LETTERA A HOREN = = =



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Transcript:

Scritti di Nichiren Daishonin volume 9 LETTERA A HOREN Il capitolo Hosshi (Maestro della Legge) nel quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Se una persona malvagia con malanimo comparisse davanti al Budda, lo maledicesse e lo ingiuriasse ininterrottamente per un intero kalpa, la sua offesa sarebbe ancora alquanto lieve. Ma se una persona pronunciasse una sola parola malvagia per maledire o diffamare i laici, i monaci o le monache che leggono e recitano il Sutra del Loto, la sua offesa sarebbe molto grave» 1. Il Gran Maestro Miao-lo così commenta: «Questa dichiarazione si riferisce agli elevati meriti della pratica del Sutra del Loto e ai suoi supremi principi; non è stata fatta per nessun altro sutra» 2. Per quanto riguarda il significato di questo brano del sutra, un kalpa può essere definito così: supponiamo che la durata della vita umana sia di ottantamila anni e che diminuisca di un anno ogni cento anni o di dieci anni ogni mille anni, e che continui a diminuire con questo ritmo fino a raggiungere la durata di dieci anni. 1. Sutra del Loto, cap. 10, pag. 209. 2.Hokke mongu ki, vol. 8. 47 A quel punto, una persona di dieci anni sarebbe come un ottantenne di oggi. Poi il processo si inverte: dopo cento anni aumenta da dieci a undici anni e, dopo altri cento anni, a dodici anni. Dopo mille anni aumenta a vent'anni, procedendo così fino a raggiungere nuovamente gli ottantamila anni. Il tempo che occorre a completare il processo di diminuzione e aumento viene chiamato kalpa. Ci sono altre definizioni di kalpa ma per il momento userò la parola kalpa in questo senso. Ci sono persone che per tutto un kalpa hanno manifestato odio nei confronti del Budda compiendo varie azioni con il corpo, la bocca e la mente. Una di queste è Devadatta. Il Budda era il figlio ed erede del re Shuddhodana e Devadatta era figlio del re Dronodana. Questi due sovrani erano fratelli e quindi Devadatta era un cugino del Budda. Nel presente come nel passato, tra i saggi come tra gli uomini comuni, la disputa per una donna è una delle principali cause di inimicizia. Quando il Budda Shakyamuni era ancora il principe Siddhartha e anche Devadatta era un principe ereditario, un ministro di nome Yasha aveva una figlia di nome Yashodhara, la più bella donna di tutte le cinque regioni dell'india, una vera dea la cui fama era rinomata

attraverso i quattro mari. Siddhartha e Devadatta fecero a gara per conquistare la sua mano e così sorse la discordia fra di loro. Più tardi Siddhartha lasciò la famiglia e diventò un Budda e Devadatta, prendendo come maestro il monaco Sudaya, lasciò anch'egli la famiglia per farsi monaco. Il Budda osservava i duecentocinquanta precetti e si conformava alle tremila regole di condotta, perciò tutti gli uomini e gli esseri celesti lo ammiravano e le quattro categorie di credenti lo onoravano e lo riverivano. La gente non dimostrava altrettanto rispetto per Devadatta il quale, sforzandosi in qualche modo di superare il prestigio di cui godeva il Budda, escogitò cinque regole che gli avrebbero permesso di 48 superare il Budda ed essere ammirato dalla società. Sono citate nello Shimbun ritsu: 1) vestirsi di stracci; 2) procurarsi il cibo solo mendicando; 3) mangiare un unico pasto al giorno; 4) sedersi sempre all'aperto; 5) non assumere né sale né i cinque sapori 3. Il Budda accettava le vesti che gli venivano donate, Devadatta indossava solo vesti fatte di stracci. Il Budda accettava i pasti che gli venivano offerti, Devadatta viveva solo di elemosine. Il Budda mangiava una, due o tre volte al giorno, Devadatta mangiava una volta soltanto. Il Budda si riparava nei cimiteri o sotto gli alberi, Devadatta sedeva tutto il giorno all'aperto. Il Budda di tanto in tanto assumeva sale o i cinque sapori, Devadatta non ne assumeva mai. Vedendo ciò, la gente cominciò a credere che Devadatta fosse superiore al Budda come le nuvole al fango. Devadatta cercò in ogni modo di privare il Budda della sua posizione. Il Budda era sostenuto da un credente laico, il re Bimbisara che ogni giorno forniva al Budda e ai suoi discepoli cinquecento carri colmi di offerte e continuò a farlo per anni, senza mai mancare un giorno. Devadatta, geloso di una simile devozione e volendo ottenerla per sé, istigò il principe "Nemico prima della nascita" 4 a uccidere suo padre. Egli stesso cercò di uccidere il Budda, colpendolo con una grossa pietra. Questa fu l'azione compiuta con il corpo. Calunniò e maledisse il Budda chiamandolo bugiardo e ingannatore; questa fu l'azione compiuta con la bocca. E nel suo cuore, considerò il Budda come suo mortale nemico sin dalla 3. Cinque sapori: acido, amaro, dolce, piccante e salato. 4. Nemico prima della nascita: è il significato in sanscrito di Ajatashatru, nome di un re dello stato indiano del Magadha, che, incitato da Devadatta uccise il padre, re Bimbisara, seguace di Shakyamuni. Nel Sutra Daihatsuneban si narra che re Bimbisara era così impaziente di avere un erede che fece uccidere anzitempo l'eremita che era destinato a rinascere come suo figlio. In seguito gli fu predetto che il bambino crescendo sarebbe diventato nemico del re. vita precedente; questa fu l'azione compiuta con la mente. Nessuna colpa può essere superiore a queste tre azioni. 49

Supponiamo che un uomo perfido come Devadatta commetta queste tre azioni e per un intero kalpa medio maledica e insulti il Budda Shakyamuni, lo colpisca con bastoni e ne sia geloso. La sua colpa sarebbe gravissima! Questa nostra grande terra è spessa 168.000 yojana e per questo è capace di sostenere le acque dei quattro grandi mari, la polvere e i sassi delle nove montagne, ogni tipo di pianta e albero e tutte le creature viventi senza crollare, capovolgersi e spezzarsi in due. Eppure quando Devadatta, un essere umano il cui corpo misura cinque piedi, commise solo tre peccati cardinali 5, la grande terra si spalancò ed egli cadde nell'inferno. La voragine nella quale precipitò esiste ancora in India. Nel Saiiki ki, o Relazione delle regioni occidentali, il maestro del Tripitaka Hsuan-tsang afferma di averla vista quando si recò in India dalla Cina per imparare il Buddismo. Tuttavia, se qualcuno insulta il devoto del Sutra del Loto nell'ultima epoca, anche solo per scherzo, senza malevolenza e senza invidia, sarà punito come se avesse commesso le suddette tre azioni di Devadatta, come se avesse maledetto e insultato il Budda per un kalpa medio. Quanto peggiore sarà la punizione per le persone dell'epoca attuale che per molti anni compiono tre azioni simili a quelle di Devadatta con grande malevolenza, maledicendo e ingiuriando il devoto del Sutra del Loto, calunniandolo, invidiandolo, picchiandolo, condannandolo a morte con false accuse e assassinandolo! Domanda: In quale inferno cade una persona che si comporta in maniera ostile al devoto del Sutra del Loto in quest'ultima epoca? 5. Tre peccati cardinali: tre dei cinque peccati cardinali: I) creare disunità nella comunità buddista; 2) ferire il Budda e 3) uccidere un arhat. Risposta: Il secondo volume del Sutra del Loto afferma: Se qualcuno dovesse offendere un sutra come questo, oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti. [le punizioni cui dovrà sottostare, ascolta, ti dirò quali saranno.] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell'inferno Avichi e sarà confinato là per un intero kalpa; quando il kalpa sarà trascorso, morirà nuovamente lì. Egli ripeterà questo ciclo per kalpa innumerevoli. 6 50

