La ceramica comune nel territorio settentrionale senese tra V inizi X secolo 1

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1 La ceramica comune nel territorio settentrionale senese tra V inizi X secolo 1 Introduzione: I1 problema Marco Valenti Il panorama delle informazioni sulla ceramica comune in Toscana tra età tardoantica ed alto medioevo è estremamente limitato; non vengono infatti pubblicati rinvenimenti corredati da chiare ed estese presentazioni della cultura materiale. Cronologie di ricognizione e di scavo trovano fondamento quasi rigoroso solo sugli indicatori noti (le ultime sigillate, i contenitori da trasporto) nella datazione di contesti sino alle soglie del VII secolo; di fatto, mancano dati tali da permettere la costruzione di sequenze tipologiche che raggiungono la fine del IX-inizi X secolo. Conseguentemente, con pochissime eccezioni (soprattutto Ciampoltrini per il V-VII secolo 2 ), non si producono modelli diacronici insediativi in ambito urbano e rurale che traguardino la tarda romanità. Non essendo studiata la ceramica più diffusa, quella d'uso comune, non sempre (nel senese, per esempio, raramente) associata a importazioni o produzioni particolari con cronologia ormai assodata, viene quindi meno l'unico modo per comprendere le vicende del popolamento. Non si spiegano in altro modo i grossi buchi neri tra tardoantico e fine X-inizi XI secolo; quest'ultima cronologia, spesso adottata in quasi tutti i contesti di sola ceramica acroma di tradizione chiaramente medievale, rappresenta addirittura, secondo noi, una sorta di salvagente legato al filo delle più antiche fasi di incastellamento (in altre parole: non arrischio datazioni anteriori così non sarò criticato)! Nel corso delle indagini sul Chianti senese ci siamo trovati di fronte ad un numero notevole di rinvenimenti, apparentemente non databili, connotati da una forte presenza di ceramiche in buono stato di conservazione che rimandavano ad una tradizione produttiva di tipo romano: recipienti da fuoco acromi ad impasto grezzo e da mensa ad impasto depurato con coperta di colore rosso o tendente all'arancio sulle superfici interne ed esterne La necessità di inquadrare cronologicamente le restituzioni di superficie ci ha portato ad approfondire lo studio di tali materiali sia a tavolino, sia effettuando un saggio di scavo su uno dei depositi considerati in migliore stato di conservazione 3. È stato così possibile realizzare una prima tipologia ceramica compresa tra V-VII secolo, riconoscere nelle ceramiche da mensa con coperta rossa un vero e proprio fossile guida per la datazione delle fasi insediative tra tardoantico ed altomedioevo, costruire seriazioni per la ceramica ad impasto grezzo in associazione 4. 1 Le tavole proposte nell'intervento sono state realizzate da Alessandra Nardini. 2 CIAMPOLTRINI et alii 1991, pp , CIAMPOLTRINI MAESTRINI 1983; CIAMPOLTRINI, NOTINI 1990, pp CIAMPOLTRINI, RENDINI 1989, pp , CLAMPOLTRINI et alii 1994, pp Scavo di Poggio del Tesoro (Castelnuovo Berardenga); abitazione di terra e copertura laterizia, cronologia VI-VII secolo (più precisamente dagli anni intorno alla metà del VI secolo) presentato in VALENTI 1995, pp Una prima anticipazione in VALENTI 1991, pp trattazione più estesa in VALENTI 1995, pp.70-77,

2 La sequenza è stata poi allargata sino alla fine del IX-inizi X secolo attraverso i risultati dello scavo di Poggio Imperiale (Poggibonsi-Siena) 5, collina a lunga frequentazione con villaggio di capanne in vita almeno dalla metà del VII secolo 6, che ha mostrato le seguenti fasi insediative altomedievali: fase I - metà del VII-inizi VIII secolo; fase II - metà VIII-inizio IX secolo; fase II-III - primi decenni IX secolo; fase III - seconda metà IX-fine IX/inizi X secolo. 1 - V-inizi VII secolo. I1 caso Chianti Senese a - Un nuovo fossile guida: la ceramica con coperta di colore rosso La classe in questione, tranne poche eccezioni, non ha sinora ricevuto un'adeguata attenzione da parte degli archeologi né si è tentata la tipologizzazione. Essendo recente acquisizione il suo carattere di produzione ben definita e peculiare (scavi di Fiesole e di Villa Clelia, inoltre i pozzi-deposito dell'emilia) 7, viene definita in più modi: ceramica verniciata, ceramica verniciata di rosso, ceramica a vernice rossa tarda, ceramica dipinta, ceramica a copertura rossa, ceramica ingobbiata di rosso. Si tratta di recipienti essenzialmente da mensa, soprattutto forme aperte, con impasti depurati, molto farinosi e teneri, coperta di colore rosso (talvolta con tonalità bluastre causate da cotture eccessive) o tendente all'arancio che spesso, per la porosità stessa degli impasti, si conserva solo parzialmente. In realtà dovremmo forse distinguere tre tipi di produzione. Esiste infatti una casistica di recipienti, quantitativamente meno attestata, connotata da migliore qualità della coperta; questa si avvicina ad una vernice sintetizzata e si conserva molto bene in giacitura. Esiste inoltre un numero molto esteso di ceramiche nelle quali la coperta è una vernice estremamente diluita ed evanide, in pratica un ingobbio colorato dato sul pezzo per immersione (rappresentano largamente le più attestate). 5 Prime anticipazioni in VALENTI 1992, pp ; VALENTI 1994, pp ; VALENTI 1995, pp Il volume sui primi due anni di indagine stratigrafica è in corso di stampa: VALENTI (a cura di) c.s. Per il periodo di frequentazione del villaggio sono disponibili in Toscana pochissimi contesti di confronto essenzialmente limitati al rinvenimento di superficie in località Podere Aione (Follonica-Gr) (CUCINI 1989, pp ), i depositi stratigrafici di Scarlino (Gr) e Montarrenti (Si) purtroppo ancora inediti (ma che pubblicheremo almeno in parte nel convegno sulla ceramica nel Mediterraneo), restituzioni molto particolari come il Palazzo dei vescovi a Pistoia dove, pur di fronte ad una ampia diacronia ceramica, i materiali quantitativamente più numerosi datano a partire dal XII secolo (VANNINI (a cura di) 1985), stratigrafie urbane come Pisa (BRUNI (a cura di) 1993) dove le ceramiche sono datate entro un arco troppo ampio: strati formatisi tra VIII-X secolo. 6 Recenti supplementi di indagine (scavo maggio-giugno 1995), hanno anticipato la nascita dell'insediamento alla fine del VI secolo-inizi VII secolo; i dati sono in corso di elaborazione e non vengono presentati in questa sede. 7 AA.W. 1990, pp.l69-187; AA.W. lggo, pp ; GELICHI, GIORI}ANI (a cura di) 1994.

