Capitolo 6 Risultati pag Figura Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua per il Pb.

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Capitolo 6 Risultati pag. 227 6.1.7. Piombo (Pb) Figura 6.10. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua per il Pb. I valori di concentrazione calcolati per il piombo come effetto dovuto al camino del termovalorizzatore sono dell ordine dei millesimi di ng/m 3, come in figura 6.10. Confrontando tali concentrazioni con il valore limite per tale inquinante pari a 0,5 µg/m 3 (D.M. 2 aprile 2002, n. 60, come media annuale, in vigore dal 01/01/2005) appare evidente la completa non significatività delle concentrazioni dovute al termovalorizzatore, che risultano dell ordine dei millesimi di ng (1 ng = 10-9 g = 10-3 µg), quindi con sei ordini di grandezza di differenza, dunque assolutamente irrilevanti in termini di contributo di carico ambientale, peraltro limitato alle aree limitrofe all impianto. Rispetto al numero di ore in cui si verificano superamenti delle soglie considerate (100, 50 ed 1 ng/m 3 ), le simulazioni effettuate non hanno evidenziato eventi ed è quindi possibile affermare che per tale inquinante gli effetti al suolo determinati dal termovalorizzatore sono del tutto trascurabili.

Capitolo 6 Risultati pag. 228 6.1.8. Benzene Figura 6.11. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua per il benzene. I valori di concentrazione calcolati per il benzene come effetto dovuto al camino del termovalorizzatore sono mostrati in figura 6.11. Confrontando tali concentrazioni con il valore limite per tale inquinante pari a 5 µg/m 3 (D.M. 2 aprile 2002, n. 60, come media annuale, in vigore dal 01/01/2010) appare evidente la non significatività delle concentrazioni dovute al termovalorizzatore, che risultano dell ordine dei decimi di ng (1 ng = 10-9 g = 10-3 µg), quindi con quattro ordini di grandezza di differenza. Rispetto al numero di ore in cui si verificano superamenti delle soglie considerate (500, 100 e 50 ng/m 3 ), le simulazioni effettuate non hanno evidenziato eventi. Tale inquinante appare quindi essere ad impatto sul territorio circostante del tutto trascurabile.

Capitolo 6 Risultati pag. 229 6.1.9. Cadmio (Cd) e Mercurio (Hg) Viste le semplificazioni fatte (v. paragrafo 5.8), i risultati per tali microinquinanti inorganici sono identici, avendo questi lo stesso rateo di emissione al camino ed essendo entrambi i composti stabili e quindi non sottoposti a fenomeni di rimozione ambientale, oltre che presenti in emissione nello stesso stato fisico (particelle solide). Pertanto le mappe riportate per il cadmio, sono valide anche per il mercurio. Figura 6.12. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua di Cd (Hg). In realtà sia per cadmio (Cd) che per mercurio (Hg) non esistono limiti di concentrazione imposti nell aria ambiente per la tutela delle qualità dell aria. Non si ha quindi un valore di confronto diretto come per gli inquinanti precedentemente mostrati. In ogni caso per questi due composti esistono valori limite di concentrazione per l esposizione negli ambienti di lavoro TLV-TWA (Threshold Limit Value - Time Weighted Average) pari a 0,01 mg/m 3 per cadmio e a 0,025 mg/m 3 per mercurio. Il TLV-TWA esprime tale concentrazione come valore medio ponderato accettabile per un normale giorno lavorativo di 8 ore e per 40 ore settimanali, vale a dire il limite al quale i lavoratori possono essere esposti giorno dopo giorno senza effetti negativi per la salute. Ovviamente tale limite non è assolutamente direttamente confrontabile con valori di concentrazione dell aria ambiente. In ogni caso, dai risultati si evidenzia che i valori di concentrazione per cadmio e mercurio dovuti all effetto del solo termovalorizzatore sono al massimo dell ordine di grandezza di decimi di ng (1 ng = 10-3 µg = 10-9 g) e quindi ben cinque ordini di grandezza inferiori rispetto ai limiti in ambiente di lavoro.

