda le visite dei presidenti della Repubblica italiana (3). Nel 1980, con colpevole ritardo, il pozzo di Basovizza e la vicina foiba 149 divennero monumenti d interesse nazionale. Il primo capo di Stato presente a Basovizza fu Francesco Cossiga nel Due anni dopo rese omaggio alla foiba il successivo presidente della repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e Basovizza divenne monumento nazionale. E interessante osservare come la riscoperta di Basovizza sia figlia della Grande storia. Il 1980, l anno in cui l ex miniera diventa monumento di interesse nazionale, (sarà anche un caso!) è anche l anno della morte di Tito. L 89 è l anno della caduta del Muro di Berlino e del processo che porterà alla dissoluzione dell Urss. Il 1989 è l anno in cui una delegazione del Pci triestino (e non nazionale, si badi!) si reca in pellegrinaggio a Basovizza (4). Il 1991, l anno di Cossiga, è anche l anno cruciale della dissoluzione dell Unione Sovietica e soprattutto della Jugoslavia. Anche i decenni nel corso dei quali Basovizza era ridotta a una povera discarica a cielo aperto si spiegano con i meccanismi della Grande politica. Nel 1954 con il Memorandum di Londra è risolto definitivamente la questione di Trieste e contemporaneamente cade l ultimo baluardo che impediva a Italia e Jugoslavia di tessere una politica di buon vicinato che dette ottimi risultati fino alla morte di Tito. Il non allineamento di Belgrado rispetto a Mosca e Woschington, i legami economici con Francia e Germania, il carattere eterodosso del socialismo popolare jugoslavo sono elementi che aprono le porte della politica, soprattutto in Italia, ai collaboratori di Tito.

3 I benefici maggiori per l Italia sono a livello militare: con la rottura tra Tito e Stalin (1948), in caso dell attacco dell Armata Rossa sovietica ai confini orientali italiani, l esercito jugoslavo avrebbe opposto magari una settimana di resistenza consentendo ai comandi italiani di proteggere i punti più deboli dello schieramento difensivo: i corridoi di Trieste e Gorizia (5). Tutto ciò si traduceva in un notevole risparmio di uomini e mezzi dell esercito italiano da collocare nei punti strategici della Venezia Giulia e in altri scenari geopolitici. Poi gli intensi rapporti economici tra Italia e Jugoslavia fecero il resto e contribuirono ad appannare sia l esodo che la tragedia delle foibe. Sono gli anni in cui Basovizza divenne, tra l indifferenza generale, anche dei partiti di governo di Trieste (soprattutto la Dc), un inghottittoio di rifiuti. Qual è il numero degli infoibati? Probabilmente il numero preciso non si saprà mai. La voragine è stata coperta con un pesante lastrone perché la foiba è oggi soprattutto un grande cimitero nelle viscere della terra. Sicuramente non è veritiero il numero di infoibati lanciato più volte dagli ambienti della diaspora giuliana così come è esageratamente basso il numero di 250 uccisi propagandato a suo tempo dalle autorità jugoslave (6). Le uniche vere prospezioni furono condotte in gran segreto dagli Alleati nell estate del 1945 e il numero di salme portate in superficie non fu mai rivelato. Non ci sembra neppure il caso di cercare di quantificare con precisione ragionieristica le vittime cadute nel baratro confrontando in modo puntiglioso dati presunti, fonti di stampa a volte tendenziose, testimonianze non sempre attendibili e relazioni varie. Nel fondo dell ex miniera ci sono o ci sono stati dei resti umani: questo ci deve bastare! Ora le cause della Grande politica dei decenni precedenti, ossia la Guerra fredda tra Est e Ovest, sono scomparse da tempo. Speriamo che la piccola politica italiana (i frequenti e pretestuosi scontro politici sulle vicende del confine orientale) non diventino ulteriore oltraggio per i morti di Basovizza. Foiba. Il nome stesso diventava pauroso e carico di ombre per chi lo pronunciava. Sembrava parola slava, invece era voce latina, e veniva da fovea, ossia luogo vuoto, fossa, grotta Carlo Sgorlon 1) Per la stesura di queste pagine su Basovizza siamo debitori degli studi di Raoul Pupo in Foibe, Bruno Mondadori, Milano, 2003, pp ) Op. cit., p Nell autunno del 45 il tentativo di recupero delle salme nella foiba di Basovizza fu abbandonato. Da una parte era evidente l insufficienza delle attrezzature utilizzate, dall altra c era il problema delle rimozione del profondo strato di detriti sopra i cadaveri derivato dallo scoppio di alcune bombe, dopo le fucilazioni, per occultare i cadaveri. Se l amministrazione alleata avesse voluto, sarebbe stato possibile riportare alla luce tutti i resti degli infoibati. C era però il rischio di provocare pericolose tensioni con il

