La conoscenza archeologica del territorio comunale

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2 La conoscenza archeologica del territorio comunale Società Archeologica srl Viale Risorgimento Mantova Tel. e fax: Coordinatore: Relazione (a cura di): Roberto Caimi Marco Tremari Testi: Schede: Priscilla Butta Roberto Caimi Chiara Marveggio Marco Redaelli Marco Tremari Chiara Marveggio Marco Tremari Elaborazioni Cartografiche: Marco Tremari Ringraziamenti per assistenza, consigli, interventi critici, etc. Soprintendenza Archeologica della Lombardia: Dott.ssa V. Mariotti, Dott.ssa R. Poggiani Keller, Dott.ssa M. G. Ruggiero Don M. G. Simonelli Dott. G. Garbellini 2

3 Sommario PREMESSA INQUADRAMENTO GENERALE Geologia e geomorfologia del territorio Inquadramento storico generale Teglio nella preistoria PROCEDURA METODOLOGICA La raccolta del dato archeologico Raccolta tramite fonti bibliografiche Raccolta tramite dati d archivio La schedatura dei dati Posizionamento del dato archeologico sul terreno Raccolta e analisi di dati territoriali complementari Analisi della cartografia storica Analisi della viabilità antica Analisi della toponomastica ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI Predisposizione dei dati su piattaforma GIS Distribuzione dei contesti archeologici Analisi dei principali contesti archeologici Carta del Rischio Archeologico del Comune BIBLIOGRAFIA SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO ALLEGATI Tavola 1a - Carta di distribuzione dei contesti archeologici. Tavola 1b - Carta di distribuzione dei contesti archeologici. Tavola 2 Carta archeologica del centro storico. Tavola 3 Carta archeologica dell area del Doss del la Forca. Tavola 4 Carta di distribuzione dei siti di culto dell Età del Rame Tavola 5 Carta del Rischio Archeologico del Comune di Teglio 3

4 PREMESSA In occasione della realizzazione del PGT del Comune di Teglio è stato svolto uno studio globale sulla conoscenza archeologica attuale del territorio comunale. Il fine di questo studio è la creazione di un documento di sintesi che raccolga in modo organico ed esaustivo tutte le attuali conoscenze relative al patrimonio archeologico del comune, volto ad attuare in modo pratico un valido supporto all amministrazione locale per la pianificazione degli interventi territoriali. Il documento di sintesi qui presentato è stato pensato e impostato in modo tale da fornire gli strumenti necessari ai competenti organi locali e statali per svolgere in modo più agile le rispettive funzioni. Come è noto non solo nella letteratura archeologica specialistica, il Comune di Teglio presenta un territorio molto ricco e molto complesso dal punto di vista archeologico, che, oltre a rivestire un ruolo fondamentale per la conoscenza scientifica delle civiltà passate, rappresenta anche una valida risorsa culturale e turistica. Lo studio qui presentato si compone di tre parti complementari fra loro: una relazione tecnica che riassume le procedure svolte ed i risultati acquisiti dallo studio stesso, le schede di Contesto Archeologico, che sintetizzano in modo schematico i singoli ritrovamenti e contesti, e, infine, le tavole tecniche, che mostrano la collocazione spaziale dei ritrovamenti e le aree a maggiore rischio archeologico. Per un utilizzo dinamico delle informazioni, i dati acquisiti sono inoltre stati già predisposti all interno di una piattaforma GIS sotto forma di tematismi puntuali, lineari e poligonali con i relativi attributi alfanumerici ad essi collegati, in grado di interfacciarsi con i principali software cartografici in circolazione. Il lavoro è stato svolto dalla SAP Società Archeologica s.r.l. 1 in accordo con le direttive della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, con riferimento particolare al Soprintendente stesso Dott.ssa R. Poggiani Keller. 1 Al lavoro hanno partecipato gli archeologi: P. Butta, R. Caimi, F. Guidi, C. Marveggio, M. Redaelli e M. Tremari. 4

5 1- INQUADRAMENTO GENERALE 1.1 Geologia e geomorfologia del territorio La Valtellina è un area montana a Nord del lago di Como, coincidente con il bacino idrografico del fiume Adda. Scendendo dalla Valle di Cancano, il fiume Adda traccia il corso della Valtellina fino al Pian di Spagna, lambendo ad Est il Trentino Alto Adige, a Sud le province di Brescia e Bergamo e a Nord la Svizzera. Da un immagine del satellite si osserva che il segmento vallivo è orientato in senso Est-Ovest ed impostato lungo un lineamento tettonico denominato Linea Insubrica. In corrispondenza di tale cicatrice geologica vengono a contatto i due principali blocchi geologico-strutturali costituenti l edificio alpino, le Alpi Meridionali a Sud (Dominio Sudalpino) e le Alpi vere e proprie a Nord (Dominio Pennidico e Dominio Australpino). Le rocce portano traccia di due cicli orogenetici: uno terminato 300 milioni di anni fa (orogenesi ercinica) ed uno con fase apicale attorno ai 35 milioni di anni fa (orogenesi alpina), non ancora terminato. Durante questi due cicli, si formano anche rocce intrusive. Un esempio di plutone ercinico è il Gabbro di Sondalo, mentre tra i plutoni alpini, riconosciamo quello del Masino-Bregaglia e dell Adamello. La morfologia Alpina è caratterizzata da dislivelli tra cime e fondovalle molto accentuati, passando dai 200 m del Pian di Spagna ai 4050 m del Bernina. É questa una situazione tipica delle catene montuose di recente formazione dove sono ancora in atto processi di deformazione della crosta terrestre in grado di ripristinare i dislivelli attenuati dall azione erosiva, esplicata in modo particolare dai ghiacciai. Frane e collassi di versante testimoniano il dinamismo geomorfologico dell area alpina e alcuni dissesti recenti sono impostati su riattivazione di antiche frane, in contesti idrogeologici precari. La Valtellina è distinta in tre fasce: Bassa, Media e Alta Valtellina. Bassa Valtellina (Morbegno) La Bassa Valtellina è in comunicazione con la Valchiavenna e quindi con le direttrici di transito verso il centro dell Europa. In epoca romana il Lago di Como e l attuale Lago di Mezzola formavano un unico corpo. In seguito, i depositi alluvionali dell Adda costituirono il Pian di Spagna. Il primo tratto della Valtellina è caratterizzato da un fianco esposto al sole (versante retico, Costiera dei Cèch, la Val Masino) e da una parte ombrosa (versante orobico, Val Tartano, le Valli del Bitto, la Val Gerola). Media Valtellina (Sondrio) La città di Sondrio, capoluogo di provincia, è situata allo sbocco del torrente Mallero, che, dalla Valmalenco e dai gruppi montuosi del Disgrazia, del Bernina e del Pizzo Scalino, confluisce nell Adda. In Valmalenco l osservazione dei caratteri geologici è favorita dalla presenza di cave e miniere e, poichè le quote dei massicci sono elevate, numerosi sono i ghiacciai attuali. Alta Valtellina Tratto di valle orientato Nord/Est-Sud/Ovest, compreso tra i punti di variazione di direzione della valle, che prima di Teglio corre Est-Ovest e dopo Grosio-Sondalo piega decisamente a Nord, fino a Bormio. 5

6 Da un punto di vista geologico ci si trova nel Dominio Austroalpino e in particolare affiorano le unità dell Austroalpino Superiore, ossia della parte più elevata dell impilamento di falde e sovrascorrimenti che caratterizzano le Alpi a Nord della Linea Insubrica. Verso Est, alcune falde del Dominio Austroalpino hanno un nucleo metamorfico Ercinico e una copertura più recente (non oltre il Cretaceo, 66 Ma), costituita principalmente da rocce sedimentarie. Nell area del comune di Teglio affiorano gli Scisti di Edolo e la Formazione degli Gneiss del Monte Tonale, con metamorfiti di contatto, intercalazioni di calcari cristallini più o meno dolomitici e calcefiri, di anfiboliti e di anfiboliti gneissiche. Sul rilievo geologico, (Foglio 19 della Carta Geologica, Tirano) sono riportati pegmatiti e gneiss pegmatitici generalmente muscovitici, talora con tormalina e granato, filoni aplitici e un piccolo ammasso di serpentine tremolitiche, con relitti di olivina. Al di sopra del substrato roccioso, sono presenti depositi di origine glaciale e fluvioglaciale. 6

7 1.2 Inquadramento storico generale Paleolitico e Mesolitico Sopra, scavo del sito paleolitico del Pian dei Cavalli, campagna 1987 (da FEDELE F. 1989, p. 17), sotto, l area oggi musealizzata (da « In Valtellina e Valchiavenna le tracce più antiche di frequentazione da parte dell uomo risalgono all Epipaleolitico (VIII millennio a.c.) e al Mesolitico (VII millennio a.c.), come attestano i ritrovamenti, proprio all incrocio tra le due valli, del Pian dei Cavalli, tra i comuni di Madesimo e Campodolcino, a quota m s.l.m. Campagne di ricognizione e di scavo condotte tra il 1984 e il 1988 dal Prof. F. Fedele dell Università di Napoli hanno portato alla localizzazione di numerosi siti tre, forse quattro, sul Pian dei Cavalli e altri otto sopra le baite di Borghetto, in alta Val Febbraro con elementi di cultura materiale propri di questi orizzonti cronologici: strumenti litici in cristallo di rocca e, in quantità minore, in selce (di provenienza alloctona) e focolari e frustoli di carbone, sui quali sono state condotte le analisi al C14. Nonostante la ragione più plausibile di questa frequentazione antropica ad alta quota sia quella della caccia stagionale, come sembrano testimoniare anche le armature litiche rinvenute, probabilmente connesse con l utilizzo di arco e frecce, non sono stati trovati frammenti di ossa di animali 2. Anche al Dosso Gavia, in Val di Gavia (2.360 m s.l.m.), in Valfurva, nel 1992, vengono scoperte, durante una ricognizione di superficie del Prof. M. Cremaschi, alcune distribuzioni e concentrazioni di manufatti di industria litica a triangoli e segmenti su selce di varia provenienza (dal bacino lombardo al contesto delle Prealpi venete o delle Dolomiti) e quarzo locale; pur in mancanza di datazioni al C14, l attribuzione tipologica di questi elementi sembra rimandare con sicurezza al Sauveterriano (Mesolitico Antico) 3. In associazione a questi materiali sono inoltre rinvenute le tracce di un focolare di forma circolare, che sembra anche in questo caso confermare l esistenza di un bivacco stagionale in quota 4. 2 FEDELE F. 1989, pp ; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26; CREMASCHI M., NEGRINO F., ANGELUCCI D POGGIANI KELLER R. 1989a, pp ; POGGIANI KELLER R. 1989b, p

8 Neolitico Le attestazioni archeologiche riferibili al Neolitico (V millennio a.c. - inizio del III millennio a.c.) sono ancora oggi molto scarse, probabilmente non tanto a causa di un effettiva mancanza di contesti, quanto della difficoltà di definire con precisione i caratteri distintivi di questo periodo e delle relative culture nell arco alpino. In ogni caso, la presenza a Grosio sulla Rupe degli armigeri al dosso dei Due Castelli e sulla Rupe Magna al dosso Giroldo di alcune figure di oranti (i così detti oranti saltici ), spirali ed immagini topografiche databili proprio a questa fase (e in particolare al Neolitico mediofinale - fine del IV millennio a.c.), così come il ritrovamento, anche se di provenienza ignota, di un ascia in pietra levigata 5, confermano la frequentazione del territorio 6. La scena degli oranti saltici, particolare dalla Rupe Magna di Grosio (da POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 48, fig. 30). Età del Rame In Valtellina e Valchiavenna i ritrovamenti archeologici relativi all Età del Rame (III millennio a.c.) sono numerosi e definiscono, insieme alla Valcamonica, un unica grande area culturale, come testimoniano le statue stele rinvenute in entrambi i contesti, sulle quali è spesso possibile individuare una successione cronologica delle fasi di incisione. In Valtellina, fondamentali sono i ritrovamenti di Teglio, in località Caven (Caven 1, 2, 3, 4, 5), Cornal (Cornal 1, 2, 3, 4, 5), Valgella (Valgella 1, 2, 3), Vangione (Vangione 1, 2, 3), Ligone, Canove, Castelvetro, Le Crocette (Le Crocette 1, Le Crocette 2) e Boalzo (Boalzo 1, 2, 3) 7, e di Lovero; in quest ultimo caso, il frammento di stele venne trovato nel 1981 in una discarica, ma la sua provenienza è probabilmente da attribuirsi a Tirano. Si tratta comunque di rinvenimenti sporadici, in quanto i frammenti di stele sono stati spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati all interno di muretti di vigne o abitazioni; solo nel caso di Caven è possibile fare riferimento ad un ritrovamento in giacitura primaria, ma l indagine subito successiva nel 1940, condotta senza una corretta metodologia stratigrafica, ha comunque notevolmente limitato l effettiva conoscenza del contesto 8. Tutte queste stele vengono inquadrate tipologicamente nello stile IIIA dell arte rupestre camuna. 5 Oggi l ascia è conservata dalla famiglia Antonioli di Grosio (So). 6 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26 e pp Vedi bibliografia delle singole schede di contesto. 8 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp

9 In Valcamonica, territorio in strettissimi rapporti di scambi interculturali con il distretto di Teglio, i ritrovamenti si sono concentrati soprattutto a Ossimo (Asinino-Anvòia, Passagròp e Pat) e Cemmo (Pian delle Greppe), ma questo tipo di composizioni monumentali appaiono diffuse praticamente in tutto l arco alpino: in Svizzera (Sion), in Valle d Aosta (Aosta), in Lunigiana (soprattutto nel punto di incontro del fiume Magra con i torrenti Aulella e Taverone, nella zona della selva di Filetto e quella di Sorano a Filattiera e nella Lunigiana orientale), in Piemonte (nel Canavese) e anche in Sardegna (soprattutto nei dintorni di Laconi); anche in territorio francese sono avvenuti dei ritrovamenti, più precisamente in Corsica e nell area di Rouergue 9. Tavola tematica dello stile IIIA dell Età del Rame nell arte rupestre camuno-valtellinese (da MARTINOTTI A. 2010, p. 113). Età del Bronzo All Età del Bronzo sono pertinenti alcuni ritrovamenti sporadici e, a volte, decontestualizzati: un coltello a Montespluga 10, due pugnali in bronzo a Piattamala, in località al Crotto 11, un ascia ad alette ed una falce ad Arquino 12, un ascia ad alette da Tresenda 13, un coltello in bronzo a Pratogiano a Chiavenna 14 ed una spada in bronzo a Fumarogo in Valdisotto Per questo si ipotizza che alla base del fenomeno possa esserci anche una matrice pre-ligure. 10 MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 159; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ; AA. VV. 1995, p Il ritrovamento avviene casualmente nel 1965 e il coltello viene datato alla Tarda Età del Bronzo (XIII secolo a.c.). 11 MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 102; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 51. I due pugnali di tipo alpino vengono rinvenuti nel 1884 forse in corrispondenza di una sepoltura o, più probabilmente, in un ripostiglio di un mercante; vengono datati all Antica Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ). 12 L ascia, ritrovata alla fine dell 800, è datata alla Tarda Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ). 13 L ascia viene rinvenuta nel 1988 ed è datata all Età del Bronzo Finale (POGGIANI KELLER R. 1989a, pp ; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 56). 14 Il coltello viene datato all Età del Bronzo Recente (POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 56). 9

