p.c. L ECO DI BERGAMO LORO SEDI



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Bergamo, 18 febbraio 2011 Spettabili - Regione Lombardia Sede Territoriale di Bergamo - Ente Regionale per i Servizi all'agricoltura e alle Foreste - Provincia di Bergamo - Prefettura di Bergamo - Comuni della Provincia di Bergamo - ARPA Dipartimento Provinciale di Bergamo - ASL della Provincia di Bergamo - Corpo Forestale dello Stato Provincia di Bergamo - Comunità Montana Valle Imagna - Comunità Montana Valle Brembana - Comunità Montana Valle Seriana - Comunità Montana Valle di Scalve - Comunità Montana Laghi bergamaschi - Parco Orobie Bergamasche - Parco dei Colli di Bergamo - Legambiente Bergamo - WWF Bergamo - Italia Nostra Bergamo - Flora Alpina Bergamasca - Orobie Vive - Guardie Ecologiche Volontarie - Ufficio della Motorizzazione Civile p.c. L ECO DI BERGAMO LORO SEDI OGGETTO: Divieto della circolazione mezzi motorizzati lungo sentieri e mulattiere di montagna della Provincia di Bergamo. La ricchezza dei sentieri nella bergamasca e il loro buono stato di conservazione è il frutto del lungo e duro lavoro di chi ci ha preceduto, e attualmente viene salvaguardato solo con l impegno di volontari di varie sezioni e sottosezioni del Club Alpino Italiano e altre associazioni coinvolte nella gestione della estesa e fitta rete di sentieri e percorsi, come ben rappresentata nella nuova 'Cartografia Turistico - Escursionistica della Provincia di Bergamo', un patrimonio comune fondamentale per sostenere la promozione del turismo naturalistico, storico-cultuale, rurale e agroalimentare di montagna di ogni valle bergamasca. Da anni, ormai, i frequentatori della montagna bergamasca alpinisti, escursionisti, sportivi e turisti segnalano e documentano ripetuti incontri e testimonianze del passaggio di motocross e mezzi

motorizzati e dei gravi danni conseguenti del loro transito su numerosi sentieri, itinerari e mulattiere del nostro territorio provinciale. Nonostante la Legge Regionale 5 dicembre 2008, n. 31 all art. 59 comma 3 affermi che Sulle strade agro-silvo-pastorali, sulle mulattiere e sui sentieri è vietato il transito dei mezzi motorizzati, ad eccezione di quelli di servizio e di quelli autorizzati in base al regolamento comunale di cui al comma 1, i sentieri rientranti sia nel Parco Orobie Bergamasche, nel Parco dei Colli di Bergamo e nelle Aree Protette, sia quelli esterni ad esse, sono spesso frequentati dai motociclisti e da altri mezzi meccanici non di servizio e non autorizzati. Ciò comporta onerose conseguenze di carattere: TECNICO: con distruzione talvolta irreparabile dei sentieri sottoposti al passaggio improprio e ripetuto dei mezzi meccanici, danni in particolare su terra battuta e con fondo bagnato, nelle zone prative e nei boschi, pregiudicando queste infrastrutture fondamentali per la frequentazione, conoscenza e protezione del territorio montano bergamasco. AMBIENTALE: con notevoli disagi sia agli escursionisti, camminatori e appassionati alla ricerca di un ambiente salutare, integro e sicuro sia di coloro che vi si trovano per attività professionali o economiche di montagna. A quanto sopra si aggiunga la distruzione di flora e vegetazione oltre al disturbo sempre estremamente dannoso per la fauna, in particolare nei periodi di riproduzione. SICUREZZA: con motocross innanzitutto, ma anche motoslitte, quad, mountain bike e pratica del down-hill, rendono molto precaria ed esposta a rischi e pericoli la pratica di ogni forma dell escursionismo, sia estivo che invernale, con il numero di incidenti a persone in continuo aumento. Di fronte alla situazione e alle conseguenze precedentemente descritte, causate da frequentatori della montagna che, violando palesemente la legge, provocano ingenti danni e non li riparano, tutte le Sezioni e Sottosezioni del CAI della Provincia di Bergamo, sollecitate anche da numerose segnalazioni e proteste di cittadini, sulla base anche degli indirizzi del CAI nazionale sull utilizzo dei mezzi meccanici in montagna, tra i quali il documento approvato dal Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo in data 15 luglio 2006 allegato alla presente, dopo attenta e ponderata riflessione interna INVITANO E SOLLECITANO FERMAMENTE TUTTI GLI ENTI COMPETENTI a realizzare un adeguata segnaletica su percorsi di montagna vietati al traffico delle moto; a svolgere efficaci controlli del transito dei mezzi motorizzati non autorizzati su sentieri, fuori strada e mulattiere; a ricercare le soluzioni più idonee per impedire i rischi alle persone e limitare il negativo impatto ambientale del fenomeno, anche attraverso lo studio e la creazione di aree e percorsi adatti alla pratica dell'intero sport del fuoristrada;