3 Infine si rinvengono alcuni esemplari (in particolare i grandi piatti da portata e le brocche) che possono presentare una coperta parziale e distribuita in superficie a formare motivi decorativi di carattere geometrico (si vedano al riguardo Fiesole e Lucca) 8 ; sono stati individuati con la definizione di ceramica dipinta tarda e la decorazione è realizzata con l'impiego della vernice povera già presente sulle ceramiche descritte prima. Non dobbiamo confondere tali recipienti con la cosiddetta ceramica decorata a bande rosse, una produzione caratteristica delle regioni centromeridionali, diffusasi già sul finire dell'età tardoantica e su larga scala soprattutto tra VII-VIII secolo; quest'ultima è praticamente assente in Toscana, tranne le poche eccezioni riguardanti contesti particolari come il Palazzo dei Vescovi di Pistoia 9 e la città di Pisa 10. Nel senese (come a Fiesole) 11 le tre produzioni elencate, non mostrano differenze per quanto riguarda forme ed impasti; pur non avendo effettuato analisi su campioni si ipotizza comunque che tutti i prodotti, sia con copertura uniforme sia con decorazione, uscissero dalle medesime officine. In questa sezione le tre ceramiche sono quindi accumunate; crediamo infatti di trovarci di fronte ad un'unica classe sulla cui definizione influiscono soprattutto la funzionalità ed i criteri stilistici rivelati dalle foggie. Per quanto riguarda le forme aperte, il filo di congiungimento sembra soprattutto la destinazione di tali ceramiche ad uso mensa e talvolta cucina, la costante ripetizione e rielaborazione di archetipi in sigillata africana D, ma non si escludono inoltre forme estrapolate da modelli in sigillata microasiatica ed in sigillata adriatica. Le forme chiuse (rinvenute nel senese in quantità minore delle forme aperte) non trovano invece confronti precisi ed è stata proposta recentemente per le restituzioni romagnole e fiesolane una derivazione da prototipi metallici 12 ; si tratta comunque di un repertorio limitato soprattutto a pochi tipi con varianti interne, essenzialmente boccali, brocche e bottiglie. In questo contributo non presenteremo alcun esemplare, essendo i frammenti rinvenuti in pessimo stato di conservazione. Pur diffusa sull'intera regione (Roselle 13, Fiesole e Firenze-Piazza della Signoria, zona di Asciano 14, Lucca e suo entroterra 15, Volterra 16, Pistoia 17, Siena e Chianti senese 18, Arezzo 19 ) esistono chiari indizi per individuare peculiarità regionali e spesso sub-regionali all'interno delle diverse 8 AA.VV., 1990, pp , 3~76-379, 432 Tav.III, 437 Tav.VIII, fig.2; CIAMPOLTRINI, ~INI 1990, pp VANNINI (a cura di) 1985, p ABELA 1993, pp Riguardo a quest'ultimo intervento, non condividiamo il taglio dato alla trattazione della classe; in essa vengono inseriti rinvenimenti toscani come quelli di Lucca (CIAMPOLTRINI, NOTINI 1990) che in realtà appartengono anch'essi alla classe delle ingobbiate (o verniciate) di rosso. 11 AA.W. 1990, p LAVAZZA, VITALI 1994, pp Questo contributo non risulta comunque aggiornato, proponendo una bibliograf~a scarna e datata; per quanto riguarda la Toscana, per esempio, si porta solo il caso di Fiesole. 13 MICHELUCCI 1985, p DOBBINS CIAMPOLTRINI, NOTINI 1990, pp MAGGIAN, VANNINI (a cura di) 1985, pp BOLDRINI, PARENTI (a cura di) 1991, pp ; VALENTI 1991; inoltre si segnala un rinvenimento, ancora inedito, effettuato nel quartiere di Castelvecchio ed oggetto attualmente di una tesi di laurea. 19 MELUCCO VACCARO (a cura di) 1991.