10 Sezione stratigrafica dell insediamento del XII-XI secolo a.c. rinvenuto a Dubino in località Careciasca (da POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 52). L unico contesto che è chiaramente individuabile si localizza presso le pendici del colle di Fuentes e la torbiera sottostante, all incrocio tra la Valtellina, la Valchiavenna e le propaggini lariane, in un punto strategico di controllo delle acque fluviali e delle direttrici di transito verso i passi. Tra i materiali venuti alla luce sono presenti manufatti litici (percussori forati e un ascia martello in gladeite) dell Antica età del Bronzo, due asce a paletta della media età del Bronzo e due spade, una di tipo Rixheim del XIII secolo a.c. (Età del Bronzo Recente) e l altra Calliano dell VIII secolo a.c. (Prima Età del Ferro) 16 ; questo sito è probabile abbia avuto un periodo di frequentazione piuttosto lungo, pur non essendo chiaro se l insediamento sul colle sia esattamente coevo a quello nella bassura, nella torbiera 17. A partire dalla fine dell Età del Bronzo venne inoltre probabilmente affiancato da un altro vicino, a Dubino, in località Careciasca; i caratteri di quest ultimo, così come i ritrovamenti ceramici, lo inseriscono all interno dell ambito culturale lariano protogolasecchiano (XII-XI secolo a.c.) 18 ; grazie al ritrovamento di due cuspidi di freccia triangolari in selce sembra tuttavia possibile ipotizzare anche delle preesistenze, forse pertinenti all Età del Bronzo Antico 19. Questi due siti sono emblematici dell evoluzione di tipologia insediativa ben documentata in tutta l area centro alpina: dai siti ubicati sul fondovalle e in zona bassura, durante l Antica Età del Bronzo, a quelli collinari dell Età del Bronzo Finale. Età del Ferro I ritrovamenti pertinenti all Età del Ferro sono decisamente più frequenti ed in particolare è possibile fare riferimento anche a dei veri e propri contesti insediativi: a Tresivio, in località Calvario 20, a Teglio, in località Doss de la Forca e a Panaggia 21 e a S. Martino di Serravalle, in Valdisotto 22 ; si tratta in tutti e quattro i casi di siti accumunati da caratteristiche analoghe, situati in 15 MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, pp La spada, rinvenuta nel 1914, costituisce probabilmente un prodotto di importazione dall area centro-europea ed è raro il suo rinvenimento a Sud delle Alpi. Viene datata all Età del Bronzo Finale (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ). 16 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp Mancano i riferimenti puntuali dell ubicazione dei ritrovamenti dei reperti e dati provenienti da scavi di verifica. 18 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 53; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 30 e pp POGGIANI KELLER R. 1989b, pp POGGIANI KELLER R. 1989b, pp Durante i lavori agricoli vennero alla luce, in più riprese, un fondo di bicchiere tipo Breno, una tazza con profilo a S schiacciato tipo Sanzeno di V-IV secolo a.c. (Retico B) e una fibula in bronzo di tipo La Tène A (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 34). 21 Frammenti ceramici. 22 Rinvenimento di una tazza globosa con orlo appiattito e decorazione a scopettato, di una tazza con profilo a S tipo Sanzeno e di frammenti e anse di un boccale retico. 10

11 posizioni d altura, facilmente difendibili, su punti di passaggio strategici per il controllo dei passi alpini. Dal punto di vista della cultura materiale, iniziano invece a definirsi alcune prime differenze tra Valtellina e Valchiavenna 23 : il comparto valtellinese è infatti caratterizzato da una cultura centro-alpina 24, dalla quale deriverà poi quella retica, mentre quello valchiavennasco, da una cultura golasecchiana durante tutta l età del Ferro 25, poi gallica 26. Particolarmente sviluppati sono inoltre, in entrambi i casi, gli scambi a medio e lungo raggio con il contesto centro-europeo, padano-etrusco e centro-italico, come attestano il ritrovamento a Villa di Chiavenna, a San Barnaba, località Campedello, di una spada ad antenne, forse pertinente ad un corredo tombale, del tipo del gruppo di Weltenburg (VIII secolo a.c.) 27 o il cinturone a losanga di VI-V secolo a.c. da Tirano, proveniente dall area ticinese 28. Rispetto all ambito centro-alpino, gli elementi più comuni e diffusi sono invece la fibula a sanguisuga e a grandi coste 29 e le asce ad alette, rinvenute a Tola 30, Talamona 31, Albosaggia, S. Antonio Morignone e Bianzone, in località Albarella 32. Un ritrovamento molto importante è inoltre quello del bassorilievo di Bormio, dal centro storico, venuto alla luce nel 1944 e datato al V secolo a.c. grazie allo studio dei singoli elementi compositivi; la scena ritratta è probabilmente da riferirsi ad un rituale legato al culto delle acque termali 33. Infine, per quanto riguarda l ambito funerario, pur non essendo noti contesti archeologicamente indagati e/o indagabili, durante tutta l Età del Ferro è probabile una coesistenza di un rituale legato all inumazione (come attesta il ritrovamento dell armilla di Pozz, 23 POGGIANI KELLER R. 1989a, p POGGIANI KELLER R. 1989a, p Come attestano i ritrovamenti della necropoli di Mese. 26 Come attestano i ritrovamenti della necropoli di Era, in località Luoghi. POGGIANI KELLER R. 1989a, pp ; POGGIANI KELLER R. 1989b, p POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p POGGIANI KELLER R. 1989b, p Ad esempio il ritrovamento della fibula di Grosio ad arco ingrossato, datata all VIII secolo a.c. (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ) o la fibula a grandi coste della Val Fontana, sempre dell VIII secolo a.c. (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 61). 30 L ascia viene datata alla Prima Età del Ferro (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 61). 31 L ascia di tipo Nanno viene rinvenuta nel 1884 durante i lavori per l ampliamento del cimitero e viene datata alla Prima età del Ferro (IX-VIII secolo a.c.). A Talamona viene rinvenuta anche una lama in bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp ). 32 POGGIANI KELLER R. 1989b, pp POGGIANI KELLER R. 1989b, pp A sinistra, l armilla di Pozz (da POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 71, fig. 77) e sopra, bassorilievo di V secolo a.c. rinvenuto a Bormio, conservato presso la Soprintendenza Archeologica della Lombardia.

12 associata probabilmente ad ossa umane e datata al V secolo a.c. 34 ) e uno legato all incinerazione, (come attestano la necropoli di Mese 35 e i recipienti ceramici gallici associati come corredi tombali nella necropoli di Era Samolaco in località Luoghi, datata alla Seconda Età del Ferro 36 ). Età romana L interesse dei Romani per la Valtellina e la Valchiavenna è molto tardo e dovette probabilmente essere collegato all importanza dei valichi alpini 37 ; attraverso Polibio (Historiae, II, 32, 2), Strabone (Geographia, IV, 6, 204) 38 : e Cassiodoro (Variae, 1, 17) 39 è possibile ipotizzare che le conoscenze del territorio siano rimaste a lungo molto vaghe ed imprecise 40, così come quelle dei suoi abitanti, indicati da più fonti come Reti del ceppo dei Vennonetes e descritti, sempre da Strabone, come una popolazione molto aggressiva nei confronti dei centri della pianura (ed in particolare di Comum, divenuta colonia romana nel 59 a.c.) 41. Il nome Vennonetes viene ricordato anche nel Trofeo delle Alpi (Trophaeum Alpium), un monumento romano eretto presso La Turbie, in Francia, nel 7-6 a.c. per celebrare la vittoria romana sulle popolazioni alpine 42. Quando la conquista romana si concluse, dopo numerosi tentativi tra il 117 e il a.c., presumibilmente intorno al a.c., con le campagne di Publio Silio e Tiberio e Druso 43, continuarono comunque a mantenersi profondamente radicate le tradizioni retiche precedenti, come per quanto riguarda l uso dell alfabeto nord-etrusco, diffuso fin dal VI secolo a.c., come attestano le iscrizioni di Montagna e di Tresivio 44, datate entrambe al periodo dell inizio della romanizzazione. 34 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 55; POGGIANI KELLER R. 1989b, p POGGIANI KELLER R. 1989a, pp La necropoli viene rinvenuta nel 1970 durante i lavori di ampliamento della centrale elettrica; tutte le urne rinvenute andarono disperse. 36 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp GARZETTI A. 1989, p Strabone cita l Adda come immissario ed emissario del Lario, collocandone le sorgenti sul monte Adula, da dove nasce il Reno e confondendolo forse con il Mera. 39 Insieme a Polibio cita il corso inferiore del fiume Addua. 40 GARZETTI A. 1989, pp GARZETTI A. 1989, p. 62 e pp ; MARIOTTI V. 2007, p. 19 e p GENTS ALPINAE DEVICTAE TRVMPILINI CAMVNNI VENOSTES VENNONETES [ ] (= Popoli alpini sottomessi: Triumpilini, Camuni, Venosti, Vennoneti [ ]) 43 Figliastri dell imperatore Augusto. In particolare la campagna di Druso interessò i territori dell Adige, arrivando alle terre dei Reti attraverso il passo del Brennero o di Resia, mentre quella di Druso l area occidentale, attraverso le Gallie (MARIOTTI V. 2007, p. 22). 44 GARZETTI A. 1989, p. 69; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp

13 L epigrafe in alfabeto nord-etrusco, detto di Sondrio, rinvenuta a Montagna (da POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 51 e POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 70, fig. 75). Dal punto di vista dell amministrazione territoriale fu costituita la provincia della Rezia, con centro di potere a Coira (Curia Rhaetorum); l area posta sotto il suo controllo comprendeva tutta la Svizzera orientale ed il Ticino e, probabilmente, anche la Val Bregaglia. Valtellina e Valchiavenna vennero invece incluse all interno della Regio XI Transpadana ed attribuite al municipio di Como (Novum Comum), mentre solo con il regno di Tiberio fu effettivamente creata la provincia di Raetia et Vindelicia 45. Dal punto di vista giuridico è probabile che le popolazioni alpine siano rimaste a lungo in uno stato di inferiorità come gentes ne adtributae quidem 46. La maggior concentrazione di ritrovamenti del periodo romano è avvenuta a Chiavenna 47, da dove provengono reperti ceramici terra sigillata, ceramica comune, ceramica a pareti sottili -, in vetro e pietra ollare, epigrafi e monete. Proprio il toponimo del paese valchiavennasco, CLAVENNA (= Chiavenna), è l unico, insieme a TARVSSEDO/TARVESEDE (per il quale si propone l identificazione con Campodolcino o Isola o Madesimo) 48, ad essere riportato sulle fonti cartografiche antiche, ed in particolare sulla Tabula peutingeriana 49 e sull Itinerarium Antonini della fine del IV secolo 50. Entrambe le tavole attestano inoltre l esistenza di una via verso il passo dello Spluga, di cui rimarrebbe ancor oggi traccia ne«i solchi incisi dalle ruote ferrate nella roccia, osservabili nei tratti di maggior pendenza, come a Musso e a Dongo o nella zona del Malögìn in alta Val Bregaglia e al passo del Giulia» 51, la così detta via Regina GARZETTI A. 1989, pp MARIOTTI V. 2007, p Chiavenna fu probabilmente romanizzata più precocemente rispetto alla Valle dell Adda (MARIOTTI V. 2007, p. 22). 48 SCEFFER O. 2006, p. XV. 49 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell impero e le relative tappe in miglia realizzato su una tavola di bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un editto emesso dall imperatore Claudio nel 46 d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo. 50 BAGIOTTI T. 1958, pp ; BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp ; MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 13; MONTEFORTE F., CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp ; TOZZI P. 1995, pp ; SCEFFER 2006, p. XV; RIEDI T. 2007, pp Tra Monte Spluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari, uno verso Madesimo, detto strada di sopra, e l altro lungo la così detta via del Cardinello, verso Isola, entrambi probabilmente già attivi durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp ). 51 BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p

14 É proprio con il periodo romano che si assiste infatti, in tutta la valle come nell impero, alla creazione e progressiva estensione di una solida rete stradale, per esigenze sia commerciali che militari 53 ; in particolare, durante il IV secolo d.c., Valtellina e Valchiavenna divennero punti strategici per la difesa del territorio italico dalle invasioni barbariche ed è proprio solo a partire da questo periodo che incominciarono ad essere menzionati dalle fonti altri centri della valle: nel d.c. le Aquae Bormiae (Bormio) con Cassiodoro (Variae, X, 29,1) e nel VI secolo d.c. la la Tellina vallis con Ennodio (Monumenta Germaniae Historica Auct. Antiquiss, VII) 54. Tra gli altri ritrovamenti, le monete in particolare sono attestate sporadicamente in tutta la valle: nella necropoli di Sant Agata, a Nuova Olonio, Morbegno, tra il fiume Tartano e Talamona, ad Ardenno, Postalesio, Castione, alla Sassella, a Fusine, Caiolo, Albosaggia, Sondrio, Chiesa in Valmalenco, al Passo del Muretto, al Passo di Canciano, a Colda, Montagna in Valtellina in località Grumello, a Frammento di cavallo da Poggiridenti, Poggiridenti, Tresivio in località Calvario, a Ponte in Museo Valtellinese di Storia ed Arte, Sondrio Valtellina, Chiuro, Teglio, Bianzone, all Aprica, a (da GARZETTI A. 1989, p. 74). Tirano, Grosotto, Bormio e Prestone a Campodolcino 55 ; solo nel caso di Berbenno, in località La Foppa (e forse anche a Sacco), si tratta del ritrovamento di un intero ripostiglio di folles (circa 40) 56, datato tra la fine del III e l inizio del IV secolo d.c. Sempre al periodo romano è datata la necropoli rinvenuta a Talamona nel 1884 da parte dell Ing. C. Valenti, dove è attestata la coesistenza tra il rituale funerario ad inumazione e quello a incinerazione. Gli oggetti rinvenuti, tra i quali ceramiche (anfore e ceramiche ad impasto fine e grossolano) e reperti in bronzo e ferro, sono oggi conservati presso il Museo Valtellinese di Storia ed Arte e permettono una datazione del contesto alla prima età imperiale, tra I e II secolo d.c. 57. Sempre a questo periodo è pertinente anche il bronzetto votivo di Giove rinvenuto in Val Fontana, il tintinnabulum in bronzo di Talamona e, di un secolo successivo, l elemento in bronzo con protome equina di Poggiridenti 58. Molto interessanti sono infine i ritrovamenti epigrafici della stele funeraria di Stazzona, che riporta i nomi di due Camunni (probabilmente da intendersi come camuni) Cussa e Ponticus, e testimonia la continuità di rapporti tra Valtellina e Valcamonica anche durante il periodo romano, e quello della stele di Ponte in Valtellina del II secolo d.c., che ricorda il nome di un veterano della legione trigesima, la Ulpia Victrix, Gaio Caninio Sisso, forse originario della valle Rispetto a questa via terrestre dovette in ogni caso avere maggiore importanza quella d acqua del lago di Como. L associazione con il nome della regina Teodolinda è frutto della tradizione popolare e non ha riscontro storicamente (ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p. 454). 53 MARIOTTI V. 1989, pp GARZETTI A. 1989, p MUFFATTI MUSSELLI G. 1985; MARIOTTI V. 2007, pp Il ritrovamento avviene nel 1950 (MARIOTTI V. 2007, p. 24). 57 MARIOTTI V. 2007, pp MARIOTTI V. 2007, p MARIOTTI V. 2007, p

