Le elezioni per la costituente del 1946 avevano sancito la prevalenza della DC che si afferma come partito di maggioranza relativa

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Centrismo Per centrismo si intende quella fase del sistema politico italiano che va dal 1947, a partire dalla svolta del IV governo De Gasperi, al 1953, comprendendo cioè la prima legislatura repubblicana. Si tratta di un periodo di fondamentale importanza in cui si consolidano le basi democratiche della Repubblica. Una formula politica legata indissolubilmente al nome di Alcide De Gasperi. Partiamo intanto dai dati elettorali e da una analisi del quadro delle forze politiche. Le elezioni per la costituente del 1946 avevano sancito la prevalenza della DC che si afferma come partito di maggioranza relativa COST.TE 2.06.1946 PARTITO POLITICO VOTI DI LISTA % SEGGI DEMOCRAZIA CRISTIANA 8.101.004 35,20% 207 PARTITO COMUNISTA ITALIANO 4.356.686 18,90% 104 PARTITO SOCIALISTA D'UNITÀ PROLETARIA 4.758.129 20,70% 115 UNIONE DEMOCRATICA NAZIONALE 1.560.638 6,80% 41 UOMO QUALUNQUE 1.211.956 5,30% 30 PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO 1.003.007 4,40% 23 BLOCCO NAZIONALE DELLE LIBERTÀ 637.328 2,80% 16 PARTITO D'AZIONE 334.748 1,50% 7 MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA 171.201 0,70% 4 PARTITO DEI CONTADINI D'ITALIA 102.393 0,40% 1 CONCENTRAZIONE DEMOCRATICA REPUBBLICANA 97.690 0,40% 2 PARTITO SARDO D'AZIONE 78.554 0,30% 2 MOVIMENTO UNIONISTA ITALIANO 71.021 0,30% 1 PARTITO CRISTIANO SOCIALE 51.088 0,20% 1 PARTITO DEMOCRATICO DEL LAVORO 40.633 0,20% 1 FRONTE DEMOCRATICO PROGRESSISTA REPUBBLICANO 21.853 0,10% 1 ALTRE LISTE 412.550 1,80% TOTALE 23.010.479 100% 556

Seguita dal Partito socialista e dal Partito comunista, che costituiscono il blocco delle sinistre. Si riconosce poi una buona affermazione del Partito repubblicano, ovviamente favorito dallo scontro referendario, una buona affermazione dell UDN, se vogliamo, anche se i liberali si aspettavano effettivamente di essere riconfermati ancora in un ruolo di protagonisti e non solo in virtù di un lontano passato sul quale in realtà si concentravano attenzioni di tipo soprattutto polemico, ma anche per il ruolo, importante che avevano giocato nell immediato post-fascismo. Gli altri risultati mostrano la irrisorietà di altri fenomeni quali il Partito d Azione, troppo diviso al suo interno, troppo contraddittoria la sua proposta politica, troppo poca dimestichezza con la politica organizzata e tropo poca esperienza di governo. O il Blocco nazionale delle libertà, che è un raggruppamento monarchico. I risultati del referendum a favore della repubblica mettono fuori gioco tali raggruppamenti monarchici e in parte mettono fuori gioco anche il PLI che al congresso del 1946 che si svolse nella primavera di quell anno, prima del referendum, avevano optato per una scelta monarchica. Quel risultato gli impedisce anche di poter esercitare un ruolo di partito guida della destra monarchica e liberale. Tuttavia con la svolta a destra decretata dalla segreteria Lucifero nei primi mesi dl 1947, il PLI sceglierà invece proprio quella strada: una alleanza tra liberali, qualunquisti e monarchici che si rivelerà un vero disastro in occasione delle elezioni del 1948. Un passaggio chiave nella storia del sistema dei partiti italiano delle origini fu la svolta del maggio del 1947, che portò alla formazione del IV governo De Gasperi con la esclusione dei partiti di sinistra PCI e PSI. È un momento sul quale la storiografia si è soffermata molto, così come si è soffermata molto sulla caduta del governo Parri nell autunno del 1945. Sono i due tempi della prevalenza di una linea moderata: nel primo caso furono i liberali a far cadere un governo, quello di Parri, che era chiaramente sbilanciato a sinistra, che non dava sufficienti garanzie nei confronti di una ondata di violenza politica intimidatoria nei confronti soprattutto dei partiti di centro, della borghesia, dei proprietari terrieri e degli industriali. Un governo che i moderati vedevano succube dei socialcomunisti, quando invece al governo partecipavano tutti i partiti del CLN, perché era il governo che si formò dopo la liberazione di tutto il territorio nezionale ma ancora in assenza di consultazioni elettorali. Il secondo momento, quello della esclusione dei partiti di sinistra e della formazione del IV governo De Gasperi può essere visto in effetti come il punto di partenza del centrismo. Nel nuovo quadro delle relazioni internazionali in cui