4 produzioni. Nel senese (ma anche nella lucchesia e forse nell'aretino) sono attestati soprattutto grandi coppe/bacini emisferici con labbro rientrante tipo HAYES 50, 61, 61A, 84, 99, 99A; ciotole/coperchi con orlo introflesso tipo HAYES 61B, Lamboglia 55A; con orlo estroflesso tipo HAYES 192, Lamboglia 22; piatti con tesa tipo HAYES 73, Lamboglia 51, 51A; grandi ciotole listellate tipo HAYES 91C e HAYES 100. Si tratta di una produzione, probabilmente comparsa nel corso del II-III secolo 20, che a partire dal IV-V secolo ha iniziato a proporsi quasi esclusivamente come imitazione di manufatti d'importazione. La sua peculiarità risiede nella continua riproposizione, per almeno i due secoli successivi, dei medesimi tipi affiancandoli alle nuove forme imitate e rielaborate. Sono però osservabili nette differenziazioni tra gli esemplari provenienti dal territorio senese ed il resto della Toscana, anche se affinità più sensibili si riscontrano con le restituzioni del vicino complesso urbano di Fiesole 21, con alcuni reperti individuati a Lucca città e chiaramente con i pochi frammenti restituiti dallo scavo di S. Maria della Scala a Siena 22. Nel nostro caso ci troviamo di fronte ad un campionario stabilizzato che viene incrementato continuamente da nuove componenti nelle quali, talvolta, sono raccolti elementi appartenenti a più archetipi. Esempi in tal senso sono i grandi piatti imitanti la forma HAYES 73 con decorazione sulla tesa resa da cerchi dentellati incisi a rotella (Tav. V n.3) 23, che lascia intravedere una cronologia di metà V secolo 24, ma rinvenuta comunque in associazione ad imitazioni della forma HAYES 91C, datata tra primo trentennio del VI-inizio VII secolo e della forma HAYES 99C, VI- VII secolo; le grandi forme aperte con decorazione su fondo tipo ramo di palma racchiuso entro rettangolo, che pare imitare il motivo 62 della ceramica narbonense (Tav. V n.4), databile tra il primo ventennio ed i successivi cinquant'anni del V secolo o le losanghe, probabilmente imitanti lo stampo 42 (stile D) della sigillata africana (Tav. V n.5) datato tra la seconda metà del V-inizi VI secolo. Inoltre, il caso delle forme imitanti i bacini HAYES 61 (A-B) che, prodotti essenzialmente tra IV-V secolo in sigillata, raggiungono in realtà il VII secolo nel panorama delle imitazioni. Tutto ciò significa che non sempre, anzi raramente, di fronte a contesti con ceramica a coperta rossa si può attribuire la stessa cronologia dell'archetipo da cui derivano. Per esempio in presenza di livelli le cui ceramiche ben riconoscibili sono rappresentate da bacini o grandi ciotole riconducibili alla forma HAYES 61, avremmo seri dubbi sulla datazione che ne deriva. In altre parole, si rende necessario osservare con la maggiore cura possibile le associazioni delle imitazioni presenti. Forme aperte Bacini emisferici con labbro rientrante. 20 Alcuni frammenti provengono infatti da un sito di ricognizione (una fornace) nel Chianti senese con Cronologia di II secolo (VALENTI 1995). 21 Ci chiediamo comunque se le ceramiche rinvenute nello scavo di Via Marini-Via Portigiani siano realmente attribuibili tra IV-V secolo, proprio per i motivi qui esposti in precedenza. Nell'edizione del contesto, infatti, vengono proposte ed accettate le cronologie delle forme originali in africana. 22 BOLDRINI, PARENTI (a cura di) Stampo 51 della sigillata africana, stili Aii e Aiii. 24 Cronologia confermata anche ad Arezzo con esemplari in sigillata adriatica.

5 A1 (orlo arrotondato bordo introflesso) - forme in associazione ad oreficerie di metà VI-VII secolo (Tav. I n.1); alcuni esemplari imitano la forma HAYES 109, databile tra fine VI-VII secolo (Tav. I n. 2). A2 (orlo assottigliato, bordo introflesso spesso marcato all'esterno da scanalature) - forme attestate tra VI-VII secolo (forse in uso già nel V secolo). A3 (orlo arrotondato, bordo introflesso marcato da carena addolcita) - in associazione ad imitazioni della forma Hayes 99, inizi VI secolo, della forma Hayes 99C,VI-VII secolo, ed imitazioni della forma Hayes 91C, datata tra primo trentennio del VI-inizio VII secolo; forme simili sono presenti anche a Siena città nel corso del VI secolo (Tav. I nn. 3-6). B (orlo arrotondato, bordo estroflesso marcato internamente) - forme in uso soprattutto nel V secolo, probabilmente sino agli inizi del VI secolo (Tav. I n. 7). C1 (orlo arrotondato, bordo piatto superiormente e marcato all'esterno, introflesso) - forme rinvenute in associazione ad oreficerie datate nel corso del VI-VII secolo (Tav. II nn. 1, 6); riconducibili in alcuni casi alla forma Hayes 103A-103B, inizi VI - terzo quarto VI secolo (Tav. II nn. 2, 4, 7); collocabile per determinati esemplari tra le forme Hayes 87 e 99, nella prima metà del VI secolo (Tav. II n. 3) ed alla forma Hayes 105, fine VI/inizi VIImetà VII secolo. C2: orlo arrotondato, bordo piatto superiormente, introflesso - in associazione ad oreficerie datate nel corso del VI-VII secolo e più propriamente al VII secolo (Tav. II n. 8, Tav. III nn. 3, 6). Riconducibile alla forma HAYES 3E, ultimi decenni del V-primi decenni del VI secolo (Tav. III n.1), imita la forma HAYES 61A e 61B (Tav.III nn. 2, 4), riconducibili alla forma Hayes 99C,VI- VII secolo e HAYES 99, fine V-inizi VI secolo, (Tav. III n. 5). Coppe A (forme connotate da tesa e fondo piano) - in associazione a imitazioni della forma Hayes 99C (Tav. IV nn. 5-6). B (orlo arrotondato, bordo listellato) - riconducibili alla forma HAYES 91D, VI-VII secolo (Tav. IV n. 1), HAYES 91C (Tav. IV n. 3), rinvenuta a Siena nel corso del maturo VI secolo (Tav. IV n. 2). Piatti Forme connotate da tesa e cavetto profondo ricordano la forma HAYES 73, VI-VII secolo (Tav. IV n.7, Tav. V nn. 2-3), presente in contesti di V secolo (Tav. V n. 1). b - La ceramica da fuoco Si caratterizza per la presenza massiccia di olle per lo più globulari con fondo piano, apode, di forte spessore. Le decorazioni in parete, tracciate a punta, si profilano essenzialmente in motivi sinusoidali o a onde raccolti in fasce talvolta intrecciati con barrette radiali trasversali, a bande orizzontali disposte parallelamente; altre presenze sono riconducibili alle tacche di forma rettangolare, quasi delle stampigliature, soprattutto sulla parte bassa dei recipienti. Differenziazioni sono osservabili quindi nella foggia delle parti superiori dei recipienti che danno luogo a sette grandi gruppi.