15 Il periodo medievale Il periodo altomedievale rappresentò per la Valtellina e la Valchiavenna, come per tutto il territorio italico, un momento di grande incertezza, soprattutto in rapporto alle invasioni barbariche 60 e al capovolgimento della situazione politico-amministrativa del territorio italico. A partire dal VI secolo d.c. le due valli passarono sotto il controllo dei Bizantini, poi sconfitti dai Longobardi, che giunsero in Valtellina nel 720 d.c.; alla fine dell VIII secolo intervennero a loro volta i Franchi e poi, nel X e nell XI secolo, mentre la Valchiavenna passava sotto il controllo del Ducato di Svevia, il Sacro Romano Impero Germanico 61. La suddivisione politica delle Alpi verso l anno Mille (da GUIDETTI M. 1989, p. 84). Parallelamente alle vicende storiche, dal V secolo d.c. iniziò, con un notevole attardamento e lentezza 62 rispetto alle regioni centrali dell impero, l affermazione del Cristianesimo, probabilmente già in origine in stretto rapporto con la curia di Como, che ricevette il suo primo vescovo, Felice, consacrato da Ambrogio, nel 386 d.c. É possibile ipotizzare che i primi semplici centri di culto fossero in legno e che per questo oggi non se ne sia mantenuta traccia. Si diffusero gradualmente le prime chiese rurali, spesso collegate a xenodochia 63, e le pievi, nelle quali il vescovo amministrava periodicamente i battesimi; dal punto di vista strutturale, questi edifici erano spesso accumunati dall orientamento dell abside ad Est, dalla presenza di sepolture nella navata centrale e, nel caso delle pievi, da una vasca battesimale ad immersione 64. In Valchiavenna si ricordano le pievi di Olono, Samolaco e Chiavenna, mentre in Valtellina di Ardenno, Berbenno, Sondrio, Tresivio, Teglio, Villa di Tirano, Mazzo e Bormio. 60 GUIDETTI M. 1989, p. 81. É attestato il passaggio attraverso il passo dello Spluga del generale Stilicone e del suo esercito nel 395 e nel d.c., in marcia per respingere oltre il confine le popolazioni barbariche. 61 GUIDETTI M. 1989, pp Prolungandosi probabilmente per parte del VI secolo d.c. 63 Luoghi di sosta per i pellegrini e i viaggiatori collegati alle chiese e controllati dai religiosi. 64 FATTARELLI M. 1989, p Fino all epoca carolingia il battesimo veniva infatti impartito in età adulta. 15

16 La chiesa plebana di San Pietro di Berbenno (da FATTARELLI M. 1989, p. 105). Con l affermarsi del feudalesimo l autorità religiosa del vescovo di Como e, in parte, di Coira, si sovrappose a quella politica imperiale, promuovendo così la nascita del Contado di Chiavenna, affidato in parte a Coira (Val Bregaglia) e in parte a Como (Viscontado di Valtellina). Nel 1097 comparve il primo Comune a Chiavenna, Piuro, mentre in Valtellina toccò a Delebio, citato nei documenti del 1204; sul resto del territorio i capitani di piede si attribuirono il potere ereditario sui rispettivi feudi 65. A questo periodo e al secolo successivo risale la costruzione di molti dei castelli e delle torri della valle. Le fortificazioni furono delle più varie, dalle torri isolate (torre di Carona, nel comune di Teglio) a quelle con recinto (torre di Mancapane a Montagna in Valtellina) ai castelli semplici (castello di Tovo Sant Agata) o gemini (il castel Grumello De Piro a Montagna in Valtellina e i castelli di Grosio) al sistema di torre e castello (a Chiavenna, con la rocca del Castellaccio e la torre della rupe del Paradiso) e, infine, le casetorri (soprattutto nel contesto di Bormio) 66, le mura 67 e le muraglie di sbarramento delle valli Come per i Capitanei a Sondrio e Berbenno, i Vicedomini e i Parravicini nella bassa valle e i Lazzaroni e poi i Besta a Teglio. 66 SCARAMELLINI G. 1993, p Sono note quelle di Chiavenna, iniziate nel 1488, e di Tirano, nel 1492 (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74).. 68 Non ne sono pervenuti resti, ma sono note quella a valle di Sondrio, quella di Serravalle a Bormio e quella a Sud di Chiavenna (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74). 16

17 A sinistra la torre del castello di Tovo (da MARIOTTI V. 2007) e a destra Castel Grumello (da SCARAMELLINI G fig. 100). Nel 1335 la signoria di Como e tutto il territorio della diocesi passarono infine sotto il controllo dei Visconti e quindi, nella seconda metà del XV secolo, degli Sforza, che promossero ulteriormente la costruzione di fortificazioni per la difesa dai Grigioni in tutta la valle. Il periodo grigione ( ) La Repubblica grigione era costituita dall alleanza, sancita nel 1471, di Tre Leghe: la Lega Grigia o Superiore (capoluogo Ilanz), la Lega Caddea o della Casa di Dio (capoluogo Coira) e la Lega delle Dieci Giurisdizioni o Dritture (capoluogo Davos). Una volta unite, le leghe non tardarono a mostrare interesse per le Stemma delle Leghe da Palazzo Lavizzari, Mazzo di Valtellina. valli a sud delle Alpi, e già nel 1486 e nel 1487 misero in atto due invasioni sul territorio, andandosene solo dopo un forte indennizzo in denaro. Nel 1512, quando i Francesi furono scacciati da Milano con l aiuto dei mercenari svizzeri, le Tre Leghe 69 colsero l occasione per occupare la Valtellina, i Contadi di Chiavenna e di Bormio e 69 Nel 1524 viene elaborata la prima carta costituzionale dello stato retico, la Bundesbrief o Carta della Lega. Esistevano tre organi federali, il Congresso, formato dai tre Capi delle Leghe, il Grande Congresso o Beitag, formato dai Capi assistiti da 3-5 deputati per ciascuna Lega e la Dieta o Bundestag, composta dai 63 deputati dei 48 comuni. 17

18 le Tre Pievi, terre del Ducato di Milano; a questi eventi seguì, come notizia incerta (Cinque Capitoli di Ilanz 70 ), nel 1513, la nascita di una confederazione di Valtellinesi e Grigioni. Nel 1516 i Grigioni furono confermati da Francesco I, re di Francia, quali possessori della Valtellina e conservarono la ripartizione amministrativa della Magnifica Valle consolidatasi nel precedente dominio visconteo-sforzesco, basata su cinque giurisdizioni: il Terziere superiore, Teglio, il Terziere di mezzo, la Squadra di Traona (Terziere inferiore) e la Squadra di Morbegno (Terziere inferiore) 71. Tra il 1525 e il 1526 avvenne la prima guerra di Musso, quando Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, cercò di occupare la valle e al termine i Grigioni demolirono la maggior parte dei castelli e delle fortificazioni. Pochi anni dopo, tra il 1531 e il 1532 si giunse quindi alla seconda guerra di Musso, che si concluse con un accordo tra le Tre Leghe e il Duca di Milano contro il Medeghino e il ritorno delle Tre Pievi a Milano. La vita religiosa della Valle in questo periodo fu molto movimentata e in questo clima si inserì l avvento delle dottrine della Controriforma, con un progressivo inasprimento della situazione fino alla tragica vicenda della rivolta scoppiata a Tirano nel 1620 sotto la guida di Giacomo Robustelli, quando più di trecento riformati, sostenuti dalla Spagna contro la Francia, vennero trucidati durante il così detto Sacro Macello. Al termine del conflitto, le due potenze tentarono la restituzione del territorio ai Grigioni, prima con il Trattato di Madrid (1621) e quindi con il Trattato di Monzon (1626). A questo periodo, e precisamente al 1618, risale anche una delle catastrofi naturali più gravi della valle: il 4 settembre una grande Una stampa dell epoca che ritrae gli effetti della frana di Piuro del frana caduta dal monte Conto travolse e distrusse completamente il borgo di Piuro, facendo circa mille vittime. 70 Il 13 aprile 1513 la dieta di Ilanz (l'assemblea dei rappresentanti dei comuni delle leghe) accolse la proposta di regolamentazione dei rapporti tra Grigioni e Valtellinesi, codificati nei Cinque Capitoli di Ilanz, il cui manoscritto originale non è stato finora ritrovato, ma del quale esistono diverse copie. In sintesi, stabiliscono l ubbidienza dei Valtellinesi al vescovo di Coira, che saranno parte della confederazione delle Tre Leghe, continueranno comunque a godere dei loro privilegi, riceveranno l impegno del vescovo di Coira e delle Tre Leghe presso il Ducato di Milano per l esenzione dai dazi e pagheranno ogni anno al vescovo di Coira e alle Tre Leghe 1000 fiorini d oro del Reno. 71 Per il governo della Valtellina le Tre Leghe inviavano ogni due anni sei funzionari, Amtleute, o ufficiali: un Governatore o Capitano generale e un Vicario con residenza a Sondrio e quattro Podestà, uno per ciascuna delle giurisdizioni di Tirano, Teglio, Morbegno e Traona; fino al 1603 questi funzionari venivano eletti dalla Dieta o Bundestag, in seguito designati dai Comuni retici a rotazione. 18

19 Inoltre, tra il 1629 e il 1631, a seguito della discesa in Valtellina e Valchiavenna dei Lanzichenecchi dell imperatore Ferdinando II, che cercò di intervenire nelle vicende della successione di Mantova, arrivò in valle la peste, che sterminò circa un terzo della popolazione. Solo nel 1639, con il Capitolato di Milano la Valtellina e i Contadi furono definitivamente restituiti ai Grigioni da Francia e Spagna, con, nella prima metà del 700, l avvallo dell Austria, sotto la quale era passato il controllo del Ducato di Milano. Si ristabilì anche il vincolo della religione cattolica. Nel 1796 i Francesi entrarono infine in Lombardia e cacciarono gli Austriaci: venne demolito il forte di Fuentes, costruito nel 1603 dall omonimo conte, governatore spagnolo di Milano, e il 19 giugno 1797 il Consiglio generale del libero popolo valtellinese proclamò l indipendenza dai Grigioni, confermata il 10 ottobre dal Decreto di Passariano di Napoleone, in cui si dichiararono i Valtellinesi liberi di unirsi alla Repubblica Cisalpina, come avvenne subito dopo. La Valchiavenna entrò a far parte del dipartimento del Lario, mentre la Valtellina e Bormio, insieme alla Valcamonica, costituirono il dipartimento dell Adda e Oglio con capoluogo Sondrio; il dipartimento del Lario fu poi soppresso nel 1789 ed entrò a far parte del nuovo dipartimento dell Adda e Oglio con nuova sede a Morbegno. Dopo una breve parentesi nel 1799 e nel 1800 di dominio austriaco, si impose nuovamente il dominio francese, con una riforma del dipartimento del Lario a cui furono aggregati Valtellina, Bormio e Chiavenna, come viceprefettura dipendente da Como. L ultima trasformazione avvenne nel 1805 con la nuova sistemazione territoriale del Regno d Italia disposta per decreto napoleonico: la Valtellina, Bormio e Chiavenna, staccati da Como, costituirono il rinnovato dipartimento dell Adda con capoluogo in Sondrio. Sconfitto Napoleone, nel 1815 il congresso di Vienna assegnò Valtellina e Valchiavenna al Regno lombardo-veneto sotto l Austria, che procedette ad un riordino amministrativo, istituendo nelle due valli la Provincia di Sondrio. In seguito la Valtellina e la Valchiavenna seguirono le vicissitudini comuni di tutta la Lombardia, con l avvento del Regno d Italia e dell epoca storica moderna. 19

20 1.3 Teglio nella preistoria Il comune di Teglio ha restituito nel corso dei decenni numerose evidenze che attestano la presenza umana nel territorio fin dalla preistoria. Si tratta in larga parte di scoperte fortuite e rinvenimenti sporadici, cui si affiancano, negli ultimi tre decenni, alcuni scavi archeologici regolari. Le più antiche testimonianze antropiche nel caso specifico del territorio di Teglio derivano dagli scavi condotti presso l'area dell'albergo Meden, dove la presenza di un raschiatoio laterofrontale fa ipotizzare una frequentazione durante il Neolitico. È però solo con l'età del Rame che le attestazioni si fanno più numerose e testimoniano l'occupazione generale dell'area. I frequenti ritrovamenti valtellinesi riferibili al III millennio a.c. definiscono, insieme ai ritrovamenti della Valle Camonica, una vasta area culturale caratterizzata dalla presenza di stele, staute-stele e rocce incise spesso caratterizzate da una successione di diverse fasi di incisione. L Età del Rame Nel Comune di Teglio si concentra un nucleo di ritrovamenti particolarmente significativo, pur trattandosi di rinvenimenti sporadici, spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati all interno di muretti di vigne o abitazioni 72. Per quanto concerne l'età del Rame, il contesto di maggiore interesse è rappresentato dall'area di Caven, dove si concentrano alcuni importanti rinvenimenti, frutto sia di scoperte casuali, che di indagini sistematiche. In località Caven, in un terreno di proprietà della famiglia Morelli Rajna, erano state rinvenute, nel febbraio del 1940, in occasione dello scasso per l impianto di una nuova vigna, tre stele integre, poste a 1,20 m di profondità 73. La presenza di più monumenti ad analoga profondità portò ad ipotizzare la presenza di un'area sacra. La prima stele, Caven 1 (1,20x1,00 m circa), e la seconda, Caven 2 (1,20x1,00 m circa), vengono interpretate come di carattere maschile e sono caratterizzate da un complesso repertorio figurativo: dischi solari, pugnali con foderi, figure animali e coppie di asce ed alabarde; la stele Caven 2 presenta anche una figura umana. 72 Ricordiamo che al di fuori del territorio del comune di Teglio si conosce attualmente una sola altra stele scoperta nel 1980 in una discarica a Lovero e probabilmente proveniente da Tirano (POGGIANI KELLER R p. 61). 73 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p

21 A sinistra Caven 1(da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 209, fig. 9); a destra Caven 2 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 211, fig. 10) La terza stele, Caven 3 (0,80x0,50 m), presenta una raffigurazione interpretata come la cosiddetta Dea Madre: una figura femminile simbolica costituita da un motivo superiore a disco, affiancato da due cerchi minori e associato ad un collare (?) con a fianco due pendagli a occhiali. Tutte e tre le stele sono di granodiorite tonalitica, non presente in situ, ma residuo di un deposito morenico glaciale. Caven 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/1) Nella medesima area, tra il 1998 e il 2003, sono state effettuate delle campagne di scavo archeologico sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica della Lombardia 74. Obiettivo della ricerca era recuperare il maggior numero di informazioni possibili sull'area di rinvenimento delle tre stele. Gli scavi hanno confermato la presenza di fasi di occupazione dell area durante l Età del Rame, contestuali alle tre stele. Si tratta degli unici dati riferibili all'età del Rame tellina provenienti da scavi regolari. 74 Per un quadro complessivo degli scavi di Caven si rimanda a : POGGIANI KELLER R., BAIONI M. 1998, POGGIANI KELLER R., BAIONI M

22 Dopo una fase di sistemazione dell'area, con l'impostazione delle prime opere di terrazzamento e lo scavo di alcuni tagli artificiali, segue la realizzazione del sito megalitico vero e proprio. Viene infatti messa in opera una piattaforma sub-circolare intorno alla quale viene addossato uno strato ghiaioso giallastro. Le strutture megalitiche si sviluppano all interno di un probabile recinto murario posto alla base del versante 75. Si riconosce la presenza di due piattaforme di forma circolare, rispettivamente del diametro di 6 e 5,2 m e distanziate di circa 6 m. La piattaforma più piccola presenta una struttura tumuliforme ed è circondata all esterno da una corona di massi. Lacerti di acciottolato sono da porre in relazione con le due piattaforme e, nella zona a Sud, in connessione con alcuni massi non istoriati 76. La piattaforma più piccola è stata indagata in modo esaustivo: è costituita da una struttura esterna formata a valle da pietre di grandi dimensioni poste di coltello e a monte da pietre più piccole fittamente accostate. Nella parte centrale è composta da uno stato limoso sul quale si accumulano clasti piccoli e medi e nel quale è posta una lastra litica trapezoidale, forse un segnacolo 77. Lungo il lato Ovest della piattaforma, leggermente distanziati dalla struttura, erano infissi nel terreno alcuni massi; altri non istoriati sono stati individuati in connessione con un lacerto di acciottolato nella zona a valle della piattaforma. Il rinvenimento delle stele Caven 1, 2 e 3 nel 1940 supporta l interpretazione del sito come un area cultuale all aperto ubicata in una posizione ben visibile sia dal fondovalle sia dall area del terrazzo di Teglio 78. Ulteriori strutture possono essere riferite ad una risistemazione del complesso nell Età del Ferro, con la costruzione di ingenti strutture murarie e la presenza di alcuni frammenti di ceramica protostorica. Tra il 2004 e il 2006 durante ricognizioni archeologiche di superficie condotte dal Prof. A. Fossati sono state rinvenute altre due stele preistoriche in situ ubicate nell area meridionale del pianoro di Caven, all inizio del sentiero che conduce al nucleo abitato della località 79. La prima stele, denominata Caven 4, è posta all inizio del bivio tra il sentiero archeologico, che risale il versante verso Nord/Est ed un sentiero delle vigne che prosegue verso Nord, a circa 0,50 m dall angolo, nel muro che segue il sentiero archeologico, nel secondo corso a partire dal basso. La stele Caven 5 si trova poco distante, ai margini del sentiero nelle vigne. 75 POGGIANI KELLER R. 2004, p POGGIANI KELLER R. 2004, p POGGIANI KELLER R., BAIONI M POGGIANI KELLER R. 2004, p CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp

23 Caven 4 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/2) Caven 4 (0,49x0,09/0,15 m circa) viene interpretata come una stele maschile e raffigura due pugnali di tipo Remedello, uno dei quali inserito nel fodero, una figura animale e alcune linee verosimilmente riferibili ad un cinturone. Caven 5 (0,49x0,40 m circa) presenta invece un alabarda foliata, due pugnali e la figura di uno stambecco, di difficile lettura a causa della superficie molto abrasa. Entrambe le stele sono inquadrate nello stile IIIA dell'arte rupestre camuna 80. Caven 5 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/3) 80 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p

24 Nella frazione di Caven sono state inoltre rinvenute, nel corso di ricognizioni archeologiche condotte nel 1974 dal G.A.T. (Gruppo Archeologico Tiranese), due rocce affioranti con incisioni preistoriche 81. La prima (roccia 1) si individua nella posizione più occidentale del terrazzo; si tratta di una roccia affiorante inclinata verso Sud. Nella parte Ovest si individua una figura quadrata (0,15 m), quattro rettangoli solcati da linee, nella parte Est le incisioni sono poco visibili ed è presente un ascia e dei solchi. Le incisioni sono realizzate tramite martellinatura ed il motivo è di tipo geometrico-scutiforme, interpretato anche come figura topografica. Caven, roccia 1 (da MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3a) La seconda (roccia 2) è disposta in senso Est/Ovest nella porzione Sud/Ovest del terrazzo di Caven; è una grande fascia affiorante montonata formata da più gradini che declinano verso Sud. Caven, roccia 2 (MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3c) Numerosi altri ritrovamenti sono inquadrabili in contesto eneolitico, ma si tratta di scoperte fortuite. 81 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L p. 116; CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp

25 In località Cornal sono state individuate ben cinque stele, integre e frammentarie, con caratteri maschili (Cornal 2, 3, 5) e femminili (Cornal 1, 4); la ricchezza del ritrovamento fa supporre anche per Cornal l'esistenza di un'area cultuale vera e propria. La stele definita Cornal 1, rinvenuta nel 1968 dalla Dott.ssa M. Reggiani Rajna, era stata reimpiegata e fungeva da gradino per la scala d'accesso ad un capanno di attrezzi in località Cornal 82. Per caratteri stilistici e la scelta del soggetto presenta forti analogie con la stele Caven 3: rappresenta infatti una figura costituita da cerchi e linee; cronologicamente in entrambi i casi siamo già proiettati verso l'inizio dell Età del Bronzo Antico. Cornal 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 198, fig. 2) Le stele 2, 3, 4 e 5 sono state rinvenute in anni più recenti, consentendo di ampliare il quadro delle conoscenze dell'area di Cornal 83. Cornal 2 è una stele frammentaria reimpiegata all'interno di un muro di terrazzamento; si conserva la fascia mediana del reperto, che presenta una superficie poco regolare, che ostacola la lettura delle incisioni. È possibile riconoscere la presenza di tre pugnali a lama triangolare e pomo semicircolare inquadrabili nel tipo Remedello e un quarto pugnale inguainato nel fodero a profilo triangolare campito da un reticolo, che presenta sul pomo tre coppelle. Si attesta inoltre, a ridosso delle impugnature dei pugnali, una lunga linea verticale interpretabile come immanicatura di ascia o alabarda. La stele si inquadra nello stile camuno IIIA1 per la presenza dei pugnali tipo Remedello; si riconosce un'unica fase di istoriazione. 82 REGGIANI RAJNA M. 1968, pp CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp

26 Cornal 2 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/2) Anche Cornal 3 presenta caratteri maschili. Rinvenuta reimpiegata in un muro di terrazzamento in area boschiva, poco a Nord di Cornal 2, costituisce la parte centrale di una stele di difficile lettura per le caratteristiche della superficie e la presenza di sovrapposizioni. Le incisioni sono infatti riferibili a due momenti successivi corrispondenti agli stili IIIA1 e IIIA2. Cornal 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 201, fig. 4) La prima fase di istoriazione comprende, presso il limite destro della roccia, sei pugnali tipo Remedello allineati in sequenza verticale. Lungo il lato sinistro si individuano alcune figure speculari: un pugnale a lama triangolare e un secondo esemplare con fodero con punta verso l'alto. Ad essi si sovrappone una figura rettangolare campita da fasci di linee incise poste a distanze regolari. Al di sotto di tali motivi, compare un terzo pugnale, forse inguainato, di difficile lettura. È presente infine un'alabarda a lama foliata tipo Capitello due Pini. La seconda fase di incisioni (stile IIIA2) è costituita da due alabarde tipo Villafranca, speculari ai pugnali posti a destra della prima fase, una terza asta (forse anch'essa riferibile ad un'alabarda) e da tre figure animali, uno stambecco ed altre due figure di difficile lettura. 26

27 Cornal 4 è una stele di tipo femminile frammentaria e con la superficie accuratamente levigata. Si tratta di un manufatto rinvenuto ai margini di una strada interpoderale, reimpiegato all'interno di un muro a secco di terrazzamento. Raffigura, incisi a martellina fine, un collare ad U con due pendagli a doppia spirale e, in alto in posizione centrale, un tratto curvilineo di dubbia interpretazione. Cornal 4 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/1) Infine, la stele Cornal 5, anch'essa reimpiegata ma all'interno del muro di un'abitazione privata, non è attualmente visibile in quanto obliterata dall'intonaco. Cornal 5 ( da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 202, fig. 5) In base alla descrizione dello scopritore e alla riproduzione fotografica disponibile riconosciamo almeno quattro pugnali tipo Remedello ed il tratto di una bandoliera con all'interno la parte inferiore di un'asta, forse riferibile ad un'alabarda. Anche la località Boalzo restituisce un nucleo di ritrovamenti degni di interesse. Ad una prima stele frammentaria scoperta nel si affiancano altri due esemplari rinvenuti rispettivamente nel e nel Boalzo 1 fu ritrovata parzialmente interrata lungo la sponda 84 POGGIANI KELLER R. 1986, p CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p PACE F. 2007, pp

28 destra del torrente Boalzo e rappresenta una cintura a festoni ed un pugnale tipo Remedello con fodero inquadrabili in un repertorio di tipo maschile. Boalzo 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/1) Un secondo frammento noto come Boalzo 2 si trova reimpiegato nel muro di contenimento di una vigna in proprietà Travaini. È possibile distinguere due fasi di istoriazione: la prima (stile IIIA1) raffigura un pugnale Remedello (lama triangolare e pomo semilunato), la seconda (stile IIIA2) due figure animali identificabili come cervi con profilo dorsale ricurvo e corna a V ed una terza figura più piccola di cerbiatto/a 87. Boalzo 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/2) 87 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p

29 Boalzo 3 infine, reimpiegata nel muro occidentale della strada che collega Teglio con la frazione di Boalzo, rappresenta figure di dubbia interpretazione e generico inquadramento cronologico pre/protostorico: si tratta di due solchi martellinati interpretabili forse l'uno come un pugnale e l'altro come alabarda 88. Nella medesima località, presso la chiesa di Sant'Abbondio, sono state anche individuate due lastre in pietra verde incise con coppelle e canaletti, reimpiegate nel piccolo arengo. In località Valgella sono state scoperte tre stele in giacitura secondaria. Le stele 1 e 2 sono state rinvenute nel 1965 reimpiegate rispettivamente come gradino nella vigna dei fratelli Triaca detta camp e nella vigna bisuchina di proprietà di Lorenzo Marantelli. La terza (Valgella 3) si trovava invece all'interno di un muro di terrazzamento 89. Valgella 1, integra, mostra incisioni a cerchi concentrici e linee del tipo Caven 3. Valgella 1 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 6) La stele Valgella 2 è frammentaria e presenta parte del fodero di un pugnale ed un fascio di linee. Valgella 2 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 12) Valgella 3, infine, è decorata su due facce e presenta un motivo costituito da una doppia linea curva delimitata da semicerchi (bandoliera/cintura a festoni) ed una figura di alabarda. 88 PACE F. 2007, pp POGGIANI KELLER R. 1988, p

30 Valgella 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 11) Un ulteriore nucleo di stele proviene dalla frazione Vangione, in località La Faìna. Si tratta di tre esemplari rinvenuti in condizioni frammentarie reimpiegati nel muro della vigna del Sign. Reghenzani 90. Vangione 1, 2, 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, figg. 8-10) Vangione 1 può essere parzialmente ricostruita da tre frammenti. Presenta in alto al centro una doppia U, forse un collare, e a sinistra un motivo a doppia linea semicircolare chiusa ai lati da semicerchi bipartiti da una linea verticale e racchiude un'alabarda a lama foliata. Nella parte destra superiore si individuano invece altre tre alabarde. 90 POGGIANI KELLER R. 1988, p

31 La stele Vangione 2 presenta uno schema analogo con il collare a U costituito da due linee e il motivo semicircolare con alabarda foliata delimitato dai semicerchi. A differenza di Vangione 1 nella parte sottostante si trova un cervide. Infine Vangione 3, di cui si conserva un solo frammento, presenta un pugnale tipo Remedello con fodero ed il motivo semicircolare delimitato dai semicerchi bipartiti da una linea verticale. La presenza in una stessa area, forse non lontana dalla probabile giacitura originaria, di frammenti pertinenti ad almeno tre diversi esemplari fa supporre l'esistenza di un complesso degno di interesse 91. In località Vangione è inoltre attestata la presenza di una roccia incisa con micro-coppelle e linee parallele inglobata all'interno del muro di un edificio rurale. Vangione, masso inciso (da PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 103) I casi sopra descritti, pur non essendo stati indagati in modo esaustivo e sistematico, fanno pensare alla presenza di veri e propri complessi megalitici formati da più stele. Ulteriori scoperte isolate sono state effettuate nel comune di Teglio arricchendo ulteriormente il quadro delineato, come ad esempio nel caso del frammento di stele reimpiegato nel muro di una vigna in proprietà Manfredoni in località Canove, appena prima del nucleo abitato di Castelvetro, mostra un cinturone a festoni ed altre figure. Un interessante frammento di stele è stato inoltre individuato nella pavimentazione in un casolare in località Ca' Morei durante lavori di ristrutturazione POGGIANI KELLER R. 1988, p SIMONELLI M. G. 2008, pp

32 Ca Morei (SIMONELLI M. G. 2008, p. 93, tav. 2) Si tratta di un frammento con un motivo femminile, la cosiddetta figura della Dea Madre tipo Caven 3, costituita da cerchi concentrici, da cui parte un motivo di collana a più giri. In località Castelvetro, a Sud/Ovest di Teglio e leggermente più a valle di Vangione, all'interno del muro di un'abitazione privata, è stata infine individuata una stele conservata per un piccolo frammento. Sono visibili incisioni raffiguranti un collare a U costituito da cinque linee concentriche completato al margine esterno da pendaglietti a V, mentre un terzo pendaglietto isolato si trova in basso a destra e poco più sotto ancora compare una coppella. In altro a sinistra p presente invece un motivo a pettine disposto verticalmente 93. Castelvetro (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/1) Altre due stele provengono dalla località Le Crocette (o La Cruseta), nella frazione di Somasassa. Il primo esemplare è un masso sbozzato a delineare la parte superiore di una figura umana (testa e spalle). Nonostante il cattivo stato di conservazione della superficie, sembra possibile interpretare la stele, sulla base dei motivi presenti, come maschile. Fu ritrovata nell'estate del 2000 presso la cappella di S. Antonio. Si individua, nella parte superiore, un sole raggiato di forma 93 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p

33 ovale 94 con, all'interno, forse, una figura antropomorfa. Ha corpo fitoforme, gambe a V e braccia oblique verso il basso. A sinistra, sotto al motivo solare, compare un'alabarda cui si sovrappone una figura animale solo parzialmente conservata. Nella fascia centrale sono presenti uno stambecco (a sinistra), un cervo poco conservato (a destra) ed altre figure animali di difficile interpretazione. Si intravedono inoltre altre figure poco distinguibili, tra cui motivi forse pertinenti ad una bandoliera. Le Crocette 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 205, fig. 7) La stele detta Le Crocette 2, a carattere maschile. si trova oggi reimpiegata in un muro a secco sul lato Ovest della strada che costeggia a Sud il laghetto di Somasassa. Si conserva la parte inferiore, che presenta due fasi di istoriazione. Alla prima fase (stile IIIA1) sono pertinenti tre pugnali tipo Remedello ed un pomo. Ai due pugnali posti più in basso si sovrappongono (seconda fase di incisione, stile IIIA2) due figure di cervidi a dorso leggermente ricurvo. Le incisioni proseguono verso il basso con altre figure animali (due cervidi e un capride) e una serie di sei coppelle. Ulteriori figure frammentarie compaiono a ridosso della frattura. Le Crocette 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 207, fig. 8) Infine, nella frazione di Ligone, in località Santa Maria, è stata individuata una stele reimpiegata nel muro di un'abitazione. Si tratta del frammento centrale di una stele con inciso un motivo femminile interpretabile come pettorale CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p

34 Ligone 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/2) Come già in precedenza anticipato, le stele provenienti da Teglio sono particolarmente significative nel quadro dell'età del Rame, confermando gli stretti contatti con l'area camuna. Sembra inoltre possibile riconoscere, nonostante la quasi totale assenza di indagini sistematiche e la scoperta delle stele di norma in giacitura secondaria, l'esistenza di siti con complessi cultuali più o meno articolati sulla base del rinvenimento di nuclei di stele: Caven, Cornal-Canove, Boalzo, Valgella-Ca' Morei, Somasassa-Le Crocette, Vangione 96. L'Età del Bronzo e l'età del Ferro In Valtellina l'età del Bronzo, soprattutto per quanto concerne le fasi più antiche, è nota grazie a scoperte sporadiche e isolate di manufatti metallici, frequentemente fuori contesto. Nel caso specifico di Teglio, si conferma un quadro analogo a quello generale della Valtellina: i dati sono più limitati per le fasi più antiche dell'età del Bronzo, mentre si ha una maggiore ricchezza di informazioni a partire dall Età del Bronzo Finale. Accanto ad alcuni rinvenimenti casuali della fine dell Ottocento e della prima metà del Novecento, sono disponibili i dati provenienti da scavi sistematici condotti nel centro storico negli ultimi vent'anni. Gli scavi condotti presso l'albergo Meden hanno restituito testimonianze di frequentazione protostorica tra la fine dell Età del Bronzo Finale e l'inizio dell'età del Ferro 97, c ome attestato dalla presenza di vasi a corpo situliforme con tesa obliqua con motivi decorati ad impressioni sull'orlo e/o cordoni orizzontali impressi applicati. Si tratta di un tipo ben noto nella cultura centro alpina di Luco-Meluno e attestato in Valtellina dalla fine dell Età del Bronzo Recente. Compaiono inoltre tazze con solcature elicoidali sulla carena e soprastanti solcature orizzontali, tipo ben noto in Lombardia occidentale dall Età del Bronzo Finale. Ad una fase di abbandono dell'area, corrispondente stratigraficamente a depositi alluvionali, segue una nuova occupazione del sito intorno al V secolo a.c. Indicatore dei contatti tra Valtellina e Valcamonica tra Prima e Seconda Età del Ferro è la presenza di numerosi boccali tipo Breno. Un dato di ulteriore interesse che testimonia la rete de contatti/influssi attivi in Valtellina è dato dalla 96 POGGIANI KELLER R. 2004, p MARIOTTI V., CAIMI R., LINCETTO S., REDAELLI M , pp ; CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M , pp

