S ISCRAVAMENTU. A cura di Cruccas Rossana

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1 S ISCRAVAMENTU A cura di Cruccas Rossana

2 S ISCRAVAMENTU In Sardegna la ricorrenza pasquale è chiamata Pasca Manna (Pasqua grande), a differenza del Natale che invece è chiamato Paschixedda, a sottolineare il fatto che la Pasqua è il centro di tutte le festività cristiane e perciò è anche la più coinvolgente, in quanto accompagnata da una serie di riti e tradizioni fortemente radicati nella cultura religiosa popolare. Molti dei riti praticati, in realtà non sono originari dell isola; tuttavia le sacre rappresentazioni si diffusero all interno di un substrato ricco di rituali propri di culture locali. Il compito di tramandare i riti paraliturgici fu affidato alle confraternite. Anche se le celebrazioni liturgiche e paraliturgiche seguono ovunque rituali definiti e simili, ogni comunità ha le sue peculiarità. Le celebrazioni della Settimana Santa sono intense ed articolate ed hanno inizio con la Domenica delle Palme; seguono i riti del Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, per arrivare alla giornata del Venerdì, molto intensa, che inizia in alcuni casi con la Via Crucis per le vie cittadine, per terminare con S Iscravamentu o Su Scravamentu (letteralmente lo schiodamento ). Foto 1. La Domenica delle Palme. 1

3 In alcune località la deposizione di Cristo dalla croce è celebrata il Venerdì mattina, ma nella maggior parte dei casi il Venerdì pomeriggio. Essa vede la partecipazione di personaggi e modalità simili ovunque. Foto 2. La processione la Domenica delle Palme. Dopo le celebrazioni del Giovedì Santo e fino al Gloria della Veglia Pasquale, il suono delle campane non scandisce gli orari delle varie celebrazioni, e neppure le ore della giornata; tuttavia, a partire dalla sera del Giovedì Santo e per tutto il Venerdì Santo, il silenzio è rotto dai suoni di antichi strumenti musicali che richiamano i fedeli alle varie celebrazioni. Foto 3. Arranixedda e matracca. Foto 4. Tabixeddas. 2

4 Un gruppo di ragazzi, che da qualche anno ha ripreso una vecchia tradizione, percorre le vie del paese suonando is arranixeddas, is matraccas e is tabixeddas (foto 3-4), composte rispettivamente da un tubo di canna alla cui sommità tagliata, viene introdotta una rotella forata di legno, dentellata, sorretta da una manopola che viene usata per far roteare la canna. Il nome deriva dal suono prodotto, simile al gracidare della rana. Le seconde, invece, sono costituite da due tavolette applicate all estremità di una terza centrale più lunga; agitate producono un suono caratteristico. Il gruppo percorre le vie del paese suonando gli strumenti per richiamare i fedeli alle funzioni. Suonano sia per is orazionis ed il lavabo il Giovedì, sia per la Via Crucis delle ore 07 1, per su mesudì ed infine per Su Scravamentu, celebrato nel pomeriggio. Così come in diverse parti della Sardegna, anche a Santa Giusta i riti paraliturgici si ripetono ogni anno da molto tempo. Non è possibile stabilire con esattezza il periodo in cui la tradizione ha avuto origine a Santa Giusta, ma sicuramente si può affermare, in base ad alcune testimonianze, che agli inizi del secolo scorso tali riti furono celebrati. Nel corso degli anni 20, il signor Luigi Garau 2, in quanto priore della confraternita si occupava, insieme al parroco della cura, dei riti della Settimana Santa. La sua famiglia era totalmente coinvolta, tanto che anche le generazioni successive hanno portato avanti la tradizione, che si è tramandata di padre in figlio. Il figlio di Luigi, Davide 3, alla morte del padre prosegue quanto fatto da lui, entra nella confraternita e svolge anch egli le funzioni di coordinatore. Però alla sua morte, accade che si rompe una sorta di catena, in quanto Davide non essendosi sposato e non avendo avuto figli non ha potuto trasmettere ad alcun discendente maschio il suo ruolo. Rimane comunque un coinvolgimento familiare fino ad oggi, 1 La Via Crucis si fa nelle prime ore del mattino per ricordare maggiormente il fatto che la morte di Gesù è avvenuta nel mattino. 2 Garau Luigi nasce nel 1871 e muore nel Garau Davide nasce nel