a realizzare fattivi interventi per ridurre i pesanti danni sui sentieri e tracciati di montagna, che vanificano il faticoso lavoro svolto da centinaia di volontari per il mantenimento dell intera rete sentieristica bergamasca al servizio di tutti; a contribuire tangibilmente alla gestione, manutenzione e promozione dell intero capitale sentieristico bergamasco, affiancando, sostenendo e integrando l indispensabile lavoro dei volontari; a sviluppare interventi di sensibilizzazione che possano concretizzarsi anche in una campagna permanente di educazione, rispetto e promozione dell ambientale, del territorio e dell intera rete sentieristica della Provincia di Bergamo. Disponibili a un confronto aperto e fiduciosi di un accoglimento della richiesta, si ringrazia per l attenzione e considerazione prestati e si porgono i migliori saluti. I Presidenti delle Sezioni e Sottosezioni Bergamasche del Club Alpino Italiano

LA PROPOSTA DEL CAI SULL UTILIZZO DI MEZZI MECCANICI NELL AMBIENTE MONTANO (documento approvato dal Comitato Centrale CAI in data 15 luglio 2006) Lo spunto per questa serie di riflessioni è costituito dalla proposta di legge N. 2991, presentata in Senato, il 16 giugno 2004, in merito alla disciplina della circolazione motorizzata su strade a fondo naturale e fuoristrada. Il problema richiama alla necessità che il C.A.I. assuma una posizione precisa, che non sia solo teorica, ma che possa concretizzarsi in una forte sensibilizzazione degli organi preposti a legiferare (coinvolgendo una volta tanto i deputati del gruppo Amici della montagna). L accesso alla montagna con mezzi meccanici e motorizzati assume diverse forme e la sua crescita esponenziale sta di fatto ostacolando la proposta C.A.I. di una montagna vissuta come etica e cultura. L uso del mezzo meccanico porta a svilire la montagna, trasformandola in luna park od in pista, facendo prevalere il mezzo (meccanico per l appunto) sul fine (quello della conoscenza della montagna). È chiaro che il primo rifiuto nasce da un piano ETICO: la montagna va vissuta in maniera diretta, va percorsa a piedi, per godere appieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette. Tutto ciò non può essere cancellato dalla potenza e dal rumore di un motore. L approccio meccanizzato diventa di fatto una sfida CULTURALE per il turista: quale montagna vivere, quale montagna esplorare, cosa portarsi a casa. Quali emozioni, quale vissuto. Il nostro approccio di alpinisti ed escursionisti è basato su una cultura del rispetto e della contemplazione, sia pure venata da una sana competizione e da un po di spirito di conquista. L avventurarsi in montagna è sempre legato all uso delle sole proprie forze, come unica regola per dare valore e completezza all esperienza. Ecco perché l escursionismo motorizzato (così come qualcuno l ha definito) non può rientrare nella nostra visione della montagna in quanto approccio irrispettoso e dannoso per la realtà montana. Esiste poi un problema TECNICO ed un problema AMBIENTALE. Tra gli aspetti del primo possiamo ricordare l effetto degli impianti e delle strade sul paesaggio con interventi irriguardosi nei confronti della natura e della sostenibilità della fruizione degli ecosistemi, ma anche la facilità di distruzione dei sentieri sottoposti all uso improprio di mezzi meccanici. Va ricordato che i sentieri sono frutto del lavoro dei nostri volontari e sono la rete che sostiene e mantiene il turismo montano in intere aree, la chiave di volta e la via preferenziale per la conoscenza di un territorio e, in alcuni casi, per la sua gestione.