ormai si profila la netta spaccatura tra Est e Ovest, De Gasperi fa una precisa scelta di campo, decidendo di escludere dal governo quelle forze politiche la cui strategia e la sui stessa esistenza si ispiravano a principi incompatibili con il sistema occidentale, anzi ad esso del tutto opposti. E qui mi riferisco ai principi della libertà, della democrazia, del pluralismo politico ed anche dell economia di mercato, sebbene questa possa intendersi nella più ampia accezione. Il IV governo De Gasperi è apparentemente un monocolore, così come lo dipingono alcuni manuali di storia dei partiti, ma in realtà è un governo che gode dell appoggio sostanziale di personalità appartenenti al mondo liberale, primo fra tutti Luigi Einaudi, fino a quel momento governatore della Banca d Italia, e nella nuova compagine vice-presidente del Consiglio e soprattutto ministro del Bilancio (riunifica nelle sue mani finanze e tesoro). Non bisogna assolutamente sottovalutare il fatto che il III governo De Gasperi era un governo tripartito (DC, PCI, PSI) che fu sottoposto ad una gravissima pressione sociale, che a dire il vero era iniziata da quando De Gasperi era andato al potere con il suo primo gabinetto. Una ondata di scioperi, di proteste, di manifestazioni di piazza che si fecero particolarmente gravi nel corso del tempo e che erano chiaramente manovrate dal PCI. Ma tornando al IV governo De Gasperi, fu Einaudi ad operare una vasta manovra deflazionistica che ebbe il merito di mettere un freno alla spirale inflazionistica ed a favorire quindi la diminuzione dei prezzi all ingrosso dei generi alimentari. I primi effetti di questa manovra si ebbero nell autunno del 1947: quando i consumatori si sentirono rassicurati dalla manovra, così come gli operatori economici, ciò che determinò subito un clima molto favorevole al governo, nel mentre i partiti di sinistra cominciarono a dare battaglia a De Gasperi in parlamento. Fu questo cambio di passo a determinare sempre nell autunno di quell anno la crisi aperta dalla DC, ma crisi funzionale alla ricerca di un più ampio sostegno, che il governo trovò grazie all ingresso nella maggioranza di PLI, PSLI il nuovo nome che si erano dati i socialisti scissionisti di Saragat e il PRI. Si forma così quella coalizione centrista che permetterà a De Gasperi di gettare le basi per la rinascita dell Italia. La formula centrista si basa dunque su un quadripartito. La sua esistenza non può essere concepita se non si fa riferimento al contesto internazionale: la convinzione che la democrazia fosse in pericolo come scrive Colarizi a causa del comunismo sovietico convince Psli e Pri a sostenere la DC, non dimenticando che in Italia il rischio è duplice, non solo guardando a sinistra, perché esiste anche una destra reazionaria ed eversiva che vuole sfruttare il malcontento sociale e che magari vorrebbe approfittare della rottura di De

Gasperi con le sinistre per spingerlo ad una svolta a destra, scelta che è del tutto lontana dagli orizzonti del leader democristiano. Le elezioni del 1948 confermano la DC come partito di maggioranza relativa: LEG. I 18.04.1948 PARTITO POLITICO VOTI DI LISTA % SEGGI DEMOCRAZIA CRISTIANA 12.741.299 48,50% 305 FRONTE DEMOCRATICO POPOLARE 8.137.047 31,00% 183 UNITÀ SOCIALISTA (PSLI) 1.858.346 7,10% 33 BLOCCO NAZIONALE 1.004.889 3,80% 19 PARTITO NAZIONALE MONARCHICO 729.174 2,80% 14 PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO 652.477 2,50% 9 MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO 526.670 2,00% 6 PARTITO POPOLARE SUD TIROLESE 124.385 0,50% 3 PARTITO DEI CONTADINI D'ITALIA 96.025 0,30% 1 PARTITO SARDO D'AZIONE 61.919 0,20% 1 ALTRE LISTE 336.681 1,30% TOTALE 26.268.912 100% 574 Il risultato più evidente è la sconfitta del Fronte Popolare: il 31% significa la perdita di 9 punti confrontata con la somma dei voti ottenuti da socialisti e comunisti alle elezioni per la Costituente. La DC vince con il 13.3% in più rispetto al dato del 1946. Il risultato attesta un travaso di voti che proviene soprattutto da destra: la formula PLI-UQ e alcune forze monarchiche riunite nel Blocco Nazionale raccoglie un 3.8% (nel 1946 avevano avuto rispettivamente il 6.8% e il 5.3%). Se si sommano i voti di monarchici, qualunquisti e PLI del 1946 e si confrontano con la somma dei voti di PLI, UQ, monarchici, missini del 1948 si nota una riduzione, una quota che va tutta a vantaggio della DC. La DC tuttavia non acquisisce soltanto da destra, perché De Gasperi riesce a convincere anche molti di coloro che nel 1946 non avevano votato ed anche settori dei elettorato tradizionalmente progressista e di sinistra sensibile alla minaccia comunista. Se si sommano i voti di Pci, Psi, Pda e Pri alle elezioni del 1946 si raggiunge un 45,8% che è superiore alla somma dei voti del Fronte Popolare, dei Socialdemocratici e dei Repubblicani, che è uguale al 40,6%. Questo scarto non rimane quindi soltanto nell area laico-socialista-democratica, ma va in parte a vantaggio della DC. Per quanto possa colpire la percentuale del 7,1% conseguita