Cinquecento yojana sotto la superficie della terra c'è il palazzo del re Emma e millecinquecento yojana sotto di esso ci sono gli otto grandi inferni e altri inferni per un totale di 136. Di questi 136 inferni, 128 sono riservati alle persone che commettono offese minori; gli otto grandi inferni sono per chi commette offese gravi. Di questi otto grandi inferni, sette sono per le persone che commettono uno o più delle dieci cattive azioni, mentre l'ottavo, l'inferno di incessante sofferenza, è riservato a tre tipi di persone: a quelle che commettono uno o più dei cinque peccati cardinali, a quelle che mancano di pietà filiale 7 e a quelle che offendono la Legge. Dal brano che 6. Sutra del Loto, cap. 3, pag. 94. In questa citazione il Daishonin parafrasa il brano del sutra sostituendo "morirà nuovamente lì" a "rinascerà nuovamente lì". 7. Secondo i Sutra Kambutsu sanmai e Kako genzai inga chi tratta male i propri genitori dopo la morte cade nell'inferno di incessante sofferenza. 51 ho appena citato appare chiaro che chi maledice, ingiuria o calunnia il devoto del Sutra del Loto in quest'ultima epoca, anche se lo fa solo per scherzo, cadrà in quest'inferno. Il capitolo Hosshi nel quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Se qualcuno ricerca la via del Budda e per un kalpa, [giunte le mani al mio cospetto, recita innumerevoli versi di lode, in virtù delle lodi rivolte al Budda egli otterrà immensi benefici]. Ma se qualcuno loda i sostenitori di questo sutra ancora maggiore sarà la sua fortuna». Il Gran Maestro Miao-lo osserva: «A coloro che disturbano o tormentano [i praticanti del Sutra del Loto] la testa si spaccherà in sette pezzi mentre quelli che faranno loro offerte godranno di una buona fortuna superiore ai dieci titoli onorifici» 8. Il primo tra gli esseri umani è il Re che gira la ruota. Quando un Re che gira la ruota sta per apparire nel mondo è preceduto da un presagio: un enorme albero di udumbara cresce in mezzo all'oceano e produce fiori e frutti. Quando appare un Re che gira la ruota d'oro, le montagne e i mari dei quattro continenti si spianano; la grande terra diventa soffice come cotone, i mari dolci come amrita, le montagne diventano d'oro e le piante e gli alberi si trasformano nei sette tesori. Il Re che gira la ruota può spostarsi attraverso i quattro continenti in un istante; perciò gli esseri celesti lo proteggono, gli spiriti si radunano attorno a lui per servirlo e i re draghi fanno cadere la pioggia al momento giusto. Se una persona comune di scarse capacità segue tale sovrano, potrà anch'essa attraversare i quattro continenti in un istante. Questa è la grande ricompensa ottenuta dal Re che gira la ruota unicamente per aver osservato i dieci buoni precetti. 8. Hokke mongu ki, vol. 4. I dieci titoli onorifici sono epiteti attribuiti al Budda indicanti la sua virtù, saggezza e compassione.

52 I quattro Re celesti, Bishamon e gli altri, sono immensamente superiori ai Re che girano la ruota. Essi sono i sovrani assoluti dei quattro continenti. Taishaku è il signore del cielo Trayastrimsha. Il Demone del sesto cielo dimora sulla sommità del mondo del desiderio e regna sul triplice mondo. Questi esseri hanno ottenuto la loro posizione per aver osservato i più nobili dieci precetti e aver elargito un gran bene senza parzialità. Il re celeste di nome Daibonten è il più onorato fra gli esseri celesti del triplice mondo. Dimora sulla sommità del mondo della forma, è scortato dal Demone del sesto cielo e da Taishaku e regge migliaia di milioni di mondi. Oltre ad aver praticato la meditazione ancora accompagnata da illusioni, ha coltivato le quattro infinite virtù di pietà, compassione, gioia e imparzialità. Shariputra, Mahakashyapa e gli altri ascoltatori della voce, oltre ad aver osservato i duecentocinquanta precetti e aver praticato la meditazione priva di illusioni, si sono concentrati sui concetti di sofferenza, vuoto, impermanenza e non io, hanno eliminato le illusioni del pensiero e del desiderio originate dal triplice mondo, e si possono muovere liberamente attraverso l'acqua e il fuoco. Per queste ragioni, Bonten e Taishaku sono al loro servizio. I pratyekabuddha sono incomparabilmente superiori agli ascoltatori della voce e la loro apparizione nel mondo è paragonabile a quella di un Budda. Molto tempo fa un cacciatore che viveva in un'epoca di carestia offrì una ciotola di miglio a un pratyekabuddha di nome Rida 9. Come effetto, il cacciatore rinacque come uomo ricco nei regni umano e celeste per novantuno kalpa. Nella nostra epoca il suo nome era Aniruddha 9. Questa storia, che appare nel Sutra Zohozo (Vari tesori), viene narrata più dettagliatamente in Risposta a Tokimitsu. 53 ed era famoso tra i discepoli del Budda come il più dotato di divina intuizione. Il Gran Maestro Miao-lo commenta a proposito: «Una ciotola di miglio è ben poca cosa, ma poiché era la sua ultima ciotola di cibo e la offrì a un essere superiore, ottenne una magnifica ricompensa» 10. Il significato di questo commento è che, anche se un piatto di miglio può essere una cosa insignificante, poiché è stato offerto a un venerabile pratyekabuddha, il donatore rinascerà più e più volte con tale grande ricompensa. Ci sono poi i bodhisattva, rappresentati da Monju e Miroku. Questi grandi bodhisattva sono esseri eccezionali, incomparabilmente superiori ai pratyekabuddha. I Budda hanno dissolto l'oscurità dei quarantadue stadi dell'ignoranza e hanno ottenuto la perfetta Illuminazione di myogaku, sono come la luna piena della quindicesima notte dell'ottavo mese. Questi bodhisattva che hanno fugato l'oscurità dei quarantuno stadi dell'ignoranza e raggiunto la vetta dell'illuminazione quasi perfetta 11 di togaku, sono come la luna della quattordicesima notte.