6 Gruppo A - olle con bordo nastriforme; distinti sei tipi: A1 (con spigolo inferiore netto all'esterno, orlo arrotondato rivolto verso l'alto) sembra entrare in uso verso la prima metà del V secolo raggiungendo metà VI-VII secolo (Tav. VI nn. 1-7, Tav. VII nn. 1-2); A2 (con spigolo inferiore netto all'esterno, orlo arrotondato pronunciato all'interno) sembra entrare in uso verso la prima metà del V secolo raggiungendo metà VI-VII secolo (Tav. VII nn. 3-4, 6-8, Tav. VIII n. 1); A3 (bordo molto allungato, orlo arrotondato quasi sempre ingrossato) attestato alla fine V-VI secolo (Tav. VII n. 5); A4 (bordo molto allungato e marcato all'attacco con la spalla, orlo arrotondato; forme di forte spessore) databile a tutto il V-inizi VI secolo (Tav. VIII nn. 2-5); A5 (bordo molto allungato ed ingrossato, orlo arrotondato; forme di forte spessore) in uso soprattutto tra VI-VII secolo (Tav.VIII n. 7); A6 (bordo assottigliato e svasato, orlo arrotondato) databile tra VI-VII secolo (Tav. VIII nn. 6-8). Gruppo B - forme con breve bordo svasato, orlo arrotondato pronunciato internamente; sembra entrare in circolazione verso la fine V ed è tipico soprattutto del VI secolo (Tav. VIII n. 9, Tav. IX n. 2). Gruppo C - breve bordo introflesso, orlo arrotondato; diffuso nel V e VI secolo (Tav. IX nn. 1, 3). Gruppo D - breve bordo verticale, orlo piatto; databile soprattutto al V secolo (Tav. IX nn. 5-6). Gruppo E - breve bordo estroflesso, orlo appuntito; fine V-VI secolo (Tav. 1X nn. 4, 9). Gruppo F - bordo estroflesso, orlo obliquo appiattito; tra VI-VII secolo (Tav. IX nn. 8, 10). Gruppo G - lungo bordo svasato, breve orlo estroflesso e ribattuto; V secolo (Tav. IX nn. 7, 11). Gruppo H - con labbro pendulo; caratteristico del VI-VII secolo (Tav. 1X n. 11, Tav. X n. 1). Gruppo I - bordo dritto od appena estroflesso, orlo piatto superiormente; V-VI secolo (Tav.X nn. 2-3). Gruppo L - con bordo estroflesso ed orlo arrotondato piatto superiormente; distinti tre tipi: L1, tipo in uso tra la metà/fine IV-V e per il VIVII secolo (Tav. X nn. 4-5); L2, (con bordo schiacciato internamente all'attacco con la spalla, orlo arrotondato piatto superiormente, pareti interamente decorate), caratteristico di V-VI secolo (Tav.X n. 6); L3, caratteristico di V-VI secolo. Gruppo M - bordo estroflesso, orlo arrotondato; VI secolo (Tav. X nn. 7-8). Gruppo N - bordo estroflesso, orlo appena arrotondato; V-VI secolo (Tav. X nn. 9-10). 2 - Metà VII - fime IX - inizi X secolo - I1 caso di Poggio Imperiale a - Classi Le classi ceramiche riconosciute sono quattro. Tra esse l'acroma ad impasto grezzo mostra valori molto alti: nel complesso dei recipienti ipotizzabili gli esemplari ascrivibili a questa classe costituiscono 1'83%. L'acroma ad impasto depurato, è invece presente per il 14% degli esemplari individuabili. Le altre classi, cioè acroma selezionata e vetrina pesante, si attestano su valori complessivi bassissimi variabili tra 2% e 3%. Le stime proposte sottolineano quindi la maggiore incidenza della ceramica da fuoco. Incerta è l'identificazione dei centri produttivi che rifornirono il villaggio; ci troviamo di fronte a fornaci

