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370 3. Gli anni di piombo e la solidarietà nazionale L attentato di piazza Fontana inaugura lo stragismo neofascista Tra la fine degli anni sessanta e l inizio degli anni settanta, i movimenti di contestazione di sinistra o di estrema sinistra, studenteschi e operai, avevano acquistato grande forza. Per una parte dell opinione pubblica questi movimenti rappresentavano un fenomeno positivo di cambiamento; per un altra parte essi costituivano un pericolo e una minaccia alla stabilità del paese. In questa situazione tesa, si aprì nel 1969 un capitolo nuovo e drammatico della storia italiana: la stagione del terrorismo. Nel dicembre 1969 scoppiò una bomba nell agenzia della Banca nazionale dell agricoltura di piazza Fontana, a Milano, causando sedici morti e un centinaio di feriti. Piazza Fontana fu la prima di una serie di stragi che insanguinarono il paese. Col tempo e fra molte difficoltà delle indagini, divenne chiaro che i responsabili appartenevano al- la destra eversiva neofascista. Ma la cosa più inquietante era il sospetto che questi gruppi terroristici agissero con il consenso e con l appoggio di una parte dei servizi segreti italiani, forse anche stranieri. Questi coinvolgimenti hanno trovato una conferma soltanto parziale nei molti processi che si sono celebrati. Il terrorismo nero, neofascista, usò la tecnica delle stragi indiscriminate: collocava ordigni che colpivano gruppi di cittadini inermi. Nel 1974 una bomba esplose a Brescia durante una manifestazione sindacale uccidendo 8 persone; nello stesso anno, un altra bomba esplose su un treno Italicus tra Bologna e Firenze causando la morte di 12 persone. La strage più impressionante avvenne nel 1980 alla stazione di Bologna: il 2 agosto un ordigno uccise oltre 80 viaggiatori e ne ferì moltissimi altri. Si parlò di strategia della tensione : le stragi, si disse, puntavano a creare in Italia un clima di paura e di sfiducia nelle istituzioni e nel sistema democratico, che potesse favorire una soluzione politica autoritaria. Il terrorismo rosso Nasceva intanto un altro terrorismo, di segno politico opposto. Giovani ispirati dai princìpi del La strategia della tensione Alla fine degli anni sessanta ha inizio in Italia la strategia della tensione. Gruppi terroristici neofascisti seminarono il panico con ricorrenti stragi e attentati che colpirono indiscriminatamente la popolazione civile. L obiettivo era quello di terrorizzare l opinione pubblica e giustificare di conseguenza, per riportare l ordine e la sicurezza, l instaurazione di uno stato forte che limitasse le libertà civili e politiche. Piazza Fontana, Milano, 12 dicembre 1969 Una bomba scoppia all interno della sede della Banca nazionale dell agricoltura, in piazza Fontana, provocando 16 morti e 91 feriti. L episodio è considerato l inizio del periodo della strategia della tensione, uno dei periodi più bui della nostra repubblica.

marxismo rivoluzionario si diedero alla clandestinità e scelsero la lotta armata contro lo stato. Cominciarono a tendere agguati e a sparare (all inizio per ferire, poi per uccidere) a magistrati, poliziotti, carabinieri, intellettuali, sindacalisti, giornalisti e uomini politici. Le azioni terroristiche, che in certi anni divennero quasi quotidiane, venivano rivendicate con volantini o telefonate alle agenzie di stampa o ai giornali. Obiettivo dei terroristi era dare il massimo risalto alle proprie imprese criminali, nella speranza che esse potessero suscitare consenso in alcuni gruppi sociali. La più importante anche se non l unica organizzazione terroristica di sinistra fu quella delle Brigate rosse (Br). Negli anni settanta e nei primi anni ottanta le Brigate rosse ammazzarono 130 persone. La loro azione più sanguinosa e clamorosa fu, a Roma, il rapimento e l assassinio di Aldo Moro (marzo-maggio 1978), la personalità di maggiore spicco della Democrazia cristiana. In quell azione le Br massacrarono anche i cinque uomini della scorta. Il periodo del terrorismo è rimasto tristemente nella memoria degli italiani come gli anni di piombo. Si fa strada il progetto di una alleanza tra comunisti e democristiani Moro non era un obiettivo scelto a caso. Egli era il politico democristiano più disponibile a raggiungere un accordo politico con il Pci. Pochi anni prima dell assassinio di Moro, infatti, il segretario comunista Enrico Berlinguer aveva avanzato una nuova proposta politica, detta compromesso storico, sostenendo che i grandi partiti popolari i cattolici, i comunisti, i socialisti dovevano governare l Italia insieme. La stagione del terrorismo faceva apparire a molti questo accordo come necessario per fare uscire il paese dalla crisi politica, economica e sociale che stava attraversando. Nelle elezioni del 1976 il Pci si rafforzò in modo considerevole, arrivando quasi a raggiungere la Dc. Moro fu rapito il 16 marzo 1978, proprio il giorno in cui venne varato un nuovo governo presieduto da Giulio Andreotti e sostenuto dall esterno (cioè senza una partecipazione diretta) dal Pci. Era il primo dei governi di solidarietà nazionale, fondati su un consenso parlamentare che comprendeva tutti i partiti democratici, tra cui anche il Pci. capitolo 6 L Italia repubblicana fino agli anni ottanta 371 Piazza della Loggia, Brescia, 28 maggio 1974 L esplosione di una bomba nel corso di una manifestazione indetta dai sindacati e da un comitato antifascista uccide 8 persone e ne ferisce altre 90. Il settimanale L Espresso dedica la copertina all attentato. Stazione Fs, Bologna, 2 agosto 1980 Nella sala d aspetto affollata di gente in partenza per le vacanze, esplode un potente ordigno nascosto in una valigia abbandonata: fa 85 vittime e ferisce oltre duecento persone. Sei anni prima, il 4 agosto 1974, un altra strage 12 morti e 44 feriti aveva colpito un treno Italicus che transitava dalla stazione di S. Benedetto Val di Sambro, sempre in provincia di Bologna.