Il grande essere chiamato Budda è cento, mille, diecimila, centomila volte superiore alle varie persone che abbiamo descritto. Un Budda si distingue invariabilmente per trentadue segni. Tra questi c'è la voce pura e penetrante 12, la sommità invisibile della testa 13, la protuberanza carnea sul capo, il ciuffo di peli bianchi tra le sopracciglia e i segni della ruota a 10. Hokke mongu ki vol. 2 11. Illuminazione quasi perfetta: penultimo dei cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva. 12.Voce pura e penetrante: secondo il Daichido ron la voce del Budda delizia coloro che l'ascoltano; essa colpisce il cuore delle persone suscitando sentimenti di riverenza 13. Sommità invisibile della testa: una delle ottanta caratteristiche spirituali del Budda. 54 mille raggi. 14 Ognuno di questi trentadue segni fu ottenuto come risultato di cento azioni meritorie. Per fare un esempio di cento azioni meritorie, supponiamo che tutte le persone, in Giappone, in Cina e nei sedici grandi paesi, nei cinquecento paesi medi e nei diecimila piccoli paesi che costituiscono le cinque regioni dell'india, siano cieche o addirittura che tutti gli esseri viventi del continente di Jambudvipa, dei quattro continenti, dei sei cieli del mondo del desiderio e di tutto un sistema maggiore di mondi, siano ciechi. E supponiamo che un grande medico conceda il magnifico beneficio di aprire in un istante gli occhi di tutti questi esseri facendoli tornare com'erano una volta. Questo beneficio equivale a una singola azione meritoria. L'accumulo di cento azioni come queste fa apparire uno dei trentadue segni. Quindi i benefici rappresentati anche da uno solo di tali segni sono più numerosi di tutte le piante e gli alberi di un sistema maggiore di mondi o di tutte le gocce di pioggia che cadono sui quattro continenti. All'epoca del kalpa della diminuzione si alza un forte vento chiamato samghata che sradica il monte Sumeru sollevandolo fino al cielo più elevato del mondo della forma 15 e poi lo riduce in particelle di polvere. Ciò nonostante, nemmeno un pelo si agita sul corpo del Budda. Nel petto del Budda c'è un grande fuoco composto dalla grande imparziale saggezza, dalla luce splendente della grande 14. L'escrescenza carnea sulla sommità del capo, il ciuffo di peli bianchi fra le sopracciglia, da cui emanavano fasci di luce, e il segno della ruota a mille raggi sulla pianta dei piedi sono tre segni fisici caratteristici dei Budda. 15. Cielo più elevato del mondo della forma: Cielo Akanishtha o Cielo della Sommità dell'essere, dove si dice che gli esseri viventi abbiano corpi puri e liberi da ogni sofferenza o malattia. conoscenza e dal pozzo infuocato della meditazione 16. Quando il Budda entra nel Nirvana questo grande fuoco erompe fiammeggiante dal suo petto e ne consuma il 55

corpo. Le divinità celesti, i draghi e gli altri esseri dei sei cieli del mondo del desiderio e dei quattro mari, addolorati al pensiero di perdere il Budda, si radunano intorno a lui e fanno cadere piogge torrenziali finché il suolo di tutto il sistema maggiore di mondi è sommerso dall'acqua e il monte Sumeru sta per essere spazzato via, e tuttavia non riescono a estinguere questo enorme fuoco. Poiché il Budda era dotato di tali virtù, il re Ajatashatru, radunando malfattori dai sedici stati dell'india, complottando con eretici di ogni luogo e prendendo Devadatta come maestro, sguinzagliò innumerevoli persone malvagie incitandole a offendere, attaccare e uccidere i discepoli del Budda. Come se non bastasse, inchiodò il proprio padre, un sovrano degno che non aveva alcuna colpa, trafiggendolo in sette punti con lance lunghe un piede. Si rivoltò anche contro la regina, la madre che gli aveva dato la vita, e brandendo la spada sulla sua testa le strappò dai capelli le preziose forcine. A causa di questi terribili crimini, in sette punti del suo corpo apparvero piaghe virulente. Era destino che dopo ventuno giorni, il settimo giorno del terzo mese, la terra si aprisse ed egli cadesse nell'inferno di incessante sofferenza per rimanervi un intero kalpa. Ma egli si recò dal Budda e, non solo le sue piaghe guarirono, fu anche in grado di sfuggire ai dolori dell'inferno di incessante sofferenza e prolungare la sua vita di quarant'anni. 16. Queste virtù rappresentano lo stato della Buddità: la grande imparziale saggezza è la saggezza del Budda che reca equamente benefici a tutti gli esseri; la luce splendente della grande conoscenza si riferisce alla saggezza del Budda che brilla universalmente ed elimina l'oscurità delle illusioni; il pozzo infuocato della meditazione descrive uno stato di concentrazione libero da illusioni. 56 Il ministro Jivaka era un inviato del Budda e perciò fu in grado di camminare tra le fiamme per salvare il figlio di un uomo facoltoso di Champa 17. Da ciò sembrerebbe che per aver fatto offerte e reso omaggio al Budda anche una sola volta, chiunque, anche un malfattore o una donna, potrà immancabilmente raggiungere la Buddità e ottenere la via. Devadatta aveva trenta delle caratteristiche distintive, ma mancava del ciuffo di peli bianchi e dei segni della ruota a mille raggi. Temendo che i suoi discepoli lo tenessero in scarsa considerazione perché gli mancavano due delle caratteristiche dei Budda, raccolse alcune lucciole e se le mise tra le sopracciglia dicendo che erano il ciuffo di peli bianchi, e per i segni della ruota a mille raggi si fece fare da un fabbro due ferri a forma di fiore di crisantemo e li attaccò sotto i piedi, ma riuscì soltanto a bruciarseli. Quando le ustioni si aggravarono fino a condurlo in punto di morte, confessò al Budda ciò che aveva fatto. Il Budda sfiorò le ustioni con la sua mano e il dolore scomparve. Si potrebbe supporre che a questo punto Devadatta si pentisse e cambiasse atteggiamento, invece egli andò in giro dicendo alla gente che Gautama praticava meschini trucchi da guaritore e faceva uso della magia. E tuttavia il Budda non serbò rancore nemmeno nei confronti di siffatti nemici. Come potrebbe abbandonare qualcuno che, anche una sola volta, ha creduto in lui?

Tanto grande era il Budda che, quando fu ritratto in dipinti o statue, la statua di legno scolpita dal re Udyana camminava, e l'immagine dipinta eseguita da Matanga predicava i sutra. 17. Questa storia appare nel Sutra del Nirvana: la moglie dì un uomo ricco morì durante la gravidanza ma, nonostante questo, Shakyamuni garantì a quest'ultimo che avrebbe avuto un figlio maschio. Quando la moglie venne cremata, dal suo corpo uscì un bambino che si sedette tra le fiamme e il Budda ordinò a Jivaka di gettarsi nel fuoco e portare in salvo il bambino. 57 Così degno di venerazione è il Budda Shakyamuni, il Signore degli insegnamenti, eppure i benefici che si ottengono onorandolo non per un'ora o due, non per un giorno o due, ma per l'intera durata di un kalpa - giungendo le mani, levando gli occhi al volto del Budda, chinando la testa, abbandonando ogni altro pensiero, impegnandosi come se si dovesse spegnere il fuoco nella propria testa, come un assetato che cerca l'acqua, come un affamato che cerca il cibo - i benefici che si ottengono facendo incessantemente offerte e rendendo omaggio al Budda in questa maniera, non possono eguagliare quelli ottenuti lodando e facendo offerte al devoto del Sutra del Loto in quest'ultima epoca, anche con una sola parola pronunciata per scherzo o con una lode insincera come quella di una matrigna per il figliastro. È scritto che i benefici che si ottengono da questa azione sono cento, mille, diecimila, centomila volte maggiori di quelli derivanti dalle tre azioni compiute con fede [con il corpo, la bocca e la mente], e dalle offerte fatte al corpo vivente del Budda per un intero kalpa. Questo è ciò che intende il Gran Maestro Miao-lo quando scrive che una persona «godrà di una buona fortuna superiore ai dieci titoli onorifici». I dieci titoli onorifici sono dieci attributi del Budda. Miao-lo afferma che i benefici che si ottengono facendo offerte al devoto del Sutra del Loto nella nostra epoca sono maggiori di quelli che si ottengono facendo offerte ai dieci titoli del Budda. Questo è uno dei venti motivi 18, citati dal Gran Maestro Miao-lo, per cui il Sutra del Loto supera tutti gli altri sutra. Le due dottrine 19 appena descritte, benché siano state 18. Venti motivi: venti punti salienti citati nell Hokke mongu ki. Uno di essi è la rivelazione nel sedicesimo capitolo che Shakyamuni in realtà aveva ottenuto la Buddità nel remoto passato. 19. Due dottrine: dottrine che spiegano le colpe commesse da coloro che si oppongono ai devoti del Sutra del Loto e i benefici che ottengono invece coloro che li sostengono. 58 predicate dal Budda, possono essere difficili da credere. Come è possibile credere che le offerte fatte a una persona comune valgano più delle offerte fatte al Budda? Eppure se affermi che queste dottrine non sono altro che bugie, stai dubitando delle auree parole del Budda Shakyamuni, stai trascurando la testimonianza del Budda