7 locali che sopperivano interamente al fabbisogno, o ci si rivolgeva ad altri centri operanti su più ampia scala nella distribuzione di ceramica fine, oppure esistevano punti di scambio di carattere micro-territoriale a cui rifornirsi? L'esame autoptico degli impasti ricorrenti nella ceramica grezza rivela ristrettezza numerica, costante ripetizione nel tempo e standardizzazione funzionale; inoltre le sequenze tipologiche della ceramica da fuoco si articolano nella ripetizione dei medesimi tipi con piccole varianti morfologiche. Nel complesso sembra plausibile prospettare il ricorso costante agli stessi giacimenti e quindi l'esistenza di una o più botteghe continuativamente attive nel villaggio o in ambito locale; botteghe che, nel corso della loro attività, mantennero un campionario stabilizzato, quasi tradizionale. Più difficile invece pronunciarsi sulla provenienza delle ceramiche ad impasto depurato, selezionato e sulla vetrina pesante, cioè sapere se erano prodotte nelle stesse fornaci da cui usciva anche il vasellame da fuoco. La loro modesta incidenza (in totale rappresentano un percentuale del 17%) e la fattura maggiormente accurata potrebbero lasciare intravedere un'organizzazione produttiva estranea al contesto locale ma presumibilmente dislocata in altre aree attualmente non circoscrivibili. b - Acroma grezza Forme - Il panorama delle forme presenti è limitato a cinque, due chiuse (olla, grande contenitore) tre aperte (tegame, testo, coperchio); ad esse si riconduce una stima minima di 269 e massima di 294 vasi riconoscibili, ovvero una media per fasi di uso delle capanne compresa tra unità circa 25. L'acroma grezza concede di inserire almeno 148 esemplari (il 55~o circa del proprio ammontare minimo) all'interno di tipologie sufficientemente articolate (fa eccezione il grande contenitore); l'olla propone un valore del 43%, il piccolo tegame 26 ed il testo rivestono rispettivamente percentuali del 17% e del 18%. Olle - Quasi sempre foggiate a tornio lento, si tratta di recipienti globulari od ovoidi, con filettature ben marcate che raggiungono in molti casi anche i bordi; i fondi, riconducibili ad un unico gruppo, si dimostrano sempre piani, apodi, con diametro medio compreso tra i 9-10 cm (valori minimi e massimi alternati tra gli 8 ed i 14 cm). Tale standardizzazione induce a scegliere come discriminante classificatoria la sola parte superiore del vaso. Sono stati così individuati quattro gruppi principali. Il gruppo A (suddiviso in sei tipi diversi), caratterizzato da orlo arrotondato e bordo più o meno estroflesso, è il più rappresentato ed al tempo stesso la foggia di maggiore "successo" nell'intero periodo altomedievale; si rinviene tanto in coincidenza delle stratificazioni iniziali quanto delle finali ed i tipi I, IV e VI testimoniano con chiarezza tale continuità. Nel complesso è data osservare la seguente seriazione: fase I - olle con orlo superiormente piatto leggermente inclinato all'interno (gruppo A tipo D; con orlo quasi appuntito superiormente piatto ed inclinato all'interno (gruppo A tipo IV); con breve orlo superiormente convesso (gruppo A tipo VI); con orlo arrotondato ed ingrossato, bordo verticale o 25 Nel computo delle cifre, ricordiamo, si deve tenere conto di una loro sicura crescita poichè presto verrà interamente scavata la Fase I; osservata la tendenza delle stratigrafie, i valori non dovrebbero però aumentare eccessivamente. 26 Sono sempre evidenti le tracce di annerimento e bruciature sui pezzi.

8 appena estroflesso, forme di grandi dimensioni (gruppo D tipo I). Si tratta di vasi con diametro di medie dimensioni, variabile tra cm associati a contenitori di medio-grande capacità con diametro intorno ai 30 cm. fase II - olle del gruppo A tipi I, IV, VI; con orlo a tesa confluente (gruppo A tipo III); con breve orlo piatto superiormente, bordo molto estroflesso (gruppo A tipo V); con lungo bordo molto estroflesso (gruppo C tipo D; lungo bordo appena estroflesso (gruppo C tipo II); con breve bordo (gruppo C tipo III); olle del gruppo D tipo I; con orlo arrotondato e ingrossato, bordo verticale o appena estroflesso, forme di medie dimensioni (gruppo D tipo II). Continua e si arricchisce la gamma delle olle da fuoco con diametro sui 17 cm e delle olle di grandi dimensioni; si aggiungono inoltre contenitori di nuova foggia con diametri leggermente inferiori, intorno ai 15 cm di diametro medio. fase II-III - olle del gruppo A tipi I, III, IV, V, VI; con orlo assottigliato, bordo molto estroflesso (gruppo A tipo II); gruppo C tipo I, II, III; gruppo D tipo I, II. È il momento di massima articolazione nella foggia delle olle ed ognuno dei gruppi raggiunge il suo numero massimo di variabili formali. fase III - olle del gruppo A tipi I, II, III, IV, V, VI; con alto collo cilindrico (gruppo B); gruppo C tipo I, III. Siamo di fronte ad un panorama tipologico che sta parzialmente cambiando ed in cui gli esemplari più grandi sono sostituiti da un gruppo di olle ben rifinite, morfologicamente inedite, con diametro di 12 cm circa e corpo ovoidale. Tegami - È una produzione tipica della fase III; nel complesso dei frammenti rinvenuti (95 riconducibili a 45 esemplari) il 96% circa appartiene infatti all'ultima frequentazione delle capanne. Si tratta di recipienti caratterizzati da uniformità formali tanto che una suddivisione in gruppi può essere redatta soprattutto in base alle variazioni dei fondi, che sono sempre piani e con evidenti tracce di distacco dal tornio, ma distinti dalla presenza o meno del piede. Nel complesso sono recipienti appartenenti ad una stessa produzione protrattasi per un secolo circa. Questi esemplari sono limitatamente documentati in contesti toscani (podere Aione) 27 con cronologie di IX secolo. Non si conoscono altre attestazioni tranne alcuni esemplari ancora inediti dalla Rocca di Scarlino 28. Il gruppo A, nettamente il più attestato (percentuale pari a 82%), propone il fondo piano e apode. Il tipo I (bordo superiormente piatto e orizzontale, diametro medio della parte superiore 21 cm e della base 15,5 cm) è documentato sino dalla fase II-III; allo stesso modo il tipo II (bordo molto estroflesso, superiormente piatto ed inclinato, diametro medio della parte superiore 20 cm e della base 15 cm). Tali tegami sono prodotti quindi a partire dal passaggio tra fase II e fase III e sono usati per l'ultima frequentazione altomedievale. Il tipo III, (bordo assottigliato, diametro medio della parte superiore 23 cm circa e della base 13 cm) e il tipo IV (bordo arrotondato, diametro medio della parte superiore 19 cm) sono invece prodotti solo nella parte finale della fase III. Gli esemplari del gruppo B, in percentuale pari a 18%, che propongono fondo con piede e bordo estroflesso (diametro medio della parte superiore 22,5 cm e della base 16 cm) sembrano impiegati 27 CUCINI Gli esemplari provengono dall'area III, in strati altomedievali relativi ad una capanna tipo longhouse datati per il momento al IX-X secolo (ringraziamo Laura Cappelli per l'informazione).