da Unità socialista, è anche vero che il PRI vede dimezzati i propri voti dal 4,4% del 1946 al 2,5%. Insomma se si votano i voti laici (senza il Pli) si raggiunge un 9,6% che è troppo poco per realizzare l obiettivo di una terza forza, che rimarrà sempre un orizzonte irragiungibile. Il periodo centrista è dunque caratterizzato dai governi (IV); V (DC, PSLI, PRI, PLI), che è il governo che segue le elezioni del 1948 e dura dal maggio di quell anno al gennaio del 1950; VI (DC, PRI, PSLI) che dura dal gennaio 1950 al luglio 1951; VII (DC, PRI), che va dal luglio 1951 al luglio 1953. Intanto diciamo che la sostanza del centrismo poggia sulla necessità di presentarsi al paese come un punto di equilibrio tra estremisti di destra e estremisti di sinistra, ciò che esclude la formazione di un governo monocolore democristiano, pure se la DC possedeva i numeri. Si tratta di una scelta strategica di grande rilevanza: un governo monocolore sarebbe una conferma del bipolarismo del sistema emerso nella campagna elettorale del 1948: il partito cattolico al governo e all opposizione il partito comunista e intorno a questi due poli andrebbero a collocarsi le altre forze minori. De Gasperi sceglie invece di mantenere la DC al centro dello schieramento, dove esiste un maggior spazio di manovra, come ago della bilancia tra la destra di MSI, monarchici e la sinistra socialcomunista. Una DC alleata al centro con i partiti laici la soluzione che offre maggiori garanzie di stabilità, se si sommano i voti elettorali dei vari partiti che partecipano alla coalizione. La presenza dei socialdemocratici e dei repubblicani nella compagine di governo permette a De Gasperi di non essere omologato semplicemente a destra e permette anche di respingere le pressioni dei settori più reazionari del suo partito ed anche della Chiesa per una decisa virata a destra. D altro canto dimostra una grande saggezza nel coinvolgere anche il PLI, che è stato il partito che più ha contribuito per una stabilizzazione al centro del sistema, un coinvolgimento che permette di avere il consenso dell imprenditoria ma in genere del notabilato borghese, ancora molto determinante nell Italia di quegli anni. Ceti di professionisti, proprietari grandi, medi e piccoli; burocrazia (alta, media e piccola) che magari ha votato DC ma che si sente rassicurata dalla presenza del Pli. In questo senso, l elezione di un primo presidente della Repubblica liberale come Luigi Einaudi è il simbolo di questo disegno centrista. Ovviamente non si tratta di un disegno dalla facile realizzazione, che necessita di tutta la sagacia e la moderazione dei De Gasperi, che riesce a mediare una alta conflittualità in un paese che è percorso da una spaccatura radicale tra forze moderate e forze progressiste

