EL ALAMEIN. LA LINEA DEL FUOCO scheda a cura di Giancarlo Zappoli di Enzo Monteleone Italia, 2002

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1 EL ALAMEIN. LA LINEA DEL FUOCO scheda a cura di Giancarlo Zappoli di Enzo Monteleone Italia, 2002 Produzione: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya, Tele+ Soggetto e sceneggiatura: Enzo Monteleone Fotografia: Daniele Nannuzzi Montaggio: Cecilia ZAnuso Musica: Aldo De Scalzi, Pivio Interpreti: Paolo Briguglia ( Soldato Serra), Pierfrancesco Favino (Sergente Rizzo), Luciano Scarpa (Soldato Spagna), Emilio Solfrizzi (Tenente Fiore), Thomas Trabacchi (Caporale De Vita), Sergio Albelli (Tenente della "Folgore"), Piero Maggio, Antonio Petrocelli, Antonio Catania, Giuseppe Cederna, Silvio Orlando (Generale), Roberto Citran (Colonnello) Durata: 117 min. Distribuzione: Medusa SINOSSI Egitto. Ottobre 1942 Serra, studente universitario palermitano di Lettere e Filosofia, arruolatosi come volontario, giunge al comando a cui è stato destinato. Lo accoglie il tenente Fiore che si aspettava l'arrivo di almeno una decina di uomini. Serra viene assegnato alla squadra del sergente maggiore Rizzo. Il caporale che lo accompagna alla sua destinazione viene colpito da un proiettile inglese. Di lui non resta più nulla tranne un orecchio. Rizzo gli fornisce le prime istruzioni per la sopravvivenza e gli assegna il suo posto in trincea. Gli 88 inglesi colpiscono all'improvviso portando morte e distruzione ma anche i cecchini sono una minaccia che va eliminata. Soprattutto quando sono privi di senso morale e uccidono anche i portantini che vanno a soccorrere i feriti. I dialoghi notturni mettono a nudo i dubbi e le perplessità sulla situazione e sulle possibilità di vittoria. Ma è sempre di notte che si esce dalla trincea per andare a prelevare ciò che avevano con sé degli inglesi morti. Lungo il percorso Serra comprende il pericolo rappresentato dalle mine. In una pausa Rizzo gli spiega che ognuno di loro ha a disposizione tre miracoli. Lui, essendo sopravvissuto al caporale e alla mina ne ha ormai solo uno su cui contare. Un giorno arriva un trasporto speciale: non si tratta dei rifornimenti attesi ma del lucido da scarpe per la futura parata trionfale per l'entrata in Alessandria e del cavallo di Mussolini. Il tenente Fiore decide di sequestrarlo per usarlo come cibo per la truppa poi però non ha il coraggio di uccidere l'animale. Rizzo, De Vita, Spagna e Serra vengono incaricati di andare a recuperare acqua che però si trova nelle taniche della nafta. I quattro decidono anche di fare un'ampia deviazione e di raggiungere il tanto sognato mare. Scopriranno, dopo aver fatto il bagno, che la spiaggia era minata. Serra parla con Rizzo della sua prigionia e fuga dagli inglesi. Sarà poi proprio Serra ad uccidere un cammello procurando carne fresca ai propri commilitoni. Ma la festa dura poco perché il tenente Fiore intuisce che la presenza del cammello è il segno di una vasta zona priva di mine dinanzi alle loro postazioni. Gli artificieri che provvedono a riposizionarle li informano che l'attacco inglese è imminente ma che non ci sarà copertura dell'artiglieria italiana perché viene spostata a nord. Intanto i bombardamenti inglesi proseguono e Fiore convoca Rizzo per comunicargli l'allerta generale e per dargli l'ordine di andare in pattuglia a verificare cosa è accaduto a dei bersaglieri che non hanno fatto avere più notizie. Rizzo porta con sé Serra. Il percorso nella zona che è una depressione non è facile. I due trovano i commilitoni morti ma anche il rientro al campo non risparmia sorprese. De Vita è sopravvissuto a un'esplosione ma è sotto choc ma altri venti soldati sono morti. Gli inglesi hanno dato il via all'avanzata. Fiore e i suoi uomini debbono ad andare a chiudere un varco e Rizzo

