La grande musica va sempre a segno

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Torino. Auditorium Rai. Concerti 2013 2014 La grande musica va sempre a segno 12 GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2014 ore 20.30 VENERDÌ 24 GENNAIO 2014 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore Arcadi Volodos pianoforte Busoni Bartók Čajkovskij

12 GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2014 ore 20.30 VENERDÌ 24 GENNAIO 2014 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore Arcadi Volodos pianoforte Ferruccio Busoni (1866-1924) Nocturne Symphonique op. 43 (Elegia n. 2) (1912) Durata: 8 ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 3 febbraio 1966, Ferruccio Scaglia (registrazione). L Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il suo Direttore principale Juraj Valčuha si uniscono al cordoglio per la perdita del Maestro Claudio Abbado, che fin dagli esordi della sua carriera aveva collaborato con le compagini sinfoniche della Rai, dedicandogli questo concerto. Béla Bartók (1881-1945) Quattro pezzi per orchestra op. 12 (1912) Preludio Scherzo Intermezzo Marcia funebre Durata: 25 ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 22 marzo 1974, Jurij Aronovič. Pëtr Il ič Čajkovskij (1840-1893) Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra (1874/75) Allegro non troppo e molto maestoso Allegro con spirito Andantino semplice Allegro vivace assai Tempo I Allegro con fuoco Allegro vivo Durata: 37 ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 22 gennaio 2010, Alpaslan Ertüngealp, Hüseyin Sermet. Redazione a cura di Irene Sala Il concerto di giovedì 23 gennaio è trasmesso in collegamento diretto su Radio3 per il programma Radio3 Suite e in streaming audio-video su www.osn.rai.it

Ferruccio Busoni Nocturne Symphonique op. 43 (Elegia n. 2) Nel 1912, anno di composizione del Nocturne Symphonique op. 43, Ferruccio Busoni si trovava a Berlino. Molte erano state le precedenti tappe della sua vita fino a quel momento: dopo la nascita a Empoli e un infanzia vissuta nella Trieste mitteleuropea, studiò a Vienna composizione e pianoforte, fu nominato accademico all Accademia Filarmonica di Bologna a soli sedici anni, suonò a Lipsia e insegnò a Helsinki, a Mosca e negli Stati Uniti. Ma gli anni berlinesi (dal 1898 al 1913) gli offrirono il pieno sbocciare dell espressionismo tedesco: i pittori Vasilij Kandinskij, Franz Marc, Paul Klee, August Macke ed altri fondarono Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), e il Pierrot Lunaire op. 21 di Arnold Schönberg era stato eseguito per la prima volta a Berlino il 16 ottobre del 1912. Questo periodo si rivelò importante anche dal punto di vista del pensiero esteticoteorico che il compositore stava maturando, annotato in Abbozzo di una nuova estetica della musica (1907): un aperta denuncia alla povertà del sistema tonale e l appello all utilizzo di scale nuove, all uso dei sesti di tono e all ampliamento delle possibilità degli strumenti musicali grazie alla scoperta di apparecchi moderni. In questo clima s inserisce il Nocturne Symphonique op. 43 (per grande orchestra, povera di ottoni solo tre corni - ma con arpa e celesta), dedicato al grande direttore d orchestra, compositore e amico di Busoni Oskar Fried, ed eseguito a Berlino il 12 marzo 1914 dai Berliner Philharmoniker diretti dal compositore. Busoni completò gli ultimi aggiustamenti alla partitura nel luglio del 1913, scrivendo alla moglie Gerda: «Il Nocturne Symphonique, dopo esame e revisione definitiva, mi sembra presentare una certa perfezione». Nel Notturno Sinfonico, Elegia n. 2, successivo alla Berceuse élégiaque del 1909, il compositore sviluppò in modo ancora più intricato e profondo le sue nuove concezioni teorico-armoniche. Il brano rompe con il concetto romantico di notturno (tranne forse che per l atmosfera intima e di sogno): strati di pittura sonora espressionista si fondono tra loro e le melodie allucinate e sfumate paiono muoversi in modo libero attorno a un centro tonale, non ancora del tutto abbandonato ma mobile. Busoni utilizzò delle fasce politonali, ovvero una stratificazione di gruppi di voci (trattati in modo polifonico) e di timbri che si intersecano e fluiscono ritmicamente in modo continuo e lineare. Lui stesso in una lettera, ancora a Gerda, parlò di «un pezzo tessuto di fibrille nervose», dal cui intreccio si dipana all ascolto un mondo emotivo instabile e difficile da decifrare. Il musicologo e compositore Hugo Leichtentritt, che scrisse il testo introduttivo alla prima esecuzione del brano, annotò nel suo libro su Ferruccio Busoni (Lipsia, 1916): «[ ] il Nocturne assomiglia a una conversazione tra due persone. Anche qui [come nella Berceuse élégiaque, ndr] la conversazione è triste, muta, fremente per il tormento. Gli strumenti del registro basso, alto e medio si dispiegano nella linea melodica, interrompendosi gli uni con gli altri, procedendo da soli e insieme, spesso ricoperti da una matassa di fluttuanti fili sonori cucita finemente. Le orecchie devono prima abituarsi a queste confluenze di timbri, come gli occhi devono ristabilirsi prima di riconoscere gradualmente i contorni delle cose nel buio. Inoltre, la linea melodica è essa stessa inusuale, non assomigliando più alla melodia del brano, ma diventando analoga a una recitazione finemente sfumata».

