Autorità di Bacino del Fiume Arno
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- Annunziata Cornelia Castellani
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1 BUONE NORME PER GESTIRE LE PIENE La redazione dei regolamenti di piena nel quadro normativo attuale Firenze 16 aprile 2014 Gli strumenti di pianificazione dell AdB Arno per la gestione del rischio idraulico: stato dell arte e scenari futuri Dott. Geol. Marcello Brugioni
2 Le fasi della direttiva alluvioni : dicembre 2011 valutazione preliminare del rischio dicembre 2013 le mappe di pericolosità e rischio dicembre 2015 il piano di gestione del rischio alluvioni Con i Comitati Istituzionali integrati del dicembre 2013 si è chiusa la fase di redazione delle mappe Le mappe della direttiva alluvioni
3 Dalle mappe al piano: un passaggio reso complicato dai rapporti tra: elevato numero di unit of management (56) per 8 distretti requisiti richiesti dalla direttiva alluvioni requisiti richiesti dal decreto legislativo di recepimento 49/2010 indicazioni contenute nel decreto legislativo 219/2010 procedure di VAS Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) e gestione alluvioni in ottica europea Il complesso schema delle norme
4 Guidance for Reporting under the Floods Directive (n.29) rappresenta la guida per la stesura del piano indica cosa si deve produrre e su quali dati si deve operare fornisce informazioni in merito ai formati dei dati geografici per mappe e database indica le tipologie di misure generali da applicare nel piano dividendole in quattro categorie principali prevenzione protezione preparazione recovery and review ripartisce inoltre le misure in non strutturali e strutturali Gli esempi in Europa
5 Il bacino pilota del fiume Lee in Irlanda e uno dei tre bacini pilota individuati dalla Commissione Europea nel 2007 per sperimentare l applicazione della direttiva è stato oggetto di importanti alluvioni (sia fluviali che marine) nel passato con l allagamento di estese aree urbanizzate (Cork) presenta un sistema di infrastrutture fortemente impattante con il reticolo idraulico traccia la strada poi definita dalla Guidance n. 29 e dai lavori del Working Group Floods Gli esempi in Europa
6 Il Piano del bacino pilota del fiume Lee in Irlanda concluso nel 2010 individua obiettivi generali centrati su: riduzione del rischio per la salute pubblica riduzione del rischio per infrastrutture ed attività minimizzare i rischi al sistema ambientale e alle aree protette sostenibilità nel futuro delle scelte di gestione del rischio forme di gestione che abbiano possibilità di ritorno economico Gli esempi in Europa
7 Il bacino pilota del fiume Lee in Irlanda definisce una long list of measures suddivide il bacino in aree specifiche o su base fisica (porzioni di bacino o sottobacini) o geografica (aree urbanizzate, tratti di costa o di particolare rilievo) dettaglia la long list of measures nelle aree indicando le azioni non strutturali (prevenzione tra le quali le regole di governo del territorio, preparazione tra cui il forecast, il sistema di rilevamento, la gestione delle emergenze) e strutturali (protezione tra le quali opere idrauliche, laminazioni naturali e non, dighe, etc.) Gli esempi in Europa
8 Il bacino pilota del fiume Lee in Irlanda definisce una long list of measures dettaglia la long list of measures nelle aree indicando le azioni non strutturali (prevenzione tra le quali le regole di governo del territorio, preparazione tra cui il forecast, il sistema di rilevamento, la gestione delle emergenze) e strutturali (protezione tra le quali opere idrauliche, laminazioni naturali e non, dighe, etc.) Gli esempi in Europa
9 Il bacino pilota del fiume Lee in Irlanda definisce una long list of measures dettaglia la long list of measures nelle aree indicando le azioni non strutturali (prevenzione tra le quali le regole di governo del territorio, preparazione tra cui il forecast, il sistema di rilevamento, la gestione delle emergenze) e strutturali (protezione tra le quali opere idrauliche, laminazioni naturali e non, dighe, etc.) Gli esempi in Europa