5 infatti, sia la figlia della sorella che la moglie del fratello partecipano, a diverso titolo, ai preparativi delle sacre rappresentazioni. Intorno ai primi decenni del secolo scorso, le confraternite preparavano un palco, che collocavano nel presbiterio fino alla quarta colonna (che era sormontata da un pulpito 4 ), con delle tavole e delle travi di legno. Gesù crocifisso si trovava al centro del presbiterio e dietro la croce c era un lenzuolo bianco che serviva per ricreare una certa atmosfera, quasi a voler rimettere in scena il dramma vissuto da Gesù, al quale assisteva la Madonna. Il rito iniziava con l ingresso, dal portone principale, di due confratelli che impersonavano (così come accade ancora oggi) Nicodemo e Giuseppe d Arimatea, insieme a due giudei e a due bambini che impersonavano San Giovanni e Maria Maddalena. I giudei, insieme a San Giovanni e Maria Maddalena si posizionavano ai piedi di Gesù, mentre Nicodemo e Giuseppe D Arimatea salivano delle scale collocate dietro la croce, per procedere allo schiodamento. Essi prima di tutto toglievano la corona di spine posta sul capo di Gesù e poi i chiodi dai palmi delle mani e dai piedi per poi porgerli a San Giovanni e alla Maddalena. Questi ultimi accompagnati dai confratelli li consegnavano al sacerdote, il quale nella sua predica scandiva i gesti compiuti e sottolineava le sofferenze patite da Gesù, quasi che in quel momento si rivivesse il dramma della Sua Passione. Deposto dalla croce e adagiato sulla lettiga, Gesù era portato in processione, insieme con la Madonna, lungo le strade del paese, seguendo un percorso più lungo rispetto a quello attuale (dalla Basilica si procedeva per via Manzoni fino all incrocio con via E. Fermi e via Kennedy, per proseguire in via Giovanni XXIII e fare rientro nella chiesa). 4 Il pulpito e la balaustra di marmo furono rimossi durante il restauro che ha interessato la Basilica negli anni 80. 4

6 Un confratello (il cireneo) con indosso una tunica bianca e un cappuccio che gli copriva il volto, portava sulle spalle una croce di legno molto pesante che rendeva molto più difficoltosa la riproduzione delle tre cadute. Il rito richiamava numerosi fedeli, non solo del paese ma anche del circondario, suscitando in essi una forte commozione. Nel 1962 furono introdotti alcuni cambiamenti, quando la parrocchia era retta da Don Francesco Manca 5 (secondo i racconti di un anziana signora che si incaricò di cucire i vestiti). Da allora il rito si è arricchito di altri personaggi: due bambini vestiti da angeli. I bambini indossavano delle vesti lunghe e sulle spalle delle ali di cartone rivestite con piume e portavano in mano un calice di colore rosso a simboleggiare il sangue di Gesù. Nel corso di quello stesso anno arrivò il nuovo parroco Don Mario Carrus 6 che propose l introduzione nel rito di altri bambini che impersonavano le Pie Donne e i guerrieri. Nel corso di quegli anni chi si occupò della scelta dei bambini fu una persona facente parte della confraternita, che prima della sua morte nel 1980, affidò l incarico a una persona di sua fiducia anche se non legata alla confraternita stessa. E da allora che la preparazione del rito ha una svolta: la scelta e la preparazione dei bambini continua con l incaricato, mentre il resto del rito è preparato con la partecipazione delle confraternite. A differenza di quanto accadeva fino agli anni 80, i gesti compiuti durante S Iscravamentu e la processione sono più precisi e sempre meno lasciati al caso. La ricerca di bambini che vogliano partecipare alle sacre rappresentazioni non è mai stata difficile, in quanto sono sempre forti il desiderio e l orgoglio di prendervi parte. 5 Don Francesco Manca fu parroco di Santa Giusta dal 09/1949 al 09/ Don Mario Carrus fu parroco di Santa Giusta dal 10/1962 al 08/

7 La mattina del Venerdì, alla Via Crucis che si snoda per le vie del paese, partecipano, oltre alle confraternite del Rosario e dello Spirito Santo anche le bambine che impersonano le Pie Donne. In devoto silenzio accompagnano la statua della Madonna Addolorata (figura 5). Foto. 5. Il simulacro dell Addolorata con l abito nero. 6