Béla Bartók Quattro pezzi per orchestra op. 12 Quando il compositore e pianista ungherese Béla Bartók si decise nel 1921 a orchestrare i Quattro pezzi per orchestra op. 12, scritti ben nove anni prima, parte del mondo musicale che lo circondava era cambiato. Aveva ricevuto stimoli nuovi dalle sue ricerche sulla musica folklorica e popolare ungherese e dalle scoperte condotte dai colleghi: Arnold Schönberg e l espressionismo viennese promuovevano "l'emancipazione della dissonanza" e l'allontanamento dal sistema tonale, Igor Stravinskij aveva fatto scandalo con la Sagra della Primavera e Debussy aveva esplorato un mondo timbrico originale ed esotico. Bartók lavorava nella direzione di un nuovo linguaggio formale che fosse libero di esprimersi, rivalutando il rapporto tra dissonanza e consonanza e giocando sulla sperimentazione timbrica. Negli anni della prima guerra mondiale aveva composto il balletto Il principe di legno, che gli aveva regalato un po di notorietà, e in seguito la pantomina Il mandarino miracoloso, dall ardita orchestrazione, che fu invece un fiasco forse perché troppo contemporanea e schietta per essere recepita nella giusta maniera. La produzione bartókiana si concentrò prevalentemente sui lavori per pianoforte, da camera e per piccola orchestra; in ambito propriamente sinfonico il compositore ungherese scrisse relativamente poco e non giunse mai a comporre una sinfonia in senso classico-romantico. I Quattro pezzi per orchestra op. 12 sembrano stare a latere rispetto al resto del suo corpus compositivo: qui Bartók accantonò momentaneamente l influsso folklorico, avvicinandosi di più a una scrittura di tipo occidentale, impregnata dell arte di Johann Sebastian Bach, Ludwig van Beethoven, Franz Liszt, Johannes Brahms, Claude Debussy e Richard Strauss. Questi brani, quasi dei pezzi di carattere a sé stanti, sono forse l ultimo anelito dell evidente influenza che l impressionismo francese ebbe sui suoi lavori: dal 1908, infatti, il compositore era entrato in contatto con Debussy e la sua musica grazie all amico musicista Zoltán Kodály, che era tornato da Parigi con la partitura de La mer e lo spartito del primo libro delle Images per pianoforte. Bartók ne rimase profondamente colpito e capì di non essere il solo ad aver percorso una via di rottura e sperimentazione timbrico-armonica. Il Preludio, pastorale e lento, cattura l ascoltatore con effetti timbrici lunari, ma l atmosfera pacifica viene rotta dall impetuoso e cupo Scherzo (che utilizza in maniera massiccia gli ottoni e le percussioni) e che rimanda al carattere incalzante, fragoroso e rude del Mandarino miracoloso. Il breve Intermezzo in tempo moderato viene introdotto da un tema gentile e soave, che a mano a mano si colora di tinte più scure e agitate (sprigionate dal registro basso degli archi e dei legni) per chiudersi nuovamente nei pacati modi iniziali. Conclude l op. 12 l epica e maestosa Marcia funebre, carica di tensione emotiva. Una volta approntati al pianoforte, nel 1912, Bartók mise i quattro pezzi da parte: aveva deciso, da quel momento, di non scrivere più musica orchestrale senza la certezza che venisse eseguita, come testimonia la lettera del 1913 indirizzata a un collega: «Ho smesso di comporre solo per la mia scrivania». Ecco perché l orchestrazione fu così tardiva e la prima esecuzione dei Quattro pezzi avvenne dieci anni dopo la stesura, il 9 gennaio 1922, per la Società Filarmonica nell'accademia Nazionale Ungherese di Musica di Budapest, città cara al compositore che vi aveva studiato e che successivamente aveva insegnato all Accademia Reale della Musica. Irene Sala

