Camille incontrò L Albero di Eleonora Bertoncello

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1 Camille incontrò L Albero Camille incontrò l Albero e gli chiese: - Perché sei azzurro? - Sono fatto così. Allora Camille disse: - Tutti gli alberi hanno il tronco marrone. - Io sono un albero, e ho il tronco azzurro. Camille non poté che essere d accordo con lui. Continuando a guardare l Albero fece un altra considerazione: - Le tue foglie non sono verdi. - No, non sono verdi. Camille continuò: - Hai le foglie rosse. E l Albero gli spiegò che le aveva sempre avute così, da quando erano spuntati i primi germogli. Camille lo guardava. - Hai i fiori e i frutti insieme, ma perdi le foglie e alcuni rami sono anche spogli. - È davvero così. Hai visto bene. Camille gli raccontò delle stagioni e del fatto che gli alberi non potessero avere tutte queste cose nello stesso momento. C era la primavera, in cui germogliavano le foglie e i fiori, poi in estate i fiori si trasformavano in frutti succosi e quando arrivava l autunno le foglie cambiavano colore e cominciavano a cadere, finché in inverno gli alberi restavano completamente spogli e nudi. - Io sono un Albero e ogni giorno per me è tutte le tue stagioni messe assieme. Camille non poté che dargli ragione. Si accorse solo allora che attorno all Albero correva un filo. Non era un filo, era un pallone. Tutta la chioma dell Albero era il pallone di una mongolfiera e sul Tronco stava disegnato il cestello. Ma la mongolfiera era dentro ad una casa, con il tetto alto e le pareti robuste.

2 Le radici dell Albero affondavano nel mare e sopra le onde cresceva un prato. Camille disse: - È impossibile, non puoi essere vero. - Tu mi vedi. A quelle parole Camille si arrabbiò con l Albero e urlò: - Una chioma non può essere una mongolfiera, e una mongolfiera non sta in una casa e le radici non affondano nel mare, e i prati non crescono sulle onde! L Albero era tornato un albero. E non rispose niente. Solo allora Camille capì che erano stati i suoi occhi a vedere l Albero in un albero. E l Albero era tornato. Camille disse: - Io ti vedo. E l Albero rispose: - Tu, Camille, puoi sempre vedere tutto quello che vuoi. Tu, Camille, puoi essere chi vuoi. Tu,Camille, puoi essere semplicemente chi sei. E andrà bene così, perché così come sei, sei unico al mondo.

3 IL GALLO E IL SOLE - Gallo, non decidi tu se sorge il sole. - No, ma quando il sole sorge io ci sono. Sto sempre ad aspettarlo. Mi fido di lui. Anche se non ne ho la certezza, mi fido del fatto che sorgerà. Il Gallo e il Sole diventarono ottimi amici. Anche senza certezze. Anche se il Sole era di poche parole. La loro amicizia crebbe solida. Il Sole non raccontava i suoi segreti, ma al Gallo non importava. Perché erano amici. Passarono assieme molte albe. Tutte le albe. Tutte quelle che il Gallo riuscì a vedere nella sua vita. Finché un giorno il Sole si rese conto che prima o poi il Gallo lo avrebbe lasciato. Fu un duro colpo. Disse: - Gallo, non posso immaginare di sorgere senza di te. Eppure, anche se tu non ci sarai, io sorgerò lo stesso - E il Gallo rispose: - Sole, tu non sorgi per me. Tu sorgi per illuminare il mondo, hai illuminato tutte le mie albe e io te ne sono grato. È detto che tu sorga ogni mattina e tramonti ogni sera. Per tutta la vita ti ho aspettato e tu sei sempre arrivato da me. Non ti ho mai chiesto, né voglio sapere, dove andavi e cosa facevi quando mi lasciavi la sera. È detto, Sole, che la mia vita finisca, ma incontrerai di certo un altro gallo come me. Ricordati, però, che anche se tu vai e vieni e ci sei sempre, ogni alba è unica per noi galli. Allora il Sole sorrise: - Grazie, Gallo. Quasi ti invidio, perché tu sai come va a finire, mentre io non posso fare altro che andare avanti. Così. E si salutarono per l ultima volta.

4 UN CUCCHIAIO DI CIELO Mario non voleva mangiare. La mamma aveva provato a cucinargli il suo piatto preferito, ma Mario niente. Diceva solo: Il suo papà faceva il cuoco e le ricette che preparava erano vere prelibatezze. Ma Mario diceva: Suo fratello e sua sorella si sedevano a tavola e divoravano tutto. Ma Mario no, diceva: I dottori non sapevano cosa fare con lui. Mario diceva: Le maestre perdevano tempo a spiegargli che il cielo non si poteva mangiare. Ma Mario non cambiava idea. - Io, voglio un cucchiaio di cielo. - Un giorno in città arrivò il circo. E tra trapezisti e buffi clown, c era una ragazzina così piccola, che in mezzo alla folla quasi non si vedeva. La ragazzina si sedeva a gambe incrociate e raccontava delle storie. Quella domenica, Mario, accompagnato dai suoi genitori, dal fratello e dalla sorella, andò al circo ad ascoltarla. La ragazzina chiedeva al pubblico che genere di storia volesse sentire. E Mario le disse che lui voleva proprio Un cucchiaio di cielo. Allora la ragazzina si mise a raccontare la storia del cucchiaio di cielo. C era una volta il cielo. Le persone stavano sotto. Le stelle stavano sopra. E il sole in mezzo assieme alla luna.

5 Tutto era in equilibrio. Ogni giorno, i grandi accompagnavano i bambini a mangiare pezzetti di cielo, che poi le stelle avrebbero risistemato al loro posto. Li portavano all alba per gustare assieme il sorgere del sole. Li portavano a mezzogiorno, per assaporare i raggi caldi e un bell azzurro. Li portavano al tramonto, per assaggiare un po di rosa e di arancione. E li portavano persino la sera, quando era già calato il buio, perché quello era un sapore tutto diverso, sapore di tenebre. Ogni bambino aveva il suo cucchiaio. Un cucchiaio di cielo, per stare un po insieme. Quella domenica, Mario, la sua mamma, il suo papà, suo fratello e sua sorella rimasero fuori fino a tardi. E diedero a Mario tutto il cielo che voleva. Sdraiati sul prato. In cima alla collina. Facevano volare un aquilone. Ridendo a crepapelle. Fino al tramonto, sul balcone di casa. Il papà cucinò per tutti mentre la mamma giocava in salotto con i bambini. E seduti a tavola tutti insieme, Mario disse: - Oggi sono veramente sazio.