Taho e ignorando il segno della lingua 20 dei Budda delle dieci direzioni. Cosi facendo cadrai da vivo nell'inferno Avichi. Ti sentirai a disagio come se cavalcassi un cavallo selvaggio su di un pendio roccioso. Se invece credi a queste dottrine, diventerai un Budda di perfetta Illuminazione. In che modo si può avere fede nel Sutra del Loto? Praticare gli insegnamenti di questo sutra senza fede è come recarsi su di una montagna piena di tesori senza mani (per raccoglierli) o come cercare di compiere un viaggio di mille miglia senza piedi. Per afferrare una cosa lontana come la fede, basta esaminare la prova che abbiamo a portata di mano. Il primo giorno del primo mese del suo ottantesimo anno di vita, il Budda, che aveva finito di predicare il Sutra del Loto, fece questo annuncio: «Ananda, Miroku, Mahakashyapa - io sono venuto nel mondo allo scopo di predicare il Sutra del Loto. Ora ho realizzato la mia intenzione originaria e non c'è più ragione perché io rimanga nel mondo. Fra tre mesi a partire da oggi, il 15 febbraio, entrerò nel Nirvana» 21. 20. Nel capitolo Hoto (undicesimo), il Budda Taho appare per testimoniare la veridicità del sutra. Nel capitolo Jinriki (ventunesimo) tutti i Budda, per attestare la verità del sutra, estendono le loro lunghe e larghe lingue fino a raggiungere il cielo di Brahma. 21. La prima affermazione del Budda Shakyamuni nel Sutra Fugen, l'epilogo del Sutra del Loto: «Fra tre mesi a partire da adesso io entrerò nel Nirvana», Shakyamuni fa lo stesso annuncio in una scrittura pali, il Mahaparanibbana-suttanta (Sutra del Grande Nirvana). Probabilmente il Daishonin aggiunge la data esatta della morte dei Budda perché era quella accettata dalla tradizione buddista. 59 Tutti, sia i discepoli del Budda sia gli estranei, dubitarono di questa dichiarazione ma, siccome le parole del Budda non sono mai pronunciate invano, quando infine giunse il 15 febbraio ed egli entrò nel Nirvana, le persone riconobbero che le auree parole del Budda erano vere e cominciarono a nutrire un po' di fede in esse. Il Budda fece un'altra predizione: «Cento anni dopo la mia morte, apparirà un grande sovrano di nome re Ashoka. Egli regnerà su di un terzo del continente di Jambudvipa ed erigerà ottantaquattromila stupa per rendere onore alle mie spoglie». Le persone dubitarono anche di questa affermazione, ma il re apparve proprio come il Budda aveva predetto e, da allora in poi, le persone credettero. Il Budda disse anche: «Quattrocento anni dopo la mia morte ci sarà un grande sovrano di nome re Kanishka. Egli radunerà un gruppo di cinquecento arhat ed essi compileranno un'opera che si chiamerà Daibibasha ron. Anche questa predizione si realizzò esattamente come il Budda aveva affermato. Grazie a queste prove la gente finì per credere alle predizioni del Budda. Perciò, se le due dottrine che ho citato prima fossero false, tutto il Sutra del Loto dovrebbe essere falso. Nel capitolo Juryo il Budda asserisce di essere diventato Budda nel lontano passato di gohyaku-jintengo. Noi, comuni esseri umani, del passato ricordiamo a malapena quello che è accaduto nell'esistenza presente da quando siamo nati a oggi,

non ricordiamo ciò che è accaduto una o due esistenze fa. Come possiamo credere in qualcosa che è accaduto nel passato di gohyaku-jintengo? Inoltre il Budda predisse a Shariputra: «In epoche a venire, dopo che sarà trascorso un numero illimitato, incalcolabile, inconcepibile di kalpa,... sarai in grado di divenire un Budda che si chiamerà Tathagata Fiore Splendente» 22 e anche a 22. Sutra del Loto, cap. 3, pag. 66. 60 Mahakashyapa egli predisse: «Nelle esistenze future... Nella sua incarnazione finale sarà in grado di diventare un Budda e si chiamerà Tathagata Fulgida Luce...- 21. Ma questi brani del sutra riguardano eventi di un futuro lontano e non possiamo aspettarci che persone comuni come noi abbiano fede in essi. È dunque difficile per noi, persone comuni che non hanno conoscenza del remoto passato e del lontano futuro, aver fede in questo sutra. Stando così le cose, anche se lo praticassimo, che significato avrebbe per noi? Alla luce di ciò, possiamo dedurre che ci saranno persone che crederanno nel Sutra del Loto quando esso sarà esposto da una persona in grado di esibire una prova chiaramente visibile. Nella dichiarazione a proposito della lettura del sutra 24, che tu, Horen Shonin, mi hai inviato, affermi: «Per celebrare il tredicesimo anniversario della dipartita del mio amato padre ho recitato cinque volte il sutra dell'unico veicolo di Myoho-renge-kyo». Il Budda Shakyamuni, Signore degli insegnamenti, è noto come il grande illuminato Onorato dal mondo. Il carattere che significa "onorato" si può interpretare come "elevato" e il carattere che sta per "elevato" si può interpretare come "pietà filiale". Ha il titolo di Onorato dal mondo perché, fra tutte le persone note per la loro pietà filiale, egli è il figlio più devoto. Il corpo del Budda Shakyamuni era di colore dorato e presentava i trentadue segni. Tra questi, c'era l'invisibile sommità della testa, chiamata così perché, sebbene il Budda fosse alto 23. Ibidem, cap. 6, pag. 137. In questo brano "incarnazione finale" indica l'esistenza in cui ci si emancipa dalle illusioni, liberandosi così dal ciclo di nascita e morte. 24. Dichiarazione a proposito della lettura del sutra: dichiarazione che veniva letta durante la cerimonia funebre, in cui si augurava il sereno riposo al defunto e si chiedeva al prete di pregare per lui. sedici piedi, il brahmano della scuola del Bastone di Bambù non potè misurare la sua altezza 25 e il dio Bonten non poteva vedere la sommità del suo capo. Egli acquisì tale segno perché era un grand'uomo e il primo nella devozione filiale. 61