Pëtr Il ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra Cronaca di un successo non annunciato Mosca. Vigilia di Natale del 1874. A casa del violoncellista Konstantin Al brecht si teneva una festa riservata ai musicisti più illustri della città. Poco più in là, al Conservatorio di Mosca, c era una stanza illuminata: Čajkovskij aveva invitato il grande pianista Nikolaj Rubinštejn ad ascoltare in forma privata il suo Primo concerto per pianoforte e orchestra. Vi lavorava da maggio, pensando proprio di affidare alle mani di Rubinštejn la prima esecuzione pubblica. Čajkovskij non era un pianista e faceva fatica sulla tastiera; ma si sedette con coraggio al pianoforte, ansioso di avere un parere illustre sul suo concerto solistico. La fine del primo movimento fu accolta da un gelido silenzio: neanche una parola, un amichevole incoraggiamento. Čajkovskij, indispettito, tornò al pianoforte per completare l esecuzione. Ancora silenzio. Solo dopo essere stato sollecitato a esprimere un parere, Rubinštejn si decise a parlare: fu una stroncatura assoluta, di quelle che deviano il corso di una carriera. Ma Čajkovskij non era tipo da farsi intimidire, e, quando Rubinštejn gli propose di rivedere il lavoro, la sua risposta sfiorò i confini dell irriverenza: «Non rivedrò nemmeno una nota e pubblicherò il concerto così com è!». Fu quindi Hans von Bülow a presentare al pubblico il Primo concerto per pianoforte e orchestra la sera del 13 ottobre 1875 a Boston, sotto la direzione di Banjamin Lang. A Mosca il lavoro arrivò solo un mese dopo, raccogliendo vivi consensi da parte della critica. Non è facile capire i motivi della reazione di Rubinštejn, ma è probabile che a indispettire il pianista sia stata soprattutto l assenza nel Concerto op. 23 di un deciso interesse per il virtuosismo spettacolare. Già alle prime esecuzioni gli interpreti avevano preso l abitudine di arricchire alcuni passaggi. Poi Čajkovskij nel 1879 ritornò sul lavoro, ritoccando la parte solistica. Intendiamoci: non è che la partitura sia una passeggiata per principianti; ma nel Concerto op. 23 le luci dell esibizione tecnica non sono abbaglianti: gli accordi con cui entra in scena il pianoforte sono perfettamente integrati all organico; i temi sono straordinariamente efficaci anche in orchestra; mancano quei passaggi plateali, in cui le mani del pianista lottano freneticamente con la tastiera. L attenzione di Čajkovskij si rivolge all amalgama tra pianoforte e orchestra, all intreccio tra due elementi sonori complementari. Non c è quell antagonismo tra le due parti, che è connaturato al genere del concerto (cum certare vuol dire lottare insieme); tutto si fonde in una maniera organica, assecondando un pensiero sinfonico. Nel primo movimento domina un tema maestoso, pensato per l orchestra, ancor prima che per il pianoforte; il solista gira attorno alle idee principali: le amplifica, le asseconda con accordi robusti, le sottopone a una continua tensione. Il suo è un ricamo prezioso, che dà colore e forza espressiva a motivi che altrimenti sarebbero vuotamente retorici. Nell Andante il dialogo acquista tinte bucoliche, dipingendo un quadro di melanconia sconfinata, sorprendentemente al riparo da ogni violento conflitto. Nemmeno la sezione centrale, con la sua liquidità chopiniana, riesce a scalfire il tono generale del brano, comodamente adagiato su quella sottile linea di demarcazione che separa la malinconia dalla serenità. Una ventata rapsodica investe l ultimo movimento: il primo tema, tutto ribattuti elettrizzanti, è ispirato a un canto popolare ucraino; la seconda idea emana il calore accogliente delle melodie russe. Tutto si integra naturalmente con il linguaggio sinfonico della tradizione occidentale, alla ricerca di quel punto di contatto che tanto spesso fece sembrare Čajkovskij uno straniero in patria. Andrea Malvano (dagli archivi Rai)