372 Dopo aver conseguito alcuni risultati (riduzione dell inflazione e repressione delle azioni terroristiche), l accordo tra democristiani e comunisti non resse. Nel 1979, dopo nuove elezioni politiche in cui il Pci perse parecchi consensi, i governi di unità nazionale terminarono. Il terrorismo viene battuto Nel frattempo, a partire dai primi anni ottanta, l azione della magistratura e delle forze dell ordine riuscì, con il consenso di quasi tutte le forze politiche, a stroncare il terrorismo rosso. Vennero approvate delle leggi speciali che rendevano più efficace la repressione delle bande armate, per esempio quella sui pentiti, che assicurava forti sconti di pena a coloro che sceglievano di interrompere l attività terroristica e di denunciare i propri compagni. Centinaia di terroristi finirono in carcere. Verso la metà degli anni ottanta, il grave fenomeno era in pratica cessato. Una democrazia bloccata L Italia restava una democrazia bloccata e piuttosto diversa dalle altre democrazie occidentali come la Francia, l Inghilterra o la Germania. In esse, nei decenni del dopoguerra, si erano alternate al governo forze diverse. In Italia, invece, il principale partito di opposizione, il Pci, appariva agli occhi della maggior parte dell opinione pubblica e degli alleati stranieri non legittimato a governare, perché ancora troppo legato al blocco sovietico e troppo lontano dalle democrazie occidentali. La mancanza di una alternanza al governo non è stata per il paese un fatto positivo, sia perché impediva la ricerca di soluzioni nuove ai problemi dell Italia, sia perché la lunga permanenza al potere delle stesse forze politiche favoriva fenomeni di corruzione e di malcostume. FACCIAMO IL PUNTO Stragismo neofascista Lotte politiche e sociali: squilibri nello sviluppo Democrazia in pericolo Terrorismo rosso La guerra di mafia La mafia, fenomeno storico-sociale già conosciuto in Sicilia fin dall Ottocento, negli anni del dopoguerra aveva ampliato il proprio raggio d azione anche al di fuori dell isola e indirizzato i suoi obiettivi criminosi ad attività come il contrabbando, i sequestri, le estorsioni, il controllo degli appalti nell edilizia. In questi suoi piani aveva trovato connivenza e talvolta complicità con esponenti politici e funzionari dello stato. A partire dagli anni ottanta, il tentativo da parte delle istituzioni di sanare questa piaga scatenò la violentissima reazione della mafia. Nel 1982 venne assassinato a Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, soltanto quattro mesi dopo essere stato nominato prefetto con poteri straordinari per combattere l emergenza criminale. Dieci anni più tardi, nel 1992, una sorte simile toccò a due magistrati della procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L omertà Un cartello di denuncia ai piedi di tre carabinieri. Per anni la mafia poté contare sull omertà, cioè sulla rinuncia dell opinione pubblica siciliana, per paura o per interesse, a denunciare i crimini subiti o a cui si era assistito come testimoni.