Esiste infine un aspetto SICUREZZA che già comincia a manifestarsi: moto, motoslitte, quad ma anche mountain bike e la pratica del down-hill rendono insicura la pratica dell escursionismo estivo ed invernale ed i rischi di incidenti sono in continuo aumento. Non è dunque possibile permettere su strade e sentieri la circolazione promiscua senza andare incontro a seri problemi di sicurezza per l utenza. E importante, però, distinguere tra l uso dei mezzi motorizzati per lavoro, per puro divertimento o per gare sportive ed è chiaro che qui il tema s intreccia strettamente con quello delle strade di accesso alla montagna. Il lavoro di chi vive in montagna deve essere facilitato in tutti i modi possibili, pena l abbandono della stessa, con tutte le conseguenze del caso. Questo vale per qualsiasi lavoro, ma in particolare per quelli in via di estinzione, come l agricoltura, l allevamento del bestiame, la tradizione del maggengo e dell alpeggio. Per venire incontro alla legittima aspirazione di chi è appassionato dei mezzi fuori strada non vanno esclusi lo studio e la predisposizione di appositi percorsi, riservati a questo tipo di utilizzo, ma non interferenti con la rete sentieristica, così da evitare inquinamento ambientale ed acustico. La classificazione della viabilità in montagna sulla base delle caratteristiche degli itinerari, intesi come utilizzo, sezione, caratteristiche del fondo, luoghi serviti, comprende in linea di massima tre tipologie: a) sentieri b) strade agrosilvopastorali c) strade pubbliche Circa l utilizzo: sentieri: accesso e percorrenza solo ed esclusivamente a persone a piedi; motivazioni: rispetto dell ambiente; evitare fenomeni di dissesto; garantire la sicurezza degli utenti. strade agro-silvopastorali: accesso e percorrenza a persone a piedi, con mountain-bike, con veicoli a motore di persone aventi diritto (proprietari terreni, affittuari, concessionari); motivazioni: rispetto dell ambiente, limitazione del traffico per evitare la necessità di dover provvedere alla realizzazione di aree di ricezione (parcheggi, aree di sosta, ecc) e per le responsabilità dei gestori. strade pubbliche: accesso consentito a tutti gli automezzi. Inoltre: motoslitte: l accesso con motoslitta deve essere consentito solo su strade pubbliche o su strade agrosilvopastorali per gli aventi diritto; qualora si considerasse la motoslitta per attività di tipo agonistico devono essere individuati degli itinerari dedicati, che non interferiscano con l ambiente naturale in primo luogo e con gli itinerari sci alpinistici e di fondo escursionistico in secondo luogo.

elicotteri: nelle zone alpine l elicottero dovrebbe essere utilizzato solo per soccorso alpino, per la protezione civile, per la Polizia e le Forze Armate o per servizi logistici ai rifugi; no all eliski e no all elitour, in quanto contrari ai principi etici che dovrebbero governare l uso e l utilizzo della montagna. Di fronte quindi ad un accesso alla montagna di tipo motorizzato la posizione del CAI deve essere chiara e riprendere le forti intuizioni già espresse nel Bidecalogo e che di seguito riassumiamo. Si ritiene opportuno approvare una legge quadro sulla circolazione sui sentieri, mulattiere e tratturi che preveda: il divieto, salvo autorizzazione, di circolazione dei veicoli a motore eccezion fatta per le attività di protezione civile, polizia e delle Forze Armate, nonché per le esigenze agro-silvo-pastorali; la destinazione di particolari zone alla pratica del Trial, auto, quad e motocross; la destinazione di alcuni itinerari per la pratica del ciclismo di montagna (downhill). Auspichiamo che sia limitato da apposita norma legislativa: l uso degli elicotteri in montagna (in particolare sia vietata la pratica del cosiddetto eliski e ogni altra forma di sport o turismo eliportato); l uso delle motoslitte se non nell ambito delle stazioni sciistiche. A questo proposito questo sodalizio ritiene che le motoslitte debbano essere targate e coperte da assicurazione obbligatoria e che debbano essere condotte da personale in possesso di apposita autorizzazione, come previsto dalla legge delega n. 85 del 22.03.2001 para 2/1/cc (non ancora applicato). Ovviamente tutto questo ben si inserisce nel contesto di problematiche ambientali più ampie: riscaldamento globale, crisi energetica, sviluppo sostenibile. A questo punto ci sentiamo di dire che secondo il Club Alpino Italiano l accesso dell uomo alla montagna per un suo sviluppo sostenibile passa necessariamente per i punti sopra esposti e vuole essere una vera e propria proposta culturale, alternativa a quelle presentate da altri soggetti.