2 ha la certezza che il loro destino sia la morte. Quel che è rimasto del raggruppamento raggiunge la Folgore che è riuscita a fermare gli inglesi. I carri armati promessi non si vedono e non si vedranno arrivare. E' una notte di luna piena e gli inglesi, come previsto, attaccano in forze. La disparità è evidente. De Vita si allontana nella notte andando incontro a morte sicura.quella Morte che ora Serra conosce nella sua dimensione più tragica. Spagna, gravemente ferito, viene portato via. Parla di quando si rivedranno in Italia ma tutti sono ben consapevoli della sua sorte. Passato l'assalto i Comandi si sono dimenticati di loro rimasti soli in mezzo al deserto. Quando arriva un ordine è quello di ritirarsi per attestarsi 30 chilometri più indietro. Ma per la ritirata non ci sono camion, si va a piedi sotto il sole rovente e si vedono passare i tedeschi che non si fermano e un camion italiano sovraccarico. Il cammino prosegue e il gruppo incontra un generale che sta seppellendo il proprio attendente. Dopo che i soldati si saranno allontanati l'uomo si suiciderà. Raggiungono poi un ospedale da campo dove un medico opera con pochi mezzi a disposizione. La meta è raggunta ma bisogna proseguire. Questa volta con un camion che diventa bersaglio di un attacco aereo. I soldati trovano riparo in un rifugio di ufficiali al quale era stato inizialmente negato loro l'accesso. Il colonnello che si rivolge a Fiore parla di ritirata strategica e di una nuova avanzata promettendo l'arrivo di un mezzo di trasporto che non arriverà mai. Arriva invece una pioggia temporaneamente rigenerante. Ma una tempesta di sabbia provvede a peggiorare le cose. Intanto la destinazione cambia nuovamente e si trova a cento chilometri di distanza. Fiore è ferito e sta male. I soldati si accampano in un cimitero ma Rizzo pensa che 'non stia bene' dormire con i morti. Nella notte sopraggiungono gli inglesi che fanno tutti prigionieri tranne Serra, Fiore e Rizzo che avevano dormito fuori dal cimitero. Tornano ad attraversare il deserto ma Fiore non ce la fa più. Trovano però una moto che Serra riesce a far partire. Ma Fiore non ha più forze e Rizzo decide di rimanere con lui dicendo a Serra di andare a cercare un mezzo per poi tornare. Il film si chiude con la didascalia "La battaglia di El Alamein ebbe luogo dal 23 ottobre al 4 novembre Si affrontarono uomini dell'armata italo-tedesca e uomini dell'8^ Armata britannica. Gli italiani e i tedeschi ebbero 9000 morti, feriti e prigionieri. I britannici ebbero 4600 morti e feriti. Il X Corpo d'armata formato dalle Divisioni "Brescia", "Folgore" e "Pavia", schierato nel settore sud, fu completamente annientato durante la ritirata." La macchina da presa entra poi nel sacrario dedicato ai caduti fino a individuare una persona di schiena che sta davanti ai loculi in meditazione. ANALISI DELLA STRUTTURA Battaglia combattuta nel 1942 in Egitto, a circa 100 km da Alessandria, tra l'armata britannica e le truppe italo-tedesche durante la seconda guerra mondiale. Nel giugno 1942 l'viii armata inglese, dopo aver perso Tobruk (1941), fu respinta dall'afrikakorps del generale Erwin Rommel, intervenuto a sostegno degli alleati italiani. In luglio, guidati dal generale Claude Auchinleck, gli inglesi cercarono di fermare l'avanzata dell'asse a El-Alamein, ma i risultati furono mediocri a causa della maggior dotazione e capacità di fuoco dei carri armati Panzer tedeschi. D'altra parte gli inglesi, essendo arrivati a decodificare i segnali navali degli italiani e i codici militari tedeschi e avendo ancora il possesso di Malta, poterono affondare i convogli italiani diretti in Nord Africa e, nello stesso tempo, rifornire di scorte vitali l'viii armata, a capo della quale, alla fine di agosto, Winston Churchill pose il generale Bernard Montgomery. Rifornito di uomini, carri armati Sherman, artiglieria e aerei, Montgomery pianificò l'offensiva puntando sull'assalto frontale della fanteria, sostenuta dalle forze aeree, contro la linea di trincee italo-tedesche, ben fortificate e protette da campi minati. Il 23 ottobre ebbe inizio una faticosa battaglia di logoramento, che costrinse Rommel a ordinare alle sue forze di ritirarsi il 4 novembre fino in Tunisia, a 2400 km di distanza. L'Asse subì gravi perdite: 2300 morti e prigionieri di guerra. El-Alamein fu la prima vittoria inglese di terra sull'esercito tedesco nella seconda