4. Gli anni ottanta Il decennio si apre con un nuovo quadro politico Terminato il periodo, breve, della solidarietà nazionale, bisognava costituire nuove alleanze politiche per governare stabilmente il paese. Nel 1978 fu eletto presidente della Repubblica Sandro Pertini, un vecchio socialista, ex partigiano. La sua rettitudine morale, la sua storia politica di perseguitato dal fascismo e lo stile diretto e informale con cui sapeva parlare ai cittadini valsero al presidente una grandissima popolarità. Nel 1981 Pertini affidò la formazione di un governo a Giovanni Spadolini, segretario del Partito repubblicano: fu il primo presidente del Consiglio non democristiano dal 1947. Due anni dopo, nacque un nuovo governo guidato dal socialista Bettino Craxi e basato su una stretta alleanza tra Dc e Psi. Il governo Craxi Craxi seguiva un progetto politico preciso: intendeva erodere il consenso dei due partiti maggiori, Dc e Pci, e fare del Psi il maggiore partito della sinistra, ribaltando le posizioni rispetto al Pci; voleva inoltre cambiare i meccanismi politici e istituzionali, dando più forza all esecutivo (cioè al governo) rispetto al parlamento. Il governo Craxi (1983-87) ottenne buoni risultati contro l inflazione e avviò una politica di privatizzazioni di aziende pubbliche. Nel 1984 Craxi firmò un nuovo concordato con la Chiesa (il primo dopo i Patti lateranensi del 1929; vedi a pag. 173): la religione cattolica non era più religione di stato e il clero perdeva alcuni privilegi, ormai non più giustificati. Il governo Craxi, inoltre, ruppe il monopolio statale nel campo delle trasmissioni televisive. Già da qualche anno erano sorte televisioni private locali, che promettevano di diventare un gigantesco affare; ora ottenevano la possibilità di trasmettere su scala nazionale. La partitocrazia inquina la vita politica ed economica A fronte di questi successi, i primi anni ottanta videro un accentuarsi di fenomeni negativi di malcostume politico. Le forze di governo imposero capitolo 6 L Italia repubblicana fino agli anni ottanta 373 Falcone e Borsellino I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano da anni impegnati nella lotta giudiziaria contro la mafia. Nel 1992 vennero uccisi in attentati, insieme alle loro scorte, a poche settimane di distanza l uno dall altro: il 23 maggio Falcone, il 19 luglio Borsellino. Nei loro nomi si risvegliò, soprattutto nelle giovani generazioni, la protesta civile contro i crimini mafiosi.

374 propri uomini in tutte le posizioni di comando: nelle aziende pubbliche, nelle banche, negli enti statali. Si cominciò a parlare di partitocrazia (letteralmente potere dei partiti ) per indicare il ruolo preponderante dei partiti nella vita del paese. Essa generava inefficienza e corruzione, perché qualunque iniziativa economica, a livello locale o nazionale, doveva passare per l approvazione di questo o di quel partito. Il più delle volte, ciò significava versare illegalmente denaro, che andava a finanziare il partito e, in parte, finiva anche nelle tasche dei singoli uomini politici. La crisi del sistema politico italiano e la riforma elettorale Il Psi di Craxi non ottenne i risultati elettorali che si aspettava: non superò il 15% dei voti e ne tolse pochi al Pci. Con il passare del tempo, gran parte della società italiana non si sentì più rappresentata dal sistema politico e fu stanca dello strapotere dei partiti. Un chiaro segnale venne per esempio alle elezioni amministrative del 1990, dove la Lega lombarda (poi diventata Lega Nord) di Umberto Bossi conquistò il 20% dei voti in Lombardia. Erano voti di un ampia fetta di opinione pubblica del Nord, insofferente verso i partiti tradizionali. Nacquero iniziative per chiedere una riforma del sistema elettorale, con nuove regole che permettessero finalmente l alternanza di forze politiche diverse. L Italia repubblicana aveva un sistema proporzionale, nel quale ogni partito poteva presentare liste autonome e tutti i voti concorrevano a eleggere i parlamentari. Con il referendum del 1991 si passò a un sistema maggioritario. Esso si basa su collegi (cioè ripartizioni elettorali in cui è divisa l Italia) detti uninominali, in ciascuno dei quali viene eletto solo il candidato che ottiene la maggioranza dei voti. Con questo meccanismo i partiti piccoli, per ottenere rappresentanti in parlamento, sono costretti a formare alleanze con quelli maggiori. Si vengono così a creare due grandi schieramentiche si alternano al governo. FACCIAMO IL PUNTO Cresce la partitocrazia Scollamento tra politica e società civile Riforma elettorale Sequestro e delitto Moro Uno degli episodi più feroci del terrorismo brigatistico fu il sequestro e l assassinio di Aldo Moro. Le Brigate rosse rapirono il presidente della Democrazia cristiana il 16 marzo 1978 e lo tennero prigioniero per 55 giorni. Il 9 maggio fecero trovare il suo cadavere nel bagagliaio di un auto parcheggiata in una via del centro di Roma. Durante i giorni del sequestro i brigatisti fecero pervenire agli organi di stampa comunicati in cui spiegavano le motivazioni della loro azione: per le Br Aldo Moro era il maggior esponente di quello che chiamavano regime democristiano al servizio dell imperialismo americano. I brigatisti, in cambio della libertà di Moro, chiedevano che venissero scarcerati alcuni loro compagni di lotta. Ma nel mondo politico prevalse il cosiddetto fronte della fermezza che non volle scendere a patti con i terroristi. La strage di via Fani La mattina del 16 marzo 1978 un commando delle Br assaltò in via Fani, a Roma, l auto che trasportava Aldo Moro: uccise i cinque uomini della scorta e sequestrò il presidente della Dc. Condannato a morte Aldo Moro ritratto con la bandiera delle Br alle spalle e con una copia del quotidiano la Repubblica in mano. Questa foto venne inviata dai brigatisti ai giornali per documentare che Moro era ancora vivo.