che si richiamano ad un sistema opposto a quello occidentale, nemico di quello occidentale. E quindi questa politica di mediazione alla fine finisce per scontentare a volte il Pli a volte il PSLI. Qualche studioso ha messo in evidenza come si tratti di una centralità soltanto teorica perché in realtà in un paese in realtà polarizzato su due schieramenti opposti che non comunicano: bisogna dire che il centrismo però è la rappresentazione di uno schieramento di partiti che nel complesso ha optato per lo schieramento atlantico e per la politica di difesa del sistema capitalistico, sebbene per qualcuna di queste forze questo capitalismo andasse corretto. Testimonianza di ciò è la scelta di politica economica che è di tipo liberista ed è ispirata da Einaudi. Si tratta di una strategia che poggia sugli aiuti del Piano Marshall, che vengono tesaurizzati, mentre le sorti della ripresa economica vengono lasciate alla legge del mercato. È una strategia vincente, che permette di uscire in pochi anni dal periodo più buio e di gettare le basi dello sviluppo economico futuro. Ormai la storiografia è concorde nell affermare che non ci sarebbe stato miracolo economico senza gli anni del centrismo degasperiano: è una linea di politica economica che trova il consenso di Confindustria, in quegli anni guidata da Costa e che trova resistenza invece nei sindacati. Un accenno alla vicenda sindacale di questi anni va fatto: nel 1944 era nato un sindacato unitario di tutti i lavoratori, che riuniva le forze del lavoro dai comunisti ai cattolici, una unità nel segno dell antifascismo e della lotta di liberazione. Bisogna però rilevare che all interno del sindacato sin dal 1945 si assiste ad una operazione di conquista del potere da parte dell elemento socialcomunista prima e comunista poi. Le vicende del 1947, la formazione del IV governo De Gasperi e la fuoriuscita delle sinistre dal governo determinano un clima teso nella Cgil, in primo luogo perché il sindacato unitario è privo di autonomia dai partiti, che usano il sindacato come cinghie di trasmissione per le loro strategie politiche rispetto al mondo del lavoro. Così i cattolici, che avevano un passato sindacale di tutto rispetto, ma naturalmente minoritari in seno al sindacato unitario subiscono una egemonia da parte dell elemento socialcomunista, ciò che spinge per una rottura dell accordo Nel 1947 vengono fondate le ACLI (Associazione cattolica dei lavoratori italiani) che mette una pesante ipoteca sull unità sindacale. L unità si spezzerà definitivamente dopo il 18 aprile 1948, quando dalle urne uscirà un verdetto trionfale per il la DC, che a quel punto romperà gli indugi e, approfittando del clima determinatosi in occasione dell attentato a Togliatti, romperà gli indugi. La vicenda del sindacato è indicativa della pervasività dei partiti: da questo momento la separatezza sindacato/partiti sarà soltanto apparente, ciò che si ripercuoterà sull azione di governo, che in Italia è sempre un governo di partito, che però dovrà

necessariamente sempre contrattare con i sindacati la propria linea di politica economica. Nel periodo centrista, appunto, la linea liberistica scelta da De Gasperi e ispirata da Einaudi troverà sempre l opposizione, otre che dei partiti anche della Cgil. Ovviamente sorvolo sulle scelte di politica estera, ma non perché non siano determinanti, esse sono parte integrante del centrismo e mi riferisco qui alla scelta atlantica ed alla scelta europea. Per quanto riguarda la politica interna, bisogna menzionare il progetto di riforma agraria e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno. Per quanto riguarda la riforma agraria, essa prevedeva l esproprio da parte dello Stato dei grandi fondi incolti o malcoltivati, che dovevano essere divisi in una fitta rete di piccole e piccolissime proprietà contadine, mentre con la Cassa per il Mezzogiorno il governo si impegnava a creare delle infrastrutture a sostegno dello sviluppo. Quasi superfluo sottolineare come si trattasse di due riforme poco consone ad una scelta liberista, piuttosto possiamo dire che si trattasse del segno evidente di una scelta di politica economica di tipo misto, in piena sintonia einaudiana. Le riforme non ebbero esito positivo: la legge agraria fu concepita e tagliata male, con un alto tasso di ideologizzazione, perché andava a colpire semplicemente la grande proprietà, indipendentemente dal suo grado di sviluppo imprenditoriale. La frammentazione fu poi eccessiva, non considerando che l agricoltura mostrava tendenze inverse, alla concentrazione in aziende di dimensioni medio-grandi. Il risultato fu un esodo massiccio dalle campagne, anche da quelle produttive o con grandi potenzialità produttive, e la svendita dei terreni, che in molti casi, come per esempio nelle zone costiere, diventarono preda della speculazione edilizia, con conseguente disastro ambientale. Le leggi agrarie nello schieramento centrista furono avversate solo dal PLI, che infatti nel 1949 abbandonò la coalizione. Per quanto riguarda invece la Cassa per il Mezzogiorno, dopo un primo virtuoso periodo, che si caratterizza soprattutto come periodo di osservazione e di studio della realtà in cui andare ad operare, la sua attività diventò presto autoreferenziale e asservita alle logiche dei partiti di governo e di sottogoverno.