LA DETERMINAZIONE Non ce la fai. Invece sì. Non ce la fai. Invece sì. Non ce la fai. Invece ce la faccio. Vedrete se non è così. Anche se voi non ci credete. Voi che giocate insieme a me e mi prendete in giro quando tiro e la palla non arriva neanche al canestro perché ho le braccia corte. Sono basso e allora? Lui dice che la forza di volontà conta più di tutto e che con l allenamento posso migliorare. E io mi alleno. In palestra mi spacco per diventare più forte. E poi mio papà è alto, perché non devo diventarlo pure io?
Il dottore gli aveva spiegato che per giocare a basket occorre una statura alta, tuttavia giocare a basket non riesce a far diventare alti, al limite solo slanciati ed elastici. Che ne dici di diventare un bel campione di..ginnastica artistica? Luca quasi gridò e disse tra sé: Mio padre è alto.perché io no? Luca era un ragazzo di 14 anni ed era alto un metro e 62 centimetri. Era uno dei più bassi della sua classe ma il basket era il sogno della sua vita. Era estasiato quando vedeva tutti quei campioni con i tiri da fuori area da tre punti!!! E poi quel Belinelli! Con quelle molle al posto delle gambe! A cena Luca non aprì bocca, aveva ancora in mente le parole del dottore. Luca cos hai? Stai male? chiese sua madre. No, è che. iniziò Luca, ma le parole non gli uscivano di bocca. Aveva un terribile dubbio: suo padre era veramente alto oppure no? Luca non vedeva suo papà da quando aveva due anni ed i suoi genitori si erano separati. Nelle foto gli sembrava solo un po più alto di sua madre e sua madre in verità non era molto alta. Mamma, che sport faceva papà quando stavate insieme? Luca non ricordava molto bene suo papà e l unica immagine che gli tornava in mente era quella di una specie di gigante che giocava con il cane in giardino. Luca, perché mi fai questa domanda? disse la mamma Mah, così. rispose Luca scoppiando a piangere. Passarono i mesi più lunghi della storia di Luca. Non parlava più e passava ogni pomeriggio in palestra lavorando sugli addominali, sui salti sotto canestro e sui pesi per le braccia. Io sono Belinelli, io sono Belinelli ripeteva come un martello in testa. Arrivò la giornata dello sport, dove gli studenti di tutte le classi della sua scuola, divisi in squadre, si affrontavano in vari sport. In quest occasione i genitori venivano a vedere le partite e si selezionavano i giocatori più bravi per ciascuna disciplina. Questi avrebbero formato le squadre ufficiali della scuola, destinate a gareggiare con le altre scuole della città. Luca vide da lontano sua madre, che chiacchierava con la madre di Carlo, l asso del calcio della scuola. I loro occhi erano fissi sul campo verde, dove forse sua madre immaginava di vederlo Luca infatti non aveva più avuto il coraggio di parlarle della sua passione si vergognava per il fatto della statura. In realtà, il campo da basket era dietro il parcheggio, grigio, in cemento. A bordo campo c era Jordan Rossi, l allenatore italoamericano di basket più temuto della scuola. Arrivarono gli altri giocatori, quasi un metro più alti di lui e Jordan disse: Ok, mettetevi le casacche 2
Non ce la fai invece si non ce la fai invece si non ce la fai invece ce la faccio,vedrete se non è cosi,anche se voi non ci credete,voi che giocate insieme a me e mi prendete in giro quando tiro e la palla non arriva al canestro perché ho le braccia corte. Sono basso e allora? Lui dice che la forza di volontà conta più di tutto. E poi mio papà è alto perché non posso diventarlo anche io? Un giorno mentre Luca era in palestra lo stava osservando un compagno di squadra che gli dice che non sarà mai bravo a giocare a pallacanestro,e lui rimase molto male. Il giorno dopo andò a allenarsi in palestra e il compagno diceva che non poteva mai riuscire a fare un canestro perché era troppo basso,lui non ci fece caso e continuo ad allenarsi e pensò tra sé non vedo la ora che arrivi la partita. Il giorno dopo si allenò cosi tanto che riuscì a fare 6 canestri di fila allora i suoi compagni si scusarono e Luca li perdonò e da quel momento fu molto bravo
LA DETERMINAZIONE tornai a casa triste per quello che era successo. Ma mi chiesi io ce la posso fare si o no. Allora comincia ad allenarmi in giardino,il mio cane mi riportava la palla piccola. Pero c era la partita definitiva. Ero nella squadra dei più bassi eravamo anche di meno pero ci impegnammo e riuscimmo a vincere e i compagni che mi prendevano in giro diventarono miei amici. traccia anche se voi non ci credete. Voi che giocate insieme a me mi prendete in giro quando tiro e la palla non arriva neanche al canestro perché ho le braccia corte. Sono basso, e allora lui dice che la forza di volontà conta piu di tutto. Che con l allenamento posso migliorare e io mi alleno. In palestra mi spacco per diventare più forte. E poi mio papa e alto perché non deve diventarlo anche io.