9 contemporaneamente ai precedenti e rappresentano un tentativo di migliorare stilisticamente la produzione. Olle Gruppo A: orlo arrotondato, bordo più o meno estroflesso Tipo I - con orlo superiormente piatto leggermente inclinato all'interno (diametro medio 17 cm) Tav. XI n. 1- III fase capanne Tav. XI n. 2 - I fase capanne Tav. XI n. 3 - II fase capanne Tav. XI n. 4 - III fase capanne Tav. XI n. 5 - II fase capanne Tav. XI n. 7 - II fase capanne Tipo II - con orlo assottigliato, bordo molto estroflesso (diametro medio 17 cm) Tav. XI n. 6 - III fase capanne Tav. XII n. 1- III fase capanne Tav. XII n. 3 - II-III fase capanne Tav. XII n. 2 - II-III fase capanne Tav. XII n. 5 - III fase capanne Tipo III - con orlo a tesa confluente (diametro medio 16 cm) T.av. XII n. 4 - II fase capanne Tav. XII n. 5 - II fase capanne Tav. XII n. 7 - II fase capanne Tav. XII n. 9 - III fase capanne Tav. XII n. 8 - III fase capanne Tipo IV- con orlo quasi appuntito superiormente piatto ed inclinato all'interno (diametro medio 15,6 cm) Tav. XIII n. 1- II-III fase capanne Tav. XIII n. 3 - I fase capanne e II fase capanne Tav. XIII n. 4- II-III fase capanne Tav. XIII n. 2 - III fase capanne Tav. XIII n. 5 - III fase capanne Tipo V - con breve orlo piatto superiormente, bordo molto estroflesso (diametro medio 20,4 cm) Tav. XIII n. 6 - II-III fase capanne Tav. XIII n. 8 - III fase capanne Tipo VI - con breve orlo superiormente convesso (diametro medio 18 cm) Tav. XIII n. 7 - II fase capanne Tav. XIII n I fase capanne Tav. XIV n. 2 - II-III fase capanne Tav. XIII n. 9 - II-III fase capanne Tav. XIV n. 1- III fase capanne Tav. XIV n. 3 - pertinente a III fase capanne Tipo VII

10 Tav. XIV n. 6 - I fase capanne Gruppo B: alto collo, orlo arrotondato rivolto verso l'alto (diametro medio 12,5 cm) Tav. XIV n. 4 - II fase capanne Tav. XIV n. 5 - III fase capanne Tav. XIV n. 8 - III fase capanne Gruppo C: con orlo indistinto leggermente arro tondato, bordo estroflesso (diametro medio 12 cm) Tipo I - con lungo bordo molto estroflesso Tav. XIV n. 9 - III fase capanne Tav. XIV n II-III fase capanne Tipo II - lungo bordo appena estroflesso (diametro medio 15,5 cm) Tav. XIV n. 7 - II fase capanne Tav. XV n. 7 - II-III fase capanne Tipo III - con breve bordo Tav. XV n. 8 - III fase capanne Tav. XV n. 5 - III fase capanne Tav. XV n. 3 - II fase capanne Gruppo D: con orlo arrotondato e ingrossato, bordo verticale o appena estroflesso (diametromedio 30 cm) Tipo I - grandi dimensioni Tav. XV n. 1 - II fase capanne Tav. XV n. 2 - I fase capanne Tav. XV n. 4 - II-III fase capanne Tipo II - medie dimensioni Tav. XV n. 6 - II-III fase capanne capanne Tegami Gruppo A: fondo piano, apode, bordo estroflesso Tipo I - bordo superiormente piatto e orizzontale Tav. XVI n. 1- III fase capanne Tav. XVI n. 3- III fase capanne Tav. XVI n. 5- III fase capanne Tav. XVI n. 7- II-III fase capanne Tav. XVII n. 1- II-III fase capanne Tav. XVII n. 2- III fase capanne Tipo II - bordo molto estroflesso, superiormente piatto ed inclinato Tav. XVI n. 8- III fase capanne Tav. XVI n. 11- III fase capanne Tav. XVI n I fase capanne Tipo III - bordo assottigliato (diametro medio 23 cm circa-13 cm circa) Tav. XVI n. 2 - II fase capanne

