Enrica Boldrini Francesca Grassi Nuove acquisizioni sulle ceramiche acrome depurate dalla Rocca di Campiglia M.ma e da Rocca San Silvestro (Livorno)*
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1 27 Archeologia Medievale XXVI, 1999, pp Enrica Boldrini Francesca Grassi Nuove acquisizioni sulle ceramiche acrome depurate dalla Rocca di Campiglia M.ma e da Rocca San Silvestro (Livorno)* In occasione del I Convegno Nazionale di Archeologia Medievale 1 affrontammo in rapida sintesi alcune tematiche relative alla ceramica acroma depurata nei contesti di XII e XIII secolo dal castello di Rocca San Silvestro. Il lavoro si sviluppava dalla prima risistemazione dei prodotti depurati di area pisana realizzata da Berti e Gelichi 2, dall avvio di una rilettura dei reperti provenienti dallo scavo di Rocca San Silvestro (rilettura che ha visto la pubblicazione dei prodotti di importazione e, in parte, del vasellame da fuoco) 3, dalla necessità, infine, di creare anche per la Toscana centro-meridionale nuovi elementi utili alla datazione dei contesti anche in assenza di fossili guida come le vetrine (pesanti e sparse) o i prodotti di importazione. Da allora il lavoro è proseguito, subendo un notevole accrescimento dallo studio di Berti e Menchelli 4, ma anche da quello (ancora in corso) dei reperti acromi provenienti dalla Rocca di Campiglia M.ma 5, distante pochi chilometri da Rocca San Silvestro ed inserita in un ambiente politico-economico molto simile. La storia dei due centri non è sovrapponibile, peraltro, sotto molti aspetti, il più evidente dei quali è che San Silvestro muore nella s.m. del XIV secolo, mentre Campiglia è un insediamento vincente, oggi più che mai aperto a sviluppi e trasformazioni. Non solo; mentre Rocca San Silvestro nasce ex-nihilo, per volontà signorile, tra la fine del X e gli inizi dell XI secolo, Campiglia ha una frequentazione più antica, come sta emergendo dalle indagini archeologiche in corso nella Rocca, ed è comunque un insediamento dalla storia più articolata e complessa, che le indagini archeologiche potranno leggere nel suo percorso. E proprio in virtù di questa diversità noi possiamo allargare il raggio della nostra ricostruzione del quadro ceramico, agganciando ai primi contesti leggibili di Rocca San Silvestro (quelli cioè di fine XI) 6 quelli che a Campiglia segnano le fasi di frequentazione tra fine IX e X secolo, per proseguire poi, in modo parallelo e integrante nei due insediamenti, nel XII e nel primo XIII secolo. Questo ci offrirà la possibilità di seguire non solo l evolversi delle forme, ma anche le differenziazioni nell utilizzo di argille e trattamenti delle superfici, secondo un processo (di semplificazione, standardizzazione e miglioramento funzionale) già delineato per le produzioni pisane negli studi recenti 7. PRODUZIONI DI FINE IX-X SECOLO Lo scavo, negli anni 1997 e 1998, del palazzo e del dongione compresi nell area signorile del castello di Campiglia Marittima, ha evidenziato sia gli strati di frequentazione dell area stessa nel momento di fondazione degli edifici romanici con valenza monumentale (fine XI secolo), sia i depositi ancora precedenti, relativi all abbandono di almeno due fasi insediative, caratterizzate da strutture in legno e altri materiali deperibili (terra, frasche, pietrame non lavorato). La datazione proposta per queste fasi è compresa tra la fine del IX ed il X secolo, sulla base del contesto ceramico. Si tratta infatti di reperti in acroma grezza, che in parte trovano il loro punto di confronto più stretto, ed anche più vicino topograficamente, con il contesto del Podere Aione 8 (per il quale è stata suggerita una datazione al IX secolo) e reperti in acroma depurata. Qui fermiamo la nostra attenzione su un nucleo di vasi, relativi a quest ultima classe ceramica, che presenta caratteristiche formali e tecnologiche molto compatte ed omogenee e si evidenzia soprattutto per la rifinitura delle superfici esterne, lisciate a panno o, più di rado, steccate; la lisciatura, a polpastrello, si ha talvolta anche all interno soprattutto nelle forme chiuse, in particolare nel punto di raccordo tra fondo e parete. I vasi hanno una coloritura rossastra, favorita anche dall impasto che prevalentemente è di color arancio intenso (vedi catalogo