Esistono due testi della pietà filiale. Uno è un'opera non buddista, il Classico della pietà filiale del saggio Confucio. L'altra è un testo buddista, l'opera nota come Sutra del Loto. Sebbene differiscano per essere uno un testo buddista e l'altro no, il loro significato è lo stesso. Che cosa ispirò Shakyamuni a dedicarsi per un numero di kalpa pari alle particelle di polvere alla pratica religiosa nell'intento di ottenere la Buddità? Nient'altro che la devozione filiale. Tutti gli esseri viventi dei sei sentieri e delle quattro forme di nascita sono nostri padri e madri. Per questo Shakyamuni, finché non fu in grado di trattarli con devozione filiale, si astenne dal diventare un Budda. Il Sutra del Loto offre un mezzo segreto per condurre tutti gli esseri viventi alla Buddità: esso vi conduce una persona del regno d'inferno, una del regno degli spiriti affamati e così via per ognuno dei nove regni dell'esistenza, aprendo così la strada dell'ottenimento della Buddità a tutti gli esseri viventi. È come quello che succede alle giunture di una canna di bambù: se ne viene spezzata una, anche le altre si divideranno. Oppure è come la mossa chiamata shicho 26 nel gioco del go: se una pietra (pedina) è dichiarata "morta", molte altre "morranno". È così anche per il Sutra del Loto. Il metallo ha il potere di tagliare alberi e piante e l'acqua ha il potere di estinguere qualsiasi fuoco. Allo stesso modo il 25. Quando un brahmano cercò di misurare l'altezza di Shakyamuni con il suo bastone di bambù, scoprì che questo era sempre troppo corto per effettuare la misurazione. 26. Shicho nel gioco del go, quando una pietra e tutte le pietre collocate per proteggerla vengono immobilizzate dalla mossa dell'avversario, si dice che le pietre sono "morte". 62 Sutra del Loto ha il potere di condurre alla Buddità tutti gli esseri viventi. Tra gli esseri viventi dei sei sentieri e delle quattro forme di nascita vi sono uomini e donne. In qualche punto delle nostre passate esistenze, tutti questi uomini e donne sono stati nostri genitori e non possiamo ottenere la Buddità fino a che soltanto uno di essi ne rimane escluso. I due veicoli sono definiti come persone che non sanno ripagare i debiti di gratitudine e che non potranno mai ottenere la Buddità perché il loro senso di devozione filiale non è universale. Il Budda si illuminò al Sutra del Loto e la sua persona fu dotata dei benefici derivanti dalla pietà filiale per le madri e i padri dei sei sentieri e delle quattro forme di nascita. Tali benefici goduti dal Budda possono essere da lui trasmessi a chi ripone fede nel Sutra del Loto, come il cibo ingerito da una madre amorevole che si trasforma in latte per nutrire il suo bambino. Il Budda ha detto: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli» 27. Shakyamuni, il Signore degli insegnamenti, prende questi benefici e li porge, sotto forma delle parole che compongono il Sutra del Loto, alla bocca di tutti gli esseri viventi perché possano assaporarli. Un bambino non conosce la differenza tra l'acqua e il fuoco e non sa distinguere la medicina dal veleno. Ma quando succhia il latte la sua vita viene nutrita e sostenuta. Una persona può non essere padrona dei Sutra Agon

come lo era Shariputra, può non comprendere il Sutra Kegon bene come il bodhisattva Gedatsugatsu e può non aver memorizzato tutti i sacri insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita come fece il bodhisattva Monju, ma, se ascolta anche una sola parola o frase del Sutra del Loto, non può mancare di ottenere la Buddità. 27. Sutra del Loto, cap. 3, pag. 89. 63 I cinquemila orgogliosi 28 che ascoltarono il Sutra del Loto ma non lo compresero, erano persone che mancavano di fede. Ma, poiché non lo offesero, dopo che furono trascorsi tre mesi poterono ottenere la Buddità. A queste persone si riferisce il Sutra del Nirvana quando afferma: «Che abbiano fede oppure no, rinasceranno tutti nell'inamovibile terra della Buddità». Nel caso del Sutra del Loto, persino chi non ha fede in esso, purché non lo offenda, una volta uditolo otterrà la Buddità, per quanto possa sembrare strano. È come una persona morsa dal rettile chiamato serpente dei sette passi: può riuscire a fare un passo o anche sette passi, ma a quel punto il veleno avrà fatto effetto e, per quanto possa sembrare strano, non riuscirà a muovere un ottavo passo 29. Oppure è come accade all'embrione nell'utero che, nell'arco di sette giorni, immancabilmente cambia forma. Non accadrà mai che mantenga la stessa forma per otto giorni. E tu, Horen Shonin, al momento sei in una situazione simile. I benefici di Shakyamuni, il Signore degli insegnamenti, sono già stati trasferiti alla tua persona. E la tua persona è la continuazione del volto e della forma del tuo defunto padre. È come un seme che mette germogli o un fiore che produce il frutto. Anche se il fiore cade, il frutto rimane, anche se il seme è nascosto alla vista, è visibile il germoglio. Così i benefici di cui tu godi sono in realtà tesori appartenenti al tuo defunto padre. Quando il pino prospera il cipresso è contento e quando l'erba appassisce le orchidee piangono. Se perfino esseri privi di sentimenti come le piante e gli 28. Cinquemila orgogliosi: sono coloro che, nel secondo capitolo Hoto lasciano l'assemblea pensando erroneamente di avere già capito. 29. La storia del serpente dei sette passi appare nel Daibibasha ron vol. 46. 64 alberi si comportano in questo modo, a maggior ragione lo farà chi è dotato di sentimenti, per non parlare di coloro che hanno un legame di padre e figlio. Nella dichiarazione a proposito della lettura del sutra, tu affermi: «Dal mattino in cui il mio amato padre chiuse gli occhi fino al tredicesimo anniversario della sua morte, ho recitato il Jigage davanti al Budda Shakyamuni e ne ho ceduto i meriti allo spirito del defunto».

Al momento sembra che i giapponesi abbiano fede nella Legge del Budda, ma nei tempi antichi, prima che il Buddismo fosse introdotto in questo paese, la gente non sapeva niente né del Budda né della sua Legge. Solo dopo lo scontro tra Moriya e il principe Jogu alcuni presero fede nel Buddismo, altri non lo fecero. La stessa situazione si verificò in Cina. Dopo avervi introdotto il Buddismo, Matanga tenne un dibattito con i taoisti e, quando questi vennero sconfitti, ci furono per la prima volta persone che credettero nel Buddismo, anche se furono molte di più quelle che non credettero. In Cina c'era un abilissimo calligrafo di nome Wu-lung al quale molti ricorrevano per la sua arte. Ma egli si rifiutava di scrivere sutra buddisti, chiunque glielo chiedesse. Quando fu sul letto di morte fece chiamare al suo capezzale il figlio I-lung e gli disse: «Tu sei nato nella nostra famiglia e hai ereditato il talento per l'arte della calligrafia. In segno di devozione filiale verso di me non devi mai trascrivere i sutra buddisti. In particolare, non devi trascrivere il Sutra del Loto! Lao Tzu, che onoro come mio maestro, porta il titolo di Onorato del Cielo. Nel cielo non possono esistere due soli, eppure nel Sutra del Loto il Budda dichiara: "Io sono l'unica persona [che può salvarli e proteggerli]"! 30 Questa affermazione mi 30. Sutra del Loto, cap. 3, pag. 89. 65 sembra veramente oltraggiosa! Se non terrai fede alle mie ultime parole e trascriverai un testo buddista, mi trasformerò istantaneamente in uno spirito maligno e porrò termine alla tua vita!». Detto questo, la sua lingua si spaccò in otto pezzi, la sua testa si ruppe in sette parti, dai suoi cinque organi di senso sgorgò sangue ed egli spirò. Ma il figlio, incapace di distinguere il buono dal cattivo, non comprese che il padre, manifestando questi cattivi segni, era caduto nell'inferno Avichi per aver offeso la Legge. Perciò obbedì alle ultime volontà del padre e non trascrisse i sutra buddisti né tantomeno si permise di recitarli personalmente. E continuò così per qualche tempo. Regnava allora il re Ssu-ma il quale, desiderando far trascrivere i testi di alcuni sutra in occasione di una festa buddista, si informò su chi fosse il più abile calligrafo di tutta la Cina e venne a sapere che era I-lung. Così lo convocò e gli espose i suoi desideri, ma I-lung rifiutò ripetutamente l'incarico. Il re, non riuscendo a convincerlo, fece scrivere il testo dei sutra da un altro calligrafo, ma non fu soddisfatto del risultato. Allora mandò a chiamare ancora una volta I-lung e gli disse: «Mi hai informato che ti rifiuti di eseguire le trascrizioni dei sutra che ti ho chiesto per rispettare l'ultima volontà di tuo padre. Sebbene non sia una scusa valida, per ora l'accetterò. Perciò ti chiedo di scrivere solo i titoli del sutra». Per tre volte il sovrano ripeté il suo comando, ma I-lung continuò a rifiutare. Allora il sovrano con espressione rannuvolata dalla collera disse: «Tutto ciò che è in cielo e in terra cade sotto la giurisdizione del re. E se è così, anche il tuo defunto padre non è forse un nostro suddito? Non puoi disdegnare un incarico ufficiale per delle