Capitolo 6 Risultati pag. 230 Figura 6.13. Superamenti della soglia di 1 ng/m 3 (concentrazione media oraria) di Cd (Hg). La figura 6.13 mostra il numero di ore di superamento della soglia di 1 ng/m 3, che risulta superata per un numero di delle ore annue molto limitato ed in una zona molto ristretta intorno al camino.

Capitolo 6 Risultati pag. 231 Figura 6.14. Superamenti della soglia di 0,5 ng/m 3 (concentrazione media oraria) di Cd (Hg). La figura 6.14 mostra il numero di ore di superamento della soglia di 0,5 ng/m 3, che risulta essere superata per un numero di ore annue sempre limitate ed in un areale comunque assai limitato intorno alla localizzazione dell impianto. Complessivamente si può quindi affermare che per tali microinquinanti l impatto generato dal termovalorizzatore risulta essere assai limitato e ristretto alle immediate vicinanze dall impianto.

Capitolo 6 Risultati pag. 232 6.1.10. Toluene Figura 6.15. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua per il toluene. I valori di concentrazione di toluene dovuti all emissione del camino del termovalorizzatore risultano dell ordine di 0,1-1,5 ng/m 3. Tali valori non sono confrontabili con limiti per la qualità dell aria, dal momento che questo composto non è compreso nella normativa di riferimento. Per questo inquinante esiste peraltro un valore limite di concentrazione per l esposizione negli ambienti di lavoro TLV-TWA (Threshold Limit Value - Time Weighted Average) pari a 50 ppm, che esprime la concentrazione media ponderata accettabile per un normale giorno lavorativo di 8 ore e per 40 ore settimanali (esprimendo il limite al quale i lavoratori possono essere esposti giorno dopo giorno senza effetti negativi per la salute). Ovviamente tale limite non è direttamente confrontabile con valori di concentrazione dell aria ambiente. Può essere utile, però, considerare che il TLV-TWA del toluene (50 ppm) risulta superiore al TLV-TWA del benzene (0,5 ppm), ad indicare una minore pericolosità per salute umana del primo rispetto al secondo. Essendo peraltro i valori di concentrazione trovati dalle simulazioni per toluene analoghi, come ordine di grandezza, a quelli trovati per il benzene, è possibile affermare che, vista anche la minore pericolosità del toluene, le concentrazioni di toluene dovute all effetto del termovalorizzatore sono del tutto trascurabili. Le soglie considerate per l analisi dei picchi, tenendo conto di quelle per il benzene, sono state quindi 500 ng/m 3 e 100 ng/m 3. Tali soglie non vengono mai superate, secondo le simulazioni.

Capitolo 6 Risultati pag. 233 6.1.11. Xilene Figura 6.16. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua di xilene. I valori di concentrazione di xilene dovuti alle emissioni prodotte al camino del termovalorizzatore risultano essere compresi fra 0,05-0,4 ng/m 3. Anche per questo composto non è possibile un confronto con limiti per la qualità dell aria, dal momento che non risulta essere incluso nella normativa di riferimento. Analogamente a quanto fatto per il toluene, però, è possibile verificare che per xilene il valore limite di concentrazione per l esposizione negli ambienti di lavoro TLV-TWA (Threshold Limit Value - Time Weighted Average) è pari a 100 ppm e quindi di molto superiore rispetto al valore TLV-TWA del benzene (pari a 0,5 ppm). Tale differenza rappresenta anche in questo un indice di minore pericolosità relativa, per salute umana, dello xilene rispetto al benzene. Dunque, essendo i valori di concentrazione trovati dalle simulazioni per xilene ulteriormente inferiori rispetto a quelli stimati per il benzene, è possibile affermare che, accertata la minore pericolosità di xilene, gli effetti al suolo della diffusione di xilene emesso dal termovalorizzatore risultano essere del tutto trascurabili. Le soglie considerate per l analisi dei picchi, tenendo conto di quelle per il benzene, sono state quindi 500 ng/m 3 e 100 ng/m 3. Tali soglie non vengono mai superate, secondo le simulazioni.

