IL NOSTRO CAPPELLO SAPETE COS È UN CAPPELLO ALPINO?



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IL NOSTRO CAPPELLO Per spiegare cosa significhi essere alpino, riporto una delle più belle descrizioni del cappello alpino, rinvenuta nelle tasche di un caduto in Grecia: SAPETE COS È UN CAPPELLO ALPINO? E' il mio sudore che l'ha bagnato e le lacrime che gli occhi piangevano e tu dicevi: "nebbia schifa". Polvere di strade, sole di estati, pioggia e fango di terre balorde, gli hanno dato il colore. Neve e vento e freddo di notti infinite, pesi di zaini e sacchi, colpi d'armi e impronte di sassi, gli hanno dato la forma. Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti, sepolti nella terra scura, lo hanno baciato i moribondi come baciano la mamma. L'han tenuto come una bandiera. Lo hanno portato sempre. Insegna nel combattimento e guanciale per le notti. Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete. Amore per il cuore e canzone di dolore. Per un Alpino il suo CAPPELLO E' TUTTO. È una poesia che spiega bene il senso di appartenenza che lega chi ha servito in questo corpo e che tuttora "serve" facendo quello che può e quello che sa, molto spesso più del necessario. Non è solo quello che viene definito "spirito di corpo", è qualcosa che va oltre, è un temperamento che si è venuto formando, che ha forgiato il carattere. E sì, c'entrano anche

le montagne, o meglio la disciplina e i sacrifici che la montagna esige, perché lassù nulla si improvvisa e nulla si lascia al caso. E allora quando c'è da rimboccarsi le maniche, che sia per un'emergenza come quella del sisma in Abruzzo, come furono quelle dei terremoti in Friuli, in Armenia e in Umbria, o per un gesto di riconoscenza come la costruzione di un asilo a Rossosch, in Ucraina, dove si svolse la tremenda ritirata del 1942-43, o ancora per l'attivazione di un ospedale da campo sempre pronto quale è quello dell'a.n.a., l'alpino c'è. Ma anche per quelle che possono sembrare piccole cose, come le raccolte di fondi per le associazioni umanitarie o la Colletta Alimentare di fine novembre. C'è, l'alpino, con il suo cappello e la sua gentilezza un po' rude delle genti di montagna. C'è e se deve dare una mano non lesina a muoversi in prima persona. Orgoglioso di quel cappello che ne ha viste tante: no, non le guerre e i loro orrori, ma certamente le piogge e il fango delle marce e delle alluvioni, la polvere dei sentieri e dei terremoti, il sole a picco delle giornate passate con la Protezione Civile. Quel cappello che onora perché tanti con esso hanno sofferto. ----------------------------------------------------------------------------------------- IL CAPPELLO ALPINO I primi alpini furono costituiti, il 15 ottobre 1872, come distrettuali : ebbero, quindi, la divisa della fanteria e dovettero aspettare sei mesi per avere la penna nera. Il 25 Marzo 1873 venne finalmente adottato, invece del chepy di fanteria un cappello proprio. Questo era di feltro nero di forma tronco conica ( alla calabrese ) a falda larga; era guarnito da una fascia di cuoio nero: frontalmente aveva come fregio una stella a cinque punte, di metallo bianco, con il numero della compagnia. Sul lato sinistro, semicoperta dalla fascia di cuoio, vi era una coccarda tricolore nel cui centro era posto un bottoncino

bianco con croce scanalata. Un gallone rosso a V rovesciata guarniva il cappello dallo stesso lato della coccarda e sotto questa era infilata una penna nera di corvo. Per gli ufficiali il cappello era lo stesso, però la penna era d aquila. Il 1 gennaio 1875, i comandanti di reparto assunsero la denominazione di Comandanti di battaglione (ruolo generalmente ricoperto dai Maggiori); costoro non portavano il cappello alla calabrese che distingueva gli appartenenti alle compagnie alpine, ma indossavano il copricapo del Distretto nel quale s insediavano non avendo un ufficio proprio. Soltanto in seguito i Maggiori riuscirono a strappare il diritto al cappello alpino, ma non con una penna nera di corvo come la truppa o d aquila come gli ufficiali, bensì con una penna bianca che divenne, inizialmente, sinonimo di imboscato. Nel 1880 invece della stella a cinque punte fu adottato un nuovo fregio ugualmente di metallo bianco: un aquila al volo abbassato sormontante una cornetta contenente il numero di battaglione. La cornetta era posta sopra un trofeo di fucili incrociati con baionetta innestata, una scure e una piccozza. Il tutto circondato da una corona di foglie di alloro e quercia. La testa dell aquila, coronata, era posta sulla coccarda che ora si trovava sul davanti del cappello. Venne pure adottata una nappina di lana rossa con centro nero sul quale era ricamato il numero della compagnia. Gli ufficiali adottarono una nappina di lamierino argento con croce sabauda, inoltre il loro fregio era composto di una corona reale sormontante una cornetta sovrapposta a due fucili incrociati con baionetta, il tutto ricamato in argento. Nel 1882, Il Colonnello Comandante, invece della penna bianca, aveva nella grande uniforme, un piccolo pennacchio di piume d airone. Nel centro del disco del fregio si sostituì al numero di battaglione il numero di reggimento. Il berretto del colonnello comandante aveva la soprafascia di color rosso. La penna bianca divenne simbolo degli ufficiali superiori, dal Colonnello al Maggiore. Le nappine per le truppe divennero di colore diverso per ogni battaglione e furono: bianche per i primi battaglioni, rosse per i secondi, verdi per i terzi e blu per i battaglioni di servizio. La nappina gialla distingueva gli appartenenti allo Stato Maggiore. Nei primi mesi di guerra l esercito italiano adottò l elmetto "Adrian" (dapprima francese poi prodotto anche in Italia) per proteggersi da colpi occasionali, sassi, schegge, ecc.. Gli

