Comune di Roma Via T. Inghirami
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1 Giallo Antico Investigazioni Archeologiche Dott. Marco Viglietti Specialista in Archeologia tel / ASSISTENZA ARCHEOLOGICA- INDAGINI ARCHEOLOGICHE Comune di Roma Via T. Inghirami Municipio IX G.A.I.A. di Marco Viglietti Via S. Talamo, 20 P.IVA Roma
2 RELAZIONE OGGETTO: assistenza archeologica e indagini archeologiche su cantiere di scavo e posa cavi e pozzetti Fastweb S.p.A. Lavori SIRTI S.p.A., eseguiti dalla ditta C.C. Impianti S.r.l. sulla carreggiata di Via T. Inghirami, nell'area antistante il civico TRINCEA: trincea in attraversamento di Via T. Inghirami, all altezza del civico 76, in direzione del civico 69 (Foto 2), scavata a partire dalla sezione est di una buca (Foto 1), per la cui descrizione, quanto a stratigrafia e altro, si rimanda alla relazione generale sui lavori di assistenza applicati all appalto Sirti-Fastweb Centrale Ponte Lungo. Al di sotto del manto d asfalto, per i primi 2 ml, si intercetta una stratigrafia del tutto simile a quella individuata nel corso dello scavo della buca, e consistente in un unica gittata di materiale betonabile; successivamente, lo scavo della trincea intacca, al di sotto del manto d asfalto, un accumulo di terreno a matrice tufacea, friabile, caratterizzato dalla scarsità di inclusi di origine antropica (visibile di scorcio a sx in Foto 2). 1
3 2 Proseguendo nello scavo della trincea, al di sotto della corsia sud della via, si rileva la presenza di accumuli di origine antropica a partire dalla quota di m c.ca al di sotto del livello stradale. In particolare si rileva la presenza, nella sezione SO della trincea, di grossi frammenti di tegoloni (Foto 4) posti di piatto. Nel corso del conseguente allargamento (Foto 3), si procede alla demolizione della copertura stradale su di una superficie di 2 x 2.60 m.
4 3 4 Subito al di sotto del manto d asfalto (Foto 5), si scava uno spesso (h m) accumulo di terreno a matrice pozzolanica (denominato US 1), di consistenza friabile e colore bruno-grigiastro, povero di inclusi di origine antropica (laterizi
5 frammentari, scarso materiale edile di risulta) e naturale (raro pietrame tufaceo e basaltico). Tale accumulo si appoggia ad una molteplicità di Unità Stratigrafiche di origine naturale e antropica. In primo luogo, al deposito di sedimento argilloso, di colore grigio e consistenza plastica, assolutamente privo di inclusi, denominato US 2. Rilevato nella sezione NE del Saggio di scavo, lo strato è definibile come un deposito di origine alluvionale, appoggiato a US 3, che appare conservato per uno spessore max. di 0.40 m, ed una lunghezza (in sezione E-O) di 0.50 m. In secondo luogo, la US 1 si appoggia alla US 3, che viene rilevata e scavata su di una vasta superficie del Saggio (2.60 x 1.80 m, h. max 0.60, e che è possibile descrivere come un accumulo incoerente di scaglie informi di tufo rossastro, di dimensioni variabili tra pochi cm e diversi dm di lato (il grosso frammento ben visibile nella sezione NE presenta misure massime, per quanto visibile, di 0.55 x 0.45 m, ma si veda, in Foto 6, la US in fase di scavo, con i caratteristici elementi di tufo rossastro che poggiano sulle enormi scaglie di cappellaccio della US 4: le dimensioni dei blocchi sono simili). 5 Particolare degno di nota è il rinvenimento, negli interstizi presenti tra i frammenti di roccia tufacea, di materiali d interesse archeologico, quali: frammenti di materiale fittile, per lo più tegoloni frammentari, ma è
6 notevole la presenza di un mattone riferibile ad uno spicchio di colonna laterizia, recante tracce di malta sui piani di posa, spesso 4 cm, con base di 16 e altezza di 17 cm; frammenti di materiale ceramico, tra cui si annovera un orlo di tegame di ceramica da cucina africana polita a bande o Sigillata chiara A a strisce (Hayes 1972, f. 181/Lamboglia 9A), databile tra la seconda metà del II e la prima metà del III sec.d.c.; un fondo su basso piede ad anello riferibile a forma chiusa di TSA, con superficie esterna punteggiata da vacuoli; un ansa a nastro di argilla depurata; un orlo bifido di tegame a patina cinerognola (Hayes 1972, f. 197), produzione databile tra il tardo II e la metà del III sec.d.c. Infine, un orlo piuttosto svasato, dal profilo ingrossato esternamente, di ceramica da cucina recante uno spesso ingobbio biancastro sulla parete interna, oltre che sulla porzione superiore dell orlo stesso; frammenti di materiale marmoreo, tra cui spicca una lastrina di Cipollino verde recante, su di un lato, un foro da grappa, che la designa come lastra di rivestimento parietale. 6 La US 3 non risulta contaminata da interventi antropici che possano essere rilevati attraverso gli elementari strumenti diagnostici della raccolta e analisi dei
