L'AUTONOMIA FUNZIONALE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

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1 IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO PROF.SSA GENEROSA MANZO

2 Indice 1 L'AUTONOMIA FUNZIONALE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE AUTONOMIA IN BREVE: CENTRALITÀ DELL EDUCAZIONE LO STATO ATTUALE DELL AUTONOMIA BIBLIOGRAFIA di 14

3 1 L'autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche Fino al 1999 le istituzioni scolastiche avevano una dipendenza diretta dall Amministrazione scolastica Provveditorato agli studi, Ministero dell istruzione. Dal 2000, a seguito della Legge n. 59/1997, alle istituzioni scolastiche è stata riconosciuta personalità giuridica (cioè potere proprio di azione) e autonomia. L autonomia ha portato con sé un cambiamento sostanziale nella natura della scuola pubblica. La scuola, lo sappiamo, è sia un Istituzione della Repubblica sia un servizio ai cittadini. Un organizzazione che offre servizi, come tale, deve garantire efficienza ed efficacia. Anche la scuola è senza dubbio un servizio, ma un servizio pubblico. La scuola, infatti, è anche un Istituzione che è qualcosa di più di un servizio, è una realtà che gode di particolare tutela essendo depositaria di valori fondanti la società e la convivenza civile. Il suo valore non sta solo nella soddisfazione degli utenti ma anche e soprattutto nella sua fedeltà ad alcuni principi fondanti, quali gli obiettivi di socializzazione, ma anche alla promozione di uguaglianza di opportunità indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza, dallo stato di salute, dalla provenienza etnica, culturale o religiosa, ecc. In quanto Istituzione, questi suoi principi fondanti non appartengono ai singoli utenti ma a tutta la comunità nazionale. A capo di ciascuna istituzione scolastica è preposto un dirigente scolastico (ex direttore didattico, ex preside Articolo 21 legge 59/97) che si avvale della collaborazione di un Direttore dei servizi generali e amministrativi (ex segretario) con diversi impiegati addetti a compiti di segreteria. Dalla istituzione scolastica dipende un numero variabile di scuole distribuite sul territorio; tutti gli insegnanti e gli alunni delle scuole che fanno capo all istituzione scolastica dipendono dal dirigente scolastico della sede centrale. Il dirigente scolastico è il legale rappresentante dell istituzione scolastica. La segreteria, coordinata dal Direttore dei servizi (DSGA), provvede alla gestione 3 di 14

4 amministrativa dell istituzione scolastica, e tra l altro, agli stipendi del personale, agli acquisti, alle nomine dei supplenti. L autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche è un autonomia funzionale al perseguimento delle finalità che sono loro proprie. Tali finalità il DPR n. 275/1999 ribadisce nei termini di progettazione e realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alla caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti al fine di garantire loro il successo formativo (art. 1 comma 2). Alle istituzioni scolastiche è perciò affidato il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema istruzione (art. 1 comma1). Questo significa che gli obiettivi nazionali costituiscono ancora un ideale e formale termine di riferimento e di legittimazione politico-sociale per il funzionamento dell istituzione scuola. Il citato comma 2 dello stesso articolo precisa che l autonomia dell istituzione scolastica deve intendersi come garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, come a ricordare che la nuova normativa mantiene il forte riferimento ai principi costituzionali che già ispiravano la politica scolastica italiana. Inoltre per le stesse ragioni il testo precisa che la progettazione e la realizzazione di interventi di educazione, formazione ed istruzione, in cui si sostanzia l autonomia scolastica, sono innanzitutto mirati allo sviluppo della persona umana, e più avanti si legge che essi devono rispondere anche ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie, e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire il loro successo formativo. In queste affermazioni del regolamento risiedono le premesse del principio di Personalizzazione che caratterizzerà la legge 53/2003, la cosiddetta legge Moratti e sul quale principio si è fondato la normativa sui BES (bisogni educativi speciali C.M. 8 del 2013). 4 di 14

5 Il continua ripetere i termini di educazione, formazione ed istruzione presenti nel regolamento, restituisce alla scuola il primato nella funzione educativa globale, primato che era stato messo in discussione negli anni 80 dove si prediligeva una scuola centrata sulla didattica e sugli apprendimenti piuttosto che sull educazione. 5 di 14

