REPERTI CERAMICI MEDIEVALI DAI SAGGI XX E XXI

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Transcript:

REPERTI CERAMICI MEDIEVALI DAI SAGGI XX E XXI I reperti esaminati provengono da alcune fosse di spoliazione ubicate nei saggi XX (US 374, att. 336, US 409, att. 304) e XXI (US 5045, 5052, att. 369), tutte databili nel periodo IVb, età medievale. Ad essi aggiungiamo, per affinità cronologica, una forma proveniente dallo strato di crollo di un muro, sempre nel saggio XXI (US 5035, att. 364, periodo IVb). Si tratta nella totalità di 25 frammenti ceramici corrispondenti a 12 forme distinte, riconducibili a due ambiti cronologici e produttivi: il primo compreso tra VIII e X secolo, collegabile all area produttiva locale o laziale, il secondo compreso tra la fine del X e il XII secolo, connesso alla sfera produttiva pisana. VIII-X secolo numero minimo di individui numero frammenti fine X-XII secolo numero numero frammenti minimo di individui Saggio XX 3 3 4 15 Saggio XXI 4 6 1 1 TOTALI 7 9 5 16 1. Reperti altomedievali (VIII-X secolo) Il gruppo comprende un panorama di forme molto articolato, tra cui sono riconoscibili un orciolo (att. 336, Fig. 1, n. 2), un catino con orlo rientrante (att. 336, Fig. 1, n. 1), una brocchetta (att. 304, Fig. 1, n. 3 e Fig. 2), un testo da pane (att. 364, Fig. 1, n. 4 e Fig. 3) ed alcune pareti decorate di grandi brocche (att. 369, Fig. 1, n. 5 e Fig. 4). Prima di esporne le caratteristiche, occorre precisare che alcuni di questi manufatti potrebbero anche appartenere ad orizzonti cronologici più antichi, di VI e VII secolo, e tra questi la brocchetta ed il catino in particolare, ma la tipologia dei reperti stessi, da considerarsi residuali in quanto associati stratigraficamente a materiali più tardi, non ci permette di essere più precisi e di individuarne una collocazione cronologica puntuale. L orciolo e il catino (att. 336) sono contraddistinti da alcune caratteristiche tecnologiche come la steccatura a coltello su tutto il corpo, le superfici molto rosse ed una decorazione composta da solcature parallele e sinusoidali 99

Fig. 1 Principali tipi ceramici attestati nel medioevo sull acropoli di Populonia: nn. 1-5 (secoli VIII-X), nn. 6-7 (secoli X-XII). multiple: presentano vari confronti nei siti di Scarlino (MARASCO 2002-2003), Montarrenti (CANTINI 2003), Donoratico (GRASSI, LIGUORI 2004) tra VII e X secolo, ma dato il contesto di provenienza una datazione bassa sembrerebbe più prudente. Al momento l area produttiva di questi reperti non è identificabile con precisione, ma possiamo ritenerli di ambito locale, considerando l attestazione di ateliers specializzati in tutta l area costiera tra VIII e XI secolo 1. La brocchetta (att. 304, Fig. 2), dato il modulo decorativo molto particolare, seppure inserita in questo contesto cronologico potrebbe rimandare anche a forme analoghe dipinte di rosso, presenti a Cosa nel VI secolo 2. La 1 Si tratta di poli specializzati nella produzione di contenitori da dispensa, come brocche, boccali ed orcioli privi di rivestimento e con colature di invetriatura, attivi tra VIII e XI secolo ed ubicati nell area compresa tra Scarlino e Donoratico (GRASSI 2005). 2 Si veda FENTRESS, CLAY, HOBART, WEBB 1991, fig. 17, nn. 7-8. Ceramica dipinta con colature di ingobbio bruno è già stata ritrovata a Populonia, proveniente dal saggio IV, con datazione compresa tra V e VI-VII secolo (APROSIO 2004, p. 110) 100