LA PROPOSTA DEL CAI SULL UTILIZZO DI MEZZI MECCANICI NELL AMBIENTE MONTANO (documento approvato dal Comitato Centrale CAI in data 15 luglio 2006) Lo spunto per questa serie di riflessioni è costituito dalla proposta di legge N. 2991, presentata in Senato, il 16 giugno 2004, in merito alla disciplina della circolazione motorizzata su strade a fondo naturale e fuoristrada. Il problema richiama alla necessità che il C.A.I. assuma una posizione precisa, che non sia solo teorica, ma che possa concretizzarsi in una forte sensibilizzazione degli organi preposti a legiferare (coinvolgendo una volta tanto i deputati del gruppo Amici della montagna). L accesso alla montagna con mezzi meccanici e motorizzati assume diverse forme e la sua crescita esponenziale sta di fatto ostacolando la proposta C.A.I. di una montagna vissuta come etica e cultura. L uso del mezzo meccanico porta a svilire la montagna, trasformandola in luna park od in pista, facendo prevalere il mezzo (meccanico per l appunto) sul fine (quello della conoscenza della montagna). È chiaro che il primo rifiuto nasce da un piano ETICO: la montagna va vissuta in maniera diretta, va percorsa a piedi, per godere appieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette. Tutto ciò non può essere cancellato dalla potenza e dal rumore di un motore. L approccio meccanizzato diventa di fatto una sfida CULTURALE per il turista: quale montagna vivere, quale montagna esplorare, cosa portarsi a casa. Quali emozioni, quale vissuto. Il nostro approccio di alpinisti ed escursionisti è basato su una cultura del rispetto e della contemplazione, sia pure venata da una sana competizione e da un po di spirito di conquista. L avventurarsi in montagna è sempre legato all uso delle sole proprie forze, come unica regola per dare valore e completezza all esperienza. Ecco perché l escursionismo motorizzato (così come qualcuno l ha definito) non può rientrare nella nostra visione della montagna in quanto approccio irrispettoso e dannoso per la realtà montana. Esiste poi un problema TECNICO ed un problema AMBIENTALE. Tra gli aspetti del primo possiamo ricordare l effetto degli impianti e delle strade sul paesaggio con interventi irriguardosi nei confronti della natura e della sostenibilità della fruizione degli ecosistemi, ma anche la facilità di distruzione dei sentieri sottoposti all uso improprio di mezzi meccanici. Va ricordato che i sentieri sono frutto del lavoro dei nostri volontari e sono la rete che sostiene e mantiene il turismo montano in intere aree, la chiave di volta e la via preferenziale per la conoscenza di un territorio e, in alcuni casi, per la sua gestione. Esiste infine un aspetto SICUREZZA che già comincia a manifestarsi: moto, motoslitte, quad ma anche mountain bike e la pratica del down-hill rendono insicura la pratica dell escursionismo estivo ed invernale ed i rischi di incidenti sono in continuo aumento. Non è dunque possibile permettere su strade e sentieri la circolazione promiscua senza andare incontro a seri problemi di sicurezza per l utenza. E importante, però, distinguere tra l uso dei mezzi motorizzati per lavoro, per puro divertimento o per gare sportive ed è chiaro che qui il tema s intreccia strettamente con quello delle strade di accesso alla montagna. Il lavoro di chi vive in montagna deve essere facilitato in tutti i modi possibili, pena l abbandono della stessa, con tutte le conseguenze del