Juraj Valcuha Arcadi Volodos Juraj Valčuha è Direttore Principale dell Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2009. Nato nel 1976 a Bratislava, vi studia composizione e direzione per poi proseguire a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi. Nel 2006 debutta con l Orchestre National de France e al Comunale di Bologna con La bohème. Seguono inviti dalle maggiori compagini internazionali quali Münchner Philharmoniker, Philharmonia di Londra, Filarmonica di Oslo, DSO di Berlino, Gewandhaus di Lipsia, Orchestra della Radio Svedese, Staatskapelle di Dresda, Pittsburgh Symphony, Los Angeles Philharmonic e National Symphony di Washington. Nel 2011 e 2012 debutta con la Filarmonica di Berlino, l Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony e torna a dirigere la Pittsburgh Symphony, i Münchner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda e la Philharmonia. Dirige una nuova produzione di Bohème alla Fenice di Venezia, le Orchestre del Maggio Musicale Fiorentino e dell Accademia di Santa Cecilia. Con l OSN Rai effettua una tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino, e nella stagione di Abu Dhabi Classics. Nella stagione 2012/2013 ha debuttato con la New York Philharmonic, la Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. Ha ritrovato i Münchner Philharmoniker, l Orchestre de Paris, l Orchestra del Comunale di Bologna, l Orchestra del Comunale di Firenze, la National Symphony a Washington e la Philharmonia di Londra. L inizo della stagione 2013/2014 lo ha visto impegnato in tournée con l OSN Rai al Festival Enescu di Bucarest, a Verona e a Rimini e con l Orchestra dell Accademia di Santa Cecilia al Festival di Bratislava. Torna sul podio di Münchner Philharmoniker, Philharmonia, Pittsburgh Symphony, Orchestre della Radio NDR di Amburgo, della Radio WDR di Colonia, della Radio Svedese a Stoccolma e della NHK a Tokyo. In Italia ritrova le Orchestre del Teatro di San Carlo di Napoli e del Comunale di Bologna. Dirige Madama Butterfly al Comunale di Firenze e L amore delle tre melarance di Prokof ev al Maggio Musicale Fiorentino nel 2014. Nato a San Pietroburgo nel 1972, ha intrapreso gli studi di canto e direzione, per dedicarsi al pianoforte solo dal 1987 presso il Conservatorio della sua città. Ha proseguito gli studi al Conservatorio di Mosca con Galina Eguizerova, a Parigi e a Madrid. Fin dal suo debutto a New York nel 1996, ha suonato in recital nelle più importanti sale da concerto, tra cui la Philharmonie di Berlino, la Suntory Hall di Tokyo, il Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, il Musikverein di Vienna, la Carnegie Hall di New York e il Festival di Salisburgo. Si è esibito con le migliori orchestre tra cui Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker, Gewandhaus di Lipsia, Philharmonia di Londra, Filarmonica d Israele, Concertgebouworkest di Amsterdam, New York Philharmonic, Boston e Chicago Symphony, Orchestra del Metropolitan di New York, con la direzione di illustri maestri quali Vladimir Ashkenazy, Riccardo Chailly, James Levine, Seiji Ozawa, Zubin Mehta, Myung Whun Chung, Christoph Eschenbach e Valery Gergiev. Le sue prime registrazioni discografiche comprendono Arcadi Volodos Live at Carnegie Hall, Piano Transcriptions seguite dal Terzo Concerto di Rachmaninov diretto da James Levine e dal Primo Concerto di Čajkovskij diretto da Seiji Ozawa, entrambi con i Berliner Philharmoniker. Seguono un recital dedicato a Schubert, un CD con brani di Liszt, un DVD/CD del recital al Musikverein di Vienna intitolato Volodos in Vienna e l ultimo CD dedicato al compositore catalano Federico Mompou. In Italia è apparso con la Filarmonica della Scala diretta da Chailly, l Orchestra dell Accademia di Santa Cecilia e Chung, l Orchestra del Maggio Musicale con Mehta, l OSN Rai di Torino diretta da Valčuha, e in recital a Bologna, Roma, Milano, Torino, Palermo e Firenze. Negli ultimi mesi Volodos ha suonato al Festival di Salisburgo, al Musikverein di Vienna, al Théâtre des Champs-Elysées, alla Philharmonie di Berlino, a Seoul, Dresda, Londra e nelle più importanti stagioni cameristiche europee. Ha appena effettuato una tournée europea con il Gewandhaus di Lipsia sotto la direzione di Riccardo Chailly.