4 governo di Belgrado in una fase cruciale delle trattative legate al territorio Libero di Trieste 3) Op. cit., pp ) Successivamente gli eredi del Pci, Pds e poi Ds, faranno visita alla foiba in cerca di legittimazione democratica. Violante e Fassino ammetteranno alcuni anni fa gli errori del Pci auspicando il ritorno alla storia e alla verità, però le visite a Basovizza continuarono ad essere inesistenti. Solo il 1 febbraio 05 Walter Veltroni, in quanto sindaco di Roma, venne a Basovizza anche per rendere omaggio alla comunità giulianodalmata di Roma (circa 2000 persone). Veltroni è il primo dirigente di primo piano dell ex Pci ad aver fatto sosta a Basovizza e non solo a Trieste; in Corriere della Sera, 1/2/05 5) R. Pupo, op. Cit. pp. 201/202 6) Diego De Castro svolse in questi anni un lavoro importante collaborando con le autorità alleate a vari livelli. Nel 2002, intervistato da Guido Rumici, disse che le cifre citate (2.500 infoibati solo a Basovizza) sono quelle che si sentivano nei discorsi di coloro che, come me, assistevano al penoso spettacolo della riesumazione dei cadaveri e di oggetti vari con le benne. Dato il clima psicologico esistente nel 1945 è probabile che le cifre siano esagerate ; citato in Guido Rumici, Infoibati, op. cit., p. 272 Testimonianze su Basovizza Questo calvario, col ventre sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell amore le vie della pace Preghiera per i morti nelle foibe Le prime testimonianze su Basovizza furono raccolte nell estate del 45 dai servizi di informazione alleati, preoccupati per l ampiezza che gli eccidi avevano avuto sulla stampa italiana. Diventava prioritario, quindi, accertare il più possibile fedelmente ciò che era accaduto. Il passo che riportiamo si basa sulla testimonianza di due sacerdoti slavi, raccolte da un ufficiale alleato, tutti e due violentemente anti italiani. Sono don Malanan, fanatico proslavo, e don Scek di Corgnale, furibondo anti italiano (1). Il secondo fu presente agli eccidi e fu testimone di almeno 400/450 fucilazioni di civili sull orlo della foiba (2-3 maggio 45). Secondo don Scek erano tutti membri della Questura di Trieste e furono fucilati dopo un regolare processo popolare, in prossimità della voragine. In realtà le cose andarono diversamente (2).

5 Nell area di Basovizza una cavità, chiamata Pozzo della Miniera, fu usata dai partigiani jugoslavi, in particolare tra il 3 e il 7 maggio 1945, per l eliminazione di italiani. Tre testimoni oculari hanno dichiarato che gruppi da 100 a 200 persone sono state precipitate o fatte saltare di sotto. Le vittime dovevano saltare oltre all apertura della foiba (larga circa dodici piedi) e veniva detto loro che avrebbero avuto salva la vita se ce l avessero fatta. I testimoni riferiscono che, sebbene qualcuno fosse riuscito nel salto, più tardi fu egualmente fucilato e scaraventato di sotto. Si dice che un commissario jugoslavo abbia dichiarato che più di 500 persone sono state precipitate nel pozzo ancora vive. Successivamente sono stati gettati dentro i corpi di circa 150 tedeschi uccisi in combattimento nei dintorni, e così pure circa 15 cavalli morti. Nella cavità furono poi gettati degli esplosivi. La verità di queste affermazioni fu confermata durante una chiacchierata con alcuni bambini del posto: una di loro, dopo aver descritto quello che aveva visto, aggiunse compiaciuta e in che modo i fascisti urlavano. Una donna anziana, parlando delle esecuzioni, affermò che, dal suo punto di vista, era stato un vero peccato sprecare dei vestiti così buoni e che avrebbero dovuto far spogliare i fascisti prima di precipitarli di sotto. Alla domanda dell ufficiale alleato se avesse amministrato i sacramenti ad alcuni di essi, don Scek rispose che non ne valeva la pena. Ma chi lo vuole l uomo così com è? Fulvio Tomizza 1) Questa testimonianza su Basovizza l abbiamo trovata in Raoul Pupo, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, p.72 2) Il passo riportato è stato scritto da un ufficiale alleato (estate 45) dopo aver ascoltato come testimoni i due sacerdoti. E riportato nel testo di R. Pupo citato poco sopra.

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