Capitolo 6 Risultati pag. 234 6.1.12. Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) Figura 6.17. Visualizzazione della mappa di concentrazione per gli IPA sul dominio ristretto. I valori di concentrazione di IPA dovuti all emissione del camino del termovalorizzatore risultano compresi fra 0,7 e 1 pg/m 3 (1pg = 10-12 g = 10-6 µg). Il valore di riferimento come limite per la qualità dell aria relativo agli IPA, secondo il D.M. 25/11/94, è fissato in 1 ng/m 3, espresso in equivalenti di Benzo(A)Pirene. Dunque in questo caso le concentrazioni calcolate dal modello risultano di tre-quattro ordini di grandezza più basse rispetto al limite per la qualità dell aria.

Capitolo 6 Risultati pag. 235 Figura 6.18. Superamenti della soglia di 10 pg/m 3 (concentrazione media oraria) di IPA. La figura 6.18 mostra il numero di ore di superamento della soglia di 10 pg/m 3, che risulta superata per un numero di ore annue assai limitate e comunque entro un areale ristretto intorno all impianto. Figura 6.19. Superamenti della soglia di 2 pg/m 3 (concentrazione media oraria) di IPA.

Capitolo 6 Risultati pag. 236 La figura 6.19 mostra il numero di ore di superamento della soglia di 2 pg/m 3, che risulta superata per un numero di ore annue sempre molto limitato ed in un areale comunque sempre circostante al punto di localizzazione dell emissione. Complessivamente per quanto riguarda i carichi al suolo di IPA determinati dalle emissioni del termovalorizzatore si evidenzia un impatto trascurabile rispetto agli obiettivi di salvaguardia della qualità dell aria.

Capitolo 6 Risultati pag. 237 6.1.13. Diossine (PCDD/F TE) Figura 6.20. Visualizzazione della mappa di concentrazione media annua per le diossine (TE). I valori massimi di concentrazione di diossine, espressi come tossicità equivalente (T.E.), dovuti all emissione del camino del termovalorizzatore risultano dell ordine di 2 fg/m 3 (1fg = 10-15 g = 10-9 µg). Le simulazioni effettuate hanno evidenziato un numero trascurabile di superamenti della soglia di 50 fg/m 3 mentre il numero di superamenti della soglia di 10 fg/m 3 (mostrati in figura 6.21), riportano un numero di superamenti di poche ore annue ed entro l area prossima al camino del termovalorizzatore.

Capitolo 6 Risultati pag. 238 Figura 6.21. Superamenti della soglia di 10 fg/m 3 (concentrazione media oraria) di diossine (TE). Per diossine e furani (PCDD/F) non esiste un valore di riferimento come limite per la salvaguardia della qualità dell aria ambiente e per la salvaguardai della salute umana e pertanto non è possibile effettuare un confronto diretto dei valori di stima ricavati, rispetto ad uno stato di riferimento da dover garantire. Tuttavia è stato possibile predisporre un confronto dei dati ricavati dalle simulazioni con i valori ottenuti da alcune campagne di monitoraggio svolte dal dipartimento provinciale ARPAT Fiorentino, nella città di Firenze [1]. Le misure raccolte dal dipartimento provinciale ARPAT di Firenze, sono state effettuate a più riprese durante il 1993, il 1995-96 e il 2000. Le stazioni di monitoraggio coinvolte, nell indagine specifica, sono quelle di via del Ponte alle Mosse, via Bassi, Viale Gramsci, Boboli e San Godendo (quest ultima posizionata a circa 40 km da Firenze in area quindi non ben distante dalle sorgenti antropiche urbane). I valori di concentrazione media in atmosfera rilevate nella campagna di indagine svolta da ARPAT sono riassunte in tabella 6.3. I valori di concentrazione riportati si riferiscono non esattamente ad una media annuale, ma ad una media calcolata rispetto a 12 settimane di misura con campionamenti di due giorni per settimana, distribuiti durante l arco del periodo di misura. Stazione Media PCDD/F TE [fg/m 3 ] Periodo di misura Boboli 11.5 Set 1995 Ago 1996 V. Bassi 14.3 Set 1995 Ago 1996 V. Gramsci 19.7 Set 1995 Ago 1996 S.Godenzo 7.3 Set 1995 Ago 1996 V. Ponte alle Mosse 9.8 Luglio 2000 Tabella 6.3. Risultati del monitoraggio della concentrazione di PCDD/F svolto da ARPAT.

