SOMMARIO 3. IL RISCHIO IDROGEOLOGICO NEL COMUNE DI SAN GREGORIO DI CATANIA... 3
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- Alberta Franchini
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1 SOMMARIO 1. GENERALITA RISCHIO IDRAULICO E RISCHIO GEOMORFOLOGICO IL RISCHIO IDROGEOLOGICO NEL SCENARI DI INTERVENTO MODELLI DI INTERVENTO (RISCHIO GEOMORFOLOGICO) LE FASI OPERATIVE DEL SISTEMA PROTEZIONE CIVILE COMUNALE MODELLO DI EVACUAZIONE ASSISTITA MODALITA DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE CONCLUSIONI IN COPERTINA: VISTA AEREA DELLA ZONA INTERESSATA DA AREA A RISCHIO MORFOLOGICO P3 E P2 VOLO NOVEMBRE 2009 ALLEGATI AL PIANO COMUNALE RISCHIO IDROGEOLOGICO 1
2 PIANO COMUNALE RISCHIO IDROGEOLOGICO 1. GENERALITA Il territorio di San Gregorio di Catania, situato nella Provincia di Catania, si estende per 5,50 Kmq ed è caratterizzato dall assenza di frazioni. Il territorio degrada con continuità dal piano Gelatusi a quota 330 m.s.l.m. fino a Via Pizzetti, a ridosso di Catania, senza particolari cambi di quota. Il centro amministrativo e di primo insediamento (zona Nord, vedi infra) è posto sul piano Gelatusi, formazione stabile e pianeggiante, sufficientemente urbanizzato. La popolazione residente, alla data 30 Giugno 2006, é di unità ed è distribuita nel territorio in tre zone in cui idealmente è possibile suddividere il territorio comunale: zona Nord (Centro storico e suo ampliamento) : circa il 40% del totale zona Centro (abitato fra via Carrubbazza e via Sgroppillo) : circa il 20% del totale zona Sud (abitato in prossimità di via Nizzeti) : circa il 40% del totale. 2. RISCHIO IDRAULICO E RISCHIO GEOMORFOLOGICO Come noto il rischio idrogeologico è l effetto sulle persone, sui beni ambientali e antropici e sul sistema socio-economico nella sua complessità indotto da frane e inondazioni, provocate da pioggie intense e/o prolungate. In senso estensivo però comprende i fenomeni legati al clima e alla sua modificazione. Dal punto di vista matematico, cioè le conseguenze attese sui beni del sistema socioeconomico-infrastrutturale, esso è pari: R= H x V x E (formula 1) dove R = rischio totale H = pericolosità V = vulnerabilità E = esposizione degli elementi a rischio (popolazione, abitazioni, attività economiche, beni culturali). 2
3 3. IL RISCHIO IDROGEOLOGICO NEL Nel territorio comunale, che ricade nella zona di allerta I del P.A.I., non vi è una rete idrografica costituita da corsi d acqua per cui il rischio idraulico è nullo. Dal punto di vista del rischio geormofologico si rileva dal P.A.I. redatto dalla Regione Siciliana che nel Comune di San Gregorio di Catania vi sono le aree a pericolosità P2 e P3; esse sono indicate nella seguente Figura 1che si riporta: Figura 1 Le aree a pericolosità P2 e P3 (estratta dal P.A.I.) E a tal proposito dalla relazione del P.A.I. si legge, in particolare, che Nel territorio Comunale di S. Gregorio di Catania, per i dissesti censiti, sono state individuate n. 2 aree che rientrano nella classe elevata (P3) per una superficie complessiva di 1,00 Ha. All interno di queste aree non sono presenti elementi a rischio.. Delle aree a pericolosità elevata (P3) indicate nel P.A.I., quella recante la sigla R 001 è stata segnalata nel vigente P.R.G. del Comune, per cui atteso lo studio geologico ad esso afferente esse sono dichiarate con inedificabilità assoluta (lo sarebbero stati comunque perché ricadente nella Riserva). L area P3 di cui si diceva è stata riportata nella tavola 2 allegata, con inquadramento della Riserva Integrale Immacolatelle Micio Conti nonché nel P.R.G., quest ultimo in stralcio nella 3