semplici ragioni private! Devi trascrivere almeno i titoli del sutra. Se ti rifiuti, anche se questo luogo è sede di una festa buddista, sarai decapitato all'istante!". 66 Così I-lung trascrisse solo i titoli del sutra. Egli scrisse: "Myoho-renge-kyo, volume uno" e così per ogni volume fino al volume otto. Quando calò la sera e fece ritorno a casa, si disse sospirando: «Ho violato le ultime volontà di mio padre e, poiché l'ordine del re non mi lasciava scelta, ho trascritto un sutra buddista e ho agito in maniera non filiale. Le divinità del cielo e della terra saranno sicuramente in collera con me e mi considereranno un cattivo figlio!». Così dicendo, si addormentò. Nel sogno gli apparve una grande luce brillante come il sole del mattino e vide un essere celeste che stava in piedi nel suo cortile accompagnato da innumerevoli seguaci. Sospesi sulla testa dell'essere celeste stavano sessantaquattro Budda. I-lung giunse le mani e disse: «Chi sarà mai quest'essere celeste?». L'essere replicò: «Sono tuo padre, Wu-lung. Per aver offeso la Legge del Budda, la mia lingua si spaccò in otto pezzi, dai miei cinque organi di senso sgorgò sangue, la mia testa si ruppe in sette parti e io caddi nell'inferno di incessante sofferenza. I terribili tormenti che ho patito al momento della morte sono stati insopportabili, ma le sofferenze che seguirono quando mi trovai nell'inferno di incessante sofferenza furono cento, mille, centomila volte peggiori! Il dolore che una persona proverebbe nel mondo umano se gli scalzassero le unghie con un coltello spuntato o gli tagliassero la testa con una sega, se fosse costretta a camminare sui carboni ardenti e fosse rinchiusa in una gabbia di spine, non sarebbe niente in confronto ai miei dolori. Desideravo ardentemente trovare un modo per informarti della mia condizione, ma non riuscivo a pensarne alcuno. Non so dire quanto ho rimpianto di aver lasciato come mia ultima volontà sul letto di morte l'ordine di non trascrivere mai i sutra buddisti! Ma era troppo tardi per i rimorsi e, per quanto mi disprezzassi per ciò che avevo fatto o maledicessi la mia lingua, era tutto inutile. 67 «Poi ieri mattina il singolo carattere myo, con cui ha inizio il titolo del Sutra del Loto, giunse librandosi nell'aria sopra quel calderone che è l'inferno di incessante sofferenza e lì si trasformò in un Budda Shakyamuni color dell'oro. Questo Budda possedeva le trentadue caratteristiche e il suo volto era come la luna piena. Egli disse a voce alta: «Persino coloro che hanno distrutto un numero di buone cause sufficiente a riempire l'universo, se ascoltano anche un'unica volta il Sutra del Loto, non mancheranno di ottenere l'illuminazione». «Poi da quest'unico carattere myo cominciò a cadere una fitta pioggia che spense le fiamme dell'inferno di incessante sofferenza. Re Emma chinò la testa coronata in segno di rispetto, i guardiani dell'inferno si fermarono abbandonando i loro bastoni e tutti i peccatori dell'inferno si guardarono intorno stupefatti chiedendosi cosa fosse successo.

«Poi nell'aria apparve il carattere ho che subì la stessa trasformazione, seguito dal carattere ren, dal carattere ge e dal carattere kyo. In questo modo apparvero sessantaquattro caratteri che diventarono sessantaquattro Budda. I sessantaquattro Budda apparsi nell'inferno di incessante sofferenza furono come sessantaquattro soli e lune che sorgono nel cielo. Poi dal cielo scese l amrita, la dolce rugiada, e cadde sui peccatori. «I peccatori chiesero ai Budda perché stessero accadendo questi meravigliosi eventi e i sessantaquattro Budda risposero così: "I nostri corpi dorati non vengono dal legno di sandalo, né dalle montagne preziose. Essi derivano dagli otto caratteri moltiplicati per otto, i sessantaquattro caratteri che compongono i titoli degli otto volumi del Sutra del Loto, trascritti da I-lung, il figlio di Wu-lung che si trova qui nell'inferno di incessante sofferenza. La mano di I-lung è parte del corpo generato da Wu-lung e è come se i caratteri scritti da quella mano fossero stati scritti dallo stesso Wu-lung ". «Dopo che i Budda ebbero parlato così, i peccatori dell'inferno 68 di incessante sofferenza dissero: "Quando eravamo nel mondo di saha anche noi avevamo figli, mogli e compagni. Ci siamo chiesti come mai nessuno di loro avesse eseguito cerimonie religiose per il nostro riposo e abbiamo pensato che forse, anche se le avevano fatte, l'effetto delle loro azioni meritorie era troppo debole per raggiungerci fin qui. A nulla sono valsi i nostri lamenti. Sono trascorsi un giorno, due giorni, un anno, due anni, mezzo kalpa, un intero kalpa e ora infine abbiamo incontrato un buon amico in grado di salvarci. Anche noi siamo diventati seguaci [dei Budda] e ora stiamo per ascendere al cielo Trayastrimsha". Sono venuto a porgerti i miei rispetti prima di andare». Così parlò l'essere celeste. Nel sogno I-lung era pieno di gioia. Dopo la separazione dal padre si era chiesto in quale mondo lo avrebbe rivisto. Ma ora poteva vedere la figura di suo padre e incontrare il Budda. Poi i sessantaquattro Budda annunciarono: «Noi non serviamo un maestro in particolare. Tu sarai il nostro padrone, da oggi in poi ti proteggeremo come se fossi un nostro genitore. Sii diligente. Quando la tua vita giungerà al termine verremo sicuramente per condurti nella corte interna del cielo Tushita». Questa fu la loro promessa. I-lung, colmo di timore riverenziale, pronunciò il seguente giuramento: «Da oggi in poi non trascriverò più nemmeno un singolo carattere delle scritture non buddiste». Era simile al giuramento del bodhisattva Vasubandhu che fece voto di non recitare mai più i sutra hinayana o a Nichiren quando dichiarò che non avrebbe mai più recitato il nome del Budda Amida. I-lung, dopo essersi risvegliato dal sogno, riferì al sovrano ciò che era accaduto e questi proclamò: «La cerimonia buddista è ora completa. Scrivi una preghiera che descriva gli eventi che si sono verificati», I-lung fece come gli era stato ordinato e i cinesi e i giapponesi giunsero a prendere fede nel Sutra del Loto. Questi eventi sono descritti nell'opera cinese intitolata Hokke denki o Il Sutra del Loto e le sue tradizioni. 69