impasti) con spessa anima grigia. Le forme tipiche sono orcioli (Tav. II nn. 2-3), catini (Tav. II n. 1), brocche e brocchette (Tav. I e tav. II nn. 4 e 5). Catini e orcioli hanno decorazioni ondulate graffite a stecca o a punta sul bordo interno e sulla parete esterna, in associazione con solcature o filettature. Motivi ad onda e filettature si hanno anche sui colli e le spalle delle brocche. Le rare anse rinvenute sono a nastro, con bordi squadrati. Un altro elemento distintivo è la presenza di fori per la sospensione (Tav. II nn. 1 e 5). Questo nucleo di reperti, e l impasto che è a loro associato, è circoscritto ad un ambito cronologico ben preciso poichè a Campiglia si ritrova come minoritario negli strati di XI secolo, mentre è totalmente assente in quelli di pieno XII secolo, come del resto mostrano anche i contesti di Rocca San Silvestro. La datazione proposta alla fine del IX secolo-inizi X si basa soprattutto sul fatto che questi materiali, sul cui ambito produttivo è difficile al momento esprimersi (vedi infra), presentano ancora evidenti volontà decorative (i motivi graffiti a stecca, la lucidatura accentuata) ma è come se fossero ormai in fase di semplificazione e di standardizzazione, in ciò trovando per esempio corrispondenza con il processo evolutivo descritto per la ceramica di area romana tra IX e X secolo appunto 9. Di particolare interesse la brocca in Tav. I (n. 6 del catalogo), caratterizzata dallo stesso impasto del vasellame sin qui esposto, da finitura delle superfici analoga, ma più disomogenea e infine da ampio spessore delle pareti. Morfologicamente rimanda ai noti boccali di Fiesole (X-XI secolo) (vedi infra il catalogo n. 6), ma l impasto è meno depurato e non ha il fondo leggermente convesso che appare tipico di quelle forme. Nel nostro contesto ceramico è la forma più grande, tra quelle ricostruibili, e come gli altri prodotti con impasto 1 si esaurisce alla fine del X secolo, per essere sostituita probabilmente, a livello funzionale, dalle brocche in Tav. III n. 8. E.B. CATALOGO Catini 1 (Tav. II, n. 1) Bordo estroflesso, orlo ingrossato insellato leggermente nella parte superiore, parete carenata nella parte inferiore del vaso. Superfici esterne lucidate a panno, coloritura rossastra. Decorazione: lungo il bordo interno motivo ondulato graffito a punta; lo stesso decoro, mal conservato, si riconosce sulla superficie esterna. Subito sotto l orlo è presente un foro di sospensione. Impasto 1, arancio, con anima grigia.
2 Diam. orlo 28,4; >< pareti 0,7/0,8 cm. Provenienza RC Confronti: BERTI-CAPPELLI-CIAMPOLTRINI, 1992, tav. I, n. 1 (Lucca, datato tra IX e X secolo, con macchia di vetrina sul bordo esterno); RONCAGLIA 1986, fig. 3 n. 2 (Montarrenti, Siena, datato tra X e XI secolo); MENCHELLI 1993, p. 514 n. 13 (Pisa Piazza Dante, da contesti di X-s.m. XIII secolo). Orcioli 2 (Tav. II, n. 2) Bordo estroflesso, orlo squadrato, corpo ovoide (?). Superfici esterne lucidate a panno, coloritura rossastra. Decorazione: lungo il bordo interno motivo ondulato graffito a punta; sulla parete esterna linee orizzontali e doppio motivo ondulato graffito a punta. Impasto 1, arancio, con anima grigia. Diam. orlo non id.; >< pareti 0,6 cm. Provenienza RC Confronti: CIARROCCHI-MARTIN-PAROLI-PATTERSON 1993, fig. 2, n. 3 (contesti del tardo VIII secolo, in acroma grezza da Pianabella-Ostia Antica); PATTERSON 1993, fig. 4, n. 36 (campagna romana, inizi IX). 3 (Tav. II, n. 3) Bordo estroflesso, orlo squadrato, ampia gola con collo sagomato. Superfici esterne lucidate a panno, coloritura rossastra. Decorazione: lungo la parete esterna motivo ondulato graffito a punta. Impasto 1, arancio, con anima grigia. Diam. orlo non id.; >< pareti 0,6 cm. Provenienza RC Brocche 4 (Tav. II, n. 4) Collo troncoconico, molto inclinato. Superfici esterne lucidate a panno, coloritura rossastra. Decorazione: motivo ondulato graffito a stecca sulla superficie esterna. Impasto 1, arancio, con anima grigia. Dimensioni: >< pareti 0,7/0,8 cm. Provenienza RC 5001 Confronti: per il motivo ondulato a stecca, di antica tradizione, si veda anche FRANCOVICH-GELICHI 1980 (Grosseto) tav. 27 n. 14 (XI-XII sec.) per un confronto di area e coevo. 