35 presenza di un frammento ceramico con decorazione a stralucido decorazione caratteristica della urne Golasecca IIB nella zona lariana. La presenza di tazze superficie scopettata. riporta invece a contatti verso Nord con i Grigioni, nell'area di sviluppo della cultura di Tamins. Si tratta di forme molto simili ad esemplari provenienti da Chur, Markthallenplatz e datate tra la fine del periodo tardo-halstattiano e l'inizio del La Tène 98. Su almeno due frammenti compare il motivo ad occhi di dado stampigliati, noto in Val d Adige nell area della cultura di Fritzens-S. Zeno a partire dalla fine del VI sec. a.c 99. L area viene in seguito abbandonata sempre nel corso del V sec. a.c.; seguono sporadiche attestazioni in giacitura secondaria di Età romana e alto medievale 100. Anche le ricerche svolte a più riprese presso l Hotel Combolo restituiscono testimonianza di un sito pluristratificato con tracce di frequentazione a partire dalla fine dell'età del Bronzo - Prima Età del Ferro, come attestato da materiali in parte in situ e in parte in giacitura secondaria 101. Lo scavo non ha raggiunto lo sterile, ma si è arrivati ad indagare parzialmente un livello che ha portato alla luce ceramica preromana. Negli strati di poco posteriori, sono emersi materiali riferibili all'età del Ferro ed una probabile risepoltura: un cranio frammentario era deposto in una coppetta in ceramica comune di spessore ridotto e accanto erano presenti, carbone, concotto e piccoli frammenti metallici. Alcune indagini condotte presso il Palazzo del Municipio di Teglio hanno invece permesso di stabilire una frequentazione dell'area tra la Prima Età del Ferro e l'età tardoantica. All'Età del Ferro è possibile ascrivere un frammento ceramico rinvenuto in un livello di fase I 102. Nel 2003 gli scavi condotti a Prà de la Resa hanno portato ad individuare due fasi di frequentazione protostorica. La prima (fase II) è caratterizzata dalla presenza di alcune buche, in parte interpretabili come focolari, ed un muro di terrazzamento il cui livello d'uso era ricoperto da un crollo. Si individuano inoltre una sequenza di erosioni e accumuli limosi creati dal passaggio o dalla stagnazione dell'acqua ed un piccolo forno con praefurnium sub-rettangolare, contenente frammenti ceramici e ossa animali, al di sotto del quale si riconosce un focolare più antico. La seconda (Fase III), anch'essa inquadrabile in epoca protostorica, mostra la presenza di un suolo antico con frustuli di carbone e i resti di una struttura e una buca. Sempre nell'area del centro storico, tra il 1881 e il 1960, sono stati effettuati alcuni recuperi di materiale sporadico di Età pre/protostorica e romana presso la torre de li beli miri 103. I reperti sono oggi dispersi, fatta eccezione per una macina a navicella con due manici scoperta, a 3 m di profondità, poco distante da un edificio ad uso rustico di proprietà della famiglia Cattani, poi demolito. Si ha testimonianza della presenza di due asce in bronzo di Età pre/protostorica e di due lance provenienti da un campo ad Est della Torre. Non possediamo ulteriori informazioni in merito alla tipologia dei manufatti descritti e non è possibile pertanto proporne un preciso inquadramento cronologico. Fuori dall'area del centro storico sono stati portati alla luce altri reperti di epoca protostorica frutto di rinvenimenti casuali. 98 LINCETTO S. 2003, p LINCETTO S. 2003, p CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M , pp MARIOTTI V , pp ; MARIOTTI V , pp MARIOTTI V , pp GARBELLINI G. 2007, pp

36 Dalla frazione di Tresenda provengono tre asce in bronzo. Un esemplare inquadrabile nel tipo Savignano dell Età del Bronzo Medio proviene da vicino al cimitero ed è stata ritrovata sotto un cumulo di pietre sotto la rupe di Caven, sopra la Statale, alla fine dell'800. Si tratta pertanto di un esemplare fuori contesto 104. Prima della fine del 1800 fu invece rinvenuta un altra ascia dell Età del Bronzo Finale in una zona imprecisata di Tresenda 105, mentre un terzo esemplare ascia è stato scoperto nel letto del torrente Bondone, presso la cascata vicino alla così detta Corna della Madonna. Si tratta di un reperto inquadrabile nella Prima Età del Ferro, proveniente probabilmente dall'area di Caprinale 106, una località a monte della cascata verosimilmente abitata in antico. In località Panaggia, nel 1976, in seguito a lavori di sterro nell'area, sono stati recuperati alcuni frammenti di basse tazze globose inornate con l orlo appiattito e sporgente. Altri frammenti pertinenti a forme non ricostruibili sono decorati a scopettato e a piccoli cerchi concentrici; sono inoltre presenti alcuni fondi a pareti concave e anse costolate, caratteristiche dei boccali di tipo retico. Si tratta in linea generale di ceramiche che sembrano attestare punti di contatto con la cultura centro-alpina di Fritzens - San Zeno e permettono di proporre un inquadramento cronologico del contesto tra Prima e Seconda Età del Ferro (V-IV secolo a.c.) 107. Panaggia, frammenti ceramici (a POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 5-21) Sempre nella frazione di Panaggia, in località Doss de la Forca, durante i lavori per la costruzione di una casa, sono stati recuperati alcuni frammenti ceramici databili anch'essi tra Prima e Seconda Età del Ferro ed inquadrabili nel medesimo contesto culturale 108. Si individua un frammento di ansa costolata pertinente ad un bicchiere monoansato e un frammento di tazza globosa analogo agli esemplari di Panaggia, ma ornato con decorazione di tipo Besenstrich. 104 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p GARBELLINI G. 2008, p PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p POGGIANI KELLER R. 1988, p POGGIANI KELLER R. 1988, p

37 Doss de la Forca, frammenti ceramici (da POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 1-4) Pur nella scarsità di dati disponibili, nei casi di Panaggia e Doss de la Forca possiamo affermare di essere in presenza di un modello di insediamento che tende a privilegiare zone alte in posizione naturalmente difesa e di controllo sul territorio circostante 109. Si tratta di una scelta insediativa comune agli inizi della Seconda Età del Ferro in area valtellinese, come attestato al Calvario di Tresivio o a San Martino in Valdisotto 110. Negli anni '60 del Novecento, nello scavo per la costruzione di una casa in località Pozz, al margine del terrazzo di Teglio, fu recuperata un'armilla a capi aperti sovrapposti con terminazioni zoomorfe in bronzo pieno, in associazione con ossa umane non pervenute 111. Si tratta verosimilmente dell'unico elemento superstite del corredo di una tomba femminile ad inumazione 112. Un sito di incerta datazione, ma verosimilmente inquadrabile nell Età protostorica è noto nella frazione di Posseggia, in località La Quascia ( Cuas/Cuàcsia). La struttura è nota a partire dalla fine degli anni '70 del Novecento 113. Si tratta di una possente cinta a secco con muri larghi da 1 a 3 m e conservati in alzato fino ad 1,8 m. Si riconosce all'interno un'articolazione su terrazzi digradanti con una partizione dello spazio in ambienti di forma circolare e sub-rettangolare. La struttura sfrutta talvolta la presenza di massi erratici e rocce affioranti presenti in situ. Il sito non è mai stato soggetto ad indagine archeologica e la sua datazione risulta pertanto incerta. Il quadro così delineato, pur nella limitatezza dei dati di scavo, permette di riconoscere come con l'età del Ferro la Valtellina e Teglio in modo particolare, si inquadrino nel contesto della cultura centro-alpina, con particolare riferimenti agli orizzonti Tamins nei Grigioni e Fritzens San Zeno in Altoadige e Engadina, non dimenticando dunque che la catena alpina ha rappresentato un fattore di unione e contatto e non di separazione POGGIANI KELLER R. 1988, p POGGIANI KELLER R. 1988, p REGGIANI RAJNA M. 1970, pp POGGIANI KELLER R. 1988, p GARBELLINI G. 2008, pp POGGIANI KELLER R. 1988, p

38 2- PROCEDURA METODOLOGICA Come premesso nell inquadramento generale, il Comune di Teglio presenta un territorio molto ricco e molto complesso dal punto di vista archeologico, con numerosi ritrovamenti sparsi un po dappertutto. A livello concettuale, all interno del presente lavoro, sono stati considerati contesti archeologici (di seguito verrà adottata sempre questa dicitura) tutti i singoli ritrovamenti o segnalazioni riguardo a tutti i materiali archeologici, sia sporadici sia provenienti da sicuri contesti di scavo stratigrafico, compresi all interno dei confini comunali. L unica discriminante adottata in fase di raccolta dati riguarda il termine temporale, essendo stati considerati i contesti archeologici compresi tra la preistorica e la fine del medioevo. Sono state incluse tutte le informazioni raccolte attraverso fonti bibliografiche e d archivio, sia edite sia inedite. I dati hanno quindi una natura molto disomogenea, riguardando sia segnalazioni o notizie relative a vecchi rinvenimenti di singoli materiali archeologici, come per esempio monete, frammenti ceramici o altri materiali sporadici, sia complessi di petroglifi e, infine, scavi archeologici di contesti ben documentati. Per la raccolta delle informazioni si è quindi lavorato su vari fronti contemporaneamente, in modo da raccogliere e sintetizzare il più possibile tutti i dati archeologici relativi al comprensorio comunale, così da poterli poi presentare in una forma utile alla pianificazione territoriale. Le operazioni si sono svolte grosso modo in tre fasi così distinte: Raccolta del dato: raccolta dei dati archeologici veri e propri e dei dati territoriali ad essi complementari Controllo del dato: verifica e posizionamento dei dati archeologici sul terreno Elaborazione del dato: analisi dei dati raccolti, sintesi degli stessi ed elaborazione dei livelli informativi finali 2.1 La raccolta del dato archeologico Durante la fase di progettazione di un analisi archeologica territoriale, la prima operazione da compiere riguarda la localizzazione dei documenti archeologici già noti. Attraverso lo studio della bibliografia e della documentazione esistente vengono posizionati sulla cartografia a livello preliminare tutti i siti, i reperti isolati, i monumenti, le iscrizioni e quant'altro sia stato rinvenuto e/o documentato nell'area oggetto di indagine. La raccolta del dato archeologico a livello preliminare è stata compiuta in due fasi distinte, che hanno riguardato sia le fonti bibliografiche edite sia i dati di archivio inediti. 38

39 2.1.1 Raccolta tramite fonti bibliografiche La ricerca bibliografica preliminare al lavoro di schedatura delle evidenze archeologiche è stata svolta su tutte le pubblicazioni edite riguardanti il territorio in esame. Si sono consultate tutte le edizioni a carattere monografico oltre che le riviste e i notiziari a carattere locale. In particolare è stato preso come riferimento per le notizie relative agli ultimi 30 anni, il Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia (NSAL), che pubblica regolarmente dal 1982 tutti i lavori archeologici svolti sul territorio. La maggior parte delle pubblicazioni consultate è stata reperita e consultata anche in loco nelle biblioteche del territorio che avevano disponibilità di materiale di vario tipo. In particolare, sono stati consultati i testi nella Biblioteca Civica Pio Rajna di Sondrio, nella Biblioteca Luigi Credaro della Banca Popolare di Sondrio e nella Biblioteca del Civico Museo Archeologico Paolo Giovio di Como, che raccoglie una vasta collezione di testi relativi alla storia e al popolamento del suo territorio, a cui anticamente la Provincia di Sondrio era legata Raccolta tramite dati d archivio Presso la sede centrale della Soprintendenza Archeologica della Lombardia sono archiviati tutti i documenti d ufficio relativi a scoperte e indagini archeologiche, sia sotto forma di segnalazioni, che di documentazione dei lavori effettuati. L Archivio generale, che prende il nome di Archivio Topografico della Soprintendenza (ATS), raccoglie, divisa per comune e in ordine cronologico, tutta la documentazione d ufficio. Ulteriori archivi specifici conservano invece le documentazioni più dettagliate, quali le relazioni degli scavi, la documentazione grafica, la documentazione fotografica, ecc. Questi materiali sono spesso inediti, pur essendo pubblici, e la loro consultazione è possibile, per motivi di studio o di tutela e per la programmazione di lavori edili, previi accordi con i funzionari responsabili del territorio. La consultazione delle fonti d archivio ha permesso d integrare e, in alcuni casi, di correggere e risalire con maggior dettaglio alle informazioni relative ai contesti archeologici rinvenuti. 2.2 La schedatura dei dati I dati raccolti sono stati organizzati all interno di apposite schede di contesto archeologico, che sintetizzano le informazioni relative secondo voci definite. Le schede integrali sono allegate in fondo alla relazione e hanno un preciso riferimento cartografico nelle tavole allegate. Data la natura disomogenea dei dati raccolti, le schede svolgono la funzione di sintesi e, per quanto possibile, di standardizzazione. 39

40 La scheda è suddivisa in paragrafi o quadri: - CODICE ID SITO/RITROVAMENTO: numerazione relativa ad ogni contesto archeologico segnalato. In alcuni casi, dove per esempio c erano più emergenze archeologiche ravvicinate e riferibili comunque ad un unico contesto, è stato assegnato un numero univoco all intero contesto. - DATI AMMINISTRATIVI: si riferisce ai dati amministrativi con la localizzazione del luogo del ritrovamento effettuata in base a Provincia, Comune, Frazione, Località. - RIFERIMENTI CARTOGRAFICI: riferito alla localizzazione, alle coordinate geografiche (quando il sito è stato georeferenziato con precisione) e altimetriche, oltre che al sistema di coordinate utilizzato. - DATI AMBIENTALI: relativi alla Morfologia, Geologia, Uso del suolo attuale, Tipo di vegetazione e/o colture. - DATI ARCHEOLOGICI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO: suddiviso nelle seguenti voci: Tipologia del rinvenimento (necropoli, edifici, reperti isolati, epigrafi, ecc.); Descrizione dello stesso; Datazione; Data e modalità di rinvenimento, Conservazione del contesto, Giacitura, Rischio assoluto. - DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA/CARTOGRAFICA: ogni scheda è correlata da immagini fotografiche relative all oggetto archeologico rinvenuto, oltre che al suo contesto di collocazione attuale. Per quanto riguarda le aree di scavo archeologico, queste sono anche correlate da uno stralcio cartografico con localizzazione areale del sito sulle Carte Catastali del comune di Teglio. - RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E D ARCHIVIO: si raccoglie tutta la bibliografia edita relativa al contesto archeologico, oltre alle fonti d archivio inedite. 40