11 Tav. XVI n. 9 - III fase capanne Tipo IV - bordo arrotondato (diametro medio 19 cm) Tav. XVI n. 4 - III fase capanne Tav. XVI n III fase capanne Gruppo B: fondo con piede, bordo estroflesso Tipo I - bordo caratterizzato da solcatura Tav. XVI n. 6 - III fase capanne Tav. XVII n. 3 - III fase capanne Tipo II - bordo arrotondato Tav. XVI n III fase capanne Tav. XVI n. 14 -III fase capanne c - Acroma depurata Si divide in tre forme: boccale (26 esemplari corrispondenti ad una percentuale del 62% sul totale della depurata), ciotola/coperchio (10 corrispondenti al 24%) e fuseruole (6 corrispondenti al 14%). Gli impasti sono generalmente rosati in ognuna delle fasi mentre nella fase III si osservano anche recipienti foggiati tramite un impasto biancastro con superfici schiarite. Boccale - Pochi sono gli esemplari riconducibili all'interno di una tipologia e nessuno di essi può essere ricostruito per intero. Si tratta di boccali monoansati, tendenzialmente globulari quasi sempre con filettature e pettinature a maglie fitte. I fondi sono invece riconducibili a due gruppi, entrambi piani ma distinti per essere apodi (gruppo A; diametro medio intorno ai 14 cm) o con piede mai ben definito bensì ottenuto tramite uno schiacciamento all'attacco della parete (gruppo B; diametro medio intorno ai 12 cm). Per le misure mostrate, sono attribuibili a boccali di dimensioni medio-grandi. Le anse sono di due tipi a sella ed a nastro; la prima, distinguibile in due variabili, è comune ad ognuna delle fasi di uso delle capanne; la seconda invece è riconducibile per ora ad esemplari attestati nella sola terza fase. Sulla base dei bordi sono riconoscibili tre gruppi principali: A (boccale trilobato con forte espansione delle pareti), B (orlo arrotondato), C (con orlo confluente, alto collo). Tra essi il tipo B I (bordo estroflesso, forte espansione delle pareti) è il più antico essendo stato rinvenuto in fase I; B II (collo cilindrico) entra in uso nella fase II e raggiunge la fase III; B III (con orlo superiormente piatto, bordo estroflesso) e C sono attestati nella fase II-III; infine il gruppo A risulta presente nella sola fase III. Ciotola/coperchio - Si distinguono tre gruppi principali ognuno dei quali mostra una precisa collocazione cronologica. Il gruppo A (bacino emisferico con bordo rientrante e parete estroflessa) è senza dubbio il più antico: il tipo A I (con bordo inclinato e frequente decorazione sinusoidale) compare nella fase I e nella fase II; il tipo A II (con bordo inclinato marcato esternamente da solcatura e frequente decorazione sinusoidale o filettatura a maglie fitte) entra in uso nella fase II e si protrae sino alla fase II-III, momento in cui fa la sua comparsa anche il tipo A III (con orlo piatto superiormente e frequente decorazione sinusoidale).

12 I tipi B (bacino emisferico con bordo arrotondato ed ingrossato) e C (bordo a sezione rettangolare, parete estroflessa con filettatura a maglie fitte, fondo piano, piede accentuato) sono invece caratteristici della fase III. Boccali Gruppo A: trilobato con forte espansione delle pareti Tav. XVIII n. 9 - III fase capanne Gruppo B: con orlo arrotondato, Tipo I - bordo estroflesso, forte espansione delle pareti Tav. XVIII n. 2 - I fase capanne Tipo II - collo cilindrico Tav. XVIII n. 3 - II fase capanne Tav. XVIII n. 5 - III fase capanne; 8,4 cm. Tav. XVIII n. 6 - II fase capanne Tav. XVIII n II fase capanne Gruppo C: con orlo confluente, alto collo Tav. 18 n. 4 - II-III fase capanne. Ciotole/coperchio Gruppo A: con bordo rientrante e parete estroflessa Tipo I - con bordo inclinato e frequente decorazione sinusoidale Tav. XVII n. 4 - II fase capanne Tav. XVII n. 7 - I fase capanne Tav. XVII n. 5 - III fase capanne Tav. XVII n. 6 - III fase capanne Tipo II - con bordo inclinato marcato esternamente da solcatura e frequente decorazione sinusoidale o filettatura a maglie fitte Tav. XVII n. 9 - II fase capanne Tav. XVII n II-III fase capanne Tipo III - con orlo piatto superiormente e frequente decorazione sinusoidale Tav. XVIII n. 8 - II-III fase capanne Tav. XVII n. 8 - II-III fase capanne Tav. XVIII n. 1- strato abbandono III fase capanne Gruppo B: con bordo arrotondato e ingrossato Tav. XVII n.10 - III fase capanne Gruppo C: bordo a sezione rettangolare, parete estroflessa con filettatura a maglie fitte, fondo piano, piede accentuato Tav. XVIII n. 7 - III fase capanne Fuseruole troncoconiche Tav. XVIII n. 11- III fase capanne