3 guerra mondiale e fu determinante per la distruzione delle forze tedesche in Tunisia, nella primavera del Quello sopra è il testo dedicato dall Enciclopedia Microsoft Encarta alla battaglia di El Alamein. Lo abbiamo riportato (oltre che per una collocazione storica degli avvenimenti) perché si tratta di una voce di enciclopedia finalizzata a una distribuzione internazionale (tradotta poi nelle varie lingue). Si può notare come manchi una sottolineatura delle condizioni in cui l esercito italiano si trovò a combattere comunque nonostante l affondamento delle navi mentre sarebbe stata più opportuna un altra strategia bellica. Accingendosi ad affrontare una tematica ancora aperta e dibattuta sul piano nazionale come quella della sorte dei nostri soldati ad El Alamein, Enzo Monteleone sapeva bene di dover procedere alla ricerca della verità senza però con questo trasformare la sua opera in un film dossier poco interessante. Ha così deciso di realizzare I ragazzi di El Alamein, un documentario di 52 minuti, spinto da questa motivazione: Dopo aver scritto la prima versione della sceneggiatura del film basandomi su decine di libri e diari, ho sentito il bisogno di farmi raccontare dalla viva voce di chi era veramente stato in prima linea quello che avevano vissuto. ( ) Sono venute fuori storie di guerra e di vita, storie di uomini semplici che raccontano una storia completamente diversa da quella che i libri e i filmati Luce ci hanno raccontato. E soprattutto il senso della dignità di questi uomini mandati allo sbaraglio in una guerra insensata. E questa la chiave di lettura del film: la Storia vista attraverso le vicende degli uomini, senza enfasi retorica ma con profonda partecipazione emotiva. La scelta, sul piano narrativo, è quella del romanzo di formazione. Si decide cioè di seguire il percorso umano del giovane protagonista che giunge in Africa come volontario. Serra (si noti come di nessuno dei personaggi si conosca il nome di battesimo) è palermitano e studente universitario. In questa analisi seguiremo il suo percorso evidenziando gli elementi cinematografici che caratterizzano la struttura narrativa. Sin dalle prime inquadrature vengono messi in evidenza alcuni elementi destinati a fare da punto di riferimento nel corso di tutto il film. Innanzitutto la moto. Su una moto Serra raggiunge la sua postazione e su una moto partirà alla fine del film per trovare quel soccorso per Fiore e Rizzo che, lo si comprende dai volti, è una speranza che non si realizzerà. Intorno il deserto la cui intensità visiva è sapientemente sfruttata dalla fotografia di Daniele Nannuzzi.Un deserto, ambiente esotico per lo studente appena arrivato. Che bello qua afferma sotto lo sguardo scettico di chi lo accompagna. Quando ripartirà alla fine quel territorio avrà cambiato di significato per lui. C è poi il tema dell acqua, elemento più che mai vitale in quella collocazione geografica. Serra ha l acqua buona. Si osservi come ne vengano caratterizzati l utilizzo e le reazioni. Serra toglie di mano rapidamente la borraccia al primo che gliel ha chiesta, il tenente Fiore ne berrà solo un sorso consapevole com è di quanto sia prezioso quel liquido. Dinanzi alla terza richiesta Serra ormai non reagisce neanche più. Questo è un film che lavora sui quattro elementi primordiali: aria, acqua, terra e fuoco. Se la sabbia del deserto penetra ovunque trasportata anche dalle tempeste e diventa terreno (temporaneamente) accogliente solo quando si trasforma in spiaggia, l acqua è non solo l elemento vitale di cui si è già detto che deve essere utilizzata anche quando è riposta nei contenitori della nafta ma diventa lavacro temporaneamente purificatore nella sequenza della pioggia. Il fuoco poi trova la sua nefasta apoteosi nell assalto inglese nella notte in cui le fiammate assumono una valenza espressiva ancor più accentuata. Il modo in cui viene caratterizzato il personaggio di Serra è indicativo della scelta compiuta dal regista (che ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore per registi come Mazzacurati, Piccioni, D Alatri e Salvatores). Il giovane palermitano non parla con accento spiccato e soprattutto non è un volontario accecato dalla retorica. E solo qualcuno che ha letto della guerra sui libri (e scoprirà che la realtà è molto diversa) e che si è sentito in dovere di andare a portare il proprio