4 Area LL.PP. Servizio di Protezione Civile successiva Figura 2: Figura 2 Stralcio del P.R.G. L area con pericolosità P3 è quella delimitata dalla curva DS2 Per verificare l effettiva situazione dello stato dei luoghi, in termini di eventuali edifici e/o strutture non presenti al momento della redazione del P.A.I., si sono esperiti diversi sopralluoghi dal che la documentazione fotografica in allegato. Inoltre, si è fatta un altra verifica per valutare l esposizione E di cui alla formula 1 sulla base del volo aereo commissionato dal Comune, effettuato nel Novembre Da tale attività è scaturito che non vi è una situazione da ricondurre ad una delle classi di esposizione, per cui si conferma l ipotesi di rischio nullo indicato dal P.A.I. A conclusione di questo paragrafo, si evidenzia che nelle aree indicate dal P.A.I. a tutt oggi non sono stati segnalati fenomeni premonitori di frane in movimento, per cui allo stato i siti sono ritenuti stabili. Non risultano esservi altri punti a rischio non contemplati nel P.A.I. e nello studio geologico del P.R.G. A conferma di quanto sopra circa l assenza di rischio idraulico e morfologico (rectius: rischio idrogeologico nullo), di seguito, si riportano le tabelle del P.A.I. inerenti i citati rischi da dove si rileva, come detto sopra, che questo Comune non ha rischio idrogeologico. 4
5 Figura 3 Identificazione del bacino idrografico secondo il P.A.I. 5
6 Figura 4 Quadro dello stato del dissesto secondo il P.A.I. 6
7 Figura 5 Quadro della pericolosità geomorfologia del P.A.I. 7
8 Figura 6 Quadro di sintesi del rischio geomorfologico secondo il P.A.I. 8
9 Figura 7 Sintesi della pericolosità idraulica secondo il P.A.I. 9
10 Figura 8 Quadro di sintesi del rischio idraulico 4. SCENARI DI INTERVENTO Non essendovi né rischio idraulico né rischio geomorfologico, si è prevista solo un azione di monitoraggio tesa a verificare, a seguito di eventi con livelli di criticità elevata, se vi sono segnali di attivazione a modifica dello stato dei luoghi inerente le aree a pericolosità P3 e P2. E a tal proposito l attività che dovrà essere svolta è di massima quella che si indica di seguito: controllare le aree nelle quali sono note situazioni di dissesto geomorfologico, anche non attive, verificando l eventuale presenza di sintomi di riattivazione (lesioni, fratture, spostamenti o inclinazione di elementi verticali, erosioni diffuse, localizzate che possono preludere a fenomeni di dissesto, ecc.); 10
11 verificare l eventuale presenza di persone e beni nelle aree potenzialmente interessate alla riattivazione di dissesti esistenti o dell attivazione di fenomeni di neoformazione, se riconosciuti come tali; verificare se sussistono le condizioni ottimali per l eventuale allontanamento della popolazione e per la salvaguardia dei beni; effettuare il monitoraggio dei movimenti e degli indicatori di evento. Nei paragrafi successivi, al fine di essere in condizione di gestire una eventuale emergenza a seguito della modifica dello stato delle aree a pericolosità P3, si riportano modelli di intervento e di evacuazione. A conclusione del presente paragrafo, si evidenzia che in tempo ordinario, con cadenza almeno semestrale, sarà effettuata una ricognizione dei luoghi con pericolosità geomorfologia e nell intorno degli stessi per valutare l esistenza di modifiche del grado di esposizione (realizzazioni di costruzioni abusive; infrastrutture volte alla fruizione della Riserva regolarmente approvate come per legge dall Ente Gestore), grado che al momento, come detto, è nullo motivo questo del perché, giusta formula 1, il rischio geomorfologico è pari a zero. 5. MODELLI DI INTERVENTO (RISCHIO GEOMORFOLOGICO) Al ricevimento dell avviso meteorologico