41 2.3 Posizionamento del dato archeologico sul terreno I siti e i rinvenimenti archeologici censiti sono stati posizionati sulla cartografia vettoriale del Comune di Teglio, fornita dal Comune stesso, per poter successivamente elaborare le varie carte tematiche. I contesti archeologici schedati sono stati controllati direttamente sul terreno attraverso appositi sopralluoghi, in modo da poter documentare lo stato attuale delle evidenze attraverso fotografie e note osservative 115. Per la georeferenziazione sul campo delle evidenze archeologiche, soprattutto in ambito extra-urbano, ci si è serviti del supporto di un GPS palmare Trimble della serie Geo XT. Le coordinate sono state raccolte in formato geografico internazionale WGS 84 e successivamente trasformate in coordinate chilometriche. Data la difformità delle informazioni relative ad ogni singolo contesto di rinvenimento, sono stati adottati tre gradi di precisione nel posizionamento: 1 - Georeferenziato: sono inclusi i contesti di cui si conosce l esatto posizionamento puntuale e che sono stati osservati direttamente nel corso dei sopralluoghi. Di questi contesti sono state rilevate le coordinate, poi riportate nella scheda, direttamente sul campo attraverso il GPS. 2 - Posizionamento Certo: sono inclusi i contesti di cui si possiedono le informazioni relative al luogo preciso di rinvenimento, ma che in genere, allo stato attuale, non si trovano più in situ o che non è stato possibile ritrovare con precisione nel corso dei sopralluoghi sul territorio. 3 - Posizionamento Incerto: sono inclusi i contesti di cui si dispongono di informazioni parziali e lacunose circa il luogo o l areale di rinvenimento e che non si è potuto localizzare con un grado maggiore di dettaglio. 115 In questa fase è stato di fondamentale aiuto il supporto di Don Mario Simonelli, grande conoscitore del territorio tellino, che ha permesso di localizzare con precisione molti dei contesti archeologici documentati. 41

42 2.4 Raccolta e analisi di dati territoriali complementari La ricerca archeologica territoriale si serve, oltre che delle fonti prettamente archeologiche, anche di fonti complementari per poter meglio comprendere il contesto ambientale e le trasformazioni che esso ha subito nel tempo. Un utile strumento utilizzato per questo lavoro, al fine di avere uno studio diacronico del paesaggio, è per esempio la cartografia storica, che fotografa uno stesso ambiente in diversi momenti e da cui si possono cogliere le modifiche e le trasformazioni. Un altro strumento di analisi territoriale è lo studio dei percorsi e della rete viabilistica antica, da cui è possibile trarre preziose informazioni circa la maglia insediativa del passato. E infine, utilizzata anch essa per questo lavoro, è l analisi della toponomastica, che permette di ricavare indizi circa i cambiamenti di destinazione delle località Analisi della cartografia storica L analisi della cartografia storica offre in genere una raffigurazione del territorio utile per definirne alcuni aspetti sia globali che specifici, quali la maglia insediativa, l uso del suolo, la viabilità, oltre alla presenza di toponimi e microtoponimi spesso non più esistenti nelle carte attuali. La sequenza delle varie rappresentazioni cartografiche offre inoltre una panoramica sull evoluzione diacronica del territorio. Le più antiche fonti cartografiche relative alla Valtellina (e, nello specifico, alla Valchiavenna) risalgono al periodo romano e sono la Tabula peutingeriana 116 e l Itinerarium Antonini 117, dove vengono menzionati due insediamenti, Clavenna (= Chiavenna) e Tarvssedo/Tarvesede (probabilmente = Campodolcino o Isola o Madesimo). La Tabula peutingeriana è costituita da undici pergamene (in totale 6,80x0,33 m) ed il territorio ritratto, rappresentato in maniera non realistica, ma simbolica, comprende tutto l impero romano, il Vicino Oriente e l India. La sua datazione è molto controversa e così anche l ipotesi di suoi aggiornamenti successivi; è probabile che il disegno delle sue varie parti sia avvenuto in tempi differenti, così come testimonia la compresenza di elementi piuttosto tardi (la città di Costantinopoli, fondata nel 328 d.c) e altri riferibili al primo periodo imperiale (la città di Pompei, mai più ricostruita dopo l eruzione del Vesuvio del 79 d.c.) o, ancora, l assenza di altri databili all epoca repubblicana, come la via Emilia Scauri, realizzata circa nel 109 a.c. 116 Un itinerarium pictum con le principali vie dell impero e le relative tappe in miglia pervenuto in una copia del XII- XIII secolo; probabilmente l originale doveva risalire al periodo augusteo. 117 Della fine del IV secolo. L itinerario costituisce un registro delle stazioni di sosta e delle distanze tra le località dell impero. 42

43 La Tabula peutingeriana divisa in tre parti, sopra quella sinistra, al centro quella mediana e sotto quella destra (da < Le fonti successive risalgono invece al XV-XVI secolo, quando l invenzione della stampa rivoluzionò la produzione cartografica e l opera di Tolomeo 118, pubblicata per la prima volta in Italia nel 1477, le conoscenze geografiche dell epoca 119. Si assiste alla nascita e allo sviluppo di una cartografia di tipo regionale, dove la Carta di Egizio Tschudi del 1528, che ritrae tutta la Rezia durante il dominio grigione, rappresenta la prima produzione specifica inerente il territorio della Valtellina e della Valchiavenna. Le finalità di questo tipo di carte erano soprattutto militari 120 e le rappresentazioni prediligevano quindi determinati elementi strategici, in primis strade, ponti e fortificazioni, ma erano attestate anche finalità celebrative, come nel caso delle carte inerenti le conquiste del marchese di Coeuvres, caratterizzate da un orientamento inverso del Nord e del Sud. Le rappresentazioni erano ancora molto sommarie e simboliche, per lo più in bianco e nero, con segni convenzionali non realistici, ma schematici e ripetitivi, come ad esempio per i rilievi, dove l interesse si concentrava soprattutto sul mettere in evidenza i punti di passaggio più che sul contesto naturale in sé. 118 Geografo greco-egiziano del II secolo d.c. La sua teoria più importante fu quella della sfericità della terra. 119 SCEFFER O. 2006, p. XV. 120 Soprattutto in rapporto alla forte conflittualità del territorio della Valtellina e della Valchiavenna, considerato strategico per il controllo dei passi verso l Europa centrale. 43

44 A sinistra, Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis di Covure den Spranischen wieder abgennommen worden ( ), al centro Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den Grafschaften Worms und Cleven Nro. 415 del ( ) e a destra Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce vend a Paris chez lean Boisseau, en l Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louvence (1643) (gentile concessione della Biblioteca Luigi Credaro Banca Popolare di Sondrio). Attraverso questo tipo di carte, ad esempio quella Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis di Covure den Spranischen wieder abgennommen worden del , quella Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den Grafschaften Worms und Cleven Nro. 415 del e o quella Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce vend a Paris chez lean Boisseau, en l Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louvence del 1643, si apprende dell esistenza, già nel XVII secolo, di un punto di passaggio da una sponda all altra dell Adda anche a San Giacomo (Pont S. Iacom/Brück [ ] Jacob/P.S. Iacomo), oltre che a Tresenda (Tresonda/Brück Trasenda/Tres[ ]anda), come già testimoniato dalla toponomastica. Da punto questo punto di vista in particolare, la cartografia storica di questo periodo è inoltre molto interessante per quanto riguarda le attestazioni delle numerose varianti del toponimo Teglio, che di volta in volta compare come Tullum (Carta della Valtellina, 1775), Telio (Il Nuovo et vero disegno della Valtellina, 1622), Tellio (Il vero disegno della Valtellina e della Valchiavenna con i suoi confini, 1621), Teiglo (Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues Gries M.r le Marquis de Coeuvres y ayant le Commande General de l armée de S. M. es annes 1625 et 1626, 1626), Tigilo (Disegno della Valtellina et suoi confini, inizio XVII secolo) Telium (Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio, 1624) o, infine, Teglio (ad esempio nella carta La Val Tellina, 1817). Il toponimo è sempre accompagnato dalla rappresentazione di una piccola rocca, a segnalare la sua funzione strategica per il controllo del territorio e, probabilmente, anche il suo trascorso storico come insediamento fortificato. 44

45 Nel caso della carta Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio del 1624 appare inoltre evidente come questo tipo di rappresentazioni possano assumere anche un valore storiografico, attribuendo, sulla base delle fonti antiche, gli insediamenti del territorio alla popolazione celtica dei Vennoni 121. A sinistra Carta della Valtellina (1775) (da SCEFFER O. 2006, p. 147), al centro Il Nuovo et vero disegno della Valtellina (1622) (da SCEFFER O. 2006, p. 201) e Il vero disegno della Valtellina e della Valchiavenna con i suoi confini (1621) (da SCEFFER O. 2006, p. 65) e a destra Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues Gries M.r le Marquis de Coeuvres y ayant le Commande General de l armée de S. M. es annes 1625 et 1626 (1626) (da SCEFFER O. 2006, p. 26). A sinistra Disegno della Valtellina et suoi confini (inizio XVII secolo) (da SCEFFER O. 2006, p. 17) e a destra Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio (1624) (SCEFFER O. 2006, p. 20). La Val Tellina (1817) (da SCEFFER O. 2007, p. 148). 121 BIANCHI S. 2007, p

46 Anche altri toponimi del comune iniziano man mano ad essere attestati: Boalzo, come Boaltio nel 1622 in Il Nuovo et vero disegno della Valtellina, Boalsium nel 1775 nella Carta della Valtellina, Boalzo nel 1817 in La Val Tellina; San Giacomo come Iacom nel in Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis di Covure den Spranischen wieder abgennommen worden e Iacomo nel 1621 in Il vero disegno della Valtellina e della Valchiavenna con i suoi confini e nel 1643 in Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce vend a Paris chez lean Boisseau, en l Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louven; Tresenda come Tresenda nel 1622 in Il Nuovo et vero disegno della Valtellina, 1622 e Tresonda nel in Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis di Covure den Spranischen wieder abgennommen worden; Carona, San Giovanni e San Sebastiano sono invece attestati solo in rari casi e i loro toponimi sono costantemente citati in quest unica variante. Decisamente «meno feriva è per la Valtellina e la Valchiavenna la produzione del 700» 122, ma si assiste contemporaneamente ad un notevole progredire delle tecniche di rappresentazione: le località riportate sono sempre più numerose, vengono spesso meno le simbologie indicanti i siti fortificati e la geomorfologia del territorio è molto più curata: i rilievi sono differenziati tra loro, soprattutto dal punto di vista dimensionale, ed è spesso presente un tocco di colore che serve a caratterizzare determinati elementi distintivi della carta. Con l 800 iniziano ad essere realizzate alcune carte con finalità amministrative, commerciali e turistiche 123 e cambiano notevolmente tutti i simboli convenzionali: alcuni di questi vengono ora sostituiti da rappresentazioni più realistiche, altri, in favore della leggibilità della carta, radicalmente rimossi. Curioso è, ad esempio, riguardo al comune di Teglio, il caso della carta del 1884 della Sopra, Valle Boalzo nei territori di Teglio e Bianzone (1884) (da SCEFFER O. 2006, p. 155); sotto, frazione di San Giovanni nel Catasto napoleonico (dall Archivio di Stato di Sondrio). Valle di Boalzo nei territori di Teglio e Bianzone, realizzata dal corpo forestale per un progetto di rimboschimento lungo il corso del torrente Boalzo e posta a corredo di un libro sull argomento; si 122 SCEFFER O. 2006, p. XV. 123 AA.VV. 1971, pp

47 tratta ovviamente di una rappresentazione molto specifica, come appare evidente anche nella scelta delle simbologie inerenti la tipologia di copertura vegetale del territorio, distinta tra latifoglie, cespugliosi e resinosi. Sempre a partire da questo secolo, si rende inoltre disponibile la prima cartografia di tipo catastale, con il Catasto napoleonico prima e quindi con il Cessato Catasto, realizzato dopo l Unità d Italia. Il Catasto Teresiano del con il censimento di tutte le proprietà fondiarie del Ducato di Milano, che costituisce l opera fondamentale di riferimento per quasi tutto il contesto lombardo, non comprende invece la Valtellina, poiché il suo territorio, ai tempi, si trovava ancora sotto il dominio dei Grigioni. Il Catasto napoleonico viene realizzato tra il 1807 e il 1816, quando la Valtellina è ormai da più di trent anni sotto il controllo francese, dopo l istituzione della Repubblica Cisalpina. Nel caso di Teglio appare subito evidente come, pur essendosi fino ad oggi mantenute praticamente invariate la rete viaria urbana e la struttura del borgo medievale, vi siano state delle profonde trasformazioni a livello dei terreni adibiti ad uso agricolo, progressivamente ridimensionati soprattutto all interno del paese e delle frazioni. Dal confronto tra i fogli catastali moderni e quelli del Cessato Catasto (o Nuovo Catasto Fondiario), realizzati a partire dal 1886, questi mutamenti sono ancor più marcati nel centro storico, a sottolineare un cambiamento, anche radicale, nello sfruttamento dei caratteri vocazionali agricoli del territorio in favore di un economia sempre più incentrata sul turismo, con un potenziamento dei servizi e delle infrastrutture legate al settore alberghiero. Sopra, foglio n. 13 del Cessato Catasto con, in rosso più marcato, la chiesa di Sant Eufemia (dall Archivio di Stato di Sondrio). 47

48 2.4.2 Analisi della viabilità antica La viabilità storica della Valtellina e della Valchiavenna è strettamente connessa con l importanza diacronica, dalla preistoria fino all Età moderna, dei passi alpini, che permettevano il collegamento, sia per motivi commerciali che militari, tra la pianura padana e l area centro-europea. Per questa ragione, pur essendo attestati anche alcuni itinerari in senso Est/Ovest, l asse principale delle vie di comunicazione si appoggiava certamente ad una fitta rete viaria con andamento Nord/Sud. Il territorio di Teglio rappresenta senza dubbio un punto di passaggio privilegiato per alcune delle principali arterie di comunicazione di tutta la valle; attraverso uno studio approfondito toponomastico e della struttura dell abitato e dei nuclei storici delle sue frazioni è possibile ricostruire quelli che dovevano essere i percorsi più importanti, alcuni dei quali si sono mantenuti fino ad oggi. In particolare, durante l Età pre/protostorica, le aree più frequentate erano quelle dei pianori di versante: dal paese stesso di Teglio a Caven, Somassassa e Panaggia, per citare solo quelli caratterizzati dal maggior numero di ritrovamenti archeologici. Difficilmente i collegamenti tra queste località ed il fondovalle dovevano essere impostati sulle ripide direttrici Nord/Sud, ma più probabilmente lungo percorsi a mezza costa tra loro paralleli e progressivamente digradanti. Per il pianoro di Teglio nello specifico è probabile che la strada di ingresso principale da Ovest corrispondesse grosso modo all attuale strada provinciale panoramica dei Castelli. É verosimile inoltre che, dati i forti influssi legati alla cultura materiale statue stele dell Età del Rame provenienti dalla Valcamonica, già attiva in epoca antica fosse anche la via che, attraverso il guado dell Adda, permetteva di raggiungere la Val Belviso ed il passo dell Aprica 124. In generale, la frequentazione dei passi alpini durante la preistoria è comunque documentata anche per tutto il contesto valtellinese, sia per attività legate alla caccia e alla transumanza, come attestano i ritrovamenti in quota del periodo mesolitico, che per i commerci di prodotti di cultura materiale alloctona, durante l Età del Bronzo e l Età del Ferro. Tra le mulattiere ancor oggi in uso, particolarmente importante doveva essere inoltre quella in direzione Ovest/Est tra San Giovanni e Ca Frigeri, sopra Villanova, a mezza costa del Doss de la Forca. Attualmente il percorso in parte attraversa aree terrazzate coltivate a vigneto ed in parte si inoltra tra la boscaglia e i prati incolti e nel suo tratto intermedio, in corrispondenza di una cappella, sono ancora ben evidenti le tracce di un selciato 125 che potrebbe risalire all Età romana o medievale, a dimostrazione della continuità d uso del tracciato. Lungo gran parte del percorso, inoltre, immediatamente a Nord Il tracciato dell antica mulattiera tra San Giovanni e Ca Frigeri con i segni delle ruote dei carri. 124 Già attivo in questo periodo doveva essere anche il passo più orientale del Gavia. 125 Con i segni delle ruote di carri. 48