alpini e i bersaglieri non lo vollero perché non riuscivano a collocarci sopra il distintivo, penna e piuma. In un secondo momento gli alpini lo scartarono completamente: primo perché non teneva caldo, il passamontagna era meglio, ma occorreva allora un elmetto di misura maggiore e non sempre se ne trovavano; in secondo luogo perché al minimo vento i bordi dell elmetto si mettevano a fischiare, impedendo di sentire i rumori necessari; in terzo luogo perché con il freddo qualsiasi oggetto metallico finiva per provocare ustioni alle mani; in quarto luogo perché faceva rumore, tintinnava; e in quinto luogo ma non meno importante (anzi) perché con il cambiare del tempo l elmetto si caricava d elettricità e attirava i fulmini. Nel 1910 viene adottata dagli alpini e dall artiglieria da montagna il cappello di feltro grigio-verde, con nappina di battaglione, penna d aquila e fregio nero con numero di reggimento. Per gli ufficiali i gradi sul cappello sono costituiti da galloni e galloncini in argento disposti in V rovesciata sul lato sinistro; la penna infilata nella nappina, di metallo dorato, con la Croce di Savoia circondata da tre trecciole solo i reggimenti del Piemonte e Valle d'aosta, per gli ufficiali, e del colore tradizionale di ciascun battaglione per i sottufficiali e la truppa. Per i generali la nappina e sempre in metallo, ma argentata. ----------------------------------------------------------------------------------------- LA NAPPINA E' il fiocchetto tondo di lana colorata su di una anima di legno a forma semiovoidale per sergenti maggiore, sergenti, graduati e militari di truppa. Sta alla base della penna alpina. Per gli ufficiali la nappina è in metallo dorato e porta al centro la croce sabauda nei reparti del Piemonte e della Valle d'aosta. Alla scuola militare alpina la nappina era blu. REPARTO NAPPINA Reparto Comando e compagnia alpini paracadutisti del 4 Corpo d'armata alpino AZZURRA con dischetto centrale nero e lettere CA in bianco

Reparto Comando e trasmissioni di Brigata alpina AZZURRA con dischetto centrale nero e lettera B in bianco Compagnia controcarri di Brigata alpina AZZURRA con dischetto centrale nero e lettere c/c in bianco Battaglioni alpini: Susa, L'Aquila e SMALP AZZURRA intera Battaglioni alpini: Mondovi, Morbegno, Feltre, Gemona e Val Tagliamento BIANCA intera Battaglioni alpini: Aosta, Trento, Pieve di Cadore, Tolmezzo e Vicenza ROSSA intera Battaglioni alpini: Edolo, Belluno, Saluzzo, Bassano e Cividale VERDE intera Supporti di artiglieria del 4 Corpo d'armata alpino VERDE con dischetto centrale giallo e lettere CA in nero Comandi di Gruppi di artiglieria da montagna (Batterie Comando e servizi) VERDE con dischetto centrale nero e lettere CG in giallo Batterie di artiglieria da montagna VERDE con dischetto centrale nero e numero della batteria in giallo Unità del Genio e delle Trasmissioni, supporti del 4 Corpo d'armata alpino AMARANTO con dischetto centrale nero e lettere CA in bianco

Compagnia genio guastatori di Brigata alpina AMARANTO intera 24 Battaglione Logistico di Manovra Dolomiti del 4 C.A. alpino VIOLA con dischetto centrale nero e lettere CA in bianco Battaglione Logistico di Brigata alpina VIOLA intera ----------------------------------------------------------------------------------------- FREGI PER CAPPELLO ALPINO Alpini Artiglieria da montagna Chimici nebbiogeni Alpini Mitraglieri Autieri 1 tipo Autieri 2 tipo Autieri nuovo tipo Autieri (radiofonisti conduttori)

Genio pioniere Genio guastatore Genio pontieri Genio Ferrovieri (*) (*) Trasmissioni Corpo sanitario Uff. Medico Uff. Veterinario Sussitenza (Bollo blu) Amministrazione 1 tipo (Bollo nero) Commissariato 1 tipo (Bollo viola) Amministrazione, sussistenza e commissariato (Bollo blu, nero viola) Amministrazione 2 tipo - 1980 appr. dal Gen. Di Donato Commissariato 2 tipo (Bollo viola) Amministrazione e commissariato nuovo tipo (Bollo nero - errore di Amministrazione e commissariato nuovo tipo (Bollo blu scuro)

(Stella con sciabole incrociate) ricamo in breve sostituito dal bollo blu) Ingegneri alpini (Ruota dentata al centro) Alpini paracadutisti Generali di brigata e divisione (Ricamo argentato) Generale di corpo d armata (Ricamo dorato) Tutti i fregi per uff. inferiori e superiori (ad eccezione dei generali) possono presentare i seguenti sfondi: Canutiglia verde Robbio rosso (utilizzato per i comandanti) Panno nero (per i berretti da gala) Panno viola (per le cariche militari ecclesiastiche del passato)