gialle e blu! I migliori cinque nella partita di oggi entrano nella squadra della scuola!. Jordan fischiò l inizio della partita. Gli altri erano giganti, sì, ma Luca rubò ogni palla, tirando anche da tre punti, finché sentì un tocco sulla spalla: Ok ragazzo, sei dentro! disse Jordan. Guardando oltre le sue spalle, Luca vide sua madre con le lacrime agli occhi. Eleonor 3
LA DETERMINAZIONE Non ce la fai Invece sì Non ce la fai Invece sì Non ce la fai Invece ce la faccio Vedrete se non è così. Anche se voi non ci credete. Voi che giocate insieme a me e mi prendete in giro quando tiro e la palla non arriva neanche al canestro perché ho le braccia corte. Sono basso e allora? Lui dice che la forza di volontà conta più di tutto, che con l allenamento posso migliorare e io mi alleno. In palestra mi spacco per diventare più forte. E poi mio papà è alto, perchè non devo diventarlo pure io? Forse crescerò più tardi, ma crescerò. Anche mio padre era basso ma con l allenamento è diventato un campione. Se non fosse stato per un fallo che gli ha rotto il polso lui a questo punto sarebbe a finire una partita. Poi anche voi non siete così alti. Io almeno un punto lo faccio invece voi no. Anche il medici dice di allenarmi, al parco mi alleno e il mio cane mi aiuta,quindi diventerò bravo come Marco Belinelli.
LA DETERMINAZIONE Non ce la fai invece si che ce la faccio, vedrete se non è così anche se voi non ci credete. Voi che giocate insieme a me e mi prendete in giro quando tiro e la palla non arriva neanche a canestro perché ho le braccia corte.sono basso, e allora?lui dice che ha la forza di volontà conta più di tutto che con l allenamento posso migliorare. E io mi alleno. In palestra mi spacco per diventare più forte. E poi mio papà è alto,perchè non devo diventarci pure io. Il mio obbiettivo era impegnarmi. Io provavo molta paura, invece i miei compagni provavano certezza e coraggio, loro sono insensibili ed ignoranti! Ma sono certo che la mia famiglia mi sosterrà. In palestra mi impegnai più degli altri giorni, il dottore mi disse che era pericoloso allenarmi così tanto se non l avevo mai fatto, potevo ai muscoli ma il mio allenatore mi incoraggiò per raggiungere il mio obbiettivo. I miei compagni si scusarono e mi sentii un vincitore dentro di me. La partita andò bene, ma io non sono riuscito a fare la maggior parte dei canestri però mi sono impegnato,ed è questo che conta.
Luca era vicino al parco, a giocare dentro al campo da basket da solo. Stava cercando di fare canestro quando arrivarono i suoi compagni che gli dissero:- Non ce la farai mai! Si sentì così preso in giro: -Sei un nanetto! Sei un nanetto! Tornò a casa e si mise a piangere nella sua camera e poi si chiese :- Ma perché non sono alto come mio fratello o come mio padre!! Il giorno seguente tornò ad allenarsi nel suo giardino di casa, ma non fece nessun canestro. Si mise a giocare con il suo cane ma poi riprovò a fare canestro e dopo venti tiri ci riuscì. Andò a bere in cucina e nel corridoio vide la vicina di casa che stava seduta sul divano a chiacchierare con sua madre in salone che lo guardò e si complimentò per il bel canestro. Luca molto felice continuò ad allenarsi e fece addirittura nove canestri di seguito ritrovando la fiducia in se stesso ma al sessantesimo tiro, inciampò e cadde a terra. I genitori lo portarono allo studio del dottore perché aveva dolore al polso. Lo studio si trovava di fronte la loro casa e quando il dottore vide Luca non lo riconobbe e gli disse.- Ma come sei cresciuto! Come ti sei alzato! Non è niente! Il padre lo accompagnò agli allenamenti nella palestra della scuola e si scusarono per il ritardo con l allenatore. Finiti gli allenamenti, i compagni lo salutarono :- Ciao nanetto ma che vieni a fare!? Ah,ah,ah!! Luca rabbioso gli rispose:- Domani incontriamoci al campo di basket vicino al parco alle 4.00 e vi faccio vedere io! I compagni ridendo accettarono. Il giorno seguente arrivarono tutti puntuali al campo e si sfidarono con una partita. Luca stava sudando tanto perché era nervoso e correva e tirava la palla pieno di rabbia, voleva vincere, faceva un tiro dietro l altro ma senza successo. Si impegnava molto quando finalmente riuscì a fare 5 canestri uno di seguito all altro e a concludere la partita con un pareggio, sorprendendo tutti. I compagni si scusarono e gli dissero:- Ci siamo sbagliati su quello che pensavamo di te. Ci sentivamo i più bravi e invece sei stato tu a fare una bella partita! Noi eravamo in 5 e tu da solo e non ti sei neanche tirato
indietro! Luca soddisfatto rispose:- OK, ma non fate più i bulletti con nessun altro perché siamo tutti uguali con gli stessi diritti. L importante non è vincere ma giocare tutti insieme e divertirsi.