5 (Tav. II, n. 5) Bordo estroflesso, orlo ingrossato, collo cilindrico, leggermente sagomato. Superfici esterne lucidate a panno, coloritura rossastra, filettata, con alcune solcature più marcate. Sul collo presente foro di sospensione. Impasto 1. Dimensioni: diam. orlo 9 cm; diam. collo 9,5 cm; >< pareti 0,4/0,5 cm Provenienza RC Datazione: IX- X secolo. 6 (Tav. I, n. 6) Collo troncoconico (probabile bordo estroflesso), corpo ovoide, fondo piano apodo. Ansa a nastro con bordi squadrati impostata sul corpo, probabilmente sotto alla massima espansione e, sempre probabilmente, complanare all orlo. Superfici esterne lisciate e sul collo finemente filettate con solcature un po più marcate nella parte presso l attacco dell ansa. All interno le superfici, caratterizzate da una tornitura larga e irregolare con spigoli arrotondati, sono rifinite a stecca e a polpastrello. Impasto 1, arancio, con anima grigia. Dimensioni: diam. collo 19,6/11 cm; max. espansione 26 cm; diam. fondo 13,4 cm; la. ansa 4,5 cm, >< 1 cm; >< pareti 0,5/1 cm. Provenienza RC Datazione: IX-X secolo. Confronti: boccali tipo A da Fiesole (FI) in FRANCOVICH-VANNINI, 1989, n. 1348, p. 41 (datati al X-XI secolo). Il vaso è ricostruito solo graficamente, sulla base dei frammenti conservati. Appare anomala, forse, la collocazione dell attacco dell ansa troppo in basso rispetto alla massima espansione del vaso stesso, ma tale risulta dal calcolo geometrico dei diametri. Fuseruole 7 (Tav. II, n. 7) Forma bitroncoconica, con solcatura lungo il diametro massimo. Superfici lisciate a panno, color nocciola. Decorazione: su tutto il corpo motivi circolari impressi con un punzone senza un preciso disegno. Impasto 2. Dimensioni: h. 2 cm; diam. max. 2,8 cm. Provenienza RC GLI IMPASTI Come abbiamo detto, la provenienza del materiale esaminato è controversa. Negli impasti 4 e 3 la presenza di augite ben riconoscibile farebbe propendere per un attribuzione dei manufatti ad una zona di ambito vulcanico, come quella compresa tra l Etruria meridionale e l area campano-laziale. Nei restanti impasti invece, quelli che abbiamo genericamente indicato come inclusi neri, data l impossibilità di riconoscimento per le minime dimensioni, potrebbero ricondursi sia a materiale vulcanico, sia a materiale metamorfico, come la mica nera. In quest ultima ipotesi sembrerebbero delinearsi quindi delle produzioni regionali, così come era stato indicato per alcune produzioni di vetrina pesante e sparsa, ricche di mica, provenienti dal territorio costiero toscano 10. Il confronto con il vasellame invetriato si rende necessario ed importante, ai fini di una comprensione più ampia del nostro contesto ceramico, dal momento che dallo scavo della Rocca di Campiglia proviene un nucleo cospicuo di frammenti in vetrina sparsa (e forse qualcuno, dubbio, in vetrina pesante del tipo più tardo). Questi frammenti, in corso di studio e da sottoporre ad analisi archeometrica, appartengono in maggioranza ad un momento di transizione tra le fasi di abbandono dell insediamento ligneo e la ristrutturazione romanica dell area; la loro datazione, compresa tra la fine del X e l XI secolo, oltre che sul dato stratigrafico, si basa sull analogia con i prodotti di questo genere rinvenuti nei castelli costieri più vicini 11. Il parallelo con le produzioni con vetrina è favorito anche dall analogia esistente tra alcuni di questi manufatti e l impasto 1. Infatti questo impasto, che prevale nel X secolo (Tab. 1) ed è caratteristico di un repertorio formale che scomparirà completamente a partire forse dalla metà del secolo successivo (vedi tipi 1, 2, 3, 4 in Tav. II), è peraltro molto simile a quello della maggior percentuale di forme con vetrina sparsa presenti nella Rocca. Le uniche distinzioni esistenti starebbero in un diverso grado di depuratezza, poichè ad una prima analisi i componenti dell impasto 1 risulterebbero più fini. Se accettiamo come plausibile l ipotesi già avanzata in passato 12 della presenza di officine produttrici di vasellame invetriato nell area della Toscana meridionale costiera possiamo anche pensare che le stesse (o naturalmente officine diverse che seguivano una stessa linea di produzione e usufruivano con continuità di certi luoghi di approvvigionamento della materia prima) abbiano realizzato, precedentemente e in parte anche insieme, vasellame con superfici nude.