6 2 Autonomia in breve: centralità dell educazione Con il Regolamento (cfr. DPR 275/1999) sono state definite le forme e i contenuti dell autonomia di cui godono le istituzioni scolastiche: autonomia didattica (le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni) autonomia organizzativa (le istituzioni scolastiche adottano modalità organizzative che siano espressione di libertà progettuale e siano coerenti con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio) autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo (le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali) funzioni amministrative di gestione (le istituzioni scolastiche provvedono all amministrazione, alla gestione del bilancio e dei beni e alle modalità di definizione e di stipula dei contratti di prestazione d opera secondo le regole di contabilità dello Stato). Le delibere delle istituzioni scolastiche, proprio in forza dell autonomia, non sono soggette ad approvazione da parte di organi di controllo superiore, ma tutti gli atti amministrativi sono sottoposti alla verifica del collegio dei revisori dei conti, funzionante presso la scuola. Ogni istituzione scolastica predispone il Piano dell offerta formativa (POF), che è il documento costitutivo dell identità culturale e progettuale ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa di ogni scuola. Il POF è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale. 6 di 14

7 Il POF è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola definiti dal consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti. Il Piano dell offerta formativa è reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie all atto dell iscrizione. Riguardo al calendario scolastico, è stabilito annualmente dalle singole Regioni, ferma restando la durata minima di 200 giorni di lezione. Ciascuna scuola ha tuttavia la facoltà di modificare tale calendario per particolari esigenze locali. Ai giorni delle festività nazionali civili o religiose va aggiunto, a livello comunale, quello del Santo Patrono. Concludendo nell ottica dell Autonomia funzionale delle scuole, lo Stato assolve compiti di indirizzo e di programmazione generale e di controllo dell efficacia e dell efficienza del sistema scolastico. 1) resterebbero di competenza del governo centrale, 2) definizione degli standard di competenza e di prestazione degli alunni per ogni livello e grado di scuola (in relazione al livello legale del titolo di studio); 3) consulenza e monitoraggio dell autonomia delle scuole da parte dell Amministrazione; 4) servizio nazionale di valutazione. Occorre quindi sottolineare che ogni istituzione scolastica avrà come interlocutori sia lo Stato, sia la Regione sia il Comune/Provincia. Al di là delle rappresentazioni ideali, si tratta di quattro livelli di interlocuzione politica amministrativa e burocratica. 7 di 14

8 3 Lo stato attuale dell Autonomia Il processo di cambiamento della scuola italiana è iniziato, sicuramente, con la legge sull autonomia art. 21 della legge 59/97 dove negli articoli 8 e 9 si parla di autonomia didattica ed organizzativa. Autonomia che assume il significato di libertà intesa come scelta della programmazione disciplinare, di metodologie e di strumenti collegandosi ad iniziative di libertà progettuale, all offerta di insegnamenti opzionali e facoltativi. L art. 9 sostiene che l autonomia didattica è il risultato del bilanciamento di tre modalità del diritto di libertà: Libertà d insegnamento del docente e della scuola nelle scelta di percorsi idonei al contesto; Libertà di apprendimento dell allievo con le sue caratteristiche individuali; Libertà della comunità nazionale di traguardi educativi e culturali da raggiungere. In sintesi, avere autonomia, significa godere di libertà culturale, progettuale e organizzativa per gestire al meglio i processi dei soggetti in formazione. Conoscere l ambiente in cui si opera e quello che si vorrebbe realizzare con l intervento formativo. Nella Costituzione già si parlava di libertà di insegnamento, ma nella scuola pubblica dove tutto era inquadrato a livello ministeriale, questa libertà era circoscritta alla sola metodologia, corrispondeva soltanto ad una adeguata applicazione di ordini che prevenivano dall alto. Una prima svolta si ha con i decreti delegati del 1974 dove la suddetta libertà doveva rispettare la coscienza morale e civile degli allievi, un passo avanti nell affermazione del primato dell alunno, tenendo conto del contesto in cui si operava e quindi la metodologia andava oltre il contenuto da insegnare, per farsi carico degli aspetti psico-sociali dell apprendimento. Il cambiamento vero, però, avviene con la legge sull autonomia e con la riforma costituzionale del Titolo V nel 2001, dove le scuole diventano una componente della Repubblica e 8 di 14