Capitolo 6 Risultati pag. 239 Dalla tabella risulta evidente che i valori di concentrazione maggiori sono verificati in prossimità delle arterie di scorrimento del traffico a maggiore carico dove sono collocate le stazioni di monitoraggio (il dato di Ponte alle Mosse è più basso perché relativo ad un mese estivo, quando le concentrazioni sono generalmente più basse; la media di luglio 1996 di V.le Gramsci risulta confrontabile con tale valore). I dati risultano sensibilmente inferiori a quelli del 93 in cui è stata stimata una concentrazione media di 120 fg/m 3 (effetto questo probabilmente dovuto al rinnovato parco veicolare, al maggior utilizzo di metano nel riscaldamento domestico, ad una variazione dei volumi di traffico oltre ad una differente metodologia di campionamento [1]). Il posizionamento delle varie centraline (eccetto S.Godenzo) è visualizzato in figura 6.22 insieme alla mappa di concentrazione media delle diossine risultante dalla simulazione effettuata per la valutazione del contributo medio del termovalorizzatore. Figura 6.22. Posizionamento delle stazioni di monitoraggio di PCDD/F da parte di ARPAT e distribuzione delle concentrazioni medie annue stimate dal modello diffusionale. Come si vede dalla figura riportata, le centraline sono posizionate in aree dove la ricaduta delle concentrazioni medie di diossine dovuta al termovalorizzatore è stimata essere inferiore a 0,05 fg/m 3. In pratica è possibile stimare che l effetto di aumento delle concentrazioni di diossine nei siti considerati dovuto al termovalorizzatore può essere stimato (approssimando per eccesso) con valori che variano dallo 0,25% per V.le Gramsci allo 0,4% per Boboli, cioè del tutto trascurabili, rispetto a quanto rilevato dall indagine di monitoraggio svolta da ARPAT. Come si può apprezzare dalla mappa delle concentrazioni al suolo, solo dopo qualche centinaio di metri dall impianto la concentrazione media rimane inferiore a 0,5 fg/m 3. Anche confrontando tale valore con il valore medio calcolato nelle diverse stazioni di monitoraggio urbane, l influenza del termovalorizzatore non supererebbe il 4% di quanto già

Capitolo 6 Risultati pag. 240 presente in atmosfera come contributo della sommatoria delle altre sorgenti antropiche esistenti. Anche il valore di massima ricaduta (che si verifica nelle immediate vicinanze dall impianto) pari a circa 2 fg/m 3, risulta essere ben inferiore a quanto monitorato in area remota rispetto alle sorgenti antropiche urbane (stazione di S.Godenzo) dove si registra già un valore (che è possibile considerare di fondo) pari a 7,3 fg/m 3. L insieme degli elementi riportati, anche se non riferiti alla stessa scala di riferimento spaziale, fornisce un quadro complessivo di scarso effetto determinato dal termovalorizzatore in termini di concentrazioni al suolo medie generate, rispetto ai livelli di concentrazione già presenti in ambiente e comunque sintesi di un fenomeno di riduzione evidenziato dalla variazione nel tempo delle concentrazioni rilevate da ARPAT. I livelli di impatto generati al suolo da emissioni di diossine dal termovalorizzatore risultano essere al di sotto dei livelli presenti in aree non contaminate da sorgenti antropiche e comunque di scarso significato rispetto ai livelli di concentrazione presenti in area urbana.