con previsione di criticità elevata di cui al successivo diagramma di flusso, ovvero in forza delle valutazioni dei dati provenienti dal proprio sistema di monitoraggio locale (fase di preallarme), il Tecnico Reperibile di turno, attiva la fase di preallerta: dispone la verifica dei sistemi di trasmissione; avverte il Responsabile del Presidio Operativo (Coordinatore F.1 Funzione tecnica di valutazione e pianificazione). Nella successiva fase di allerta (attenzione/preallarme/allarme/emergenza), il Tecnico Reperibile di turno dirama lo stato di allerta, avverte il Coordinatore della Funzione 1 del C.O.C. che informa il Sindaco ed avvia i contatti con le strutture operative presenti sul territorio (C.C., Polizia locale etc). All aggravarsi della situazione, il Responsabile del Presidio Operativo contatta il Sindaco che dispone l attivazione del Centro Operativo Comunale e quindi lo comunica alla Provincia, alla Prefettura UTG ed alla Regione. Sulla scorta delle informazioni ricevute dal territorio, il Sindaco provvede, nella fase di allarme, a predisporre le necessarie risorse per le eventuali attività di evacuazione ed assistenza alla popolazione, garantendo adeguato supporto da parte della struttura comunale alle attività di soccorso. 11
12 6. LE FASI OPERATIVE DEL SISTEMA PROTEZIONE CIVILE COMUNALE La risposta del sistema di protezione civile comunale può essere articolata in quattro fasi operative non necessariamente successive (fasi di: preallerta attenzione preallarme e allarme) corrispondenti al raggiungimento di tre livelli di allerta. Figura 9 Diagramma di flusso relativo ai livelli e alle fasi di allarme. In relazione alla disponibilità del preannuncio che preveda la diffusione di un allarme per fasi successive, le diverse azioni dovranno essere attuate secondo procedure strutturate graduate. Si dovranno distingue due momenti fondamentali: situazione di attesa situazione di azione Nella situazione di attesa vanno ricondotte tutte quelle attività che non prevedono interazioni dirette con la popolazione, ma che sono indispensabili per l attivazione del sistema comunale con sufficiente anticipo rispetto al tempo di accadimento previsto e che risultano comunque preparatorie alle fasi successive. Nella situazione di azione dovranno essere attuate tutte quelle attività che interagiscono 12
13 direttamente con il sistema inteso come tessuto socio-economico (limitazioni preventive di funzioni, divieti, limitazioni d uso, ecc.). A fronte di un simile contesto, quei provvedimenti che presentano impatto elevato, ma che risultano adottabili in tempi relativamente ridotti ovvero in cui i tempi di attuazione possono essere contratti a seguito di azioni preparatorie, vanno realizzati in prossimità del verificarsi dell evento. Per esempio, la limitazione della viabilità può essere attuata in tempi brevi solo se sono state attivate precedentemente adeguate strutture di presidio dei punti critici. Nella predisposizione delle procedure vanno evidenziate le attività riguardanti la sospensione ed il rientro dei livelli di azione, nonché la messa in atto di livelli di azioni in ritardo. Nel caso in cui l evento non si realizzi, i livelli di azione vengono interrotti in modo graduale secondo una procedura attuata a ritroso che tenga conto del livello di attivazione raggiunto. Nel caso in cui si verifichino mutamenti della situazione meteorologica nell arco di tempi ridotti occorre prevedere l attivazione di procedure in ritardo. In tale situazione vanno sostanzialmente attivate tutte le azioni effettivamente attuabili in tempi brevi ed, in particolare quelle azioni definite come strategiche rispetto all obiettivo