8 Il Venerdì pomeriggio ha luogo dopo lunghi preparativi che interessano in modo più intenso le due settimane precedenti, il rito de S Iscravamentu, dopo la celebrazione della solenne azione liturgica. Foto 6. Il crocifisso ricoperto dal velo. Foto 7. Il celebrante, assistito da due confratelli toglie il velo che ricopre Gesù. La lunga striscia di stoffa posta sotto le braccia di Gesù lo sorreggono durante la deposizione. 7

9 Al termine della liturgia, il predicatore chiamato appositamente per l occasione, fa il suo ingresso, accompagnato dai confratelli dalla sacrestia fino all altare e inizia la sua omelia. Foto 8. La croce è fissata a una trave di legno ancorata alle due colonne del lato sinistro del presbiterio. Un grande drappo violaceo, che sostituisce il grande lenzuolo bianco utilizzato negli anni 20, fa da sfondo. Foto. 9. I bambini, invitati dal predicatore ad entrare dalla sacrestia, si posizionano davanti alla croce, dopo essersi inginocchiati tutti, ad eccezione dei soldati. Le pie donne stanno davanti all Addolorata. 8

10 Ad un certo punto invita bambini ad entrare: San Giovanni indossa una veste di colore rosso e un mantello dello stesso colore, La Maddalena un abito celeste ed il mantello. Entrambi portano sulla testa una coroncina tempestata di brillantini. Gli angeli sono quattro ed hanno dei vestiti rosa e celesti e sul dorso portano delle ali di cartone con dei disegni a simulare le piume (a differenza del passato, quando sulle ali erano applicate le piume). Tutti questi bambini indossano dei guanti bianchi. Le Pie Donne hanno i vestiti di colore blu e porpora (fino agli anni 90 i colori dei vestiti erano: verde, blu, viola, porpora), con una cinta in vita e sulla testa un lungo velo dello stesso colore dell abito, tenuto fermo da spilli e chiuso fin sotto il mento, così da lasciare scoperto solo il viso. Portano con sé il rosario per pregare. I soldati indossano una casacca, dei pantaloni corti fino alle ginocchia e una mantella di panno legata al collo da un cordoncino dorato. I vestiti sono di colore rosso e blu: chi indossa i pantaloni e la casacca rossi ha la mantella blu, e viceversa. Le calze sono bianche con intorno fin sopra le ginocchia delle stringhe nere incrociate, sulla testa un cappello ed un cordoncino dorato che ricade davanti al viso, alle mani i guanti bianchi. Anche per quanto riguarda i vestiti dei guerrieri, qualche anno fa sono state apportate delle modifiche. I colori dei vestiti sono stati ridotti, prima infatti, c era una maggiore varietà di colori: insieme al rosso e al blu erano anche gialli neri. Subito dopo il predicatore chiama con Giuseppe D Arimatea e Nicodemo accompagnati da due giudei. Giuseppe D Arimatea e Nicodemo indossano una tunica, il primo di colore giallo con disegni verdi e una mantella dello stesso colore mentre il secondo di colore rosso e verde e anche una barba finta. Entrambi hanno una cinta dello stesso colore dell abito legata in vita. Questi abiti non hanno mai subito dei rimaneggiamenti, sono gli stessi da decenni. I due personaggi portano delle piccole scale di legno che con sola funzione 9

11 scenica dovrebbero servire per salire fino all altezza della croce. All uopo dietro le quinte sono state predisposte due robuste scale di legno per rendere più sicura la manifestazione. Foto 10. Nicodemo e Giuseppe D Arimatea si accingono a salire le scale. Foto 11. Giuseppe d Arimatea toglie la corona di spine, la bacia e la porge a Nicodemo, il quale a sua volta compie lo stesso gesto, per porgerla ai giudei. La Maddalena, preso un piattino sul quale si ripone la corona, la porta al predicatore che la mostra ai fedeli. Infine la porta alla Madonna alla quale verrà posta sul capo. 10