Questi sono i benefici che derivano dalla trascrizione del sutra ma, fra le cinque pratiche, la pratica di trascrivere il sutra produce i minori benefici; molto maggiori, incommensurabili e illimitati, saranno i benefici che derivano dalla lettura e recitazione del sutra. Per quanto riguarda i benefici acquisiti da te che hai condotto i riti funebri recitando per tredici anni ogni mattina il Jigage, essi «possono essere compresi e condivisi solo tra Budda» 31. Il Sutra del Loto rappresenta l'ossatura e il midollo di tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda e la sezione Jigage rappresenta l'anima dei ventotto capitoli del sutra. I vari Budda delle tre esistenze considerano il capitolo Juryo come la loro stessa vita e i bodhisattva delle dieci direzioni considerano il Jigage come i propri occhi. Ma non sta a me descrivere i benefici che derivano dal Jigage. Farò piuttosto riferimento al capitolo successivo Funbetsu kudoku che li tratta diffusamente. Esso afferma che le persone che divennero Budda dopo aver udito il Jigage sono numerose quanto le particelle di polvere di un sistema minore o maggiore di mondi. Inoltre, coloro che ottennero l'illuminazione ascoltando gli ultimi sei capitoli, capitolo Yakuo (Precedenti vicende del Bodhisattva Re della Medicina) e successivi, erano quelli che erano rimasti non illuminati dopo aver ascoltato il Jigage. E, nei quaranta volumi del Sutra del Nirvana, il Budda spiega ancora una volta i benefici del Jigage ai cinquantadue tipi di esseri che si erano radunati. È chiaro che i grandi bodhisattva, gli esseri celesti e gli altri, numerosi come le particelle di polvere dei mondi delle dieci direzioni, che si radunarono come nuvole in occasione della predicazione [dei sutra Kegon] sul luogo dell'illuminazione, 31. Ibidem, cap. 2, pag. 30. 70 i vari saggi presenti alla predicazione dei Sutra Daijuku e Daibon e i milleduecento e più onorati che ascoltarono il Sutra Dainichi e il Sutra Kongocho - erano persone che nel passato avevano ascoltato la sezione Jigage del Sutra del Loto, ma a causa della debolezza della loro fede non erano riusciti a ottenere l'illuminazione, nemmeno dopo sanzen-jintengo o gohyaku-jintengo. Però, quando incontrarono il Budda Shakyamuni, i benefici del Sutra del Loto cominciarono a manifestarsi ed essi poterono ottenere l'illuminazione attraverso i sutra predicati prima del Sutra del Loto senza dover aspettare l'assemblea sul Picco dell'aquila. Di conseguenza tutti i Budda delle dieci direzioni ottennero la Buddità con il Jigage come maestro. Il Jigage è come un padre o una madre per tutte le persone del mondo. Una persona che abbraccia il capitolo Juryo del Sutra del Loto sostiene la vita di tutti i Budda. Come potrebbe un Budda abbandonare una persona che abbraccia il sutra con il quale egli ha ottenuto l'illuminazione? Se un Budda l'abbandonasse, sarebbe come abbandonare se stesso. Supponiamo che una donna abbia generato tremila illustri guerrieri, del calibro di Tamura o Toshito: chi si inimica una donna simile, avrà tremila generali come

nemici. Allo stesso modo, chiunque tratti da nemica una persona che abbraccia il Jigage del Sutra del Loto sta inimicandosi tutti i Budda delle tre esistenze. Tutti i caratteri che compongono il Sutra del Loto sono dei Budda viventi, ma con i nostri occhi di comuni mortali li vediamo come caratteri. È come l'esempio del fiume Gange: gli spiriti affamati vedono le acque del fiume come fuoco, gli esseri umani come acqua e gli esseri celesti come dolce rugiada. L'acqua è sempre la stessa, ma ciascun essere la vede in modo differente a seconda degli effetti del proprio karma. Così è per i caratteri del Sutra del Loto: un cieco non li vede affatto, l'occhio del comune mortale li vede di colore nero, 71 le persone dei due veicoli li vedono come "vuoto", i bodhisattva li vedono di vari colori, mentre una persona in cui sono pienamente maturati i semi della Buddità li vede come Budda. Il sutra dichiara: «Chi lo sostiene, starà sostenendo il corpo del Budda» 32. E T'ien-t'ai afferma: «Questo sutra Myoho-renge-kyo davanti al quale chino il capo, ha una custodia, otto rotoli, ventotto capitoli e 69-384 caratteri; ogni suo singolo carattere è il vero Budda che predicò la Legge a beneficio di tutti gli esseri viventi» 33. Alla luce di questo, possiamo dire che ogni mattina il prete Horen [quando recita il Jigage emette dalla bocca caratteri color dell'oro. Questi caratteri sono 510, ciascuno di essi si trasforma in un sole e ciascun sole si trasforma in un Budda Shakyamuni. Essi emanano grandi raggi di luce che penetrano la terra e splendono sui tre cattivi sentieri e sulla grande cittadella dell'inferno di incessante sofferenza. Essi splendono anche verso est, ovest, nord e sud e in basso e in alto fino a salire al regno 34 dove non esiste più pensiero o non pensiero. Essi visitano il regno in cui dimora il tuo defunto padre, ovunque possa essere, e gli parlano. «Chi pensi che siamo? Siamo i caratteri del Jigage del Sutra del Loto che tuo figlio Horen recita ogni mattina. Questi caratteri saranno i tuoi occhi, le tue orecchie, i tuoi piedi e le tue mani!» Così si rivolgono a lui con sollecitudine. In quel momento il tuo defunto padre dirà: «Mio figlio Horen non è un figlio, ma un buon amico» e si volgerà a rendere omaggio in direzione del mondo di saha, perché il tuo è veramente un atto di devozione filiale. 32. Ibidem, cap. 11, pag. 233. 33. Fonte sconosciuta. 34. Il mondo degli esseri senza forma si divide in quattro regni, qui ci si riferisce a quello superiore. 72 Noi parliamo di abbracciare il Sutra del Loto. Ma, anche se il sutra è uno solo, la maniera in cui lo abbracciamo può variare da un periodo al successivo. Ci sono epoche in cui una persona ottiene la Buddità strappandosi letteralmente la carne per offrirla al suo maestro, oppure offre al maestro il proprio corpo come giaciglio, o addirittura come legna da ardere. In altri tempi ancora una persona può sopportare colpi di bastone per amore del sutra o praticare le austerità religiose oppure osservare vari