3 Una particolarità da segnalare è un ulteriore uguaglianza dell impasto 1 e delle vetrine sparse con un campione proveniente da Rocca San Silvestro. Si tratta di una brocchetta depurata, databile al XII secolo (Tav. IV n. 19), dissimile dalla restante depurata del sito (finissima) per il suo impasto molto granuloso e ricco di quarzo. F.G. PRODUZIONI DI FINE X-XI SECOLO I depositi che conservano i reperti sopra descritti mostrano anche ceramiche d impasto depurato con caratteristiche diverse, dal punto di vista morfologico e tecnologico, destinate però a durare anche nei contesti di XI secolo. In queste ceramiche gli aspetti di finitura delle superfici sono decisamente semplificati, tendendo a limitare la lisciatura (con stecca) alla parte inferiore del fondo e alla parte bassa del corpo del vaso; gli ampi decori incisi a stecca non sussistono più, sostituiti da più semplici motivi a onda graffiti a punta; permangono filettature sui colli e sulle spalle. Si profila la comparsa di un tipo di brocca (vedi catalogo n. 14, Tav. IV n. 14) eseguita naturalmente a tornio veloce (quindi con linee interne parallele e regolari e a spigolo netto), a corpo probabilmente ovoide, caratterizzata da filettature nella parte alta del vaso, che riporta anche un largo motivo sinusoidale inciso a punta 13. La brocca è dotata di collo troncoconico e orlo trilobato, spalla pronunciata e ben divisa dal collo stesso; ha uno spessore delle pareti non troppo ampio (0,5 cm circa); l ansa è a nastro, larga tra i 5 e i 6/6,5 cm e spessore di 1 cm ca. L impasto è normalmente ben depurato e duro, con frattura netta. La vita di questo tipo (di cui questi elencati sono i caratteri sempre presenti contemporaneamente) comprende anche tutto il XII secolo, che anzi sembra essere il periodo di maggiore diffusione per questo vasellame, mentre nella prima metà del XIII secolo, come dimostra anche il castello di Rocca San Silvestro, appare già minoritario. Attorno alla metà del XIII secolo, il tipo potrebbe essere sostituito dalle brocche tipo D, edite da Berti e Gelichi 14. Queste conservano la tipologia formale, le dimensioni, ma perdono ogni caratteristica esteriore (filettatura, motivo sinusoidale). Un tipo che richiama ancora le produzioni del paragrafo precedente (fine IX-X secolo) per le caratteristiche della finitura delle superfici è il boccale in Tav. III/11 (vedi catalogo n. 11), segnalato a Pisa in contesti di fine X-XI secolo. Per il resto si segnala la presenza di boccali con basso ventre (Tav. III/10, catalogo n. 10), documentati anche a Pisa in contesti coevi e di piccoli boccali d forma rotondeggiante, rinvenuti anche a Rocca San Silvestro in contesti di XII secolo 15. A differenza della fase precedentemente analizzata non si registrano forme aperte. In conclusione, tra la fine del X e l XI secolo si profila un passaggio significativo di produzioni, con la progressiva perdita delle caratteristiche proprie del materiale più antico (fine IX-X secolo) sia a livello formale che tecnologico e l affermarsi di un quadro che dal punto di vista della morfologia spinge ancora di più verso la semplificazione. È da sottolineare che in ambedue gli insediamenti i contesti collocabili nell XI secolo (per S. Silvestro soprattutto alla fine del secolo) sono pochi e scarsi di restituzione; quindi la gamma su cui fare le considerazioni è più ristretta rispetto a quella di X (per Campiglia) e di XII (per Campiglia e Rocca San Silvestro). E.B. CATALOGO Brocche 8 (Tav. III, n. 8) Collo troncoconico, con avvio di orlo trilobato, ampia spalla e corpo globulare. Superficie esterna annerita, filettata. Impasto 3, rosso scuro, molto duro. Diam. orlo non id.; >< pareti 0,4/0,5 cm. Provenienza RC Datazione: X-XI secolo. Confronti: BOLDRINI-GRASSI 1997, tav. II, nn. 5 e 8. 