REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana. (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente

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Ottaviano Castellano
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1 N /2016 REG.PROV.COLL. N /2016 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente SENTENZA ex art. 60 cod. proc. amm.; sul ricorso numero di registro generale 140 del 2016, proposto da: **, rappresentato e difeso dall'avv. Paolo Farci, con domicilio eletto presso Paolo Farci in Firenze, Via Agostino Lapini 3; contro U.T.G. - Prefettura di Firenze in persona del Prefetto Pro Tempore, rappresentato e difeso per legge dall'avvocatura Distrettuale dello Stato, domiciliata in Firenze, Via degli Arazzieri 4; nei confronti di Associazione Insieme Onlus; per l'annullamento

2 del decreto di revoca delle misure di accoglienza ex art. 23 D. Lgs. n. 142/2015 n. ID FI Cui. 050RAHF del emesso dal Prefetto della Provincia di Firenze nei confronti del ricorrente ed a lui notificato in data ; Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di U.T.G. - Prefettura di Firenze; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 17 febbraio 2016 il dott. Saverio Romano e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.; Premesso che: - con provvedimento del il Prefetto della Provincia di Firenze ha disposto la revoca delle misure di accoglienza ex art. 23 D. Lgs. n. 142/2015, nei confronti del ricorrente, ritenuto responsabile dei comportamenti violenti, tenuti in data 30 ottobre 2015, menzionati nella relazione, richiamata nel provvedimento, redatta in data dall operatrice e dalla responsabile dei programmi dell Associazione Insieme onlus (inoltrata alla predetta Prefettura), contenente la descrizione dei fatti verificatisi; - avverso il provvedimento impugnato, il ricorrente, premesso di essere stato coinvolto (essendo stato di fatto aggredito riportando una ferita) in una colluttazione originata dalla mancata effettuazione dei turni di lavoro da parte di un altro ospite della residenza (che infatti è stato subito dopo

3 allontanato dalla medesima), ha dedotto violazione dell art. 7 L. 241/1990, dell art. 23 comma 1 lett.e) D.Lgs. n. 142/2015, travisamento o erronea valutazione dei fatti, non avendo ricevuto la comunicazione di avvio del procedimento, in assenza di particolari ragioni di urgenza, comunque non menzionate nel provvedimento, né sussistendo i presupposti di cui alla norma applicata; - alla camera di consiglio fissata per la trattazione della domanda cautelare, sussistendone i presupposti, previo avviso alle parti, la causa è stata trattenuta in decisione. Considerato che: - dalla relazione di servizio richiamata nel provvedimento (cfr. allegato 1 depositato dalla Prefettura), unico supporto istruttorio del medesimo, non solo non emerge alcuna grave o ripetuta violazione della regole della struttura di accoglienza da parte del ricorrente, né alcun comportamento violento a lui ascrivibile, ma (al contrario) risulta che (al sopraggiungere dell operatrice) i due ospiti coinvolti si fronteggiavano violentemente: il primo (cioè il ricorrente **) era sporco di sangue e con due tagli intorno all orecchio sinistro, il secondo (**) aveva in mano uno dei ferri per il camino ed in terra erano presenti piatti rotti ; dalla stessa relazione emerge altresì che l operatrice non è in grado di descrivere l effettiva dinamica dell accaduto e nessuno degli altri ospiti dichiara di aver assistito al fatto ; - non risulta alcuna certificazione medica da cui possano trarsi elementi di valutazione dei fatti e dei comportamenti tenuti dai

4 soggetti coinvolti, né è stato richiesto l intervento delle forze di polizia; - anche la successiva nota del , inviata alla Prefettura dalla responsabile dell Associazione (doc. 4 in atti), conferma che l operatrice non era presente al momento del fatto e che non essendo presente alcun altro ospite all accaduto non è possibile confermare nessuna delle due opposte versioni fornite dai soggetti coinvolti, pur facendo un generico riferimento a pregressi comportamenti non adeguati del sig. **; Ritenuto che: - l'art. 12 del d.lgs n. 140 del 2005, di attuazione della direttiva 2003/9/CE che stabilisce norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri, prevede la revoca delle misure di accoglienza da parte del prefetto con proprio motivato decreto, in una serie di ipotesi tra cui, alla lettera e), in caso di "violazione grave o ripetuta delle regole del centro di accoglienza da parte del richiedente asilo, ivi ospitato, ovvero comportamenti gravemente violenti"; - la natura sanzionatoria del provvedimento di revoca della misura di accoglienza, di cui all art. 12 del D.Lgs. n. 140/2015, abrogato e sostituito dall art. 23 del D.Lgs. n. 142/2015, richiede che esso sia motivato (TAR Veneto, sez. unite, n. 919; TAR Lazio, II quater, n. 5659); - nel caso in esame il provvedimento impugnato non solo non è fornito di adeguata motivazione circa la gravità del presunto comportamento violento ascrivibile al ricorrente, ma risulta emesso sulla base di un accertamento dei fatti che fa dubitare di

5 una qualsivoglia condotta censurabile (allo stesso imputabile) idonea a giustificare la revoca della misura di accoglienza; - nel contesto descritto, assumono particolare rilevanza la censura di omessa comunicazione di avvio del procedimento, nonché quella di difetto di istruttoria dedotte in ricorso; - né si può fare applicazione, nel caso di specie, dell'art. 21 octies della legge n. 241 del 1990, non risultando in alcun modo, né a seguito dell'istruttoria disposta dal Tribunale, né da elementi dedotti dalla difesa dell'amministrazione, che il provvedimento non potesse essere di differente contenuto; Ritenuto pertanto che: - il ricorso appare fondato e va accolto con conseguente annullamento dell atto impugnato; - le spese di giudizio vanno addebitate alla parte soccombente e sono liquidate nella misura di cui in dispositivo; - occorre liquidare il compenso a favore dell avv. Paolo Farci, difensore del ricorrente ammesso al beneficio del patrocinio a spese dello Stato con provvedimento n. 99 del della competente Commissione istituita presso questo TAR; - per quello che riguarda la liquidazione del compenso, la Sezione deve rilevare come lo stesso debba essere liquidato <<in modo che, in ogni caso, (le competenze spettanti al difensore) non risultino superiori ai valori medi delle tariffe professionali vigenti>>, ai sensi dell art. 82, 1 comma del d.lgs. 30 maggio 2002 n. 115 e applicando la riduzione dei compensi alla metà prevista dall art. 130 del cit. d.lgs. (disposizione applicabile al giudizio amministrativo); in

6 considerazione della complessità della vicenda e delle difese svolte, appare equo liquidare le competenze spettanti al difensore in complessivi 1.500,00, oltre ad IVA e CAP; P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana (Sezione Seconda) definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e per l effetto annulla il provvedimento impugnato. Condanna la Prefettura di Firenze alla corresponsione all Erario dello Stato della somma di euro 1.500,00 (millecinquecento/00), a titolo di spese di giudizio. Liquida, a favore dell avv. Paolo Farci, la somma di euro 1.500,00 (millecinquecento/00), oltre Iva e Cap, a titolo di compenso professionale. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Firenze nella camera di consiglio del giorno 17 febbraio 2016 con l'intervento dei magistrati: Saverio Romano, Presidente, Estensore Carlo Testori, Consigliere Luigi Viola, Consigliere IL PRESIDENTE, ESTENSORE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 04/03/2016 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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