12 I giudei vestono delle lunghe tuniche rosse, alla vita una fascia dello stesso colore con i bordi color oro. Sulla testa un lungo cappello cilindrico, in volto la barba nera finta e alle mani dei guanti bianchi. Infine portano con loro un ascia. Foto 12. Il chiodo della mano destra viene tolto da Giuseppe D Arimatea, che dopo averlo baciato lo da a Nicodemo, il quale a sua volta lo bacia. Il braccio è delicatamente abbassato. Questa manovra è possibile grazie alle snodature alle spalle. Foto 13. Nicodemo toglie il chiodo dalla mano sinistra, ripetendo i gesti prima compiuti da Giuseppe. San Giovanni, così come per il primo, riceve il secondo chiodo che mette nel piattino. 11

13 Stanno ai piedi della croce perché impersonano i soldati che sorvegliavano Gesù. Foto 15. Il terzo chiodo, tolto dai piedi, è baciato da tutti e quattro e dato a San Giovanni, che insieme con gli altri due li porta al predicatore. Dopo averlo mostrato ai fedeli lo riconsegna a San Giovanni che lo mette ai piedi dell Addolorata. Foto 16. Gesù è deposto dalla croce. 12

14 Foto 17. Gesù è presentato alla madre. Foto 18. Gesù è mostrato all assemblea. 13

15 Foto 19. Gesù è deposto nella lettiga. Foto 20. Gesù sulla lettiga è portato in processione in spalla dai confratelli. 14

16 Foto 21. Il cireneo porta in spalla la pesante croce durante la processione, nel percorso mutato rispetto al passato. Foto 22. La processione. 15

17 Le posizioni durante la processione sono prestabilite. Apre il corteo il cireneo seguito subito dopo dai confratelli dello Spirito Santo, che insieme agli angioletti e ai guerrieri accompagnano Gesù. Con loro anche Nicodemo e Giuseppe D Arimatea insieme ai giudei. La Madonna Addolorata è portata in spalla dai confratelli del Rosario, ai lati le Pie Donne, e davanti San Giovanni e La Maddalena che seguono gli altri della confraternita. In passato i fedeli, insieme al sacerdote, recitavano il rosario in lingua sarda. Da qualche anno, invece, i fedeli che accompagnano Gesù cantano Is Coggius de Pasca (pag. 17). Foto 23. Gesù al rientro nella Basilica rimane nella lettiga, mentre si intonano canti di preghiera in sardo. 16

18 IS COGGIUS DE PASCA Reina pronte amantades sa cara bianca che nie su mantu nieddu portades nara Signora pro chie A mie tocca su dolu a mie tocca su piantu a mie su disconsolu e giugo s oscuru mantu ca so affrigida tantu chie t a mortu e chie Carrigadu de cadenas unu nde passadu inoghe senza respiru e ne boghe pro sos colpos chi l an dadu risponde populu ingratu chie t a mortu e chie cagliadebos craturas Veronica mia amada cussu no es fizzu meu 17

19 chi dada a totus recreu cun sa lughe de sa cara sa bellesa tanti rara chie t a mortu e chie O giudaicu consizu de sa vengantiva fama crucifissade sa mamma e perdonade su fizzu sa cara bianca che lizu chie t a mortu e chie Giudeos pro amore e Deus in custa fatale die incravade puru a mie accanta de Fizzu meu su corpus mira s Ebreu chie t a mortu e chie Fizzu meu persighidu, Fizzu meu flagelladu, Fizzu meu isculpidu, Fizzu meu liagadu 18

20 Fizzu meu consumidu Fizzu meu sepultadu risponde populu ingratu chie t a mortu e chie Circundadu de businos e de tanta zente mala cun d una rughe a pala lu portanta is aguzzinos andende por is camminos pro esser cruciffissadu risponde populu ingratu chie t a mortu e chie Giuseppe d Arimatea de sa rughe t iscravesit in brazos mios ti ponesit coro de s anima mia Fizzu de mamma allegria chie t a mortu e chie cagliadebos pro creaturas Benide totus impari animas devotas mias 19

21 benide pro nd abasciare de sa rughe su Messia risponde populu ingratu chie t a mortu e chie Andende de porta in porta e a medas dimandende de cussa persona morta nisciunu l adi arregorta risponde populu ingratu chie t a mortu e chie Cale manu o caru Fizzu t a coronadu de ispinas is santas triccias divinas delicadu pius che lizu risponde populu ingratu chie t a mortu e chie Sende mortu cun rigore Fizzu de s anima mia non mi giammades Maria si no mamma de dolore 20

22 perdidu appu su fiore preziosu chi tenia O triste e fatale die oras penosas e duras 21

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