10 Le indicazioni recenti del Working Group Floods e il gruppo di lavoro che si occupa di coordinare le azioni alla scala europea e di fornire le indicazioni ai singoli stati ha svolto una importante ricognizione nell ottobre 2013 a scala europea in merito alle interpretazioni su obbiettivi e misure che ogni stato intende applicare nel piano da cui: quasi tutti gli stati indicano obiettivi generali in termini di riduzione del rischio alle persone le misure individuate sono egualmente ripartite secondo la Guidance n. 29 (prevenzione, protezione, preparazione, recovery and review), con strategie che comprendono opere, politiche e regole di governo del territorio, azioni di comunicazione, forecast e protezione civile. gli ostacoli principali allo sviluppo di una strategia di gestione del rischio sono la mancanza di fondi (14), la frammentazione delle competenze (9), le differenze possibili tra le aspettative della popolazione e quelle politiche (9)
11 a) obiettivi per la salute umana riduzione dei rischi per la salute e la vita umana mitigazione dei danni ai sistemi che assicurano la sussistenza (reti elettriche, idropotabili, etc.) e ai sistemi strategici (ospedali e strutture sanitarie, scuole) b) obiettivi per l'ambiente riduzione degli effetti negativi e prevenzione degli effetti negativi permanenti dovuti ad inquinamento in caso di eventi alluvionali sui corpi idrici e nelle aree protette mantenimento e, per quanto possibile, incremento della naturalità nei sistemi ambientali esistenti c) obiettivi per il patrimonio culturale mitigazione dei possibili danni al patrimonio culturale esistente e al sistema del paesaggio d) obiettivi per le attività e economiche mitigazione dei danni alla rete infrastrutturale primaria (ferrovie, autostrade, SGC, strade regionali) mitigazione dei danni al sistema economico e produttivo mitigazione dei danni ai sistemi che consentono il mantenimento delle attività economiche (reti elettriche, idropotabili, etc.) Gli obiettivi generali a scala di distretto
12 Di base M inime (Prevenzione e Preparazione) Non strutturali (Prevenzione e Preparazioane) La long list of measures a scala di distretto M isure strutturali (Protezione) Non fare nulla (assumendo comunque la prosecuzione delle attuali attività di manutenzione e gestione del reticolo fluviale e del territorio) 1. Ridurre le attività esistenti 2. Gestione proattiva/propositiva 1. Sviluppare e mantenere sistemi di monitoraggio strumentale, possibilmente integrati a piattaforme radar, satellitari, ecc. 2. Sviluppare e mantenere sistemi e procedure (chi fa cosa) di early warning (previsione e allertamento) 3. Sviluppare e mantenere sistemi di comunicazione ridondanti (dati, fonia, radio, satellitare) e sistemi di supporto alle decisioni (DSS, preferibilmente basati su scenari statici e dinamici visualizzabili su supporti web-gis) 4. Organizzazione e gestione Presidi Territoriali per il controllo diretto immediatamente prima e durante gli eventi calamitosi 5. Predisposizione ed applicazione di piani, ai vari livelli istituzionali, di protezione civile (modelli e procedure di intervento per la gestione delle emergenze) 6. Gestione dei volumi e/o degli scarichi di fondo e di superficie delle grandi dighe presenti nei bacini idrografici di interesse per laminazione delle piene 7. Norme di governo del territorio e di uso del suolo tese a minimizzare la produzione dei deflussi, a mitigare le forme di dissesto, ad aumentare i tempi di corrivazione e al mantenimento dei sistemi naturali 8. Pianificazione territoriale ed urbanistica che, ai vari livelli istituzionali, tenga conto dei livelli di rischio attesi 9. Azioni di rimozione e di rilocalizzazione di edifici ed attività in aree a rischio 10. Sviluppo, incentivazione ed applicazione di sistemi di sicurezza locale, autoprotezione individuale, proofing e retrofitting sia alla scala del singolo edificio/attività sia alla scala della regolamentazione urbanistica 11. Campagne mirate di informazione e comunicazione per acquisire, incrementare e/o mantenere una sufficiente