9 (Tav. III, n. 9) Bordo estroflesso, orlo ingrossato, ansa a nastro impostata immediatamente sotto l orlo. Impasto 4, con anima grigia. Dimensioni: diam. orlo 14 cm; la. ansa 4,5, >< 0,8 cm; >< pareti 0,4 cm. Provenienza RC Confronti: BERTI-MENCHELLI 1998, brocche del gruppo II, datazione XI secolo. 10 (Tav. III, n. 10) Bordo leggermente estroflesso, orlo squadrato, collo troncoconico, ansa a nastro impostata sotto l orlo, corpo globulare, fondo piano con lieve strozzatura verso il piede. Superficie interna ed esterna beige scuro, con vistosi annerimenti a chiazze. Steccatura della parte più bassa del vaso, ma non del fondo. Lisciatura interna a stecca e polpastrello. Impasto 2 (?) stracotto. Dimensioni: diam. orlo 11 cm; diam. collo 13 cm; diam. fondo 13,6 cm; >< parete 0,5/0,6 cm; la. ansa non id.; >< ansa 3 cm. Provenienza RC Datazione: X-XI secolo. Confronti: BERTI-MENCHELLI 1998, brocche del gruppo II, fig. 3/1, datazione XI secolo. Boccali 11 (Tav. III, n. 11) Bordo indistinto, collo troncoconico, ansa a nastro complanare all orlo. Superfici lisciate a panno, rossastre. Impasto 1. Dimensioni: diam. orlo 7,8 cm; la. ansa 4 cm, >< 1 cm Provenienza RC Datazione: X-XI secolo. Confronti: BERTI-MENCHELLI 1998, fig. 5, B4 (boccali del gruppo I), datato alla fine X-inizio XI. 12 (Tav. III, n. 12) Orlo trilobato, breve collo cilindrico, ampia spalla, corpo presumibilmente globulare. Superficie esterna annerita in cottura, filettata. Impasto 3. Dimensioni: >< parete 0,5/0,6 cm. Provenienza RC 4192/ Datazione: fine X-XI secolo. 13 (Tav. III, n. 13) Collo cilindrico, diviso dalla spalla da solcatura sottile, corpo globulare, fondo piano, apodo. Superficie esterna nuda, di aspetto granuloso e colore beige. Decorazione: sulla spalla doppio motivo ad onda graffito in modo leggero con una stecca. Impasto: 1. Dimensioni: diam. collo 5,6 cm; diam. max. espansione 10 cm; diam. fondo 5,2 cm; >< pareti 0,4 cm.
4 Datazione: fine X-XI secolo. Confronti: BOLDRINI-GRASSI 1997, tav. III, n. 10. GLI IMPASTI Nelle argille questo passaggio cui si è accennato mostra solo i suoi effetti a Rocca San Silvestro, mentre a Campiglia si legge nel suo farsi progressivo. Nel primo sito infatti le forme in depurata presentano solo impasti raffinatissimi e compatti (con rarissime eccezioni), impasti che non muteranno più fino a tutto il XIV secolo, cioè fino alla fine della vita del castello. A Campiglia, ancora in questa fase, si hanno forme con impasti non molto depurati, tra i quali prevale il 4. La scarsità degli impasti depurati (1 del 2 e 4 del 5) è significativa, ma probabilmente sottostima l entità della diffusione di questi corpi ceramici. Comunque, la disparità tra i due insediamenti potrebbe essere spiegabile considerando che Rocca San Silvestro nasce in questo momento (il primo documento noto è del 1004) 16, per volontà di una famiglia, i della Gherardesca, molto legata a Pisa e i primi contesti leggibili dell insediamento si collocano in una fase, di fine XI secolo, in cui la produzione di depurate pisane sta vivendo la sua definitiva trasformazione; come è stato scritto, infatti: «l inizio di un salto di qualità a Pisa potrebbe non essere precedente alla metà circa dell XI secolo, e da ricollegare allo stesso sarebbe una commercializzazione allargata che sottintende, in modo evidente, una diversa organizzazione» 17. In sostanza, Rocca San Silvestro, centro di nuova fondazione, potrebbe essere il protagonista di un ampio progetto di pianificazione non solo demografica