Fig. 2 Brocchetta altomedievale in ceramica depurata con decori sinusoidali incisi. Fig. 3 Testo da pane con decori incisi, IX-X secolo. genericità dell impasto e l assenza di tracce di ingobbio ci porta ad una datazione più cauta, relativa ai secoli altomedievali. Il testo da pane (att. 364) richiama fortemente le tipologie ceramiche da fuoco laziali, mentre non è frequentemente attestato nei contesti produttivi di area toscana 3. La forma ricostruita presenta pareti molto spesse (circa 1 cm), impasto rosso scuro e decoro inciso esternamente costituito da bande intrecciate formate da righe parallele (Fig. 3). Il testo da pane compare nelle stratigrafie romane tra fine VIII e IX secolo, attestandosi con una continuità ininterrotta sino al XIII secolo (RICCI 1998). L attribuzione ai secoli IX-X sembrerebbe confortata dallo spessore delle pareti e dalla forma arrotondata dell orlo, caratteri ritrovabili nei tipi più antichi. Le pareti di brocche con decori incisi e schiarimenti delle superfici esterne sono ugualmente ben attestate nei contesti di Roma e di area laziale e riconducono a cronologie comprese tra VIII e X secolo, mentre sarebbero già sicuramente residue in contesti urbani di XI secolo (att. 369, Fig. 4) 4. 3 Per alcuni confronti con Roma e l area laziale relativi ai secoli VIII-X si veda MANA- CORDA et alii 1986, tav. XI, nn. 7-8 e RICCI 1998, fig. 3. 4 Per Roma si veda MANACORDA et alii, 1986, p. 526; per l area laziale si vedano i contesti di Pianabella (Ostia antica) studiati da Helen Patterson e relativi alla cronologia fine VII-inizio IX secolo (CIARROCCHI et alii 1992, pp. 219-231). 101

Fig. 4 Pareti di brocche con decori incisi, VIII-X secolo. L area produttiva del testo da pane e delle brocche non può essere identificata con certezza nel Lazio: infatti, nonostante i richiami formali sembrino indicare proprio questa provenienza, la mancanza di riscontri di carattere petrografico, legati alle analisi delle argille, ci impedisce di averne la certezza. Tuttavia una possibilità altrettanto interessante potrebbe essere quella di considerare la presenza in loco di vasai di area laziale, in parte testimoniata da alcuni frammenti di ceramica a vetrina sparsa provenienti dallo scavo della città di Cosa. In questi contesti (HOBART 1992, p. 307) l analisi petrografica avrebbe evidenziato argille locali utilizzate per foggiare manufatti secondo modelli formali laziali, prospettando la probabile attività di artigiani forestieri nell area costiera toscana, attirati dalla domanda di vasellame proveniente da alcuni insediamenti legati alla Chiesa romana, tra cui la stessa Cosa 5. Bisogna inoltre considerare che vi sono altri indizi emersi dagli scavi di Populonia che collegano la realtà produttiva ceramica all area laziale, come le tre forme recuperate quasi intere in una delle cisterne dell edificio delle Logge (un olla, una brocca con decoro a bande rosse ed un anfora) databili tra VII e VIII secolo (DALLAI 2003, tav. 4). 5 A questo proposito si rimanda alle pagine conclusive sui secoli altomedievali in GRASSI 2005, pp. 224-263. 102

2. Reperti di X-XII secolo In questo gruppo non vi è varietà formale e i tipi ricostruiti sono relativi a cinque brocche di certa provenienza pisana; varia è invece l attribuzione cronologica che possiamo dare a queste forme. Infatti, quattro di queste (att. 336 e 369) appartengono sicuramente alle prime produzioni fabbricate con impasti depurati nella città di Pisa (tipo G.I A in BERTI, MENCHELLI 1998, fabbricato a partire dalla seconda metà del X secolo fino alla seconda metà dell XI secolo) mentre la quinta forma (att. 336) sembra rientrare nei tipi più tardi, di XI-XII secolo (tipo G.II). In particolare, due tra gli esemplari più antichi presentano un bollo radiale sull ansa tipo III.C (BERTI, GELICHI 1995) e rifiniture a stecca nelle pareti, esternamente ed internamente (una dall att. 336 e una dall att. 369, Fig. 1, nn. 6-7). La presenza di prodotti pisani tra X e XI secolo appare in linea con gli andamenti dell esportazione di questi contenitori attuata da Pisa in tutta la Toscana meridionale, com è stato recentemente esposto in un lavoro di sintesi (GRASSI 2005, pp. 263-302) 6. 3. Conclusioni Vorrei sottolineare l importanza di questi reperti ceramici che aprono una luce nuova sulle dinamiche di abbandono e di riutilizzo delle strutture antiche della città di Populonia e sulla realtà delle manifatture ceramiche regionali. Infatti, oltre ad inserire con la giusta interpretazione questi indizi di frequentazioni medievali nella realtà insediativa del sito, non si deve dimenticare l apporto fondamentale che un contesto ceramico di questa natura offre alla ricostruzione del paesaggio produttivo regionale, evidenziando nell altomedioevo precoci contatti commerciali e formali con aree dell Italia centrale come il Lazio sino ad oggi soltanto ipotizzabili e rafforzando l ipotesi di un ruolo monopolistico che i prodotti pisani avrebbero ricoperto nel bassomedioevo in tutta l area costiera toscana. FRANCESCA GRASSI 6 La stessa città di Cosa sembra interessata dall afflusso cospicuo di merci pisane a partire dal XII secolo, con il passaggio al dominio della famiglia Aldobrandeschi nel 1181 (CIRELLI, HOBART 2003, pp. 350-352). 103