consapevolezza collettiva in merito al rischio possibile e alle azioni autoprotezione e di protezione civile da poter applicare 1. Manutenzione ordinaria dei corsi d acqua e del reticolo arginato, compreso la manutenzione delle opere di difesa già realizzate (argini in terra e muratura, opere idrauliche, casse di espansione, etc.) e la gestione dei sedimenti, con particolare rigua 2. Misure naturali quali ripristino ed aumento delle aree golenali, aumento dell'infiltrazione, divagazione, restaurazione di sistemi naturali, etc. 3. Opere di sistemazione idraulico-forestale nelle porzioni collinari e montane del reticolo 4. Opere di difesa costiere e marine 5. Miglioramento e riabilitazione delle opere di protezione e difesa già realizzate (considerando prioritarie quelle in aree a rischio maggiore) 6. Realizzazione interventi di riduzione della pericolosità nel reticolo fluviale (ad esempio realizzazione argini, diversivi/by-pass, casse di espansione, traverse di laminazione, ecc..) 7. Altre opere quali miglioramento del drenaggio e dell'infiltrazione in aree urbanizzate M isure postevento (Recovery and Review) 8. Realizzazione interventi (non prettamente locali o relative a singole abitazioni/edifici) di riduzione del danno (esempio barriere fisse/mobili, ecc..) 9. Gestione controllata di allagamenti di aree a rischio basso o nullo in prossimità di aree ad alto rischio 1. Attività di ripristino delle condizioni pre evento, supporto medico e psicologico, assistenza finanziaria, assistenza legale assistenza al lavoro, assistenza post-evento 2. Attività di ripristino delle condizioni pre evento del sistema ambientale 3. Lesson learnt, rianalisi (compreso l'aggiornamento delle mappe di pericolosità e rischio)
13 Il rischio ai sensi del d.lgs. 49/2010
14 L area di esempio
15 1 1 2 Area 1 Porzione collinare montana del bacino Area 2 Porzione di fondovalle con insediamenti L area di esempio
16 1 1 2 Area 1 Misure: Di base Minime: n. 2 Non strutturali: n. 1, 2, 3, 5, 7, 8, 11 Strutturali: n. 1, 3, 5, Aree di applicazione e pericolosità
17 1 1 Area 2 Misure: Non strutturali: n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11 2 Strutturali: n. 1, 2, 5, 6, 7, 8 Le misure
18 Le aree, oltre che per un criterio fisico, possono essere Individuate sulla base di una soglia di popolazione e/o di rischio e/o di presenza infrastrutture di rilievo, aree Protette, etc.. Quindi con un criterio anche analitico oggettivo Ricavato dai dati delle mappe. Il passo successivo è quello di dettagliare in una mappa i punti di intervento strutturali ed in una tabella il dettaglio delle misure (minime strutturali e non strutturali) con indicazione dell effetto atteso per l area in esame. In base ai dati elaborati per le mappe è possibile aggregare ad ogni area la popolazione e la distribuzione della pericolosità (e rischio?) e quindi dare una stima dell effetto atteso. Le misure, come indicato più volte, sono quelle ricavate dai PAI, dai programmi di intervento, dai PIT, dalla pianificazione urbanistica, dai piani di protezione civile, etc. Dettaglio delle misure per area
19 Scheda webgis per la visualizzazione dati per corpo idrico
20 Scheda webgis per la visualizzazione dati per corpo idrico
21 Integrazione tra pianificazione urbanistica e protezione civile Piano di gestione del rischio di alluvioni Articolo 7, comma 3, lettere a) e b) Proposta di legge regionale della Toscana n. 282 del 8 ottobre 2013 Norme per il governo del territorio Articolo 96 I documenti di verifica della pericolosità e delle aree esposte a rischio sono aggiornati a seguito di situazioni per le quali sia dichiarato lo stato di emergenza e costituiscono la base dei piani di emergenza oltre che della pianificazione territoriale e urbanistica. Il piano regionale di protezione civile costituisce parte integrante del piano operativo ed è aggiornato in caso di eventi calamitosi. Tale aggiornamento costituisce variante automatica al piano operativo.
22 Grazie per l attenzione! Marcello Brugioni m.brugioni@adbarno.it
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