49 ed a Sud dello stesso, sono presenti numerose incisioni pertinenti al periodo preistorico e protostorico, che, per così dire, ne delimitano la carreggiata. Con l Età romana prima, per le finalità di controllo del territorio, e tardoimperiale poi, per la difesa dei confini dalle invasioni barbariche, si andò progressivamente sviluppando un solido sistema di infrastrutture. Al fondovalle, probabilmente caratterizzato dalla presenza di paludi e reso spesso impraticabile dai continui spostamenti del paleoalveo dell Adda (di cui ancora oggi rimangono le tracce, visibili attraverso lo studio della fotografia aerea), dovevano essere preferite le vie di mezza costa, sia per quanto riguarda il versante retico che quello orobico. I punti di attraversamento - guadi o ponti - non dovevano essere molti ed è oggi possibile ricostruirne a volte l ubicazione sulla base alla toponomastica, come ad esempio nel caso di Ponte in Valtellina o Tresenda 126. La rete della viabilità romana nell arco alpino in epoca augustea; è visibile il percorso della via Regina lungo il Lario, da Como a Chiavenna e quindi la prosecuzione del percorso attraverso lo Spluga verso Coira (da MARIOTTI V. 1989, p. 7). L origine di una delle vie più importanti della valle, la via Valeriana, sono molto incerte, così come il suo percorso, in parte sul fondovalle ed in parte a mezzacosta, fino a Bormio; da questo punto era quindi possibile proseguire attraverso i passi di Fraele, del Gallo, della Val Mora e dell Umbrail. É inoltre probabile che il tracciato della via sia stato più volte ripristinato e abbia mutato il suo tracciato a seconda dello spostamento dell alveo dell Adda, collocandosi, di volta in volta, sulla sua destra o sinistra idrografica del fiume. Attualmente, si mantiene il toponimo per la strada immediatamente ai piedi del versante sulla destra idrografica dell Adda da Ardenno a San Pietro e quindi per un breve tratto alle porte di Sondrio; nel distretto di Teglio è possibile che il suo percorso fino a Tresenda ricalcasse in parte quelli attuali di via Ragno, via Ravoledo, via Boscarini, via Valgella Vangotta, via Filina e via Valgella Marantelli, tutte vie che corrono parallele alla strada provinciale, alla base dei terrazzamenti. A sostegno di un origine romana della via è il suo stesso nome, secondo alcuni linguisti da porre in relazione con l imperatore Valeriano, recatosi in Rezia tra il 252 e il 253 d.c., mentre secondo altri sarebbe semplicemente interpretabile come via di valle ; a questo proposito viene in particolare fatto riferimento ad alcuni documenti del XVII secolo, che attribuirebbero il medesimo toponimo, via Valeriana, ad una strada di collegamento tra Albosaggia e Caiolo. Sempre durante il periodo romano, particolarmente importanti nel contesto valtellinese erano le vie d acqua lacustri e fluviali, che permettevano di risalire il Lario da Comum (= Como) fino, inizialmente, a Summus Lacus (= Samolaco), e poi, in seguito, più a Sud, a Riva di Chiavenna 127, con un tempo di percorrenza di circa 16 ore 128 ; le testimonianze dell esistenza di 126 Vedi capitolo sulla toponomastica. 127 Probabilmente a causa dell arretramento delle acque, così che il Lago di Como e quello di Mezzola risultavano probabilmente uniti. La navigabilità dell Adda era inoltre garantita circa fino al castello di Domofole di Traona. 49

50 questa rotta derivano da tre iscrizioni lapidee del Corpus inscriptionum latinarum, che fanno riferimento ad un Collegium nautarum comensium, dalla nomina, dopo il trasferimento della capitale imperiale a Milano ( d.c.), di un Praefects classis comensis cum curis civitatis, e dalle citazioni del poeta Claudiano (De Bello Gothico) del passaggio sul lago del generale vandalo Stilicone. Come attestato dalla Tabula Peutigeriana 129 e dall Itineraria Antonini 130, in corrispondenza di Clavenna (= Chiavenna) l itinerario terrestre si divideva quindi in due percorsi alternativi, proseguendo verso Curia Raetorum (= Coira) da una parte attraverso la Val San Giacomo e il passo dello Spluga 131, dall altra lungo la Val Bregaglia e i passi del Settimo 132 o del Maloia e dello Julier 133. A sinistra, la Tabula peutingeriana, particolare del Lago di Como (da PEDRANA C. 2004, p. 13) e a destra il passo dello Julier (da MARIOTTI V. 2004, p. 8). Sempre lungo la Valchiavenna erano inoltre aperte anche numerose altre possibili vie di transito attraverso i passi alpini, ed in particolare il passo della Forcola, il passo Baldiscio, il passo Curciusa, il passo Emet e il passo dell Acqua Fraggia. Tra gli altri passi valtellinesi di particolare importanza, sul versante retico, in Valmalenco, il 128 A fronte di circa tre giorni di cammino via terra. 129 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell impero e le relative tappe in miglia realizzato su una tavola di bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un editto emesso dall imperatore Claudio nel 46 d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo. 130 Della fine del IV secolo d.c. 131 Forse il tracciato in selciato fu realizzato nel II secolo d.c. (PEDRANA C. 2004, p. 15). BAGIOTTI T. 1958, pp ; BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp ; MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 13; MONTEFORTE F., CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp ; TOZZI P. 1995, pp ; SCEFFER O. 2006, p. XV; RIEDI T. 2007, pp Per il tratto tra Montespluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari, uno verso Madesimo, detto strada di sopra, e l altro lungo la così detta via del Cardinello, verso Isola, entrambi probabilmente già attivi durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp ). Forse il nome di quest ultimo è da ricollegarsi al sistema di cardo e decumano degli impianti stradali romani, dove i cardines costituivano le strade parallele al cardo maximus: in questo senso la via del Cardinello costituirebbe un percorso secondario rispetto a quello passante per Madesimo. 132 Probabilmente il maggior collegamento tra Murus (= Castelmur) e Tinnetio (= Tinzen); viene citato solo a partire dal IV secolo d.c. e la sua toponomastica è molto discussa, forse dal latino saepire = recintare o set = luogo di sosta. 133 Come attestato da un altro itinerarium adnotatum. Sopravvivono tracce di profondi binari incisi nella roccia, che attestano il passaggio di carri pesanti per il trasporto delle merci (BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 39). 50

51 passo del Muretto 134 e il passo di Tremogge, da Tirano e Poschiavo il passo del Bernina e da Grosio i valichi della Val Grosina, mentre sul versante orobico il passo dell Aprica, il passo di Piangembro, il passo del Mortirolo, il passo di Fraele, il passo del Gallo, il passo della Val Viola, il passo della Forcola e il passo Gavia 135. Quest ultimo, insieme probabilmente all Aprica, doveva essere una delle vie di comunicazione privilegiate per la Valcamonica. A partire dall arrivo dei Longobardi, lungo il Lario iniziò ad essere gradualmente privilegiato il percorso via terra della via Regina, sebbene le origini della strada risalgano probabilmente già al periodo preromano. Totalmente erronea è quindi la tradizione che vuole attribuire la realizzazione di questo tracciato alla regina Teodolinda 136 e lo stesso toponimo viene menzionato solo a partire da documenti della metà dell XIII secolo 137. Caduto in disuso durante i conflitti con i Franchi 138, il tracciato venne rivalutato solo a partire dal XIII secolo 139, ma, nel contesto valchiavennasco, in una sua variante più occidentale, in prossimità della valle Francesca, venendo così ribattezzato via Francisca 140. Con l avvento dei Carolingi, si promosse l istituzione di pedaggi e dogane per il transito delle merci attraverso i passi alpini, dando così un nuovo impulso alla ristrutturazione di molte infrastrutture rimaste in stato di semiabbandono durante quasi tutto il precedente periodo altomedievale. Anche la progressiva affermazione della religione cristiana e la diffusione capillare sul territori di numerosi edifici di culto, concorsero allo sviluppo di determinati tracciati piuttosto che altri; in particolare, acquistarono sempre più importanza quelli passanti vicino agli xenodochia, strutture affiancate alle chiese e destinate all ospitalità dei pellegrini e dei forestieri. La religiosità diventò inoltre sempre più radicata e trovò espressione anche attraverso la devozione itinerante delle processioni lungo i sentieri che collegavano un borgo all altro, costellati di piccole cappelle. Per quanto riguarda il Comune di Teglio, ne sopravvivono ancora moltissime: tra i casi più interessanti, la piccola santella sul tracciato dell antica mulattiera tra San Giovanni e Ca Frigeri, la cui presenza, proprio in corrispondenza delle incisioni preistoriche, sembra segnalare una volontà di sovrapposizione del culto cristiano a quello pagano, o, ancora, quella al bivio della contrada La Cruseta (= Le Crocette), il cui toponimo deriva probabilmente dal latino crux, crucis = croce, facendo riferimento ad un incrocio di strade; ancor oggi, appena prima del nucleo abitato, in corrispondenza proprio della cappella, si imposta il bivio di un sentiero che prosegue verso Nord/Ovest, la cui esistenza deve probabilmente risalire all antichità. 134 Frequentato probabilmente già durante la preistoria, ma particolarmente attivo soprattutto durante l Età romana e medievale. 135 Che, fin dall epoca preistorica, dovette costituire anche una valida alternativa a quello dell Aprica verso la Valcamonica. 136 ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p Teodolinda fu regina dei Longobardi nel VII secolo d.c. 137 Prima come via Regia nel 1256, quindi via Regina nel 1335 (Statuti comunali di Como) e quindi Strada regale nel BUZZETTI P. 1928, p. 5; BUNDI M. 1969, p. 1; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p Scomparendo però dalla cartografia storica, lungo il Lario, fino al XVIII secolo e al Cessato Catasto. 140 L interpretazione del toponimo, piuttosto diffuso nei contesti alpini, è molto discussa: potrebbe far riferimento ad un percorso privilegiato dai Franchi durante gli scontri con i Longobardi o derivare dall antico francese franchir (= superare), in riferimento alla finalità di questi tracciati transalpini (BALATTI M. 1995, pp ; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 41). Non è tuttavia chiaro se questo tratto di antica via Regina sia da identificarsi con quello della via Francisca, oppure se il secondo subentrò al primo, rimarcandone in parte il percorso, ma non sostituendovisi totalmente. 51

52 In alto, foto aerea dell area della torre de li beli miri e di Ca Branchi con, in rosso, una parte del possibile tracciato antico della strada Sottocastello; sotto, cartolina storica con a Sud/Ovest della torre il percorso. Sempre per quanto riguarda la viabilità minore del territorio, con lo sviluppo dei piccoli borghi medievali delle frazioni è probabile che andò sviluppandosi un nuovo sistema viario di collegamento tra gli stessi. Per quanto riguarda Teglio in particolare, la toponomastica moderna conserva la voce di via Sotcastel (= Sottocastello), un tracciato tra Palazzo Besta e la frazione di Ca Branchi, che taglia da Ovest verso Est il dosso della torre de li beli miri. Attualmente il percorso è stato in parte ricalcato e in parte sostituito da una strada asfaltata, ma rimangono ancora tracce di parte della mulattiera che, con alcuni tornanti, passando attraverso i vigneti e la boscaglia, scendeva fino ai piedi del dosso. Se con l Età altomedievale si aveva in genere assistito ad una generale trascuratezza della manutenzione dei tracciati viari e alla caduta in disuso di molti di essi, con il Basso Medioevo iniziò invece una marcata inversione di tendenza, come appare evidente ad esempio con i lavori di ampliamento della sede stradale del passo del Settimo uno dei più privilegiati delle Alpi centrali nel L avvento degli Sforza segnò inoltre un momento fondamentale per la ristrutturazione delle infrastrutture, di pari passo con il potenziamento delle fortificazioni del territorio per la difesa dai Grigioni; vennero risistemate le strade di Desco, all imbocco della valle di Tartano, e della Sassella e, per garantire la transitabilità dei fiumi, costruiti nuovi ponti sul Masino e sull Adda, a San Pietro e a Ganda (a Morbegno), in direzione della Valchiavenna e del passo dello Spluga. Con la conquista grigione della Repubblica delle Tre Leghe, divennero invece infine sempre più importanti i rapporti commerciali con Venezia (allora sovrana sull intera provincia di Bergamo) e lo sfruttamento di vie alternative rispetto a quelle passanti sul territorio del Ducato di Milano (e quindi degli Asburgo, nemici dei Grigioni), come ad esempio la mulattiera della Strada dei Cavalli 142 che permetteva di collegare la via Valeriana con la Valchiavenna, transitando sopra il 141 Venne così reso possibile il transito di carri con una massa maggiore, fino a crica 300 kg. 142 L origine del nome potrebbe essere dovuta al passaggio frequente di animali da soma per il trasporto del vino di 52

53 passo di Corbè (o sasso di Verceia), e si inseriva quindi sul tracciato della via Priula 143 da Morbegno verso la Bergamasca, passando probabilmente attraverso il passo San Marco verso la Val Brembana. A partire dal XV e dal XVII secolo anche il passo del Settimo entrò inoltre a far parte del sistema viario dei Grigioni, pur perdendo progressivamente preminenza, in favore del passo dello Spluga. A sinistra la strada Priula in corrispondenza di Mezzoldo (Bg) (da < e a destra la cascata di Pianazzo e la salita verso lo Spluga, acquatinta, stabilimento H. Füssli, Zurigo, sec. XIX (da GORFER A.1993, p. 46). origine valtellinese diretto verso Nord (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 118 e p. 120; SCARAMELLINI G. 2002, p. 12). Paolo Giovio, studioso comasco del 500, ne descrive la realizzazione nella sua opera Descriptio Larii lacus. 143 DE BERNARDI L. 1994, p. 37; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 58. La strada fu costruita tra il 1592 e il 1593 per ordine del podestà di Bergamo, Alvise Priuli. 53