Bibliografia M. APROSIO, 2004, Ceramiche dal saggio IV: elementi per la datazione, in M.L. GUALANDI, C. MASCIONE (a cura di), Materiali per Populonia 3, Firenze, pp. 107-127. G. BERTI, S. GELICHI, 1995, Le anforette pisane: note su un contenitore in ceramica tardo-medievale, «Archeologia Medievale», XXII, pp. 191-240. G. BERTI, S. MENCHELLI, 1998, Pisa, ceramiche da cucina, da dispensa, da trasporto dei secoli X-XV, «Archeologia Medievale», XXV, pp. 307-333. F. CANTINI, 2003, Il castello di Montarrenti, lo scavo archeologico. Per la storia della formazione del villaggio medievale in Toscana (secc. VII-XV), Firenze. B. CIARROCCHI, A. MARTIN, L. PAROLI, H. PATTERSON, 1992, Produzione e circolazione di ceramiche tardoantiche e altomedievali da Ostia e Porto, in L. PAROLI, P. DELOGU (a cura di), La storia economica di Roma alla luce dell altomedioevo, Firenze, pp. 203-247. E. CIRELLI, M. HOBART, 2003, The medieval pottery, in J. BODEL, E. FENTRESS (a cura di), Cosa V: An In termittent Town. Excavations 1991-1997, Ann Arbor, pp. 320-352. L. DALLAI, 2003, Prospezioni archeologiche sul territorio della diocesi di Massa e Populonia, in III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Firenze, pp. 337-343. H. FENTRESS, T. CLAY, M. HOBART, M. WEBB, 1991, Late Roman and medieval Cosa I: the Arx and the structure near the Eastern Height, «PBSR», pp. 197-231. F. GRASSI, 2005, Gli apparati produttivi, i mercati ed il consumo della ceramica nella Toscana meridionale (VIII-XIV secolo): il confronto tra siti rurali e urbani, Tesi di Dottorato in Archeologia Medievale, XVII ciclo, Università di Siena. F. GRASSI, S. LIGUORI, 2004, Per un preliminare catalogo dei reperti ceramici: i contesti di ante X-XI secolo, in G. BIANCHI (a cura di), Castello di Donoratico. I risultati delle prime campagne di scavo (2000-2002), Firenze, pp. 115-138. M. HOBART, 1992, Ceramica invetriata da Cosa (Ansedonia - Orbetello), in L. PARO- LI, La ceramica invetriata tardoantica ed altomedievale in Italia, Firenze, pp. 304-310. D. MANACORDA, A. MOLINARI, L. PAROLI, M. RICCI, D. ROMEI, 1986, La ceramica medievale di Roma nella stratigrafia della Crypta Balbi, in La ceramica medievale nel Mediterraneo Occidentale, Atti del Convegno (Siena-Faenza 1984), Firenze, pp. 511-544. L. MARASCO, 2002-2003, Il castello di Scarlino tra VII e XIII secolo. Elaborazione e analisi dello scavo archeologico, Tesi di laurea, Università di Siena. M. RICCI, 1998, Appunti per una storia della produzione e del consumo della ceramica da cucina nel medioevo, in E. DE MINICIS (a cura di), Le ceramiche di Roma e del Lazio in età medievale e moderna, III, Roma, pp. 34-42. 104