9 dove l ambiente non è più un condizionamento, ma il luogo in cui maturano le conoscenze e si persegue il successo formativo, nel quale vivono i giovani reali, non quelli ideali che gli stereotipi scolastici avevano costruito. Ai docenti, dunque, il riconoscimento di una libertà di ricerca ed elaborazione culturale oltre che pedagogico-didattica. Il rapporto con lo Stato cambia, si evolve e si supera la semplice applicazione dei programmi, si richiede una maggiore creatività professionale per raggiungere risultati concreti e realistici. Non sono dunque più i contenuti che devono essere posti a livello nazionale, ma gli standard di apprendimento; non è la riproduzione uniforme l elemento di qualità, ma una strategia formativa articolata che ricerca per ciascuno gli stessi punti di arrivo, l equità. Tutto questo è introdotto con il D.P.R. n. 275/1999: Regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche e ribadito con un documento ministeriale del 18/4/2007 Il curricolo nella scuola dell autonomia e le nuove indicazioni nazionali per il curricolo Non meno importante, anzi fondamentali per il nuovo assetto formativo della scuola italiana i regolamenti emanati il 15 marzo 2010 per il riordino della scuola secondaria di secondo grado: DPR 87 del 15 marzo 2010: Regolamento recante norme per il riordino degli istituti professionali; DPR 88 del 15 marzo 2010: Regolamento recante norme per il riordino degli istituti tecnici; DPR 89 del 15 marzo 2010: Regolamento recante revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei. Il tutto deve essere tradotto in significati operativi e proprio grazie all autonomia che l iniziativa passa direttamente alle scuole attraverso la loro esperienza. La legge 107/2015 rafforza 9 di 14

10 il concetto dell autonomia e ribadisce l importanza di una scuola integrata al territorio che opera e valorizza il merito. La scuola autonoma propone un modello dove al centro del processo c è lo sviluppo della persona, nel particolare contesto in cui vive e cresce, che necessita di un offerta formativa che lo orienti e lo conduca al successo del suo progetto di vita e di lavoro attraverso lo sviluppo di competenze adeguate. Tale necessità impone una profonda conoscenza delle caratteristiche degli alunni con attivazioni di strategie che mirino alla continuità, verticale, tra i diversi gradi di scuola, e orizzontale, con esperienze formative anche e soprattutto non formali. Lo strumento principale nel quale si traduce e si caratterizza l autonomia didattica è il Piano dell Offerta Formativa (POF) introdotto dal D.P.R. 275/99 integrato e modificato dalla legge 107/2015 in Piano dell Offerta Formativa Triennale (POF-T) che rappresenta l identità progettuale della nuova Buona Scuola. Il POF già disciplinato dall art.3 del DPR n. 275/1999, risulta novellato dal comma 14 della legge n. 107 del Nel piano dell offerta formativa, oggi triennale, si definisce un curricolo in relazione ai bisogni formativi individuali e alle caratteristiche del contesto territoriale e sociali in cui esso trova applicazione e legittimità. Sul significato del Piano il comma 1 dell art.3 novellato non riporta sostanziali modifiche al vecchio articolo 3 se non la dicitura rivedibile annualmente ; il piano è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia. 10 di 14