ed insediativa, ma anche di mercato, vivendo al tempo stesso il ruolo di nucleo di produzione ed esportazione mineraria e metallurgica ed il ruolo di area di assorbimento di prodotti pisani di importazione (di cui quelli ceramici sono per noi i più identificabili). Campiglia invece ha un passato di centro insediativo più radicato nel territorio e già aperto da lungo tempo ai canali commerciali, soprattutto con la costa tirrenica e l Italia centro-meridionale, che la sua posizione vicina al mare probabilmente ha sempre propiziato. Dunque, può darsi che l affermazione completa e totale dei prodotti pisani sia in ritardo, o debba costruirsi con progressione, uno spazio di mercato, in un luogo dove esistono già flussi commerciali consolidati da più tempo. F.G. PRODUZIONI DI XII SECOLO Il XII secolo vede nei due insediamenti l affermarsi definitivo del vasellame ad impasto molto depurato (per Rocca San Silvestro, come abbiamo visto, si tratta di una conferma di una realtà di monopolio ), l assottigliarsi delle pareti su tutte le forme, l incentivarsi degli schiarimenti, la scomparsa di qualsiasi decorazione, fatto salvo il motivo sinuoso graffito a punta sulle brocche (Tavv. III/8, IV/14, catalogo nn. 8 e 14). CATALOGO Brocche 14 (Tav. IV, n. 14) Orlo leggermente ingrossato e trilobato, collo troncoconico diviso dalla spalla da un evidente solcatura, corpo globulare. Superfici filettate sul collo e, più lievemente, sul corpo. Decorazione: motivo a lunghe onde inciso a punta su tutto il corpo. Impasto: 2 (?). Dimensioni: diam. orlo 12 cm; diam. collo 15 cm; diam. max. espansione 28,5 cm; >< pareti 0,5 cm. Provenienza RC Confronti: si tratta ancora del tipo presentato in tav. III/8 (vedi supra), del quale alcuni esemplari sono stati già editi in BOLDRINI-GRASSI 1997, tav. III, n. 5 e 8. Orcioli 15 (Tav. IV, n. 15) Orlo indistinto, bordo verticale, collo leggermente troncoconico, segnato da solcature e diviso nettamente dalla spalla, corpo globulare, che presente nel punto di massima espansione l attacco di un ansa a nastro, fondo leggermente concavo. Superfici giallastre, lisce al tatto, ma macchiate dalle caratteristiche del deposito (pozzo nero). Impasto: 6 Dimensioni: diam orlo 10 cm; diam. collo 10,5 cm; diam. max. espansione 18,3 cm; diam. fondo 11,5 cm; >< pareti 0,3/0,4 cm; h. totale almeno 17,5 cm. Provenienza RC Confronti: l orlo di questo vaso è solo attribuito. Comunque sia questa forma non appartiene ai tipi più conosciuti di orcioli con breve bordo estroflesso o dritto (vedi la scheda seguente del catalogo) e solo per il fatto di averlo identificato con questa forma di vaso abbiamo proposto la doppia ansa. 16 (Tav. IV, n. 16) Bordo estroflesso, orlo appuntito Impasto: 2 Dimensioni: diam orlo 15 cm; diam. collo 12,8 cm; >< pareti 0,5 cm. Provenienza Rocca San Silvestro 249. Confronti: edito in BOLDRINI-GRASSI 1997, Tav. III, n. 16; RICCI 1990, pp Olle 17 (Tav. IV, n. 17) Bordo estroflesso, sagomato presso la spalla, orlo a sezione triangolare, corpo ovoide, fondo piano apodo. Impasto: non identificabile Dimensioni: diam orlo 15 cm; diam. collo 13 cm; >< pareti 0,5/0,6 cm; diam. fondo 10; h. 10 cm. Provenienza Rocca San Silvestro 249. Confronti: BERTI-MENCHELLI 1998 fig. 8/9 (XI-XIII secolo?); MENCHELLI 1993; già edito in BOLDRINI-GRASSI 1997, Tav. III, n. 8. Boccali 18 (Tav. IV, n. 18) Bordo verticale, orlo distinto, appuntito, solcatura tra collo e spalla, corpo globulare (fondo piano apodo). Impasto: stracotto Dimensioni: diam orlo 7,5 cm; diam. collo 8,5 cm; diam. max. espansione 16 cm; >< pareti 0,3/0,4 cm; la ansa 3 cm;>< 1 cm. Provenienza Rocca San Silvestro 4616.