13 3 - Conclusioni Il quadro generale della produzione rinvenuta a Poggio Imperiale, mostra già con la fase I il distacco dai criteri formali presenti nelle ceramiche di V secolo-inizi VII secolo, con la parziale eccezione delle olle tipo A III e A VI che ricordano (ma non sono uguali) esemplari in uso anche nei secoli precedenti. Ciò non significa un cambiamento peggiorativo o migliorativo degli impasti o delle tecniche di tornitura; si tratta invece di una netta cesura tra due diverse produzioni, evidenziata da un rinnovamento deciso se non quasi radicale dei gruppi e dei tipi. Nei periodi tardoantico e di passaggio all altomedioevo, le olle presentano diffusamente tornitura veloce, alloggi per coperchi, spesso fondi di grosso spessore, corpo globulare (decorato con i motivi già descritti) e sono attestati gruppi principali divisi in moltissime variabili tipologiche: con bordo nastriforme, spigolo inferiore netto all'esterno e orlo rivolto verso l'alto, con bordo estroflesso, orlo appuntito rivolto verso l'alto, bordo più o meno estroflesso con orlo variamente sagomato Nelle fasi del villaggio altomedievale invece sono riscontrabili torniture soprattutto lente corpi sia globulari sia ovoidi decorati quasi sempre con filettature ben impresse sull'intero vaso, infine un maggior numero di gruppi ed una variabilità dei tipi minore; gli unici elementi in comune si riscontrano nella costante ripetizione di fondi piani e apodi, nella scarsa presenza di anse che sono sempre a nastro o assellate. Le olle presenti in ognuna delle fasi di capanna sono ceramiche ormai pienamente altomedievali, distaccate dalle produzioni di fine età tardoantica e vicine, ma non completamente riconducibili, a quelle dei secoli centrali del medioevo; tra X e XI secolo, per esempio, non si rinvengono olle con collo cilindrico allungato e bordo rivolto verso l'alto (gruppo B) ed anche gli esemplari del tipo A VI divengono sempre più rari. Al tempo stesso i paralleli con i materiali di poco posteriori provenienti da zone contigue indicano a parere nostro un'area territoriale (per il momento costituita da Val d'elsa, Val di Merse e Val di Feccia, Chianti senese) con produzioni assimilabili che nel tempo vedono l'assestarsi ed il protrarsi di determinati tipi e il decadere di altri. Anche per la depurata non sembrano plausibili legami con la produzione tardoantica. Unica parziale eccezione è la ciotola, la quale rimanda decisamente per caratteri morfologici agli esemplari di V- VII secolo. Dalle ciotole con bordo introflesso, originate indubbiamente da forme di tradizione tardoantica e di VI-VII secolo (che sono prodotte sino alla fase di interfaccia) 29 si passa a recipienti con bordi di foggia diversa ormai pienamente medievali come mostrano anche gli esemplari riscontrati nelle stratigrafie legate al villaggio medievale di Poggio Bonizio. BIBLIOGRAFIA AA.VV. 1990, Archeologia urbana a Fiesole. Lo scano di Via Marini-Via Portigiani, Firenze. AA.VV. 1990, Contesti tardoantichi e altomedievali dal sito di Villa Clelia (lmola, Bologna), "Archeologia Medievale", XVII, pp E.ABELA 1993, Ceramica dipinta di rosso (DR), in S. BRUNI (a cura di), Pisa. Piazza Dante: uno spaccato della storia pisana. La campagna di scavo 1991, Pontedera, Pontedera, pp Si veda per tali esemplari il grande numero di tipi con ingabbiatura rossa presentati per il Chianti senese.

14 C. ANDREOTTI, G. CIAMPOLTRINI 1989, L'insediamento tradoantico di Colle Carletti a Orentano (Castelfranco di Sotto, Pisa). Notizia preliminare, "Rassegna di Archeologia", 8, pp E. BOLDRINI, R. PARENTI, (a cura di) 1991, Santa Maria della Scala. Archeologia e edilizia sulla piazza dello Spedale, Biblioteca di Archeologia Medievale, 7, Firenze. S. BRUNI (a cura di) 1993, Pisa. Piazza Dante: uno spaccato della storia pisana. La campagna di scavo 1991, Pontedera. G. CIAMPOLTRINI et alii 1991, Materiali tardoantichi ed altomedievali dalla Valle del Serchio, "Archeologia Medievale", XVIII, pp G. CIAMPOLTRINI, F. MAESTRINI 1983, Frammenti di storia. Archeologia di superficie nel Medio Valdarno Inferiore, S.Croce sull'arno. G. CIAMPOLTRINI, P. NOTINI 1990, Lucca tardoantica e altomediecale. Nuovi contributi archeologici, "Archeologia Medievale", XVII, pp G. CIAMPOLTRINI, P. RENDINI 1989,Un insediamento tardoantico nella Valle d'osa (Orbetello, GR). Indagini di superficie, "Archeologia Medievale", XV, p G. CIAMPOLTRINI 1994, Lucca tardoantica e altomedievale II. Scavi , "Archeologia Medievale", XXI, pp C. CUCINI 1989, L'insediamento altomedievale del Podere Aione (Follonica - GR), "Archeologia Medievale", XVI, pp G. DE MARINIS 1977, Topografia storica della Valdelsa in periodo etrusco, Castelfiorentino. J.J. DOBBINS 1983,1Excavations of the Roman Villa at La Befa, Italy, Oxford. S. GELICHI, N. GIORDANI (a cura di) 1994, Il Tesoro nel pozzo. Pozzi deposito e tesaurizzazioni nell'antica Emilia, Modena. A. LAVAZZA, M.G. VITALI 1994, La ceramica comune, in S. LUSUARDI SIENA (a cura di), Ad Mensam. Manufatti d'uso da contesti archeologici fra tarda antichità e Medioevo, Udine, pp A. MAGGIANI 1976, Rinvenimenti di età tardo-romana nella cisterna del Tempio A, in M. CRISTOFANI, Scavi sull'acropoli di Volterra, in "Notizie degli Scavi di Antichità" (1973), Supplemento. M. MICHELUCCI 1985, Roselle. La Domus dei Mosaici, Montepulciano. A. MELUCCO VACCARO (a cura di) 1991, Arezzo. Il colle del Pionta. Un contributo archeologico alla storia del primitivo gruppo cattedrale, "Archeologia Studi e Ricerche", 1, Arezzo. G. RONCAGLIA 1986, La ceramica grezza medievale in un insediamento del contado senese, in FRANCOVICH et alii, n progetto Montarrenti (SI). Relazione preliminare, 1985, "Archeologia Medievale", XIII, pp M. VALENTI 1991, Materiali ceramici tardoantichi dal territorio senese. Contributo alla tipologizzazione della ceramica comune di produzione locale, "Archeologia Medievale", XVIII, pp M. VALENTI 1992, Il villaggio fortificato di Poggio Bonizio. Rapporto preliminare 1991, in MOROLLI G. et alii (a cura di), L'architettura di Lorenzo il Magnifico, CiniselloBalsamo-Milano, pp M. VALENTI 1994, Forme abitative e strutture materiali dell'insediamento in ambito rurale toscano tra tardoantico e altomedioevo, in G.P. BROGIOLO (a cura di), Edilizia residenziale tra V e VII

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