54 2.4.3 Analisi della toponomastica La toponomastica del comune di Teglio è molto complessa, sia per la profondità delle sue radici storiche, che affondano nella preistoria, che per i molteplici fattori che hanno influito sulla stessa, arricchendola. In ambito archeologico in particolare essa costituisce un valido indizio della storia passata e dei caratteri vocazionali di un territorio ed attraverso il suo studio è possibile risalire fino al ceppo della popolazione che lo ha frequentato. Le attestazioni relative al periodo preromano, probabilmente riferibili a popolazioni del ceppo celto-retico, sono abbastanza diffuse e si possono rintracciare ad esempio nei toponimi Vangione, dalla tribù dei Vangiones 144, come Ligone da quella dei Lingones 145, entrambi con terminazione -one, sempre di ambito celtico (come anche Brione), oppure da vanzo = dosso di terreno in zona acquitrinosa 146, Dena, dal suffisso etrusco/retico -ena/-eno, Bondone (torrente), forse dal gallico bundos = suolo, conca, fondo 147 oppure dal germanico bondo o dal gallo-romano bondus, Posseggia e Panaggia, entrambe caratterizzate dal suffisso -aggia, tipico dell ambito celtico, e, infine, Crap, da *krappa / *klappa < *grepp = sasso, roccia 148. L impronta romano-latina è particolarmente attestata e possono essere ricondotti a questo substrato numerosi toponimi, che, di volta in volta, traggono ispirazione da determinate caratteristiche del territorio o dalla sua storia. Una prima considerazione riguarda innanzitutto proprio il toponimo Teglio, che ha dato il nome all intera Valtellina; le ipotesi relative alla sua derivazione sono molteplici, ma etimologicamente tendono tutte a fare riferimento alla lingua latina: dal lat. tilia, ae = tiglio, attraverso il gentilizio Tillius o Tellius, o da attegia, ae = capanna, tettoia, casina oppure da tego, is, texi, tectum, tegere = coprire, proteggere o, infine, da teges, tegetis = stuoia di canne o giunchi 149. É tuttavia da sottolineare come, in ogni caso, a parte il discorso linguistico, sia molto difficile trovare giustificazioni concrete di queste possibili derivazioni. Tra gli altri toponimi interessati da ritrovamenti archeologici: Ca Frigeri, dal lat. frigidarium = luogo fresco 150, Villanova, dal lat. villa, ae + nova = nuova dimora di campagna o fattoria con podere 151, Tresenda, dal lat. tardo transienda (transeunda) = luogo da attraversare Carona, dal lat. quadra, riferito ad appezzamenti di terreno, oppure da kar = pietraia + suffisso - ona, che indica città, paese 152, Vallene, dal lat. vallis, is = valle 153, Verida, dal lat. virectum, i = luogo verdeggiante 154, Boalzo, dal lat. bos, bovis = bue oppure smottamento 155, Le Crocette, dal lat. crux, crucis = croce, ad indicare un antico incrocio di strade, Crespinedo, dal lat. crispus, a, um = increspato, poi nel dialetto tellino crespìn = cono di deiezione dei fiumi 156, Fulatin, dal lat. follis, is 144 Ipotesi di Don M. G. Simonelli. 145 É contemplata anche l ipotesi di una derivazione da ligonius o aliconius, termini riferiti a terreni privati di epoca romana, o dal lat. ligo, ligonis = zappa (GARBELLINI G. 2007, 147; BRACCHI R. 2011, p. 149). 146 Sebbene nella zona non siano presenti zone acquitrinose. 147 BRACCHI R. 2011, p BRACCHI R. 2011, p BOTTAZZI N In questo caso è molto interessante sottolineare come a volte sia il toponimo del luogo a dare il nome ad una determinata famiglia e a volte l opposto. 151 Poi acquista il significato di paese (BRACCHI R. 2011, p. 120). 152 In questo caso il toponimo avrebbe una derivazione celtica. 153 BRACCHI R. 2011, p BRACCHI R. 2011, p BRACCHI R. 2011, p BRACCHI R. 2011, p

55 = sacco + suffisso cumulativo aceu + -one, Caven, dal lat. cavannus = civetta, un animale che avrebbe rievocato il mistero della morte 157 e quindi in questo caso compatibile con l ipotesi che i siti megalitici avessero anche una funzione funeraria 158, Somasassa, dal lat. saxum, i = sasso + summum = sommità 159, e infine Doss de la Forca, dal lat. furca, ae = passaggio ristretto 160 ; dalla forma greco-latina platta = di forma piatta, schiacciata, deriverebbero invece Piàte e Le Piatine, ad indicare uno spazio pianeggiante 161. Rispetto al periodo longobardo sopravvivono invece pochi toponimi, ad esempio Ca Scranzi, dal germanico sckrane, poi skragia, latinizzato in scragium = sbarra, transenna, griglia o pescaia in un torrente, per il quale è possibile che il riferimento fosse al torrente vicino 162. In ultimo, alcuni toponimi hanno una derivazione prettamente dialettale, come è evidente in Cornal, da còrn = corno di roccia, riferito ai grossi massi isolati caratteristici nella zona, Valgella, da valgel 163, i numerosi corsi d acqua della frazione, La Quascia, da cuàsc, dalla voce lombarda coàsc = covo, caverna, riparo, e, infine Credè, dalla voce dialettale tellina créda = creta, argilla 164. Oltre a queste osservazioni di carattere etimologico, è inoltre possibile individuare, delle tipologie di toponimi particolarmente diffuse nel territorio, ed in particolare: eponimi, toponimi agiografici e toponimi inerenti le strutture di fortificazione. Tra gli eponimi, particolarmente frequenti sono quelli composti da ca e dal nome di una famiglia storica locale, come ad esempio Ca Branchi, indicata anche come cuntràda di mesèr, contrada dei proprietari terrieri, o Ca Gianoli o Nigola, dall antica famiglia Nivola, originaria di Gera di Chiuro (o forse da nuvola ) 165. Ancor più attestati sono i toponomi agiografici, legati quindi ai culti (e ai luoghi di culto) di determinati santi, in particolare: Santa Maria a Ligone, Sant Antonio, San Sebastiano, San Martino, San Silvestro, San Giovanni, San Rocco e San Gervasio 166 e anche il toponimo Capitèl, che segnala la presenza di una cappella e viene spesso utilizzato, per estensione, per indicare tutta l area 167 ; molto interessante è inoltre la dedica unica in tutta la diocesi di Como della chiesa di Carona a Sant Omobono, che attesta forse un immigrazione di Cremonesi (il Santo è infatti il patrono della città) a seguito delle sconfitte subite nel XII secolo ad opera di Federico Barbarossa 168. Tutti questi elementi, insieme alla presenza sul territorio di numerosissime chiese, santelle e cappelle, confermano l esistenza di una tradizione religiosa profondamente radicata, che risale fino ad una delle più antiche chiese pievane della Valtellina, Sant Eufemia Ipotesi del Prof. R. Bracchi. 158 Ipotesi del Prof. E. Anati. Tra le altre teorie, che il toponimo potesse derivare da càve = valle stretta e cupa o indicare un luogo per far defluire le acque. 159 GARBELLINI G. 2007, p In questo caso si fa riferimento alla prospettiva particolarmente panoramica della località. Analogamente, anche la Val Belviso, deve il suo nome alla bellezza della zona (BRACCHI R. 2011, p. 132). 160 Dal latino furca = forca (BRACCHI R. 2011, p. 132). Insieme a Ca del Boia (in via Piatte n. 20, Teglio), anche il dosso De la Forca è un chiaro richiamo al periodo medievale e all amministrazione della giustizia tramite la pena capitale. 161 BRACCHI R. 2011, pp GARBELLINI G. 2007, p Dal latino vallis = valle (BRACCHI R. 2011, pp ). 164 BRACCHI R. 2011, p BRACCHI R. 2011, pp BRACCHI R. 2011, pp BRACCHI R. 2011, p SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, p La prima attestazione risale ad un documento del 1117 relativo alla consacrazione della chiesa di Sant Eufemia in plebana Tilij. 55

56 Un discorso a parte meritano i toponimi che rimandano alla sfera delle fortificazioni, in quanto il sistema difensivo del comune doveva senza dubbio essere molto articolato 170 e prevedere sia il controllo del fondovalle, sia quello delle Orobie; la posizione più strategica era senza dubbio quella della torre de li beli miri di Teglio, il cui campo visivo spaziava da tutte le frazioni ad una delle principali vie di comunicazione con la Valcamonica, il passo dell Aprica. I toponimi riferiti al tema delle fortificazioni sono particolarmente numerosi: Castèl, Castelàsc, Castelét, Castelino, Castelvetro 171, Demignone e Vedescia 172 ; ad eccezione degli ultimi due, tutti gli altri derivano chiaramente dalla voce latina castrum = accampamento fortificato (nel caso di Castelvetro, castrum vetus = castello antico), mentre Vedescia da torre di vedetta e Demignone, secondo gli studiosi, dal francese domignoneo, a sua volta dal termine longobardo domuicultilis = casa domnicata, ovvero casa abitata, poi fortificata dal periodo feudale 173, oppure dal lat. dominio = palazzo della signoria, dongione = torre del castello in italiano 174. La realtà delle evidenze archeologiche sembra in parte confermare e in parte smentire questi indizi ed è dunque necessario procedere con cautela, per non farsi trarre in inganno dalla semplice attestazione di un toponimo, dandone per scontata l originalità: tramandati spesso attraverso la tradizione orale, non è infatti insolito che i toponimi si evolvano nel tempo, sia dal punto di vista etimologico che contestualmente alla loro area di pertinenza, estendendola, contraendola o, a volte, addirittura mutandola. Se a Castèl (a Teglio), Castelàsc (a Somasassa e anche in contrada Bondone, lungo il percorso da Tresenda e Carona 175 ) e Castelvetro è infatti ancora possibile rintracciare i ruderi di antiche mura e torri, a Castelét, Castelino, Demignone e Vedescia non ci sono prove dell effettiva passata esistenza di fortificazioni; in particolare, per quanto riguarda il Castelino, è possibile che il toponimo facesse riferimento non tanto all esistenza di un castello, quanto a delle torri naturali di roccia presenti proprio nella località. É invece infine in altri contesti, privi di spunti toponomastici, che si riscontra chiara presenza di strutture riferibili al periodo medievale e non solo, ed in particolare con i resti della torre di Carona ed il castelliere (forse di origine protostorica) di La Quascia a Posseggia É probabile che ne facesse parte anche la vicina torre di Nemina, oggi nel comune di Bianzone. 171 GARBELLINI G. 2007, pp ; SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp ; GARBELLINI G. 2007, p. 62. Forse anche dal tell. Vidisciùn = sarmenti, tralci disseccati della vite, che si usavano per accendere il fuoco (BRACCHI R. 2011, pp ). 173 GARBELLINI G. 2006, p BRACCHI R. 2011, p La tradizione orale tramanda anche l esistenza di un antica chiesetta. 176 GARBELLINI G. 2007, p

57 3 - ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI 3.1 Predisposizione dei dati su piattaforma GIS Il progetto di valutazione del Rischio Archeologico, realizzato nell ambito del PGT del Comune di Teglio, ha previsto anche una sintesi finale di elaborazione dei dati gestibile in ambiente GIS. La finalità essenziale di tale valutazione è l individuazione della presenza dei siti e contesti archeologici, stimandone forma, natura, consistenza e stato di conservazione, in relazione ad interventi urgenti sul territorio determinati da piani urbanistici, pianificazione agraria e grandi opere infrastrutturali. I siti e i rinvenimenti archeologici sono stati in seguito georeferenziati sulla base cartografica vettoriale dell aereofotogrammetrico in scala 1: del Comune di Teglio fornita dal Comune stesso. I principali campi delle schede di Contesto Archeologico sono stati inseriti in un geodatabase collegato ad un tema puntuale in formato shape-file gestibile all interno delle più diffuse piattaforme GIS. Tale tematismo è denominato: contesti_archeo.shp. La tabella degli attributi contiene i seguenti campi: ID_SITO: codice numerico del singolo contesto archeologico. LOCALITA : campo testuale descrittivo relativo alla località principale del contesto TIPOLOGIA: campo testuale contenente le informazioni sintetizzate e indicizzate relative alla tipologia del contesto archeologico. (campo Indicizzato) INTEPRETAZIONE: campo testuale contenente l indicazione specifica della funzione del contesto archeologico. (campo Indicizzato) SPECIFICAZIONE: campo testuale contenente ulteriori informazioni specifiche circa il contesto archeologico. POSIZIONAMENTO: campo testuale contenente i livelli informativi circa la precisione della localizzazione del contesto. I gradi sono: georeferenziato, certo, incerto. (campo Indicizzato) CRONOLOGIA: campo testuale contenente la periodizzazione del contesto archeologico. Nel caso di più fasi cronologiche in questo campo sintetico è stata presa in considerazione la cronologia caratterizzante il contesto archeologico stesso, rimandando alle schede di testo l approfondimento relativo. (campo Indicizzato) CONSERVAZIONE: campo testuale contenente l informazione circa lo stato attuale del contesto archeologico, se si trova in situ o non in situ. (campo Indicizzato) 57

58 GIACITURA: campo testuale contenente l informazione circa la giacitura del contesto archeologico al momento del ritrovamento. In questo caso la giacitura è primaria o secondaria. (campo Indicizzato) 3.2 Distribuzione dei contesti archeologici Il lavoro di censimento, schedatura e posizionamento ha restituito un totale di 77 evidenze archeologiche comprese all interno dei confini comunali. I contesti archeologici sono concentrati per la maggior parte sul versante retico del Comune (72 contesti), compresi principalmente tra il fondo valle e circa i 900 m di quota, e solo in piccolissima parte sul versante orobico (5 contesti). Quest ampia sproporzione distributiva è sicuramente in parte influenzata dallo sviluppo delle ricerche sul territorio, che si sono concentrate per la maggior parte proprio nei dintorni del dosso di Teglio ed in parte è rappresentativa del reale popolamento del territorio tellino attuale e del passato. I ritrovamenti sono stati suddivisi in sei categorie principali sulla base della tipologia del contesto stesso. I contesti archeologici conosciuti sono rappresentati per quasi la metà del totale (44%) da incisioni rupestri presenti sia su affioramenti rocciosi sia su massi erratici. I petroglifi sono costituiti sia da incisioni semplici come coppelle o gruppi di coppelle sia da grandi complessi istoriati con elementi figurativi molto articolati. Molti di questi possono essere riferibili all Età pre/protostorica, anche se non sempre sono possibili datazioni precise in mancanza di solidi elementi datanti. Le incisioni rupestri hanno una distribuzione abbastanza capillare su tutto il territorio, ma formano una grossa concentrazione nell area del Doss della Forca. La seconda categoria più rappresentata è quella delle stele dell Età del Rame (25% dei contesti totali). Questa categoria include i contesti archeologici relativi ad un fenomeno molto particolare e caratteristico dell area tellina, di cui si è già parlato nella prima parte della presente relazione. I contesti dove sono state ritrovate stele e frammenti di stele sono in tutto 19. C è da precisare che le schede di sintesi non corrispondono al numero effettivo di frammenti di stele rinvenuti ma raggruppano in alcuni casi in un unico contesto anche varie di queste o loro frammenti. Le stele si distribuiscono in luoghi topografici ben precisi disposti a corona intorno al dosso di Teglio e compresi in una fascia altimetrica tra i 400 m e i 700 m. La terza categoria rappresentata è costituita da quelli definiti come reperti sporadici, ovvero quell insieme eterogeneo di manufatti rinvenuti generalmente fuori dal loro contesto originario. Fanno parte di questa tipologia 9 ritrovamenti (12% del totale), costituiti in genere da monete, armi e oggetti di corredo tombale, facenti parte di vecchi rinvenimenti occasionali. Nella quarta categoria sono invece inseriti gli scavi archeologici di emergenza effettuati a partire dagli anni 80, su iniziativa della Soprintendenza Archeologica della Lombardia. Gli scavi (che rappresentano il 10% dei contesti totali) sono stati effettuati soprattutto all interno del centro storico e hanno e permesso di indagare nel dettaglio la lunga storia evolutiva dell abitato di Teglio a partire dall Età del Bronzo Finale fino ad oggi. I contesti che rientrano nella categoria delle strutture murarie sono in totale 6 (8% del totale) e rappresentano tutte quelle evidenze archeologiche costituite da resti di murature ancora in parte visibili, come fortificazioni ed edifici. 58

59 L ultima categoria è rappresentata da un unico contesto costituito dai resti documentati di un tratto di viabilità antica. Il tratto è la parte di un antica mulattiera che collegava San Giovanni a Teglio, e che, in alcuni punti, presenta ancora i solchi del passaggio delle ruote dei carri incisi nella pietra del fondo. Questo è l unico contesto di viabilità antica che potrebbe suggerire la sua origine romana. incisioni rupestri 34 reperti sporadici 9 strutture murarie 6 stele preistoriche 19 scavo archeologico 8 viabilità antica Grafico a barre dei contesti archeologici documentati suddivisi per tipologia 1% 44% 10% 25% viabilità antica scavo archeologico stele preistoriche strutture murarie 12% 8% reperti sporadici incisioni rupestri Percentuali dei contesti archeologici documentati suddivisi per tipologia 59

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