5 Confronti: già edito in BOLDRINI-GRASSI 1997, tav. II, n. 7. Questi boccali, presenti in almeno tre gamme dimensionali (per le quali si veda sempre BOLDRINI-GRASSI 1997, p. 354 tipo C), non sono dissimili dai noti tipi Busi, ma hanno il corpo più globulare, presentando una certa analogia morfologica con certi piccoli boccali della prima produzione di maiolica arcaica, già testimoniati a Rocca San Silvestro e editi in BOLDRINI-GRASSI-MOLINARI (Tav. IV, n. 19) Lungo collo verticale, orlo introflesso, spalla nettamente divisa dal collo e corpo globulare. Ansa a nastro attaccata subito sotto l orlo. Superficie spugnosa al tatto, arancio, filettata sul corpo. Impasto: 1 Dimensioni: diam orlo 5,6 cm; diam. collo 8 cm; diam. max. espansione 10 cm; >< pareti 0,0,4 cm; la ansa 3,6, >< 1 cm. Provenienza Rocca San Silvestro 159. Confronti: BOLDRINI-GRASSI 1997, tav. III, n. 15 (I m. XIII sec.). Catini 20 (Tav. IV, n. 20) Bordo rientrante, orlo appuntito, corpo emisferico (?). Impasto: 2 Dimensioni: diam orlo 28 cm; >< pareti 0,5 cm. Provenienza Rocca San Silvestro Confronti: ad Arezzo vi è un confronto con alcuni catini depurati provenienti dal colle del Pionta (PAROLI-SAGUÌ 1985, p. 135): si tratta delle forme 53 e 71 provenienti da un livello tardo antico inquinato. Le autrici stesse attribuiscono con certezza queste forme al pieno medioevo, portando un confronto puntuale con lo scarico di Fauglia (DANI-VANNI DESIDERI 1981, p. 477, n. 6), datato tra XI e XII secolo. Sempre al medioevo si data una forma analoga rinvenuta nei pressi di San Miniato (CIAMPOLTRINI-MAESTRINI 1983, p. 37, n. 5) Si veda anche BOLDRINI- GRASSI 1997, tav. III, n. 13. GLI IMPASTI Permangono delle differenze tra Rocca San Silvestro e Campiglia, nel senso che la seconda continua a presentare probabilmente anche altre produzioni (principalmente le forme con impasto 6, anch esso depurato), rispetto al quadro pisano ormai prevalente. È comunque difficile caratterizzare, in assenza di analisi chimiche, la provenienza di questo vasellame d impasto 6, circoscritto a Campiglia al solo XII secolo (vedi tabella) e definito da orcioli e forme chiuse non identificabili (brocche e/o boccali); fino a nuove acquisizioni ottenibili dal proseguimento dello scavo, rimane un dato isolato che ci è utile solo a mantenere come possibile (e da verificare archeometricamente) questa tendenza campigliese ad approvvigionarsi, per le acrome depurate, su più mercati (tendenza peraltro in esaurimento, poichè, come si vede dalla tabella, sono scomparsi gli impasti 3 e 4, mentre l unico manufatto di impasto 1 può considerarsi residuale). Abbiamo integrato i dati di frequenza degli impasti osservabili a Campiglia M.ma, tra X e XII secolo, con quelli relativi alla prima metà del XIII secolo con l obiettivo di mettere in luce l ormai attuato predominio sul mercato dei prodotti pisani di impasto ben depurato. Per il primo XIII secolo infatti le forme assegnate a ciascun impasto sono sostanzialmente boccali del tipo Busi, di varie dimensioni, con schiarimenti accentuati. CATALOGO IMPASTI Il seguente catalogo indica per ogni impasto una generica descrizione dello stesso in frattura, una descrizione delle superfici, alcuni dati tecnologici, gli inclusi rivelativi ad una analisi al microscopio binoculare, infine le presenze cronologiche e le attestazioni quantitative nella Rocca. Lo schema generale per il catalogo è stato ripreso da MOLINARI 1992, p Per i criteri di compilazione delle voci (colore, durezza etc.) rimandiamo quindi alle norme del suddetto articolo, alle quali ci siamo attenuti. Impasto 1 Colore arancio con anima grigia, molto duro, ruvido al tatto, superficie esterna ed interna steccate, cottura ossidante e riducente, manifattura artigianale, inclusi medi costituiti da molto quarzo angoloso, chamotte e calcare, inclusi neri. Presenze: X secolo, 26 forme; XI secolo, 5 forme; prima metà XIII secolo, 1 forma. Impasto 2 Colore rosso, molto duro, ruvido al tatto, superficie interna ed esterna tornite, cottura ossidante, manifattura artigianale, inclusi molto fini costituiti da quarzo angoloso e chamotte in quantità medie, calcare e inclusi iridescenti di colore nero molto fini. Presenze: X secolo, 9 forme; XI secolo, 3 forma; XII secolo, 6 forme; prima metà XIII secolo, 28 forme. Impasto 3 Colore nero con anima rosso scuro, molto duro, liscio al tatto, superficie interna ed esterna tornite, cottura ossidante e riducente, manifattura artigianale, inclusi fini costituiti da una grande quantità di calcare, quarzo, augite. Presenze: X secolo, 8 forme; XI secolo, 4 forme. Impasto 4 colore cuoio, molto duro, poroso al tatto, superficie interna steccata, cottura intermedia, manifattura artigianale, inclusi fini costituiti da poco quarzo e chamotte e media quantità di calcare e augite. Presenze: X secolo, 7 forme; XI secolo, 8 forme. Impasto 5 colore zonato, molto duro, liscio al tatto, superficie interna ed esterna tornite, cottura ossidante e riducente, manifattura artigianale, inclusi fini costituiti da una grande quantità di calcare, poco quarzo, inclusi neri. Il calcare ha lasciato spesso dei vacuoli dovuti alla sua combustione in cottura. Presenze: X secolo, 1 forme; XI secolo, 4 forme; XII secolo, 7 forme; prima metà XIII secolo, 39 forme. Impasto 6 colore cuoio, molto duro, ruvido al tatto, superficie interna ed esterna tornite, cottura intermedia, manifattura artigianale, inclusi fini costituiti da poco quarzo e media quantità di calcare.