partecipano al concerto VIOLINI PRIMI *Roberto Ranfaldi (di spalla), Giuseppe Lercara, Marco Lamberti, Antonio Bassi, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Fulvia Petruzzelli, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg, Michele Mangiacasale, Tania Mazzetti, Federico Silvestro, Laura Vignato. VIOLINI SECONDI *Roberto Righetti, Valentina Busso, Enrichetta Martellono, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Gianmario Mari. VIOLE *Ula Ulijona, Matilde Scarponi, Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo, Margherita Sarchini, Claudia Brancaccio, Eugenio Silvestri. VIOLONCELLI *Pierpaolo Toso, Giuseppe Ghisalberti, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino. CONTRABBASSI *Silvio Albesiano, *Cesare Maghenzani, Luigi Defonte, Maurizio Pasculli, Virgilio Sarro, Ciro Cirri, Claudio Schiavi. FLAUTI *Giampaolo Pretto, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli, Carlo Bosticco. OTTAVINI Carlo Bosticco, Fiorella Andriani. OBOI *Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli, Teresa Vicentini. CORNO INGLESE Teresa Vicentini CLARINETTI *Cesare Coggi, Franco Da Ronco, Graziano Mancini. CLARINETTI PICCOLI Franco Da Ronco, Marino Delgado Rivilla. CLARINETTI BASSI Salvatore Passalacqua, Marino Delgado Rivilla. FAGOTTI *Elvio Di Martino, Cristian Crevena, Mauro Monguzzi, Bruno Giudice. CONTROFAGOTTO Bruno Giudice CORNI *Ettore Bongiovanni, Marco Panella, Emilio Mencoboni, Marco Tosello. TROMBE E CORNETTE *Marco Braito, Ercole Ceretta, Daniele Greco D Alceo, Roberto Rivellini. TROMBONI *Joseph Burnam, Devid Ceste. TROMBONI BASSi Gianfranco Marchesi, Antonello Mazzucco. TUBA Daryl Smith TIMPANI *Maurizio Bianchini PERCUSSIONI Alberto Occhiena, Flavia La Perna. ARPE *Margherita Bassani, Nabila Chajai. PIANOFORTE *Francesco Bergamasco, *Fulvio Raduano. CELESTE Fulvio Raduano *prime parti concertini

Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori abbonamento, scoprire pezzi d archivio, seguire le tournée dell Orchestra, avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI. Sono molti i vantaggi offerti dall associazione Amici dell Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite e iscrivetevi subito! Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito www.amiciosnrai.it o scrivendo a informazioni@amiciosnrai.it. La Segreteria degli AMICI dell OSN Rai è attiva mezz ora prima di ogni concerto presso la Biglietteria dell Auditorium Rai, oppure il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539. 20 Si informa il gentile pubblico che a causa di sopravvenuti impegni fuori sede dell'orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il concerto di mercoledì 16 aprile 2014 (turno blu), sarà spostato a venerdì 18 aprile 2014. L'orario resta invariato. CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il biglietto di sosta nell apposita macchinetta installata nel foyer dell Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA. Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione "riduzioni".

13 GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2014 ore 20.30 VENERDÌ 31 GENNAIO 2014 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore Frank Peter Zimmermann violino Béla Bartók Concerto [n. 1] per violino e orchestra Sz 36 Maurice Ravel Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 CARNET da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani) INGRESSO Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani) BIGLIETTERIA Tel. 011/8104653-8104961 - Fax 011/8170861 biglietteria.osn@rai.it - www.osn.rai.it