11 L aspetto innovativo del Piano annuale triennale è che risulta essere comprensivo non solo della dimensione educativa e didattica ma anche di altri aspetti, trasformandosi nel progetto generale di scuola per il triennio. Esso si collega al procedimento di valutazione ex art.6 del DPR n. 80 del 2013, al RAV e al relativo piano di miglioramento che si conclude con la rendicontazione sociale, la pubblicazione e la diffusione dei dati raggiunti. Ai sensi del comma 12 della legge 107 le istituzioni scolastiche predispongono il Piano entro il mese di ottobre dell anno scolastico precedente al triennio di riferimento. ( ) Il Piano può essere rivisto annualmente entro il mese di ottobre. Nel precedente articolo 3 non era indicata nessuna scansione temporale per la revisione del Piano, al contrario l attuale articolo 3 del D.P.R. 275 del 1999, modificato dal comma 14 dell art.1 della legge 107 sottolinea che il piano è rivedibile annualmente. Nei Piani triennali dell offerta formativa della scuola secondaria di secondo grado vanno inclusi anche i percorsi di alternanza scuola-lavoro così come indicato nel comma 33 della legge 107. Sempre nei PTOF della scuola secondaria di secondo grado andranno inseriti le eventuali attività di formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (comma 38 della legge 107). Il Piano può altresì promuovere azioni per sviluppare e migliorare le competenze digitali degli studenti attraverso il Piano nazionale per la scuola digitale i cui obiettivi specifici sono indicati nel comma 58. Tale aspetto riguarda anche il personale docente e il personale tecnico e amministrativo. Il comma 2 dell art.3 D.P.R. 275 rimane identico nella parte in cui afferma che: il piano è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi, determinati a 11 di 14

12 livello nazionale a norma dell'articolo 8, e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, valorizza le corrispondenti professionalità ; a quest ultimo si aggiunge che il Piano indica gli insegnamenti e le discipline tali da coprire: a) il fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell'organico dell'autonomia, sulla base del monte orario degli insegnamenti, con riferimento anche alla quota di autonomia dei curricoli e agli spazi di flessibilità, nonché del numero di alunni con disabilità, ferma restando la possibilità di istituire posti di sostegno in deroga nei limiti delle risorse previste a legislazione vigente; b) il fabbisogno dei posti per il potenziamento dell'offerta formativa. Il comma 3 dell'art.3 D.P.R. 275 introduce ex novo che il piano indica altresì il fabbisogno relativo ai posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, nel rispetto dei limiti e dei parametri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119, tenuto conto di quanto previsto dall'articolo 1, comma 334, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, il fabbisogno di infrastrutture e di attrezzature materiali, nonché i piani di miglioramento dell'istituzione scolastica previsti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80. In questa parte il PTOF viene ad agganciarsi con il procedimento di valutazione ex art.6 del D.P.R. n.80 del 2013, con il RAV e il relativo piano di miglioramento definito dalle scuole che si concluderà con la rendicontazione sociale e la pubblicazione e diffusione dei dati raggiunti. Le azioni di miglioramento organizzativo e gestionale implementate dalle istituzioni scolastiche serviranno anche ai fini della valutazione dei risultati dell azione dirigenziale e vanno allegate al Piano. Il Comma 4 regola chi sono gli attori che concorrono alla determinazione del Piano: il piano è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e 12 di 14

13 delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il piano è approvato dal consiglio d'istituto. Precedentemente era il consiglio di istituto a definire gli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione. Ora, prima che il collegio docenti elabori il Piano, è necessario che il dirigente scolastico espliciti gli indirizzi per le attività della scuola e le scelte di gestione e di amministrazione, che non sono più generali come nel precedente articolo. Gli aspetti fondamentali sono proprio la costruzione di un curricolo flessibile ed aperto alle esigenze del contesto sociale in cui opera, infatti alle scuole il compito di valorizzare il pluralismo culturale e territoriale, nel rispetto delle diverse finalità della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria superiore. 13 di 14

14 Bibliografia L. Bellatalla, Leggere l educazione oltre il fenomeno, Roma, Anicia, 2009; L. Bellatalla, Scuola secondaria Struttura e saperi, Gardolo-Trento, Erickson, 2010; Santoni Rugiu, La lunga storia della scuola secondaria, Roma, Carocci, 2009 G. Le Boterf, Costruire le competenze individuali e collettive, Napoli, Guida, 2009 M. Pellerey, Le competenze individuali e il Portfolio, Firenze, La Nuova Italia, D.S. Rychen L.H. Salganik (eds.), Agire le competenze chiave, Milano, Angeli, B.M. Varisco, Costruttivismo socio-culturale, Roma, Carocci, di 14

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