6 Presenze: X secolo, 1 forma; XII secolo, 14 forme. Impasto 7 colore rosa con anima grigia, molto duro, ruvido al tatto, superficie esterna sbiancata, cottura ossidante e riducente, manifattura artigianale, inclusi molto fini costituiti da calcare, chamotte e piccoli inclusi neri in quantità minime; assente il quarzo. Presenze: XI secolo, 2 forme; XII secolo, 4 forme; prima metà III secolo, 7 forme. F.G. BIBLIOGRAFIA AGRIPPA M.C., 1985, Area 4000, in FRANCOVICH et alii 1985, pp ARTHUR P., PATTERSON H., 1994, Ceramics and early Medieval central and Southern Italy; a potted History, in FRANCOVICH-NOYÉ (a cura di) 1994, pp BERNARDI M., CAPPELLI L., CUTERI F., 1992, Ceramica a vetrina pesante e a vetrina sparsa in Toscana. Il caso degli insediamenti di Scarlino e Rocca San Silvestro, in PAROLI L. (a cura di) 1992, pp BERTI G., GELICHI S., 1995, Le anforette pisane: note su un contenitore in ceramica tardo-medievale, «Archeologia Medievale», XXII, pp BERTI G., MENCHELLI S., 1998, Pisa. 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Invece, per le caratteristiche degli impasti, in molti casi non si discostano molto dai vasi in acroma grezza ; si tratta dunque di un utilizzo allargato del termine depurata, necessario peraltro per queste produzioni fino almeno al XII secolo. 1 BOLDRINI-GRASSI BERTI-GELICHI BOLDRINI-GRASSI-MOLINARI 1997; GRASSI 1999 in questo stesso volume; GRASSI 1998b; GRASSI 1998a. 4 BERTI-MENCHELLI BIANCHI 1997a; BIANCHI 1997b; BIANCHI-MENICONI BOLDRINI-GRASSI-MOLINARI MENCHELLI 1993 (Pisa, Piazza Dante); BERTI-MENCHELLI CUCINI Questo è il quadro descritto per la ceramica domestica romana tra tardo VIII e inizi IX descritto in ARTHUR-PATTERSON 1994, pp , con «incised combed decoration», stacchi a coltello e «light surfaces giving the appearance of a slip». Patterson sottolinea come dal tardo IX e soprattutto alla fine del X/XI secolo la ceramica subisca un processo di standardizzazione che semplifica e riduce anche le decorazioni e le finiture di superficie.
7 10 Cfr. per esempio Cosa, HOBART 1992, p Per le vetrine sparse di S. Silvestro, Scarlino, Suvereto vedi BERNARDI-CAPPELLI-CUTERI 1992; per Grosseto vedi FRANCOVICH- GELICHI 1980, p CUCINI 1989; BERNARDI-CAPPELLI-CUTERI Questo decoro è segnalato a Pisa - Piazza Dante, cfr. MENCHELLI 1993 ma non viene associato a nessuna forma in catalogo. 14 BERTI-GELICHI BERTI-GELICHI Per la storia di Rocca S. Silvestro cfr. CECCARELLI LEMUT 1985; FRANCOVICH 1991, FRANCOVICH-FARINELLI 1994; FRANCOVICH-WICKHAM BERTI-MENCHELLI 1998, p. 332.
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