7 materiali correlati, che allo stato non sembrano potersi riferire ad un periodo posteriore alla tarda antichità. La US 1 si appoggia inoltre sulla US 4, Unità Stratigrafica la cui genesi sembra derivare dalla giustapposizione, apparentemente casuale, di grandi scaglie (la più superficiale, visibile a sx in Foto 5, in basso a dx in Foto 6, misura 1.20 x 0.80 m, h. max m) di tufo cappellaccio (Foto 7); tale accumulo di materiale litico poggia, per quanto visibile, sulla superficie inclinata e profondamente fissurata della US 6, banco di sedimento compatto di origine vulcanica, oltre che sulla sezione superiore della US 9, accumulo con ogni probabilità di origine antropica, la cui superficie, approssimativamente orizzontale, si rinviene ad una profondità di m dal livello stradale. La denominazione US 9 fa riferimento ad uno spesso strato di terreno a matrice tufacea, di consistenza friabile e colore bruno grigiastro, assolutamente privo di 7
8 inclusi di origine antropica, fatta eccezione per alcuni monumentali blocchi di tufo cappellaccio parzialmente squadrati (dimensioni approssimative 0.80 x 0.60 x 0.40 m), ben visibili in fotografia (Foto 5-7, numero 9; il blocco contrassegnato con il numero 9 in Foto 7 appare imbracato in Foto 8; depositato a bordo scavo, sarà rimesso in posizione in occasione della chiusura del Saggio). 8 9
9 La US 9 costituisce, con ogni probabilità, la base del riempimento della US -7 (Foto 5-7), che sembra configurarsi come una sorta di trincea con profilo a V, tagliata nello spessore della US 6 (è da notare come in Foto 5, nel settore dx del Saggio compaia la US 8, banco di sedimento compatto di origine vulcanica, che l approfondimento delle quote di scavo fino a c.ca m dal livello stradale, legato alla rimozione di uno dei blocchi (Foto 9-10) porta ad identificare, con una certa sicurezza, con la US 6). Questa breve, schematica illustrazione delle Unità Stratigrafiche individuate, documentate e infine scavate nell ambito del Saggio di scavo localizzato nell area antistante il civico 67 di Via T. Inghirami, può concludersi con la descrizione della US 5, sulla cui superficie (alla quota di dal piano d asfalto) si appoggia la US 1. È possibile definire la US 5 come un elemento strutturale realizzato in una rozza opera cementizia caratterizzata dalla presenza di grossi frammenti di tegoloni allettati orizzontalmente, riferibile ad un piano di calpestio, la cui sezione inferiore, caratterizzata da un evidente magrone di ghiaia tufacea, appare impostata probabilmente sul piano inclinato del banco geologico US 6=8. Visibile solo di scorcio su di una superficie le cui dimensioni di base raggiungono al massimo 0.50 x 0.45 m, la struttura presenta uno spessore massimo di 0.50 m (Foto 10). 10 Con ogni probabilità antica, potrebbe costituire l unica struttura conservata,
10 ancorché in modo parziale, nell ambito del contesto messo in luce -e solo parzialmente indagato- nel corso dei lavori in oggetto. E proprio la limitatezza dell area di scavo, e di conseguenza dei volumi di stratigrafia coinvolti dalle indagini, non può consentire l elaborazione di conclusioni che vadano oltre mere ipotesi interpretative, la cui elaborazione rischia, in questo contesto, di apparire nient altro che l effetto di inutili elucubrazioni. Piuttosto, la schematizzazione degli elementi costitutivi del contesto sarà utile per procedere, nel caso di nuovi lavori che interessino l area, alla raccolta di dati spendibili in special modo in merito: alla presenza dei grandi blocchi solo parzialmente sbozzati; alla sussistenza di elementi strutturali (spicchio di colonna laterizia) e di decoro (lastra parietale di Cipollino verde) forse riferibili ad edifici di un certo pregio; alla definizione delle fasi tardoantiche di occupazione e fruizione dell area, a cui sembrano fare riferimento gli scarni rinvenimenti di materiale latore di significato diagnostico, che è stato possibile raccogliere ed analizzare in questa fortunata occasione. Roma, 10 giugno 2013 In fede, Marco Viglietti.
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