traguardato che risulta essere la minimizzazione degli effetti. Al verificarsi di un evento non preannunciato da alcuna segnalazione preventiva (evento senza preannuncio) il modello d intervento a livello comunale si articolerà secondo le quattro fasi operative indicate nella figura 8. In tal caso occorre: valutare la perdita di funzionalità delle infrastrutture di trasporto ed individuare i relativi percorsi alternativi utilizzabili in relazione alle diverse situazioni possibili. evidenziare tutte le possibili interruzioni dei servizi essenziali (luce,acqua,gas) ed individuare le relative necessità in relazione al verificarsi di possibili sospensioni prolungate; individuare il numero dei potenziali senzatetto valutando la possibilità di disporre di strutture di accoglienza provvisorie, ovvero la necessità di organizzare ricoveri presso famiglie ospitanti; valutare tutte le esigenze sanitarie individuando specifiche necessità relative sia a singoli casi che ad interi settori deboli di popolazione residente che possono necessitare di assistenza specialistica; realizzare un censimento di mezzi pubblici disponibili nell ambito del territorio comunale, compresi i mezzi di trasporto di cui sono dotate le organizzazioni di volontariato locale; individuare attrezzature e mezzi necessari al superamento delle situazioni di emergenza; predisporre schede per il rilevamento delle criticità e dei danni prodotti ai diversi settori funzionali. 13
14 7. MODELLO DI EVACUAZIONE ASSISTITA Per mezzo dei minibus del Comune utilizzati per il servizio scuolabus, ovvero mediante i mezzi disponibili sul territorio in possesso delle associazioni di volontariato (Misericordia p.e.), la popolazione interessata dai fenomeni geomorfologici verranno avviate verso la palestra di Via Fondo Di Gullo (per la zona Nord) e quella di Via Sgroppillo (zona Sud), a seconda delle necessità. Queste strutture pubbliche saranno presediate opportunamente da volontari e/o personale del Comune nel frattempo allertati dai responsabili della Funzione 3 Volontariato coadiuvato della Funzione 9 Assistenza alla Popolazione, i cui nominativi, allo stato, sono riportati nelle determinazione sindacale n. 76 del 31 Dicembre 2009, che alla presente relazione si allega per farne parte integrante e sostanziale. 8. MODALITA DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE Tramite il personale del volontariato si provvederà a fornire beni di sostentamento e prima assistenza. Si fornirà, tramite le assistenti sociali del Comune, il sostegno morale agli sfollati. Qualora si dovesse rendere necessario ricoverare la popolazione evacuata nelle dette palestre, essa sarà avviata presso strutture ricettive esistenti nell intorno comunale ovvero sarà organizzato, presso il campo sportivo, una tendopoli previo invio da parte delle Amministrazioni esterne al Comune (Prefettura, Protezione Civile Regionale, etc). Dello stato delle aree di protezione civile, si allega tavola specifica nella quale esse sono indicate. Una tavola ancora attuale che è stata approvata dal Dipartimento della Protezione Civile di Sant Agata Li Battiati e che sarà necessaria per una eventuale situazione di emergenza da evento non segnalato (si rimanda al precedente paragrafo) già utilizzata per l esercitazione Eurosot CONCLUSIONI Con il presente piano operativo inerente la valutazione del rischio idrogeologico, si è evidenziato che per l assenza di una rete idrografica costituita da corsi d acqua non vi è rischio nullo (si veda la figura 8 riportata al paragrafo 3). E tale anche il rischio geomorfologico perché la classe di esposizione E per le aree a pericolosità elevata indicate nel P.A.I. e dallo studio geologico al P.R.G. è pari a zero visto che sono aree della riserva Immacolatelle Micio Conti, 14