precetti. E ci sono tempi in cui, anche facendo tutte le cose sopra descritte, non si ottiene la Buddità. Non esiste una procedura fissa, dipende dall'epoca. Per questo il Gran Maestro T'ien-t'ai dichiara che si dovrebbe usare il metodo che «si accorda con il tempo» 35. E il Gran Maestro Chang-an dice: «Dovreste scegliere il modo più opportuno e mai aderire unicamente all'uno o all'altro» 36. Domanda; In quali epoche bisogna offrire il proprio corpo e in quali si devono osservare i precetti? Risposta: Una persona saggia è quella che comprende il tempo e diffonde il Sutra del Loto in accordo con il tempo; questo è il compito più importante. Se una persona ha la gola secca, ciò di cui ha bisogno è l'acqua, non gli serviranno archi e frecce, spade e bastoni. Se una persona è nuda desidera una veste, non ha bisogno di acqua. Da questi esempi puoi arguire quale sia il principio generale. Se un grande demone si adoperasse a diffondere il Sutra del Loto, dovremmo offrirgli il proprio corpo in elemosina; sarebbe inutile donargli altro cibo o vestiario. Se un cattivo sovrano volesse distruggere gli insegnamenti del Sutra del Loto, non bisogna obbedirgli, anche a costo della propria vita. E se dei preti eminenti che osservano i precetti 35. Hokke mongu, vol. 8. 36. Nehangyo sho, vol. 8. 73 e praticano le austerità, sembrano diffondere gli insegnamenti del Sutra del Loto ma in realtà li stravolgono, bisogna capire quale sia la verità e rimproverarli. Il Sutra del Loto afferma: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema» 37. E il Sutra del Nirvana afferma: «È opportuno che (l'inviato del re) riferisca le parole del suo sovrano senza celarne alcuna, anche se dovesse costargli la vita». E il Gran Maestro Chang-an commenta a proposito: «"[Egli deve riferire le parole del suo sovrano] senza celarne alcuna, anche se dovesse costargli la vita" significa che il proprio corpo è insignificante mentre la Legge è suprema. Si dovrebbe dare la propria vita per la propagazione della Legge» 38. A giudicare dalle apparenze, al momento io, Nichiren, sono l'uomo più perverso di tutto il Giappone. Tra tutte le centinaia, migliaia, decine e centinaia di migliaia di persone delle quattro categorie di credenti, nelle sessantasei province e nelle due isole 39 del nostro paese, io sono detestato dall'intera popolazione, governanti e sudditi. Nei settecento e più anni trascorsi dall'introduzione del Buddismo in Giappone, non è esistita una persona che sia stata tanto odiata a causa del Sutra del Loto, né ho mai udito che sia esistita in India o in Cina e non credo nemmeno che avrebbe potuto esistere. Così io sono l'uomo più perverso di Jambudvipa. A causa di questo, temendo l'autorità del governo e preoccupati degli scherni del volgo, nemmeno i miei parenti osano farmi visita, per non parlare degli estranei.

Anche persone che sono state aiutate da me, non solo in questioni religiose ma anche in affari secolari, timorose degli occhi del mondo, per 37. Sutra del Loto, cap. 13, pag. 254. 38. Nehangyo sho, vol. 12. 39. Due isole lontane: Iki e Tsushima, isole al largo della costa di Kyushu. 74 porre fine alle chiacchiere, fanno mostra di condannarmi, anche se nei loro cuori non lo pensano. Parecchie volte ho incontrato difficoltà e due volte sono incorso nell'ira delle autorità. Non sono stato punito soltanto io, ma anche alcune persone a me legate. Sono state condannate dalle autorità, o private delle terre e licenziate dai propri signori, oppure sono state abbandonate dai genitori e dai fratelli. Come conseguenza, sono stato abbandonato da coloro che mi avevano seguito e al momento non ho seguaci. In particolare, nel caso della più recente punizione del governo, dovevo essere giustiziato e invece, per qualche ragione sconosciuta, mi hanno esiliato nella provincia di Sado. La maggior parte di coloro che vengono esiliati in quella provincia muore, pochi sopravvivono. E quando infine riuscii a raggiungere il luogo del mio esilio, venni trattato come se avessi commesso un crimine peggiore dell'assassinio o del tradimento. Da quando lasciai Kamakura per Sado, sembrava che i miei nemici aumentassero giorno dopo giorno: le persone che incontravo erano tutte sostenitrici del Nembutsu e, mentre attraversavo i campi e le montagne, udendo il fruscio dell'erba e degli alberi agitati dal vento lungo la strada, pensavo che fossero i miei nemici che stavano per attaccarmi. Finalmente raggiunsi la provincia di Sado e, conformemente alla natura di quella terra settentrionale, trovai un vento particolarmente forte in inverno, neve alta, vesti leggere e cibo scarso. Compresi allora come un albero di mandarino, sradicato e trapiantato in una sede differente, potesse diventare in maniera naturale un albero di mandarino trifoliato. La mia dimora era una capanna di paglia in rovina in mezzo a un fitto campo di eulalia e ginerio dove venivano seppelliti i cadaveri. La pioggia filtrava all'interno e i muri non proteggevano dal vento. L'unico suono che giorno e notte giungeva alle mie orecchie era il sibilo del vento accanto al 75 mio cuscino e ogni mattina la vista che si presentava ai miei occhi era quella della neve che seppelliva le strade vicine e lontane. Mi sentivo come se, da vivo, fossi passato attraverso il regno degli spiriti affamati e fossi caduto in uno degli inferni freddi 40. Feci la stessa esperienza di Su Wu che fu tenuto prigioniero per diciannove giorni nella terra dei barbari del nord e si nutrì di neve per mantenersi in vita o di Li Ling che abitò sei anni in una caverna nella roccia, coperto solo da un mantello di paglia.

Ora, benché sia accaduto che la condanna all'esilio sia stata condonata, mi resi conto che neanche Kamakura era un luogo sicuro per me e che non era il caso di rimanerci per qualche tempo. Così ho nascosto il mio corpo e dato pace alla mia mente tra questi pini e montagne rocciose. Ma, oltre alla terra per nutrirmi e all'erba per coprirmi, sono privo di cibo e di vesti. Mi chiedo quali sentimenti ti abbiano spinto a farti strada in un luogo simile per venire a visitarmi. Forse gli spiriti dei miei defunti genitori sono entrati in te? O si tratta della grazia del grande illuminato Onorato dal mondo? Non riesco a trattenere le lacrime! Domanda: Hai parlato del grande terremoto dell'era Shoka e della grande cometa dell'era Bun'ei", e hai detto che il nostro paese dovrà affrontare la rivolta interna e l'invasione straniera perché non ha prestato ascolto al Sutra del Loto. Posso chiedertene le ragioni? Risposta: Calamità celesti e strani fenomeni sulla terra come questi due non si trovano nei tremila o più volumi delle scritture non buddiste. Nei Tre documenti, nei Cinque canoni e nello Shih chi (Documenti dello storico) vengono descritte 40. Inferni freddi: otto tipi di inferno descritti nei sutra. 41. Riferimento al grande terremoto che devastò la zona di Kamakura nell'agosto 1257 e alla grande cometa apparsa da giugno ad agosto nel 1264. 76 grandi comete e grandi terremoti, ma si tratta di comete con code lunghe uno o due piedi, dieci o venti, al massimo cinquanta o sessanta piedi, nessuna ha una coda che abbraccia il cielo intero. Lo stesso vale per la magnitudine dei terremoti descritti in queste opere. Ed esaminando le scritture buddiste troviamo che durante l'intero periodo trascorso dalla morte del Budda non si sono mai verificati prodigi simili a questi. Nemmeno in India quando il re Pushyamitra spazzò via gli insegnamenti buddisti dalle cinque regioni, bruciò templi e pagode nei sedici grandi stati e tagliò la testa a monaci e monache, si verificarono simili prodigi. In Cina, quando l'imperatore dell'era Hui-ch'ang 42 abolì più di quattromilaseicento templi e monasteri e costrinse 260.500 monaci e monache a fare ritorno alla vita secolare, non ci furono manifestazioni di questo tipo. Nel nostro paese, dopo l'introduzione del Buddismo durante il regno dell'imperatore Kimmei, Moriya si oppose alla Legge buddista, il prete Kiyomori bruciò i sette maggiori templi di Nara e i preti del monte Hiei bruciarono il tempio Onjo-ji, ma nemmeno allora apparvero comete così grandi. Mi parve essenziale che le persone sapessero di un evento ancor più grave che si sarebbe verificato in questo nostro mondo di Jambudvipa, e scrissi un trattato dal titolo Rissho ankoku ron e lo sottoposi a sua signoria il prete laico del Saimyo-ji 43. In quell'opera affermavo (e qui lo riassumo): «Questo grande prodigio [il grande terremoto] è un segno che il nostro paese sta per essere distrutto da un altro paese. Ciò accadrà perché i preti Zen, Nembutsu e di altre sette stanno