4 contributo. Scoprirà rapidamente le Regole per la sopravvivenza e la fondatezza della convinzione che per ogni soldato ci siano tre miracoli a disposizione. Dopodiché l attende la morte. La stessa caratterizzazione attenta ai dettagli ma priva di forzature viene messa in opera anche con gli altri protagonisti. Il tenente Fiore, con la sua profonda consapevolezza della tragedia che attende lui e i suoi uomini, attento però a preservare fino all ultimo la loro incolumità senza cedimenti sul piano morale. Il sergente Rizzo, con la semplicità del montanaro che ha deciso che non verrà preso vivo perché il suo codice interiore lo ha già spinto una volta a fuggire dalla prigionia. Rizzo prova nostalgia per la propria terra ma è anche consapevole che quella sabbia, quelle rocce, quella sofferenza gli resteranno dentro (se sopravviverà) per sempre e potranno anche essere rimpiante. Sarà sempre Rizzo a salvare temporaneamente Fiore e Serra rifiutandosi di dormire nel cimitero perché non sta bene. Anche i personaggi minori, come De Vita (che andrà solo verso la morte nella notte) e Spagna (costretto a lasciare il campo da una ferita che gli lascia poche speranze) vengono proposti con grande attenzione e realismo. Proprio per questo finiscono con il risultare contrastanti le due figure degli ufficiali superiori: il Generale e il Colonnello. Entrambi sono interpretati, a differenza dei tre protagonisti, da attori molto noti al pubblico cinematografico che segue il cinema italiano. Si tratta di Silvio Orlando e di Roberto Citran. Per il secondo la scelta della distanziazione è esplicita: non solo gli uomini di Fiore non potrebbero entrare a ripararsi da un bombardamento nel rifugio in cui si trova il Colonnello (ma vi entrano di forza) ma costui, che non manterrà la promessa di mandare un camion per trasportarli, si permette anche la retorica della frase Il soldato italiano non si perde mai d animo. Un modo, se vuole, lo trova sempre mentre si allontana con tutta tranquillità. Quella che invece risulta essere un po troppo cinematografica (e quindi involontariamente un po retorica) è la figura del Generale che si suicida dinanzi alla tomba del suo attendente. Il cinema in senso pieno, con tutta la forza dirompente che assume quando sa fondere il simbolo con la descrizione della realtà, emerge nella scena del cavallo di Mussolini. La vana prosopopea di chi in Italia sogna trionfi che non verranno, il bisogno di farla finita con un regime che ha perso Daniele Nannuzzi Daniele Nannuzzi qualsiasi senso delle proporzioni, si intrecciano con la fame (quella vera) dei soldati e con la pietà che Fiore prova per l animale. Si osservi come è costruita la tensione come i vari sentimenti (orgoglio, risentimento, paura di gravi punizioni) vengano evidenziati senza ricorrere ad alcun artificio sopra le righe. Così come fortemente cinematografica è la sequenza del bagno in mare. Sembra quasi che Monteleone, consapevole di star portando sullo schermo una situazione già sfruttata da altri, abbia scelto di aggirare l ostacolo inserendo in chiusura una situazione da classico all italiana (La Grande Guerra, Tutti a casa ad esempio) con la scoperta che la spiaggia era minata e la relativa fuga. Non va poi dimenticato il finale del film con la visita della macchina da presa al sacrario dove riposano i resti dei soldati italiani morti ad El Alamein. La camera ci mostra una teoria di loculi con la scritta ignoto e poi scopre un uomo di schiena (il regista, noi spettatori?) che rende omaggio a quei morti. Realtà e cinema si fondono così in modo emotivamente e razionalmente efficace. TEMI E IDEE PER LA DISCUSSIONE Per l analisi di questo film diviene inevitabile premessa la ricerca storica che consenta di collocare con ampiezza di fonti l evento bellico. Fatto ciò sarà però necessario seguire uno dei possibili percorsi che il film suggerisce. Si può cioè seguire la pista del romanzo di formazione offrendo agli allievi esempi di derivazione letteraria.

5 Si può invece seguire il tema della descrizione della guerra che prescinde da un aprioristica demonizzazione di chi combatte per andare a cercare le responsabilità ma anche la profonda umanità che permane nonostante il logorio dell atrocità quotidiana. Si può anche confrontare questo film con un classico del cinema di derivazione letteraria Uomini contro di Francesco Rosi (tratto da Un anno sull altipiano di Emilio Lussu) che, per quanto ambientato nel corso della Prima Guerra Mondiale, tocca argomenti analoghi anche se lo fa con la veemenza verbale e visiva propria del periodo in cui è stato girato.