15 Area LL.PP. Servizio di Protezione Civile sito SIC la cui individuazione di riporta nella seguente figura: Figura 10 La Riserva Naturale Immacolatelle Micio Conti Per constatare l effettiva situazione dello stato dei luoghi, in termini di eventuali edifici e/o strutture non presenti al momento della redazione del P.A.I., si sono effettuati diversi sopralluoghi dal che la documentazione fotografica in allegato. Inoltre si è fatta un altra verifica per valutare l esposizione E di cui alla formula 1 sulla base del volo aereo commissionato dal Comune, effettuato nel Novembre Da tale attività è scaturito che non vi è una situazione da ricondurre ad una delle classi di esposizione nel P.A.I., per cui si conferma l ipotesi di rischio nullo indicato in quest ultimo. A tal proposito si rimanda alla foto n. 7 immediatamente leggibile in termini di presenza di insediamenti abitativi e/o strutturali e/o di servizi. Al fine di consentire la gestione di eventuali emergenze, si sono riportati modelli comportamento e dato indicazioni sull attività di monitoraggio delle aree a pericolosità geomorfologia dopo eventi piovosi di forte intensità. IL TECNICO REDATTORE DEL PIANO Arch. Antonello Feroleto San Gregorio di Catania, 19 Luglio
16 ALLEGATI AL PIANO COMUNALE RISCHIO IDROGEOLOGICO Figura 10 Le zone di allerta (San Gregorio ricade nella zona I) NOMINATIVI DEI COMPONENTI DEL C.O.C. NUMERI UTILI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA COROGRAFIA GENERALE 1:25000 CARTA GEOLOGICA TAVOLE 16
17 COMPOSIZIONE CENTRO OPERATIVO COMUNALE (Determinazione sindacale n. 76 del 31 Dicembre 2009) N. FUNZIONE RESPONSABILE SOSTITUTO 1) Tecnica e di Pianificazione Dr. Ing. Vito Mancino (Dipendente Dr. Arch. Antonello Feroleto Comune) (Dipendente Comune) 2) Sanità, assistenza sociale e Da individuare Da individuare veterinaria 3) Volontariato Geom. Filippo Sciuto Rosario Vaccaro (Volontario Misericordia) 4) Materiali e mezzi Geom. Massimiliano Cavallaro Geom. Aldo Nicotra (Dipendente (Dipendente Comune ) Comune ) 5) Servizi essenziali e attività Sig. Giuseppa Zappalà Sig.ra Rita De Leo (Dipendente scolastiche (Dipendente Comune) Comune) 6) Censimento danni a persone Dr. Arch. Antonello Feroleto Geom. Aldo Nicotra (Dipendente e cose (Dipendente Comune) Comune) 7) Strutture operative e Pennisi Giuseppe (Comandante Ispettore P.M. Mario Di Dio viabilità P.M) 8) Telecomunicazioni Sig. Pietro Santonocito Dr. Ing. Vito Mancino (Dipendente Comune) (Responsabile Area) 9) Assistenza alla popolazione Dott.ssa Giuseppa Scalia Sig.ra Giuseppa Zappalà (Dipendente Comune ) (Dipendente Comune ) NUMERI TELEFONICI COMPONENTI C.O.C. N. FUNZIONE RESPONSABILE SOSTITUTO 1) Tecnica e di Pianificazione 335/ ; 095/ ) Sanità, assistenza sociale e veterinaria 3) Volontariato 328/ ) Materiali e mezzi 5) Servizi essenziali e attività 340/ scolastiche 6) Censimento danni a persone e cose 7) Strutture operative e viabilità 8) Telecomunicazioni 9) Assistenza alla popolazione 333/ SINDACO: Dott. Carmelo Corsaro 335/ /
18 NUMERI UTILI Nominativo Numero telefonico Numero fax SIDRA s.p.a. 095/ / ACOSET s.p.a. 095/ / GAS NATURALE s.p.a. 095/ / Acque di Casalotto 095/ / SORIS 091/ / PREFETTURA DI CATANIA 095/ / Comunicazioni urgenti h24 Prefettura 095/ PROVINCIA REGIONALE CATANIA 095/ / VV.F. 095/ CARABINIERI SAN GREGORIO 095/ / POLIZIA MUNICIPALE 095/ / / ASSOCIAZIONE MISERICORDIA 095/ POLIZIA PROVINCIALE 095/ PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CANNIZZARO 095/ SERVIZI VETERINARI 095/
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