caso. Questo vale per qualsiasi lavoro, ma in particolare per quelli in via di estinzione, come l agricoltura, l allevamento del bestiame, la tradizione del maggengo e dell alpeggio. Per venire incontro alla legittima aspirazione di chi è appassionato dei mezzi fuori strada non vanno esclusi lo studio e la predisposizione di appositi percorsi, riservati a questo tipo di utilizzo, ma non interferenti con la rete sentieristica, così da evitare inquinamento ambientale ed acustico. La classificazione della viabilità in montagna sulla base delle caratteristiche degli itinerari, intesi come utilizzo, sezione, caratteristiche del fondo, luoghi serviti, comprende in linea di massima tre tipologie: a) sentieri b) strade agrosilvopastorali c) strade pubbliche Circa l utilizzo: sentieri: accesso e percorrenza solo ed esclusivamente a persone a piedi; motivazioni: rispetto dell ambiente; evitare fenomeni di dissesto; garantire la sicurezza degli utenti. strade agro-silvopastorali: accesso e percorrenza a persone a piedi, con mountain-bike, con veicoli a motore di persone aventi diritto (proprietari terreni, affittuari, concessionari); motivazioni: rispetto dell ambiente, limitazione del traffico per evitare la necessità di dover provvedere alla realizzazione di aree di ricezione (parcheggi, aree di sosta, ecc) e per le responsabilità dei gestori. strade pubbliche: accesso consentito a tutti gli automezzi. Inoltre: motoslitte: l accesso con motoslitta deve essere consentito solo su strade pubbliche o su strade agrosilvopastorali per gli aventi diritto; qualora si considerasse la motoslitta per attività di tipo agonistico devono essere individuati degli itinerari dedicati, che non interferiscano con l ambiente naturale in primo luogo e con gli itinerari sci alpinistici e di fondo escursionistico in secondo luogo. elicotteri: nelle zone alpine l elicottero dovrebbe essere utilizzato solo per soccorso alpino, per la protezione civile, per la Polizia e le Forze Armate o per servizi logistici ai rifugi; no all eliski e no all elitour, in quanto contrari ai principi etici che dovrebbero governare l uso e l utilizzo della montagna. Di fronte quindi ad un accesso alla montagna di tipo motorizzato la posizione del CAI deve essere chiara e riprendere le forti intuizioni già espresse nel Bidecalogo e che di seguito riassumiamo. Si ritiene opportuno approvare una legge quadro sulla circolazione sui sentieri, mulattiere e tratturi che preveda: il divieto, salvo autorizzazione, di circolazione dei veicoli a motore eccezion fatta per le attività di protezione civile, polizia e delle Forze Armate, nonché per le esigenze agro-silvo-pastorali; la destinazione di particolari zone alla pratica del Trial, auto, quad e motocross; la destinazione di alcuni itinerari per la pratica del ciclismo di montagna (down-hill). Auspichiamo che sia limitato da apposita norma legislativa:

l uso degli elicotteri in montagna (in particolare sia vietata la pratica del cosiddetto eliski e ogni altra forma di sport o turismo eliportato); l uso delle motoslitte se non nell ambito delle stazioni sciistiche. A questo proposito questo sodalizio ritiene che le motoslitte debbano essere targate e coperte da assicurazione obbligatoria e che debbano essere condotte da personale in possesso di apposita autorizzazione, come previsto dalla legge delega n. 85 del 22.03.2001 para 2/1/cc (non ancora applicato). Ovviamente tutto questo ben si inserisce nel contesto di problematiche ambientali più ampie: riscaldamento globale, crisi energetica, sviluppo sostenibile. A questo punto ci sentiamo di dire che secondo il Club Alpino Italiano l accesso dell uomo alla montagna per un suo sviluppo sostenibile passa necessariamente per i punti sopra esposti e vuole essere una vera e propria proposta culturale, alternativa a quelle presentate da altri soggetti.